📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

Vanità, ira e gelosia 1Non vantarti del domani, perché non sai neppure che cosa genera l'oggi. 2Ti lodi un estraneo e non la tua bocca, uno sconosciuto e non le tue labbra. 3La pietra è greve, la sabbia è pesante, ma più d'entrambi la collera dello stolto. 4L'ira è crudele, il furore è impetuoso, ma alla gelosia chi può resistere?

L’amicizia e la cura delle cose 5Meglio un rimprovero aperto che un amore nascosto. 6Leali sono le ferite di un amico, ingannevoli i baci di un nemico. 7Lo stomaco sazio disprezza il miele, per lo stomaco affamato anche l'amaro è dolce. 8Come un uccello che vola lontano dal nido, così è l'uomo che va errando lontano da casa. 9Profumo e incenso allietano il cuore e il consiglio dell'amico addolcisce l'animo. 10Non abbandonare il tuo amico né quello di tuo padre, non entrare nella casa di tuo fratello nel giorno della tua disgrazia. Meglio un amico vicino che un fratello lontano. 11Sii saggio, figlio mio, e allieterai il mio cuore; così avrò di che rispondere a colui che mi insulta. 12L'accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano. 13Prendigli il vestito perché si è fatto garante per un estraneo, e tienilo in pegno per uno sconosciuto. 14Chi benedice il prossimo di buon mattino ad alta voce, sarà considerato come se lo maledicesse. 15Lo stillicidio incessante in tempo di pioggia e una moglie litigiosa si rassomigliano: 16chi vuole trattenerla, trattiene il vento e raccoglie l'olio con la mano destra. 17Il ferro si aguzza con il ferro e l'uomo aguzza l'ingegno del suo compagno. 18Chi custodisce un fico ne mangia i frutti, chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori. 19Come nell'acqua un volto riflette un volto, così il cuore dell'uomo si riflette nell'altro. 20Come il regno dei morti e l'abisso non si saziano mai, così non si saziano mai gli occhi dell'uomo. 21Come il crogiuolo è per l'argento e il forno è per l'oro, così l'uomo rispetto alla bocca di chi lo loda. 22Anche se tu pestassi lo stolto nel mortaio tra i grani con il pestello, non si allontanerebbe da lui la sua stoltezza. 23Preòccupati dello stato del tuo gregge, abbi cura delle tue mandrie, 24perché le ricchezze non sono eterne e una corona non dura per sempre. 25Tolto il fieno, ricresce l'erba nuova e si raccolgono i foraggi sui monti; 26gli agnelli ti danno le vesti e i capretti il prezzo per comprare un campo, 27le capre ti danno latte abbondante per nutrire te, per nutrire la tua famiglia e mantenere le tue domestiche.

_________________ Note

27,14 Chi benedice il prossimo…: un richiamo a non esagerare nelle lodi.

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Approfondimenti

vv. 1-2. La radice hll, «lodare, vantare» collega i due versetti. Confidare su meriti o realizzazioni future è per i saggi assurdo: l'uomo non può in alcun modo disporre del domani, perciò non deve mai vantarsi anzitempo. La lode vera è quella che proviene alla persona da un estraneo e ciò significa non solo che la persona non è un buon giudice di se stessa, ma anche che bisogna essere cauti rispetto alle lodi di chi ci è familiare, dato che potrebbero essere dettate da servilismo (se rivolte a un'autorità) o mosse da secondi fini.

v. 7. Anche la pietanza più appetitosa è rifiutata da colui che ormai è sazio, ma chi è affamato può ritenere prelibato anche il peggiore dei cibi.

v. 13. Il versetto riprende 20,16.

vv. 15-16. La donna litigiosa è descritta attraverso tre metafore: la sua condotta è fastidiosa e snervante come una pioggerella persistente ed è inoltre incorreggibile, per cui il marito che la tiene con sé è costretto ad affrontare un'impresa pressoché disperata, dato che ella come il vento è indomabile e come l'olio è sempre sfuggente.

v. 19. Le incertezze del testo non consentono un'interpretazione univoca. Se si traduce «come l'acqua (riflette) il volto per il volto, così il cuore dell'uomo a se stesso» il significato è che ognuno conosce se stesso se sa guardare dentro di sé, alla sua coscienza e perciò ai suoi pensieri e alle sue aspirazioni. Se invece la seconda parte si traduce «così il cuore dell'uomo a un altro», si può collegare con il v. 17 e in tal modo il versetto sarebbe da interpretare nel senso che la persona si conosce nella relazione con l'altro: si ha bisogno del prossimo per conoscere se stessi.

vv. 23-27. Un quadretto di vita pastorale che il saggio presenta come stile di vita da seguire: non le ricchezze facili (commercio, usura?) e neppure l'attività agricola (v. 25) consentono di guardare con fiducia al futuro: l'attività tradizionale (la pastorizia) rappresenta invece il provento sicuro e la garanzia per sé e la propria famiglia.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Il ritratto dello stolto 1Come neve d'estate e pioggia alla mietitura, così l'onore non conviene allo stolto. 2Come passero che svolazza, come rondine che volteggia, così una maledizione immotivata non ha effetto. 3La frusta per il cavallo, la cavezza per l'asino e il bastone per la schiena degli stolti. 4Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza, per non divenire anche tu simile a lui. 5Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza, perché egli non si creda saggio. 6Si taglia i piedi e beve amarezze chi invia messaggi per mezzo di uno stolto. 7Come pendono le gambe da uno zoppo, così una massima sulla bocca dello stolto. 8Come chi lega una pietra alla fionda, così chi attribuisce onori a uno stolto. 9Come ramo spinoso in mano a un ubriaco, così una massima sulla bocca dello stolto. 10È come un arciere che colpisce a caso chi paga lo stolto o stipendia il primo che passa. 11Come il cane torna al suo vomito, così lo stolto ripete le sue stoltezze. 12Hai visto un uomo che è saggio ai suoi occhi? C'è più da sperare da uno stolto che da lui.

Il ritratto del pigro 13Il pigro dice: “C'è una belva per la strada, un leone si aggira per le piazze”. 14La porta gira sui cardini, così il pigro sul suo letto. 15Il pigro immerge la mano nel piatto, ma dura fatica a riportarla alla bocca. 16Il pigro si crede più saggio di sette persone che rispondono con senno.

