📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

PREGHIERA NEI PERICOLI E NELLE PROVE 1 Supplica. Di Davide.

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero.

2 Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

3 Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.

4 Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.

5 Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t'invoca.

6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche.

7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido perché tu mi rispondi.

8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla come le tue opere.

9 Tutte le genti che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, Signore, per dare gloria al tuo nome.

10 Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.

11 Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.

12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre,

13 perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.

14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti e una banda di prepotenti insidia la mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi.

15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,

16 volgiti a me e abbi pietà: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva.

17 Dammi un segno di bontà; vedano quelli che mi odiano e si vergognino, perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli.

_________________ Note

86,1 In questa lamentazione, che la liturgia ebraica riserva al giorno solenne dell’Espiazione (o Kippùr), compaiono elementi già incontrati in altre lamentazioni simili; ma il rinnovato sentimento di fiducia, il totale abbandono in Dio e la speranza del suo intervento nella situazione di sofferenza che attanaglia l’orante, la rendono particolarmente viva e appassionata.

86,4 rivolgo l’anima mia: vedi Sal 25,1 e nota relativa.

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Approfondimenti

Preghiera di un fedele perseguitato Supplica individuale (+ motivi di ringraziamento e innici)

Il salmo si presenta senza un ordine nell'esposizione delle varie componenti del genere della “Supplica”. È di carattere antologico. Le dipendenze più chiare sono cinque: il v. 4 dal Sal 25,1; il v. 11 dal Sal 27,11; il v. 14 dal Sal 54,5; il v. 15 da Es 34,6; e il v. 16 dal Sal 25,13; Per i sentimenti esposti è simile al Sal 22 e per i concetti teologici al Sal 51. La pericope del ringraziamento è situata al centro del salmo, contrariamente all'impostazione strutturale del genere della “Supplica”, che lo riporta per lo più alla fine. Ma la sua collocazione al centro potrebbe avere la funzione retorica della captatio benevolentiae. La struttura in forma chiastica è vigorosa e precisa con l'inno di ringraziamento che funge da perno al centro (vv. 8-13). Il morfema (= perché) che ricorre quasi in tutti i versetti (1.2.3.4.5.7.9.10.12.13.17) ha una funzione sintattica e logica. È come se l'autore volesse giustificare ogni petizione o commuovere Dio con le sue argomentazioni. Gli appellativi divini sono molto frequenti. Il Dio delll'orante ricorre 19 volte in 17 versetti (il solo ’adōnāy ricorre 7 volte). L'appellativo personale JHWH, reso da BC con «Signore», fa inclusione maggiore nei vv. 1 e 17. Non c'è regolarità ritmica, giacché la lunghezza dei versi cambia spesso. Il salmo è di epoca tardiva. La simbologia è somatica, antropomorfica e bellica.

Divisione:

  • vv. 1-7: I appello;
  • vv. 8-13: inno di ringraziamento;
  • vv. 14-17: appello finale.

v. 1. «tendi l'orecchio»: con questo antropomorfismo l'orante vuole attirare l'attenzione di Dio alla sua supplica, come nei Sal 31,3; 88,3. «povero e infelice»: l'orante si qualifica, come uno dei «poveri di JHWH» cioè bisognoso materialmente, ma fiducioso in Dio. Il versetto del TM è allitterato e ritmato in .

v. 2. «Custodiscimi...»: l'orante giustifica la sua richiesta di protezione contemplando la sua presentazione col dichiararsi «fedele» (ḥāsîd) nel senso spirituale (Sal 85,9) e sostenitore della fedeltà di Dio (ḥesed: vv. 5.15), «servo» (‘ebed), come Abramo, Mosè, Giosuè (cfr. Gs 24,14ss.), e «l'uomo che spera».

v. 5. «Tu sei buono..»: questi attributi di Dio richiamano quelli manifestati nell'esperienza esodale, cfr. Es 34,6; Nm 14,18; Dt 5,10; Ger 31,34; Dn 9,9; Sal 136,1.

v. 7. «Nel giorno... tu mi esaudirai»: l'orante esprime la certezza e la fiducia di essere esaudito, cfr. Sal 17,6; 77,3.

v. 8. «Fra gli dei nessuno è come te...»: l'orante esprime la sua fede monoteistica in Dio. Si sente l'eco dell'inno esodale (Es 15,11; Sal 89,7-9).

v. 9. «Tutti i popoli... verranno e si prostreranno»: si esprime la fede nell'unico Dio come sovrano anche della storia di tutti i popoli; questi alla fine lo riconosceranno dandogli gloria. Il motivo è ricorrente nel post-esilio: cfr. Is 56,1-9; 66,18-21; Ag 2,6-9; Ml 1,10-11; Тb 13.

v. 10. «grande tu sei...»: fa inclusione con il v. 8 e richiama, riecheggiando in forma di inno, il nucleo della fede d'Israele cfr. Sal 72,18, 83,19

v. 11 «Mostrami... la tua via...» cfr. Sal 27,11. «Camminare nelle vie di Dio», cioè nella «verità» significa adesione e fedeltà all'alleanza. «donami un cuore semplice»: lett. «fa' uno (ebr. yḥd) il mio cuore, perché tema il tuo nome», cfr. Ger 32,39; Sir 1,25. L'unità e l'indivisibilità del cuore è segno di fedeltà e di amore totale, mentre il cuore spezzato e diviso diventa sede di più padroni e di più amanti. Per la doppiezza del cuore, cfr. Sal 12,3.

v. 13. «perché grande con me è la tua misericordia...»: professione di fede, nella grandezza della misericordia di Dio, che chiude la sezione della lode, iniziata con la professione di fede nell'unicità di Dio (v. 8). «dal profondo degli inferi mi hai strappato»: gli inferi sono paragonati a un abisso senza fondo e sempre bramoso di vittime. Il salmista ringrazia il Signore di averlo liberato dal pericolo di morte, causata dai nemici arroganti e blasfemi (cfr. v. 14).

v. 14. «Mio Dio, mi assalgono gli arroganti...»: il versetto riecheggia quasi letteralmente il Sal 54,5.

v. 15. «Ma tu, Signore, Dio di pietà...»: contrariamente ai nemici “atei” del v. 14, il salmista crede in Dio e spera nella sua salvezza. Perciò contrappone ad essi la sua professione di fede come nel v. 5, che ricalca Es 34,6; Sal 103,8; 145,8.

v. 16. «volgiti a me...»: l'invocazione richiama in ebraico il volto di Dio che volgendosi al fedele porta speranza e gioia, cfr. la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26. «il figlio della tua ancella»: si richiama all'espressione «tuo servo» di vv. 2.4 e la rafforza sottolineando che egli è per nascita e per condizione «servo» del Signore. Cfr. Sal 116,16. L'espressione ha anche la funzione retorica di impietosire e commuovere Dio.

v. 17. «Dammi un segno di benevolenza»: il «segnale» (’ôt) è doppio: positivo per il salmista e negativo per i suoi nemici. Il segno positivo per l'orante può essere o un oracolo di liberazione emesso da un sacerdote o da un profeta cultuale, o un prodigio come quelli dell'esodo, cui il salmista si è riferito nel v. 10 («meraviglie»: niplᵉ’ôt). «mi ha soccorso e consolato»: si tratta qui di “perfetti di confidenza”. Il salmista è già sicuro che il Signore ascolterà la sua richiesta e confonderà, svergognerà così i suoi nemici. Il salmo si conclude con il riferimento al soccorso e alla consolazione di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SUPPLICA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA 1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.

2 Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe.

3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato.

4 Hai posto fine a tutta la tua collera, ti sei distolto dalla tua ira ardente.

5 Ritorna a noi, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.

6 Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira?

7 Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?

8 Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.

10 Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.

11 Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.

12 Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo.

13 Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto;

14 giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino.

_________________ Note

85,1 Gioia, speranza e fiducia pervadono questa composizione, che sgorga dal cuore degli Ebrei rimpatriati dall’esilio babilonese e testimoni della ricostruzione materiale e spirituale della loro nazione. Non mancano, tuttavia, i motivi che caratterizzano le lamentazioni collettive e che fanno di questo salmo una supplica a Dio, perché ritorni a essere favorevole al suo popolo.

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Approfondimenti

Misericordia e verità, giustizia e pace Supplica collettiva (+ motivi innici e profetici)

Il salmo, come i Sal 77 e 126, rispecchia il difficile ma anche gioioso periodo del ritorno dall'esilio e della restaurazione. Alla forte speranza ed entusiasmo iniziali seguirono momenti di scoraggiamento (cfr. Esd; Ne; Is 56-66; Ag; Zc 1-8). A livello di struttura segnaliamo l'inclusione data dalla voce «terra» (’ereṣ) nei vv. 2 e 13. Questo stesso vocabolo ricorre quattro volte nel testo originale del salmo (vv. 2.10.12.13) come anche il verbo «ritornare» (šwb) (vv. 2.4.5.7.9). Il metro del TM è dato da 3 + 3 accenti. Il simbolismo dominante è quello spaziale (ove campeggia il verbo šwb) e quello temporale nella sua triplice suddivisione di passato, presente e futuro. C'è anche il simbolismo teologico (vv. 2-4).

