I call archism the conception of an Origin from which the world comes from and on which it rests. This origin is Goodness and the world based on it is stable. This stability is sanctioned by the concept of substance.
I call anarchism the denial of this Origin, which can take place in two ways: simply by denying that it exists or opposing to it. Since in the West this origin is God, anarchism is atheism.
But it is also possible to think of God as anti-origin (Ferdinando Tartaglia). In this case anarchism can be reconciled with a faith; but speaking of God may be inappropriate in this case. If we remove the origin, we also remove the substance.
Three positions: consider the ego a subjective correlative of the substance, to get rid of after getting rid of the first (buddhism, advaita vedanta); move
towards an anti-origin (Tartaglia and Capitini; Lévinas); consider (again:
Buddhism) all irrelevant ontological questions, get rid of them with the
awareness that metaphysical categories were only support for social violence
and seek a society that stems from the denial of origin.
Chiamo archismo la concezione di una Origine da cui il mondo proviene e su cui poggia. Questa origine è Bene, e il mondo, fondato su di essa, è stabile. Questa stabilità è sancita dal concetto di sostanza.
Chiamo anarchismo la negazione di questa Origine, che può avvenire in due modi: negare semplicemente che esista o opporsi ad essa. Poiché in Occidente questa origine è Dio, l'anarchismo è ateismo.
Ma è possibile pensare Dio anche come anti-origine (Ferdinando Tartaglia). In questo caso l'anarchismo può essere conciliabile con una fede; ma parlare di Dio può essere in questo caso inopportuno.
Se togliamo l'Origine, togliamo anche la sostanza.
Tre posizioni: considerare l'io un correlato soggettivo della sostanza, di cui liberarsi dopo essersi liberati della prima (buddhismo, advaita vedanta); muoversi, appunto, verso un'antiorigine (Tartaglia, appunto, e Capitini; Lévinas); considerare (ancora: buddhismo) irrilevanti tutte le questioni ontologiche, affrancarsi da esse con la consapevolezza che le categorie metafisiche non erano che appoggio alla violenza sociale, e cercare una società che scaturisca fuggendo (per dirla con Heidegger) dalla negazione dell'Origine.
Cara *, gli esami di Stato non sono andati come speravi ed ora ti senti delusa, amareggiata, arrabbiata. Hai l’impressione che l’impegno di anni non sia servito a nulla e che la scuola ti abbia ingannata. Hai ragione, e comprendo perfettamente la tua rabbia. Non ti scrivo per cercare di lenirla, ma per continuare il discorso di questi cinque anni: e cercare insieme qualche conclusione.
Ragioniamo di esami. Li amo poco, come amo poco tutto ciò che serve a creare gerarchie, vincitori e vinti, primi secondi e terzi. Io sono per i giochi a somma positiva, quelli nei quali vincono tutti. E così penso un po’ la scuola. Io metto sul tavolo quello che so, tu quello che sai tu. Io quello che penso, tu quello che pensi tu. E ragioniamo insieme, cerchiamo insieme, scaviamo insieme. Ci arrichiamo insieme. Ma questo non basta. La scuola ha bisogno di classificare – in alcune scuole gli studenti vengono addirittura divisi in tre fasce: i bravi, quelli così così, i pessimi.