Il ritratto del denigratore e del bugiardo 17È simile a chi prende un cane per le orecchie un passante che si intromette nella lite di un altro. 18Come un pazzo che scaglia tizzoni e frecce di morte, 19così è colui che inganna il suo prossimo e poi dice: “Ma sì, è stato uno scherzo!”. 20Per mancanza di legna il fuoco si spegne; se non c'è il calunniatore, il litigio si calma. 21Mantice per il carbone e legna per il fuoco, tale è l'attaccabrighe per attizzare le liti. 22Le parole del calunniatore sono come ghiotti bocconi, che scendono fin nell'intimo. 23Come patina d'argento su un coccio di creta sono le labbra lusinghiere con un cuore maligno. 24Chi odia si maschera con le labbra, ma nel suo intimo cova inganni; 25anche se usa espressioni melliflue, non credergli, perché nel cuore egli ha sette obbrobri. 26Chi odia si nasconde con astuzia, ma la sua malizia apparirà pubblicamente. 27Chi scava una fossa vi cadrà dentro e chi rotola una pietra, gli ricadrà addosso. 28Una lingua bugiarda fa molti danni, una bocca adulatrice produce rovina.

_________________ Note

26,6 Si taglia i piedi: cioè arreca un danno gravissimo a se stesso.

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Approfondimenti

vv. 1-28. Possiamo individuare nel capitolo una certa organizzazione per temi: lo stolto (vv. 1-12), il pigro (vv. 13-16), le liti (vv. 17-19), l'uso della lingua (vv. 20-28).

v. 2. La maledizione non è efficace di per se stessa, come un atto magico, ma rappresenta un modo di invocare l'intervento divino sul colpevole, che altrimenti rimarrebbe impunito; di conseguenza una maledizione pronunciata contro un innocente non sortirà alcun effetto, perciò non la si deve temere.

vv. 4-5. I due detti sono apparentemente contraddittori, ma essi esprimono un paradosso: non si intende negare la validità dell'uno affermando l'altro, ma dire che entrambi contengono un aspetto di verità e che la verità completa si realizza accogliendoli entrambi. La risposta è un atto che consegue a un altro e che dipende dalla situazione concreta: in un caso si risponde con prudenza, senza entrare in contraddittorio, per non essere sminuiti, in un altro si ribatte apertamente, per dare una lezione allo stolto.

vv. 20-28. L'accento è di nuovo posto sull'uso negativo del linguaggio: la calunnia, che suscita contese e inimicizie (vv. 20-22), l'adulazione (v. 23), la simulazione (vv. 24-26).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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ALTRI PROVERBI DI SALOMONE RACCOLTI DAGLI UOMINI DI EZECHIA, RE DI GIUDA (25,1-29,27)

Massime, consigli, raccomandazioni 1Anche questi sono proverbi di Salomone, raccolti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda. 2È gloria di Dio nascondere le cose, è gloria dei re investigarle. 3I cieli per la loro altezza, la terra per la sua profondità e il cuore dei re sono inesplorabili. 4Togli le scorie dall'argento e l'orafo ne farà un bel vaso; 5togli il malvagio dalla presenza del re e il suo trono si stabilirà sulla giustizia. 6Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, 7perché è meglio sentirsi dire: “Sali quassù”, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante. Ciò che i tuoi occhi hanno visto, 8non esibirlo troppo in fretta in un processo; altrimenti che farai alla fine, quando il tuo prossimo ti svergognerà? 9La tua causa discutila con il tuo vicino, ma non rivelare il segreto altrui, 10perché chi ti ascolta non ti biasimi e il tuo discredito sarebbe irreparabile. 11Come mele d'oro su vassoio d'argento cesellato, è una parola detta a suo tempo. 12Come anello d'oro e collana preziosa è un saggio che ammonisce un orecchio attento. 13Come il fresco di neve al tempo della mietitura è un messaggero fedele per chi lo manda: egli rinfranca l'animo del suo signore. 14Nuvole e vento, ma senza pioggia, tale è l'uomo che si vanta di regali che non fa. 15Con la pazienza il giudice si lascia persuadere, una lingua dolce spezza le ossa. 16Se hai trovato il miele, mangiane quanto ti basta, per non esserne nauseato e poi vomitarlo. 17Metti di rado il piede in casa del tuo vicino, perché, stanco di te, non ti prenda in odio. 18Mazza, spada e freccia acuta è colui che depone il falso contro il suo prossimo. 19Quale dente cariato e quale piede slogato, tale è l'appoggio del perfido nel giorno della sventura. 20Come chi toglie il mantello in un giorno di freddo e come chi versa aceto su una piaga viva, tale è colui che canta canzoni a un cuore afflitto. 21Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere, 22perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà. 23La tramontana porta la pioggia, la lingua maldicente provoca lo sdegno sul volto. 24È meglio abitare su un angolo del tetto, che avere casa in comune con una moglie litigiosa. 25Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano. 26Fontana torbida e sorgente inquinata, tale è il giusto che vacilla di fronte al malvagio. 27Mangiare troppo miele non è bene, né cercare onori eccessivi. 28Una città smantellata, senza mura, tale è chi non sa dominare se stesso.

_________________ Note

25,1-29,27 La quinta raccolta di proverbi, che qui inizia e si protrae fino a 29,27, è abbastanza ampia. Anche questa è attribuita a Salomone, il sovrano saggio per eccellenza. Come è detto in 25,1, si tratta di proverbi e massime fissati nello scritto al tempo del re Ezechia (VIII-VII sec.).

25,1 Ezechia: regnò in Gerusalemme dal 716 al 687 circa, al tempo del profeta Isaia. Gli uomini erano probabilmente gli scribi della corte reale.

25,7 è meglio sentirsi dire: è interessante confrontare questo passo con Lc 14,7-11.

25,22 ammasserai carboni ardenti: è un’immagine che significa “far arrossire dalla vergogna” (vedi Rm 12,20).

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Approfondimenti

vv. 2-7b. I detti sono accomunati dal riferimento al re. A differenza dell'agire di Dio, che l'uomo non può mai totalmente afferrare, un re sarà tanto più stimato e le sue scelte tanto più apprezzate, quanto più esse saranno intelligibili e ponderate con attenzione (v. 2); tuttavia egli deve essere a tal punto acuto e penetrante e flessibile nei suoi pensieri da non essere mai totalmente prevedibile e scontato nelle sue decisioni: ciò innalza il suo prestigio (v. 3). Non basta però al re la destrezza: se vuole davvero consolidare il suo trono egli deve eliminare gli elementi negativi dalla sua corte e dal suo popolo (vv. 4-5). Il saggio si volge poi a consigliare l'atteggiamento da tenere davanti al re: nessuna ambizione e nessuna vanità, ma piuttosto il fedele adempimento dei propri doveri che solo può motivare l'apprezzamento del superiore (vv. 6-7b; cfr. Lc 14,7-11).

vv. 7c-10. Le controversie tra i cittadini si risolvono in tribunale, attraverso un dibattito che si basa sulle testimonianze. Incontriamo qui l'accostamento di due detti (vv. 7c-8 e 9-10) che esprimono talune riserve su un ricorso facile al tribunale per risolvere le questioni con il prossimo: anche se si è testimoni oculari di un fatto, non bisogna agire affrettatamente, perché si può essere sempre smentiti da un osservatore più attento; inoltre è sempre opportuno risolvere in privato talune controversie che potrebbero mettere in cattiva luce una persona, perché in tal caso l'accusatore stesso potrebbe essere poi considerato sleale e inaffidabile dai suoi vicini (un comportamento simile è suggerito in Mt 18, 15).

