Transit

Costituzione

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(Rif)

Non è una riforma della giustizia. È un riassetto del potere, pensato per ridisegnare a vantaggio della politica l’equilibrio tra i poteri dello Stato. La riforma della magistratura voluta dal governo Meloni, dietro la facciata rassicurante della “modernizzazione” e della “separazione delle carriere”, nasconde un intento pericoloso: assoggettare i magistrati all’influenza del potere esecutivo e ridurre la loro autonomia costituzionale.

Il punto centrale è semplice e cruciale. Separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri, creando due “Consigli superiori” distinti, significa permettere alla politica di mettere mano, anche indirettamente, alle nomine, alle valutazioni e alle carriere. Non si tratta di un rinnovamento neutro, ma di una rottura dell’equilibrio su cui poggia la democrazia italiana. Sotto il nuovo assetto, il pubblico ministero, che oggi può indagare senza dover rispondere a nessuno se non alla legge, rischierebbe di diventare parte di una catena di comando orientata dal Parlamento e dal Governo. È un passo che apre la porta a un controllo politico delle inchieste, dei processi, persino delle priorità investigative.

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Chi si attendeva un intervento per velocizzare i procedimenti, sfoltire l’arretrato o migliorare l’accesso dei cittadini alla giustizia resterà deluso. Qui non c’è nulla che riguardi la giustizia in senso stretto. Non un euro in più per i tribunali, nessuna riforma organizzativa, nessun piano per sbloccare l’ingolfamento delle procure. In compenso, vi è un disegno allarmante di ridefinizione del potere: la giustizia, da potere dello Stato, diventerebbe territorio di influenza del governo.

L' esecutivo la chiama riforma “costituzionale”, ma in realtà ne capovolge il senso. Perché toccare la Costituzione non significa migliorarla, se l’obiettivo è ridurre le garanzie di indipendenza nate proprio per evitare le ingerenze del potere politico. L’articolo 104, che definisce il “Consiglio superiore della magistratura” come organo autonomo e indipendente da ogni potere, verrebbe svuotato nella sostanza.

Se la riforma sarà approvata e confermata da un referendum, il risultato sarà una magistratura più debole, più esposta e meno libera. È il ritorno a un modello di giustizia controllata, in cui chi governa decide anche chi può giudicare.

La Costituzione aveva previsto esattamente il contrario: che la legge fosse lo scudo dei cittadini contro l’arbitrio del potere. Questa riforma abbatte quello scudo, lasciandoci disarmati contro lo strapotere della politica.

#Blog #RiformaDellaMagistratura #GovernoMeloni #Costituzione #Giustizia #Opinioni #Italia

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(FA)

Diritto. Non obbligo. Su questa cosa molte brave persone ci marciano, in Italia. Dalla Francia siamo abituati a prendere poco, con quel revanscismo di vecchia memoria, un pochino liso e folcloristico. Ciò che è stato deciso, ovvero l'inserimento nella #Costituzione del diritto delle donne ad abortire, non dovrebbe nemmeno stupire, come fa, invece.

Anche i paragoni stonano e continuare a proporne non sposta l'obiettivo, che è uno solo. Quello di una carta costituzionale che si può aggiornare sui diritti e sulla laicità dello Stato. Quindi, non per meri scopi elettorali o di favore politico a qualcheduno (qui, sì, sentiamoci parte in causa), ma per aderire ad un mondo che si evolve e con lui le persone che lo popolano.

Chi ha il dovere di opporsi, lo farà. A certi livelli le implicazioni filosofiche e morali si spargono come coriandoli e, spesso, non si spazza per raccoglierli e gettarli. D'altro canto, se voglio cambiare le gomme dell'auto non vado dal pizzicagnolo. In molti casi la convinzione cieca (sorda, muta) è l'appiglio di coloro che hanno paura.

(FA)

Guardare bene, in fondo, presuppone un certo impegno, che verso le donne si stenta ancora moltissimo ad avere. Questa mossa dovrebbe perlomeno far riflettere, tornando al nostro orto. Un paese immobile, che preferisce voltarsi indietro e sospirare per la perduta grandezza, è sconfitto. Non lo dico io, che non conto un'ostia, ma la storia.

E' anche più comodo, certo. La maggioranza delle persone, a queste cose, evita di pensare, credendo che siano secondarie. Guerre, genocidi, fame, bollette, la “Serie A” sono argomenti così densi che quello del diritto delle donne a decidere del proprio corpo, della propria gravidanza è cosa secondaria, da demandare a qualche trafiletto di sinistra, ca va sans dire.

