Cooperazione Internazionale di Polizia

Un blog di un cultore della materia. La cooperazione di polizia da una prospettiva italiana

Utilizzo dell'intelligence open source per indagare sulla tratta di esseri umani e il contrabbando di migranti

I trafficanti di esseri umani e contrabbandieri migranti stanno sempre più sfruttando le tecnologie digitali per eseguire i loro crimini con maggiore efficienza e portata. Ma queste stesse tecnologie hanno anche aperto nuove strade per il settore della giustizia penale.  

Ogni interazione online lascia infatti una “impronta digitale”, e attraverso una sofisticata raccolta e analisi dei dati, gli investigatori possono tracciare meglio l'attività illegale e raccogliere prove digitali critiche. 

In che modo i trafficanti e i contrabbandieri usano Internet e i social media? I criminali sfruttano i social media e le piattaforme online per pubblicizzare i servizi illeciti, le vittime di attrazione, condurre transazioni finanziarie, comunicare con complici, coordinare le operazioni illegali e persino facilitare lo sfruttamento.  

Ad esempio, i trafficanti creano annunci di lavoro falsi online per indurre le persone a manodopera forzata, sessuale o di altro tipo di sfruttamento. Hanno creato account falsi e promuovono opportunità di lavoro interessanti rivolte a persone vulnerabili. Alcuni trafficanti contattano in modo proattivo potenziali vittime, offrendo loro posti di lavoro in vari settori.  Una volta che la vittima prende l'esca, gli autori usano coercizione, ricatto, manipolazione emotiva,

La tecnologia digitale viene anche utilizzata per perpetrare lo sfruttamento stesso. Sono documentati casi in cui le vittime sono state costrette a commettere crimini online. I contrabbandieri di migranti utilizzano anche gruppi di social media e app di messaggistica per pubblicizzare i loro servizi. Spesso pubblicano foto e video di migranti che raggiungono le loro destinazioni con successo, interpretando la migrazione irregolare come un'opzione praticabile.   Tali “campagne di marketing” incoraggiano più persone a intraprendere viaggi pericolosi, molte delle quali si concludono tragicamente nella perdita di vite umane, violenza o sfruttamento. 

Cos'è l'analisi dell'intelligence open source? L'analisi di intelligence open source (#OSINT) prevede la raccolta e l'analisi dei dati accessibili al pubblico da varie fonti per aiutare le indagini.  Queste fonti includono siti Web, social media, giornali, database online, siti di e-commerce, blog, forum, piattaforme di messaggistica, portali del governo pubblico e persino il Web profondo e oscuro.  I dati raccolti possono includere nomi dell'utente, dettagli del profilo, indirizzi e-mail, immagini e post- dettagli che possono essere raccolti in un modo non invasivo. 

Gli analisti di Osint devono garantire che tali dati “grezzi” siano trasformati in intelligence utile e attuabile. Ciò richiede forti competenze per trovare, valutare, verificare e sintetizzare grandi volumi di diverse informazioni, che vengono quindi analizzate per scoprire tendenze, eventi e indizi cruciali relativi a un'indagine, e quindi sostenere il processo decisionale informato nella lotta contro le organizzazioni criminali. 

In che modo gli investigatori possono usare Osint per interrompere la tratta e il contrabbando? Anche con solo alcuni frammenti di informazioni, gli investigatori possono ricostruire i modelli di criminalità e identificare le persone coinvolte. Osint consente loro di rilevare siti di reclutamento, scoprire false offerte di lavoro, mappa dei percorsi di contrabbando, tracciare flussi finanziari illeciti e altro ancora. 

Ecco alcuni esempi di come Osint viene utilizzato nelle indagini anti-traffico e anti-contrabbando: 

Rilevare segni di assunzione del traffico e di contrabbando di pubblicità  Gli investigatori possono monitorare il Web per parole chiave e frasi associate alle attività di traffico e contrabbando. Possono analizzare profili sospetti per post, immagini e altri indicatori che possono suggerire il reclutamento delle vittime o il contrabbando di servizi. 

Identificazione degli autori  Sebbene i trafficanti e i contrabbandieri usino spesso profili falsi, Inevitabilmente lasciano tracce reali. I dettagli di contatto come numeri di telefono e indirizzi e -mail – spesso condivisi per le potenziali vittime per contattarsi – possono aiutare a identificare coloro che sono dietro le operazioni illegali. 

