Poesia, sudore e bollette
Agosto. Il caldo mi abbraccia come un' amante appiccicosa che non sa cogliere un indizio. Le labbra scarlatte di qualcuno – chiunque – si confondono tra il sudore e la poesia che evapora prima ancora di essere scritta. Tu, distesa, sembri bella come l’oro… che, tra l’altro, è un metallo che non si ossida con il tempo e di certo non si trova per strada.
Nella stanza, suoni primordiali, movimenti incalzanti. No, non è passione: è il ventilatore che arranca, oscillando come un oracolo stanco. La tempesta scuote i rami degli alberi, o forse è solo il vicino che sbatte il tappeto. Attendo il fragore del tuono, e invece arriva la notifica di un altro bollettino di guerra (bolletta della luce). L’estasi è fugace, soprattutto quando costa così tanto mantenerla climatizzata.
Cambio scena: notte perugina, cielo grigio. Un grillo fuori stagione decide che proprio stanotte è il momento di dimostrare il suo talento canoro. Sotto la torre degli Sciri, i miei passi risuonano solenni, come quelli di chi sta cercando disperatamente un bar ancora aperto. La pioggia mi accompagna verso casa, leggera, poetica, e perfettamente inutile contro il caldo infernale del mese prima.
La bellezza della vita sta nei dettagli, anche nei momenti che sembrano insignificanti o soffocanti. E se proprio non trovi poesia in tutto ciò, almeno trova un ventilatore decente.