D͏i͏-s͏p͏e͏n͏s͏a͏

Divita

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Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile: – l’aria sarà pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umane passioni; – nelle strade, le automobili saranno schiacciate dai cani; – la gente non sarà guidata dalla automobile, non sarà programmata dai calcolatori, né sarà comprata dal supermercato, né osservata dalla televisione; – la televisione cesserà d’essere il membro più importante della famiglia e sarà trattato come una lavatrice o un ferro da stiro; – la gente lavorerà per vivere, invece di vivere per lavorare; – ai codici penali si aggiungerà il delitto di stupidità che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; – in nessun paese verranno arrestati i ragazzi che rifiutano di compiere il servizio militare; – gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, né paragoneranno la qualità della vita alla quantità delle cose; – i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinate vive; – gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; – i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; – la solennità non sarà più una virtù, e nessuno prenderà sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; – la morte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e né per fortuna né per sfortuna, la canaglia si trasformerà in virtuoso cavaliere; – nessuno sarà considerato eroe o tonto perché fa quel che crede giusto invece di fare ciò che più gli conviene; – il mondo non sarà più in guerra contro i poveri, ma contro la povertà, e l’industria militare sarà costretta a dichiararsi in fallimento; – il cibo non sarà una mercanzia, né sarà la comunicazione un’affare, perché cibo e comunicazione sono diritti umani; – nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà d’indigestione; – i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perché non ci saranno bambini di strada; – i bambini ricchi non saranno trattati come fossero denaro, perché non ci saranno bambini ricchi; – l’educazione non sarà il privilegio di chi può pagarla; – la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla; – la giustizia e la libertà, gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena; – una donna nera, sarà presidente del Brasile e un’altra donna nera, sarà presidente degli Stati Uniti d’America; – una donna india governerà il Guatemala e un’altra il Perù; – in Argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un esempio di salute mentale, poiché rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesia obbligatoria; – la Santa Chiesa correggerà gli errori delle tavole di Mosè, e il sesto comandamento ordinerà di festeggiare il corpo; – la Chiesa stessa detterà un altro comandamento dimenticato da Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; – saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima; – i disperati diverranno speranzosi e i perduti saranno incontrati, poiché costoro sono quelli che si disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto cercare; – saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano nati o quando abbiano vissuto, giacche’ le frontiere del mondo e del tempo non conteranno più nulla; – la perfezione continuerà ad essere il noioso privilegio degli dei; – però, in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sarà vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo.

(Eduardo Galeano) #Divita

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L’autostima è il pilastro che sta alla base del nostro benessere e della nostra crescita emotiva. Il modo in cui ci sentiamo in relazione a noi stessi ha conseguenze su ogni singolo aspetto della nostra vita; in altre parole, dalla stima che abbiamo di noi stessi dipende il nostro funzionamento nel lavoro, nell’amore, nel sesso, in famiglia, ecc.

Non esiste, infatti, una sola difficoltà psicologica che non sia attribuibile alla mancanza di autostima. Ed è così perché di tutti i giudizi ai quali siamo sottoposti nella nostra vita, nessuno vale tanto quanto quello emesso da noi stessi. In altre parole: abbiamo bisogno di autostima per raggiungere una vita piena. Ciascuno di noi è un essere unico ed esclusivo, ma per esserne convinti e poter fare la differenza dobbiamo imparare a conoscerci.

Imparare ad accettarsi e ad amarsi Il processo di miglioramento dell’autostima prevede l’individuazione delle nostre zone di auto-sconfitta, indagando sul perché vi siamo intrappolati. Superare una bassa autostima è un processo che richiede un grande lavoro su se stessi, esaminando a fondo il proprio io.

L’autostima positiva consiste nel sentimento, nell’esperienza e nella convinzione di essere pronti per affrontare la vita. La nostra mente è la chiave della nostra sopravvivenza, è il pilastro centrale su cui si regge un’autostima salutare. Se si è coscienti di questo, si potrà raggiungere un adeguato grado di conoscenza delle proprie azioni.