Costruire il profilo del sospetto L'esame dell' “impronta online” del sospettato su diverse piattaforme può fornire un quadro più completo delle attività. Collegando più account, gli investigatori possono sviluppare un profilo dettagliato dei criminali e delle loro operazioni. 

Ricercando reti criminali più grandi I trafficanti e i contrabbandieri lavorano raramente da soli. Spesso operano all'interno di vaste organizzazioni criminali che abbracciano più paesi. Esaminando le connessioni online, come elenchi di amici e interazioni digitali, gli investigatori possono comprendere legami con altri criminali e vittime. 

Monitoraggio dei flussi finanziari illeciti  Sia la tratta che il contrabbando si impegnano a generare profitti. I fondi acquisiti illegalmente sono spesso riciclati – presentati come legittimi – per nascondere la loro origine. Analizzando i siti Web delle società, i registri pubblici, i dettagli di contatto e gli indirizzi, gli investigatori possono individuare strutture aziendali sospette e rilevare attività di riciclaggio di denaro. 


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Progetto Euromed Justice. Impegno sulla tutela del patrimonio culturale e lotta al traffico illecito.

Il Progetto EuroMed Justice ha recentemente organizzato un'attività di tre giorni del Technical Assistance Facility (TAF) al Cairo, in Egitto, dall'8 al 10 aprile 2025. L'evento ha riunito esperti e funzionari provenienti dall'Europa e dai Paesi Partner del Sud per concentrarsi sulla tutela del patrimonio culturale e sulla lotta al suo traffico illecito. L'attività è stata organizzata su richiesta delle autorità egiziane e cipriote e ha visto la partecipazione di 35 partecipanti in rappresentanza di diversi Paesi, tra cui Algeria, Belgio, Cipro, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Italia, Libia, Marocco, Palestina, Svizzera e Regno Unito.

Il progetto EuroMed Justice mira a sviluppare meccanismi di cooperazione sostenibili per la cooperazione giudiziaria transfrontaliera in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione Europea e i Paesi partner del Sud – Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina e Tunisia. EuroMed Justice riunisce i soggetti interessati più rilevanti nel campo della giustizia penale dei Paesi partner del Sud, degli Stati membri dell'UE partecipanti, dei rappresentanti degli organismi dell'Unione Europea e delle organizzazioni internazionali attive nel campo della giustizia e della sicurezza. Il progetto organizza attività del TAF su richiesta delle autorità partecipanti per fornire un supporto personalizzato alle loro attività e azioni.

L'attività del TAF ha offerto ai partecipanti una piattaforma per condividere strategie e buone pratiche nella lotta al commercio illecito di beni culturali. L'evento è stato inaugurato ufficialmente alla presenza dell'Ambasciatore di Cipro in Egitto, del Vice Capo della Delegazione Europea al Cairo e di rappresentanti di alto livello dell'Egitto. I rappresentanti dei Paesi hanno condiviso casi di studio e storie di successo, evidenziando le sfide e i successi che hanno affrontato nei loro sforzi per la tutela del patrimonio culturale.

Il traffico illecito di beni culturali è diventato un'attività redditizia per la criminalità organizzata, in quanto può essere utilizzato per il riciclaggio di denaro, l'elusione delle sanzioni e il finanziamento del terrorismo, con conseguenze devastanti. Per contrastare questo problema, l'attività del TAF ha facilitato la cooperazione e la condivisione di conoscenze tra le parti interessate. Oltre ai casi di studio e alle storie di successo, i partecipanti hanno anche tratto spunto dalle presentazioni tenute dai rappresentanti del Team Anti-Traffico di Eurojust e da diverse organizzazioni internazionali, tra cui il Consiglio d'Europa, l' #UNICRI e l' #UNODC. La tutela del patrimonio culturale e la lotta al suo traffico illecito sono sfide complesse e globali che richiedono un approccio multiforme.

Il traffico illecito di beni culturali sottrae ai paesi d'origine una parte significativa della loro storia e identità, danneggiando gravemente il patrimonio culturale e causando perdite economiche significative. A tale riguardo, le strategie di tutela ricomprendono la Legislazione Nazionale e Internazionale (convenzioni internazionali come la Convenzione UNESCO del 1970 sul divieto di importazione, esportazione e trasferimento di proprietà di beni culturali sono strumenti chiave) e controllo alle Frontiere (un'efficace sorveglianza delle frontiere è essenziale per intercettare il traffico illecito. Questo richiede collaborazione tra le forze dell'ordine, le autorità doganali e gli esperti di beni culturali), oltre che, naturalmente, la collaborazione tra paesi, fondamentale per contrastare il traffico transnazionale. Questo include lo scambio di informazioni, la formazione congiunta delle forze dell'ordine e il supporto reciproco nelle indagini.

