📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

PREGHIERA FIDUCIOSA NELLA PROVA 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia.

3 Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva.

4 Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi.

5 Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa.

6 Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

7 Tu hai in odio chi serve idoli falsi, io invece confido nel Signore.

8 Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria, hai conosciuto le angosce della mia vita;

9 non mi hai consegnato nelle mani del nemico, hai posto i miei piedi in un luogo spazioso.

10 Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il pianto si consumano i miei occhi, la mia gola e le mie viscere.

11 Si logora nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore e si consumano le mie ossa.

12 Sono il rifiuto dei miei nemici e persino dei miei vicini, il terrore dei miei conoscenti; chi mi vede per strada mi sfugge.

13 Sono come un morto, lontano dal cuore; sono come un coccio da gettare.

14 Ascolto la calunnia di molti: “Terrore all'intorno!”, quando insieme contro di me congiurano, tramano per togliermi la vita.

15 Ma io confido in te, Signore; dico: “Tu sei il mio Dio,

16 i miei giorni sono nelle tue mani”. Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori:

17 sul tuo servo fa' splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia.

18 Signore, che io non debba vergognarmi per averti invocato; si vergognino i malvagi, siano ridotti al silenzio negli inferi.

19 Tacciano le labbra bugiarde, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo.

20 Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, la dispensi, davanti ai figli dell'uomo, a chi in te si rifugia.

21 Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dai litigi delle lingue.

22 Benedetto il Signore, che per me ha fatto meraviglie di grazia in una città fortificata.

23 Io dicevo, nel mio sgomento: “Sono escluso dalla tua presenza”. Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto.

24 Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli; il Signore protegge chi ha fiducia in lui e ripaga in abbondanza chi opera con superbia.

25 Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore.

_________________ Note

31,1 In un intrecciarsi continuo di motivi che vanno dalla fiducia in Dio alla considerazione dell’attuale situazione di dolore, dalla richiesta di liberazione dai molti nemici e da una profonda angoscia interiore al ringraziamento per la salvezza ricevuta, l’orante formula questa lunga preghiera, ricca di reminiscenze bibliche (nel v. 14 si cita Ger 20,10) e ripresa anche nel NT (la prima parte del v. 6 appare in Lc 23,46, sulle labbra di Gesù crocifisso, e in At 7,59, dove è fatta propria dal primo martire cristiano Stefano).

31,11 Le ossa indicano il corpo dell’uomo nel suo insieme (vedi anche Sal 32,3).

31,18 Il silenzio negli inferi richiama la concezione che l’AT ha dell’aldilà, come inattività, ombra, silenzio per l’uomo. Vedi anche Sal 6,6.

31,21 tenda: il tempio di Gerusalemme.

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Approfondimenti

Supplica fiduciosa e ringraziamento Supplica individuale (+ motivi di fiducia e di ringraziamento)

Questo salmo, sebbene poco apprezzato dal punto di vista letterario per l'uso di molti “luoghi comuni” e diversi generi letterari, rivela la sua unità fondendo insieme i diversi elementi, e manifestando tutta la sua dinamica interna e l'inquietudine del suo autore. La simbologia è teologica e antropologica (somatologica e sociale). Tenendo presente anche il ritmo, la composizione nel TM può dividersi in tre parti ben distinte: vv. 2-9 (3 + 3 accenti); vv. 10-19 (3 + 2 accenti); vv. 20-25 ( 3 + 3 accenti).

Divisione:

  • vv. 2-9: tema della fiducia;
  • vv. 10-19: tema della supplica;
  • vv. 20-25: tema della gioia.

v. 2. «In te, Signore, mi sono rifugiato»: cfr. Sal 7,2; 11,1; 16,1. È una frase tecnica che nei Salmi esprime l'asilo protettivo nel tempio di un perseguitato o di un malato. «per la tua giustizia»: a differenza del Sal 7,9 in cui l'orante adduce al Signore la “sua giustizia” egli si riferisce alla giustizia divina, che è la sua volontà salvifica.

v. 4. «per il tuo nome dirigi i miei passi»: fa capolino l'immagine di Dio «pastore» (cfr. Sal 23,1-4) che «per amore del suo nome» (cioè «per la sua gloria») (cfr. Sal 23,3) guida i passi dell'uomo, liberando i suoi piedi dalle trappole tese dai nemici (cfr. Sal 9,16; 25,15).

v. 6. «Mi affido alle tue mani»: alla lett. «Nella tua mano affido il mio spirito». Nota l'antropomorfismo. Le mani di Dio sono diverse da quelle dei nemici (v. 16), da queste l'orante vuole essere liberato perché producono morte, da quelle vuole essere accolto e protetto. «Signore, Dio fedele»: alla lett. JHWH ’ēl’emet (JHWH Dio di verità). È un altro titolo di Dio che esprime la sua fedeltà.

v. 7. «Tu detesti...»: qui la traduzione della BC segue i LXX, la Siriaca e Girolamo. Il salmista ricordando che il Signore ha in odio gli idolatri, afferma la sua fedeltà a lui. Nel TM si legge: «Io detesto (= odio) chi serve idoli falsi». In questo caso il salmista protesta la sua innocenza in forma negativa, dichiarando non solo di osservare il primo comandamento ma anche di detestare chi non l'osserva e di non essere legato a loro, ma al Signore, in cui ha fiducia. «idoli falsi»: alla lett. «vanità di menzogna»; si tratta di un'espressione tecnica con cui si designano gli idoli e il loro culto (cfr. Sal 24,4; Ger 18,15; Os 12,12), e che designa qualcosa di evanescente come una nube che si dissolve al sole.

vv. 8-9. Si anticipa la gioia dell'esaudimento e della liberazione.

v. 14. «Se odo la calunnia di molti...: il primo emistichio del versetto cita Ger 20,10.

vv. 15-16a. «Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni»: è una professione di fede e di fiducia. Fa da premessa ai tre imperativi seguenti (vv. 16b-17).

v. 17. «fa' splendere il tuo volto...»: si ricalca la benedizione sacerdotale di Nm 6,24-26; cfr. Sal 4,7; 67,2.

v. 18. «tacciano negli inferi»: il salmista chiede di far tacere le voci calunniose e menzognere dei suoi nemici, per sempre, nel regno della morte.

v. 21. «al riparo del tuo volto»: cfr. Sal 61,5. Si accenna alla forza di protezione della presenza divina nel tempio.

v. 24. «Amate il Signore»: quest'esortazione ad amare il Signore, in questi termini, è unica nel salterio, cfr. Dt 6,5.

Nel NT l'espressione «mi affido alle tue mani» nella traduzione più letterale (v. 6) è citata in Lc 23,46 e in At 7,59. Un'allusione alla stessa espressione si ha anche in 1Pt 4,19.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI RINGRAZIAMENTO PER LA SALVEZZA RICEVUTA 1 Salmo. Canto per la dedicazione del tempio. Di Davide.

2 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.

3 Signore, mio Dio, a te ho gridato e mi hai guarito.

4 Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

5 Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo,

6 perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia.

7 Ho detto, nella mia sicurezza: “Mai potrò vacillare!”.

8 Nella tua bontà, o Signore, mi avevi posto sul mio monte sicuro; il tuo volto hai nascosto e lo spavento mi ha preso.

9 A te grido, Signore, al Signore chiedo pietà:

10 “Quale guadagno dalla mia morte, dalla mia discesa nella fossa? Potrà ringraziarti la polvere e proclamare la tua fedeltà?

11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto!“.

12 Hai mutato il mio lamento in danza, mi hai tolto l'abito di sacco, mi hai rivestito di gioia,

13 perché ti canti il mio cuore, senza tacere; Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

_________________ Note

30,1 L’orante esprime la gioia per la guarigione da una malattia che lo aveva condotto alle soglie della morte. Il titolo del salmo suppone che esso venisse cantato in epoca maccabaica (III-II sec.) in ricordo della dedicazione del tempio (v. 1) di Gerusalemme, avvenuta nel 164 a.C. (1Mac 4,52-61; 2Mac 10,1-8).

30,10 fossa e polvere: designano il regno dei morti, gli inferi (vedi anche v. 4).

30,12 L’abito di sacco (o di stoffa ruvida) veniva indossato nei giorni di lutto e di digiuno.

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Approfondimenti

Ringraziamento per la guarigione Salmo di ringraziamento (+ motivi innici e sapienziali)

Il salmo è una lirica originale per la simbologia e le emozioni che riesce a suscitare. Strutturalmente si fonda sul polarismo delle antitesi, come per es.: «risalire e scendere» (v. 4), «collera per un istante e bontà per tutta la vita» (v. 6a), «sera-mattino» e «pianto-gioia» (v. 6b), «lamento-danza» e «veste di sacco-abito di gioia» (v. 12). La simbologia è quella delle antitesi, dello spazio e del tempo. Il ritmo è movimentato, quasi come quello di danza; infatti si alternano nel TM distici di 4 + 4 accenti a distici di 3 + 3 accenti. Il salmo al tempo di Cristo veniva cantato nella festa della Dedicazione del tempio.