vv. 21-22. Un consiglio ripreso alla lettera da Paolo (Rm 12, 20).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Massime di vita pratica 1Non invidiare le persone malvagie, non desiderare di stare con loro, 2poiché il loro cuore trama rovine e le loro labbra non esprimono che malanni. 3Con la sapienza si costruisce una casa e con la prudenza la si rende salda; 4con la scienza si riempiono le sue stanze di tutti i beni preziosi e deliziosi. 5Il saggio cresce in potenza e chi è esperto aumenta di forza. 6Perché con le strategie si fa la guerra e la vittoria dipende dal numero dei consiglieri. 7È troppo alta la sapienza per lo stolto, alla porta della città egli non potrà aprire bocca. 8Chi trama per fare il male si chiama mestatore. 9Il proposito dello stolto è il peccato e lo spavaldo è aborrito da tutti. 10Se te ne stai indolente nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. 11Libera quelli che sono condotti alla morte e salva quelli che sono trascinati al supplizio. 12Se tu dicessi: “Io non lo sapevo”, credi che non l'intenda colui che pesa i cuori? Colui che veglia sulla tua vita lo sa; egli renderà a ciascuno secondo le sue opere. 13Mangia il miele, figlio mio, perché è buono e il favo è dolce al tuo palato. 14Sappi che tale è la sapienza per te; se la trovi, avrai un avvenire e la tua speranza non sarà stroncata. 15Non insidiare, come un malvagio, la dimora del giusto, non distruggere la sua abitazione, 16perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma i malvagi soccombono nella sventura. 17Non ti rallegrare per la caduta del tuo nemico e non gioisca il tuo cuore, quando egli soccombe, 18perché il Signore non veda e se ne dispiaccia e allontani da lui la sua collera. 19Non irritarti per i malfattori e non invidiare i malvagi, 20perché non ci sarà avvenire per il cattivo e la lampada dei malvagi si spegnerà. 21Figlio mio, temi il Signore e il re, e con i ribelli non immischiarti, 22perché improvviso sorgerà il loro castigo e la rovina mandata da entrambi chi la conosce?

ALTRI INSEGNAMENTI DEI SAGGI (24,23-34)

Non fare preferenze 23Anche queste sono parole dei saggi. Avere preferenze personali in giudizio non è bene. 24Chi dice al malvagio: “Tu sei innocente”, i popoli lo malediranno, le genti lo detesteranno; 25a chi invece lo punisce tutto andrà bene, su di lui si riverserà la benedizione. 26Dà un bacio sulle labbra chi risponde con parole giuste. 27Cura prima il tuo lavoro di fuori e prepàratelo nel tuo campo, e poi costruisciti la casa. 28Non testimoniare senza motivo contro il tuo prossimo, non ingannare con le labbra. 29Non dire: “Come ha fatto a me così io farò a lui, renderò a ciascuno come si merita”.

Il ritratto del pigro 30Sono passato vicino al campo di un pigro, alla vigna di un uomo insensato: 31ecco, ovunque erano cresciute le erbacce, il terreno era coperto di cardi e il recinto di pietre era in rovina. 32Ho osservato e ho riflettuto, ho visto e ho tratto questa lezione: 33un po' dormi, un po' sonnecchi, un po' incroci le braccia per riposare, 34e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l'indigenza, come se tu fossi un accattone.

_________________ Note

24,7 alla porta della città: vedi 1,20-21 e nota relativa.

24,12 Se tu dicessi…: invito a testimoniare per un innocente.

24,23 Come lascia intendere il v. 23, inizia qui un’altra piccola raccolta di parole dei saggi. È la quarta che troviamo nel libro dei Proverbi e ha un contenuto che la differenzia poco dalle precedenti raccolte.

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Approfondimenti

vv. 1-7. A un ammonimento in forma negativa seguito dalla motivazione (vv. 1-2) che riprende 23,17, fanno seguito tre sentenze che intendono esaltare i vantaggi che la sapienza conferisce a colui che si pone alla sua sequela: una vita sicura, nel benessere e nella prosperità, è garantita dalla sapienza (vv. 3-4); la vittoria non dipende soltanto dalla forza dei combattenti e dalla consistenza degli eserciti, ma dall'abilità degli strateghi e dai consiglieri che fanno loro corona (vv. 5-6); nella pubblica assemblea o nel tribunale la parola dello stolto non sarà presa in considerazione: nulla di convincente saprà esporre (v. 7).

vv. 10-12. La connessione tematica fra i tre versetti non è del tutto sicura, anche se non va esclusa. Ammesso che siano da leggere insieme, possiamo evincere una situazione in cui il saggio deve affrontare il caso di una persona ingiustamente accusata e di cui egli debba prendere le difese, pur andando incontro ad avversità (vv. 10-11). Il saggio è invitato a non trarsi da parte con scuse gratuite: il vero giudice è il Signore (v. 12) e a lui compete anche di valutare la condotta del saggio e quindi la coerenza tra i suoi principi e le sue azioni.

vv. 21-22. L'istruzione si conclude sottolineando l'atteggiamento fondamentale che deve ispirare la condotta del saggio, il «timore». A differenza delle precedenti ricorrenze (cfr. 1,7; 9,10; 15,33), qui al timore del Signore è unito quello del re e la motivazione aggiunta all'esortazione (v. 22), che sottolinea il castigo e la calamità, mostra che in questo caso il vocabolo indica la paura vera e propria. Il cortigiano deve sempre agire con prudenza per non suscitare mai l'ira del re (cfr. 16,14; 19,12; 20,2), ma deve anche tener presente che al di sopra del re vi è un altro che valuta le sue azioni, il cui castigo è ancor più temibile.

vv. 23-34. Questa breve collezione si divide in tre parti: una condanna della parzialità nei giudizi (vv. 23b-25); alcuni detti singoli (vv. 26-29); un quadretto descrittivo che tratta del pigro e ne valuta il comportamento (vv. 30-34).

vv. 23b-25. L'imparzialità da parte dei giudici è esigenza fondamentale di ogni società, perciò l'insistenza sul tema accomuna il nostro testo sia alle sezioni legali dell'AT (cfr. Lv 19,15; Dt 1,17; 16,19) che a quelle profetiche (cfr. Is 10,1-2; Am 5,12.15; Mic 3,9-11).

v. 29. I saggi hanno già indicato che la vendetta non è una risposta adeguata al male subito (cfr. 20,22) e ancora ammoniscono a non covare né rancori né vendette. Tale insegnamento è ulteriormente sviluppato in Sir 28,1-7 e troverà il suo completamento nel NT (cfr. Mt 5,38-40; 6,12.14-15; Rm 12,17-19).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Vincere la golosità 1Quando siedi a mangiare con uno che ha autorità, bada bene a ciò che ti è messo davanti; 2mettiti un coltello alla gola, se hai molto appetito. 3Non bramare le sue ghiottonerie, perché sono un cibo fallace. 4Non affannarti per accumulare ricchezze, sii intelligente e rinuncia. 5Su di esse volano i tuoi occhi ma già non ci sono più: perché mettono ali come aquila e volano verso il cielo. 6Non mangiare il pane dell'avaro e non bramare le sue ghiottonerie, 7perché, come uno che pensa solo a se stesso, ti dirà: “Mangia e bevi”, ma il suo cuore non è con te. 8Vomiterai il boccone che hai mangiato e rovinerai le tue parole gentili.

