Cooperazione Internazionale di Polizia

Un blog di un cultore della materia. La cooperazione di polizia da una prospettiva italiana

Operazione congiunta Italia-Francia contro il traffico di esseri umani. 18 indagati italiani e stranieri

Un’attività investigativa in cooperazione con la Francia (convenzionalmnte denominata SCENIC) ha permesso alla Polizia di Stato di Ventimiglia (Imperia) di disarticolare una rete strutturata e ben organizzata di soggetti di origine straniera dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la frontiera italo-francese. Sei le persone arrestate a Nizza dalla Polizia francese e sottoposte alla misura cautelare in carcere, 7 quelle fermate in Italia dalla Polizia italiana. Altre 6 sono state sottoposte alla misura cautelare del divieto di dimora ed una a quella della custodia cautelare in carcere.

Inoltre, 5 gli arrestati in flagranza di reato: autisti (passeur), 4 dei quali francesi e di questi due donne.

Per fronteggiare più efficacemente il fenomeno criminale, il 6 maggio 2024 fu stilato l’Accordo per la costituzione di una Squadra Investigativa comune (JIC/SIC) tra le Procure di Imperia e Nizza (F), con la partecipazione della Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria di Ventimiglia e della Polizia giudiziaria della Police aux Frontières di Nizza.

Questo accordo ha rafforzato la cooperazione transfrontaliera, consentendo uno scambio diretto di informazioni e il coordinamento delle attività investigative.

L’indagine ha messo in luce un fenomeno complesso e ramificato, che coinvolgeva diversi attori su entrambi i lati del confine e che si avvaleva di una fitta rete logistica e operativa. I migranti venivano contattati nella zona di Ventimiglia e successivamente affidati ai ‘passeur’ che si occupavano del loro trasporto verso la Francia mediante veicoli con targa francese, spesso noleggiati.

L’inchiesta è iniziata nel novembre 2023 grazie a una serie di attività di osservazione e monitoraggio avviate dalla Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria del Settore Polizia di Frontiera di Ventimiglia, ha avuto il suo punto di svolta con l’individuazione di un’auto francese con a bordo tre soggetti di presunta origine araba, i cui molteplici spostamenti transfrontalieri potevano essere tracciati, configurando un’attività sistematica e finalizzata al trasporto illecito di migranti.

Il monitoraggio si è poi esteso a oltre venti veicoli tra auto e furgoni, quasi tutti con targa francese, molti dei quali risultati regolarmente noleggiati o immatricolati in “garage fantasma”.

I migranti trasportati – prevalentemente tunisini, egiziani, bengalesi e iracheni – potevano essere anche cinque alla volta. I viaggi venivano effettuati nel primo pomeriggio, in tarda serata o nelle prime ore del mattino ed il trasporto si concludeva in Francia – a Nizza – con il deposito dei migranti presso stazioni ferroviarie, degli autobus, o autogrill.

Le attività di geolocalizzazione dei veicoli e la captazione di comunicazioni telefoniche e telematiche hanno fornito ulteriori riscontri investigativi.

L’auto francese, ad esempio, aveva effettuato almeno venti viaggi nel mese di febbraio 2024. Le celle telefoniche associate ad uno dei correi hanno rivelato che i viaggi transfrontalieri erano iniziati già nel settembre 2023, raggiungendo un totale stimato di oltre 100 passaggi al confine fino al 13 maggio 2024.

Un giro di affari particolarmente lucroso se si tiene conto del tariffario emerso dalle intercettazioni telefoniche: 250 euro per un passaggio in berlina, 75 euro per un passaggio su piccola utilitaria e 100 euro per l’attraversamento a piedi del confine lungo i sentieri montani.

L’attività svolta ha portato all’arresto, da parte della Polizia francese, di sei soggetti di origine araba, tutti naturalizzati francesi e residenti a Nizza, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminoso connotato da comportamenti aggressivi e ostili nei confronti delle Forze dell’Ordine.

Tale virulenza è stata riscontrata anche nel corso di attività di controllo, in particolare allorquando durante un inseguimento un passeur ha effettuato pericolose manovre in eccesso di velocità che provocavano la perdita di controllo del veicolo, la sua collisione contro un muro e l’abbandono dello stesso con i migranti a bordo. Il passeur in fuga poteva essere identificato attraverso le impronte digitali rilevate sul veicolo e successivamente tratto in arresto.