Divisione:

  • vv. 2-4: il ritorno d'Israele e di Dio nel passato;
  • vv. 5-8: il ritorno d'Israele e di Dio nel presente;
  • vv. 9-14: oracolo sul ritorno di Dio nel futuro.

vv. 2-4. In questi versetti il popolo riconosce che il ritorno dall'esilio è frutto della bontà del Signore e del perdono dei peccati. È un rendimento di grazie anche se non è espresso chiaramente.

v. 2. «la tua terra»: la terra d'Israele, che in inclusione nel v. 13 è chiamata «nostra», qui si riconosce appartenere a Dio. Più volte Dio dice nell'AT «mia è la terra» (Is 14,25; Ger 2,7; Ez 36,5; Gl 1,6).

vv. 5-8. Tenendo presente le difficoltà della ricostruzione (Esd; Ne; Is 59,9-11; Ag 1,5-6; Zc 1-8), dopo un globale e generale ringraziamento per i ritorno in patria, segue nei vv. 5-8 la supplica per superare le difficoltà e i contrasti che appaiono insormontabili.

vv. 9-14. Il Signore risponde con un oracolo di salvezza attraverso un profeta cultuale, un sacerdote o una persona presente alla supplica dell'assemblea, che riporta in terza persona le parole di speranza, di pace e di salvezza di Dio.

v. 9. «Ascolterò»: meglio: «Voglio ascoltare» che implica una sfumatura di impegno, una preparazione psicologica e spirituale ad ascoltare l'oracolo, cfr. Ab 2,1. «pace»: è il tema e il frutto dell'oracolo. È indirizzato al «popolo di Dio, ai suoi fedeli, a chi ritorna a lui con tutto il cuore». Perciò la pace è destinata a superare i confini razziali e arrivare a chi è davvero fedele al Signore. La pace (šalôm) biblica è la sintesi di tutti i beni.

v. 10. «la sua gloria abiterà la nostra terra»: si allude al tempio, luogo della presenza di Dio sulla terra. La gloria che secondo Ezechiele (cfr. 10,18; 11,22-23) si allontanò dal tempio e da Gerusalemme, in futuro ritornerà (cfr. Ez 43,1-4; 48,35).

v. 11. «Misericordia e verità»: sono le virtù dell'alleanza. «giustizia e pace si baceranno»: la giustizia salvifica e la pace messianica, insieme alle altre virtù personificate, ricostituiranno l'armonia della creazione interrotta con il peccato (cfr. Gn 2; Is 11).

v. 13. «la nostra terra darà il suo frutto»: nella pace universale anche la terra è coinvolta, con il suo benessere e la sua abbondanza. Al Signore che darà il suo bene (= la pioggia) la terra non sarà più ostile, ma risponderà con l'abbondanza di frutti (cfr. Ag 1,6.9-10; 2,19; Zc 8,12).

v. 14. Dopo che il mondo ha avuto la pace e i frutti della pace, in una maestosa visione appare Dio preceduto dalla giustizia e accompagnato dalla salvezza.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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CANTO DI PELLEGRINAGGIO 1 Al maestro del coro. Su “I torchi”. Dei figli di Core. Salmo.

2 Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!

3 L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.

4 Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.

5 Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi.

6 Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore.

7 Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.

8 Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion.

9 Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

10 Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.

11 Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa; stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

12 Perché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina nell'integrità.

13 Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.

_________________ Note

84,1 Il centro di questo “canto di Sion” (vedi nota a Sal 46) è il tempio di Gerusalemme, dove il Signore di tutto l’universo ha posto la sua dimora e da dove effonde vita e benedizione per il suo popolo. Le parole di questo canto sono messe sulle labbra del pellegrino, che ritma la preghiera con un triplice movimento: il desiderio struggente della casa del Signore, il cammino verso la città santa e il tempio (probabilmente un pellegrinaggio in occasione delle tre principali feste dell’anno) e l’ingresso nel tempio, che diventa anche la meta ideale del cammino interiore dell’uomo verso Dio.

84,2 Signore degli eserciti: su questo titolo divino vedi nota a Sal 24,10.

84,10 consacrato: il re, che guida e protegge (è il nostro scudo) la comunità d’Israele.

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Approfondimenti

** ** Salmo di pellegrinaggio (o Cantico di Sion)

Il salmista celebra il monte Sion e il suo tempio, abitazione in terra del Signore, Dio degli eserciti e Dio della vita. Il tempio è oggetto di forte desiderio nella mente e nel cuore del pellegrino. Questo salmo e il 122, unici tra i Cantici di Sion, si riferiscono direttamente al pellegrinaggio. Il Sal 84 per la tematica e per il lessico è simile ai Sal 42-43 (i due formano una sola unità d'espressione), ma mentre in questi ultimi ci si lamenta nostalgicamente per la lontananza del santuario, nel Sal 84 il salmista gioisce per averlo raggiunto. Vi si intrecciano motivi di lamentazione, beatitudine, benedizione, preghiera per il re, ma prevale su tutti il carattere innico. Come i Sal 15 e 24 il Sal 84 può fungere anche da “liturgia d'ingresso” o “della porta”. L'atmosfera è distesa e contemplativa ed è ispirata alla fiducia nella presenza di Dio che salva e dà gioia. Il metro nel TM è prevalentemente quello della “lamentazione” (qînâ), dato da 3 + 2 accenti, mentre nei vv. 9-10 è di 3 + 3. Il nome di Dio ha un ruolo marcato nella struttura. Infatti come «Signore degli eserciti» si trova nei vv. 2.4.9.13, come «Signore» nei vv. 3.9.12.12, come «Dio» nei vv. 3.4.8.9.10.11.12. Tra il v. 2 e il v. 13 c'è un'inclusione, data dall'appellativo divino «Signore degli eserciti» (JHWH ṣᵉbā’ôt), appellativo jahvistico-gerosolimitano e caratteristico dei Cantici di Sion. Esso funge da introduzione e da conclusione. Il simbolismo spaziale-temporale unifica il salmo creando un'atmosfera contemplativa di gioiosa fiducia. Si può dividere in tre strofe: vv. 2-4 (I strofa); vv. 5-9 (I strofa); vv. 10-13 (III strofa). La prima strofa è caratterizzata dal desiderio del tempio, la seconda dall'esecuzione del pellegrinaggio, la terza dall'arrivo nel tempio.

v. 2. «Quanto...»: in ebr. mah. Così inizia anche il Sal 8. È un'espressione di intenso stupore e ammirazione! «amabili»: il tempio era amato da Dio stesso (Ger 12,7) e dal popolo (Sal 42-43; 48,3-4; 63,2-4). «le tue dimore» lett. «le tue tende» (miškᵉnôtêkā). Il richiamo alla tende del convegno (miškan) del periodo esodale e del deserto è evidente. Il plurale si riferisce o ai vari edifici collegati al tempio vero e proprio o, come plurale poetico, alla grandiosità e santità dell'edificio sacro (cfr. 1Re 19,14; Rm 11,3). «L'anima mia languisce...»: si tratta di una sete per Dio e del suo tempio che abbraccia tutto l'essere, cfr. Sal 42,2; 63,2; Ger 17,13.

v. 3. «Il mio cuore e la mia carne»: l'espressione indica, per merismo, tutto l'essere umano nella dimensione interiore (cuore) ed esteriore (carne), cfr. Sal 16,9.

v. 5. «Beato chi abita...»: cfr. Sal 134,1-3; 135,1-2. Più che alla permanenza materiale nel tempio il salmista si riferisce ai frutti spirituali della vicinanza del Signore (Sal 23,6; 27,4; cfr. Sal 92,13-15).

v. 6. «Beato chi trova in te...»: il versetto è oscuro e la traduzione congetturale.

vv. 7-8. L'itinerario geografico del pellegrinaggio non è chiaro. Nel v. 7 si indica una valle e nel v. 8 la collina di Sion. Ma le allusioni a un itinerario spirituale sono più significative. Il cammino verso Dio, anche se attraverso una valle oscura (Sal 23,4), dà sempre gioia entusiastica e tutto si trasforma in bene (Sal 107,33; Is 35,5-10; 41,18-19; 48,21).

v. 7. «valle del pianto»: le antiche versioni fanno derivare il sostantivo bākā’ dal verbo bkh (= piangere). Preso in senso realistico la «valle di Baka'» secondo i geografi biblici corrisponderebbe all'attuale Wadi el-Meiseh (= wadi del piangente) situato a sud-ovest di Gerusalemme. Esso confluisce nella Geenna. Ma l'espressione, secondo altre etimologie, si può tradurre anche «valle della sete» o «valle della balsamite» dal nome dell'albero che cresce in luoghi aridi. «la prima pioggia»: (in ebraico môreh) è quella che cade in autunno. Essa, dopo la stagione estiva che rende arida la terra di Palestina, ridona vita e ammanta di verde i luoghi deserti (cfr. Sal 65,12-13).

v. 8. «Cresce lungo il cammino il suo vigore»: è l'effetto psicologico e spirituale di chi si avvicina alla meta, cfr. Sal 103,5; Is 40,29-31.

v. 9. «Signore, Dio degli eserciti..»: l'invocazione a Dio a conclusione della seconda strofa è un appello solenne e un invito all'ascolto, in preparazione della preghiera della strofa successiva.

v. 10. «nostro scudo»: di per sé l'espressione per il parallelismo, anziché riferito a Dio come vocativo, può riferirsi al re («tuo consacrato») come accusativo (cfr. Sal 89,19). Ma poiché nel v. 12 Dio è certamente chiamato anche «scudo», il re lo è per analogia. Il re perché «consacrato» da Dio è suo vassallo, suo luogotenente in mezzo al popolo, per difenderlo e proteggerlo. Egli appartiene alla comunità che per lui innalza preghiere a Dio (Sal 2,2; 18,51; 89,39.52; 132,10).

v. 12. «sole e scudo»: nell'AT Dio non è mai chiamato, eccetto qui, con l'appellativo di «sole», ma cfr. Is 60, 19-20; Ml 3,20. Per «scudo» cfr. v. 10; Sal 3,4; 18,3.31.36; Gn 15,1; Dt 33,29; 2Sam 22,3.31.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA CONTRO I NEMICI D’ISRAELE 1 Canto. Salmo. Di Asaf.

