📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

Introduzione al discorso in parabole 1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. 3Egli parlò loro di molte cose con parabole.

La parabola del seminatore E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

Perché Gesù parla in parabole 10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. **15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! 16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

La spiegazione della parabola del seminatore 18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

La parabola della zizzania 24Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

La parabola del granello di senape 31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

La parabola del lievito 33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Gesù parla in parabole 34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

La spiegazione della parabola della zizzania 36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Le parabole del tesoro, della perla preziosa e della rete 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. 47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

Conclusione del discorso in parabole 51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». 53Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Gesù profeta rifiutato nella sua patria 54Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». 57Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.


Approfondimenti

(cf Giulio Michelini MATTEO Introduzione, traduzione e commento © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2013)

Il discorso in parabole Il capitolo 13 contiene il terzo lungo discorso di Gesù in Matteo, quello centrale del vangelo. Incorniciato da un solenne incipit (cfr. l3,l-3a) e da una conclusione che per molti esperti rivelerebbe l'autoritratto di Matteo (cfr. 13,51-52), riporta sette parabole (il seminatore, l3,3b-9; la zizzania, 13,24-30; il granello di senape, 13,31-32; il lievito, 13,33; il tesoro, 13,44; la perla preziosa, 13,45-46; la rete, 13,47-50), che diventano otto, se si considera anche il detto sull'uomo-padrone di casa del v. 52; inoltre offre anche una introduzione al genere parabolico (13,10- 17.34-35) e i commenti a due delle parabole raccontate, quelle del seminatore (13,18-23) e della zizzania (13,36-43). La sezione si conclude al modo consueto con cui vengono chiusi i discorsi di Gesù in Matteo, con la formula «Quando Gesù terminò (queste parabole)...» (v. 53). Da questo capitolo comprendiamo che non è sufficiente «ascoltare» i racconti delle parabole, ma occorre «comprendere» il loro significato, per poter poi fare e agire per portare frutto.

Per quanto riguarda il ruolo del capitolo 13 nel racconto di Matteo, esso rappresenta una svolta nel vangelo, che porta Gesù – anche a ragione dell'avversione degli oppositori – a terminare la sua predicazione al popolo per concentrarsi invece sulla comunità dei suoi discepoli: sarebbe, a guardar bene, la situazione speculare della comunità dell'evangelista, che è entrata in contrasto col giudaismo (o una sua parte) ed è ormai costretta a difendersi come Chiesa che custodisce il seme della Parola e il messaggio del Regno portato da Gesù. Al modo in cui Gesù usa le parabole per illustrare la situazione della sua missione, la comunità di Matteo risponderebbe ai problemi interni (vedi su questi il c. 18 di Matteo) ed esterni (il rapporto col giudaismo normativo di alcuni farisei) con un'attualizzazione delle parabole di Gesù.

Nel primo vangelo le parabole non sono raccolte solo in questo capitolo 13: c'è una parabola che chiude il discorso del monte (cf 7,24-27) altri due nuclei si trovano nelle raccolte di 21,28-22,14 e di 24,42-25,30; è qui però che Matteo permette al lettore di riflettere sul genere parabolico. Infatti, la storia del seminatore e la sua spiegazione sono collegate da una «parentesi», in forma di dialogo con i discepoli, sulla parabola in sé, e sull'uso particolare che ne fa Gesù. La prima risposta alla parabola del seminatore, a guardar bene, il primo frutto del seme gettato, è che i discepoli si facciano delle domande: perché Gesù parla in parabole? Diversamente da quanto si poteva pensare fino a qualche tempo fa, definendo il linguaggio parabolico come ingenuo, magari destinato a folle di contadini non istruiti, gli studi recenti sulla parabola ne hanno sottolineato l'elevato grado di elaborazione, la sua complessità e la sua specificità comunicativa. Interi lavori sono stati dedicati, in particolare, alla comprensione di come la parabola, vero e proprio «racconto nel racconto», funzioni, permettendo il coinvolgimento dell'ascoltatore/lettore e il passaggio dalla storia fittizia lì narrata alla sua vita e alla sua esperienza, che viene così rimessa in gioco attraverso un meccanismo di immedesimazione. Presente nella Bibbia ebraica nella forma del miisiil (di varia lunghezza, dal semplice proverbio alla parabola di Natan in 2Sam 12, 1-4), nel giudaismo antico in quella del midrash, Gesù l'utilizza, secondo Matteo, soprattutto per gli «altri» (cf «loro»: 13,13.34), alludendo probabilmente a coloro che non sono i discepoli più vicini (vedi commento a 4,24). Al v. 11 Gesù, infatti, dice ai discepoli che è stato dato loro di sapere quali siano i misteri del Regno: rispetto a Mc 4,11, Matteo sottolinea il primato della rivelazione data dal Figlio, e continua il discorso che aveva sospeso al capitolo 11, quando Gesù ringraziava il Padre che aveva deciso di rivelare «queste cose» non ai sapienti, ma ai piccoli, ovvero ai discepoli stessi di Gesù.