Parallelamente, la Squadra Investigativa italiana ha documentato i legami tra i procacciatori di migranti a Ventimiglia e gli autisti in arrivo dalla Francia e ha eseguito le misure cautelari del divieto di dimora nelle province di Imperia, Cuneo, Torino e Aosta nei confronti di 2 marocchini, 1 tunisino, 3 sudanesi e 1 afgano.

Il procuratore di Imperia, il dottor Alberto Lari, ha affermato: “La presenza del procuratore di Nizza alla conferenza stmpa dimostra la collaborazione che si è creata tra i due uffici, che è una cosa davvero importante, per combattere il traffico dell'immigrazione clandestina. E' la quarta squadra investigativa comune che facciamo. Ne avevamo già fatta una per un'indagine di droga e tre per combattere questo fenomeno. Le due procure hanno una collaborazione costante e uno scambio di informazioni e di ricettazioni in via diretta e in tempo reale. I dati vengono comunicati immediatamente e c'è uno scambio di informazioni costante come se l'indagine avvenisse su un unico territorio nazionale. Siamo riusciti a superare il discorso frontiere e far sì che anche i reati che vengono commessi su entrambi i territori vengono perseguiti in maniera corretta e completa”.

#trafficointernazionalediesseriumani #JIC #SIC


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STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA. Tra le fonti di prova le chat criptate della piattaforma SKYECC

Le autorità in Italia e in Albania hanno inferto un duro colpo a tre gruppi di criminalità organizzata legati nel traffico di droga su larga scala e nel riciclaggio di denaro. Durante una giornata di azione congiunta, i mandati di arresto sono stati emessi contro 52 sospetti, compresi gli individui che si ritiene siano ai massimi livelli nelle gerarchie dei gruppi. Eurojust ha sostenuto la cooperazione tra le autorità italiane e albanesi creando un team di indagine congiunto (JIT/SIC Squadra Investigativa Comune). Durante il giorno dell'azione, le autorità di entrambi i paesi hanno sequestrato attività per un valore di almeno diversi milioni di euro, Compresi appartamenti e aziende, nonché vari veicoli di lusso. Sono state anche sequestrate grandi quantità di denaro e quantità di cocaina ed eroina.

Le reti criminali erano coinvolte nei pagamenti, spesso in contanti, di quasi 5 milioni di euro e il traffico di almeno 1 800 chili di cocaina ed eroina.

La Direzione Investigativa Antimafia di Bari e le Autorità Albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo di Roma, due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari e dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti, complessivamente, di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio.

I provvedimenti cautelari, emessi nell’ambito dell’Operazione URA a fronte delle indagini effettuate dalla DIA di Bari tra settembre 2021 e giugno 2022, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, albanesi ed italiani, appartenenti in Italia a due associazioni criminali – riconosciute tali dal G.I.P. di Bari – stanziate nello stesso capoluogo pugliese (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nonché, in Albania, facenti parte di un potente gruppo criminale organizzato – riconosciuto tale dal Giudice di Tirana – stanziato a Durazzo.

La DIA, relativamente agli ingenti quantitativi di eroina e cocaina movimentati, a decorrere dal 2016, tra i Balcani, il Nord Europa, il Sud America e la Puglia, ha documentato l’esistenza di una comunanza d’interessi tra il gruppo criminale in Albania, deputato – a livello transnazionale – alla commercializzazione ed al trasferimento dello stupefacente, e le due associazioni criminali operanti a Bari le quali, a loro volta, effettuate le operazioni di “taglio” e confezionamento in panetti, rifornivano all’ingrosso le organizzazioni baresi, brindisine e leccesi interessate a ricevere l’eroina e la cocaina – di qualità – proveniente rispettivamente dalla Turchia e dall’America Latina.

Le complesse indagini, effettuate con intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, avvalorate dall’estrapolazione e dall’analisi delle chat criptate acquisite dalla piattaforma SKYECC, nonché dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), hanno permesso, tra l’altro, di documentare, in relazione alla sostanza stupefacente inviata a Bari principalmente dall’Albania e dal Nord Europa, innumerevoli rifornimenti (255 chili di eroina “pura” e cocaina “pura”) effettuati tramite corrieri internazionali. Nel medesimo contesto è stato ricostruito un “flusso” ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’“ingrosso”, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle Autorità Albanesi di contestare il reato di riciclaggio.