2 Dio, non startene muto, non restare in silenzio e inerte, o Dio.

3 Vedi: i tuoi nemici sono in tumulto e quelli che ti odiano alzano la testa.

4 Contro il tuo popolo tramano congiure e cospirano contro i tuoi protetti.

5 Hanno detto: “Venite, cancelliamoli come popolo e più non si ricordi il nome d'Israele”.

6 Hanno tramato insieme concordi, contro di te hanno concluso un patto:

7 le tende di Edom e gli Ismaeliti, Moab e gli Agareni,

8 Gebal, Ammon e Amalèk, la Filistea con gli abitanti di Tiro.

9 Anche l'Assiria è loro alleata e dà man forte ai figli di Lot.

10 Trattali come Madian, come Sìsara, come Iabin al torrente Kison:

11 essi furono distrutti a Endor, divennero concime dei campi.

12 Rendi i loro prìncipi come Oreb e Zeeb, e come Zebach e come Salmunnà tutti i loro capi;

13 essi dicevano: “I pascoli di Dio conquistiamoli per noi”.

14 Mio Dio, rendili come un vortice, come paglia che il vento disperde.

15 Come fuoco che incendia la macchia e come fiamma che divampa sui monti,

16 così tu incalzali con la tua bufera e sgomentali con il tuo uragano.

17 Copri di vergogna i loro volti perché cerchino il tuo nome, Signore.

18 Siano svergognati e tremanti per sempre, siano confusi e distrutti;

19 sappiano che il tuo nome è “Signore”: tu solo l'Altissimo su tutta la terra.

_________________ Note

83,1 Lamentazione collettiva, aperta da un’accorata supplica a Dio perché esca dal suo silenzio e intervenga in favore d’Israele contro i nemici coalizzati per distruggerlo. Ma su Israele veglia il Signore, il quale, come al tempo dei giudici, non esita a prenderne le difese (vv. 10-13). Così, ora, dal popolo in preghiera sale l’invocazione perché Dio rinnovi i prodigi del passato.

83,7-9 Vengono elencate le popolazioni confinanti con Israele nella zona sud-orientale (Edom, Moab, Agareni) e in quella costiera (Gebal, Filistea, Tiro). I figli di Lot sono gli Ammoniti e i Moabiti.

83,10 Rievocazione dei fatti narrati in Gdc 4-5; 7-8.

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Approfondimenti

Supplica contro i nemici Supplica collettiva

La menzione dell'Assiria (v. 9) fa collocare la datazione del salmo tra i secc. VII e VI a.C., ma non è possibile tuttavia arrivare a conoscere i lineamenti della vicenda storica cui si riferisce. Il salmo ha qualche punto di contatto con il Sal 2, specialmente per quanto riguarda la menzione della coalizione dei popoli nemici contro Israele. A livello strutturale c'è un'inclusione antitetica che racchiude il salmo tra i vv. 2 e 19. Il simbolismo dominante è quello dell'ostilità, ma è presente anche quello antropologico e antropomorfico. Il TM ha il ritmo di 3 + 3 accenti. Il carme per il suo tono fortemente imprecatorio è omesso dalla liturgia.

Divisione:

  • v. 2: appello introduttivo;
  • vv. 3-9: presentazione del caso: complotto dei popoli ostili a Israele;
  • vv. 10-19: supplica imprecatoria contro i nemici.

v. 2. Con un motivo comune nelle “Suppliche” (Sal 28,1; 35,22; 39,13; 109,1) questo appello provocatorio è un invito a Dio a cambiare i suoi progetti, cioè a scuotersi dalla sua apparente inerzia e intervenire nella difficile situazione del popolo. L'insistenza dell'appello è sottolineata anche dalla voce «Dio» che apre e chiude in inclusione.

v. 7. «le tende..»: l'espressione designa in poesia la tribù o la nazionalità (Sal 78,51; 120,5). «Edom»: indica gli Edomiti, discendenti di Esaù (cfr. Gn 36,8.43). «gli Ismaeliti»: discendenti di Ismaele, figlio di Abramo e della schiava Agar (Gn 16,15), cfr. Gn 25,12-18; 37,25-28; 39,1. «Moab»: insieme con Ammon è figlio di Lot (Gn 19,37-38) e designa i Moabiti. La regione di Moab si estendeva a oriente del Mar Morto e a sud del fiume Arnon. «gli Agareni»: sono popoli seminomadi girovaganti nelle zone desertiche a est di Ammon e di Moab. Non è certa la relazione tra il nome della tribù e Agar, la madre di Ismaele. Si parla di loro anche in 1Cr 5,10.19-20.

v. 8. «Gebal»: designa la tribù araba della regione desertica detta «Gebalene» situata nella zona della città di Petra, capitale dei Nabatei. «Ammon»: figlio di Lot (Gn 19,37-38) ha dato il nome alla tribù aramea stanziatasi presso il fiume Iabbok in Transgiordania circa il 1100 a.C. Degli Ammoniti si parla ancora in 2Sam 10; 2Cr 26,8; 27,5. «Amalek»: cfr. Gn 36,12. Tribù nomade della zona del Negheb e della regione nord-orientale della penisola sinaitica. Spesso in conflitto con Israele, cfr. Es 17,8-16; Nm 24,20; Gdc 3,13; 6,3.33; 1Sam 14,48; 15,2-9; 2Sam 8,12. «Palestina»: è la Filistea, regione costiera bagnata dal Mar Mediterraneo. I Filistei sono i classici nemici d'Israele, specialmente nell'epoca dei giudici e della monarchia. Appartenevano ai «popoli del mare». Erano organizzati in una confederazione di città-stato.

v. 9. «Assur»: è l'Assiria, la superpotenza orientale, dominante dal sec. VII al VI a.C. che causò la caduta del regno del Nord (721 a.C.) e che cadde a sua volta quando la sua capitale Ninive fu distrutta nel 612 a.C. «figli di Lot»: l'espressione è una ripresa conclusiva di Ammon e Moab (Gn 19,36-38; Dt 2,9).

v. 10. «Madian»: si accenna alla campagna del giudice Gedeone (Gdc 7-8). «come Madian e Sisara..»: ci si riferisce alla campagna di Barak (Gdc 4-5).

v. 11. «concime per la terra»: è un'espressione abbastanza forte per indicare i cadaveri insepolti dei campi di battaglia (cfr. 2Re 9,37).

v. 12. «Oreb e Zeb..»: sono i principi e capi militari sconfitti nella campagna di Gedeone contro Madian (Gdc 7,25; 8,21).

v. 13. «I pascoli di Dio...»: la terra promessa appartiene a Dio. Si accenna alle mire dei Madianiti di usurpare il territorio dato a Israele (Sal 28,9; 78,55; 2Cr 20,11).

vv. 14-16. Il salmista continuando le imprecazioni e servendosi di immagini teofaniche riferite a Dio guerriero (cfr. Sal 18,12-15; Gdc 5,20), supplica il Signore di disperdere e di distruggere i nemici.

v. 19. «sappiano»: i nemici di Dio impareranno sulla loro pelle che esiste Dio, che è «Signore» e «Altissimo» e che opera, egli che sembrava muto e inesistente. La traduzione può anche supporre un soggetto impersonale, dando alla frase il valore universale di «si sappia».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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CONDANNA DEI GIUDICI CORROTTI 1 Salmo. Di Asaf.

Dio presiede l'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi:

2 “Fino a quando emetterete sentenze ingiuste e sosterrete la parte dei malvagi?

3 Difendete il debole e l'orfano, al povero e al misero fate giustizia!

4 Salvate il debole e l'indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi!“.

5 Non capiscono, non vogliono intendere, camminano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra.

6 Io ho detto: “Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo,

7 ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti”.

8 Àlzati, o Dio, a giudicare la terra, perché a te appartengono tutte le genti!

_________________ Note

82,1 È una requisitoria che in origine era destinata, probabilmente, ai falsi dèi, incapaci di rendere giustizia agli oppressi e inerti di fronte agli avvenimenti che accadono nel mondo. In seguito è divenuta un'accusa rivolta ai giudici disonesti e corrotti che favoriscono l'operato del malvagio a scapito dei più indifesi. Con la condanna invocata su di loro, si leva anche il grido di speranza verso Dio, perché ristabilisca il diritto e la giustizia sulla terra.

82,6 Voi siete dèi: espressione ironica in quanto riferita agli idoli; nei confronti dei giudici esalta la nobiltà del loro ufficio, che li rende simili a Dio giudice. Il passo è citato in Gv 10,34.