  1. Auto-accettazione Accettandosi a pieno, si rifiuta in automatico la possibilità di rinnegare un qualsiasi aspetto di se stessi: i pensieri, le emozioni, i ricordi, il corpo, il carattere, la personalità, etc. Di conseguenza, il processo di auto-accettazione ci porterà a smettere di lottare contro noi stessi, facendo emergere il coraggio di essere ciò che siamo, senza dover scendere a compromessi. Per questo motivo, la nostra autostima non sarà mai più alta della nostra auto-accettazione.

  2. Giudicarsi secondo i propri valori Per proteggere la nostra autostima, dobbiamo essere in grado di valutare nel giusto modo il nostro comportamento. Per fare ciò, la prima cosa è stabilire parametri di giudizio che siano nostri e di nessun altro. Quando ci valutiamo, tendiamo a basarci su quello che gli altri si aspettano da noi, anche se non siamo d’accordo. In questo senso, è bene fare un’analisi precisa riguardo le modalità di valutazione delle proprie azioni. Dobbiamo essere onesti e compassionevoli al momento di esaminare il contesto e le circostanze dei nostri atteggiamenti, così come le alternative che consideriamo accessibili.

  3. Eliminare la colpa Nel caso in cui ci sentiamo colpevoli in modo giustificato, dovremo prendere le misure necessarie per eliminare la colpa; non ha alcun senso limitarsi a soffrire passivamente.

  4. Riconoscere l’esistenza delle subpersonalità È importante essere onesti con se stessi e riconoscere l’esistenza delle “subpersonalità”. Dobbiamo stringere amicizia sia con il bambino e l’adolescente che sono in noi, sia con quell’individuo che un tempo eravamo, ma che oggi respingiamo. Così facendo, cominceremo a vedere noi stessi come un tutt’uno completo, piuttosto che parte di un individuo.

  5. Vivere attivamente Assumersi la responsabilità delle proprie azioni, dei propri sentimenti e del proprio benessere ci renderà consapevoli che esistiamo. L’indipendenza e la produttività sono virtù alla base dell’autostima, e il lavoro è il miglior modo di mostrare responsabilità verso se stessi.

  6. La fiducia in se stessi e l’auto-rispetto La fiducia in se stessi e l’auto-rispetto possono essere raggiunti solo attraverso l’autenticità dell’essere. Bisogna avere il coraggio di essere ciò che siamo, conservando la coerenza tra ciò che pensiamo/sentiamo/agiamo dentro di noi e il modo in cui lo facciamo con il mondo esterno. Non è possibile rassegnarsi al sottomondo dell’inespresso e del non vissuto.

  7. Favorire l’autostima degli altri Trattare gli altri con rispetto, benevolenza e buona volontà è necessario per poter supportare la nostra stessa autostima. Attraverso l’aiuto, ci renderemo consapevoli di quanto sia importante rispettare i tempi e permetterci di conservare i nostri propri ritmi.

  8. Rinunciare all’auto-sacrificio Dobbiamo accettare che non viviamo per servire gli altri né viceversa, che l’auto-sacrificio non contribuisce ad aumentare la nostra autostima e che ci vuole coraggio per essere egoisti in modo onesto.

La faccia più dura, ma necessaria del cambiamento duraturo Come abbiamo visto, aumentare l’autostima porterà a delle ricompense, ma comporterà anche il dover affrontare delle sfide. Per questo, a prescindere dalla fase della vita in cui ci troviamo, potremmo vederci costretti ad “abbandonare” tutto ciò che ci fa sentire a nostro agio, rinunciando alla nostra comfort zone e costretti ad esplorare un mondo sconosciuto.

C’è chi finisce per rendersi conto che non ama più il partner, che non è soddisfatto del suo lavoro o che i suoi amici non sono entusiasti di fronte al suo cambio di interessi. Naturalmente, spesso siamo portati ad accettare il modo in cui ci sentiamo – anche se non ne siamo soddisfatti –, sopportandolo, perché ormai ci siamo abituati. Abbiamo paura di non “riconoscerci” in noi stessi.