Nel corso dell’incontro sono stati organizzati incontri bilaterali parallelamente all'attività principale, aumentando ulteriormente le opportunità di collaborazione e cooperazione. Grazie alla condivisione di conoscenze e competenze, l'incontro ha posto le basi per una migliore cooperazione e collaborazione nella lotta al traffico illecito di beni culturali.

#EuroMedJustice #Eurojust #tutelabeniculturali #cooperazionegiudiziariatransfrontaliera #ConsigliodEuropa


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Traffico internazionale di stupefacenti dall’Ecuador all’Europa (Italia compresa) tramite container. Smantellata organizzazione.

La Polizia nazionale Ecuadoriana è riuscita a smantellare un’organizzazione criminale coinvolta nel traffico di droga verso l’Europa. L’indagine è andata avanti per due anni.

Il Ministero dell’Interno ecuadoriano ha riferito che durante l’esecuzione dell’operazione (nota come Gran Fénix 13 e 14), sono state catturate 59 persone: 44 sono state arrestate in Ecuador e 15 in Germania. L’operazione è stata condotta insieme a Europol, Guardia Civil spagnola, DIA italiana, LKA tedesca e sotto la direzione della Procura Generale dell’Ecuador. È stata inoltre supportata dalla Rete ON, finanziata dalla Commissione europea e guidata dalla Direzione investigativa antimafia italiana (DIA). La Polizia nazionale ha dichiarato di essere riuscita a identificare il modus operandi dei criminali coinvolti nel traffico illecito di sostanze illegali. Ha inoltre effettuato 50 perquisizioni, sequestrato 38,646 chilogrammi di cocaina, 32 telefoni cellulari, raccolto documentazione relativa alle indagini, 16 lucchetti e sigilli, 5 dispositivi di stoccaggio e due veicoli privati.

Questo gruppo criminale era coinvolto in due attività: la prima consisteva nella vendita di lucchetti e sigilli di sicurezza per container clonati e adulterati. La seconda struttura è stata identificata come “Los Choneros” e ha gestito un processo logistico per la mobilitazione di container contaminati da alcaloidi nei porti di Guayaquil e Puerto Bolivar. Questi container venivano esportati in Belgio, Germania, Italia e Spagna. L’impatto economico illegale di questa azione è di 966 milioni di dollari.

#Ecuador #Granfenix #Loschoneros # Europol #GuardiaCivil #DIA #LKA #reteON #ONNet


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Il Principato di Monaco entra a far parte della rete internazionale antimafia @ON

Recentemente il Direttore della DIA, Gen. C.A. Michele Carbone, ed il Direttore della Sicurezza Pubblica del Principato di Monaco, Mr. Eric Arella hanno sottoscritto la “partnership declaration” con cui la polizia del Principato è entrata a far parte del network @ON. La cerimonia si è svolta presso la sede della polizia monegasca, alla presenza dell’Ambasciatrice italiana a Monaco e di quella di Monaco in Italia.

Con la firma del Principato di Monaco la rete conta ora 45 paesi partner per 52 forze di Polizia.

La rete @ON vanta ormai una decina di anni di attività. Fu approvata il 4 dicembre 2014, allorquando il Consiglio dell’Unione Europea accolse all’unanimità l’iniziativa italiana della DIA (Direzione Investigativa Antimafia).

La Rete @ON consente ai Paesi partner di ottenere informazioni mirate e svolgere in tempi brevi servizi di cooperazione di polizia sul campo, al fine di poter meglio smantellare le Organizzazioni Criminali di alto livello, comprese le organizzazioni mafiose italiane, russe, di etnia albanese, nonché le bande dei motociclisti e le attività di riciclaggio connesse.

Grazie ad @ON, è stato possibile accrescere la cooperazione tra le autorità di polizia dei Paesi membri e scambiarsi le prassi migliori, potenziando lo scambio informativo, definire un miglior quadro di intelligence e dispiegare investigatori @ON, specializzati nel fenomeno criminale oggetto d’indagine.