In tale ambito sono stati inoltre ricostruite: diverse consegne di denaro contante a pagamento della droga, avvenute a Bari, per importi superiori anche a mezzo milione di euro; il trasferimento di oltre 500 mila dollari dall’Albania all’America Latina, versati quale anticipo per l’acquisto di una partita di 500 chili di cocaina spedita da Guayaquil (Ecuador); episodi di abuso d’ufficio verificatisi in territorio albanese.

I riscontri utilizzati per dimostrare l’operatività delle tre associazioni criminali transnazionali hanno riguardato un precedente sequestro di 3 milioni di euro in denaro contante a Durazzo (Albania) nonché i sequestri di stupefacente effettuati, in circostanze diverse: di oltre 30 chili di eroina ed alcuni “laboratori artigianali” adibiti, a Bari e provincia, al taglio e confezionamento della droga in panetti; di 2 tonnellate di cocaina al porto di Rotterdam (Olanda); di 932 chili di cocaina al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria); di 400 chili di Hashish a Noicattaro (Bari).

Novità di questa indagine è rappresentata dall’utilizzo, tra le fonti di prova, delle chat criptate della piattaforma SKYECC, acquisite con Ordini Europei d’Indagine presso il Tribunale di Parigi. I messaggi, una volta decodificati dagli investigatori della Dia di Bari e condivisi con gli Ufficiali della S.P.A.K. di Tirana, sono stati minuziosamente analizzati e incrociati con le altre risultanze d’indagine, consentendo le contestazioni di reato sia alla D.D.A. di Bari che all’Autorità Giudiziaria albanese.

Il G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Francesco Vittorio Rinaldi, accogliendo le risultanze investigative della locale DDA, (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) ha riconosciuto il “salto di qualità”, soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo di strumenti tecnologici all’avanguardia, il “know-how” e la “capacità imprenditoriale” dei narcotrafficanti albanesi, capaci di gestire vere e proprie “holding criminali” ed in grado di rifornire gruppi mafiosi egemoni nella città di Bari.

I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana hanno riguardato, tra gli altri, i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un Comandante e un Agente della Polizia albanese, un Avvocato e 6 autisti di autobus di linea internazionale.

Le misure cautelari patrimoniali, (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa), hanno riguardato in Italia il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni mobili ed immobili tra i quali 9 appartamenti, 4 Società, 7 conti correnti e 3 autovetture e, in Albania, il sequestro di diversi immobili, 2 Società di costruzioni, 4 ristoranti di lusso, 1 Agenzia Immobiliare, 1 rete Televisiva, il cui valore complessivo è stimato in diversi milioni di euro.

L’esecuzione dell’operazione internazionale è stata resa possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune, strumento di cooperazione giudiziaria istituito tra la D.D.A. di Bari, la S.P.A.K. di Tirana ed Eurojust (Organismo che sostiene la cooperazione giudiziaria nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale), che ha consentito al personale della DIA di Bari ed alle Autorità Albanesi di effettuare approfondimenti investigativi congiunti, avvalendosi del fondamentale ruolo di coordinamento assicurato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

L’operazione si incardina nel più ampio progetto investigativo della DDA di Bari e della SPAK di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi. In tale contesto, in esito alle precedenti operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti”, tra il 2018 e il 2021 la DIA di Bari ha già dato esecuzione complessivamente a 118 misure cautelari, al sequestro di beni mobili ed immobili per diversi milioni di euro e al rinvenimento di oltre sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina e hashish, permettendo, nei vari gradi di giudizio, di comminare pene, per ciascun imputato, fino a 20 anni di reclusione.