Divisione:

  • vv. 2-4: lode per la guarigione ottenuta;
  • vv. 5-6: invito alla lode;
  • vv. 7-13: fiducia-appello al Signore e ringraziamento.

v. 2. «Ti esalterò, Signore...»: meglio: «Ti voglio esaltare». Esprime la forte volontà di ringraziare il Signore. L'espressione è caratteristica degli “Inni” (Es 15,2; Is 25,1; Sal 145,1). Probabilmente il salmista è nel tempio per il suo ringraziamento dopo la guarigione.

v. 4. «mi hai fatto risalire dagli inferi»: per la gravità della malattia il salmista già si sentiva disceso nel regno delle ombre e la guarigione equivale a una «risurrezione», cfr. 28,1; 88,5; 143,7.

v. 8. «hai nascosto il tuo volto»: l'espressione «nascondere il volto» è il contrario di «farlo risplendere» che significa favore e grazia di Dio (cfr. Sal 4,7; 80,4.8.20).

v. 10. «Quale vantaggio...»: ripensando alla sua malattia, con un ragionamento di tipo apologetico ed economico, il salmista tenta di persuadere il Signore che è stato meglio per lui guarirlo che lasciarlo morire, perché solo da un suo fedele vivo egli può ricevere la lode; i morti infatti non lo possono fare. Tale argomentazione suppone la concezione tradizionale del regno dei morti come regno delle ombre evanescenti, di silenzio e di assenza. Tale concezione è superata nell'epoca maccabaica (cfr. Dn 12,1-3; 2Mac 7).

v. 12. «veste di sacco»: si indossava nelle liturgie di dolore ed espiazione, cfr. Sal 35,13; 69,12; Gn 37,34; Is 15,3; Lam 2,10s.

v. 13. «perché io...»: alla lett. «il mio fegato» (cfr. Sal 15,9). Significa la parte intima della persona. Si tratta perciò di un cantico di lode che nasce dall'intimo. Così l'orante esprime la ragione per cui ritiene che Dio lo abbia guarito: cantare dall'intimo “senza posa... per sempre” le lodi del Signore.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALL’ONNIPOTENZA DI DIO 1 Salmo. Di Davide.

Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza.

2 Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

3 La voce del Signore è sopra le acque, tuona il Dio della gloria, il Signore sulle grandi acque.

4 La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza.

5 La voce del Signore schianta i cedri, schianta il Signore i cedri del Libano.

6 Fa balzare come un vitello il Libano, e il monte Sirion come un giovane bufalo.

7 La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,

8 la voce del Signore scuote il deserto, scuote il Signore il deserto di Kades.

9 La voce del Signore provoca le doglie alle cerve e affretta il parto delle capre. Nel suo tempio tutti dicono: “Gloria!”.

10 Il Signore è seduto sull'oceano del cielo, il Signore siede re per sempre.

11 Il Signore darà potenza al suo popolo, il Signore benedirà il suo popolo con la pace. _________________ Note

29,1 Questo inno, da molti ritenuto la più antica composizione del Salterio, applica al Dio d’Israele l’insieme dei simboli e delle rappresentazioni con cui l’antico mondo pagano di Canaadn celebrava il dio Baal (“il signore”), venerato come dio della tempesta e della fecondità (la pioggia ne era il segno visibile).

29,3-9 La voce del Signore: il tuono, che appare come la voce di Dio in diversi passi dell’AT (vedi, ad es., 1Sam 7,10; Gb 37,1-5; Sal 18,14).

29,5 Il Libano, regione montuosa confinante con il nord di Canaan, era famoso per gli alti cedri delle sue montagne.

29,6 Sirion: era il nome con cui gli abitanti di Sidone indicavano il monte Ermon, situato nel Libano meridionale (vedi Dt 3,9).

29,8 Kades: potrebbe essere una regione del deserto a sud della terra di Canaan, o più probabilmente una regione disabitata a oriente del Libano.

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Approfondimenti

La tempesta rivela e canta la gloria di Dio Inno

Il salmo, forse il più antico del Salterio, loda il Signore, che manifesta la sua potenza anche in una veemente e catastrofica tempesta. Alcuni vi vedono un adattamento al Dio d'Israele di un precedente inno cananeo riferito a Baal Adad, dio della tempesta. Il Delitzsch legge il salmo alla luce del contesto biblico-letterario del diluvio, la cui voce (mabbûl), oltre che in Gn 7-9 ricorre solo in questo salmo (v. 10) in tutto l'AT, e la cui struttura narrativa sembra corrispondervi. Ma a parte queste possibili dipendenze, il salmo attinge poeticamente dalla comune esperienza di una sconvolgente tempesta e dall'ingresso sbalorditivo e irruente del sacro nella storia. Tra gli elementi strutturanti ricordiamo: la voce «Signore» (JHWH) che ricorre in tutto 18 volte, di cui 4 nella prima (vv. 1-2) e 4 nell'ultima strofa (vv. 10-11); la parola «voce» (qôl) è attestata sette volte nel corpo del salmo (vv. 3-9), di cui sei in posizione enfatica all'inizio dei versetti; la voce «forza» (‘ôz) sta nel v. 1b e nel v. 11a (inizio e fine del salmo), e la voce «gloria» (kābôd) ricorre in 16.2.3.9b, sottolineando che la tempesta è vista dal poeta anche come teofania. Il ritmo del salmo è binario. Vi sono diversi chiasmi. Si ricorre molto alla figura dell'onomatopea e alla ripetizione con espansione. Si può dire che il salmo impegna più l'organo dell'udito che quello della vista.

Si divide in:

  • vv. 1-2: introduzione, invito a lodare;
  • vv. 3-9: corpo, descrizione della tempesta-teofania;
  • vv. 10-11: doppia conclusione.

v. 2. «la gloria del suo nome»: l'espressione indica la potenza del Signore stesso; cfr. Sal 8,2.

v. 3. «Il Signore tuona»: alla lett. «La voce del Signore». La traduzione di qôl con «voce» anziché direttamente con «tuono» conserva la pregnanza di significato: il senso fisico di tuono e il senso simbolico, in quanto espressione della potenza di Dio (cfr. Sal 68,34; 1Sam 7,10).

v. 5. «i cedri del Libano»: per la loro maestà sono considerati nella Bibbia come simbolo di superbia (cfr. Is 2,13) e segno di stabilità (cfr. Sal 92,13; 104,16).

v. 6. «il Sirion»: è la catena montuosa dell'Ermon, chiamata con il nome fenicio.

v. 7. «saetta fiamme di fuoco»: sono indicati i fulmini. L'immagine data dal verbo originale è quella delle scintille che sprizzano dalla sfregatura della pietra focaia, o dal martellare del fabbro sull'incudine.

v. 8. «scuote»: l'immagine espressa dal verbo originale ḥyl (tremare, contorcersi per le doglie) è pregnante. Allo scuotimento segue il tremore. È incluso il senso fisico e psicologico; cfr. Ab 3,10. «il deserto di Kades»: è il deserto di Cades Barnea, all'estremo sud della Palestina al confine con la penisola sinaitica, luogo di molti eventi dell'esodo (cfr. Nm 13,26; 20,1; Dt 1,19).

v. 9. «fa partorire le cerve»: l'effetto del tuono incide anche sul regno animale, oltre che sul mondo minerale (montagne) e vegetale (i cedri). Le cerve accelerano così il parto o, secondo qualche autore, abortiscono. Alcuni autori cambiano la voce originale del TM ’ayyalôt (= cerve) con ’êlôt (= querce) preferendo restare nei due emistichi del v. 9 nell'ambito del regno vegetale (querce... foreste). «Nel suo tempio»: l'espressione abbraccia globalmente il tempio celeste (supposto nel v. 2) e quello terrestre di cui è l'immagine. Esso raccoglie le voci, quasi in risposta spontanea, alla straordinaria rivelazione della potenza di Dio nella tempesta. Queste voci, attonite e stupefatte, non possono fare altro che lodare il Signore, riconoscendo la sua gloria, manifestazione della sua potenza, come richiesto dall'invitatorio dei vv. 1-2. Cielo e terra così si uniscono nella sinfonia di lode.

v. 10. «Il Signore è assiso sulla tempesta»: si riconosce la regalità eterna del Signore, che si immagina seduto tranquillamente sul suo trono posto al di sopra delle acque dell'oceano superiore, dopo aver sconfitto i suoi nemici (cfr. Sal 92,9-10; 93,2-3).

v. 11. «Il Signore darà forza...»: è un'attualizzazione israelitica del salmo. La comunità orante d'Israele raccolta nel tempio terrestre si augura, ed è certa, che, come il Signore ha comandato alla tempesta e ha vinto i suoi nemici cosmici, così comanderà agli eventi storici di non recarle danno.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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CONTRO I NEMICI, IL SIGNORE È FORZA E SCUDO 1 Di Davide.