Gesù profeta rifiutato nella sua patria La triplice tradizione sinottica riporta concordemente l'episodio della visita di Gesù al suo paese, dove egli viene rifiutato dalla sua gente. Gesù è il profeta rifiutato non soltanto dai capi del popolo, ma anche dalla sua gente. La logica dell'incarnazione scandalizza. Infatti la sua identità storica di figlio del carpentiere e di Maria, costituisce un intralcio per il riconoscimento del suo statuto messianico che invece si può dedurre dall'autorità delle sue parole e dei suoi gesti salvifici.


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Le spighe raccolte di sabato 1In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. 2Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». 3Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. 5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. 7Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. 8Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Guarigione di un uomo dalla mano paralizzata in giorno di sabato 9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». 11Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? 12Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». 13E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. 14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Gesù il servo del Signore 15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 18Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. 19Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. 20Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; 21nel suo nome spereranno le nazioni.

Guarigione di un indemoniato e disputa con i farisei 22In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che non sia costui il figlio di Davide?». 24Ma i farisei, udendo questo, dissero: «Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni». 25Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. 26Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? 27E se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 28Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. 29Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. 31Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. 32A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro. 33Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. 34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. 35L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. 36Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; 37infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».

Il segno di Giona 38Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». 39Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. 41Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! 42Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!

Il pericolo della “ricaduta” 43Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova. 44Allora dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. E, venuto, la trova vuota, spazzata e adorna. 45Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione malvagia».

La vera famiglia di Gesù 46Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». 48Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 49Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».


Approfondimenti

(cf Santi Grasso IL VANGELO DI MATTEO © 2014, Città Nuova Editrice)

Le spighe raccolte di sabato Contro un'esperienza religiosa fatta di pratiche e di legalismo, Gesù propone uno stile di libertà che rende possibile l'agire misericordioso e amorevole nei con­ fronti di chi si trova nel bisogno.

Guarigione di un uomo dalla mano paralizzata in giorno di sabato L'azione liberante del Messia, attento ai bisogni dei poveri e dei disgraziati, sen­za tener conto della tradizione del sistema religioso giudaico, crea tuttavia ostilità. I capi d'ora in poi cercheranno di annientare con violenza Gesù che manifesta la forza salvifica e liberante di Dio.

Gesù il servo del Signore Facendo ricorso ad un testo della tradizione biblica, Mt descrive il mandato di Gesù come realizzazione della speranza anticotestamentaria in contrap­posizione alle contestazioni dei responsabili giudaici. Il suo pro­getto messianico può essere compreso soltanto attraverso la figura del servo che, nel suo rapporto intimo con Dio, è abilitato ad un ministero universale, rivolgendosi particolarmente ai poveri e agli esclusi, ma si ritira di fronte alle macchinazioni degli avversari.

Guarigione di un indemoniato e disputa con i farisei La denuncia dei farisei contro Gesù sull'origine demoniaca del suo ministero diventa l'occasione per una sua lunga difesa, in cui egli mette in relazione gli esorci­smi da lui compiuti con la sua identità messianica. I farisei nella loro deformazione religiosa non sanno più riconoscere la presenza del regno che si manifesta ora in Gesù, abilitato dallo Spirito per la liberazione dalle forze del male.

Il segno di Giona La richiesta di un segno da parte dei capi giudaici da un lato mette in rilievo la loro incredulità, dall'altro preannuncia l'apertura dei pagani alla fede. L'unico vero segno che contraddistinguerà la missione di Gesù sarà la sua morte e risurrezione. Egli vive il suo ministero nella fedeltà a Dio e agli uomini e nella libertà di dare la vita: questi sono i presupposti dell'azione potente di Dio che lo risuscita. In questa controversia, alla conclusione del contrasto con i suoi contemporanei, Gesù an­nuncia in maniera velata il suo destino di morte, segno evidente del rifiuto dei capi.