Rispettare il prossimo e i suoi beni 9Non parlare agli orecchi di uno stolto, perché egli disprezzerà le tue sagge parole. 10Non spostare il confine antico, e non invadere il campo degli orfani, 11perché il loro vendicatore è forte e difenderà la loro causa contro di te. 12Apri il tuo cuore alla correzione e il tuo orecchio ai discorsi sapienti. 13Non risparmiare al fanciullo la correzione, perché se lo percuoti con il bastone non morirà; 14anzi, se lo percuoti con il bastone, lo salverai dal regno dei morti.

Consigli di un padre 15Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. 16Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette. 17Non invidiare in cuor tuo i peccatori, ma resta sempre nel timore del Signore, 18perché così avrai un avvenire e la tua speranza non sarà stroncata. 19Ascolta, figlio mio, e sii saggio e indirizza il tuo cuore sulla via retta. 20Non essere fra quelli che s'inebriano di vino né fra coloro che sono ingordi di carne, 21perché l'ubriacone e l'ingordo impoveriranno e di stracci li rivestirà la sonnolenza. 22Ascolta tuo padre che ti ha generato, non disprezzare tua madre quando è vecchia. 23Acquista la verità e non rivenderla, la sapienza, l'educazione e la prudenza. 24Il padre del giusto gioirà pienamente, e chi ha generato un saggio se ne compiacerà. 25Gioiscano tuo padre e tua madre e si rallegri colei che ti ha generato. 26Fa' bene attenzione a me, figlio mio, e piacciano ai tuoi occhi le mie vie: 27una fossa profonda è la prostituta, e un pozzo stretto la straniera. 28Ella si apposta come un ladro e fra gli uomini fa crescere il numero dei traditori.

Il ritratto dell’ubriaco 29Per chi i guai? Per chi i lamenti? Per chi i litigi? Per chi i gemiti? A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi torbidi? 30Per quelli che si perdono dietro al vino, per quelli che assaporano bevande inebrianti. 31Non guardare il vino come rosseggia, come scintilla nella coppa e come scorre morbidamente; 32finirà per morderti come un serpente e pungerti come una vipera. 33Allora i tuoi occhi vedranno cose strane e la tua mente dirà cose sconnesse. 34Ti parrà di giacere in alto mare o di giacere in cima all'albero maestro. 35“Mi hanno picchiato, ma non sento male. Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto. Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro!“.

_________________ Note

23,2 mettiti un coltello alla gola: il significato è di frenare la gola.

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Approfondimenti

vv. 1-8. Le tre ammonizioni sono accomunate dalla messa in guardia di fronte ai pericoli connessi con il mancato controllo del propri appetiti (cioè i desideri o le ambizioni). Neppure quando è seduto a tavola il saggio deve smettere il suo autocontrollo, perché il superiore è bene attento a ogni aspetto della sua personalità (vv. 1-3). La ricchezza non rappresenta la vera sicurezza dell'uomo, perché è un bene fugace: ecco perché il saggio concentra i suoi sforzi su acquisizioni assai più importanti (vv. 4-5). L'invito e le profferte di un uomo avaro e taccagno sono soltanto all'apparenza espressione di generosità: egli si serve del suo prossimo, per questo il saggio deve stare in guardia, affinché il cibo che ha mangiato non diventi come un «pelo in gola» e le parole di lode che ha pronunciato non si ritorcano contro di lui (vv. 6-8).

vv. 15-25. Il maestro gioisce nel vedere che il suo discepolo segue e pratica i suoi insegnamenti (vv. 15-16), ma il discepolo deve prendere coscienza che l'educazione impartitagli non è soltanto per gratificare il maestro (v. 15) o i genitori (v. 25), ma rappresenta la vera garanzia per una vita riuscita (v. 18), giacché lo allontana dal male, collocandolo nella giusta relazione con Dio (v. 17).

vv. 26-28. Il tema è stato diffusamente trattato nella prima collezione. La straniera distoglie il discepolo dall'insegnamento del saggio e induce a comportamenti che lacerano il tessuto sociale.

vv. 29-35. Si tratta di uno dei brani più efficaci di tutta la letteratura sapienziale, soprattutto per l'arte retorica che dispiega: brevi domande, frasi incisive, immagini vivide, discorso in prima persona (sul tema cfr. Sir 31,25-31). Il saggio deve essere sempre perspicace e pronto, a differenza dell'ubriaco la cui mente è ottenebrata e la cui volontà è ormai asservita (come mostra la splendida descrizione caricaturale dei vv. 33-35).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Raccomandazioni varie 1Un buon nome è preferibile a grandi ricchezze e la benevolenza altrui vale più dell'argento e dell'oro. 2Il ricco e il povero s'incontrano in questo: il Signore ha creato l'uno e l'altro. 3L'accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano. 4Frutti dell'umiltà sono il timore di Dio, la ricchezza, l'onore e la vita. 5Spine e tranelli sono sulla via del perverso; chi ha cura di se stesso se ne tiene lontano. 6Indirizza il giovane sulla via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà. 7Il ricco domina sul povero e chi riceve prestiti è schiavo del suo creditore. 8Chi semina ingiustizia raccoglie miseria e il bastone che usa nella sua collera svanirà. 9Chi è generoso sarà benedetto, perché egli dona del suo pane al povero. 10Scaccia lo spavaldo e la discordia se ne andrà: cesseranno i litigi e gli insulti. 11Chi ama la schiettezza del cuore e la benevolenza sulle labbra, sarà amico del re. 12Gli occhi del Signore custodiscono la scienza: in tal modo egli confonde le parole del perfido. 13Il pigro dice: “C'è un leone là fuori: potrei essere ucciso in mezzo alla strada”. 14La bocca delle straniere è una fossa profonda: vi cade colui che è in ira al Signore. 15La stoltezza è legata al cuore del fanciullo, ma il bastone della correzione l'allontana da lui. 16Chi opprime il povero non fa che arricchirlo, chi dà a un ricco non fa che impoverirsi.