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Approfondimenti

Supplica contro i nemici Salmo di requisitoria

Il salmista presenta Dio che nel tribunale celeste giudica tutti i falsi dei. Il salmo si fonda sulla polemica antidolatrica; gli dei tuttavia non vengono subito dichiarati inesistenti. In un modo più sottile, la loro inesistenza si rivela dal loro iniquo operato, che non corrisponde a quello del vero Dio. Il salmo è affine ai Sal 58 e 94. Alcuni seguendo il Targum vedono nel carme una polemica contro i giudici disonesti e corrotti anziché contro i falsi dei, ma si tratta certamente di un'attualizzazione del salmo nel postesilio. Il metro nel TM è di 3 + 3 accenti ad eccezione del v. 8 che è di 4 + 4. Il testo ebraico originale è ben conservato. Il linguaggio “mitologico” fa pensare a un possibile influsso cananaico (cfr. Sal 29; 68). C'è un'inclusione tra il v. 1 e il v. 8. Il verbo giudicare (špṭ) ricorre quattro volte, e la voce «empi» (rᵉša‘îm) fa inclusione tra il v. 2 e 4. Il campo semantico è polemico-giudiziario, spaziale (cosmico), antropomorfico.

Divisione:

  • v. 1 introduzione: presentazione del tribunale;
  • vv. 2-4: requisitoria di Dio;
  • v. 5: commento alla caparbietà degli «dei»;
  • vv. 6-7; sentenza di Dio;
  • v. 8: invocazione a Dio giudice.

v. 1. Si descrive con una pennellata la scena del tribunale divino: Dio è circondato dall'assemblea divina e dagli «dei», che si danno apparentemente per esistenti, ma sono nulla (cfr. Is 41,21-24; 43,10-13; 46,1-2). Lo scenario si ispira alla mitologia cananaica di Ugarit. Gli «dei» (gli ’elōhîm) sono chiamati nel v. 6 «figli dell'Altissimo», cioè sue creature! «Dio si alza»: è l'azione solenne del giudice che sta per pronunziare la sentenza, cfr. Is 3,13.

v. 2. «Fino a quando...»: è un implicito rimprovero per l'ingiustizia e per il favoritismo verso gli empi da parte dei cosiddetti «dei» (v. 2).

v. 5. «Non capiscono...»: è un amaro commento sulla caparbietà e ottusità degli «dei» che non vogliono ascoltare il Signore. Essi con il loro appoggio alle ingiustizie degli empi attaccano la vita dell'universo, scuotendo le stesse fondamenta della terra che si basano sulla giustizia. Il loro avanzare è come l'avanzare nel buio verso la morte e lo šᵉ’ôl (cfr. Sal 11,3; 88,19).

vv. 6-7. Dio stesso, dopo aver constatato la folle pertinacia dei falsi «dei» a non uniformarsi alla sua legge, commina la pena. Essi, pur «figli dell'Altissimo», morranno come tutti i mortali, e come tutti i potenti che vengono degradati e cadono in disgrazia. Essi sono condannati come i progenitori nel paradiso terrestre: «morrete» (cfr. Gn 2,17; 3,19).

v. 8. «Sorgi, Dio...»: il salmo si conclude con un appello al Signore da parte della comunità riunita per il culto perché giudichi la terra. A lui appartengono tutti i popoli e non ci sono altri dei. L'appello è anche un atto di fede sull'unicità di Dio, la sua giustizia e signoria sugli uomini.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVITO AD ASCOLTARE IL SIGNORE 1 Al maestro del coro. Su “I torchi”. Di Asaf.

2 Esultate in Dio, nostra forza, acclamate il Dio di Giacobbe!

3 Intonate il canto e suonate il tamburello, la cetra melodiosa con l'arpa.

4 Suonate il corno nel novilunio, nel plenilunio, nostro giorno di festa.

5 Questo è un decreto per Israele, un giudizio del Dio di Giacobbe,

6 una testimonianza data a Giuseppe, quando usciva dal paese d'Egitto. Un linguaggio mai inteso io sento:

7 “Ho liberato dal peso la sua spalla, le sue mani hanno deposto la cesta.

8 Hai gridato a me nell'angoscia e io ti ho liberato; nascosto nei tuoni ti ho dato risposta, ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.

9 Ascolta, popolo mio: contro di te voglio testimoniare. Israele, se tu mi ascoltassi!

10 Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo e non prostrarti a un dio straniero.

11 Sono io il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto salire dal paese d'Egitto: apri la tua bocca, la voglio riempire.

12 Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito:

13 l'ho abbandonato alla durezza del suo cuore. Seguano pure i loro progetti!

14 Se il mio popolo mi ascoltasse! Se Israele camminasse per le mie vie!

15 Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari volgerei la mia mano;

16 quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi e la loro sorte sarebbe segnata per sempre.

17 Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia”.

_________________ Note

81,1 Il riferimento al culto d’Israele e alle sue feste, la centralità del primo comandamento e l’invito all’ascolto-obbedienza al Signore formano il contenuto di questo inno di lode.

81,4 Al plenilunio di settembre-ottobre è legata la festa delle Capanne, che ricorda la permanenza del popolo d’Israele nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto. Il novilunio corrisponde al primo giorno del mese, e veniva considerato festivo.

81,7 Ho liberato dal peso: si riferisce alla liberazione dai lavori pesanti, ai quali erano stati sottoposti gli Ebrei in Egitto.

81,8 A Merìba, località del deserto del Sinai, il popolo d’Israele si era ribellato a Dio (Es 17,2-7; Nm 20,2-13).

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Approfondimenti

Sono io il Signore tuo Dio Salmo di requisitoria

Il salmo ha un forte e chiaro riferimento al culto, ai fatti dell'esodo e al primo comandamento. Con i Sal 50 e 95 si riallaccia al decalogo e sottolinea l'importanza del primo comandamento, fonte e sostegno di tutti gli altri. Per il contesto cultuale sono state proposte diverse festività, come il Capodanno, la festa del rinnovamento dell'alleanza, la Pasqua, la Neomenia (festa della Luna nuova) e la festa delle Capanne. Il salmo di per sé si può adattare alle maggiori solennità ebraiche, ma più particolarmente alla festa delle Capanne, su cui c'è più accordo tra gli studiosi. Il testo del salmo si ispira alla teologia del Deuteronomio e ai Proteti. La datazione più probabile risale alla fine del VII sec. a.C. nel contesto della riforma di Giosia. Il nome d'Israele è ricordato alla terza persona nei vv. 7.12-3.14-15.16-17 e alla seconda nei vv. 8.9-11. Il campo semantico e simbolico riguarda il corpo, la liturgia, la musica, la sapienza, lo spazio, il tempo e l'etica.

Divisione:

  • vv. 2-6b: invitatorio;
  • vv. 6c-17: oracolo in forma sapienziale.

vv. 2-6b. Il salmista invita a lodare il Signore con grande solennità, accompagnati anche dagli strumenti musicali, nel giorno di festa del Plenilunio, perché questo è un decreto del Signore che risale all'uscita dall'Egitto (vv. 5-6) e bisogna rispettarlo.

v. 2. «Dio, nostra forza»: per questo titolo divino, cfr. Sal 28,7; 59,18. «Dio di Giacobbe»: cfr. v. 5; Sal 46,8.12.

vv. 3-4. «timpano... cetra... arpa... tromba»: cfr. Sal 150, 3-5.

v. 5. «Questa è una legge...»: è la motivazione: bisogna festeggiare perché lo ha ordinato Dio, cfr. Dt 3,18.21; 10,12-13.

vv. 7-17. Il salmista fa proferire da un profeta cultuale o da un sacerdote l'oracolo in forma omiletica, con il quale il Signore ricorda la sua assistenza al popolo nel deserto, la sua legge, la sua alleanza, e in modo particolare il primo comandamento.

v. 8. «ti ho messo alla prova»: qui e secondo Dt 8,2 è Dio che mette alla prova il suo popolo. Secondo Es 17,7 è il popolo che mette alla prova il Signore (cfr. Sal 78,17-18; 95,8-9).

vv. 10-11b. «Non ci sia in mezzo a te... Sono io il Signore...»: si accenna al primo comandamento, diversamente formulato, cfr. Es 20,1-6; Dt 5,6-10.

vv. 14-17. «Se il mio popolo mi ascoltasse...»: il Signore a conclusione dell'oracolo fa intravvedere i benefici dell'ubbidienza a lui e alla sua legge: la vittoria sui nemici (cfr. Dt 7,15-25; 32,36-42) e l'abbondanza del nutrimento (cfr. Dt 32,12-14).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA PER LA RINASCITA D’ISRAELE 1 Al maestro del coro. Su “Il giglio della testimonianza”. Di Asaf. Salmo.

2 Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. Seduto sui cherubini, risplendi

3 davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.

4 O Dio, fa' che ritorniamo, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

5 Signore, Dio degli eserciti, fino a quando fremerai di sdegno contro le preghiere del tuo popolo?

6 Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere lacrime in abbondanza.

7 Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini e i nostri nemici ridono di noi.

8 Dio degli eserciti, fa' che ritorniamo, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

9 Hai sradicato una vite dall'Egitto, hai scacciato le genti e l'hai trapiantata.

10 Le hai preparato il terreno, hai affondato le sue radici ed essa ha riempito la terra.

11 La sua ombra copriva le montagne e i suoi rami i cedri più alti.

12 Ha esteso i suoi tralci fino al mare, arrivavano al fiume i suoi germogli.

13 Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante?

14 La devasta il cinghiale del bosco e vi pascolano le bestie della campagna.

15 Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,

16 proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.