A te grido, Signore, mia roccia, con me non tacere: se tu non mi parli, sono come chi scende nella fossa.

2 Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio.

3 Non trascinarmi via con malvagi e malfattori, che parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore.

4 Ripagali secondo il loro agire, secondo la malvagità delle loro azioni; secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano.

5 Non hanno compreso l'agire del Signore e l'opera delle sue mani: egli li demolirà, senza più riedificarli.

6 Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.

7 Il Signore è mia forza e mio scudo, in lui ha confidato il mio cuore. Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore, con il mio canto voglio rendergli grazie.

8 Forza è il Signore per il suo popolo, rifugio di salvezza per il suo consacrato.

9 Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, sii loro pastore e sostegno per sempre. _________________ Note

28,1 Questo salmo è l’invocazione del giusto che soffre e si sente circondato da nemici e malfattori. Ciò che lo rattrista è soprattutto l’apparente silenzio di Dio. Ma Dio non rimane indifferente. Forse il salmo originariamente era pronunciato dal re, che si presentava a Dio a nome di tutto il popolo (vedi v. 8).

28,2 alzo le mie mani: è l’atteggiamento abituale della preghiera nella tradizione religiosa ebraica.

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Approfondimenti

Malattia, preghiera, guarigione, ringraziamento Supplica individuale [di un malato]

È un carme di attesa ansiosa della parola di Dio. Come usuale nelle suppliche c'è il rapporto triangolare tra “Dio, io ed essi (i nemici)”. Il salmo ha una certa affinità con il cantico di Ezechia ammalato (Is 38,9-20). Il campo semantico è di carattere spaziale, bellico, giuridico (cfr. «eredità» v. 9). C'è un'inclusione tematica e verbale tra i vv. 1-2 e vv. 6-7 che delimitano il salmo. Infatti Dio, che è supplicato di non restare in silenzio, di dare ascolto e di venire in aiuto nei vv. 1-2, è colui che ascolta, e che dà aiuto nei vv. 6-7. L'espressione «ascoltare il grido della mia supplica» sta, in inclusione, nei vv. 2.6. I vv. 8-9 perciò, per questo motivo e per l'evidente adattamento e attualizzazione liturgica all'intera assemblea d'Israele, sono considerati un'aggiunta successiva.

Divisione:

  • vv. 1-5: supplica;
  • vv. 6-7: ringraziamento;
  • vv. 8-9: acclamazione corale (aggiunta liturgica).

v. 1. «A te grido, Signore»: nel TM si aggiunge «mia rupe» (ṣûrî). «non restare in silenzio»: il silenzio di Dio, che lo fa sembrare indifferente davanti ai pericoli e angosce mortali dell'orante, è un'esperienza amara e frequente espressa nei salmi (cfr. 22,2-3; 35,22; 39,3.13; 83,2; 109,1; 143,7). Il salmista perciò sollecita il Signore a rispondere con un oracolo, come di fatti avviene (cfr. vv. 6-7). «perché... come chi scende nella fossa»: è la motivazione della supplica iniziale. Il silenzio di Dio, potendo significare il suo abbandono (Sal 22,2-3), ha per conseguenza la fine della speranza di salvezza e della stessa vita, perciò porta l'uomo nella tomba (= fossa). La voce «fossa» (bôr), nei salmi(cfr. 30,4; 88,4-6) e in altri libri dell'AT indica il regno dei morti (šᵉ’ôl).

v. 2. «alzo le mani»: alzare le mani è un gesto caratteristico della preghiera, cfr. Sal 63,5; 134,2; 143,6; Lam 2,19; Ne 8,6; 2Mac 3,20.

v. 4. «Ripagali secondo la loro opera..: è la richiesta secondo la legge della retribuzione e del taglione (cfr. Ger 50,29). Come nel Sal 5 si invoca per i nemici la legge del contrappasso, che qui è la «morte» (v. 5).

v. 5. «Poiché non hanno compreso...»: il salmista cerca di dare la motivazione dell'intervento giudiziale di Dio sugli empi: questi con il loro operato hanno rifiutato Dio, non comprendendo il suo agire, cfr. Is 5,12. Il peccato è quindi segno di ateismo, in quanto incomprensione dell'azione di Dio nella storia (cfr. Sal 9-10, 25-26; 54,5; 73,10-12). «abbatta e non li rialzi»: la coppia verbale «abbattere e costruire» è tipica di Geremia (cfr. Ger 1,10; 24,6...).

v. 6. «Sia benedetto il Signore...»: la benedizione qui esprime il ringraziamento, perché Dio ha rotto il silenzio (cfr. Sal 22,23-25) e ha dato risposta alla supplica del salmista del v. 1-2.

v. 7. «mia forza... mio scudo»: sono titoli di Dio presi dal lessico militare. Si aggiungono all'altro «mia rupe» (ṣûrî) del v. 1; cfr. Sal 68,5; 96,12; 149,5. I LXX e la Vg traducono in modo diverso il v. 7b: «è rifiorita la mia carne e con tutto il cuore lo celebrerò». Ciò qualifica ancora di più il salmo come una supplica di un malato, che giunto alle soglie della morte (cfr. v. 1), per intervento di Dio guarisce.

vv. 8.9. Questi versetti mostrano chiaramente di essere stati aggiunti posteriormente e successivamente per rendere comunitaria la preghiera del salmo. In una prima aggiunta (v. 8), più antica e dell'epoca monarchica, la comunità riunita nel tempio con il suo re-messia (v. 8) esalta la funzione salvifica di Dio per il popolo e per il re (= consacrato). Nella seconda aggiunta (v. 9), che risale probabilmente a dopo la fine della monarchia e a dopo l'esperienza triste dell'esilio, scomparsa la figura del re, si chiede al Signore, unico re e pastore del suo popolo, di guidarlo e assisterlo per sempre come sua eredità.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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NELLE PROVE, IL SIGNORE È RIFUGIO SICURO 1 Di Davide.

Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?

2 Quando mi assalgono i malvagi per divorarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere.

3 Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia.

4 Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario.

5 Nella sua dimora mi offre riparo nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua tenda, sopra una roccia mi innalza.

6 E ora rialzo la testa sui nemici che mi circondano. Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria, inni di gioia canterò al Signore.

7 Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

8 Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”. Il tuo volto, Signore, io cerco.

9 Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto.

11 Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, perché mi tendono insidie.

12 Non gettarmi in preda ai miei avversari. Contro di me si sono alzàti falsi testimoni che soffiano violenza.

13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

14 Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

_________________ Note

27,1 Questa preghiera da una parte esprime l’adesione del salmista a Dio, difesa e salvezza del giusto; dall’altra contiene un’accorata richiesta di aiuto, che culmina nel desiderio di vedere il volto di Dio. Nella contemplazione del volto di Dio, cioè nella partecipazione al culto nel tempio, il salmista trova il senso della propria vita e la propria felicità.

27,2 divorarmi la carne: distruggermi.

27,8 Cercare il volto del Signore: il Dio d’Israele non viene rappresentato da immagini; questa espressione, forse derivata dal linguaggio dei popoli vicini, può significare sia la ricerca interiore di Dio sia il pellegrinaggio al tempio, dove Dio fa sperimentare al fedele la sua presenza e protezione.

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Approfondimenti

Fiducia nel soccorso divino Salmo di fiducia (+ motivi di supplica)

Il salmo è unitario, sebbene presenti due toni, due stati d'animo diversi: serenità e fiducia nella prima parte (vv. 1-6), ansia e supplica nella seconda (vv. 7-14). La prima parte è in terza persona, la seconda parte è dialogica e in seconda persona (eccetto il v. 10). Le due parti stanno strutturalmente in parallelo tra loro e in forma chiastica. Quanto detto nella prima diventa oggetto di supplica nella seconda. Il Sal 23,1-5 è inoltre parallelo al nostro. La simbologia è militare, spaziale, temporale, antropomorfica e liturgica.