L'operazione è stata eseguita su richiesta e da:

Italia: Ufficio della pubblica procuratore Bari – Direzione anti-Mafia distrettuale; Direzione Investigativa Antimafia di Bari, con il sostegno dell'ufficio dell'esperto di sicurezza presso l'ambasciata italiana di Tirana Albania: speciale procuratore anticorruzione e procura del crimine organizzato (SPAK) di Tirana; Polizia albanese

#eurojust #jit #sic #SKYECC #ura #DIA #SPAK


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Tutela ambiente. Traffico illecito di oli esausti, indagini internazionali dei carabinieri

E' stata denominata “Petrolio dorato” l’operazione dei carabinieri che ha condotto ad arresti e perquisizioni – non solo in Italia – su mandato del gip di Bologna, consentendo di scoprire un sistema illegale di commercio di oli vegetali esausti utili per produrre biodiesel.

Nell’ambito delle attività, i Carabinieri del Gruppo per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Venezia, con il supporto di diversi reparti dell’Arma, sono stati coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo – di Bologna.

L’inchiesta ha consentito di documentare l’operatività di un sodalizio che, attraverso società autorizzate alla raccolta di oli vegetali esausti, traeva ingiusti profitti dagli introiti derivanti dal trattamento e dalla rivendita di questo rifiuto pregiato, utilizzato per la produzione del biodiesel. Attualmente sono iscritte nel registro degli indagati 22 persone e 2 società, a vario titolo ritenute responsabili dei reati di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e abuso d’ufficio, in relazione ai fatti accertati in Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto-Adige e Campania nel periodo 2021 – 2022.

L’indagine ha visto il coinvolgimento nelle varie fasi di Europol per quanto riguarda la cooperazione internazionale di polizia, visto che gli indagati risultano gestire attività economiche anche in Grecia e Spagna, nonché commerciare con Austria, Belgio, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Slovacca, Malta e Libia.

Accogliendo le richieste del Pm, il Gip ha disposto la misura cautelare nei confronti di 11 indagati (5 dei quali agli arresti domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 3 con divieto di esercitare imprese o uffici direttivi in società del settore della gestione dei rifiuti) e il sequestro preventivo dei compendi societari e delle strutture aziendali delle due società al centro delle investigazioni. Nel corso dell’operazione verranno anche eseguite 17 perquisizioni personali e locali e svolte ispezioni ambientali a impianti di raccolta, gestione e trattamento di oli vegetali esausti.

#Armadeicarabinieri #carabinierinoe #carabinieritase #biodiesel #olivegetaliesausti #ambiente


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Operazione El Rais. Traffico di migranti gestito da egiziani, smantellato dalla nostra Polizia di Stato in un contesto di cooperazione nell'ambito di una Operational Task Force di Europol

È stato estradato in Italia dall’Albania un egiziano arrestato nell’ambito dell’Operazione “El Rais”, condotta dalla Polizia di Stato di Siracusa e dal Servizio Centrale Operativo, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). L’uomo è giunto a bordo di un volo partito da Tirana e atterrato nelle prime ore del pomeriggio presso l’Aeroporto di Fiumicino, scortato dagli agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e successivamente recluso presso la Casa Circondariale di Roma Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si tratta di un ulteriore e significativo risultato ottenuto grazie alla sinergia e collaborazione tra le autorità italiane e quelle albanesi (Dipartimento Polizia Criminale – Forza Operazionale) con il contributo dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza operativo in Albania, che consentirà di processare in Italia uno dei componenti della complessa rete criminale dedita al traffico di migranti, operante tra l’Egitto, la Turchia e la Grecia.

L’attività, in particolare, rappresenta un seguito della vasta operazione (denominata “El Rais”) conclusa lo scorso 8 aprile, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 15 egiziani ritenuti appartenenti ad uno dei più articolati e ben organizzati sodalizi dediti al traffico di migranti sulla Rotta del Mediterraneo Orientale, che si stima abbia favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno 3 mila persone, a partire dal 2021 a oggi, con introiti per l’organizzazione criminale di almeno 30 milioni di dollari.

L’indagine ha visto il coinvolgimento di diverse autorità e Forza di Polizia estere (albanesi, tedesche, turche e omanite), coordinate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

L'ordinanza era stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a seguito dell’imponente attività investigativa coordinata da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, condotta dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla Squadra Mobile di Siracusa in stretta sinergia con la Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e l’Agenzia Europea EUROPOL nell’ambito dell’Operational Task Force (OTF) del “Mediterraneo orientale“.