17 È stata data alle fiamme, è stata recisa: essi periranno alla minaccia del tuo volto.

18 Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.

19 Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

20 Signore, Dio degli eserciti, fa' che ritorniamo, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

_________________ Note

80,1 Divisa in cinque brani ritmati da un ritornello, questa lamentazione collettiva sembra avere come sfondo la caduta della città di Samaria (avvenuta nel 722) sotto i colpi dell’esercito assiro (vi alludono i vv. 2-3).

80,2 cherubini: raffigurazioni di animali alati che sostenevano l’invisibile trono di Dio.

80,3 Èfraim e Manasse: le due principali tribù del regno di Samaria. A esse talvolta viene unita la tribù di Beniamino.

80,12 al mare... al fiume: Mare Mediterraneo e fiume Eufrate, confini ideali della terra d’Israele.

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Approfondimenti

Supplica al pastore d'Israele per la vigna devastata Supplica collettiva

La comunità d'Israele, per bocca del salmista, prega insistentemente il Signore «pastore d'Israele» (v. 2) di intervenire (vv. 2-4) nella difficile situazione della nazione, venutasi a creare in seguito a una grave sciagura o a una sconfitta militare, impossibili a precisarsi (v. 17). Le ipotesi di datazione del salmo vanno dall'XI sec. all'epoca maccabaica (II sec.). Il salmo è arcaizzante più che arcaico. Strutturalmente è suddiviso in cinque parti da un ritornello, che si ripete quattro volte, di cui tre nell'identica forma (vv. 4.8.20) e una in forma diversa (vv. 15-16). Nell'insieme è abbastanza armonico e si sviluppa in un'atmosfera serena di meditazione sui rapporti d'Israele con il Signore e sul suo ruolo nel consesso dei popoli. Il simbolismo è pastorale, agricolo, militare e antropomorfico.

Divisione:

  • vv. 2-4: invocazione iniziale e antifona;
  • vv. 5-8: situazione presente e antifona;
  • vv. 9-16: allegoria della vigna e antifona;
  • vv. 17-20: fiducia nell'intervento divino, promessa di fedeltà e antifona.

v. 2. «pastore d'Israele»: l'immagine di Dio pastore è diffusa nella Bibbia (cfr. Sal 23), tuttavia il titolo «pastore d'Israele» è un hapax (ma cfr. la citazione dubbia di Gn 49,24). «Giuseppe»: rappresenta le tribù del Nord, specificate meglio nel v. 3. In parallelismo con Israele nello stesso versetto richiama l'intero Israele. «Assiso sui cherubini»: è un antico titolo di Dio legato al culto dell'arca dell'alleanza (1Sam 4,4; 2Sam 6,2; Sal 18,10-11).

v. 3. «Efraim, Beniamino e Manasse»: Efraim e Manasse rappresentano le tribù del regno separato del Nord. Efraim e Manasse sono i figli di Giuseppe, adottati come figli di Giacobbe (cfr. Gn 48), mentre Beniamino era il suo fratello prediletto, figlio della stessa madre Rachele. La menzione di Beniamino, tribù del Sud, sta a sostegno dello spirito unitario del salmo.

v. 4. «fa' splendere il tuo volto»: è il primo ritornello del salmo. Lo splendore del volto di Dio su qualcuno è un'immagine antropomorfica. Indica benevolenza, salvezza, pace... cfr. Nm 6,25-26; Sal 4,7.

vv. 5-8. Con l'espressione «fino a quando», tradizionale nelle “Suppliche” (Sal 13,2-3), si introduce la lista dei mali che affliggono Israele. La causa è fatta risalire a Dio stesso.

v. 8. «Rialzaci, Dio degli eserciti...»: è la seconda ripetizione del ritornello. Dopo l'esposizione dei motivi (vv. 5-7) la supplica diventa più appassionante e urgente.

vv. 9-16. Con la nota allegoria della vigna (cfr. Is 5,1-7) si delinea la storia delle premure di Dio per il popolo d'Israele. Ciò serve come motivo di persuasione per il Signore a intervenire nuovamente in difesa del suo popolo. Come in Is 5,1-7, anche qui si suppongono due movimenti: l'uno positivo (premure di Dio per la sua vigna) (vv. 9-12) e l'altro negativo (abbandono della vigna nelle mani degli invasori stranieri) (vv. 13-14). I vv. 15-16 riportano il ritornello in parte variato rispetto ai vv. 4.8 e più sintonizzato al tema della vigna.

v. 16. «il ceppo che la tua destra ha piantato..»: è un antropomorfismo. Dio è tratteggiato nelle vesti di un vignaiuolo premuroso, che con le sue stesse mani pianta la vite.

vv. 17-20. Il salmista rievoca il dramma presente e lancia una maledizione per i nemici che hanno causato il disastro (v. 17); chiede al Signore di proteggere l'attuale capo responsabile del popolo che non ha il titolo di re, né altro appellativo, ma è sostenuto dal Signore (v. 18). Il ritornello finale (v. 20) esprime ora sicurezza nell'esaudimento del Signore e gioia nella salvezza.

v. 18. «uomo della tua destra»: più che un'allusione a «Beniamino» (= figlio della destra: cfr. Gn 35,18) o a un beniaminita (Saul, cfr. 1Sam 9,1), o al re Amasia, o a Zorobabele, una guida del ritorno da Babilonia (Ag 1,1; Esd 3,1), si pensa ad un personaggio indeterminato che Dio ha scelto e fortificato per un'impresa o per un incarico straordinario (cfr. Gs 1,6-9; Sal 89,22).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LAMENTO SU GERUSALEMME RIDOTTA IN MACERIE 1 Salmo. Di Asaf.

O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti: hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto Gerusalemme in macerie.

2 Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici.

3 Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme e nessuno seppelliva.

4 Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini, lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.

5 Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia?

6 Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono e sui regni che non invocano il tuo nome,

7 perché hanno divorato Giacobbe, hanno devastato la sua dimora.

8 Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati: presto ci venga incontro la tua misericordia, perché siamo così poveri!

9 Aiutaci, o Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome; liberaci e perdona i nostri peccati a motivo del tuo nome.

10 Perché le genti dovrebbero dire: “Dov'è il loro Dio?”. Si conosca tra le genti, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue versato dei tuoi servi.

**11v Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la grandezza del tuo braccio salva i condannati a morte.

12 Fa' ricadere sette volte sui nostri vicini, dentro di loro, l'insulto con cui ti hanno insultato, Signore.

13 E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo, ti renderemo grazie per sempre; di generazione in generazione narreremo la tua lode.

_________________ Note

79,1 Accorata lamentazione collettiva, che sgorga dalle labbra del popolo, testimone della caduta e della distruzione della città santa, ma anche di altri eventi dolorosi di cui è costellata la storia d’Israele (i vv. 2-3 vengono citati in 1Mac 7,17, durante la persecuzione siro-ellenistica). Lo sfondo sembra quello della distruzione di Gerusalemme e della profanazione del tempio da parte dell’esercito babilonese, nel 587.

79,1 eredità del Signore: la terra promessa e, più in particolare, Gerusalemme con il suo tempio.

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Approfondimenti

Lamento e supplica Supplica collettiva

Il salmista, interprete della comunità orante d'Israele, si richiama alla triste e perdurante situazione della città santa, verificatasi dopo la distruzione di Gerusalemme del 587 a.C., e supplica il Signore di intervenire. Pur formando con i Sal 44; 77; 102 un gruppo omogeneo, il nostro salmo si distingue da essi per la chiara confessione del peccato. Il carme è di carattere antologico; è lineare e poco originale. È stato composto probabilmente durante l'esilio o nell'immediato postesilio. Il testo ebraico trasmesso è sostanzialmente buono. Il ritmo, dato il carattere composito, è vario. Le domande retoriche del v. 5 e del v. 10 dividono il salmo in tre strofe. Nella prima strofa prevale il simbolismo militare.

Divisione:

  • vv. 1-4: lamentazione sulla situazione attuale;
  • vv. 5-9: I interrogativo, imprecazione, implorazione;
  • vv. 10-13: II interrogativo, imprecazione, implorazione, ringraziamento.

vv. 1-4. La lamentazione riguarda la profanazione del tempio e la distruzione di Gerusalemme da parte dei pagani (gôyim) (v. 1), la strage susseguita (vv. 2-3), gli scherni e i danni morali subiti (v. 4). Il contesto storico non può essere che la distruzione del 587 a.C. per opera dei Babilonesi, riscontrata anche nelle Lamentazioni.

v. 1. «nella tua eredità»: eredità del Signore è la terra d'Israele (Es 15,17), ma in particolare la capitale Gerusalemme (Sal 48,3). «le nazioni»: in ebr. gôyim. Il vocabolo qui ha anche una connotazione religiosa. Si tratta di persone che «non riconoscono Dio» (cfr. vv. 6.10). Anche se non nominati esplicitamente si tratta di Babilonia e di altri regni circonvicini.

vv. 2-3. «in pasto agli uccelli..»: cfr. 1Sam 17,46; 2Sam 21,10. Tutto denota la tragicità della situazione. L'abbandono dei cadaveri per le strade è segno della mancanza di chi potesse seppellirli, ma anche di massimo disprezzo e maledizione. Geremia (7,33) l'aveva previsto. Questi versetti sono citati esplicitamente in 1Mac 7,17.

