
Cosa fanno le rondini vecchie?
Stamattina io e moglie siamo andati con la Rha in auto a farle fare una passeggiata, poi al circolo lì vicino in una zona quieta. C'è un comodo dehors, dei tavolini all'ombra, ci siamo presi un caffè, abbiamo letto (lei ed io), scritto (io, matrici e appunti per riflessioni), lasciato vagare la mente (io ma a tratti m'è sembrato anche lei).
In quel tempo che siamo stati lì, tra i vari avventori dopo un po' è venuta una coppia, molto anziana, tutti e due con il bastone. Anche loro si sono presi un caffè (anzi, un ginseng!), hanno fatto due chiacchiere tra loro, un paio di riflessioni su un telo frangisole da sostituire nel loro gazebo, altre cose così. Dopo un po' se ne sono andati via.
Altri avventori, poi un'altra coppia molto anziana, in particolare lei, camminava male.
Si sono accomodati ad un tavolino prossimo a quello dov'era stata la coppia di prima. Avranno preso senz'altro qualcosa ma non ho fatto caso, ero perso nei miei pensieri. Stavo pensando che gli anziani, pian piano, perdono inevitabilmente la loro mobilità. Lo vedo con mia madre che va per gli 89. Guida ancora (che ansia!) ma rimanda sempre di più le sue sortite autonome.
Se per convenzione la terza età inizia a 60/65, moglie ed io siamo ancora dei giovani anziani. Ma ci stiamo inoltrando, è un fatto.
E mi son messo ad immaginare come potrebbe essere il nostro “fading”, il nostro “uscire di scena” al rallentatore. Non la morte, quella mi preoccupa il giusto.
Il lento decadimento, quello era il fulcro delle mie intime riflessioni.
Poi sono successe due cose. C'è una vecchia casa accanto al circolo, di quelle a due piani più solaio. La mia attenzione è stata presa nell'osservare che lungo tutto il cornicione del tetto, tra i travetti, ci sono decine e decine di nidi di rondini ed altrettante decine di rondini volavano e ci si infilavano garrendo.
È la loro stagione della gioventù! mi son detto.
Ho provato a fare loro qualche foto ed anche un video.
Nate d'un cane solo in una foto se ne intravede una e bene la sua ombra sul muro della casa. Nei video qualcosina in più ma bisogna prima sapere cosa voleva far vedere il video. Ma insomma non è questo il punto.
Sono delle giovani rondini, hanno una breve stagione davanti a loro e sono pieni di incombenza, e trovati un partner, e fai una casa o risistema una vecchia, e accoppiati, e cova le uova, e dai da mangiare a questi figlioli, e “fai questo e fai quello” (cit. mia madre per dire che in una casa c'è sempre da fare)
Cosa è la vita quando sei bambino?
Ho letto una volta una bella frase: è un insieme di infiniti domani.
E cos'è quando sei grande?
E quando sei vecchio?
Cosa fanno le rondini vecchie?
Qual è il loro equivalente di andare al bar a prendere un caffè tanto non ci insegue nessuno e non abbiamo da preparare per nessuno se non per noi?
Come decidono che non è più per loro un'altra migrazione e restano semplicemente lì ad aspettare il compimento del ciclo?
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Qui inserire la seconda cosa. Ma non ancora, non ancora. (cit. Il Gladiatore)
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Quanto segue adesso è un'appendice inutile, potrebbe essere tagliata, farne oggetto appunto di una appendicectomia
Cosa fanno le rondini vecchie?
Mi è proprio garbata, me la sono segnata perché potrebbe essere il titolo di un mio prossimo libro, un bel titolo.
Ne ho già scritti parecchi di libri. Voglio dire, quanto meno il titolo…
Ho solo da mettere sotto a ciascuno un (bel) po' di righe ma insomma, l'impianto, nella mia testa, c'è tutto.
In realtà due libri li ho scritti ed anche stampati in proprio in una decina di copie ciascuno. Il primo “Case di bambino” l'ho scritto per fare il regalo a mia madre per un suo compleanno qualche anno fa. Tra l'idea di farglielo per regalo, la sistemazione del materiale che avevo “messo lì da parte” negli anni precedenti e il tempo di spedizione e consegna dei libri in tempo per il compleanno c'erano così pochi giorni che alla fine il libro è stato sì gradito e piaciuto da parentame ed amici intimi, ha sì soddisfatto il mio desiderio di poter dire “ho scritto un libro” ma anche avrebbe meritato il sottotitolo di “Manuale del refuso, come inserirli a cazzo e con grazia”…
Me n'è rimasta una copia, la mia personale, che conservo come una reliquia.
Nel tempo ho fatto la revisione completa del testo, ho cambiato/aggiunto/sostituito alcune parti (mi si dice che anche il mio collega A.M. abbia fatto la stessa cosa; lui addirittura la prima stesura non la pubblicò mai, e alla seconda stesura, che fu la prima ad essere pubblicata, cambiò anche il titolo. Per inciso secondo me fece bene, “Fermo e Lucia” proprio non si può sentire!) e poi alla fine ne ho stampata un'altra dozzine di copie per una serie di richieste di amici che non l'avevano letto. Purtroppo non ho trovato più la prima copertina, autoprodotta, e nella seconda versione ne ho messa una, la Torre Leon Pancaldo di Savona, scaricata dalla rete.
Poi ho raccolto in un libro una serie di racconti che avevo pubblicato in diversi siti, sai di quelli da un tanto al chilo, prova ne è che con il tempo tutti questi siti hanno cessato di esistere. Il titolo è “Racconti minimi e brevi”.
Le coppia di damino e damina veneziani in vetro che compaiono nella copertina non ci sono più “per intero”. Spolverandoli si sono separati. Incollati non hanno poi retto ad una seconda spolverata. Incollati ancora ora stanno in un vecchio bicchiere tappato con un coperchio trasparente, impolverato.
Di questo secondo libro m'è rimasta solo la mia copia personale. Di entrambi, mi sono fatto furbo, conservo in un cloud il solo pdf.
La mia produzione cartacea si è fermata lì ma anche la mia produzione letteraria “seria”. Al più qualche pezzo come questo ed è tutto dire.
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