Una operational task force di Europol è un gruppo di lavoro temporaneo e flessibile composto da esperti di polizia e investigatori provenienti da diversi paesi europei. Queste task force vengono create per affrontare specifiche minacce criminali transnazionali, come il traffico di droga, il terrorismo, il cybercrimine e altre forme di criminalità organizzata. Le principali caratteristiche di una operational task force di Europol sono:

Composizione flessibile: I membri provengono da diverse agenzie di contrasto al crimine dei paesi UE, a seconda delle esigenze dell'operazione. Obiettivi mirati: Sono create per indagare su specifici casi o fenomeni criminali di rilevanza internazionale. Coordinamento centralizzato: Vengono coordinate da Europol per massimizzare l'efficacia delle operazioni congiunte. Durata limitata: Hanno una durata limitata, attiva solo per il tempo necessario a raggiungere gli obiettivi dell'indagine.

#otf #Europol #serviziocentraleoperativo #sco #servizioperlacooperazioneinternazionaledipolizia #cooperazioneinternazionaledipolizia #direzionecentraledellapoliziacriminale #elrais #UfficiodellEspertoperlaSicurezza #trafficodiesseriumani


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ProtectUE: la Commissione europea ha scritto le linee guida per difendersi anche da criminalità organizzata e terrorismo.

Si prevede di rafforzare Europol, per trasformarla in una forza di polizia operativa

Con il documento ProtectEU (disponibile in italiano qui https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:52025PC0148 ) la Commissione Europea affronta la strategia dell'Unione Europea per contrastare le minacce alla sicurezza interna ed esterna, promuovendo un approccio integrato e multilaterale che coinvolga tutti i settori della società. Mira a garantire il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, mentre si sviluppano misure per migliorare la sicurezza, combattere la criminalità organizzata e il terrorismo, e rafforzare la cooperazione tra Stati membri. Infine, il documento intende promuovere una nuova cultura della sicurezza nell'UE, integrando considerazioni di sicurezza in tutte le politiche e legislazioni.

Le principali minacce alla sicurezza interna ed esterna dell'UE includono la criminalità organizzata, il terrorismo, le campagne ibride condotte da attori statali come la Russia, e le ingerenze elettorali. Inoltre, ci sono minacce legate al sabotaggio delle infrastrutture critiche, attacchi informatici, disinformazione e l'uso della migrazione come arma. La guerra di aggressione russa contro l'Ucraina e i conflitti in altre regioni del mondo hanno ulteriormente aggravato la situazione di sicurezza.

L'UE intende affrontare le minacce ibride e la guerra aperta rafforzando la resilienza delle infrastrutture critiche, migliorando la cibersicurezza e garantendo la sicurezza dei nodi di trasporto e dei porti. Sarà promossa la cooperazione con partner internazionali e l'implementazione di strumenti esistenti per prepararsi e rispondere a tali minacce. Inoltre, l'UE si concentrerà su un approccio unitario alla sicurezza interna, integrando le politiche di sicurezza esterna e interna. La Commissione intende adottare misure come l'elaborazione di analisi periodiche delle minacce per orientare le politiche di sicurezza interna e migliorare la condivisione di intelligence tra Stati membri e agenzie dell'UE.

L'Unione Europea intende affrontare il traffico illecito e la criminalità organizzata attraverso l'adozione di norme più rigorose e un quadro giuridico rinnovato per potenziare la risposta della giustizia penale. Sarà promossa una strategia dell'UE in materia di droghe e una nuova strategia per la lotta alla tratta di esseri umani, con un focus sulla prevenzione e sul supporto alle vittime. Inoltre, si prevede di migliorare la cooperazione tra Stati membri e agenzie come Europol ed Eurojust, e di monitorare i profitti della criminalità organizzata per bloccare l'accesso alle fonti di finanziamento.

Sarà potenziato il mandato di Europol per trasformarlo in una forza di polizia operativa e verranno sviluppati nuovi strumenti per il contrasto alla criminalità e al terrorismo. Inoltre, si prevede di rafforzare la cooperazione con paesi partner e migliorare la sicurezza delle frontiere esterne. Gli obiettivi della nuova agenda globale antiterrorismo dell'Unione includono la prevenzione della radicalizzazione sia offline che online, la protezione dei cittadini e degli spazi pubblici dagli attacchi, e la risposta efficace agli attacchi quando si verificano. Inoltre, si mira a bloccare i canali di finanziamento del terrorismo e a sviluppare strumenti per anticipare le minacce. Infine, è previsto un programma di cooperazione con i Balcani occidentali per affrontare insieme il terrorismo e l'estremismo violento.

