Cooperazione Internazionale di Polizia

DIA

RAPINAVANO OROLOGI DI LUSSO IN TUTTA EUROPA. ATTIVITÀ COORDINATA DA EUROPOL E GUIDATA DALLA POLIZIA DI STATO ITALIANA

Sono 8 le persone arrestate dalla #poliziadistato nel capoluogo partenopeo, membri di una banda specializzata in rapine di orologi di lusso in tutta Europa. L’operazione di Napoli si inserisce in una più ampia attività di contrasto, coordinata da #Europol, grazie alla quale nel corso degli ultimi mesi sono stati assicurate alla giustizia 35 persone che prendevano di mira preziosi cronografi di cittadini e turisti in Spagna, Francia, Austria, Germania, Spagna e Svizzera. Mentre i criminali erano più attivi in Spagna, colpendo le principali città e i luoghi turistici più importanti, le rapine eseguite dallo stesso gruppo sono state segnalate nelle principali città di tutti i paesi coinvolti. La tecnica dei criminali era tanto poco sofisticata quanto efficace. Operando in bande da tre a cinque membri, un complice individuava le potenziali vittime in strutture come ristoranti raffinati o hotel di lusso. Una volta identificata una persona che indossava un costoso orologio da polso, la vittima veniva osservata e seguita da un membro della banda in attesa dell'occasione ideale. Agendo velocemente e, se necessario, con violenza, gli altri membri della banda aggredivano il proprietario dell'orologio, staccavano il costoso orologio dal polso del proprietario e di solito scappavano su uno scooter. Visti gli episodi di rapine di orologi segnalati in tutta Europa, le autorità nazionali di contrasto hanno condiviso queste informazioni con Europol, dove è stato identificato un modello di criminalità organizzata. Dopo aver condiviso i risultati analitici con i suoi partner, Europol ha invitato gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli e altre autorità di contrasto coinvolte a riunioni operative per discutere il quadro di intelligence raccolto. Sulla base delle informazioni a disposizione, i partner hanno emesso mandati di arresto europei per i restanti 8 sospettati italiani con sede a Napoli. Europol ha coordinato la giornata internazionale contro i criminali e ha inviato personale in Italia durante i raid. L'indagine e la giornata di azione stessa sono state sostenute dalla rete @ON finanziata dalla Commissione Europea, guidata dalla Direzione investigativa antimafia italiana (#DIA). Hanno inoltre partecipato: Austria: Servizio di intelligence criminale (Bundeskriminalamt); Polizia criminale Vienna (Landeskriminalamt Wien); Francia: Polizia nazionale (Police Nationale – Brigade de Répression du Banditisme à Paris (BRB PARIS)); Polizia Giudiziaria (Police Judiciaire Parigi); Germania: Ufficio federale di polizia criminale (Bundeskriminalamt); Polizia di Berlino (Polizei Berlin, Direktion 2); Polizia di Monaco (Polizei München, Kommissariat 21); Italia: Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato (Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato); Squadra Mobile della Questura di Napoli con la collaborazione delle Questure “Decumani”, “Montecalvario” e “Dante” nonché della Polizia di Frontiera Aerea di Napoli; Spagna: Polizia nazionale (Policía Nacional); Svizzera: polizia federale (fedpol) e varie polizie cantonali.


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OPERAZIONE “KULMI” CONTRO IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI DALL’ALBANIA. ARRIVANO LE CONDANNE DEFINITIVE

Può essere presa ad esempio come attività di polizia internazionale che ha sfruttato tutte le possibilità legislative ed operative: si tratta della Operazione “Kulmi”, orchestrata sin dal 2017 dal Centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) di Bari, con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune da parte della Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, la Procura Speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata della Repubblica d’Albania (SPAK) ed Eurojust, nonché delle Divisioni Interpol e S.I.Re.N.E. del Servizio di Cooperazione Internazionale (SCIP) del Ministero dell’Interno, dell’Ufficio di Collegamento Interforze di Tirana e dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Londra. L’attività congiunta ha consentito di disarticolare una associazione criminale transnazionale di narcotrafficanti italiani ed albanesi operante nel barese, con ramificazioni oltre che nel Paese “delle due aquile”, in Puglia e Basilicata.

L’operazione, nel suo sviluppo, aveva permesso l’arresto di 27 affiliati e il sequestro di oltre 3,3 tonnellate di droga (marjuana, cocaina ed eroina).