v. 5. «la tua gelosia»: il tema ricorre spesso nei profeti e nel Deuteronomio (Sof 1,18; Dt 4,24; 29,19). La gelosia di Dio è simile a un fuoco che divora tutto ciò che incontra. Il salmista chiede al Signore che questo fuoco cambi direzione: da contro Israele, sia indirizzato contro le nazioni empie e peccatrici, che hanno invaso e distrutto il tempio e la città.

v. 10. «la vendetta per il sangue»: Dio è esortato a rivelarsi come «vendicatore del sangue» dei suoi fedeli rivestendo la funzione del difensore (padre o marito), del gō’ēl (Nm 35,19; Lv 25,25-28). Egli infatti è padre e sposo del suo popolo e tocca a lui difenderlo (cfr. Dt 32,43; 2Re 9,6-7).

v. 11. «il gemito dei prigionieri»: il pensiero del salmista va senz'altro ai deportati in Babilonia, il cui clamore continuo e costante sale a Dio (cfr. Sal 137).

v. 12. «Fa' ricadere sui nostri vicini sette volte l'affronto...»: questo secondo appello imprecatorio è più forte del primo. Infatti non si limita alla vendetta della legge del taglione, secondo la giustizia commutativa, ma va al di là. Infatti il «sette volte» si avvicina alla vendetta che Caino teme (Gn 4,15) e che Lamech esercita (Gn 4,24). In realtà, qui l'espressione «sette volte» ha valore retorico per indicare una giustizia esemplare (cfr. Lv 26,18.21.28).

v. 13. «tuo popolo e gregge del tuo pascolo»: cfr. Sal 74,1; 80,2; 100,3. Si esprime la certezza di appartenere in modo del tutto speciale al Signore e si sottintende la fiducia e la certezza che la collera momentanea di Dio passerà.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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L’INSEGNAMENTO DELLA STORIA D’ISRAELE 1 Maskil. Di Asaf.

Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.

2 Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

3 Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato

4 non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto.

5 Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli,

6 perché la conosca la generazione futura, i figli che nasceranno. Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,

7 perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi.

8 Non siano come i loro padri, generazione ribelle e ostinata, generazione dal cuore incostante e dallo spirito infedele a Dio.

9 I figli di Èfraim, arcieri valorosi, voltarono le spalle nel giorno della battaglia.

10 Non osservarono l'alleanza di Dio e si rifiutarono di camminare nella sua legge.

11 Dimenticarono le sue opere, le meraviglie che aveva loro mostrato.

12 Cose meravigliose aveva fatto davanti ai loro padri nel paese d'Egitto, nella regione di Tanis.

13 Divise il mare e li fece passare, e fermò le acque come un argine.

14 Li guidò con una nube di giorno e tutta la notte con un bagliore di fuoco.

15 Spaccò rocce nel deserto e diede loro da bere come dal grande abisso.

16 Fece sgorgare ruscelli dalla rupe e scorrere l'acqua a fiumi.

17 Eppure continuarono a peccare contro di lui, a ribellarsi all'Altissimo in luoghi aridi.

18 Nel loro cuore tentarono Dio, chiedendo cibo per la loro gola.

19 Parlarono contro Dio, dicendo: “Sarà capace Dio di preparare una tavola nel deserto?“.

20 Certo! Egli percosse la rupe e ne scaturì acqua e strariparono torrenti. “Saprà dare anche pane o procurare carne al suo popolo?“.

21 Perciò il Signore udì e ne fu adirato; un fuoco divampò contro Giacobbe e la sua ira si levò contro Israele,

22 perché non ebbero fede in Dio e non confidarono nella sua salvezza.

23 Diede ordine alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo;

24 fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo:

25 l'uomo mangiò il pane dei forti; diede loro cibo in abbondanza.

26 Scatenò nel cielo il vento orientale, con la sua forza fece soffiare il vento australe;

27 su di loro fece piovere carne come polvere e uccelli come sabbia del mare,

28 li fece cadere in mezzo ai loro accampamenti, tutt'intorno alle loro tende.

29 Mangiarono fino a saziarsi ed egli appagò il loro desiderio.

30 Il loro desiderio non era ancora scomparso, avevano ancora il cibo in bocca,

31 quando l'ira di Dio si levò contro di loro, uccise i più robusti e abbatté i migliori d'Israele.

32 Con tutto questo, peccarono ancora e non ebbero fede nelle sue meraviglie.

33 Allora consumò in un soffio i loro giorni e i loro anni nel terrore.

34 Quando li uccideva, lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui,

35 ricordavano che Dio è la loro roccia e Dio, l'Altissimo, il loro redentore;

36 lo lusingavano con la loro bocca, ma gli mentivano con la lingua:

37 il loro cuore non era costante verso di lui e non erano fedeli alla sua alleanza.

38 Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa, invece di distruggere. Molte volte trattenne la sua ira e non scatenò il suo furore;

39 ricordava che essi sono di carne, un soffio che va e non ritorna.

40 Quante volte si ribellarono a lui nel deserto, lo rattristarono in quei luoghi solitari!

41 Ritornarono a tentare Dio, a esasperare il Santo d'Israele.

42 Non si ricordarono più della sua mano, del giorno in cui li aveva riscattati dall'oppressione,

43 quando operò in Egitto i suoi segni, i suoi prodigi nella regione di Tanis.

44 Egli mutò in sangue i loro fiumi e i loro ruscelli, perché non bevessero.

45 Mandò contro di loro tafani a divorarli e rane a distruggerli.

46 Diede ai bruchi il loro raccolto, alle locuste la loro fatica.

47 Devastò le loro vigne con la grandine, i loro sicomòri con la brina.

48 Consegnò alla peste il loro bestiame, ai fulmini le loro greggi.

49 Scatenò contro di loro l'ardore della sua ira, la collera, lo sdegno, la tribolazione, e inviò messaggeri di sventure.

50 Spianò la strada alla sua ira: non li risparmiò dalla morte e diede in preda alla peste la loro vita.

51 Colpì ogni primogenito in Egitto, nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52 Fece partire come pecore il suo popolo e li condusse come greggi nel deserto.

53 Li guidò con sicurezza e non ebbero paura, ma i loro nemici li sommerse il mare.

54 Li fece entrare nei confini del suo santuario, questo monte che la sua destra si è acquistato.

55 Scacciò davanti a loro le genti e sulla loro eredità gettò la sorte, facendo abitare nelle loro tende le tribù d'Israele.

56 Ma essi lo tentarono, si ribellarono a Dio, l'Altissimo, e non osservarono i suoi insegnamenti.

57 Deviarono e tradirono come i loro padri, fallirono come un arco allentato.

58 Lo provocarono con le loro alture sacre e con i loro idoli lo resero geloso.

59 Dio udì e s'infiammò, e respinse duramente Israele.

60 Abbandonò la dimora di Silo, la tenda che abitava tra gli uomini;

61 ridusse in schiavitù la sua forza, il suo splendore in potere del nemico.

62 Diede il suo popolo in preda alla spada e s'infiammò contro la sua eredità.

63 Il fuoco divorò i suoi giovani migliori, le sue fanciulle non ebbero canti nuziali.

64 I suoi sacerdoti caddero di spada e le loro vedove non fecero il lamento.

65 Ma poi il Signore si destò come da un sonno, come un eroe assopito dal vino.

66 Colpì alle spalle i suoi avversari, inflisse loro una vergogna eterna.

67 Rifiutò la tenda di Giuseppe, non scelse la tribù di Èfraim,

68 ma scelse la tribù di Giuda, il monte Sion che egli ama.

69 Costruì il suo tempio alto come il cielo, e come la terra, fondata per sempre.

70 Egli scelse Davide suo servo e lo prese dagli ovili delle pecore.

71 Lo allontanò dalle pecore madri per farne il pastore di Giacobbe, suo popolo, d'Israele, sua eredità.

72 Fu per loro un pastore dal cuore integro e li guidò con mano intelligente.

_________________ Note

78,1 Ampio salmo sapienziale e lunga riflessione sulla storia d’Israele, tra le vicende dell’esodo e l’istituzione della monarchia. È la celebrazione dell’amore e della fedeltà di Dio, nonostante le infedeltà dell’uomo.

78,2 parabola ed enigmi: hanno qui il significato di insegnamenti (testo citato in Mt 13,34-35).

78,9 Passo di difficile interpretazione. Potrebbe riferirsi alla divisione del regno unitario, dopo la morte di Salomone (1Re 12). Èfraim designa il regno settentrionale (o di Samaria).

78,12 Tanis: importante città egiziana, nella zona nord-orientale del delta del Nilo. Vedi anche v. 43.

78,43-51 Rievocazione delle “piaghe” d’Egitto (Es 7-12).

78,58 alture sacre: le colline come luoghi di culto pagani.

78,60 Silo: era stata, all’epoca dei giudici, sede di un importante santuario.

