Alviro

“Alviro Insights: Riflessioni e Creatività” Mastodon

Ma io dico: no.

L’uomo non è polvere che il vento disperde. Le idee, l’arte, le scoperte, gli atti di coraggio e persino i gesti più semplici di amore lasciano un’impronta. Le piramidi, la Divina Commedia, la teoria della relatività, una carezza data al momento giusto: tutto questo resiste, si accumula, diventa eredità.

Se anche il singolo individuo è effimero, l’umanità nel suo insieme costruisce, ricorda, avanza. Le orme non sono sempre visibili, ma esistono. Sono nelle strade che percorriamo, nei libri che leggiamo, nelle leggi che ci proteggono. Persino nel dolore c’è una traccia che ci lega agli altri.

Il mondo non passa invano. Noi siamo qui, oggi, a raccogliere il testimone di chi ci ha preceduto e a preparare la strada per chi verrà. E questa è già una vittoria sul tempo.

https://liberapay.com/Alviro/

Signor Netanyahu, Le scrivo con la rabbia di chi ha visto troppe atrocità e troppa indifferenza. Le scrivo con la voce di chi non vuole tacere, perché il silenzio è sempre colpevole. Quello che sta accadendo a Gaza non è difesa. È genocidio. È crudeltà trasformata in strategia. È potere che si fa vendetta. È un popolo che muore due volte: sotto le bombe e nel disinteresse del mondo. Io non voglio essere complice. Non voglio essere tra quelli che guardano altrove, tra quelli “distratti”. La Shoah non va ricordata solo per l’orrore di un regime, ma anche per il silenzio che la rese possibile. Milioni di occhi videro. Milioni di bocche tacquero, mentre un popolo – il Suo popolo – veniva sterminato. Io non c’ero, ma sono certo che non avrei taciuto. Lei sta usando quella memoria come scudo per giustificare nuove atrocità. Ma non c’è giustizia nella rappresaglia. Non può esserci pace in uno Stato che umilia, affama, annienta. Lei sta portando alla rovina non uno, ma due popoli, e il secondo è il suo. E con questi due popoli Lei sta portando alla rovina l’umanità intera. I bambini non sono “effetti collaterali”. Sono bambini. Come quelli che anche Lei, probabilmente, ha tenuto in braccio. Come quelli che, forse, l’hanno chiamata “papà”. Eppure, li seppellite vivi. Li lasciate senza acqua, senza rifugi, senza sogni. Con franchezza Le dico anche che trovo offensivo il nome dell’operazione militare in corso: “Carri di Gedeone”. Gedeone, nella Bibbia, è il liberatore d’Israele, chiamato da Dio a salvare il suo popolo con giustizia e umiltà. Ma Dio non può guardare con favore chi distrugge, chi semina terrore, chi calpesta l’umanità in nome della vendetta. Non si può evocare il sacro per giustificare l’empio. Non mi rivolgo a Lei da politico. Le parlo da essere umano. Da figlio. Da padre. Perché il dolore dei palestinesi è anche il nostro dolore, è il dolore dell'umanità, ed è insopportabile. Lei combatte “Hamas”, ma colpisce ospedali. Parla di “difesa”, ma rade al suolo quartieri interi. Dice “pace”, ma costruisce muri e barriere. La verità è che ha fatto della paura un mestiere. Dell’odio, un’ideologia. Dell’occupazione, una forma di governo. Un giorno tutto questo finirà. E la Storia sarà lì ad aspettarLa, come aspetterà anche i capi di governo che hanno permesso tutto questo. Non ci saranno medaglie, ma domande. “Dov’era la sua coscienza, signor Netanyahu?” “Dov’era la coscienza di chi poteva fermarLa e non l’ha fatto?” Non si può invocare la memoria dell’Olocausto e, insieme, costruire un’altra catastrofe. Non si possono piangere i morti del passato e ignorare i morti del presente. Io non ci sto. Non voglio restare in silenzio. Perché chi tace oggi, domani non potrà più dire: «Io non sapevo».

Sono un essere umano. Che ha scelto di non essere complice.

  • Vi prego di condividere e rompere insieme il muro del silenzio.

https://liberapay.com/Alviro/

la musica non basta.
Le sue parole sono eco vuote
in una stanza che rimane silenziosa.

Preferisco uscire,
cercare volti veri,
abbracci che scaldano,
voci che rispondono.

La solitudine non è compagnia,
e l’arte, da sola,
non cura la ferita.

https://liberapay.com/Alviro/

Ci sono parole e silenzi, ma nessuno dei due basta da solo. L’idea che la complicità possa concedersi il lusso di tacere è romantica, ma ingannevole. La complicità vera non tace: si dice, si mostra, si nomina. Il silenzio, per quanto possa talvolta sembrare carico di significato, non è mai garanzia di intesa. Perché chi tace, talvolta, si sottrae. Le parole non sono tutte uguali, è vero, ma sono comunque necessarie. E il non detto può diventare frainteso, oppure vuoto. Comunicare è ciò che rende possibile la comprensione reciproca; il tacere, invece, spesso lascia spazio all’ambiguità, ai malintesi, all’allontanamento. Non è privilegio, ma rischio. La vera complicità non si affida al silenzio come rifugio elegante, ma si costruisce nel dire, nello spiegare, nel chiarire. La verità, anche nella complicità, chiede voce, non lusso. È nella vulnerabilità delle parole che si crea una connessione autentica, non nella presunta nobiltà del non detto. Chiede presenza, anche nel parlare. Tacere può essere comodo, ma parlare è ciò che rende il legame reale.

https://liberapay.com/Alviro/

Di vino, di poesia o di virtù? No. Siate sobri, siate vigili. Non lasciate che l'ebbrezza, qualunque sia la sua fonte, vi sottragga alla realtà. Non c’è gloria nell’oblio, né verità nei fumi dell’estasi.

