SALMO – 96 (95)
INNO ALLA GRANDEZZA E ALLA GLORIA DI DIO
1 Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
2 Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
3 In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
4 Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dèi.
5 Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli.
6 Maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario.
7 Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,
8 date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9 prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra.
10 Dite tra le genti: “Il Signore regna!”. È stabile il mondo, non potrà vacillare! Egli giudica i popoli con rettitudine.
11 Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude;
12 sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta
13 davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli.
_________________ Note
96,1 I popoli della terra sono chiamati a cantare la grandezza del Dio d’Israele, che si innalza, nella sua gloria di unico vero Dio, sugli dèi inerti e inconsistenti. All'orizzonte si profila il raduno finale di tutta l'umanità; nell'abbraccio della regalità e della paternità di Dio. Questo inno si trova anche in 1Cr 16,23-33, con alcune varianti.
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Approfondimenti
Un canto nuovo a Dio re Inno alla regalità del Signore (JHWH)
È una composizione abbastanza unitaria, sebbene antologica, del postesilio (IV sec. a. C.?), che rivela l'ingegno e la maestria dell'autore. Ci sono riferimenti, ma demitizzati, all'antico Sal 29 e al Deuteroisaia (cfr. polemica antidolatrica) e allusioni ad altri passi biblici. Il salmo si trova con alcune varianti nella raccolta antologica di 1Cr 16,8-36 tra il Sal 105,1-15 e il 106,1.47-48, presentata dal Cronista come ringraziamento dopo il trasferimento dell'arca santa in Gerusalemme. Ritmicamente, si presenta come una poesia libera da vincoli: si trovano infatti distici e tristici e varia il numero di accenti per stico. Si nota tuttavia una certa preferenza per lo schema poetico cananaeo abc/abd/abe (cfr. vv. 1-2). Le numerose inclusioni (cfr. le espressioni: «tutta la terra», «Signore», «nome», «gloria», «popoli») rendono i vv. 1-9 una composizione unitaria e così anche (cfr. il verbo «giudicare») i vv. 10-13. La seconda unità forma anche un crescendo. Il campo semantico simbolico, cosmico-spazio-temporale unifica il salmo; non manca tuttavia la motivazione politica legata alla figura di Dio re.
Divisione:
- vv. 1-9 (I parte): il cantico nuovo;
- vv. 10-13 (II parte): la regalità del Signore.
v. 1. «Cantate al Signore...»: l'invito ripetuto 3 volte nei vv. 1-2 indica particolare insistenza (figura dell'«anafora»). «canto nuovo»: cfr. Sal 33,3; 40,4; 98,1; 144,9; 149,1. L'espressione è particolarmente usata dal Deuteroisaia (42,10) e si riferisce alla celebrazione della salvezza messianico-escatologica portata dal Servo del Signore (JHWH) (Is 42, 1ss.).
vv. 2-3. «il suo nome»: è la sua persona (Sal 8,2). «annunziate... narrate... dite»: la lode secondo la fede storica d'Israele consiste nel raccontare gli interventi salvifici di Dio. Probabilmente i vv. 2b-3 («salvezza... prodigi») in senso più specifico possono riferirsi al ritorno dall'esilio, nuovo esodo (cfr. Is 40-55; Sal 126), dato l'impiego anche del verbo «annunziare» (bśr) caro al Deuteroisaia (40,9; 41,27; 52,7), verbo che i LXX traducono con euaggelizesthai (= portare il lieto annunzio). «in mezzo ai popoli... a tutte le nazioni»: i prodigi di Dio non possono essere racchiusi nell'ambito di un popolo ristretto; tutti devono conoscerli per beneficiarne, cfr. Is 66,18-19.
v. 5. «sono un nulla»: (’elîlîm), cfr. Sal 97,7; Is 2,8. 18.20. Nel primo emistichio il termine, che richiama per assonanza la voce «Dio» (’elōhîm), descrive sarcasticamente gli «dei» come «gli inutili, i nulla» (’ēlîlîm) (cfr. Gb 13,4); nel secondo emistichio, ricorre il nome di JHWH in contrapposizione «agli dei» (= nullità) del primo emistichio, e si esalta la potenza di Dio che «ha fatto i cieli».
vv. 7-9. Quest'invitatorio ha carattere duplice di inclusione e di apertura al cantico seguente, apice del salmo. Si ripetono grosso modo i temi dei vv. 1-3. Il modello seguito è quello di Sal 29, con la preoccupazione di demitizzarlo. Qui si sostituisce l'espressione «figli di Dio» di Sal 29,1 con «famiglie di popoli». Non sono più le divinità del pantheon cananeo a formare la corte celeste, ma i diversi popoli della terra. Essi sono invitati a salire al tempio di Gerusalemme per compiere il culto al Signore (cfr. Is 18,7).
v. 8. «offerte»: ebr. minḥâ. È il termine liturgico tecnico delle offerte sacrificali vegetali (cfr. Lv 2,1-16). Perciò qui, più che omaggi di popoli vassalli, si tratta di esplicito atto di culto al Signore, dato anche il contesto ambientale del tempio («gli atri»). Ma ciò è ben specificato dal v. 9 con l'imperativo «prostratevi».
v. 9. «in sacri ornamenti»: cfr. Sal 29,2. L'espressione incerta può tradursi, stando al significato della voce hdrh nei testi di Ugarit, anche «alla sua santa apparizione». Si tratta qui di una teofania cultuale, il cui effetto teofanico susseguente del «tremore» causato dal timore è indicato nel v. 9b. Si adopera qui la figura della metonimia (effetto per la causa).
v. 10. Dopo l'invito all'annuncio della regalità, si esalta l'azione provvidente di Dio che «sorregge il mondo...» e la sua azione giudiziaria. Con l'azione provvidente si sottolinea il governo dell'universo creato, avendo sconfitto per sempre il caos iniziale (cfr. Sal 104,5-9); con l'azione giudiziaria, si accentua il governo e la sua influenza sulla storia che il Signore dirige con «rettitudine», cfr. Sal 66,5. Per il concetto di regalità del Signore cfr. Sal 93,1.
vv- 11-12. Alla regalità cosmica del v. 10 segue una lode universale, che parte da un coro solenne formato da tutta la natura inanimata. Sono coinvolti: cielo, terra e mare (tre elementi essenziali secondo la concezione ebraica), la campagna coltivata e le foreste (ambiente familiare all'uomo e agli animali). Il campo semantico della «gioia» qui è molto vario. La gioia del creato è una costante degli annunci di salvezza del Deuteroisaia, cfr. Is 44,23; 49,13; 55,12.
v. 13. Si esplicita il destinatario della lode cosmica dei vv. 11-12 e la motivazione. La lode va diretta al Signore «che viene». Si ha qui uno sfondo escatologico-universale. «con giustizia e con verità»: il giudizio sarà secondo le due grandi virtù che caratterizzano l'alleanza, «la terra... il mondo... tutte le genti»: le tre espressioni esprimono e ribadiscono l'universalità del giudizio. Si tratta perciò di un giudizio (azione) salvifico-escatologico a carattere universale, cfr. Is 40,10; 59,19-20; 60,1; 62,11. Il salmo supera cosi ogni nazionalismo.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)