INSEGNAMENTI DEI SAGGI (22,17-24,22)

Invito all’ascolto 17Porgi l'orecchio e ascolta le parole dei sapienti, applica la tua mente alla mia istruzione: 18ti saranno piacevoli se le custodirai nel tuo intimo, se le terrai pronte sulle tue labbra. 19Perché sia riposta nel Signore la tua fiducia, oggi le faccio conoscere a te. 20Ecco, ho scritto per te trenta massime, in materia di consigli e di saggezza, 21perché tu sappia riferire in modo conveniente parole di verità e possa riportarle a quelli che ti mandano.

Consigli dettati dai saggi 22Non depredare il povero perché egli è povero, e non affliggere il misero in tribunale, 23perché il Signore difenderà la loro causa e spoglierà della vita coloro che li hanno spogliati. 24Non ti associare a un collerico e non praticare un uomo iracondo, 25per non abituarti alle sue maniere e procurarti una trappola per la tua vita. 26Non essere di quelli che danno la mano e si fanno garanti dei debiti altrui, 27perché, se poi non avrai da pagare, si dovrebbe togliere il letto di sotto a te. 28Non spostare il confine antico, che è stato posto dai tuoi padri. 29Hai visto un uomo sollecito nel lavoro? Egli starà al servizio del re e non al servizio di gente oscura!

_________________ Note

22,17 La terza raccolta di proverbi, che prende il nome dai sapienti evocati nel v. 17, è piuttosto breve e presenta elementi riconducibili a un testo sapienziale egiziano, conosciuto come Insegnamento di Amenemope (risalente al XIII-XII sec.). L’accenno alle trenta massime in 22,20 forse allude ai trenta capitoli (o “stanze”) di cui si componeva quel testo.

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Approfondimenti

vv. 1-2. Il saggio non disprezza la ricchezza, perché anch'essa rappresenta una benedizione divina (cfr. Giobbe), ma non la pone al vertice delle sue aspirazioni: assai più vale una considerazione positiva da parte della società (la buona fama, cfr. Qo 7,1). Anche se in ogni contesto sociale si incontrano poveri e ricchi, il valore di una persona non dipende dal suo statuto sociale, perché alla radice della persona sta il suo essere creatura di Dio e ciò conferisce dignità anche al povero (cfr. 14,31; 17,5).

vv. 6.15. L'educazione è un indispensabile mezzo per abilitare la persona ai suoi compiti e a vivere responsabilmente, ma rappresenta pure una correzione a quegli impulsi istintivi che potrebbero fuorviare il giovane.

v. 14. Con la bocca la «straniera» parla e con essa seduce, come già ha illustrato la prima collezione del libro (cfr. 2,16-19; 5,3-14; 6,24-26; 7,6-28).

v. 16. Un'altra traduzione possibile è la seguente: «Chi opprime il povero si arricchisce, chi dà a un ricco si impoverisce soltanto».

Pr 22,17-24,22. Pur mancando di un titolo esplicito (incorporato probabilmente nel primo versetto) la collezione si presenta ben delimitata sia nella forma, sia perché in 24,23 ricorre il titolo di una diversa raccolta, che si ricollega tuttavia a questa («anche queste sono parole dei saggi»). Il v. 22,20, in cui si indicano trenta istruzioni, è da comprendere alla luce della dipendenza della raccolta dall'Insegnamento di Amenemope, il cui testo è diviso appunto in trenta stanze (o paragrafi) e ciò ha indotto taluni a ravvisare trenta detti nella collezione, ma senza risultati definitivi (tenendo conto inoltre che la somiglianza specifica con l'istruzione egiziana non va oltre 23,11). A differenza delle istruzioni contenute in Pr 1-9, in cui si ha uno sviluppo logico del pensiero, la presente istruzione è costituita da comandi, proibizioni e detti separati, proposti da un saggio. Lo stile è quasi sempre quello del parallelismo sinonimico.

vv. 17-21. L'invito all'ascolto e a porgere attenzione all'insegnamento del saggio caratterizza le istruzioni (cfr. Pr 1-9), così come l'insistenza sul valore dell'insegnamento proposto e sui frutti che conseguono alla sua acquisizione.

vv. 22-28. Quattro proibizioni che mettono in guardia il discepolo da altrettanti comportamenti negativi; tre proibizioni sono seguite da una motivazione, mentre la quarta ne è priva ed è inoltre simile a quella contenuta in 23,10. Ciò ha indotto taluni interpreti a vedervi una dittografia, ma non sembra necessario. Ben tre proibizioni si concentrano sui rapporti sociali, accennando a comportamenti che anche altrove sono censurati nella letteratura sapienziale. Anche se nelle controversie giuridiche il ricco e il potente possono far valere la loro supremazia a scapito del povero, essi sono ammoniti che al di sopra del giudizio umano sta il giudizio di Dio, che si colloca dalla parte del povero e realizzerà appieno la giustizia (vv. 22-23); garantire per il prossimo rappresenta un pericolo già altrove segnalato (vv. 26-27; cfr. Pr 6,1-5; 11,15; 17,18); pur mancando della motivazione, la proibizione del v. 28, definendo il confine «antico» (ᵉôlām) e «posto dai tuoi padri», indica che la proprietà ereditaria è inalienabile e inviolabile (cfr. 1Re 21,4): certamente un limite imposto a coloro che avendo notevoli risorse economiche volevano fare man bassa del territorio (cfr. Is 5,8).

v. 29. L'Insegnamento di Amenemope ha una conclusione affine: «Uno scriba esperto nel suo mestiere si ritroverà degno di essere un uomo di corte».

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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L’agire del giusto e dell’empio 1Il cuore del re è un corso d'acqua in mano al Signore: lo dirige dovunque egli vuole. 2Agli occhi dell'uomo ogni sua via sembra diritta, ma chi scruta i cuori è il Signore. 3Praticare la giustizia e l'equità per il Signore vale più di un sacrificio. 4Occhi alteri e cuore superbo, lucerna dei malvagi è il peccato. 5I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto, ma chi ha troppa fretta va verso l'indigenza. 6Accumulare tesori a forza di menzogne è futilità effimera di chi cerca la morte. 7La violenza dei malvagi li travolge, perché rifiutano di praticare la giustizia. 8La via di un uomo colpevole è tortuosa, ma l'innocente è retto nel suo agire. 9È meglio abitare su un angolo del tetto che avere casa in comune con una moglie litigiosa. 10L'anima del malvagio desidera fare il male, ai suoi occhi il prossimo non trova pietà. 11Quando lo spavaldo viene punito, l'inesperto diventa saggio; egli acquista scienza quando il saggio viene istruito. 12Il giusto osserva la casa del malvagio e precipita i malvagi nella sventura. 13Chi chiude l'orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta. 14Un dono fatto in segreto calma la collera, un regalo di nascosto placa il furore violento. 15È una gioia per il giusto quando è fatta giustizia, mentre è un terrore per i malfattori. 16L'uomo che si scosta dalla via della saggezza, riposerà nell'assemblea delle ombre dei morti. 17Diventerà indigente chi ama i piaceri, chi ama vino e profumi non si arricchirà. 18Il malvagio serve da riscatto per il giusto e il perfido per gli uomini retti. 19Meglio abitare in un deserto che con una moglie litigiosa e irritabile. 20Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio, ma l'uomo stolto dilapida tutto. 21Chi ricerca la giustizia e l'amore troverà vita e gloria. 22Il saggio assale una città di guerrieri e abbatte la fortezza in cui essa confidava. 23Chi custodisce la bocca e la lingua preserva se stesso dalle afflizioni. 24Il superbo arrogante si chiama spavaldo, egli agisce nell'eccesso dell'insolenza. 25Il desiderio del pigro lo porta alla morte, perché le sue mani rifiutano di lavorare. 26L'empio indulge tutto il giorno alla cupidigia, mentre il giusto dona senza risparmiare. 27Il sacrificio dei malvagi è un orrore, tanto più se offerto con cattiva intenzione. 28Il falso testimone perirà, ma chi ascolta potrà parlare sempre. 29Il malvagio assume un'aria sfrontata, l'uomo retto controlla la propria condotta. 30Non c'è sapienza, non c'è prudenza, non c'è consiglio di fronte al Signore. 31Il cavallo è pronto per il giorno della battaglia, ma al Signore appartiene la vittoria.