Il pericolo della “ricaduta” Il progetto di liberazione messianica è in pericolo in quanto, rifiutando Gesù, i giudei possono essere nuovamente aggrediti dalle forze del male e ricadere in una condizione peggiore della precedente con irreversibili conseguenze. Non è suffi­ciente cacciare i demoni come fanno i discepoli dei farisei (Mt 12, 27), ma si deve accogliere l'azione liberante di Dio manifestatasi nel Messia.

La vera famiglia di Gesù Gesù in questo episodio intensifica la relazione con i suoi discepoli che sono chiamati a vivere un legame profondo e stretto con lui, interpretabile attraverso le categorie familiari di «fratello», «sorella» e «madre». La ragione di questo rappor­to consolidato sta nel fatto che essi, mettendosi al suo seguito, hanno compiuto e continuano a compiere il volere del Padre. Ma questo rapporto non è esclusivo; tutti coloro che lungo la storia lo attueranno entreranno a far parte del gruppo di discepoli di Gesù.


I primi dodici capitoli in sintesi

(don Davide Bertocchi)

Matteo ha iniziato ad annunciare Gesù come il Messia atteso da Israele (Mt 1,1-4,16), poi il suo racconto presenta le opere e i discorsi del Messia (Mt 4,17-16,20). L'evangelista alterna discorsi e narrazioni: in particolare, la sezione di Mt 5,1-7,27 contiene il cosiddetto “discorso della montagna”, il primo dei cinque discorsi presenti nel Vangelo; da 8,1 a 9,34 sono raccontate le opere del Messia (dieci miracoli e altri insegnamenti), fino ad allargare la sua missione ai Dodici (il discorso missionario Mt 9,35-10,42); infine, un’altra parte narrativa presenta una crescente opposizione a Gesù e ai suoi discepoli (Mt 11,2-12,50) che addirittura pare raccogliere anche l’incomprensione dei parenti di Gesù (cfr. Mt 12,46-50), dopo quella del Battista (cfr. Mt 11,2-3). Infatti, queste pagine segnalano un passaggio cruciale nella narrazione di tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), pur con sfumature e sottolineature diverse: quando nella guarigione di un paralitico Gesù, per la prima volta, fa precedere il perdono dei peccati al miracolo di guarigione (cfr. Mt 9,1-8), cominciano le proteste e le opposizioni da parte degli scribi e dei farisei. Non è un caso che subito dopo Gesù chiami tra i suoi discepoli un pubblicano e sieda a tavola con i peccatori (cfr. Mt 9,9-13; Mc 2,13-17; Lc 5,27-32). Quando il Messia inaugura il suo ministero di misericordia, rispondendo in modo diverso alle attese “più urgenti” del popolo (ad esempio, la guarigione da una malattia), piuttosto che un “rimandabile” perdono dei peccati, inizia una crescente resistenza che porta al rifiuto di Gesù da parte di “quella generazione” (cfr. Mt 11,16-17).


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Conclusione del discorso missionario 1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Gesù e Giovanni il Battista 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. 11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti! 16A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: 17“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. 18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. 19È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Gesù rimprovera le città di Corazìn, Betsàida e Cafàrnao 20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: 21«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 22Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 23E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Inno di lode e rivelazione del Padre e del Figlio 25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


Approfondimenti

(cf Santi Grasso IL VANGELO DI MATTEO © 2014, Città Nuova Editrice)

Conclusione del discorso missionario In Mt non si descrive l'esecuzione dell'invio da parte dei missionari, né tanto meno il risultato da loro raggiunto (Mc 6, 12.13.30; Lc 9, 6. 10), ma in forma di inclusione si racconta la continuazione dell'attività di Gesù che insegna e annuncia nelle loro città (cf. Mt 9, 35). In altre parole la sua azione esemplare sta all'inizio e alla fine dell'azione missionaria dei discepoli.