Per questo motivo, è bene capire quanto è importante che nella vita esista un certo grado di disorientamento, ai fini della crescita personale. Bisogna essere disposti a “sopportare l’incertezza e la confusione” fino a che non si raggiunge nuovamente uno stato di normalità. L’auto-tortura non è un’opzione di vita soddisfacente, per quanto vi siamo abituati. Dobbiamo dunque sforzarci di creare un concetto nuovo di noi stessi, anche se ciò implicherà un profondo processo di riadattamento.

Non saremo gli unici a subirlo: chi ci circonda dovrà lasciare da parte certi atteggiamenti per superare ed accettare il riadattamento. È probabile che cerchi di manipolarci per farci tornare ad essere ciò che eravamo prima, e per questo dovremo essere forti. In definitiva, per migliorare la propria autostima, è necessario lo sviluppo di un processo di resistenza, sia interno che esterno, che può risultare scomodo, ma che, d’altra parte, è assolutamente indispensabile per poter ottenere un cambiamento duraturo.

Avere un’alta autostima renderà ogni cosa differente. Una volta che avremo chiari in testa gli aspetti della nostra vita che cambieranno, disporremo di tutte le carte per impegnarci in questo viaggio, scoprendo che la realtà della vita può essere molto più bella.

Dalla rete #Divita

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Dobbiamo studiare, dobbiamo conoscere, dobbiamo sviscerare i problemi, ma dobbiamo anche empatizzare con gli altri, condividere le nostre conoscenze, scambiarci i nostri saperi e il nostro saper fare, uscire dalle nostre torri d’avorio e confrontarci col mondo.

L’amore senza la conoscenza, o la conoscenza senza l’amore, non possono maturare una vita retta. Nel Medioevo, allorché la pestilenza mieteva vittime, santi uomini riunivano la popolazione nelle chiese per pregare, cosicché l’infezione si diffondeva con straordinaria rapidità fra le masse dei supplicanti. Ecco un esempio di amore senza conoscenza.

La grande guerra è un esempio di conoscenza senza amore. In entrambi i casi le conseguenze furono disastrose. Benché amore e conoscenza siano necessari, l’amore è, in certo senso, più fondamentale perché spinge l’intelligenza a scoprire sempre nuovi modi di giovare ai propri simili.

Le persone non intelligenti si accontenteranno di agire secondo quanto è stato loro detto, e potranno causare danno, proprio per la loro ingenua bontà. La medicina suffraga questa opinione: un bravo medico è più utile a un ammalato che non l’amico più devoto; e il progresso della scienza medica giova alla salute della comunità più che una ignorante filantropia.

Tuttavia, anche al medico è necessaria la benevolenza, affinché tutti, e non soltanto i ricchi, possano approfittare delle scoperte scientifiche.

Da “La vita retta” di Bertrand Russell

#Disociale #Difilosofia #Divita

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Per molti anni ho lavorato nell’assistenza nelle cure palliative. I miei pazienti erano quelli a cui era stato detto che era rimasto poco da vivere ed erano mandati a casa a morire. Alcune volte, ho condiviso momenti incredibilmente speciali stando con loro nelle ultime settimane della loro vita. Le persone maturano molto quando si trovano di fronte alla propria morte. Ho imparato a non sottovalutare questa capacità. Alcuni cambiamenti sono stati fenomenali. Ho visto tutta l’intera varietà di emozioni previste: il rifiuto, la paura, la rabbia, il rimorso, la negazione e, infine, l’accettazione. Ogni paziente ha trovato la sua pace prima di andarsene. Queste sono le risposte alle mie domande su eventuali rimpianti che avevano o su qualsiasi cosa che avrebbero affrontato in modo diverso, alcuni temi erano ricorrenti, qui ci sono i cinque più comuni:

  1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere la vita che volevo e non quella che gli si aspettavano Questo è stato il rimpianto più comune di tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e si guardano indietro, è facile vedere quanti sogni siano rimasti insoddisfatti magari per apparire come volevano gli altri. La maggior parte delle persone non aveva onorato neanche la metà dei loro sogni e doveva morire sapendo che ciò era accaduto a causa di scelte che avevano fatto, o non fatto. E’ molto importante cercare di realizzare almeno alcuni dei tuoi sogni lungo la strada. Dal momento in cui perdi la salute, è troppo tardi. La salute porta una libertà di cui pochi si rendono conto, fino a quando non è troppo tardi.