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Approfondimenti

Infedeltà del popolo e fedeltà di Dio Salmo sapienziale

Il salmista passa brevemente in rassegna la storia biblica dall'esodo a Davide, evidenziando le infedeltà del popolo e gli interventi prodigiosi salvifici di Dio, perché si possa trarre insegnamento dalla storia passata, essere più fedele all'alleanza divina, e lodare il Signore per le sue meraviglie (v. 4). Il salmo è una composizione vivace, robusta, ricca di simboli e di numerose immagini che a volte mostrano una certa crudezza (vv. 65-66). Si ispira al Deuteronomio. Dopo il Sal 119 è il più lungo e uno dei meglio conservati di tutto il Salterio. Il metro nel TM è di 3 + 3 accenti. I versetti sono per lo più distici, ma non mancano i tristici. Tra un nutrito ventaglio di ipotesi per la sua datazione, la più attendibile lo fa risalire al sec. VIII a.C. a causa anche dell'espressione isaiana «Santo d'Israele» (v. 41). Il verbo «ricordare» (zkr) ha una certa importanza nel salmo (vv. 35.39.42) e si oppone a «dimenticare» (škḥ) (vv. 7.11). Inoltre lo distingue particolarmente la dottrina della “tradizione” della fede storica d'Israele esposta nei vv. 3-11. Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, somatico, bellico, teriomorfo e antropomorfico.

Divisione:

  • vv. 1-2: introduzione sapienziale;
  • vv. 3-11: la teologia della storia;
  • vv. 12-72: il grande credo storico.

v. 1. «popolo mio»: il salmista con quest'espressione usuale sulla bocca di Dio (Sal 50,7) si sente suo rappresentante e sua voce. «mio insegnamento»: si usa in senso etimologico la parola torah (cfr. Prv 1,8; 3,1; 4,2; 7,2; Is 42,4).

v. 2. «parabole»: la voce māšāl (qui tradotta con «parabola») indica ogni genere di insegnamento sapienziale (sentenza, enigma, poema, detto, oracolo...). Qui sottolinea l'importanza dell'insegnamento della storia. «arcani»: il termine hîdôt designa i detti enigmatici che nascondono agli occhi superficiali verità profonde, che richiedono uno sforzo e un impegno per farle emergere. «dei tempi antichi»: il salmista sapiente delimita il campo della ricerca. Egli invita a scoprire il significato, la teologia della storia passata: è indicato così il contenuto del salmo.

vv. 3-11. In questi versetti si ha un richiamo al dovere della tradizione (vv. 3-6) e la finalità della stessa: porre in Dio la fiducia, e non dimenticare le sue meraviglie, i suoi comandi e dargli lode (v. 7) per non ricadere nei peccati di ribellione dei padri (vv. 8-11).

vv. 3-4. «Ciò che abbiamo udito e conosciuto... non lo terremo nascosto»: si esprime molto chiaramente il concetto di tradizione, cfr. Dt 4,9; 32,7; Sal 44,2; Prv 4,3-4.

v. 5. «testimonianza... legge»: i due termini sono in coppia anche in Sal 19,8, cfr. Sal 81,5-6. La testimonianza (‘edût) è il protocollo, l'attestazione ufficiale dell'alleanza di Dio con Israele, mentre la «legge» (torah) qui è intesa, a differenza del v. 1, proprio come contenuto pratico della testimonianza, cioè come «decreto» che obbliga e vincola Dio e l'uomo.

v. 9. «valenti tiratori d'arco..»: la tribù di Efraim è descritta come composta da forti soldati, ma che rifiutarono di combattere. È sconosciuta la circostanza storica della citazione; forse si allude a Nm 14,1-10; Gdc 1,22-36. Da alcuni il v. è ritenuto una glossa, che anticipa la polemica antisamaritana del v. 67.

v. 11. «Dimenticarono le sue opere...»: questo v. fa da cerniera. Conclude la prima parte del Salmo con un'inclusione del verbo «dimenticare» (škḥ) con il v. 7, e apre il corpo centrale del credo storico, accennando alle «opere» e «meraviglie» che verranno raccontate dopo (vv. 12-72).

vv. 12-72. La lunga pericope si può suddividere in: vv. 12-31: Egitto e deserto; vv. 32-41: infedeltà dei padri e pazienza di Dio; vv. 42-55: piaghe d'Egitto e possesso della terra; vv. 56-64: infedeltà al tempo dei giudici; vv. 65-72: risveglio del favore divino e elezione di Davide.

v. 17. «Eppure continuarono a peccare...»: tristemente l'orante commenta l'atteggiamento d'Israele che risponde in modo ingrato alla bontà di Dio.

v. 18. «tentarono Dio...»: si ricorda qui la tentazione di Massa e Meriba, più volte menzionata come tentazione “tipo” nella Bibbia, cfr. v. 15; Sal 95,9; 106,32.

v. 20. «Potrà forse dare anche pane..»: la frase si deve intendere come proferita dal popolo (cfr. qualcosa di simile in Gv 11,37). Si anticipa in questo versetto quanto sul «pane» (= manna) e sulla «carne» (quaglie) verrà descritto nei vv. 23-29. L'abbinamento dei due miracoli si trova anche in Es 16,12-13.

v. 24. «fece piovere.... pane del cielo»: è un paradosso, per esprimere l'abbondanza, cfr. Sal 105,40.

v. 25. «pane degli angeli»: secondo i LXX e Vulgata. II TM riporta «pane dei forti» (leḥem ’abbîrîm). La manna è il pane che rende forti.

v. 27. «fece piovere carne come polvere... come sabbia del mare»: il verbo «piovere» è già stato adoperato per il prodigio della manna (v. 24). Qui di nuovo con due paradossi si esprime la straordinaria abbondanza del prodigio divino.

v. 30. «cibo in bocca»: è una pennellata descrittiva della sazietà degli Israeliti, che aggrava il loro peccato e giustifica lo scoppio dell'ira di Dio del v. 31, cfr. Nm 11,33-34; Dt 32,15; Sal 106,14.

vv. 32-41. Il salmista riflette teologicamente e poeticamente sulla realtà del peccato d'Israele nel deserto. Si denuncia la perseveranza nel peccato (v. 32.40-41), il finto e insincero pentimento davanti al castigo (vv. 33-37) e il ripetuto perdono divino (v. 38-39).

v. 39. «ricordando che essi sono carne, un soffio...»: il ricordo della fragilità umana spinge Dio alla pietà verso il suo popolo, cfr. Gn 6,3.

v. 41. «il Santo d'Israele»: è un appellativo divino molto usato da Isaia. Nei salmi ricorre in 71,22 e 89,19.

vv. 42-55. Il salmista insiste ancora sul peccato di infedeltà del popolo che non si ricordò della sua mano prodigiosa e liberatrice dall'oppressione. Accenna alle piaghe d'Egitto (v. 43-51), alla partenza (v. 52), al passaggio del Mar Rosso (v. 53) e all'arrivo nella terra promessa (vv. 54-55). Si riportano solo sette piaghe: Nilo rosso (v. 44), tafani (v. 45a), rane (v. 45b), cavallette (v. 46), grandine (v. 47), moria del bestiame (v. 47), morte dei primogeniti (vv. 49-51), a differenza del Sal 105, 27-36 che ne elenca nove. Il salmista ha seguito la fonte J (che ne elenca sette) precedentemente all'unificazione con le altre tradizioni (E, P) confluite nella redazione finale del postesilio di Es 7-11 ove ne sono riportate dieci.

v. 51. «Cam»: appellativo poetico arcaico dell'Egitto (Gn 10,6; Sal 105,23.27; 106,12).

vv. 56-64. L'orante accenna all'infedeltà del popolo nella terra di Canaan all'epoca dei giudici. Si ricorda il peccato di idolatria (v. 58) e la forte reazione di Dio, che culmina con la grave disfatta d'Israele a opera dei Filistei, con le stragi e i lutti che ne seguirono, la cattura dell'arca e il rapido declino del tempio di Silo (vv. 56-64).

v. 58. «Lo provocarono con le loro alture»: ci si riferisce ai santuari cananei, luoghi di culto idolatrico sulle cime delle colline, cfr. Gdc 10,6-7; Dt 32,21.

v. 60. «Abbandonò la dimora di Silo»: ciò è significato dalla cattura dell'arca del Signore, cfr. 1Sam 4,1-11. Il santuario di Silo è ricordato in seguito solo in Ger 7,12.14; 26,6.

v. 61. «la sua gloria»: il poeta fa riferimento all'arca dell'alleanza, trono di Dio, e segno della sua gloria. L'espressione riecheggia 1Sam 4,22.

v. 64. «I suoi sacerdoti caddero di spada»: oltre al senso generale, probabilmente si allude ai due figli del sacerdote Eli, Ofni e Finees dimostratisi empi, che caddero nella battaglia di Afek (1Sam 4,11); «le loro vedove non fecero lamento»: cfr. in 1Sam 4,19-22 il comportamento della moglie di Finees, che fu colta dalle doglie del parto alla notizia della tragedia della morte del suocero, del marito e della cattura dell'arca.

vv. 65-72. Dopo queste alterne vicende della storia biblica, passate in rassegna tra infedeltà del popolo e perdono divino, il salmista negli ultimi versetti, chiudendo in positivo e con ottimismo, presenta il Signore che, in forza dell'elezione, non può abbandonare il suo popolo in preda alla più umiliante condizione. La rapida successione dei verbi di azione che hanno per soggetto Dio, in questi versetti, mostra, anche ritmicamente, la grande sollecitudine per il suo popolo.

v. 65. «si destò come da un sonno... come un prode...»: è un forte antropomorfismo. L'immagine può richiamare il risveglio di Sansone (Gdc 16,14). Si riferisce a Dio, in Sal 44,24-25; 59,5; Is 51,9.