Gesù e Giovanni il Battista La missione di Gesù non si conforma alle attese messianiche in voga a quel tempo, ma si realizza nel soccorso verso i poveri e i derelitti. La crisi del Battista serve a chiarire da una parte il progetto di Gesù e dall'altra il ruolo e il compito dei due inviati: Giovanni è il precursore, Gesù il messia. Sebbene i due protagonisti siano molto diversi non solo nel ruolo, ma anche nello stile con cui portano avanti la loro missione, i capi giudei reagiscono sempre rifiutando l'azione di Dio che si manifesta in loro.

Gesù rimprovera le città di Corazìn, Betsàida e Cafàrnao I gesti potenti compiuti da Gesù, segno della sua identità, non vengono ricono­sciuti dal popolo di Israele che attendeva il messia. Le città in cui Gesù ha esercitato la sua attività, invece di convertirsi, lo rifiutano. Per la prima volta nel vangelo egli si mette in opposizione con l'ambiente circostante, condannandone l'incredulità. La sua invettiva segna così l'inizio di un conflitto che, in crescendo, lo condurrà alla morte.

Inno di lode e rivelazione del Padre e del Figlio I destinatari della rivelazione di Dio come Padre e Figlio non sono i capi, i detentori del potere e dell'interpretazione della legge, ma i piccoli, gli affaticati e gli oppressi, i quali vengono ora invitati da Gesù a mettersi al suo seguito. Essi, in quanto poveri e disillusi da ogni forma di liberazione umana, ormai attendono soltanto quella divina.


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Chiamata e istruzione dei dodici apostoli 1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. 2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. 5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.

La missione nella persecuzione 16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 23Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo. 24Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; 25è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!

Coraggio e libertà nella persecuzione 26Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. 34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».


Approfondimenti

(cf Santi Grasso IL VANGELO DI MATTEO © 2014, Città Nuova Editrice)

Chiamata e istruzione dei dodici apostoli La chiamata dei discepoli non si esaurisce nella comunione di vita con Gesù, ma si qualifica con il mandato missionario. Il numero dodici rimanda alla missione ter­rena del messia inviato a restaurare Israele, composto dalle dodici tribù. Coloro che appartengono a questo gruppo sono molto diversi per ceto sociale, credo politico e visione religiosa. Ciò che li unisce è soltanto e unicamente la loro comune adesione a Gesù. A partire da questo legame essi sono chiamati non solo a vivere con il ma­estro, ma a dare l'annuncio della salvezza. Essi hanno il compito di annunciare il regno e di compiere azioni solidali nei confronti dei poveri e degli infermi. Questi due aspetti vanno di pari passo: è impossibile annunciare il vangelo senza che esso non si traduca in gesti concreti e storici di liberazione umana. La missione non è basata su tecniche raffinate o metodi sofisticati, ma sullo stile di gratuità dei missionari, a garanzia della verità dell'annuncio che non può essere mercificato diventando occasione e fonte di guadagno. Ai missionari è richiesta la disponibilità e la generosità di accogliere la parola e la testimonianza di Gesù, non una vita ascetica, spiritualistica, o idealizzata!

La missione nella persecuzione La particolare attenzione alla situazione di persecuzione all'interno del discorso missionario, non presente nei testi paralleli di Marco e Luca, è un indizio di come la chiesa di Matteo stia vivendo una situazione di conflittualità. La libertà richiesta ai missionari non ha alcuna restrizione di sorta, nemmeno nei confronti delle relazioni più intime e del dono della propria vita, ma è tutta in funzione della testimonianza del vangelo. Gesù non promette loro successo, né tanto meno prestigio, al contrario prospetta un destino di sofferenza e persecuzione. Queste situazioni di contrasto saranno provocate addirittura dai familiari. L'invito è a non preoccuparsi di fronte alle aggressioni, ma ad attendere ed avere fiducia nell'azione di Dio. Il discepolo è così chiamato a percorrere la strada della testimonianza nella sofferenza, prenden­do come modello Gesù, il crocifisso risorto.

Coraggio e libertà nella persecuzione La chiamata alla missione ha come condizione primaria la libertà nei confronti della propria vita e dei propri interessi. Questo stile si fonda sull'azione miseri­cordiosa e longanime di Dio che ha cura di tutte le sue creature. L'unica paura concessa al missionario è quella di non riuscire a rendere testimonianza e quindi di perdere la relazione con Dio. L'annuncio del vangelo non esenta dalla conflittualità e dai drammi, ma al contrario crea fratture e tensioni profonde che il discepolo deve saper affrontare con maturità e coraggio.