#principatodimonaco #rete@ON #DIA #Direzioneinvestigativaantimafia #UE #cooperazioneinternazionaledipolizia


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La Procura Europea – EPPO persegue i reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE. Attività investigativa in Sicilia

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Procura Europea (EPPO) – ufficio di Palermo –, ha emesso un decreto di sequestro preventivo su beni mobili, immobili o societari, nei confronti di soggetti indagati, a vario titolo, di frode in danno a fondi dell’U.E., riciclaggio e autoriciclaggio, fino alla concorrenza della somma complessiva di circa 700.000 euro.

L’indagine ha avuto origine da una serie accertamenti e di attività info-investigative eseguite dal Centro Operativo DIA (Direzione Investigativa Antimafia) e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo nisseno.

La Procura Europea (EPPO) è un'istituzione indipendente dell'Unione europea, operativa dal 1° giugno 2021 con sede in Lussemburgo e con competenza a indagare e perseguire reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE.

L’attività di polizia giudiziaria, sotto il coordinamento di EPPO, è stata condotta mediante riscontri incrociati corroborati da mirate interrogazioni alle varie banche dati, acquisizioni documentali nonché dall’analisi dei flussi finanziari che hanno consentito di ricostruire un articolato reticolo societario adoperato per movimentare i corposi finanziamenti comunitari e, dopo averli illecitamente conseguiti, “ripulirli”.

All’esito delle investigazioni è emersa, in particolare, la figura di 4 indagati, tra i quali 2 coniugi i quali, sebbene formalmente impiegati statali, risultavano di fatto e di diritto gestire alcune attività economiche, tutte legate al settore agricolo ed alcune delle quali percettrici di contributi AG.E.A. (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura).

Accanto a queste due figure “leader” è stata individuata, anche una terza persona che, sebbene non percettrice di redditi in determinate annualità, ha assunto formalmente la carica di titolare di ditta individuale nonché amministratore di altre due società, tutte operanti nel settore agricolo, senza tuttavia apparente esperienza in materia e peraltro residente in luoghi distanti geograficamente dalle sedi delle attività economiche.

Infine un quarto soggetto che, non concorrendo nel reato presupposto e nella qualità di amministratore di una società a responsabilità limitata operante nel settore agricolo, si è adoperato per effettuare molteplici operazioni di trasferimento di denaro in modo da ostacolare l’individuazione della illecita provenienza del denaro, realizzando quindi la fattispecie illecita del riciclaggio.

A conclusione delle attività di indagine delegate da EPPO è stato possibile riscontrare la commissione di truffe ai danni dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) e della stessa AGEA, che si inseriscono nell’ambito di un unico disegno criminoso a partire dal trasferimento, con le agevolazioni per l’insediamento di giovani in agricoltura, di un rilevante fondo con annessi fabbricati rivenduto con relativa plusvalenza all’ISMEA. Inoltre, è stato riscontrato che i contributi percepiti dall’AGEA sono stati reimpiegati a beneficio personale di uno degli indagati nonché in cespiti aziendali e nell’acquisto di una macchina agricola nonché di un altro fondo.

Parallelamente ai reati fraudolenti, sono state individuate anche condotte di autoriciclaggio e riciclaggio mediante complesse transazioni bancarie con reiterati trasferimenti di risorse finanziarie tra varie attività economiche facenti capo agli indagati e sempre secondo un unico disegno criminoso, in modo da ostacolare la riconducibilità delle predette risorse finanziare al reato presupposto in frode all’AGEA ed all’ISMEA.

Le attività investigative hanno condotto alla contestazione dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 11O e 640 bis cp) nei confronti di due indagati, di autoriciclaggio (art. 11O e 648 ter cp) nei confronti di tre degli indagati per avere reimpiegato in attività economiche o finanziarie denaro, beni o altre utilità provenienti dal delitto di frode e, infine, di riciclaggio (art. 648 bis cp) nei confronti di un indagato per avere trasferito denaro o altre utilità provenienti da delitto compiendo in relazione ad esso operazioni finalizzate ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa.