Divisione:

I parte

  • v. 1: professione di fiducia nel Signore;
  • vv. 2-3: fiducia nel Signore nonostante i nemici;
  • v. 4-5: rifugio nel tempio;
  • v. 6: professione di fiducia;

II parte

  • v. 7: invocazione introduttiva;
  • vv. 8-11: supplica di restare nel tempio;
  • v 12: supplica contro i nemici;
  • 13: professione di fiducia;
  • v. 14: oracolo.

v. 1. «Il Signore è mia luce...»: il salmo si apre con tre definizioni di Dio: «luce, salvezza, difesa» che si ritrovano costantemente nel Salterio. Il salmista professa apertamente la sua fiducia nel Signore. Con lui non ha né paura, né timore di alcuno.

v. 2. «per straziarmi la carne»: la violenza dei nemici è paragonata spesso a quella delle bestie feroci che sbranano le vittime (cfr. Sal 7,3; Gb 19,22).

v. 6. «E ora rialzo la testa...»: a conclusione della I parte, rinnovando la sua fiducia il salmista afferma che nel tempio, presso il Signore, può cantare vittoria contro i suoi nemici, offrendo olocausti e sacrifici di comunione con solennità (cfr. Nm 10,10) e cantando inni di ringraziamento.

v. 7. «Ascolta, Signore la mia voce»: inizia la II parte con l'appello introduttivo comune nelle “Suppliche”. Con essa si richiama l'attenzione del Signore sul proprio caso.

v. 8. «il tuo volto, Signore, io cerco»: «cercare il volto di Dio», liturgicamente parlando, significa fare un pellegrinaggio al tempio, sede terrena della presenza di Dio (Sal 24,6), ma non esclude la ricerca personale, spirituale di Dio.

v. 10. «Mio padre e mia madre...»: come una parentesi il salmista fa una riflessione personale quasi a bassa voce, interrompendo la supplica, esaltando l'amore infinito di Dio superiore anche a quello dei genitori, cfr. Is 49,15; Sal 22,11; Sir 4,10.

v. 11. «Mostrami, Signore, la via...»: così disse Mosè a Dio sul Monte Oreb (Es 33,13.18-20). La «via» tracciata da Dio è quella della sua «legge» (torah) e ricorre spesso nel Salterio.

v. 14. «Spera nel Signore..». Il v. 14, che si apre e chiude, chiasticamente, con la stessa espressione «Spera nel Signore», è un forte appello alla fiducia e alla speranza nel Signore, anche quando si è nell'oscurità e in mezzo alle persecuzioni.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA DELL’INNOCENTE 1 Di Davide.

Fammi giustizia, Signore: nell'integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare.

2 Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente.

3 La tua bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato.

4 Non siedo con gli uomini falsi e non vado con gli ipocriti;

5 odio la banda dei malfattori e non siedo con i malvagi.

6 Lavo nell'innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, o Signore,

7 per far risuonare voci di lode e narrare tutte le tue meraviglie.

8 Signore, amo la casa dove tu dimori e il luogo dove abita la tua gloria.

9 Non associare me ai peccatori né la mia vita agli uomini di sangue,

10 perché vi è delitto nelle loro mani, di corruzione è piena la loro destra.

11 Ma io cammino nella mia integrità; riscattami e abbi pietà di me.

12 Il mio piede sta su terra piana; nelle assemblee benedirò il Signore. _________________ Note

26,1 Pur appartenendo al genere delle lamentazioni individuali, questo salmo scaturisce dalle labbra dell’orante (forse un levita, addetto al servizio del culto nel tempio di Gerusalemme) come una protesta di innocenza (simile a quelle presenti nei Sal 15 e 24).

26,6 Lavo nell’innocenza le mie mani: mi dichiaro innocente.

26,9 uomini di sangue: i violenti e quanti non esitano ad attentare alla vita del prossimo.

26,10 vi è delitto nelle loro mani: sono operatori di iniquità. Le mani simboleggiano l’agire dell’uomo, buono o cattivo.

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Approfondimenti

Un giusto chiede giustizia Supplica individuale [di un levita?]

Il salmo è breve, sintetico e abbastanza semplice e chiaro. Per il “giuramento d'innocenza” che ne occupa il centro, si può avvicinare ai Sal 15; 17 e 24. Il campo semantico e simbolico è di carattere spaziale, somatico-psicologico, e attinente alla “prova” dell'uomo da parte di Dio (v. 2). A livello di struttura c'è un'inclusione tra il v. 1a e 12b data dal nome divino Signore, “JHWH”, e un'altra tra i vv. 1 e 11-12a riguardante “l'integrità del cammino” del salmista (vv. 1ab e 11a) e la “fermezza” dell'orante (vv. 1c e 12a).

Divisione:

  • vv. 1-3: supplica introduttiva;
  • vv. 4-8: giuramento d'innocenza;
  • vv. 9-12a: nuova supplica;
  • v. 12b: conclusione: lode-ringraziamento.

v. 1. «Signore, fammi giustizia»: lett. «giudicami, JHWH». L'imperativo è in posizione enfatica nel TM. Ricorre nel Salterio solo 4 volte (Sal 7,9; 26,1; 35,1; 43,1) e sempre sulla bocca del salmista ingiustamente perseguitato. Esso introduce il tema e dà il tono a tutta la composizione. È l'appello accorato del giusto perseguitato che ricorre al Signore nel tempio (cfr. Sal 7,2.7.9). «nell'integrità ho camminato»: alla lett. «perché io nell'integrità ho camminato». L'espressione originale sottolinea la motivazione («perché») del ricorso a Dio e la fierezza della propria innocenza. Il verbo “camminare” (hlk), che si ritrova ancora nei vv. 3 e 11, cosi come il suo campo semantico, metaforicamente indica la condotta di vita. «confido nel Signore»: è un tema ricorrente e un insegnamento frequente nel testi profetici e nei salmi, specialmente quelli «di fiducia», cfr. Sal 4; 11; 16; 23 ecc.

v. 2. «Scrutami, Signore...» è il secondo appello introduttivo che si allarga specificandosi nella professione d'innocenza. Per la metafora dello “scrutare” di Dio cfr. Sal 7,10b; Sal 11,4-5; 16,8; 18,23.

v. 3. «La tua bontà è davanti...»: alla lett. «perché la tua bontà..». È la motivazione del secondo appello.

vv. 4-5. Nel TM sono chiusi da un'inclusione, data da «non mi siedo (v. 4) e da «non siederò» (v. 5). Questa confessione negativa (cfr. Sal 1,1; Prv 1,10-16) è segnata da quattro termini indicanti quattro tipi di uomini cattivi, da cui il salmista si tiene lontano: “falsi, simulatori, malvagi, empi”. Al di là dei singoli significati, lo schema quaternario fa pensare alla totalità dei cattivi.

v. 4. «uomini falsi»: l'espressione letteralmente si traduce «mortali di vanità», ma può anche significare «uomini degli idoli», «idolatri», dato che la voce šaw’ qui adoperata è frequente nella polemica antiidolatrica: (Sal 31,7; 119,37) e nel decalogo (Es 20,7).

v. 6. «Lavo nell'innocenza...»: si accenna al rito della lavanda delle mani, di valore espiatorio, che spesso è collegato con il delitto di sangue (Dt 21,1-9), cfr. Sal 73,13; 24,4; Is 1,15-16. Il lavarsi «le mani nell'innocenza» è una espressione brachilogica per indicare la limpidità di coscienza del salmista. «giro attorno...»: ci si riferisce o a una processione rituale (Sal 42,5; 118,27) o anche a una danza intorno all'altare (2Sam 6,5.14; 1Re 18,26).

v. 7. «le tue meraviglie»: sono le azioni salvifiche compiute da Dio e sperimentate da Israele nella sua lunga storia salvifica.

v. 8. «Signore, amo la casa dove dimori»: il salmista dichiara apertamente il suo amore per il tempio, luogo della dimora di Dio in terra e della sua gloria. In questo versetto egli parla del tempio ricorrendo a cinque vocaboli di grande significato: mᵉ‘ôn (= luogo della residenza), bayit (= casa, casato), māqôm (= luogo: cfr. Gn 28,16-17; Sal 37,10; 132,5; Mic 1,3), miškan (= abitazione, dal verbo škn = porre la tenda, abitare), kābôd (= gloria). Il sintagma mᵉ‘ôn bētekā è hapax legomenon.

v. 9. «uomini di sangue»: i peccatori (ḥaṭṭā’îm) sono specificati come assassini, sanguinari (cfr. Sal 5,7), ai quali Dio per la legge del contrappasso abbrevierà la vita.

v. 10. «nelle loro mani è la perfidia»: il termine «perfidia» (zimmâ) indica i peccati della lussuria, della prostituzione e dell'adulterio (Lv 18,17; 19,29; 20,14). Può anche alludere all'idolatria, secondo la metafora di Osea (Ger 13,27; Ez 16,27; 22,9; 23,21; 24,13). «la loro destra è piena di regali»: sono così indicati coloro che con regali corrompono specialmente i giudici e le autorità. La Bibbia si scaglia molto violentemente contro tale corruzione.

v. 12a. «su terra piana»: l'immagine indica sicurezza del passo (Sal 27,11; 143,10) e, metaforicamente, rettitudine di condotta morale (Sal 45,7; 67,5).

Nel NT “il rito di lavarsi le mani” (v. 6) richiama il gesto famoso di Pilato (Mt 27,24). In 1Pt 3,21 si trovano unificati il tema della buona coscienza e quello della purificazione con l'acqua (del Battesimo). La tradizione cristiana ha considerato a volte il Salmo 26 come preghiera dei catecumeni.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALLA BONTÀ DI DIO 1 Di Davide.

Alef A te, Signore, innalzo l'anima mia,

Bet 2 mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici!

Ghimel 3 Chiunque in te spera non resti deluso; sia deluso chi tradisce senza motivo.