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Il perdono dei peccati e la guarigione di un paralitico 1Salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». 3Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». 4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? 6Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». 7Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

La chiamata di un Matteo e il pranzo con i pubblicani 9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

La controversia sul digiuno 14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

La guarigione dell'emorroissa e la figlia del capo riportata in vita 18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». 19Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. 20Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. 21Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». 22Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. 23Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù 24disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. 25Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. 26E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

La guarigione di due ciechi 27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 28Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 29Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». 31Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

La guarigione di un muto indemoniato 32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». 34Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».

Inizio del secondo discorso di Gesù: i presupposti della missione 35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».


Approfondimenti

L'incontro con Gesù non conduce soltanto alla guarigione fisica, ma anche al ripristino del rapporto con Dio interrotto a causa del peccato. Le folle rimangono meravigliate perché “un tale potere” (quello di rimettere i peccati) è stato dato agli uomini! Anche oggi l'autorevolezza di Gesù nella remissione dei peccati continua ad essere esercitata nella comunità ecclesiale.

Il primo conflitto tra Gesù e i farisei evidenzia come una fede fatta di precetti e di norme suscita certamente sicurezza in colui che la osserva, ma risulta deviante. Egli afferma che l'esperienza matura della fede si gioca nei rapporti umani, soprat­tutto con l'attenzione e l'accoglienza nei confronti di chi per motivi religiosi, etici o sociali ne viene estromesso.

Gesù poi risponde ai discepoli di Giovanni, che si accomunano ai farisei. I discepoli di Giovanni partono dal presupposto che Gesù debba dire e fare solo ciò che è compatibile con la loro tradizione. Invece Gesù rivendica di essere portatore di novità, che non può essere rinchiuso nei vecchi schemi mentali, religiosi e sociali.

Segue il racconto di tre miracoli attraverso i quali viene sottolineato il tema della fede. Non è la fede dell'uomo che lo guarisce, ma la potenza di Dio, di cui la fede ne è condizione. È la parola di Gesù rivolta al malato che lo guarisce: la fede del malato è la condizione perché Dio possa operare, lo “spazio” necessario perché Lui possa agire. Ma insieme all'assenso di chi ha fede, c'è anche il dissenso dei farisei!

Negli ultimi versetti di questo capitolo, che introducono il secondo discorso di Gesù, vengono indi­cati tutti gli aspetti necessari e gli elementi più salienti affinché possa aver luogo la missione. Essa sta sotto l'iniziativa di Dio. La presa di coscienza di Gesù coinvolge anche i suoi discepoli che, tramite la preghiera, si rendono disponibili ai bisogni di un popolo disgregato e disorientato.


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La purificazione di un lebbroso 1Scese dal monte e molta folla lo seguì. 2Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 3Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. 4Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

La guarigione del servo del centurione 5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: 6«Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7Gli disse: «Verrò e lo guarirò». 8Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 10Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! 11Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». 13E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.

La guarigione della suocera di Pietro e altre guarigioni 14Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. 15Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. 16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie.

Le esigenze della sequela di Gesù 18Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. 19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». 20Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 21E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 22Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

La tempesta sedata 23Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. 25Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». 26Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. 27Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

La guarigione degli indemoniati in terra straniera 28Giunto all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. 29Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». 30A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; 31e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». 32Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. 33I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. 34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.


Approfondimenti

Mt 8 inizia con un “versetto di raccordo” legato agli ultimi due versetti del capitolo precedente (Mt 7,28-29: sono anch'essi “versetti di raccordo”). Vi è un'importante sottolineatura sull'«autorità» con cui Gesù insegna. Questa conduce le folle allo stupore e a seguire Gesù.

Ciò che accomuna i primi tre “miracoli” di Gesù è il fatto che si tratta della reintegrazione di esclusi: chi viene soccorso da Gesù è escluso dalla piena partecipazione di Israele (il lebbroso è escluso come impuro, il figlio del centurione come pagano, la suocera di Pietro come donna). Il Messia Gesù ricostruisce le relazioni interrotte, così come dà ai corpi prigionieri della malattia la possibilità di tornare in relazione con gli altri.

