Transit

IlariaSalis

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(ZC)

Alla fine della lettura dell'ottima grapich novel (si dice così?) “In fondo al pozzo” di #Zerocalcare sul numero 1545 di #Internazionale (qui), si parla di responsabilità. A me ha colpito, come dovrebbe, ma ha anche fatto seguire un po' di timore. In fondo c'è sempre stato, diciamo dal 2005, quando è nato questo #Blog. Parlando di #IlariaSalis e della sua vicenda (ma anche di altre, altrettanto e anche più gravi), l'autore romano crea un piccolo corto circuito doveroso.

A dire che la paura di assumersi una responsabilità diretta, in qualunque maniera noi agiamo (quindi sì, anche scrivendo un post), soprattutto sui #socialmedia, non è cosa di poco conto. Non so se ci riflettiamo abbastanza, prima di accendere il PC, di mandare una foto al mondo, di maledire politicanti e cialtroni vari. Io no, di certo. Non mi giustifica una impulsività di fondo ben radicata nel mio (pessimo) carattere. Eppure non serve avere un cervello da 242 di q.i. per comprendere che è questo, il punto essenziale.

Chi, come Ilaria Salis, ci mette la faccia e tutto il resto, può sbagliare, può andare oltre quello che le convenzioni chiamano “buon comportamento”. Intanto, per farla corta, queste persone rischiano molto e subiscono anche di più. Da una tastiera, ammettendo che la Polizia Postale si dedichi ai delinquenti veri, la probabilità di rimetterci i denti o la mandibola è milioni di volte inferiore. Zerocalcare lo spiega bene e non serve arrivare a tanto.

Fermarsi o riflettere? Le due cose non si elidono, seppur nell'era della velocità mediatica e della ricerca ossessiva della notorietà, anche se non si vuole rischiare di prenderle veramente. A me torna piuttosto arduo fare il secondo step, come detto. Quindi, sbaglio. E aggiungo, senza sentirmi retorico, che solo nella realtà si realizza la vera responsabilità, qualsiasi cosa riguardi. Praticamente le obiezioni stanno a zero (calcare.)

Tuttavia, ed è sempre l'esperienza personale di cui scrivevo ieri, sembra così semplice e giusto, tanto giusto. Adamantino. Ma i diamanti non fanno nascere nulla (lo cito apposta): è sporcandosi che si possono creare le cose, la giustizia, la lotta per chi non può difendersi, la ricerca di un mondo un po' meno schifoso. Il mezzo, a questo punto, conta pochissimo. Se ci pensiamo più di tre secondi dovremmo tacere e fare sì con la testa. Punto. Due punti e a capo.

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(IS)

Non è perchè Italiana. Non è perchè il suo “processo” è totalmente sbilanciato, visto il reato che ha commesso. Non è perchè ci sia “solo” Lei. Non è perchè l'Ungheria è Europa, una della 27 nazioni che la formano. Non è perchè adesso i #SocialMedia hanno trovato un'altra vicenda di cui imbottirsi e andare avanti per qualche giorno. Non è perchè i personaggi famosi si svegliano, in maniera selettiva.

Non è solo per questo che #IlariaSalis è, comunque, importante. E' importante come lo sono tutti gli esseri umani, soprattutto quelli che la società ritiene, in qualche maniera, sbagliati. Quelli contro cui è semplice schierarsi, sempre imbevuti della convinzione di essere dalla parte giusta. Quelli verso i quali si tende il dito dell'accusa o della difesa, magari pensando ad uno, ed un solo, aspetto del loro caso.

E' importante, quindi, comprendere che l'erosione dei #diritticivili e di quelli umani è in continuo avanzamento, in tutto il mondo, Ungheria compresa. Come si soleva dire “Se Sparta piange, Atene non ride.” Quelli più evidentemente divisivi fanno audience, oscurando, nel contempo, i milioni di avvenimenti simili sparsi, con continuità disarmante, su tutto il globo.

Ogni riferimento è voluto, adesso e nel passato. Si sta scivolando verso un “cupio dissolvi”, che fa dei corpi e delle storie unicamente un indistinto brusio da far tacere, in ogni maniera, meglio se disumana. Se può apparire come un pensiero oltre il pessimismo, allora si vuole assolutamente evadere (sic) dalla realtà tangibile. Ed è concreta proprio perchè inequivocabile.

Milioni di argomenti si possono collegare a quello che sta accadendo alla nostra concittadina. Sicuramente verranno sviscerati, uno ad uno, da chi fa questo per mestiere o per credere di essere qualcuno in rete (magari anche il sottoscritto.) Esattamente come sono milioni le persone che subiscono, senza poter opporsi, il loro voler giustizia, quella che dovrebbe apparire cristallina, pura, indiscutibile.

E' tutto aleatorio, tutto perennemente in bilico. Per prima cosa lo sono le azioni di umanità, a cui non si concede più nemmeno lo spazio di un secondo. Non serve pensare. Occorre reprimere, fare da esempio, in qualsiasi maniera. Se qualcuno protesta, ditegli di stare ordinato e silenzioso. Le catene abbondano. Ce n'è per tutti. (D.)

#Opinioni #Italia #DirittiCivili #DirittiUmani

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