SALMO – 91 (90)
LA PROTEZIONE DIVINA
1Chi abita al riparo dell'Altissimo passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente.
2 Io dico al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido”.
3 Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.
4 Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
5 Non temerai il terrore della notte né la freccia che vola di giorno,
6 la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
7 Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire.
8 Basterà che tu apra gli occhi e vedrai la ricompensa dei malvagi!
9 “Sì, mio rifugio sei tu, o Signore!”. Tu hai fatto dell'Altissimo la tua dimora:
10 non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11 Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie.
12 Sulle mani essi ti porteranno, perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
13 Calpesterai leoni e vipere, schiaccerai leoncelli e draghi.
14 “Lo libererò, perché a me si è legato, lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
15 Mi invocherà e io gli darò risposta; nell'angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso.
16 Lo sazierò di lunghi giorni e gli farò vedere la mia salvezza”.
_________________ Note
91,1 L’orante che pronuncia questa preghiera sta per affrontare la notte nel tempio (“abitare al riparo dell'Altissimo”, v. 1), in attesa di ricevere, all’alba, l'oracolo di salvezza che il sacerdote gli rivolgerà nel nome del Signore (vv. 14-16). La notte si presenta con il suo carico di timori e di incubi, di pericoli e di paure, ma non incute paura a chi si affida totalmente a Dio e cerca rifugio sotto la sua protezione.
91,3-4 Il laccio indica pericolo, insidia; penne e ali che offrono rifugio e proteggono, sono immagini della sollecitudine di Dio per l’uomo.
91,11-12 Questi versetti sono citati nell’episodio delle tentazioni di Gesù (Mt 4,6; Lc 4,10-11).
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Approfondimenti
Al riparo dell'Altissimo Salmo sapienziale (+ motivi liturgici, di fiducia e oracolo finale)
Per alcuni paralleli letterari e ideologici a volte si pone questo salmo nel genere dei “salmi regali”, scorgendovi nel personaggio interpellato (v. 1) la figura del re, tuttavia sembra che qui prevalga il genere sapienziale. Il metro nel TM è di 3 + 3 accenti. Mentre nel testo ebraico manca il titolo, nei LXX si attribuisce il salmo a Davide. Il campo semantico e simbolico è dato dallo spazio e dal tempo, dalle immagini venatorie, belliche, somatiche e teriomorfe.
Divisione:
- vv. 1-2: esortazione alla fiducia;
- vv. 3-13: efficacia della divina protezione;
- vv. 14-16: oracolo di conferma.
vv. 1-2. Il salmista, sotto le vesti di un sapiente, di un sacerdote e di un profeta, esorta il fedele che si è messo sotto la protezione del Signore, a professare la sua fede e fiducia in lui. Il Signore, che già lo ha fatto per il passato, libererà anche in seguito il suo fedele da ogni pericolo.
v. 1. «Iu che abiti al riparo..»: nel TM questo primo versetto ha problemi sintattici di connessione tra il primo e il secondo emistichio. L'espressione indica la certezza della protezione del Signore, determinata dai verbi che indicano stabilità: «abiti... dimori...». «Altissimo... Onnipontente»: sono due titoli antichi di Dio (‘elyôn... šadday) derivati dal mondo cananaico.
vv. 3-4. «laccio... penne... ali»: sono immagini venatorie (cfr. Sal 38,13). Si esprime la sicurezza della protezione divina; le ali possono alludere a quelle dei cherubini sormontanti l'arca dell'alleanza situata nel tempio, trono della presenza di Dio (Sal 17,8; 36,8). «la peste»: qui e nel v. 6 è personificata.
vv. 5-8. «scudo... corazza... frecce»: sono immagini belliche con le quali si sottolinea di nuovo la liberazione di Dio, dovuta alla «fedeltà» verso il suo protetto. Questi sarà salvato e gli empi suoi nemici con tutti gli assalitori scompariranno (vv. 7 8).
v. 5. «freccia...»: la metafora indica una malattia che colpisce all'improvviso, cfr. Sal 38,3; Gb 6,4; Lam 3,13; Ez 5,16.
v. 6. «lo sterminio che devasta a mezzogiorno»: in forza del parallelismo con il primo emistichio, lo «sterminio» (tradotto anche «morbo, epidemia, contagio...») indica qui una malattia generica contagiosa, anche personificata, come la peste. La Vulgata sulla scia dei LXX (che traducono «demonio») ha tradotto qui, erroneamente, «demonio meridiano». C'è stato uno scambio tra la voce verbale yāšûd (=devasterà) e wᵉšēd (=e demonio).
vv. 14-16. Per bocca di un sacerdote o di un profeta cultuale il Signore, a chiusura del salmo, prende direttamente la parola per confermare quanto assicurato dal salmista, sulla sua divina protezione. La formula di questo oracolo nel TM è molto elaborata: c'è un chiasmo perfetto nel v. 14, un altro nel v. 16 e una rima molto insistente in ...ehû.
v. 14. «a me si è affidato»: alla lett. «ha aderito a me...». E usato qui nel TM il verbo ḥšq (= aderire a..., legarsi a...) che esprime il rapporto stabile di amore tra un uomo e una donna che egli intende sposare (cfr. Gn 34,8; Dt 21,11); nei riguardi dei rapporti di Dio con Israele il verbo è usato in Dt 7,7 e 10,15. «ha conosciuto»: il valore biblico del «conoscere» (yd‘) è vasto e profondo. Abbraccia l'intera persona, anima e corpo. Qui perciò si sottolinea la vera religiosità del fedele, che aderisce totalmente a Dio, e non il vuoto formalismo, cfr. Ger 31,34. «nome»: equivale al Signore stesso. Il fedele è «colui che conosce il nome del Signore», cfr. Sal 9,11; 20,2-4; 1Re 8,43.
v. 16. «Lo sazierò di lunghi giorni»: cfr. Gb 5,26. Si allude alla benedizione di Dio riguardante la lunghezza della vita come quella dei patriarchi, cfr. Gn 25,8; Gn 35, 28-29.
Nel NT i vv. 11-12 sono citati dal diavolo nei testi della tentazione di Gesù (Mt 4,5-6; Lc 4,9-11). Il riferimento ai «leoni» di v. 13 si trova in 1Pt 5,8-10, ove si identifica il «leone» con satana e si preannunzia anche il soccorso efficace di Dio come nell'intero salmo.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)