La tempesta sedata I discepoli non sopportano l'apparente silenzio di Dio: hanno poca fede! Ma poi i discepoli si stupiscono di fronte all'agire di Gesù... nell'Antico Testamento era una prerogativa di Jahvé quella di dominare sulla tempesta e sulla furia del mare. Quindi i discepoli si domandano come possa la potenza della divinità essere presente e operante in un uomo che sta con loro.

La guarigione degli indemoniati in terra straniera L'incontro tra Gesù e gli indemoniati è in realtà uno scontro tra uno scontro tra la forza di Dio le forze del male che hanno catturato quegli uomini. Le forze del male manifestano la loro estraneità a Gesù, che però riconoscono come Figlio di Dio che ha il potere di tormentarli. Gesù, dunque, elimina le forze del male che di fronte a lui risultano impotenti. Attraverso l'esorcismo conclusosi con la distruzio­ne dei porci, Gesù libera gli uomini dalla potenza demoniaca e dalla segregazione so­ciale... ma fa traballare gli interessi economici che sono ritenuti più importanti della salvezza di due uomini. Per questa ragione egli resta incompreso e viene rifiutato.


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Non giudicate 1Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 3Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 4O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? 5Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. 6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

La preghiera insistente 7Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 9Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? 10E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!

La “regola d'oro” 12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.

Come riconoscere i discepoli autentici 13Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. 14Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! 15Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! 16Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? 17Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 19Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 20Dai loro frutti dunque li riconoscerete. 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». 28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.


Approfondimenti

(cf Santi Grasso IL VANGELO DI MATTEO © 2014, Città Nuova Editrice)

Non giudicate Il giudizio crea rapporti diseguali e conflittuali e innesca un processo di violen­za. L'invito a non giudicare viene basato sia sulla coscienza che ognuno deve avere dei propri limiti e dei propri difetti sia sulla logica di Dio che si comporta con ciascuno in modo proporzionale al suo comportamento nei confronti del proprio fratello.

La preghiera insistente e la “regola d'oro” La scoperta di Dio come Padre suscita una visione serena nei confronti del mondo e dei suoi problemi. Dio infatti non solo ha creato l'universo, ma continua a sostenerlo con la sua azione misericordiosa. Non è da escludere che in Mt la collocazione della «regola d'oro» per concludere l'esortazione alla preghiera abbia lo scopo di indicare che ogni discepolo deve farsi carico delle necessità del suo simile. La comunità credente, consapevole delle urgenze e dei bisogni umani, non si ripiega su se stessa, ma si fa strumento nelle mani del Padre per venire in soccorso di chi si trova nella situazione del bisogno.

Come riconoscere i discepoli autentici Alla conclusione del “discorso della montagna” – il più importante dei cinque discorsi presenti in Mt, per chi vuole vivere il Vangelo – Gesù invita i suoi uditori a prendere posizione. Egli mette in guardia dal ritenere che unicamen­te l'ascolto delle sue parole sia sufficiente per poter entrare a far parte del regno. Contro il verbalismo che si declina in forme di esibizionismo religioso e attanaglia l'esperienza di fede, si invita a compiere la volontà del Padre coincidente con le istruzioni di Gesù contenute in questo discorso. Perciò il criterio per riconoscere il vero discepolo del Signore è proprio l'azione quotidiana, compiuta nella logica dell'amore.

In Mt la fine dei cinque discorsi di Gesù è segnalata con la formula «quando Gesù terminò...», che ricorre anche in 11,1; 13,53; 19,1; 26,1; subito dopo la formula, riprende la parte più propriamente narrativa.


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La giustizia nelle pratiche religiose 1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

L'elemosina 2Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

La preghiera 5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 7Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. 9Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, 10venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. 14Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 15ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Il digiuno 16E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

La libertà dalle preoccupazioni non tesori sulla terra ma tesori in cielo 19Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; 20accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. 21Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

non l'occhio cattivo ma l'occhio semplice 22La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; 23ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!

non servire la ricchezza ma servire Dio 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Il cibo e il vestito non valgono più della vita e del corpo 25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.


Approfondimenti

(cf Santi Grasso IL VANGELO DI MATTEO © 2014, Città Nuova Editrice)

La giustizia nelle pratiche religiose

  1. L'elemosina non deve fare del povero un mezzo per mettersi in mostra, ma deve derivare dal rapporto religioso con il Padre che libera da ogni for­ma di auto-gratificazione e utilitarismo. Gesù pertanto non contesta l'opera pia in se stessa, ma il modo in cui viene attuata.