  2. Vorrei non aver lavorato così duramente Questo mi è stato detto da ogni paziente di sesso maschile che abbia assistito. Hanno perso la crescita dei loro figli e la compagnia delle loro mogli solo per stare dietro alla carriera. Col passare del tempo succede anche alle donne.Ma, la maggior parte erano di una vecchia generazione. Tutti gli uomini che ho assistito erano profondamente pentiti di aver perso così tanto della loro tempo in una vita di lavoro. Ma come fare? Semplificando il tuo stile di vita e facendo scelte consapevoli lungo la strada, è possibile. E, con la creazione di maggior spazio per te nella tua vita, sarai più felice e più aperto alle nuove opportunità, quelle più adatte al tuo nuovo stile di vita.

  3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti Molte persone sopprimono i propri sentimenti, al fine di mantenere la pace con gli altri. Di conseguenza, si accontentano di una vita mediocre e non diventeranno mai come avrebbero potuto diventare. Molte malattie si sviluppano nell’amarezza e nel risentimento. Non possiamo controllare le reazioni degli altri. Tuttavia, anche se le persone possono inizialmente reagire in malo modo ad un cambiamento repentino, dopo la risoluzione di questi problemi si porterà il rapporto ad un livello completamente nuovo e più sano. Oppure si spezzerà un rapporto malsano dalla tua vita. In entrambi i casi, è una vittoria!

  4. Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici Spesso, i miei pazienti, non hanno veramente realizzato appieno i vantaggi di avere vecchi amici vicini in queste ultime settimane. Molti erano così travolti dalla propria vita da aver lasciato sfumare negli anni molti rapporti di amicizia. Ci sono stati molti rimpianti circa le amicizie, il tempo e lo sforzo che si sarebbero meritate. A tutti mancano i propri amici sul letto di morte. E’ molto comune lo stile di vita impegnato, sempre indaffarato da far passare in secondo piano le amicizie e i rapporti personali. Ma quando ci si ritrova di fronte alla morte i dettagli della vita svaniscono. Le persone inseguono i loro affari finanziari. Ma non è il denaro o lo status ad avere importanza. Tutto si riduce alla fine. Questo, è tutto ciò che rimane nelle ultime settimane, l’amore e le relazioni.

  5. Avrei voluto essere più felice Molti non si rendono conto fino alla fine che la felicità è una scelta. Rimangono bloccati in vecchi schemi e abitudini. La cosiddetta abitudine bloccava le loro emozioni, così come le loro vite fisiche. La paura del cambiamento ha fatto si che pretendessero per sé e per altri una vita contenuta. Quando nel profondo, non desideravano altro che ridere e prendere la vita con leggerezza. Quando si è sul letto di morte, ciò che gli altri pensano di noi è molto lontano dalla nostra mente… Che bello essere in grado di lasciarsi andare e sorridere di nuovo, molto prima di morire. La vita è una scelta. E’ la vostra vita.

di Bronnie Ware, infermiera #Divita

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Etiche dell'Alimentazione Umana

“Mangiate cibo vero. Con moderazione. Soprattutto, mangiate vegetali” (M. Pollan)

Principi introduttivi

L’alimentazione umana è un atto consapevole, essa deve essere eticamente salutistica. L’alimentazione è quel complesso processo mediante il quale tutto quello che mangiamo diventa una parte del nostro corpo, per questo essa è profondamente sacra.

Dovremmo dedicare molta della nostra attenzione a quello che si mangia; il cibo che introduciamo è il prodotto finale di una filiera lunga e articolata, selezionato come il più salutistico dai nostri progenitori nel corso di migliaia di generazioni e carico di significati, valori e conseguenze. Oggi il pericolo maggiore viene dalla tecnologia al servizio del profitto; per questo dovremmo Imparare a diffidare dall’alimento nuovo che assomigli a un prodotto industriale.