Dalet 4 Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.

He 5 Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza; Vau io spero in te tutto il giorno.

Zain 6 Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre.

Het 7 I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li ricordare: ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore.

Tet 8 Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta;

Iod 9 guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via.

Caf 10 Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.

Lamed 11 Per il tuo nome, Signore, perdona la mia colpa, anche se è grande.

Mem 12 C'è un uomo che teme il Signore? Gli indicherà la via da scegliere.

Nun 13 Egli riposerà nel benessere, la sua discendenza possederà la terra.

Samec 14 Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza.

Ain 15 I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, è lui che fa uscire dalla rete il mio piede.

Pe 16 Volgiti a me e abbi pietà, perché sono povero e solo.

Sade 17 Allarga il mio cuore angosciato, liberami dagli affanni.

18 Vedi la mia povertà e la mia fatica e perdona tutti i miei peccati.

Res 19 Guarda i miei nemici: sono molti, e mi detestano con odio violento.

Sin 20 Proteggimi, portami in salvo; che io non resti deluso, perché in te mi sono rifugiato.

Tau 21 Mi proteggano integrità e rettitudine, perché in te ho sperato.

22 O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce. _________________ Note

25,1 Lamentazione individuale, nella quale ogni versetto è scandito dalle lettere dell’alfabeto ebraico (vedi nota a Sal 9). Su tutta la composizione aleggia la serenità che scaturisce dal rapporto confidenziale con il Signore, che non dimentica mai il suo fedele.

25,1 innalzo l’anima mia: con questo modo di dire, l’orante intende sottolineare che si rivolge a Dio con tutto se stesso, esprimendo piena fiducia in lui (v. 2).

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Approfondimenti

Preghiera fiduciosa Supplica individuale (+ motivi sapienziali e di fiducia)

Il carme è un acrostico alfabetico imperfetto. Infatti allo stato attuale manca la lettera waw e nel v. 18 c'è un doppio res invece della lettera qof attesa. Inoltre il v. 22 è fuori acrostico (si tratta di un'aggiunta posteriore)! Sebbene acrostico, questo salmo non si mostra reiterativo e confuso nella progressione logica del pensiero come altri (cfr. Sal 119), ma è abbastanza ordinato nell'espressione, rivela una certa intensità di sentimenti e anche sprazzi di alta poesia. Il campo semantico ruota attorno alla metafora della via e della caccia. Il carme è di alta qualità teologica per il ricco vocabolario inerente al mondo sapienziale, all'alleanza e al tema dell'amore-perdono. Il v. 1 mostra di essere incompleto, perché formato da un solo emistichio. Il ritmo nel TM è quello classico di 3 + 3 accenti a eccezione del v. 22 che è di 3 + 2 (qînâ). Ci sono motivi di carattere sapienziale, richiamati dal sostantivo derek (via), dal verbo denominativo drk (camminare) (vv. 4.5.8.9ab.12) e dal sinonimo ‘ōraḥ (sentiero, via) nei v. 4.10. Sono presenti inoltre i verbi “insegnare” (lmd) (vv. 4.5.9), “conoscere” (yd‘) (all'hifil) nei vv. 4.14, “indicare, insegnare” (yrh) (all'hifil) (vv. 8.12). A livello strutturale si danno inclusioni con “anima” (nepeš) nei vv. 1.20, con “nemico” (’ōyēb) nei vv. 2.19, con “essere confuso, arrossire” (bwš) nei vv. 2.20, con “sperare” (qwh) nei v. 3.21. Al termine della prima strofa c'è una domanda di perdono (in seconda persona) e così al centro delle altre due strofe (vv. 11.18). Si divide:

  • vv. 1-7 (I strofa): supplica generica di liberazione e di carattere sapienziale;
  • vv. 8-14 (II strofa): riflessione sapienziale e di fiducia;
  • vv. 15-21 (III strofa): supplica circostanziata di liberazione;
  • v. 22: aggiunta redazionale liturgica.

v. 1. Il versetto è tronco per la mancanza di un emistichio. Introduce la supplica seguente. «A te Signore, elevo...»: “elevare l'anima” (cfr. Sal 86,4; 143,8) indica ardente desiderio. Altrove lo stesso concetto si esprime con il sollevare gli occhi (cfr. Sal 123,1-2) e le mani (cfr. Sir 51,19).

v. 2. «Non trionfino su di me..»: è un motivo costante nelle suppliche. Il trionfo dei nemici sull'orante, che confida in Dio indica la sconfitta e la “confusione” di Dio stesso. Perciò questo è uno dei mezzi retorici più usuali cui ricorre il salmista per provocare un intervento salvifico di Dio, affermando la sua supremazia.

v. 3. «chi tradisce per un nulla»: l'espressione ha una doppia valenza. Può designare i nemici del v. 2, qualificati come traditori del salmista, e può indicare più direttamente i nemici di Dio, i traditori della sua alleanza, cui i vocaboli “tradire” e “per nulla” sono connessi (Os 6,7; Ml 2,11; Sal 78,57).

v. 4. «Fammi conoscere...»: il Signore è il maestro che deve insegnare la sua volontà (= via) al discepolo orante, perché gli resti fedele e abbia la sua protezione (cfr. Sal 18,47; 24,5; 119,35).

v. 7. «i peccati della mia giovinezza»: l'espressione ricorre solo qui nel salterio. E usata da Ezechiele a proposito del “giovane” Israele del periodo del deserto (Ez 23,21), In Giobbe (13,26), al contrario della concezione del salmista, si dice che Dio imputa i peccati della giovinezza senza comprensione! Ma cfr. Is 43,25.

vv. 8-9. «peccatori... umili... poveri»: sono tutti oggetto delle premure didattiche del Signore. Egli non trascura nessuno, purché abbia la coscienza del suo peccato e la disponibilità e lo spirito dei poveri. Nel TM al posto di «umili... e poveri» del v. 9 è riportata due volte la voce ‘anāwîm. Per questi ultimi, cfr. Sal 9-10.

v. 10. «verità e grazia»: in questo versetto si descrive l'alleanza con quattro termini tecnici. Le voci «grazia e verità» sono le due virtù fondamentali dell'alleanza, quasi come i tratti personalissimi di Dio (cfr. Gn 24,27). Il binomio è diffusissimo nel Salterio. «patto... precetti» (bᵉrît – ‘edôt): è l'altra coppia tipica dell'alleanza sinaitica.

v. 13. «possederà la terra»: il possesso della terra fa parte delle benedizioni patriarcali (Gn 15,7-15). È il terzo articolo di fede del “credo” di Dt 26,5-9 e Gs 24,2-13. La terra promessa è quella della Palestina, concessa alla discendenza dei patriarchi (cfr. Gs 13,19; Gdc 2,6). In seguito il possesso della terra acquisterà una dimensione più teologica ed escatologica (cfr. Sal 16; 37; 63; 73).

v. 14. «Il Signore si rivela a chi lo teme..»: alla lett. «la familiarità del Signore...» (sôd JHWH). La voce sôd (= riunione familiare) è in parallelo con bᵉrît (= alleanza) e indica qui amicizia, conversazione tra intimi in cui c'è scambio di pensieri e di beni. È un altro dono di Dio a chi lo teme: egli si manifesta come intimo confidente e amico (cfr. Ger 23,18; 31,34; Prv 3,32). Giobbe rimpiange questa sua intimità con il Signore (Gb 29,4). Mosè ne fu testimone e destinatario, cfr. Es 33,11; Nm 12,7-8; Dt 34,10; Sir 45,1-5.

v. 18. «perdona tutti i miei peccati»: il salmista riprende la richiesta del v. 7 («i peccati della mia giovinezza») e del v. 11 e l'estende alla totalità dei suoi peccati.

v. 21. «integrità e rettitudine»: sono due attributi divini (Sal 40,12; 61,8) che appaiono personificati, come due angeli custodi o cherubini (cfr. Gn 3,24), e che comunicati al salmista lo difenderanno nelle sue difficoltà esistenziali.

v. 22. «O Dio, libera Israele...»: è un'antifona fuori acrostico. Si tratta di un'aggiunta attualizzante liturgica postesilica, con la quale la comunità orante d'Israele fa propria l'esperienza del salmista e chiede al Signore la liberazione da tutti i travagli e le tragedie della nazione (cfr. Sal 34,23; 130,8).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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IL SIGNORE, RE DELLA GLORIA, ENTRA NEL SUO TEMPIO 1 Di Davide. Salmo.

Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti.

2 È lui che l'ha fondato sui mari e sui fiumi l'ha stabilito.

3 Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?

4 Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno.

5 Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.

6 Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

7 Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.

8 Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e valoroso, il Signore valoroso in battaglia.

9 Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.

10 Chi è mai questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

_________________ Note

24,1 Riprendendo alcuni aspetti del Sal 15, anche questo canto riflette sulle condizioni richieste per poter entrare nel tempio del Signore e stare alla sua presenza.