  2. La preghiera non deve essere ripetitiva, fatta di parole vuote. Per questo Gesù insegna ai suoi discepoli il «Padre nostro», che costituisce la sintesi e il modello di qualsiasi orazione. Così pregare non significa tormentare Dio con i propri bisogni e le proprie aspirazioni, ma riconoscere e accogliere il regno di Dio, impegnarsi alla condivisione dei beni, al perdono generoso e alla fedeltà a Dio. Non esiste pertanto separazione netta tra la vita e la preghiera. Quest'ultima ha la funzione di illuminare e dare significato all'esistenza del discepolo.

  3. Il digiuno che fa prendere coscienza della propria creaturalità e dipendenza da Dio, non può essere strumentalizzato. Gesù infatti critica non la pratica in se stessa, ma come essa viene vissuta nel mondo giudaico.

La libertà dalle preoccupazioni Il discepolo non può stare con le mani in mano o esimersi dalle difficoltà che la vita riserva, ma deve prendere coscienza che la costruzione del regno è l'impegno prioritario e più urgente del credente. Il testo che invita a non preoccuparsi non è un manifesto contro il lavoro o più in generale di incentivo al disimpegno nei confronti del mondo e della storia, né tanto meno contiene un ap­pello ecologico o a una visione provvidenzialista che spinge ad attendere tutto da Dio. Esso è invece il risultato della riflessione sulla priorità del regno e della giusti­zia che diventano i criteri di scelta per tutti gli impegni umani, anche per quelli tesi a procurarsi il cibo e il vestito.


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Introduzione al “discorso della montagna” 1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

Le Beatitudini 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Sale della terra, luce del mondo 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Gesù e la Legge mosaica I princìpi generali 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

1° caso: omicidio e rapporto coi fratelli 21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. 23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. 25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

2° caso: adulterio e ostacoli alla fede 27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. 29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

3° caso: il divorzio 31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

4° caso: giurare il falso e non giurare affatto 33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

5° caso: la legge del taglione 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

6° caso l'amore per i nemici 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.


Approfondimenti

Introduzione al “discorso della montagna” Il discorso della montagna (Mt 5,1-7,29) è il primo dei cinque grandi discorsi sul Regno in cui viene illustrato il programma dell'opera del Messia. Dall'introduzione sembra che i destinatari del discorso sono i discepoli, ma in conclusione (Mt 7,28) si dice che sono le folle ad averlo ascoltato e che per questo erano stupite: l'insegnamento di Gesù non è solo per alcuni! È indirizzato alle folle, cioè a tutti i cristiani.

Le Beatitudini Le beatitudini sono l'annuncio che il Regno di Dio è arrivato per tutti! Gesù non le ha solo proclamate, è stato il primo a viverle: nella sua vita lui ha cercato i poveri, li ha amati e prediletti. Egli stesso fu povero, sofferente, affamato, perseguitato eppure amato da Dio. Le beatitudini indicano due orientamenti fondamentali: 1. aprirsi al dono di Dio (la fede) 2. permettere che questo dono si allarghi ai fratelli e crei una comunità (la carità).

Sale della terra, luce del mondo Gesù suggerisce ai discepoli che il Regno di Dio dev'essere svelato: questo sarà possibile se loro per primi faranno le opere che il Vangelo suggerisce! Essi comprendono che è possibile rendere visibile nella loro vita la forza trasformante del Vangelo e cercano di vivere secondo l'amore nuovo, quello che Gesù stesso vive nei loro confronti.

Gesù e la Legge mosaica Gesù mentre da una parte rivendica la pretesa di essere in continuità con la Legge antica, dall'altra si pone con un chiaro e ripetuto atteggiamento di rottura di fronte ad essa. Tutti i casi descritti in questa sezione non sono altro che l'applicazione concreta del detto di Gesù al v. 20 «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Impariamo così che c'è un modo diverso (da quello degli scribi e dei farisei) di leggere la Scrittura e di scoprire la volontà di Dio per poi metterla in pratica: è la nuova “morale” proposta dal Vangelo. Il messaggio di Gesù è in continuità con l'Antico Testamento perché ne recupera il centro e la tensione per poi portarli a compimento.


