SALMO – 87 (86)
SION, MADRE DI TUTTI I POPOLI 1 Dei figli di Core. Salmo. Canto.
Sui monti santi egli l'ha fondata; 2 il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe.
3 Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!
4 Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono; ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.
5 Si dirà di Sion: “L'uno e l'altro in essa sono nati e lui, l'Altissimo, la mantiene salda”.
6 Il Signore registrerà nel libro dei popoli: “Là costui è nato”.
7 E danzando canteranno: “Sono in te tutte le mie sorgenti”.
_________________ Note
87,1 In questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) da una parte emerge la geografia materiale della città di Gerusalemme, caratterizzata dalla sua centralità nei confronti dei popoli che la circondano: Raab (cioè l’Egitto), Babilonia, Filistea, Tiro, Etiopia (v. 4); dall’altra parte affiora una geografia spirituale, che idealmente fa convergere a Sion ogni lingua, popolo e nazione, quasi anticipo dell’universalismo messianico.
87,4 Raab: è il nome di un mostro mitologico e qui simbolo dell’Egitto.
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Approfondimenti
Gerusalemme, madre di tutti i popoli Cantico di Sion
Il salmista loda la città di Sion, amata da Dio, come centro di un nuovo ordine di rapporti tra gli uomini, che affratellati, formano con il popolo d'Israele una sola famiglia in una visione messianico-escatologica esplicita. Il salmo rispetto ad altri cantici di Sion è oggetto di numerose interpretazioni a causa delle difficoltà testuali, del probabile disordine nella posizione dei versetti e dell'ermeticità di alcune espressioni, che hanno l'immediatezza dell'arte impressionistica. Il Sal 87 abbraccia sinteticamente lo stesso simbolismo dei Sal 46 e 48: quello spaziale-urbano e quello materno (Gerusalemme è come un grembo fecondo che si apre alla nascita di nuovi figli, cfr. vv. 4-6). E presente inoltre il tema del ricordo e del libro (vv. 4.6).
La divisione del salmo, che si basa sul termine pausale selâ, è data da due strofe e un'acclamazione finale:
- vv. 1b-3 (I strofa): Gerusalemme, città di Dio;
- vv. 4-6 (II strofa) Gerusalemme, madre di tutti i popoli;
- v. 7: acclamazione finale.
v. 1b. «Le sue fondamenta...»: questo primo versetto è corrotto ed è perciò soggetto a varie ricostruzioni: manca probabilmente del primo emistichio. «sui monti santi»: si tratta di un plurale intensivo, usato per lo più per i luoghi santi, come atri, tende, dimore (Sal 84,2-3) o si accenna alle varie colline su cui giace la città (Sal 48,3). C'è un probabile riferimento anche al santuario celeste (cfr. Sal 29,2; 36,7; 78,69). Nel versetto si allude all'opera di Dio costruttore di Gerusalemme e alla sua stabilità.
v. 2. «le porte di Sion»: con la figura della sineddoche (la parte per il tutto) si indica tutta la città. «le dimore di Giacobbe»: il riferimento è a tutte le altre città d'Israele e a tutti i santuari dell'era patriarcale (cfr. Sal 78,59-69; Ger 7,12).
v. 3. «Di te si dicono..»: l'agente implicito dell'espressione impersonale è Dio stesso. Il discorso indiretto (vv. 1b-2) diventa qui diretto. Dio stesso canta il saluto alla «sua» città chiamata «città di Dio» (cfr. Sal 48,2-3.9).
v. 4. «Ricorderò...»: lett. «farò ricordare». Il versetto è un oracolo divino. Dio è visto nell'atto di iscrizione anagrafica dell'umanità (cfr. v. 6). L'atto del ricordare (zkr) è indicato dal v. 6 e dall'analogia con l'ufficio del segretario di corte (mazkîr) che aveva il compito di far ricordare al re i compiti che l'attendevano (cfr. 2Sam 8,16; 1Re 4,3). Qui il Signore scriverà in un'epoca prossima, nel libro dei popoli, fra i suoi «conoscenti», cioè tra i suoi «fedeli», anche le nazioni una volta nemiche del suo popolo o semplicemente straniere. La loro nascita impura sarà risanata e diventeranno familiari, «conoscenti» di Dio ed eredi della salvezza. «Raab e Babilonia»: Raab (cfr. Sal 89,11; Gb 9,13; Is 30,7; 51,9) è insieme mostro del caos primordiale e simbolo della potenza nemica egiziana; Babilonia è la superpotenza orientale, anch'essa nemica del popolo eletto. Le due nazioni rappresentano i popoli orientali: Raab (Egitto) i popoli del sud-est, Babilonia quelli del nord-est. «Palestina, Tiro ed Etiopia»: si indica con la Palestina e Tiro i popoli del litorale mediterraneo. Menzionando inoltre l'Etiopia, il paese di Cush (Is 18,1-7; Sal 68,32), ci si riferisce ai popoli del sud, dato che tale regione simbolizzava gli estremi confini della terra. «tutti là sono nati»: l'espressione zeh yullad-šām (là costui è nato), che si ripete identica nel v. 6 e in modo simile nel v. 5, insiste nel contemplare la città di Sion sotto l'immagine del grembo materno, da cui in un certo modo sono originati tutti i popoli della terra. Così i popoli stranieri, che una volta sono stati ostili a Israele, ricevono una filiazione spirituale dalla città di Gerusalemme e da Dio stesso che li adotta come figli. Si accenna qui a un certo ecumenismo e soprattutto si adombra la verità dell'unicità della salvezza universale per tutti (cfr. Is 49,12.22; 54,1-3; 66,7-11; Ger 3,17).
v. 5. «Si dirà di Sion...»: il versetto fa da risonanza corale al v. 4 da parte delle nazioni. Si ribadisce quanto detto là e si aggiunge la nota della stabilità della città garantita da Dio stesso. Egli, «l'Altissimo», la tiene compatta, perché l'ha fondata (Sal 48,7) e rifondata (Is 62,7).
v. 6. «libro dei popoli»: è il libro della vita, che Dio custodisce e di cui è unico arbitro. In questo libro sono scritti i giusti della comunità d'Israele. L'immagine simbolica è molto usata nella letteratura apocalittica, e trae origine probabilmente dai censimenti compiuti nel deserto (cfr. Nm 1,1-3,51; 26,1-65) e nell'epoca della restaurazione postesilica (Esd 2,1-70).
v. 7. «Sono in te tutte le mie sorgenti»: il motivo specifico, a parte il contenuto universalistico del salmo sopra espresso, è l'abbondanza d'acqua, fonte di vita, che richiama quella del paradiso già ricordata nel Sal 46,5; cfr. Ez 47,1-12; Zc 13,1; 14,8).
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)