Affinché l’alimento rispetti i principi etico salutistici esso deve essere vegetale, semplice, riconoscibile, naturale, non conservabile, non manipolato industrialmente. La corretta alimentazione è l’arma più potente di cui disponiamo da sempre per mantenere sano il nostro corpo ed evitare l’insorgenza delle malattie.

Bisogna tenere ben presente che la malattia non è un evento casuale ma, nella quasi totalità dei casi, la logica conseguenza di comportamenti individuali e sociali dannosi per la nostra biologia. Oggi abbiamo a disposizione tutti gli elementi necessari per sapere come alimentarci giacché le ricerche fondamentali sono state fatte.

Se riteniamo le informazioni al riguardo tante e contraddittorie, dobbiamo tracciare una linea di demarcazione netta e precisa fra l’alimentazione corretta e la “scienza spazzatura”, vale a dire quella medicina frutto di propaganda scientifica finalizzata al profitto, diretto o indiretto.

In altri termini, dobbiamo imparare a ragionare secondo logica, riconoscere il pensiero biomedico indipendente e diffidare di tutto il resto, a cominciare dalle nuove diete, i nuovi cibi, i nuovi composti. Gli alimenti più salutistici e sicuri sono quelli adottati dalla nostra popolazione da migliaia di anni, freschi e non sottoposti a manipolazioni chimiche.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla propaganda dei benefici e alla sottovalutazione dei rischi legati al consumo di carne, latticini e uova, propaganda favorita dal momento storico postbellico caratterizzato da carenza nutrizionale. Questa alimentazione è sbagliata; essa ha portato all’aumento delle malattie occidentali e della sofferenza animale.

I benefici prodotti da una equilibrata dieta a base di cibi di origine vegetale sono molto più efficaci di un qualsiasi intervento medico di tipo farmacologico o strumentale, ma devono essere visti come modello alimentare, non come compensazione di altri alimenti dannosi. Uno dei benefici più entusiasmanti di questa alimentazione etico-salutistica è la prevenzione delle malattie ritenute provocate da una predisposizione genetica, soprattutto tumori.

Anche la fase di promozione dei tumori può essere reversibile. (Durante la nostra vita siamo continuamente esposti a carcinogeni, ma affinché questi determinino un tumore è necessario che vengano promossi. Le proteine e altri componenti animali sono un potente promotore del cancro, mentre quelle vegetali no, anzi sono in grado di far regredire i tumori iniziati.

Lo studio DIANA-2 “ha suggerito che effettivamente la modifica dello stile alimentare (niente zucchero, farine raffinate, carni, latte e formaggi; più cereali integrali, legumi, verdure) può far diminuire il rischio di recidive e metastasi”) Bisogna evitare la confusione, non cerchiamo risposte complesse a domande semplici.

Ognuno di noi ha gli strumenti sufficienti per prendere le giuste decisioni; dobbiamo solo ragionare in maniera indipendente, secondo logica, e nei casi dubbi, come il caso della vitamina B12, seguire il principio di cautela lasciando da parte considerazioni ideologiche o evolutivo-filosofiche. (Le piante da terreni coltivati in maniera naturale possono presentare una buona concentrazione di vitamina B12 giacché la assorbono con facilità, ma i metodi di coltivazione intensiva attuali, le modalità di preparazione e conservazione dei cibi e l’igiene esasperata non assicura più l’apporto ottimale di questa vitamina mediante alimentazione vegana).

Le principali malattie correlate ad una alimentazione di tipo occidentale, intesa tale se caratterizzata da elevato consumo di carni, latte e derivati, uova, proteine animali, grassi, carboidrati raffinati sono: tumori (colon, seno, utero, prostata, polmone), malattie cardiovascolari (infarto, ictus, arteriosclerosi), diabete, obesità, osteoporosi, malattie neurodegenerative, malattie autoimmuni.

Anche piccole quantità di alimenti di origine animale sono in grado di aumentare malattie di questo tipo; è quindi ragionevole adottare per gli alimenti dannosi la stessa regola aurea consigliata per il fumo: non poco, ma niente.