Ubriacarsi è fuggire, ma il coraggio sta nel restare, nell’affrontare la vita con occhi chiari e mente desta. Non vi rifugiate nell’evasione: abitate ogni istante con presenza. Solo chi è sveglio può cambiare il mondo.

https://liberapay.com/Alviro/

ma un cuore che pulsa con la stessa sete di bellezza.

Le differenze nella percezione non nascono da anime separate, ma da esperienze che ci attraversano, come il vento attraversa lo stesso campo, piegando ogni filo d’erba in modo unico. Guardiamo le cose e vediamo sfumature simili, perché siamo fatti della stessa carne, abbiamo lo stesso desiderio di capire, sentire, amare. La frenesia e la routine non sono barriere, ma parte della danza comune con cui interpretiamo il mondo. Alla fine, ci emozionano le stesse piccole cose: un sorriso sincero, un gesto gentile, un tramonto che colora il cielo e ci ricorda, che non siamo poi così diversi.

https://liberapay.com/Alviro/

– Qual è la tua parola preferita? – chiese con curiosità.

– Accettare – rispose. – Perché mi ricorda che non tutto dipende da me. Non sempre ho la possibilità di scegliere se restare nell’inverno o far accadere la primavera. A volte l’inverno resta, anche se lo combatto. E in quei momenti, l’unica forza vera è accettare ciò che è, senza illudermi che basti voler rifiorire per farlo. C’è dignità anche nel non sbocciare.

https://liberapay.com/Alviro/

Etimologicamente è vero che cor in latino significa “cuore” e che è parte della parola coraggio, ma ridurre il concetto di coraggio al solo “vivere con il cuore” è un'interpretazione poetica, non una definizione accurata.

Il coraggio, nella sua accezione più ampia, implica molto più della sola emotività o dell’agire secondo sentimento. Richiede razionalità, consapevolezza del rischio, capacità di prendere decisioni difficili anche contro le proprie emozioni. Un pompiere che entra in un edificio in fiamme, o un medico che compie una scelta clinica difficile, agiscono sì con determinazione e senso del dovere, ma non necessariamente “con il cuore”: lo fanno spesso grazie all’addestramento, alla disciplina e alla valutazione lucida della situazione.

Confondere il coraggio con la sola dimensione emotiva può quindi essere fuorviante. Il coraggio è una virtù complessa, che nasce dall’equilibrio tra cuore e ragione. Vivere solo “con il cuore” può essere impulsivo, non necessariamente coraggioso. Ah, che meraviglia queste etimologie da Bacio Perugina. “Coraggio viene da cor, cioè cuore, quindi vivere con il cuore.” Ecco svelato il segreto dell’eroismo: basta farsi guidare da un ventricolo e il mondo è tuo.

Peccato che nella vita reale il coraggio non assomigli tanto a un abbraccio col cuore in mano, ma più a qualcuno che stringe i denti e fa cose scomode anche quando non ne ha alcuna voglia. Tipo alzarsi alle 5 del mattino per andare a lavorare, affrontare una fila alle poste o dire “no” alla suocera. E lì, mi dispiace, non c’è romanticismo cardiaco che tenga.

Se davvero bastasse il cuore, saremmo tutti eroi mentre piangiamo guardando un film di animali. Ma no, il coraggio richiede anche cervello, autocontrollo, e a volte una buona dose di incoscienza calcolata. Quindi sì, viva il cuore… ma magari teniamoci pure il cervello a portata di mano, non si sa mai.

https://liberapay.com/Alviro/

Non basta la predisposizione o l’ispirazione per farlo bene: serve tecnica, disciplina, esercizio costante. L’idea romantica della scrittura come un viaggio solitario alla scoperta di sé rischia di trascurare il fatto che la scrittura, per essere davvero efficace, deve prima di tutto comunicare. Non è solo introspezione, ma anche costruzione consapevole di un messaggio. Le parole non bastano se non sono usate con precisione, misura, e senso critico. Scrivere non è solo condividere emozioni: è saperle tradurre, ordinare, e rendere comprensibili agli altri. Altrimenti è solo un diario, non comunicazione.

https://liberapay.com/Alviro/

Col tempo, anche i ricordi più intensi si affievoliscono, i sentimenti più profondi si attenuano, e le emozioni più vere possono svanire. Non esiste qualcosa che il tempo non possa cambiare, trasformare o, in certi casi, cancellare del tutto. Pensare che il cuore possa conservare intatto ciò che è stato, indipendentemente dal passare degli anni, è un'illusione romantica, ma pur sempre un'illusione.

https://liberapay.com/Alviro/