24,7-10 Si descrive il simbolico ingresso di Dio nel tempio, probabilmente al termine di una processione con l’arca dell’alleanza.

24,10 l Signore degli eserciti: traduzione del titolo divino “YHWH sebaòt”, legato particolarmente all’arca dell’alleanza (1Sam 1,3; 4,1-4). Questo titolo viene inteso, alle volte, in riferimento agli eserciti d’Israele che nel Signore hanno un invincibile protettore (ma l’arca non nasconde le colpe del popolo, né lo protegge dall’ira divina: 1Sam 4,5-11). Più spesso, soprattutto dopo l’esilio, quando Israele non ha più eserciti propri, il titolo viene riferito agli eserciti celesti, cioè alle “schiere” degli astri e degli angeli, e infine a tutte le creature (Zc 1,3.4.6.12...; Ml 1,4.6.9.10...). Quanto alle “schiere” celesti, che lodano Dio, vedi ad es. Sal 103,21; 148,2. In Gen 2,1 le “schiere” del cielo e della terra sono tutte le creature. Nei testi in cui “sebaòt” assume questo significato più ampio, l’espressione Signore degli eserciti equivale a “Signore dell’universo”.

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Approfondimenti

Il re glorioso entra nel suo tempio Salmo d'ingresso (+ motivi innici, sapienziali e liturgici)

Il salmo è probabilmente uno dei più arcaici della liturgia. Si articola in tre strofe, indipendenti originariamente, ma allo stato attuale ben connesse nell'insieme. La terza strofa (vv. 7-10) può risalire all'epoca davidica. Il salmo si presta a diverse interpretazioni. Gli Ebrei lo recitano nella festa di Capodanno. I cristiani vi vedono allusioni all'ascensione di Cristo. La simbologia è spaziale, militare, liturgica, sapienziale.

Divisione:

  • vv. 1-2: inno breve al creatore;
  • vv. 3-6: liturgia d'ingresso;
  • vv. 7-10: ingresso solenne trionfale del Signore nel tempio.

v. 1. «Del Signore è la terra»: si ricorda il dominio di Dio sull'universo e i suoi abitanti per averli creati. Tale verità è basilare nel credo ebraico (cfr. Es 9,29; 19,5; Dt 10,14; 33,16).

v. 2. «l'ha fondata sui mari»: immagine cosmogonica biblico-orientale, cfr. Gb 38,4-6; Sal 104, 5.

v. 3. «Chi salirà il monte...»: è il coro o la folla dei fedeli che pongono la domanda rituale, alla porta d'ingresso del tempio, sulle disposizioni idonee per entrarvi e lodare degnamente il Signore, cfr. Sal 15,1.

v. 4-6. Si riporta la risposta del sacerdote o di un addetto al culto, che descrive, riassumendoli rispetto al Sal 15,2-5, gli impegni morali che fruttano la salvezza e la benedizione del Signore.

v. 4. «menzogna»: il vocabolo «menzogna, vanità» (šāw’) riguarda il lessico antidolatrico (Sal 31,7; Os 4,8) e quindi designa gli “idoli”, cfr. Sal 119,37.

v. 6. «che cerca il volto»: l'espressione designa di per sé chi avanza verso il santuario del Signore, cfr. 2Sam 21,1; Am 5,5; Os 5,15.

vv. 7-10. In un'atmosfera festosa, processionale come nei Sal 68; 118; 132 si celebra il simbolico e trionfale ingresso del Signore, re della gloria e vincitore in battaglia, nel suo tempio davanti al popolo fedele. La scena richiama il trasporto trionfale dell'arca in Gerusalemme al tempo di Davide (2Sam 6), e nel tempio al tempo di Salomone (1Re 8), in un dialogo più vivace e entusiatico rispetto ai vv. 3-6.

vv. 7-9. «Sollevate, porte...»: le porte (del tempio o della città), simbolo di potere e di dominio, sono personificate (cfr. Is 14,31). Esse, stimate troppo basse e strette per la grandezza di Dio che deve entrare, sono invitate a lasciar passare facilmente il re vittorioso, l'eroe che ritorna trionfatore dalla battaglia, sottomettendosi a lui e riconoscendo il suo dominio. «porte antiche»: alla lett. «eterne» (‘ôlām), perché in relazione al Signore eterno. «il re della gloria»: questo titolo ricorre solo qui. È un superlativo semitico. Significa il «re per eccellenza».

v. 8. «Il Signore forte e potente...»: cfr. Is 43,17. È l'immagine di re guerriero vittorioso, cfr. 1Sam 4,8. Si riferisce soprattutto ai fatti dell'esodo e della conquista, in cui Dio è descritto come l'eroe condottiero del suo popolo (Es 15,3; 2Sam 5,6-10).

v. 10. «Signore degli eserciti»: cfr. 1Sam 1,3; 4,4; 17,45; 2Sam 6,2. Il titolo si trova molto spesso nella Bibbia, specialmente nei Profeti (eccetto in Ezechiele) e nei Salmi. Il titolo si è evoluto nel suo significato. Dall'accezione cosmologica (le stelle sono l'esercito di Dio, con le altre forze dell'universo: Sal 29; 103; 104; 148) si è passato al significato storico concreto nell'epoca monarchica del Signore come difensore del suo popolo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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IL SIGNORE È IL MIO PASTORE 1 Salmo. Di Davide.

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

2 Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

3 Rinfranca l'anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

4 Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

5 Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.

6 Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. _________________ Note

23,1 Alla guida e alla protezione di Dio pastore, l’orante affida il cammino della propria esistenza. Come ospite, Dio accoglie il suo fedele nel tempio e gli riserva il trattamento caratteristico dell’ospitalità orientale.

23,3 Rinfranca la mia anima: mi dà sollievo e mi fa rivivere.

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Approfondimenti

La fiducia nel buon pastore Salmo di fiducia

La simbologia è quella pastorale e dell'ospitalità. Il carme è semplice e ricco nello stesso tempo. Nella semplicità delle due immagini di Dio come pastore e come anfitrione trasmette una quantità di significati simbolici.

Divisione:

  • v. 1b: introduzione tematica;
  • vv. 2-4: encomio del Signore come pastore;
  • vv. 5-6: encomio del Signore come anfitrione ospitante.

v. 1b. «Il Signore è il mio pastore»: il salmo si apre con una proclamazione di fede netta, chiara e polemica nello stesso tempo. Infatti il salmista dichiara che solo il Signore e nessun altro è il suo pastore. L'immagine di pastore riferita ai re e alle divinità è comune nell'antichità. Per Dio come pastore, cfr. Sal 78,52; 80,2; Is 40,10-11; 49,10; Ger 23,3-4; Ez 34,11-16. «non manco di nulla»: cfr. Sal 34,10. Contrariamente alle figure di altri pastori rimproverati dai profeti (cfr. Ger 23,1-4; Ez 34,4-5), il Signore esplica in tutto e bene il suo ruolo.

v. 3. «giusto cammino»: il Signore sceglie le piste giuste e libere da pericoli per la transumanza del suo gregge; «per amore del suo nome»: alla lett. «per il suo nome»; cfr. Sal 25,11; 31,4. L'espressione indica sia la gratuità della salvezza che ritorna a gloria di Dio; sia, in senso apologetico, l'onore che viene reso a Dio da parte di altri popoli, al vederne la premia per il suo popolo (cfr. Ez 20,9.44; 36,22; Sal 79,9-10).

v. 4. «Se dovessi... tu sei con me»: in questo versetto si passa dalla terza persona alla seconda, al «tu» confidenziale. Il salmista esprime la sua fiducia piena nella protezione di Dio. «tu sei con me»: è una formula di protezione e di assistenza di Dio verso il suo popolo e i suoi eletti (cfr. Gn 26,3; Dt 31,6; Is 41,10; 43,5). «il tuo bastone e il tuo vincastro»: i due termini sono sinonimi, perciò è difficile conoscere il loro specifico significato. «Bastone» (šebet), che designa anche lo “scettro” regale (Sal 2,9; Is 14,5...), doveva indicare un'asta corta e nodosa, che all'occorrenza serviva anche come difesa. «Vincastro» (miš‘enet) allude al bastone lungo e ricurvo da viaggio (cfr. Es 21,19; 2Re 4,29; Is 30,31-32), segno di guida e anche strumento di difesa in caso di necessità. Questi due strumenti sono simbolo di sicurezza per qualsiasi situazione in cui viene a trovarsi il gregge. Dio è pastore sempre pronto a difenderlo, in ogni occasione della sua vita.

vv. 5-6. Nella seconda parte del salmo si passa dall'immagine della pastorizia a quella dell'ospitalità. Il pastore diventa anfitrione. Con altre immagini si ribadiscono gli stessi concetti dei versetti precedenti. v. 5. «cospargi di olio»: l'unzione del capo con l'olio profumato fa parte del rituale dell'ospitalità (cfr. Am 6,6; Lc 7,46). «il mio calice trabocca»: ciò è segno di pienezza e di abbondanza (Sal 36,9; Qo 9,7; 1Sam 25,36...).

v. 6. «Felicità e grazia»: alla lett. «bontà e grazia» (tôb wāḥesed). Sono personificate come ancelle che accompagnano il fedele nel santuario (Sal 25,21; 89,15; Ab 3,5).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LE SOFFERENZE E LA GLORIA DEL GIUSTO 1 Al maestro del coro. Su “Cerva dell'aurora”. Salmo. Di Davide.