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Approfondimenti

v. 3. Insistendo su un motivo rinvenibile sia nei testi storici (cfr. 1Sam 15,22) che in quelli profetici (cfr. Is 1,10-20; Am 5,22-24), i saggi mettono in risalto che a determinare la retta relazione con Dio non è la prassi rituale, anche se ricorrente e conforme alle norme, ma la dimensione etica, che include sia la risposta fedele a Dio in conformità alla sua legge, sia la responsabilità verso il prossimo che edifica una società fondata su diritto e giustizia.

v. 11. Una traduzione alternativa, fondata su un'interpretazione del verbo che BC rende con «viene istruito» (śkl), ma che significa pure «prestare attenzione, osservare» (cfr. il v. 12), è la seguente: «Quando l'insolente è punito, l'inesperto apprende e, osservando il saggio, si istruisce».

v. 12. BC vede nel giusto che osserva la sorte degli empi Dio stesso, il quale attua così il suo giudizio su di essi: tale interpretazione è possibile, ma non è l'unica. Il versetto può pure essere tradotto come segue: «Un (uomo) onesto osserva come la casa del malvagio precipita i malvagi nella rovina».

v. 18. Il «riscatto» è la somma che si devolve per liberare una persona da una pena che deve subire, ma questo non è certamente il caso del giusto, la cui condotta non merita punizione. Forse il riferimento è ai castighi che una comunità intera subisce: in quel caso il malvagio è punito, a differenza del giusto che sarà preservato.

vv. 30-31. Il collegamento tra i due vv. permette di cogliere con precisione l'orientamento del v. 30. Il riferimento è ai saggi che ritengono di essere gli unici in grado di gestire i complessi problemi amministrativi e diplomatici di uno stato, una pretesa messa a nudo e contestata anche dai profeti come possiamo vedere tra l'altro in Is 29,14; Ger 9,22. La riuscita e il successo sono sempre frutto dell'agire di JHWH, ma pure la vera sapienza è suo dono, dato che si fonda sul rispetto di lui (cfr. Pr 1,7).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Altre sentenze e massime per la vita quotidiana 1Il vino è beffardo, il liquore è tumultuoso; chiunque si perde dietro ad esso non è saggio. 2La collera del re è come ruggito di leone; chiunque lo irrita rischia la vita. 3È una gloria evitare le contese, attaccar briga è proprio degli stolti. 4Il pigro non ara d'autunno: alla mietitura cerca, ma non trova nulla. 5Acque profonde sono i consigli nel cuore umano, l'uomo accorto le sa attingere. 6Molti proclamano la propria bontà, ma una persona fidata chi la trova? 7Chi cammina nella sua integrità è giusto; beati i figli che lascia dietro di sé! 8Il re che siede in tribunale con il suo sguardo dissipa ogni male. 9Chi può dire: “Ho la coscienza pulita, sono puro dal mio peccato?“. 10Doppio peso e doppia misura sono due cose che il Signore aborrisce. 11Già con le sue azioni il fanciullo rivela se è puro e retto il suo comportamento. 12L'orecchio che ascolta e l'occhio che vede: l'uno e l'altro li ha fatti il Signore. 13Non amare il sonno per non diventare povero, tieni gli occhi aperti e avrai pane a sazietà. 14“Robaccia, robaccia” dice chi compra, ma quando se ne va, allora se ne vanta. 15C'è possesso di oro e moltitudine di perle, ma la cosa più preziosa sono le labbra sapienti. 16Prendigli il vestito perché si è fatto garante per un estraneo e tienilo in pegno per uno sconosciuto. 17È piacevole il pane procurato con frode, ma poi la bocca sarà piena di granelli di sabbia. 18Pondera bene la tua strategia, consìgliati, e fa' la guerra con molta riflessione. 19Chi va in giro sparlando svela il segreto; non associarti a chi ha sempre aperte le labbra. 20Chi maledice il padre e la madre vedrà spegnersi la sua lampada nel cuore delle tenebre. 21Un'eredità accumulata in fretta all'inizio non sarà benedetta alla fine. 22Non dire: “Renderò male per male”; confida nel Signore ed egli ti libererà. 23Il Signore ha in orrore il doppio peso, la bilancia falsa non è cosa buona. 24Il Signore rende sicuri i passi dell'uomo: come può l'essere umano conoscere la sua strada? 25È una trappola esclamare subito: “Sacro!” e riflettere solo dopo aver fatto il voto. 26Un re saggio disperde i malvagi e con la ruota li stritola come paglia. 27Lampada del Signore è lo spirito dell'uomo: essa scruta dentro, fin nell'intimo. 28Bontà e fedeltà vegliano sul re, sulla giustizia è basato il suo trono. 29Vanto dei giovani è la loro forza, ornamento dei vecchi è la canizie. 30Le ferite sanguinanti leniscono il male, le percosse purificano fin nell'intimo.

_________________ Note

20,16 rendigli il vestito: parole di disapprovazione nei confronti di chi si fa garante per un altro e concede incautamente prestiti (vedi anche 6,1-5).

20,22 Non dire: riferimento alla legge del taglione (Es 21,23-24) e invito a superarla.

20,25 Sacro: era la formula con cui si dichiarava la propria offerta a Dio, con i gravi impegni che questa comportava (Dt 23,22-24; vedi anche Mc 7,11-12).

20,26 li stritola come paglia: la trebbiatura del grano si faceva con i carri; le ruote, premendo e pressando, separavano il chicco di grano dalla paglia.