#EPPO #Procuraeuropea


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3 contraffattori arrestati in Italia per aver forgiato banconote per un valore di 180 000 EUR

La banda ha distribuito la maggior parte delle banconote e monete false in Austria, Belgio, Francia, Germania e Spagna

I membri di un gruppo criminale coinvolto nella produzione di banconote in euro contraffatte di alta qualità sono stati arrestati in un'operazione transfrontaliera, che è stata sostenuta da Europol. L'inchiesta è stata condotta dai carabinieri italiani e ha coinvolto anche autorità provenienti da Austria, Belgio, Francia, Germania e Spagna. Gli investigatori ritengono che il gruppo criminale abbia contraffatto banconote per un valore stimato di 180 000 EUR. Va rimarcato che l’ #Armadeicarabinieri possiede un proprio assetto specialistico, il Comando Antifalsificazione Monetaria, che risale al 1992, quando, in ottemperanza al quadro della ripartizione degli obiettivi tra le varie Forze di Polizia, fu riconosciuto all’Arma dei Carabinieri il consolidato interesse nel settore del falso nummario, costituendo il Nucleo Operativo Antifalsificazione Monetaria, poi elevato a Comando di Corpo, e riconosciuto con Regolamento del Consiglio Europeo Autorità Nazionale nel settore per l’Arma dei Carabinieri (G.U. Unione Europea del 10 marzo 2009). Nel corso dell’operazione, svoltasi tra Lecce e Padova, sono state rinvenute e sequestrate 600 banconote in euro contraffatte in tagli da 10, 20, 50 e 100 EUR per un valore totale di circa 50.000 EUR, e 3 contraffattori sono stati arrestati in Italia. L'inchiesta, iniziata nel 2024, ha rivelato che un'organizzazione criminale che operava nel sud Italia distribuiva grandi quantità di banconote false da 10, 20, 50 e 100 EUR in tutta la zona euro. In particolare, Austria, Belgio, Francia, Germania e Spagna hanno ricevuto la maggior parte della moneta falsa. Il gruppo criminale ha mostrato un alto livello di competenza tecnica e organizzazione interna. Il leader della banda ha venduto le banconote contraffatte tramite una piattaforma di messaggistica online, con gli acquirenti che hanno effettuato pagamenti in criptovaluta. Una volta confermati i pagamenti, le banconote false sono state inviate tramite il normale servizio postale. Gli investigatori hanno anche scoperto che lo stesso gruppo criminale aveva istituito una zecca illegale per la moneta da 2 euro nel nord Italia. Le autorità hanno quindi smantellato la zecca, insieme a una tipografia per banconote in euro contraffatte nell'Italia meridionale. Durante l'inchiesta, Europol ha facilitato lo scambio di informazioni, sostenuto finanziariamente e coordinato diverse attività operative. Gli analisti di Europol hanno anche fornito supporto analitico per identificare il paese in cui venivano distribuite le banconote. Il giorno dell'azione, Europol ha inviato tre esperti in Italia per fornire supporto tecnico e controllare le informazioni operative contro le banche dati di Europol e i sistemi della Banca centrale europea. I reati finanziari sono uno degli elementi comuni delle principali minacce identificate da Europol, nella sua “Valutazione della minaccia di criminalità grave e organizzata dell'UE” (#EUSOCTA). Queste minacce stanno progressivamente destabilizzando l'UE e sono sfruttate online, poiché le reti criminali operano gradualmente tramite le infrastrutture digitali e online, comprese le piattaforme di messaggistica, come questa operazione ha dimostrato.
Hanno partecipato all'indagine: Austria: polizia federale (CIS), Belgio: polizia federale (OCRFM), Francia: polizia nazionale (OCRFM), Germania: polizia federale (BKA), Italia: Carabinieri (CCAFM), Spagna: Brigada de Investigación Banco de España (BIBE, polizia spagnola)


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Forze di polizia europee a statuto militare: nel vertice ospitato dai carabinieri si è parlato di formazione, tutela ambientale, cyber ed AI

L'Arma dei Carabinieri ha organizzato a Vicenza, presso la Caserma Chinotto, sede del Centro di Eccellenza per le Polizie di Stabilità (CoESPU), una conferenza quadripartita di Vertice (G4) tra le Gendarmerie e Forze di Polizia a statuto militare di Italia, Francia, Spagna e Portogallo.

Hanno partecipato il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo, il Direttore Generale della Gendarmeria Nazionale francese, Gen. d'Armata Hubert Bonneau, il Comandante Generale della Guardia Nazionale Repubblicana portoghese, Gen. C.A. Rui Alberto Ribeiro Veloso e il Direttore Aggiunto Operativo della Guardia Civil, Gen. C.A. Manuel Llamas Fernàndez. L'incontro, ha rappresentato un'importante occasione per rafforzare ulteriormente i legami di cooperazione. Le quattro Istituzioni di polizia a competenza generale fanno parte della FIEP (International Association of Gendarmeries and Polices Forces with Military Status), istituita il 12 maggio del 1994 a Madrid, la cui presidenza è stata ceduta lo scorso anno dall'Arma dei Carabinieri alla Gendarmeria Nazionale Francese.