2 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!

3 Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c'è tregua per me.

4 Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d'Israele.

5 In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti;

6 a te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi.

7 Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.

8 Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo:

9 “Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!“.

10 Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia madre.

11 Al mio nascere, a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.

12 Non stare lontano da me, perché l'angoscia è vicina e non c'è chi mi aiuti.

13 Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan.

14 Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce.

15 Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere.

16 Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte.

17 Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

18 Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano:

19 si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte.

20 Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.

21 Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l'unico mio bene.

22 Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali.

Tu mi hai risposto! 23 Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea.

24 Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d'Israele;

25 perché egli non ha disprezzato né disdegnato l'afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto.

26 Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.

27 I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre!

28 Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli.

29 Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli!

30 A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere;

ma io vivrò per lui, 31 lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene;

32 annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “Ecco l'opera del Signore!”. _________________ Note

22,1 In questo salmo, considerato una delle preghiere più intense di tutto il Salterio, profonda fiducia in Dio e totale abbandono a lui si alternano con l’angoscia e la sofferenza dell’orante. L’intervento liberante di Dio apre all’inno di lode, che nel finale (forse un’aggiunta successiva) coinvolge tutte le nazioni. Il salmo è stato usato, fin dalle origini della Chiesa, per commentare la passione di Gesù e la sua glorificazione. Gli evangelisti Marco e Matteo ricordano che l’ultima invocazione del Signore al Padre venne espressa con le parole iniziali di questo salmo (Mc 15,34 e Mt 27,46). La spartizione delle vesti è commentata da Giovanni con la citazione del vv. 19 (Gv 19,23-24) e gli insulti a Gesù registrati nel Vangelo di Matteo (Mt 27,43) conservano un’eco delle ingiurie dei vv. 8-10.

22,8 Questi gesti sono segni di disapprovazione e di disprezzo.

22,13 Basan: regione a nord-est della terra di Canaan, famosa per i pascoli e per il numeroso bestiame.

22,17 hanno scavato: probabilmente allude a catene o funi, con cui era stato legato, mani e piedi. Vg e NVg interpretano il verbo come “trafiggere”, con evidente riferimento alla passione di Gesù.

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Approfondimenti

Grido angosciato e speranza del soccorso divino Supplica individuale [di un malato] (+ motivi innici e di ringraziamento)

Nello stato attuale il carme presenta un ampliamento di carattere escatologico-universale nei vv. 28-32 segnato anche dal cambiamento del ritmo. Intatti mentre nel salmo ™ vige il ritmo classico di 3 + 3 accenti, nei vv. 28-29 si hanno 3 + 2 accenti (metro della qînâ), e nei vv. 30-32, 4 + 4. Qualcuno vi vede un ampliamento liturgico anche nei vv. 23-27. Il salmo è solcato da un intenso pathos. È presente il triplice rapporto triangolare, comune nelle suppliche, “Dio-io-essi (i nemici)”. C'è il campo semantico spaziale, in cui riveste particolare importanza il binomio polare: “lontano-vicino” (rāḥôq-qārôb: v. 12) attorno al quale ruotano diversi concetti e immagini. Anche l'asse “liquidità-aridità” (v. 15-16) riveste una certa importanza. È presente inoltre il simbolismo somatico, zoomorfo, e non manca quello giuridico. Il carme si divide in due grandi parti: vv. 2-22 e vv. 23-32. La seconda parte è delimitata dall'inclusione, data dal verbo “annunziare” (spr) (vv. 23.32). La prima parte invece è segnata e delimitata dalla voce “lontano” (rāḥôq) (v. 2) e dal verbo “stare lontano” (rḥq) (vv. 12.20). Le due parti sono richiamate dalla voce “lode” tᵉhillâ (vv. 4.26) e dal verbo “lodare” (hll) (vv. 23.24.27).

Divisione: * vv. 2-22: lamento; * vv. 23-32: ringraziamento.

vv. 2-22. Questa prima parte del salmo è data dall'introduzione-lamento sul perché della lontananza di Dio (vv. 2-3), dalle motivazioni e considerazioni sulla lontananza-vicinanza del Signore (vv. 4-11), con la richiesta di aiuto (v. 12), e dalla ripresa dell'esposizione della situazione del salmista sugli effetti della lontananza del Signore (vv. 13-19) con la richiesta più accorata di aiuto e di difesa dalla morte e dai nemici (vv. 20-22).

v. 2. «Dio mio, Dio mio»: ciò che appare come un inizio drammatico è tuttavia un'invocazione di tipo più personale e familiare. La ripetizione indica, nell'uso biblico, maggiore ansia, urgenza e preoccupazione (cfr. 1Sam 3,10; Lc 22,31; At 9,4); «perché mi hai abbandonato»: non è una protesta, ma una richiesta fiduciosa di chiarimento di un fatto incomprensibile all'orante. La richiesta è dettata dall'apparente inerzia di Dio davanti alle sofferenze atroci (fisiche e morali) del salmista. Nei salmi si esprime la convinzione che Dio non abbandona (Sal 9,11; 16,10; 27,10; 37,28; 94,14). «del mio lamento»: alla lett. «del mio ruggito». Il ruggito del leone (cfr. v. 14), comune nella Bibbia, è segno di aggressività (Is 5,29; Ez 19,7) e di gravità (Gb 3,24; Sal 32,3).

v. 3. «di giorno... di notte»: è un'espressione polare per indicare continuità di tempo. Si tratta di un'invocazione ininterrotta.

vv. 4-11. Il salmista motiva il suo grido dei vv. 2-3 con l'esposizione della sua tragica situazione. L'intento retorico è quello di persuadere i Signore a intervenire di nuovo. Questa parte si può dividere in tre strofe: vv. 4-6; vv. 7-9; vv. 10-11. Il lamento vero e proprio dei vv. 7-9 è preceduto e seguito da momenti di fiducia (v. 4-6. 10-11).

v. 4. «Eppure tu...»: l'espressione fa contrasto con il «Ma io» del v. 7, che inizia la seconda strofa in cui l'orante parla di sé. «lode d'Israele»: è un appellativo divino, cfr. Dt 10,21. Come «Santo d'Israele» il Signore è chiamato in 2Re 19,22; Is 1,4.

v. 5. «In te hanno sperato...»: meglio tradurre «In te hanno confidato». In questo, e nel versetto seguente, ricorre tre volte il verbo «confidare» (bṭḥ), «non rimasero delusi»: alla lettera «non furono svergognati». L'uso del verbo hwš (= arrossire; essere deluso) è frequente nei salmi, cfr. Sal 25,3.20; 31,2.18; 37,19; 69,7; 119,6.46.

v. 7. «sono verme»: la metafora indica l'abiezione più umiliante, dato che il verme è considerato come animale fragile, facilmente calpestabile perché sta nella polvere ed è considerato anche animale impuro (cfr. Lv 11,41; Gb 15,6). «non uomo»: l'espressione fa da contrasto a quella precedente e ne rafforza il significato. Il salmista richiama alla mente il “Servo di JHWH” (cfr. 52,14; Is 53,3) e il profeta Geremia (cfr. Ger 15,15; 18,20; 20,8; 49,15).

v. 9. «Si è affidato al Signore»: si riportano le parole di scherno dei nemici e che suonano come bestemmia, perché contengono una sfida a Dio, che è chiamato a dimostrare la sua amicizia con l'orante, liberandolo dalla sofferenza e infamia in cui è caduto; cfr. Sap 2,18.20.

v. 10. «mi hai tratto dal grembo...»: è un'audace antropomorfismo. Dio estrae (cfr. Gb 38,8) il salmista dal grembo materno quasi come una levatrice e lo protegge teneramente come una madre.

v. 11. «dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio»: cfr. Ger 1,5; Sal 71,6. La frase è, in ebraico, fortemente allitterata, energica e categorica. Il salmista, che si sente abbandonato da Dio, gli confessa esplicitamente che egli “fin dalla nascita” gli appartiene e perciò non può lasciarlo cosi.

v. 12. Questo versetto, che presenta un cambiamento di ritmo in 2 + 2 + 2 accenti invece dei 3 + 3 dei versetti precedenti, segna la conclusione intermedia di questa prima parte del lamento. Il salmista chiede a Dio di stargli vicino e aiutarlo perché si sente solo. «non stare lontano... l'angoscia è vicina»: si noti il contrasto tra la lontananza di Dio (cfr. v. 2), che si vuole scompaia, e la vicinanza dell'angoscia a causa del pericolo imminente, tanto più perché l'orante è solo.