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Approfondimenti

v. 5. I consigli che un uomo formula, al di là della espressione verbale, richiedono l'abilità di chi li ascolta (l'uomo accorto) per essere compresi nella loro profondità (cfr. la splendida scena di 2Sam 17). Questo vale in particolare per il re che necessita di consiglieri per prendere sagge decisioni (cfr. Pr 11,14).

*vv. 8.26. I due versetti sono collegati dall'azione con la quale il re agisce sui malvagi (zrh, «ventilare, passare al vaglio»): in quanto giudice retto e prudente il re è in grado di identificare il male e i malvagi, come il contadino separa la pula dal grano.

** v. 9**. Il raffronto con Pr 16,2 (e 21,2) si impone: solo Dio può giudicare la coscienza dell'uomo e quindi l'uomo per affermare la sua rettitudine deve affidarsi al giudizio di Dio. Riecheggia nel detto la convinzione sovente espressa nell'AT che nessun uomo è senza peccato (cfr. 1Re 8,46; Sal 19,13; 51,7; 43,2; Gb 15,14-16; 25,4-6; Qo 7,20).

vv. 10.23. Cfr. 11,1; 16,11. Si riflette la prassi commerciale di falsificare gli strumenti per pesare o calcolare. Il riferimento a JHWH colloca tale trasgressione nel contesto della relazione religiosa. Non è soltanto una truffa nei confronti del prossimo, ma pure un'offesa a Dio, secondo il dettato della legge (cfr. Lv 19,35-36; Dt 25,13-16).

22. Di fronte al male subito nasce l'esigenza della compensazione, un principio di giustizia che tuttavia sovente si risolve in una vera e propria vendetta; lo stesso vale nell'applicazione rigorosa della legge del taglione. I saggi vedono in questa condotta una prassi nefasta, dato che ripagando il male con il male non si fa che aumentare la quantità di violenza presente nel mondo. Il vero restauratore della giustizia a favore dell'innocente è solo il Signore perché sa punire il colpevole, senza innescare una spirale di male. Si confronti il detto con l'insegnamento di Paolo in Rm 12,14-21.

27. La resa letterale del v. è: «Lampada di JHWH è l'alito umano, che scruta le camere del ventre». L'«alito umano» riprende l'immagine di Gn 2,7 in cui si descrive il principio vitale dell'uomo, mentre le «camere del ventre» esprimono l'interiorità dell'uomo. Il soffio vitale donato da Dio all'uomo è simbolo della possibilità a lui inerente di valutare i propri pensieri e le proprie decisioni alla luce di Dio, senza ingannare perciò se stesso né gli altri.

30. Il proverbio collega una metafora presa dalla medicina con un riferimento alle punizioni corporali: le seconde sono dunque concepite come una terapia incisiva che giunge fino alle radici della perversione, apportando un rimedio radicale.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Sentenze varie 1Meglio un povero dalla condotta integra di uno dalle labbra perverse e che è stolto. 2Il desiderio ansioso senza riflessione non è cosa buona, e chi va a passi frettolosi sbaglia strada. 3La stoltezza dell'uomo rovina la sua via, ma poi egli si adira contro il Signore. 4Le ricchezze moltiplicano gli amici, ma il povero è abbandonato dall'amico che ha. 5Il falso testimone non resterà impunito, chi diffonde menzogne non avrà scampo. 6Molti sono gli adulatori dell'uomo generoso, e tutti sono amici di chi fa doni. 7Il povero è disprezzato dai suoi stessi fratelli, tanto più si allontanano da lui i suoi amici. Egli va in cerca di parole, ma non ci sono. 8Chi acquista senno ama se stesso e chi conserva la prudenza trova fortuna. 9Il falso testimone non resterà impunito, chi diffonde menzogne perirà. 10Allo stolto non conviene una vita agiata, ancor meno a un servo comandare ai prìncipi. 11È segno d'intelligenza per l'uomo trattenere la collera, ed è sua gloria passare sopra alle offese. 12L'ira del re è come ruggito di leone, come rugiada sull'erba è la sua benevolenza. 13Un figlio stolto è una disgrazia per il padre e i litigi della moglie sono come stillicidio incessante. 14La casa e il patrimonio si ereditano dal padre, ma una moglie assennata è dono del Signore. 15La pigrizia fa cadere in torpore, e chi è indolente patirà la fame. 16Chi custodisce il precetto custodisce se stesso, chi trascura la propria condotta morirà. 17Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore, che gli darà la sua ricompensa. 18Correggi tuo figlio, perché c'è speranza, ma non lasciarti andare fino a farlo morire. 19L'iracondo deve essere punito; se lo risparmi, lo diventerà ancora di più. 20Ascolta il consiglio e accetta la correzione, per essere saggio fino al termine della tua vita. 21Molti sono i progetti nel cuore dell'uomo, ma solo i disegni del Signore si compiono. 22Il pregio dell'uomo è la sua bontà; meglio un povero che un bugiardo. 23Il timore di Dio conduce alla vita e chi ne è pieno dorme tranquillo senza essere raggiunto dalla sventura. 24Il pigro immerge la mano nel piatto, ma non è capace di riportarla alla bocca. 25Percuoti lo spavaldo e l'inesperto diventerà accorto, rimprovera il prudente e imparerà la lezione. 26Rovina il padre e fa fuggire la madre un figlio disonorato e infame. 27Figlio mio, cessa di accogliere l'istruzione se vuoi allontanarti dalle parole della sapienza. 28Il testimone iniquo si beffa della giustizia e la bocca dei malvagi ingoia l'iniquità. 29Per gli spavaldi sono pronte le punizioni e le percosse per la schiena degli stolti.

_________________ Note

19,5 Il falso testimone: la falsa testimonianza viene condannata con frequenza nell’AT, anche perché i procedimenti giudiziari si basavano quasi esclusivamente sulla parola dei testimoni.

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Approfondimenti

v. 3. Lo stolto è talmente incapace di rendersi conto della propria situazione che attribuisce i suoi fallimenti e le sue sciagure a Dio e non alla sua condotta dissennata. Anche la sua ira contro Dio rappresenta un ulteriore indizio della sua stupidità (cfr. Sir 15,11-12).

vv. 4.6-7. Mentre la povertà causa in molti casi l'emarginazione sociale (v. 7), la ricchezza può diventare strumento per godere del favore e dell'approvazione della società. I detti non esprimono un giudizio, ma prendono solo atto di una situazione ricorrente. Ciò non significa che i saggi non pongano attenzione alla condizione del povero (cfr. v. 17) o all'ambiguità che può caratterizzare un'amicizia puramente interessata (come mostra il v. 6).

