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L'ateismo nega l'esistenza di Dio come ente reale — ricacciandolo dunque tra gli enti culturali, la cui esistenza è impossibile negare (così come non è possibile negare che, legata ad essi, vi sia qualche forma di esperienza, anche psicologica: i demoni sono enti culturali, e tuttavia la paura che suscitano in chi vi crede è reale). Il metateismo non si ferma a questa negazione. Dio non è un ente che dev'essere tolto — semplicemente negato — o spostato, confinato in una ontologia regionale. Dio dev'essere attraversato. C'è un al di là di Dio che dev'essere raggiunto, e per raggiungerlo occorre attraversare Dio. In questo senso Eckhart prega Dio di liberarlo da Dio.

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Anestesia. Ogni volta ti dici che vuoi fare attenzione, comprendere cosa accade, cogliere il momento esatto in cui la coscienza scompare — in cui tu scompari. E ogni volta quel momento ti sfugge. Al risveglio hai in te l'ombra di un vuoto, di una interruzione terribile, ma anche il ricordo di una discesa piacevole, in quel vuoto. Non c'è differenza alcuna tra la morte e la perdita di coscienza. E dunque dovremmo avere un terrore assoluto del sonno, dovremmo lottare per non addormentarci, per strappare al sonno la nostra coscienza, ossia quello che siamo. E invece quasi nulla è più piacevole dell'abbandono al sonno. E spiacevole è, invece, il, risveglio. Riprendere la coscienza, l'io, ossia la vita. {24.07.20}

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Il problema filosofico più urgente è quello del sonno. Che ne è dell'io, durante il sonno? Cosa sono io? Come posso essere io, se c'è il sonno? Quale base può essere per me stesso il mio io, se semplicemente scompare nel sonno? Come la luna ci mostra sempre un lato, così, ci insegna il sonno, è il nostro io. Non siamo noi, è solo il lato diurno di noi stessi. Una narrazione, una interpretazione. La filosofia ha orrore di questo vuoto, anche dopo la crisi del cartesianesimo. Si racconta la morte di Dio, ma spaventa ancora la morte dell'io. In questo la religione — la mistica — è infinitamente più avanzata della filosofia. Il simbolico riesce a tenere insieme il giorno e la notte, la luce e la tenebra, l'io e l'oltreio.

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Oggi – senti – ho visto un serto luminoso di parole appeso lì nell'aria, appena mosso dal tremore dei mondi, pieno-vuoto una rete leggera che suonava anzi no sussurrava e sospirava esseri e cose e connessioni: ed altro.

Ho preso carta e penna e in un momento s'è infranta ed è crollata e n'è rimasta una cosa soltanto che leggera s'è posata sul foglio nereggiando: è.

Completa la faccenda cancella tu quel segno, per favore: a me non basta il cuore.

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We are not programmed to live more than forty years. The time needed to reproduce and breed offspring: afterwards we are useless for nature. Every day of a 40-year-old is stolen from nature. Remember this, when you hear religious authorities in their eighties talking about the laws of nature.

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Phan Thi Mai joined the very small group – only six – of Buddhist monks organized by Thich Nhat Hanh before being banished from Vietnam. In May 1967 he went to a pagoda, sprinkled with gasoline and set himself on fire. Not before, however, of having put two statues in front of him. One was the statue of the bodhisattva Avalokitesvara. The other was a statue of the Virgin Mary.

He had several poems with him, read before he died. One was of his master, Thich Nhat Hanh. Say:

Man is not our enemy. the only thing worthy of you is compassion.

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Il processo delle religioni è: dalla dispersione alla dimora e dalla dimora all'estasi. L'essere disperso nella molteplicità sensoriale dev'essere raccolto, disciplinato, ricondotto ad unità. Il nemico della religione è l'imposanimità: di qui la sessuofobia. Dio non è che il correlato esterno, il modello, il calco dell'io personale e collettivo. La teopoiesi, l'egopoiesi e l'etnopoiesi procedono in parallelo. Ma questo ego non è sicuro di sé. La sua solidità è fondata sul nulla. E il nulla lo chiama: dall'interno un'inquietudine ne reclama la morte. Una inquietudine che è dapprima iconoclasta, s'abbatte sul calco, lo rimuove, lo sgretola. Ma non basta. Occorre che muoia l'io. Che quello che era stato faticosamente ricondotto a unità torni a disperdersi. O a donarsi. Morto Dio, muore l'io (nessuno l'ha visto meglio di Eckhart). Dalla dispersione all'ego, dall'ego all'estasi. Dal desiderio all'Ego-Dio, dall'Ego-Dio alla libertà. {7.7.20}

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