“Poesia, rinoceronti e altri disastri”
E la poesia, sì, quella cosa che dovrebbe danzare leggera nell’aria, come una piuma trasportata dal vento... e invece eccola qui, pesante come un macigno sulle mie spalle. Avanza, sì, ma non delicatamente—piuttosto come un rinoceronte in corsa, deciso a travolgermi.
Mi sfiora l’anima? Forse. O forse è solo la digestione che si fa sentire. Eppure, c’è chi dice che la poesia è come una musica infinita, che risuona nella mente e nel cuore. Beh, la mia mente risuona, ma più che altro di domande tipo: “Dove ho messo le chiavi?” e “Perché ho aperto il frigorifero se non ho fame?”.
E poi la vita… ah, la vita! Un soffio, un battito d’ali, un respiro leggero. Ma il respiro leggero ce l’ho solo quando mi ricordo di non correre le scale di corsa. Altrimenti, ansimo come un mantice rotto.
E allora, che fare? Abbandonarsi alla poesia, lasciarsi cullare dalle parole, farsi trasportare in un mondo etereo e sublime? O accettare che la poesia, in fondo, è solo un modo elegante per dire quello che potremmo dire in cinque parole semplici ma con molta più enfasi?
Forse non finirò oggi, né domani. Forse vivrò in eterno nei pensieri di qualcuno… O forse solo nella lista dei “Messaggi Non Letti” di WhatsApp.