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Le tentazioni di Gesù 1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Gesù si reca in Galilea e là inizia a predicare 12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. 17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

La chiamata dei primi quattro pescatori 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

L'attività di Gesù per il popolo 23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.


Approfondimenti

(cf Santi Grasso IL VANGELO DI MATTEO © 2014, Città Nuova Editrice)

Nel battesimo è stata pro­clamata la particolare relazione filiale di Gesù con Dio (Mt 3, 17), nelle tentazioni essa viene verificata. La relazione tra battesimo e tentazioni è confermata dalla presenza dello Spirito che sceso su Gesù quando sale dall'acqua (Mt 3, 16), ora lo conduce nel deserto (Mt 4, 1).

Le tentazioni di Gesù I vangeli sinottici riportano l'episodio delle tentazioni di Gesù prima che egli dia avvio al suo ministero pubblico. Negli altri sinottici le tentazioni sembrano avvenire durante il periodo dei quaranta giorni, in Matteo hanno luogo alla sua conclusione. Le tentazioni di Gesù costituiscono un'esperienza paradigmatica e interpretano quelle inevitabili della comunità cristiana o del credente, che nella storia sono indotti a vivere la relazione di fede in modo miracolistico o nell'abuso di potere. Al contrario del popolo d'Israele, la comunità associata a Gesù è chiamata a vivere la fede nell'obbedienza alla volontà di Dio e in opposizione a tutte quelle forze di male che, identificate e concentrate nella figura dell'agente del male, hanno lo scopo di minare alla radice il rapporto tra Dio e il credente.

Gesù si reca in Galilea e là inizia a predicare L'attività di Gesù si inserisce nel clima minaccioso dell'arresto di Giovanni, il quale presenta in prospettiva l'esito tragico della stessa missione messianica. Tale attività, descritta in modo sintetico, corrisponde all'appello alla conversione e all'an­nuncio del regno. A sua volta questo duplice annuncio mette in rilievo un doppio impegno, quello di Dio e quello dell'uomo. L'importanza di una missione iniziata in Galilea, compimento della promessa biblica, sta nella sua configurazione etnica, «Galilea delle genti». L'attività di Gesù, sebbene stia sotto la minaccia del potere politico omicida, si svolge in un ambito cosmopolita, prefigurazione della missione a tutte le genti (Mt 28, 16-20). Lontana dalle istituzioni religiose della Giudea legate al tempio di Gerusalemme, la Galilea è un territorio dove la presenza di Dio è stata dimenticata: non senza motivo proprio là ha inizio la missione di Gesù.

La chiamata dei primi quattro pescatori La chiamata dei primi quattro pescatori, senza la quale Gesù sembra non voglia dare inizio alla sua missione, nella sua essenzialità si presenta come un modello imprescindibile per interpretare e capire ogni esperienza vocazionale. La totale ini­ziativa di Gesù sottolinea l'aspetto della gratuità, fondamentale in ogni chiamata. I quattro uomini non vengono infatti convocati attraverso segni straordinari o mira­colosi, ma nella ferialità della loro attività professionale. A differenza degli ambienti rabbinici, in cui lo studio della Torah costituiva l'unico scopo del discepolato, il motivo di fondo nella chiamata dei pescatori sta nella sequela di Gesù. Ciò che risulta nuovo nel mondo giudaico è la radicale ed esigente richiesta nei confronti dell'ambiente e delle relazioni precedenti. Essi devono abbandonare non solo le loro attività professionali, ma anche i rapporti affettivi e familiari. Ciononostante la chiamata non si esaurisce semplicemente in una condivisione di vita con Gesù, ma si pone in rapporto alle esigenze della missione, relativamente ai bisogni reali degli uomini.

L'attività di Gesù per il popolo Gesù è il messia per tutto il popolo d'Israele, ma la sua attività lascia trasparire un'apertura anche nei confronti di chi non vi appartiene. La presentazione sintetica della sua missione mette in rilievo le caratteristiche del suo ministero: l'annuncio del vangelo del regno e la cura degli ammalati. Le due attività si avvalorano l'una con l'altra: l'annuncio diventa efficace attraverso l'azione solidale nei confronti dei bisognosi.


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