La crescita di una nazione è un coacervo praticamente inestricabile di azioni, di scelte: come nella vita di ogni singola persona. Ma se si vuole il bene della comunità, diventa tutto più chiaro: prima io e le mie convinzioni, poi gli altri. Anche per questo stiamo ancora qui a combattere con il patriarcato e l'ignoranza, con la violenza psicologica, con l'indottrinamento oscurantista di certe figure meschine. Io sarei stufo. Tanto. Mi piacerebbe che ci fossero politici con gli attributi per farmi respirare. Anzi per *farci respirare. Tuttə. (D.)

#Francia #Aborto #Costituzione #Opinioni

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(Riforma premierato)

La riforma sul #premierato proposta dal #GovernoMeloni ha sollevato numerose preoccupazioni riguardo alla sua costituzionalità. Sebbene sia importante sottolineare che la costituzionalità di una legge spetta, in ultima analisi, alla Corte Costituzionale, si possono analizzare alcuni aspetti critici che potrebbero sollevare dubbi sulla conformità di questa proposta con la Costituzione Italiana. Proviamo a indicare alcuni dei principali motivi per cui la riforma potrebbe essere considerata incostituzionale.

Violazione dell'articolo 92 della #Costituzione. L'articolo 92 della Costituzione italiana stabilisce chiaramente che il Presidente del Consiglio dei Ministri è nominato dal Presidente della Repubblica. La proposta di riforma suggerisce una modifica a questa procedura, introducendo una maggiore influenza del Parlamento nella nomina del Premier. Questa modifica potrebbe essere considerata una violazione diretta dell'articolo 92 e potrebbe mettere in discussione il principio di separazione dei poteri sancito dalla Costituzione.

Bilanciamento dei poteri. La Costituzione italiana pone una forte enfasi sul bilanciamento dei poteri tra il governo, il parlamento e il Presidente della Repubblica. Qualsiasi tentativo di modificare questo equilibrio deve essere attentamente valutato. La riforma proposta potrebbe introdurre un'instabilità nel sistema politico italiano, consentendo al Parlamento di influenzare in modo eccessivo la nomina del Premier. Questo potrebbe compromettere l'efficienza del governo e la stabilità politica del paese.

Ruolo del Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica svolge un ruolo fondamentale nella nomina del Premier e nell'indirizzo della politica nazionale. La riforma potrebbe limitare il suo potere decisionale, conferendo al Parlamento un'importanza sproporzionata nella formazione del governo. Questo potrebbe compromettere l'indipendenza del Presidente della Repubblica e la sua capacità di agire come arbitro neutrale nelle questioni politiche.

Possibile conflitto con altri articoli costituzionali. La riforma potrebbe essere in conflitto con altri articoli della Costituzione italiana, come l'articolo 1 (che afferma l'unità della Repubblica) e l'articolo 54 (che tratta la formazione del governo). Qualsiasi modifica costituzionale deve essere coerente con l'insieme dei principi e dei valori sanciti nella Costituzione, al fine di garantire la stabilità del sistema politico italiano.

L'opinione degli esperti in diritto costituzionale. Gli esperti in diritto costituzionale potrebbero sollevare dubbi sulla costituzionalità della riforma proposta. La Corte Costituzionale tiene spesso conto delle opinioni degli esperti nella sua valutazione delle leggi, e se un numero significativo di giuristi costituzionali esprime preoccupazioni sulla riforma, ciò potrebbe influenzare il suo esito.

Potenziali implicazioni per il federalismo. La riforma potrebbe avere implicazioni per il sistema di governo regionale e per il federalismo in Italia (come piacerebbe a #Salvini.) Qualsiasi modifica che influenzi il processo di nomina del Premier potrebbe avere un impatto significativo sulle dinamiche tra il governo centrale e le regioni. È importante considerare attentamente queste implicazioni prima di apportare modifiche sostanziali al sistema politico italiano.

La riforma proposta dal Governo Meloni potrebbe essere considerata incostituzionale per vari motivi. Si dovrebbe rimettere alla Corte Costituzionale per valutarne la sua conformità. È importante che qualsiasi modifica costituzionale sia sottoposta a un esame rigoroso e approfondito per garantire che rispetti i principi fondamentali della Costituzione e non comprometta l'equilibrio dei poteri nel sistema politico italiano.

E' lampante che questo esecutivo punti a rimettere in circolo una falsa idea della democrazia: quella che vuole “...l'uomo -o la donna- solo/a al comando.” Come avviene da più di anno, sì. Ci ricorda qualcuno e qualcosa. Con grande tristezza.

#Blog #Opinioni #Politica #Italia

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