v. 67. «Ripudiò le tende di Giuseppe..»: il salmista allude al rigetto delle tribù del centro-nord (costituenti in seguito il regno del Nord) rappresentate dalle tribù discendenti di Giuseppe, che viene ricordato con il figlio Efraim, per il ruolo avuto nella schiacciante sconfitta d'Israele al tempo dei giudici per opera dei Filistei, menzionata nei vv. 60-64. Per Giuseppe ed Efraim designanti il regno del Nord, cfr. Am 5,6; Os 4,17; Is 9,8; Ez. 37,16.

v. 68. «elesse la tribù di Giuda»: essa solo con la dinastia davidica acquista un ruolo importante nella storia d'Israele, sebbene già profetizzato in Gn 49,10; Nm 24,5-9.17-19. «il monte Sion»: cfr. Sal 87,3; 132,13-14.

v. 69. «Costruì il suo tempio»: secondo il salmista è Dio stesso a costruire il tempio. Questo però, progettato da Davide (2Sam 7,2-5), fu costruito difatti dal figlio Salomone (1Re 6); «alto come il cielo... stabile per sempre»: come la terra e come il cielo il santuario divino, fondato da Dio, non può non avere anch'esso stabilità cosmica. L'espressione «alto come il cielo» ricorda la torre di Babele (Gn 11,4).

v. 70. «scelse Davide...»: per l'elezione di Davide, cfr. 1Sam 16; 2Sam 7,8-9; 1Re 11; Sal 89.

v. 72. «Fu per loro pastore»: alla lett. «Fece pascere loro». Si elogiano le qualità di governo di Davide: egli è descritto come il perfetto sovrano che guida il suo popolo, come il Signore l'aveva guidato nel deserto (v. 52).

Nel NT il v. 2 del salmo è citato da Mt 13,35.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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MEDITAZIONE SUL PASSATO D’ISRAELE 1 Al maestro del coro. Su “Iedutùn”. Di Asaf. Salmo.

2 La mia voce verso Dio: io grido aiuto! La mia voce verso Dio, perché mi ascolti.

3 Nel giorno della mia angoscia io cerco il Signore, nella notte le mie mani sono tese e non si stancano; l'anima mia rifiuta di calmarsi.

4 Mi ricordo di Dio e gemo, medito e viene meno il mio spirito.

5 Tu trattieni dal sonno i miei occhi, sono turbato e incapace di parlare.

6 Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani.

7 Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: medito e il mio spirito si va interrogando.

8 Forse il Signore ci respingerà per sempre, non sarà mai più benevolo con noi?

9 È forse cessato per sempre il suo amore, è finita la sua promessa per sempre?

10 Può Dio aver dimenticato la pietà, aver chiuso nell'ira la sua misericordia?

11 E ho detto: “Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell'Altissimo”.

12 Ricordo i prodigi del Signore, sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.

13 Vado considerando le tue opere, medito tutte le tue prodezze.

14 O Dio, santa è la tua via; quale dio è grande come il nostro Dio?

15 Tu sei il Dio che opera meraviglie, manifesti la tua forza fra i popoli.

16 Hai riscattato il tuo popolo con il tuo braccio, i figli di Giacobbe e di Giuseppe.

17 Ti videro le acque, o Dio, ti videro le acque e ne furono sconvolte; sussultarono anche gli abissi.

18 Le nubi rovesciavano acqua, scoppiava il tuono nel cielo; le tue saette guizzavano.

19 Il boato dei tuoi tuoni nel turbine, le tue folgori rischiaravano il mondo; tremava e si scuoteva la terra.

20 Sul mare la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque, ma le tue orme non furono riconosciute.

21 Guidasti come un gregge il tuo popolo per mano di Mosè e di Aronne.

_________________ Note

77,1 La prima parte di questo salmo (vv. 2-11) contiene un accorato lamento dell’orante (forse il re o un importante personaggio che prega a nome del popolo), il quale sollecita l’intervento di Dio in favore dell’attuale situazione di grave sofferenza. Il salmo appartiene perciò al genere delle lamentazioni ma, nella seconda parte (vv. 12-21), si trasforma in un inno di fiducia, illuminato dalla speranza di un nuovo intervento di Dio.

77,3 l’anima mia rifiuta di calmarsi: vedi Sal 13,3 e nota relativa.

77,17 Allusione al passaggio delle acque del Mar Rosso e poi (vv. 18-19) alla manifestazione di Dio sul monte Sinai.

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Approfondimenti

Inneggiando alle gesta passate si supplica Dio per l'oggi Supplica collettiva (+ inno)

Il salmista, pio e sensibile, uomo legato al suo popolo, di cui si fa interprete, è attento alle sorti della propria nazione che versa in uno stato, imprecisato storicamente, di malessere e di abbandono. Il salmo si presenta come una supplica individuale nella forma di un soliloquio notturno, per cui si avvicina al Sal 39; tuttavia per il contenuto di carattere generale e nazionale rientra nel genere delle “Suppliche collettive”. Si divide chiaramente in due parti, di cui la prima è una lamentazione (vv. 2-11) e la seconda un inno (vv. 12-21). Ma l'inno vero e proprio della seconda parte (vv. 14-21) riporta chiaramente nei vv. 17-20 un più antico inno preesistente. Ciò è segnalato tra l'altro nel TM dal cambiamento di ritmo (3 + 3 + 3 accenti) e dal linguaggio più arcaico e pittoresco rispetto al resto del carme, che è più lineare, meno vivace e più teologico. Il simbolismo è di carattere temporale, spaziale-cosmico e antropomorfico.

Divisione:

  • vv. 2-11 (I parte): lamento sulla situazione pre-sente;
  • vv. 12-21 (II parte): inno sulle gesta salvifiche e creatrici di Dio.

v. 2. «La mia voce sale a Dio»: lett. «La mia voce a Dio». L'espressione apre il primo e il secondo emistichio del versetto. È chiara la posizione enfatica di «la mia voce» (qôlî). Si tratta perciò di un grido pressante di aiuto al Signore perché interrompa il suo silenzio e intervenga in soccorso del salmista e insieme del popolo.

vv. 3-10. Il lamento si snoda a ondate in un'atmosfera di meditazione notturna. Il salmista «cerca» il Signore nel momento del travaglio e della prova, non può dormire e si interroga sull'amore di Dio, e sulla sua fedeltà all'alleanza (vv. 8-10).

v. 3. «io cerco il Signore»: l'orante esprime attraverso il verbo «cercare» (drš) il suo profondo anelito verso il Signore. «la mia mano è tesa»: in atteggiamento di preghiera (Sal 28,2; Es 17,11-12).

v. 4. «gemo, medito»: la preghiera è accompagnata anche dal pianto. Il tutto è avvolto da un'atmosfera di grande intensità di sentimenti.

v. 8. «ci respingerà per sempre?»: la domanda ricorre spesso nelle “Suppliche”, cfr. Sal 22,2; 74,1; 79,5.

v. 11. «è mutata la destra dell'Altissimo»: con un antropomorfismo il salmista conclude il suo soliloquio. Si convince che la mano destra del Signore, che ha compiuto i prodigi dell'esodo (Sal 118,15-16), ora è immobile, paralizzata, come la mano di un vecchio che non può più operare!

vv. 12-21. Ma la fede ha il sopravvento sull'amara finale della lamentazione. Anche se tutto porta a concludere a un cambiamento di atteggiamento di Dio, il ricordo del suo passato glorioso e prodigioso apre alla speranza e all'ottimismo.

vv. 12-13. Questi versetti incorniciano l'inno attraverso la teologia del “memoriale”. Due volte è ripetuto il verbo «ricordare» (zkr) nel v. 12 e verbi equivalenti nel v. 13.

14-16. Si esalta la grandezza di Dio e i suoi prodigi nella storia del popolo d'Israele. Il v. 21, che chiude allo stato attuale il salmo, ne è la continuazione.

v. 14. «santa è la tua via»: lett. «nella santità la tua via». Si esprime il comportamento (= via) di Dio nell'assoluta trascendenza e separazione (= santità) da altre ipotetiche divinità.

v. 16. «i figli di Giacobbe e di Giuseppe»: l'espressione ricorre solo qui nell'AT. Specifica «il tuo popolo» (del primo emistichio).

v. 17-20. Si fondono insieme nella stessa celebrazione corale due motivi: si esalta la potenza di Dio nel prodigio del Mar Rosso e sulle acque del caos primitivo nel momento della creazione.

v. 17. «Ti videro le acque»: le acque sono personalizzate come nel Sal 114,3.

vv. 18-19. La descrizione teofanica si riveste dei contorni delle manifestazioni teofaniche del Sinai (Es 19), ma cfr. anche Sal 18,8-16; 29; Ab 3,11.

v. 20. «Sul mare passava la tua via»: il riferimento è al Mar Rosso. «le tue orme rimasero invisibili»: sebbene Dio operò efficacemente per la liberazione, tuttavia, la sua azione ha sempre qualcosa di misterioso e trascendente. È la via della fede che fa scorgere la via di Dio. Per l'immagine, cfr. Sir 24,5; Sap 19,7-8.  v. 21. «Guidasti come gregge...»: Dio, pastore e guida invisibile del suo popolo (Sal 23), si è servito anche di guide visibili, politiche e religiose come Mosè e Aronne. Implicitamente si sottintende, poiché il carme è aperto alla speranza futura, che il Signore continuerà a farlo. La salvezza passata è caparra e anticipo della futura (Is 63,11-14). Così il Sal 77, apertosi con un lamento appassionato, si conclude con la fiducia e la speranza nel pastore divino.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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