Ora la Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione a 19 ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale di Bari nei confronti di altrettanti condannati in via definitiva a pene detentive fino ad 11 anni e 6 mesi di reclusione per il traffico internazionale di stupefacenti, a seguito di pronunciamento dello scorso 14 dicembre della Suprema Corte di Cassazione.

Il video qui: https://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/wp-content/uploads/2023/12/Operazione-C.O.-Bari-20122023.mp4

#SPAK #Albania #INTERPOL #SIRENE #SCIP #EUROJUST #ESPERTOPERLASICUREZZA


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EPPO, LO STRUMENTO GIUDIZIARIO DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LE TRUFFE AL BILANCIO

L’Unione Europea si è dotata di uno strumento giudiziario per contrastare le truffe al suo bilancio. Si chiama European Public Prosecutor’s Office (in sigla EPPO). È responsabile delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione). 22 paesi dell'UE hanno deciso di aderire all'EPPO e di partecipare alla cooperazione rafforzata, tra questi l’Italia. 36 uffici decentrati dell'EPPO sono ubicati in tutti i paesi dell'UE partecipanti.

La sede di Palermo ha recentemente delegato la Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) alla esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Enna nei confronti di una donna, legata da rapporti parentali con persone appartenenti alla criminalità organizzata peloritana, ritenuta responsabile del reato di truffa aggravata ai danni dell’U.E.

La stessa donna era stata già raggiunta da analogo sequestro lo scorso ottobre in seguito all’attività di verifica da parte della DIA nei confronti di un elenco di società controindicate all’ottenimento di contributi pubblici, ma che avevano richiesto l’accesso ai finanziamenti del decreto “Cura Italia”. Allora la somma indebitamente percepita e di conseguenza “sottoposta a vincolo” è stata pari ad Euro 245.000,00 circa.

Le successive investigazioni hanno evidenziato come, al fine di ottenere il riconoscimento di benefici economici di cui al Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.), l’indagata avrebbe indicato nelle fraudolente Domande Uniche di Pagamento, relative agli anni 2016-2021, la disponibilità di superfici agrarie di cui non poteva legittimamente disporre, riuscendo ad ottenere dall’Ag.E.A. ulteriori finanziamenti pari a circa 405.000 euro, oggetto della misura cautelare patrimoniale in parola che ha interessato un agriturismo con struttura ricettiva riconducibile all’indagata.

Per saperne di più su EPPO

Home | European Public Prosecutor’s Office (europa.eu)



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Lotta alla 'Ndrangheta: scambi informativi ed operativi tra polizie australiane ed italiane

In un post precedente abbiamo raccontato le origini della infiltrazione 'ndranghetista in Australia. La cooperazione tra Italia e polizia federale australiana e dello Stato di Victoria (Melbourne) si è intensificata nel tempo, con scambi di visite ed esperienze. Aprile 2023 una delegazione della #PoliziadiStato, guidata dal direttore centrale anticrimine Francesco Messina, si è recata in #Australia per incontrare i vertici della Afp (#Australianfederalpolice)

Nel corso del 2023, ad aprile una delegazione della Polizia di Stato, guidata dal direttore centrale anticrimine Francesco Messina, si è recata in Australia per incontrare i vertici della Afp (#AustralianFederalPolice) per lo stato del Victoria [immagine sopra] e per partecipare alla “Echo task force gangs conference” con oltre 300 delegati delle Forze di polizia statali e federali australiani, americane, inglesi e neozelandesi. La #DirezioneCentraleAnticrimine della Polizia di Stato da tempo mantiene rapporti di cooperazione con la polizia federale del Victoria e con l’Australian criminale intelligence commission, struttura composta da magistrati e agenti federali, riguardanti lo sviluppo delle indagini su appartenenti a cosche di ‘Nrangheta operanti in territorio australiano ma strettamente in contatto con la casa madre reggina.

Contrasto alla ‘Ndrangheta, incontro Italia-Australia

Nel luglio scorso è stato il vice capo della Polizia-direttore centrale della Polizia criminale, Raffaele Grassi, ad incontrare a Roma una delegazione delle Forze dell’ordine australiane in visita in Italia [immagini sopra e sotto] per incontri info-operativi nell’ambito del progetto I-can (#Interpol cooperation against #Ndrangheta). La delegazione era guidata da Raegan Stewart, che è il responsabile delle investigazioni contro la criminalità organizzata di origine italiana della polizia federale australiana. Assieme a lui il National manager examination di Acic – Australian criminal intelligence commission, Jason Hall. La delegazione aveva precedentemente incontrato i responsabili dello #Scico della #Guardiadifinanza e del #Ros dell’ #Armadeicarabinieri e il direttore centrale della Direzione centrale anticrimine, Alessandro Giuliano.