v. 13. «tori di Basan»: i nemici del salmista assumono qui e nei vv. 14.17.21 aspetti bestiali, di tori, di leone e di cani. «Basan»: è una regione della Transgiordania settentrionale (presso il Golan), famosa per i pascoli ubertosi e i numerosi greggi, cfr. Dt 32,14; Am 4,1; Mic 7,14.

v. 15. «Come acqua sono versato...il mio cuore è come cera»: l'acqua e la cera sciolta evocano la dissoluzione del corpo, delle ossa e dei suoi legamenti, e quindi la morte, cfr. 2Sam 14,14.

v. 16. «È arido come un coccio...»: cfr. Sal 69,4; Lam 4,4. Anche l'immagine del disseccamento della linfa vitale corporea e la conseguente polverizzazione mortale evocano la fine. «polvere di morte»: l'espressione è hapax nella Bibbia. Si ispira a Gn 2,7; 3,19. La polvere indica spesso la morte (Gb 7,21).

v. 17c. «hanno forato le mie mani e i miei piedi»: la traduzione è incerta a causa della incomprensibilità del vocabolo kā’arî, soggetto a molte traduzioni congetturali. I LXX leggono kā’arû (= scavarono) e Girolamo vi si attiene nel Salterio Gallicano traducendo foderunt, ma nel Salterio Iuxta Hebraeos traduce vinxerunt (= legarono). La Vulgata traduce foderunt (= hanno trafitto). L'incertezza di questo passo ha fatto sì che nel NT non sia citato dagli evangelisti per la crocifissione di Gesù. Le varie interpretazioni comunque ruotano intorno a due immagini: a quella del “legare” e a quella del “ferire o fratturare”. Nel primo caso si evoca l'immagine della caccia che è presente nel v. 17. Il salmista dice perciò di essere stato come una preda legata, caduta nelle mani dei suoi nemici cacciatori, che come cani gli hanno dato la caccia. Nel secondo caso (LXX, Vulgata, BC) si evocano le ferite e le fratture alla mani e ai piedi come nella crocifissione tradizionale romana.

v. 18. «posso contare tutte le mie ossa»: cfr. Gb 19,20; Sal 69,27. L'immagine è surreale e un po' ironica. Indica la situazione di sfacelo del corpo coperto di numerose ferite, mentre sadicamente i nemici contemplano quelle ferite come se fosse uno spettacolo divertente (cfr. Gb 33,21; Sal 102,6; 109,24).

v. 19. «si dividono le mie vesti»: la tragedia raggiunge il culmine allorché i nemici, considerando il salmista già morto, procedono alla spartizione dei suoi pochi beni, i vestiti, tirando a sorte. La prassi era riservata ai condannati a morte ed entrò anche nella legislazione romana con Adriano e Ulpiano (Digestum VI, 48.20).

vv. 20-22. In questi versetti conclusivi dell'intero lamento dei vv. 2-19 si ribadisce, in inclusione con il v. 2 iniziale e con il v. 12 centrale, la supplica a Dio a non stare lontano e a liberare il salmista dai suoi nemici. Accanto alle immagini teriomorfe per indicarli (unghie del cane, bocca del leone, corna dei bufali) si aggiunge l'immagine bellica della «spada».

vv. 23-32. Con questi versetti inizia la seconda parte del salmo introdotta dal v. 23. Si snoda il grande ringraziamento (tôdâ) che è eccezionalmente molto ampio. La lode di Dio si espande con un'energia esplosiva, come ondate successive, fino a diventare da personale a universale, cosmica. Letterariamente questa seconda parte abbonda di ripetizioni, che si richiamano vicendevolmente, tanto da formare un testo unitario; non c'è più il linguaggio fortemente immaginativo della prima parte, e presenta un movimento centrifugo, al contrario della prima parte ove l'orante si sentiva assediato, circondato dai suoi nemici (movimento centripeto). E presente una triplice motivazione introdotta da «perché» (kî) come nel genere letterario innico (vv. 25.29.32).

v. 23. «Annunzierò il tuo nome...»: il versetto apre la grande tôdâ dei versetti seguenti. Il verbo “annunziare, raccontare” (spr) che ricorre una trentina di volte nei salmi, solo qui e nel Sal 102,22 ha come oggetto il “nome” (šēm) di Dio (che equivale alla sua stessa persona, alla sua fama, alla sua gloria...). «ti loderò»: per la prima volta appare nel salterio il verbo “lodare” (hll) da cui deriva la voce tᵉhillîm (= lodi) che ha dato il titolo al salterio. «in mezzo all'assemblea»: il ringraziamento è pubblico. L'assemblea (qahal) è quella liturgica (v. 26).

v. 24. «stirpe di Giacobbe... stirpe di Israele»: cfr. Is 45,19.25. Si tratta dei veri Israeliti, quelli che temono il Signore e gli danno gloria.

v. 25. «perché egli non ha disprezzato...»: a differenza dei nemici che lo hanno disprezzato e schernito (vv. 7-9, 17-19). Dio, come è venuto in soccorso dei padri (v. 6), così ha fatto con l'orante.

v. 26. «i miei voti»: il ringraziamento al Signore comporta anche lo scioglimento dei voti (ctr. Sal 50,14; 61,9; 66,13; 116,14.18) fatti dall'orante, che consistono in offerte cultuali e probabilmente nel sacrificio di comunione, cui è chiamata a partecipare la povera gente. Essendo un atto pubblico, tale scioglimento diventava testimonianza e catechesi insieme, nonché incoraggiamento per tutti coloro che come l'orante si trovavano nelle stesse difficoltà!

v. 27. «Viva il loro cuore per sempre»: BC segue i LXX e la Vulgata. Alla lett. il TM ha «Viva il vostro cuore per sempre». È l'augurio che viene rivolto dal salmista ai poveri e a tutti coloro che cercano il Signore. Egli augura, a essi, se restano fedeli a Dio, di essere felici, nonostante le difficoltà e sofferenze della vita, perché il Signore interverrà come ha fatto con l'orante.

vv. 28-32. Sebbene questi versetti siano considerati da quasi tutti gli studiosi come un'aggiunta posteriore post-esilica, e come dilatazione del ringraziamento dei versetti precedenti (cfr. anche le variazioni di ritmo), tematicamente e strutturalmente fanno unità con il tutto. Qui i verbi stanno per lo più al futuro ed è chiara la prospettiva universale escatologica.

v. 28. «Ricorderanno... torneranno... si prostreranno»: è un tema isaiano, cfr. Is 2,2-4; 60,30. «A lui si prostreranno quanti dormono..»: qui (unica volta nella Bibbia) si proclama che il dominio di Dio si estende anche sul regno dei morti (šᵉ’ôl), e inoltre si ammette l'adorazione perenne del Signore anche da parte dei morti. E una concezione inusuale e straordinaria nella teologia dell'AT. «quanti dormono nella polvere»: alla lett. «tutti quelli che discendono nella polvere». L'espressione designa i morti. «E io vivrò per lui»: il testo è corrotto ed è soggetto a diverse interpretazioni. La traduzione è congetturale.

v. 32. «Ecco l'opera del Signore»: alla lett. «Perché fece». La laconicità e l'intensità dell'espressione finale annulla ogni espressione del silenzio e dell'inattività di Dio della prima parte del salmo. L'agire di Dio chiude la bocca a ogni denigratore.

Nel NT il Sal 22 è stato molto utilizzato nei racconti della passione di Gesù per il suo valore tipico e teologico. Tipico, in quanto Cristo come “antitipo” personifica e incarna il sofferente innocente perseguitato del salmo; teologico, in quanto il salmo interpreta le sofferenze e il soccorso del Signore alla luce della fede in Dio; ciò aiuta ad approfondire il significato della sofferenza di Cristo nel piano di Dio. Il testo greco del salmo evidenzia di più le coincidenze e le discrepanze con le citazioni del NT. Il v. 2 («Dio mio, Dio mio...») è citato (in ebraico-aramaico) dạ Mt 27,46; Mc 15,34; per il v. 7 («infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo»), cfr. Mt 27,44; Mc 15,32; per il v. 8 («Mi scherniscono...»), cfr. Mt 27,39.41; Mc 15,29; Lc 23,35; per il v. 9 («Si è affidato al Signore...»), cfr. Mt 27,43; per il v. 16 («È arido come un coccio..), cfr. Mt 27,48; Mc 15,36; Lc 23,36; Gv 19,28; per il v. 17 («hanno forato le mie mani...»), cfr. Mt 27,35; Mc 15,24; Lc 23,34; Gv 19, 8.37; per il v. 19 («si dividono le mie vesti...»), cfr. Mt 27,35; Mc 15,24; Lc 23,34; Gv 19,23-24; per il v. 25 («al suo grido d'aiuto...»), cfr. Mt 27,50; Mc 15,37; Lc 23,46.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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