Nel corso del vertice è stato fornito risalto alle tematiche di maggiore rilevanza strategica, quali: la formazione congiunta, la tutela ambientale, il settore cyber e l'Intelligenza Artificiale. In riferimento alla formazione congiunta è stata sottolineata l'importanza di valorizzare i percorsi formativi del personale quale processo continuo di crescita umana, valoriale e professionale che caratterizza la vita di ogni militare, fornendogli gli strumenti necessari per svolgere efficacemente i propri compiti istituzionali anche nella dimensione della cooperazione interforze nel contesto europeo. In relazione alla tutela ambientale, settore in cui l'Arma è impegnata con i suoi oltre 7.000 Carabinieri forestali, si è posto l'accento sulla promozione di una comune visione strategica attraverso lo svolgimento di periodiche riunioni finalizzate a condividere e potenziare le conoscenze tecnico-informatiche di settore.

In occasione della trattazione della tematica cyber è stata confermata l'importanza dello scambio di progetti relativi alla prossimità digitale, ovvero delle pratiche di formazione mirate all'aumento di capacità d'intelligence e d'investigazione sulla criminalità informatica, focalizzando l'attenzione anche sul costante aggiornamento dei punti di contatto (PoC) delle 4 Forze di polizia a statuto militare, quale fattore essenziale per assicurare la piena funzionalità di scambi informativi.

Sull'intelligenza artificiale, invece, è stata manifestata la volontà di favorire la condivisione di piani strategici comuni di impiego dell'AI all'interno dei vari asset delle Gendarmerie, dalla logistica, alle procedure amministrative, alla formazione, fino agli aspetti operativi, sempre nel rispetto delle specificità e dei vincoli legali in ambito nazionale ed europeo.

Il Comandante Generale dell'Arma Luongo, dopo aver salutato e ringraziato le massime autorità delle Gendarmerie estere per la convinta partecipazione all'evento, ha illustrato l'elemento distintivo e condiviso tra le stesse: “è il complesso reticolo territoriale delle nostre Forze, indiscutibile valore aggiunto sia per i flussi informativi, sia per la protezione delle infrastrutture critiche sul territorio, caratteristiche che sono codificate nel nostro DNA e costituiscono i presupposti per il successo del nostro modello, quello della Gendarmeria, nel passato come nel presente”. Il Generale ha messo poi in evidenza la solidità dei valori che accomunano l'Arma dei Carabinieri, la Gendarmeria Nazionale francese, la Guardia Civil e la Guardia Nazionale Repubblicana portoghese: “valori radicati nella storia, nelle tradizioni e nel quotidiano sacrificio delle nostre donne e dei nostri uomini. È su queste fondamenta indiscutibili che poggia la nostra capacità di affrontare le sfide di oggi e di domani”. Nel concludere si è soffermato sull'importanza di saper affrontare le nuove sfide: “abbiamo il dovere di guardare agli scenari futuri non con timore, ma con l'ambizione e la responsabilità di esserne protagonisti non per subirne i cambiamenti, ma per saperli interpretare e guidare”.

Le Istituzioni che si sono riunite a Vicenza collaborano da anni per semplificare, nel rispetto degli accordi internazionali vigenti e delle normative nazionali, la reciproca fruizione di informazioni ed esperienze nei settori delle risorse umane, dell'organizzazione di servizi, della tecnologia, della logistica e degli affari internazionali. I vertici delle quattro Istituzioni hanno espresso la loro piena soddisfazione per i risultati raggiunti durante l'incontro di cooperazione internazionale, sottolineando la comune volontà di proseguire e intensificare la collaborazione in tutti i settori strategici di interesse comune. Al termine della conferenza, è stato ribadito l'impegno a dare seguito alle discussioni attraverso la definizione di piani d'azione concreti e la realizzazione di iniziative congiunte, al fine di garantire una maggiore efficienza delle Forze di Polizia nell'ambito della sicurezza per i cittadini dei rispettivi Paesi.

#cooperazioneinternazionaledipolizia #armadeicarabinieri #gendarmerienationale #guardia civil #guardiarepubblicanaportoghese #tutelaambientale #cybersecurity #AI

@attualita@diggita.com


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Il 1° aprile forze dell'ordine italiane e tedesche hanno eseguito 29 arresti in un'indagine sulla 'Ndrangheta.