Contrasto alla ‘Ndrangheta, incontro Italia-Australia

La delegazione australiana ha avuto incontri anche con la Direzione centrale dei servizi antidroga (#DCSA), la Direzione Investigativa Antimafia (#Dia) e le realtà investigative calabresi.

#PoliziadiStato

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Se la 'Ndrangheta (da cento anni) è sbarcata in Australia.

Mappa dell'Australia con indicazione della presenza della criminalità organizzata italiana

Le origini

Leggenda vuole che, quando intorno al 1770, il capitano James Cook avvistò per la prima volta le coste australiane, tra il suo equipaggio ci fossero due marinai italiani: James Matra, nato a New York (il suo cognome originario era Magra) ed Antonio Ponto, indicato proprio come il primo italiano nella storia a mettere piede in #Australia. Per venire a tempi più prossimi, per ritrovare italiani in Australia ci dobbiamo spostare negli Anni '30 del secolo scorso. La maggioranza dei nostri emigrati in Australia si stabilì negli stati meridionali di Victoria, Nuovo Galles del Sud e Australia meridionale, mentre altri preferirono il Queensland e l'Australia occidentale. Ai giorni nostri quasi 200.000 australiani si identificano come “italiani”, formando la quinta etnia, dietro all'australiana, all'inglese, all'irlandese o allo scozzese. Circa il 2% degli australiani parla italiano a casa, sì da farne una delle lingue più parlate – oltre all’inglese – in Australia. Fu solo nel secolo scorso, in particolare tra gli anni '20 e '60 che l'emigrazione italiana in Australia ebbe uno slancio, con la gran parte degli immigrati provenienti dalla Calabria. Un presunto affiliato alla Onorata Società in Australia in una foto segnaletica degli Anni 30 La prima immigrazione – durante gli anni '20 e '30 – puntò sulle piantagioni di canna da zucchero, nel Queensland (nord-est dell'Australia), che richiedevano manodopera a basso costo. I primi delinquenti si specializzarono (al pari ad esempio di quanto avvenne con la mafia siciliana sbarcata a New York) nelle estorsioni a danni di connazionali, mentre cominciarono a fiorire gli omicidi tra bande italiane contrapposte. La polizia australiana negli Anni '30 riteneva esistessero tre famiglie mafiose: due calabresi (a Sydney e Melbourne) e una siciliana (a Perth). Intanto l'immigrazione non si fermava: si dice che tra il 1950 e il 1970 emigrarono in Australia 5.000 dei 9.000 abitanti di Platì, stabilendosi tra Melbourne, Adelaide e nei dintorni del distretto di Griffith (negli anni '60, la popolazione di Griffith era composta per circa il 70% da italiani) e Riverina nel Nuovo Galles del Sud. Melbourne, 1930

I fatti di Melbourne

Quando negli Anni '60 scoppiò una guerra interna nel “Locale” di 'Ndrangheta di Melbourne per accaparrarsi il comando, gli investigatori australiani furono costretti a rivolgersi a degli esperti stranieri: chiamarono così a collaborare nelle indagini due detective, rispettivamente statunitense ed italiano. Nel 1962 il boss di Melbourne Domenico The Pope Italiano ed il suo vice Antonio Il Rospo Barbara morirono a poche settimane di distanza l'uno dall'altro per cause naturali . Si scatenò una sanguinosa battaglia per assumere il ruolo di capo, che vide emergere Liborio Benvenuto (posizione che mantenne fino alla sua morte – per cause naturali – nel 1988).
Ugo Macera Il governo dello Stato di Victoria invitò allora due esperti stranieri sulla criminalità organizzata italiana per assistere la polizia: si trattava di John T. Cusack, supervisore distrettuale dell'Ufficio Narcotici degli Stati Uniti, e del vice questore Ugo Macera [immagine sopra], (nel corso della sua carriera sarà capo della Squadra Mobile di Roma, questore di Agrigento, Salerno e Roma, direttore della Criminalpol e prefetto vicecapo della #PoliziadiStato). In particolare Cusack scrisse nel suo rapporto

Esiste una Società Segreta Italiana che opera a Melbourne e nello Stato di Victoria. Esiste anche nel Nuovo Galles del Sud e nell'Australia Meridionale e, apparentemente in misura minore, nel Queensland e nell'Australia Occidentale. Viene spesso chiamata dai suoi aderenti la Società. La Società conta presumibilmente almeno 300 membri nel Victoria, 200 solo nella zona di Melbourne. Ci sono rapporti che la Società esiste nel Victoria dal 1930.

