SALMO – 108 (107)
INNO A DIO, RE VITTORIOSO 1 Canto. Salmo. Di Davide.
2 Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare: svégliati, mio cuore, 3 svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora.
4 Ti loderò fra i popoli, Signore, a te canterò inni fra le nazioni:
5 grande fino ai cieli è il tuo amore e la tua fedeltà fino alle nubi.
6 Innàlzati sopra il cielo, o Dio; su tutta la terra la tua gloria!
7 Perché siano liberati i tuoi amici, salvaci con la tua destra e rispondici.
8 Dio ha parlato nel suo santuario: “Esulto e divido Sichem, spartisco la valle di Succot.
9 Mio è Gàlaad, mio è Manasse, Èfraim è l'elmo del mio capo, Giuda lo scettro del mio comando.
10 Moab è il catino per lavarmi, su Edom getterò i miei sandali, sulla Filistea canterò vittoria”.
11 Chi mi condurrà alla città fortificata, chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,
12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
13 Nell'oppressione vieni in nostro aiuto, perché vana è la salvezza dell'uomo.
14 Con Dio noi faremo prodezze, egli calpesterà i nostri nemici.
_________________ Note
108,1 L'inno si presenta come la fusione di Sal 57,8-12 (che corrisponde ai vv. 2-6) con Sal 60,7-14 (corrispondente ai vv. 7-14). Da una parte contiene una preghiera che sgorga dal cuore dell'orante all’aurora, dall'altra un oracolo divino (vv. 8-10) che ridona speranza alla comunità d’Israele, la quale, in un momento difficile, si sente abbandonata da Dio e ne implora l’intervento. È in questa particolare circostanza che essa reinterpreta i due salmi e li fonde in un’unica preghiera.
108,8-10 Vedi nota a Sal 60,8-10.
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Approfondimenti
Inno e supplica di liberazione Supplica individuale (+ motivi innici, di ringraziamento e oracolo profetico)
Il salmo risulta materialmente composto dalla giustapposizione di due parti di altri salmi (i vv. 2-6 riportano Sal 57,8-12; i vv. 7-14 riprendono Sal 60,7-14) sebbene vi siano alcune varianti accidentali rispetto ai salmi originali. La datazione è del tardo postesilio. Allo stato attuale, tuttavia, il salmo va al di là della semplice giustapposizione delle sue parti, perché raggiunge un diverso significato in un nuovo orizzonte. Il carme infatti in un'atmosfera innico-liturgica invita la comunità d'Israele ad attendere, lavorando e lottando, l'avvento di una nuova realtà. Il salmo è un buon esempio di attualizzazione della parola di Dio in contesti nuovi e diversi. Le gesta di Dio nel passato devono essere segno e fonte di speranza per il presente. La simbologia è di carattere innico, cosmico-spaziale e bellico.
Divisione:
- vv. 2-6: (I parte) introduzione innica (Sal 57, 8-12);
- vv. 7-14: (II parte) supplica e oracolo (= Sal 60, 7-14).
v. 2-4. C'è un'inclusione tra i vv. 2 e 4 sul verbo zmr (inneggiare, cantare inni). «Saldo... saldo...»: l'aggettivo «saldo» (nākôn) esprime sia prontezza e decisione, sia fermezza nella fede e attaccamento al Signore (cfr. Sal 51,12). Nel TM non è ripetuta per la seconda volta la frase «saldo è il mio cuore». La traduzione BC armonizza con Sal 57,8.
v. 5. «perché la tua bontà... la tua verità...»: si esprime la motivazione della lode. La «bontà» e la «verità», virtù dell'alleanza, che indicano stabilità dell'amore divino, sono esaltate per la loro immensità e grandezza «fino ai cieli», «fino alle nubi», cfr. Sal 136.
v. 6. «Innalzati...»: si ricalca il motivo del v. 5. La voce rûmâ nel TM può essere intesa sia come imperativo («innalzati») riferito a Dio, sia come sostantivo («grandezza, altezza») in parallelo con «gloria» del secondo emistichio.
v. 7. «la tua destra»: la mano destra come il braccio destro riferiti a Dio, oltre che essere un antropomorfismo, sono segno di potenza e di protezione secondo il linguaggio tipico dell'esodo (Sal 28,2; 31,6; 80,18; Is 11,11). «i tuoi amici»: si può tradurre anche «i tuoi diletti», cfr. Sal 84,12; 127,2. Gli amici di Dio sono i «pii» e quelli che gli sono fedeli.
vv. 8-10. La pericope è composta da una cornice (v. 8a) che ambienta l'oracolo nel tempio e dai vv. 8b-10 riportanti l'oracolo di Dio, che poteva essere pronunciato nel tempio da un sacerdote o da un profeta cultuale (cfr. Sal 60,9-14).
v. 8. «Esulterò...»: cfr. Gs 18,10. Il corrispondente verbo ebraico (‘lz) si riferisce al grido di vittoria. Si indica così il trionfo divino sui nemici. Dio è immaginato come un eroe vittorioso che si divide il bottino e si lava dopo la vittoria. «voglio dividere»: si allude alla spartizione del territorio palestinese tra le diverse tribù, cfr. Gs 13-21. C'è l'immagine antropomorfica di Dio come geometra e lottizzatore del territorio.
v. 10. «catino per lavarmi»: il riferimento è geografico (Moab è il litorale orientale del Mar Morto) e politico. Infatti il vassallo ribelle sconfitto è come uno schiavo che lava i piedi al suo padrone (Gn 18,4; 19,2; 24,32; Gdc 19,21).
v. 13. «Contro il nemico...»: si rinnova la petizione di aiuto (cfr. v. 7) e si ammette l'inutilità delle alleanze umane, perché «vana è la salvezza dell'uomo».
v. 14. Il salmo termina con una professione di fede e fiducia sconfinata nella potenza e nel soccorso divino. Con Dio si compiono grandi imprese. Egli annienterà i nemici. Non Israele da solo, o con alleati umani, ma con Dio riuscirà vincitore.
(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)