Coinvolti 20 indagati in Italia accusati di associazione a delinquere ed estorsione. Misure cautelari (arresti domiciliari e custodia cautelare) anche per avvocati e commercialisti, tutti con l'aggravante mafiosa.

L'operazione ha colpito le cosche Greco di Cariati e Farao-Marincola di Cirò Marina. Giorgio Greco è stato identificato come il 'vertice e reggente' del clan di Cariati. Era presumibilmente responsabile di impartire ordini e controllare attività illecite come estorsioni e appalti pubblici.

Le indagini hanno rivelato attività criminali come traffico di droga e frodi alimentari.

I membri dell'organizzazione criminale sono sospettati di aver commesso vari crimini, tra cui formazione e supporto a un'organizzazione criminale straniera, incendio doloso, divulgazione di informazioni riservate, traffico di droga, riciclaggio di denaro e tentato omicidio. Inoltre, sono coinvolti in frodi elaborate riguardanti prodotti alimentari di alta qualità e attrezzature per la produzione di pizza.

Il coordinamento è stato effettuato da Eurojust, con oltre 350 agenti coinvolti. Allo scopo era stata costituita una “Squadra Investigativa Comune” (JIT/SIC) tra Forze di Polizia italiane e tedesche (Polizia di Stato italiana e la Kriminalpolizeidirektion di Waiblingen). Fondamentale è stato il ruolo del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che ha supportato l’operazione nell’ambito del progetto “I CAN”, volto a contrastare la presenza della criminalità organizzata italiana all’estero.

La 'ndrangheta ha esteso la sua influenza anche in Germania negli ultimi decenni, investendo pesantemente in attività economiche legali, riciclando i proventi delle attività criminali. Settori chiave sono l'edilizia, il commercio all'ingrosso, la ristorazione e il settore immobiliare. La Germania è infatti considerata un hub importante per il riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite della 'ndrangheta in Italia. Vengono utilizzati complessi schemi finanziari per nascondere l'origine criminale dei fondi. Inoltre l'organizzazione criminale di origine calabrese controlla gran parte del traffico di cocaina in Europa, con la Germania come uno dei mercati principali. Le cosche calabresi hanno stabilito solidi legami con gruppi criminali locali per la distribuzione della droga.

Ci sono state indagini su tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta nella politica e nelle istituzioni tedesche, anche se su scala minore rispetto all'Italia. Le autorità tedesche hanno intensificato gli sforzi negli ultimi anni per contrastare l'espansione, attraverso indagini, sequestri di beni e collaborazione internazionale. Tuttavia, la penetrazione della criminalità organizzata calabrese rimane una sfida significativa per la sicurezza in Germania.

Vi fu un tragico episodio, avvenuto il 15 agosto 2007, che evidenziò in modo drammatico l'escalation della presenza della 'ndrangheta in Germania e la necessità di una risposta coordinata a livello internazionale per contrastarla: la strage di Duisburg verificatasi in un ristorante etnico della città della Renania Settentrionale-Vestfalia. Sei uomini di origine italiana, tutti affiliati alla 'ndrangheta, furono uccisi a colpi d'arma da fuoco all'interno del ristorante. Si trattava di un regolamento di conti tra cosche rivali, il clan Pelle-Vottari e il clan Nirta-Strangio, entrambi originari di San Luca in Calabria.

L'omicidio multiplo è stato considerato uno degli episodi più cruenti dell'espansione della 'ndrangheta in Germania e del suo scontro interno per il controllo del territorio e del traffico di droga. Fu allora che le indagini rivelarono che la 'ndrangheta aveva stabilito una solida presenza in Germania, infiltrandosi in attività economiche legali e riciclando i proventi delle attività criminali.

#ndrangheta #progettoICAN #cooperazioneinternazionaledipolizia


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Latitante in Canada, arrestato in Italia

Il fuggitivo più ricercato del Canada, Dave “Pik” Turmel, è stato arrestato in Italia. Il 28enne, in fuga da oltre un anno, è ritenuto il capo della violenta Blood Family Mafia (“mafia della famiglia del sangue”). Si tratta di una banda di strada coinvolta in brutali conflitti tra gang in Quebec, durante le quali le vittime sono state torturate e hanno avuto arti amputati. L'anno scorso Roobens Denis, considerato dalla polizia canadese il braccio destro di Turmel, è stato arrestato in Portogallo.