vv. 11-12. L'uomo e il re sono visti in relazione all'ira: l'uomo che sa trattenere l'ira (come Dio, cfr. Es 34,6) e sorvolare sull'offesa ricevuta è veramente saggio; ma la collera del re rappresenterà la rovina per chi ne subirà le conseguenze (cfr. 20,2). I due proverbi sono da leggere probabilmente come consigli dati a coloro che si preparano a rivestire incarichi a corte: un saggio funzionario non si lascia condizionare dalle proprie passioni, né affida il suo successo alle ritorsioni; egli piuttosto conta sul favore del re, che assicura il benessere a chi lo serve fedelmente.

vv. 13-14.26. I rapporti familiari sono un altro dei motivi su cui si appunta l'attenzione dei saggi: l'armonia in famiglia è un bene primario. Il punto di vista è quello del maschio (padre e marito) che deve vigilare sull'educazione del figlio e sulla condotta della moglie. Il v. 14 rappresenta forse la conseguenza del v. 13: chi non è saggio (il «figlio stolto» del v. 13) può certamente ereditare casa e patrimonio, ma vi sono beni che non si ereditano e che dipendono dal favore divino, il quale tuttavia non è per lo stolto.

v. 17. Cfr. vv. 4.6.7. Dio ha cura dei poveri, come mostrano i suoi comandamenti (cfr. Dt 15,7-11); perciò volge il cuore dell'uomo a prendersi cura del fratello che è in difficoltà, garantendo che quel dono non è fatto a vuoto (cfr. Sir 29,8-13).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Importanza della parola 1Chi si tiene appartato cerca il suo piacere e con ogni stratagemma attacca brighe. 2Lo stolto non ama la prudenza, ma vuole solo far mostra dei suoi sentimenti. 3Con la malvagità viene il disprezzo, con il disonore anche l'ignominia. 4Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda, la fonte della sapienza è un torrente che straripa. 5Non è bene usare riguardi al malvagio per far torto al giusto in un giudizio. 6Le labbra dello stolto suscitano liti e la sua bocca gli provoca percosse. 7La bocca dello stolto è la sua rovina e le sue labbra sono una trappola per la sua vita. 8Le parole del calunniatore sono come ghiotti bocconi che scendono fin nel più intimo. 9Chi è già indolente nel suo lavoro è fratello del dissipatore. 10Torre fortificata è il nome del Signore: il giusto vi si rifugia ed è al sicuro. 11I beni del ricco sono la sua roccaforte, sono come un'alta muraglia nella sua immaginazione. 12Prima della caduta il cuore dell'uomo si esalta, prima della gloria c'è l'umiltà. 13Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra stoltezza e ne avrà vergogna. 14Lo spirito dell'uomo lo sostiene nella malattia, ma uno spirito depresso chi lo solleverà? 15Il cuore intelligente acquista la scienza, l'orecchio dei saggi ricerca il sapere. 16Il dono che l'uomo fa gli spiana la via e lo introduce alla presenza dei grandi. 17Il primo a parlare in una lite sembra aver ragione, ma viene il suo avversario e lo confuta. 18La sorte fa cessare le contese e decide fra i potenti. 19Un fratello offeso è più inespugnabile d'una roccaforte, le liti sono come le sbarre di un castello. 20Con il frutto della bocca ci si sazia il ventre, ognuno si sazia con il prodotto delle sue labbra. 21Morte e vita sono in potere della lingua e chi ne fa buon uso ne mangerà i frutti. 22Chi trova una moglie trova una fortuna e ottiene il favore del Signore. 23Il povero parla con suppliche, il ricco risponde con durezza. 24Ci sono compagni che si rovinano a vicenda, ma anche amici più affezionati di un fratello.

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Approfondimenti

vv. 4.6-8. Si insiste ancora sull'uso della parola, dedicando tre versetti all'uso che ne fa lo stolto. Si può notare il chiasmo presente nei vv. 6-7 (virtualmente identici per il significato) nella ricorrenza dei vocaboli labbra/bocca (śᵉpātîm/peh/peh/śᵉpātîm). Il v. 4, nella versione BC, dà l'impressione di esprimere un'antitesi, come se alle parole dell'uomo caratterizzate dalla profondità (e quindi, in una lettura in negativo, oscure o incomprensibili, cfr. Is 33,19; Ez 3,5-6) si contrapponesse la fonte della sapienza. Una lettura più convincente vede invece nelle tre immagini la descrizione delle qualità delle parole della bocca dell'uomo («le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda, ruscello fluente, fonte di sapienza») sulla base anche di Pr 20,5 in cui la profondità assume una connotazione positiva. Si deve tuttavia tener presente che il proverbio non intende in tal modo qualificare ogni uomo: il legame tra uomo e sapienza qualifica i suoi detti e solo quando sono caratterizzati da questa risultano profondi e forieri di benessere, come l'acqua corrente.

vv. 10-11. Il collegamento tra i due versetti è dato dalla ripresa delle due radici ‘z («forte») e šgh («sicuro/alto»): mentre il ricco fa dei suoi beni – illusoriamente? – il proprio baluardo, l'uomo onesto e retto pone la sua sicurezza nella protezione divina.

vv. 12.23. La superbia rappresenta la premessa alla propria rovina, mentre all'opposto l'umiltà è la premessa della gloria. L'attitudine del superbo si orienta anzitutto verso Dio, ma trova espressione anche nel suo rapporto con i suoi simili (v. 23): alla supplica del povero risponde con durezza. Si tratta di un forte atto di accusa, benché espresso in forma constatativa: come mostra tutta la tradizione sapienziale, anche se il povero non trova ascolto alla sua supplica tra i suoi simili, egli sa che la sua difesa è presa da Dio. Ancora una volta la rovina è in agguato contro il ricco/superbo.

v. 16. Non sembra esatto collegare il v. 16 a Pr 17,8 che tratta delle “bustarelle”, anche perché in questo caso non si usa il vocabolo che indica il dono fatto per corrompere (šōḥad), ma il termine generico per dono (matān). In questo caso si insiste sulla liberalità dell'uomo, che favorisce i suoi rapporti sociali, anche con i potenti.

vv. 17-19. Uno spaccato di vita sociale è riflesso in questi detti: i diverbi e le contestazioni che creano malumori, asti e ferite sovente insanabili. I litigi si risolvono in tribunale, ma un vero dibattito non ascolta solo le ragioni del primo che parla: anche se convincenti, esse possono sempre essere confutate (v. 17). Non sempre tuttavia il giudice è in grado di risolvere una contesa, sia perché gli elementi a sua disposizione non sono sufficienti, sia perché chi è potente non è disposto a cedere. Da qui il ricorso al sorteggio (cfr. Pr 16,33) in cui ci si sottomette al giudizio divino (v. 18). La sentenza non risolve però totalmente la frattura causata dall'ingiustizia subita: la solidarietà si è rotta, la fiducia nel prossimo viene meno. E ciò porta la persona a indurirsi, a rinchiudersi (v. 19).

vv. 20-21. Ancora si insiste sul potere che la lingua ha di far conseguire alla persona successo o rovina (cfr. vv. 6-7; Pr 13,2-3).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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