Animali

Gli alimenti di origine animale sono ricchi di grassi, colesterolo e privi di scudi antiossidanti; inoltre tendono ad attivare la produzione di radicali liberi e di danno cellulare, mentre i cibi di origine vegetale sono ricchi di antiossidanti e prevengono proprio i danni dello stress ossidativo. Chi fa un’alimentazione vegana non automaticamente fa un’alimentazione salutistica; il rispetto per gli animali non umani è un concetto etico diverso da quello del rispetto per il proprio corpo.

Il vegano deve ugualmente seguire le regole salutistiche ed eliminare i grassi idrogenati (margarina, oli tropicali) e i carboidrati altamente raffinati e trattati presenti nei cibi (pane bianco, cracker, patatine confezionate a base di farina bianca, dolciumi, pasticceria, barrette di cioccolato ripiene, bibite ad alto contenuto di zuccheri). Il cibo non deve essere identificato nei suoi componenti (vitamine, minerali, antiossidanti, micronutrienti ecc); esso è molto più della somma delle sue parti.

Bisogna adottare il modello alimentare salutistico senza perdersi dietro le singole sostanze di ogni alimento Gli alimenti di origine vegetale devono essere freschi, organici, locali e coltivati in terreni organicamente ricchi seguendo i principi di una agricoltura biodinamica. Un grosso aiuto in questo senso è costruirsi un piccolo orto di casa o vasche da coltivazione sul balcone.

Il mantenimento della salute non è un atto medico, ma responsabilità di ognuno; inoltre tutti quelli che hanno doveri a vario titolo in questo campo, a cominciare dai genitori, devono favorire la diffusione di una alimentazione etico-salutistica fin dall’infanzia, poiché è in questi anni che si pongono le basi per il futuro sviluppo delle malattie.

Prinicpi pratici

  1. Evitare cibi di origine animale, uova, latte e latticini inclusi

  2. Mangiare in grande varietà cereali integrali, legumi, cibi vegetali naturali, di stagione, locali, poco manipolati industrialmente, da agricoltura biologica. Questa si è rivelata la migliore alimentazione per la salute umana e si trova ad essere anche l’unica rispettosa di tutti gli esseri viventi.

  3. Eliminare i carboidrati raffinati (cereali zuccherati, dolciumi, pasta di farina bianca, pane bianco).

  4. Ridurre al minimo il sale e i grassi aggiunti.

  5. Assumere una compressa sublinguale da 2000 mcg di vitamina B12 alla settimana.

  6. Mantenersi attivi fisicamente (il movimento fisico è indispensabile all’organismo in tutte le sue espressioni, a maggior ragione per l’alimentazione che si rapporta direttamente all’attività praticata; anche in questo non rendiamo complicato ciò che è semplice: l’attività fisica fondamentale è quella praticata quotidianamente durante le normali attività).

  7. Evitare le abitudini voluttuarie dannose (fumo, alcol ecc).

  8. Evitare la confusione. L’alimentazione è una attività semplice resa difficile.

I medici danno le loro informazioni a volte varie e contraddittorie; certo bisogna tenerne conto, ma è poi ognuno che deve decidere perché ha già tutti gli elementi per farlo, mantenendo una capacità di giudizio vigile; attualmente la potenza della industria alimentare, medica, farmacologica e sanitaria è enorme nella nostra società e segue interessi propri; inoltre molti medici sono attratti da potere, denaro e successo e hanno smarrito il senso etico della loro missione.