La polizia italiana ha riferito che Turmel è specializzato nella vendita di narcotici di vario genere, tra cui cocaina e metanfetamina, ed è stato “sorpreso nel suo nascondiglio” nella periferia romana dagli agenti del distretto di Roma Casilino. “Era quasi mezzanotte quando i funzionari sono entrati nella casa-vacanza dove l'uomo si era rifugiato”. Secondo quanto riferito, ha consegnato un passaporto falso come identificazione e la polizia ha trovato e confiscato droga, diverse SIM-card e un'agenda. Ora è in prigione a Regina Coeli in attesa dell'estradizione. La sua presenza è stata inizialmente segnalata da un'allerta inviata alla polizia italiana dall'Interpol.

Gli agenti di polizia del Quebec avrebbero ricevuto una soffiata su Turmel negli ultimi giorni, che ha contribuito ad accelerare l'indagine per rintracciarlo in Italia. Le fonti affermano che l'informatore è stato motivato dalla ricompensa dell'offerta di 250 000 dollari per qualsiasi informazione che avesse condotto all'arresto di Turmel. L'Interpol aveva anche emesso una red notice (“avviso rosso”): una richiesta alle forze dell'ordine in tutto il mondo per localizzare e arrestare provvisoriamente una persona in attesa di estradizione. L'estradizione potrebbe richiedere da 1 settimana a 6 mesi. Il capo della polizia del Quebec, Denis Turcotte ha affermato: “credo che i cittadini saranno fieri di noi e continueranno a sentirsi al sicuro nella nostra città. Non puoi fare cose del genere da solo. Devi lavorare come squadra”, ringraziando i partner locali e internazionali. Ha sottolineato inioltre la creazione di un coordinatore di ricerca del fuggitivo, una posizione di impiego creata a dicembre, che ha agito come “conduttore d'orchestra” per aiutare a localizzare i latitanti, compreso Turmel.

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RELAZIONI INTERNAZIONALI. AVANZA UN NUOVO CONCETTO: LA GEOCRIMINALITÀ

Nel nostro blog abbiamo già fatto riferimento al GI-TOC, l'Iniziativa Globale contro la Transnational Organized Crime, un'organizzazione indipendente della società civile fondata nel 2013, con sede a Ginevra, in Svizzera, nata da una serie di discussioni di alto livello tra funzionari delle forze dell'ordine dei paesi sviluppati e in via di sviluppo a New York, nel 2011-12.
Di particolare interesse appare un articolo recentemente pubblicato sul sito Internet, dal titolo originale “Of kingdoms and crooks: The rise of geocriminality” (Di regni e truffatori: l'ascesa della geocriminalità) di Martin Thorley, che discute il fenomeno emergente degli stati che utilizzano le reti criminali come strumenti di politica estera. L'articolo cita diversi esempi di questa tendenza, tra cui l'uso di reti criminali da parte di Russia, Cina e Iran per omicidi, campagne di disinformazione, attacchi informatici e sabotaggi.

La relazione tra stati e attori criminali non è nuova, ma la connessione tra i due domini si sta evolvendo a causa della globalizzazione e dell'internazionalizzazione dei mercati. Storicamente, gli stati hanno utilizzato le reti criminali per la diplomazia clandestina, ma il più profondo coinvolgimento tra stati e reti criminali sta diventando un fenomeno più ampio e radicato. Questa nuova forma di strumentalizzazione statale del crimine è definita “geocriminalità”.

È più probabile che la geocriminalità si verifichi in stati forti in patria ma isolati all'estero, poiché coloro che detengono il potere sono soggetti a un controllo e a una responsabilità limitati. Tuttavia, le condizioni necessarie per la geocriminalità non sono limitate agli stati autoritari e rimangono dubbi sulla sua fattibilità in altri contesti.

L'articolo si conclude osservando che comprendere lo sviluppo delle relazioni tra Stato e criminalità è essenziale per mitigare le minacce associate e che qualsiasi analisi significativa delle relazioni internazionali e della sicurezza nazionale dovrà sempre più tenere conto di questa configurazione dell'attività criminale e delle opache reti che la sostengono.
Il sito propone altresì sette interviste ad altrettanti esperti, che spaziano dai motivi per cui la Cina supporta il crimine organizzato alle sanzioni internazionali contro Corea del Nord (vedi il trailer qui https://www.youtube.com/watch?v=ahfav1pibw0&list=PLXSX1Xu1kM0vx4HJSHt2lQnoGwx6kTckA ).

Lo scritto è reperibile [en] qui https://globalinitiative.net/analysis/the-rise-of-geocriminality/

#geocriminalità


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