LUI e l’arte sottile di rovinare tutto (con stile)
(Lui cammina da solo nel giardino. Le mani in tasca, il cielo sopra... e sotto?… i cocci sparsi dei suoi pensieri. Parla tra sé e sé. O forse con Lei. O forse con quella parte di sé che l’ha lasciata andare.)
LUI (voce interiore, nitida e stanca):
C’era ancora tanto da dire. C’era. Tempo passato. Come le occasioni. Come te.
Ma io... io ho fatto la cosa più codarda del mondo: ti ho amato in silenzio. E poi ti ho lasciato andare con ancora più silenzio. Non uno scatto, non una scena. Nemmeno un litigio epico con pioggia e orchestra.
Solo la porta che si richiude. E io, che non ho nemmeno avuto il coraggio di guardare indietro.
Hai presente quei sogni che sembrano veri, che ti svegli col cuore che batte come un tamburo, e ti serve un caffè doppio e due bugie per ricominciare la giornata? Ecco. Tu sei quel sogno lì. Solo che io non mi sono mai davvero svegliato.
Sento ancora il suono della tua risata. Fastidiosamente viva. Come una notifica che non si può silenziare. Mi hai lasciato dentro un’eco. Una specie di “ti amo” che rimbalza, ma senza più nessuno che lo raccolga.
E le parole? Ah, le parole. Sono arrivate tutte dopo. Quando non servivano più. Quando ormai parlavo con il tuo ricordo, non con te.
Ti penso nel cielo stellato. Sì. Ma anche nel supermercato, quando vedo i biscotti che ti piacevano. Nella macchina accesa mentre aspetto qualcuno che non arriva. Nella piega del cuscino che a volte somiglia al tuo profilo.
E tu? Sei sparita bene. Come fanno le donne forti: senza fare rumore, ma lasciando dietro un’esplosione silenziosa.
E io... Io ti conservo. Nel cognome che porto. Nelle parole che non dico. In quella parte del cuore che ormai ho affittato alla memoria. _____________________________________________ Ci sono amori che non finiscono. Si mimetizzano nel tempo. E diventano il metro con cui misuri tutto ciò che verrà dopo. _____________________________________________