Luigi Mario Chiechi #Divita

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A sedici anni ero anarchico. A sedici anni non si capisce niente. Non si sa come funziona il mondo. A sedici anni pensavo che la guerra fosse un crimine dei governi, e dei generali, contro i popoli. A sedici anni pensavo che la guerra servisse solo a distruggere le città, a brutalizzare i bambini, a far vivere la gente come topi e ad arricchire gli speculatori e i fabbricanti d’armi. A sedici anni pensavo che il nazionalismo fosse un crimine contro la pace e contro la libertà. Pensavo che il concetto stesso di Nazione e la retorica della Patria sarebbero stati travolti, molto presto, dalla fratellanza tra i popoli. Pensavo che i popoli non fossero centinaia di tribù incazzate ma una sola umanità. A sedici anni pensavo che le frontiere non avessero senso. Cantavo le canzoni anarchiche di Pietro Gori. Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà. A sedici anni pensavo che quelli come Putin, che mettono in galera gli oppositori, si chiamassero tiranni. Non c’è bisogno di aspettare che uno come Putin scateni una guerra, per sapere che è un tiranno. A sedici anni pensavo che i preti e i pope che benedicono i cannoni fossero criminali. E pensavo che i preti che maledicono la guerra, come fa Francesco, fossero mio padre e mio fratello. A sedici anni cantavo La guerra di Piero di De André, la storia di un soldato che muore perché non vuole uccidere il soldato nemico che gli sta di fronte. A sedici anni pensavo che fossero un crimine tutte le basi militari, i missili, le bombe, le mine, i carri armati. Pensavo che fossero criminali i fabbricanti di armi. A sedici anni pensavo che bastasse cantare Bob Dylan e De André e imparare quattro accordi di chitarra per cambiare il mondo. Pensavo che la pace fosse molto più forte della guerra. Avevo i capelli lunghi ed ero convinto che “fate l’amore non la guerra” non fosse uno slogan un po’ stupido ma un vero e proprio programma politico. A sedici anni non capivo niente e non sapevo niente. Ero ingenuo ed ero presuntuoso. Crescendo, come tutti, ho imparato a fare i conti con la vita, e con la realtà. Ma ogni tanto mi viene il dubbio che, a sedici anni, io fossi molto migliore di adesso.

Il monologo di Michele Serra a “Che tempo che fa”. Parole che andrebbero scolpite. #Divita

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Gli animali domestici, a quanto pare, hanno anche loro gli ultimi desideri prima di morire, ma conosciuti solo dai veterinari che fanno addormentare animali vecchi e malati. L'utente di Twitter Jesse Dietrich ha chiesto a un veterinario quale fosse la parte più difficile del suo lavoro.

I veterinari chiedono ai proprietari di stare vicino agli animali fino alla fine. È inevitabile che muoiano prima di te. Non dimenticare che eri tu il centro della loro vita. Forse erano solo una parte di te. Ma sono anche la tua famiglia. Non importa quanto sia difficile, non lasciarli.

Non lasciateli morire in una stanza con uno sconosciuto in un posto che non gli piace. È molto doloroso per i veterinari vedere come gli animali domestici non riescano a trovare il loro padrone negli ultimi minuti di vita. Non capiscono perché il proprietario li abbia lasciati. Del resto, avevano bisogno della consolazione del loro padrone.

I veterinari fanno tutto il possibile affinché gli animali non siano così spaventati, ma siano completamente estranei. Non essere codardo perché è troppo doloroso per te. Pensa all'animale domestico. Sopporta questo dolore per il loro bene. Stai con loro fino alla fine. 

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Oh, non sono mai stato speciale, ho amato le cose che amano tutti: il silenzio mattutino, le lenzuola fresche di bucato… Ho amato di innamorarmi. Ho amato di essere amato. Ho amato di trattenere il pianto e anche di piangere. Mai stato speciale, no. Ho amato il pane fresco e la perfezione di certe forme. Ho amato d’amare. E odiare, qualche volta, certo: non sono speciale. Neanche adesso che è notte fonda.

Marcello Fois #Divita

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La parte più difficile nell’avere un cane, non è “l’impegno” che molti credono stia solo nel doverlo portare fuori a orari cadenzati, freddo o caldo che sia, pioggia o neve, sonno o semplicemente mancanza di voglia.

Non è nemmeno il dovergli dedicare del tempo per giocare, nel farlo sentire ciò che è, un cane appunto, con i suoi istinti da soddisfare come, per esempio, il suo bisogno di predare, sopperendo con palline e giocattoli vari.

Neppure il garantirgli del cibo sano e cure veterinarie che gli allungheranno di un po’ la sua già breve vita, è complicato.

Nemmeno il tappeto di pelo onnipresente sul pavimento di casa, nonostante il costante uso dell’aspirapolvere di ultima generazione, lo è; ci si abitua, tanto quanto quello presente sui vestiti, che, piano piano, diventa un accessorio abituale.