Egli fu il primo ad identificare la struttura delle 'ndrine: il capo-bastone quale leader, il 'ragioniere' ed il sotto-capo erano coloro che supervisionavano le operazioni. In più non mancò di fare una previsione quanto mai lungimirante

Entro i prossimi 25 anni, se non controllata, la Società sarà in grado di diversificarsi in tutti gli aspetti della criminalità organizzata e degli affari legittimi. Ciò potrebbe benissimo includere narcotici, gioco d'azzardo organizzato, compresa la corruzione delle corse, del calcio, ecc.

A quel punto fu il Governo federale a voler vederci chiaro. Nel novembre 1964 affidò una propria indagine ad ampio raggio sulla criminalità organizzata italiana in Australia all' agente dell'ASIO (Australian Security Intelligence Organisation) Colin Brown. Questi redasse il suo rapporto (“La società criminale italiana in Australia”) nel quale fece risalire la nascita della consorteria criminale calabrese in Australia al 1922, con l'arrivo di immigrati che la radicarono a Melbourne, Perth e Sydney. Le raccomandazioni di Cusack, Macera e Brown sono rimaste ignorate, ma le loro previsioni si sono avverate. Nel tempo le propaggini della #Ndrangheta in Australia si sono insediate in molteplici attività legittime, come mezzo per riciclare i guadagni illeciti: si va dalle corse di cavalli e corse al trotto, alla industria vinicola, aziende di importazione, produzione e vendita di mobili, agenzie di viaggio e costruzioni edili. Negli ultimi decenni, la n'drangheta è salita ai vertici delle organizzazioni criminali internazionali: Canada ed Australia sono le nazioni ove si è sviluppata maggiormente. Profittando di una maggior capacità di mimetizzazione rispetto alle altre mafie di origine italiana, la 'ndrangheta è cresciuta anche in Australia quasi incontrastata. La Relazione Semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) italiana prende in considerazione anche il modus operandi nell'isola Il logo della AFP

allo scopo di sviare l’attenzione delle autorità tende a limitare il ricorso alla violenza e si rivolge, per l’esecuzione di attività illecite marginali, ad altri sodalizi criminali come le bande di motociclisti. Essa, inoltre, ha assunto un ruolo di primo piano nella coltivazione della cannabis e nell’importazione di altre droghe. Accanto alle menzionate attività criminose, vi sono l’usura, la contraffazione e le estorsioni. L’attività di riciclaggio dei proventi delittuosi avviene con il ricorso ad attività economiche apparentemente legali come aziende del settore agricolo, della ristorazione, dei trasporti e dell’edilizia.

e, al contempo segnala le attività di contrasto poste in essere Il logo della DIA e del Progetto ONNet

Le autorità australiane hanno istituito la Criminal Assets Confiscation Taskforce (ideata allo scopo di impedire il reinvestimento dei proventi illeciti, avvalendosi anche della collaborazione di altri Stati) e l’Australian Transaction Reporting and Analysis Center (un’agenzia governativa di intelligence finanziaria, membro del Gruppo Egmont, avente la finalità di monitorare le transazioni sospette e di individuare le operazioni riconducibili al riciclaggio dei proventi illeciti, al finanziamento del terrorismo, nonché all’evasione fiscale ed alle frodi). Le autorità australiane hanno preso piena consapevolezza della presenza nel loro Paese di propaggini delle organizzazioni criminali di matrice italiana, della complessità del fenomeno mafioso e del pericolo derivante dalle infiltrazioni delle mafie nel tessuto sociale, economico e politico. Per una più efficace lotta alle mafie il Paese in esame ha aderito alla Rete operativa antimafia – @ON ed al Progetto I-CAN (#Interpol Cooperation Against ’Ndrangheta).

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