Ho persino capito che non è neanche il fatto di avere una vita libera, dove puoi partecipare ad ogni genere di evento “glamour” in cui la presenza di un cane non sia contemplata, che rende più difficile il trascorrere le serate.

Niente di tutto questo mi è mai pesato, nemmeno per un istante.

La parte più difficile è vedere che i colori del manto non sono più così intensi, che l’energia che metteva nella rincorsa di una pallina è quella che un cuore non più giovane, concede.

La parte più difficile è quella di vedere il cucciolo che hai conosciuto il primo giorno, imprigionato in quello stesso corpo che non gli permette più di fare ciò che riusciva soltanto qualche anno fa.

La parte più difficile è accettare il fatto che lui è solo una breve parentesi della tua vita mentre tu sei il senso di tutta la sua.

G. Piccinini #Divita

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I bambini sono di sinistra. Di sinistra, sì, nessun dubbio. Non soltanto per i pugnetti stretti in segno di protesta. I bambini sono di sinistra perché amano senza preconcetti, senza distinzioni. I bambini sono di sinistra perché si fanno fregare quasi sempre. Ti guardano, cacci delle balle vergognose e loro le bevono, tutti contenti. Sorridono, si fidano. Bicamerale! Sì, dai! I bambini sono di sinistra perché stanno insieme, fanno insieme, litigano insieme. Insieme, però. I bambini sono di sinistra perché se gli spieghi cos'è la destra piangono. I bambini sono di sinistra perché se gli spieghi cos'è la sinistra piangono lo stesso, ma un po' meno. I bambini sono di sinistra perché a loro non serve il superfluo. Sono di sinistra perché le scarpe sono scarpe, anche se prima o poi delle belle Nike o Adidas o Puma, o Reebok, o Superga gliele compreremo. Noi siamo No-Logo, ma di marca! I bambini sono di sinistra malgrado l'ora di religione obbligatoria. I bambini sono di sinistra grazie all'ora di religione obbligatoria. I bambini sono di sinistra perché comunque, qualsiasi cosa tu gli dica che assomigli vagamente a un ordine, fanno resistenza. Ora e sempre! I bambini sono di sinistra perché occupano tutti gli spazi della nostra vita. I bambini sono di sinistra perché fanno i girotondi da tempi non sospetti. I bambini sono di sinistra perché vanno all'asilo con bambini africani, cinesi o boliviani, e quando il papà gli dice “vedi, quello lì è africano”, loro lo guardano come si guarda una notizia senza significato. I bambini sono di sinistra perché quando si commuovono piangono, mentre noi adulti teniamo duro, non si sa bene perché. I bambini sono di sinistra perché se li critichiamo si offendono. Ma se li giudichiamo non invocano il legittimo sospetto, e se li condanniamo aspettano sereni l'indulto che prima o poi arriva: la mamma, Ciampi, il Papa. I bambini sono di sinistra perché si fanno un'idea del mondo che nulla ha a che fare con le regole del mondo. I bambini sono di sinistra perché se gli metti lì un maglioncino rosso e un maglioncino nero scelgono il rosso, salvo turbe gravi – daltonismo o suggerimento di chi fa il sondaggio. I bambini sono di sinistra perché Babbo Natale somiglia a Karl Marx. Perché Cenerentola è di sinistra, perché Pocahontas è di sinistra. Perché Robin Hood è di Avanguardia Operaia e fa gli espropri proprietari. I bambini sono di sinistra perché hanno orrore dell'orrore. Perché di fronte alla povertà, alla violenza, alla sofferenza, soffrono. I bambini sono di sinistra perché il casino è un bel casino e perché l'ordine non si sa cos'è. I bambini sono di sinistra perché crescono e cambiano. I bambini sono di sinistra perché tra Peter Pan e Che Guevara prima o poi troveranno il nesso. I bambini sono di sinistra perché, se ce la fanno, conservano qualcosa per dopo. Per quanto diventa più difficile, difficilissimo, ricordare di essere stati bambini. Di sinistra, poi...

Claudio Bisio #Disociale #Divita

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