L'UE prevede di utilizzare un nuovo sistema per monitorare i profitti della criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo, oltre a norme più rigorose per contrastare le reti criminali. Sarà rafforzata la cooperazione operativa tra Stati membri, Europol, Eurojust e altre agenzie, e verranno implementate nuove norme antiriciclaggio. Inoltre, si intende migliorare l'accesso legale ai dati cifrati per le autorità di contrasto, mantenendo la cibersicurezza e i diritti fondamentali.

#protectEU #Commissioneeuropea #europol #UE


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PREVENIRE UNA NUOVA PANDEMIA, ANCHE COMBATTENDO IL COMMERCIO DI FAUNA SELVATICA

Il progetto SAFE, sostenuto da UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), FAO ((Food and Agriculture Organization) Istituzione tecnica specializzata delle Nazioni Unite) e UE (Unione Europea), mira a mitigare il rischio di pandemie future attraverso la gestione delle strutture di fauna selvatica. L'obiettivo principale del progetto SAFE è mitigare la probabilità di future pandemie, concentrandosi sul miglioramento delle normative e delle condizioni delle strutture di fauna selvatica in cattività. Il progetto mira a ridurre i rischi associati a queste strutture per informare e sviluppare pratiche e politiche migliori, oltre a promuovere la cooperazione regionale per una migliore prevenzione delle pandemie. Illusra il progetto una recente pubblicazione: “PREVENTING THE NEXT PANDEMIC: STRENGTHENING BIOSAFETY AND BIOSECURITY IN ASEAN CAPTIVE WILDLIFE FACILITIES”, curata da UNODC, FAO e UE, che è reperibile [en] a questo link https://www.unodc.org/res/environment-climate/asia-pacific/safe_html/Preventing_the_Next_Pandemic_Discussion_Paper.pdf e che si focalizza sugli interventi possibili in ambito territoriale asiatico.

La pandemia di COVID-19 ha evidenziato la vulnerabilità globale alle malattie zoonotiche. Le attività umane, come il commercio di fauna selvatica, aumentano il rischio di spillover di patogeni.

Alcuni esempi di specie di fauna selvatica in cattività nel sud-est asiatico includono macachi, civette e ratti di bambù. Queste specie sono spesso tenute in condizioni che possono aumentare il rischio di trasmissione di patogeni zoonotici. I rischi associati alle strutture di fauna selvatica in cattività includono la possibilità di spillover di patogeni zoonotici, condizioni igieniche inadeguate che favoriscono la trasmissione e la mutazione dei patogeni, e la presenza di un gran numero di animali in spazi ristretti. Questi fattori possono compromettere la salute pubblica e aumentare il rischio di epidemie o pandemie.

Due iniziative globali che possono essere adottate per affrontare i rischi delle operazioni commerciali di fauna selvatica sono il Progressive Management Pathway for Terrestrial Animal Biosecurity (FAO-PMP-TAB) e il Sustainable Wildlife Management (SWM) Programme. Il primo mira a rafforzare la biosecurity lungo le catene di valore degli animali, mentre il secondo si concentra sulla conservazione della fauna selvatica e sulla sicurezza alimentare, migliorando le pratiche di gestione e riducendo la domanda di carne di selvaggina.

È necessaria una cooperazione internazionale per affrontare le sfide legate alle malattie zoonotiche, poiché queste non sono solo questioni locali o nazionali, ma richiedono un approccio globale. Le riforme normative devono includere l'allineamento delle politiche nazionali e sub-nazionali con l'approccio One Health, migliorando la biosicurezza e le misure sanitarie nelle strutture di fauna selvatica. Inoltre, è fondamentale rafforzare la condivisione dei dati in tempo reale e la collaborazione tra agenzie e istituzioni pertinenti.

In ambito di cooperazione internazionale, le attività giudiziarie e di polizia possono includere l'implementazione di operazioni congiunte per combattere il traffico di fauna selvatica, la condivisione di informazioni e intelligence tra le forze dell'ordine di diversi paesi, e l'armonizzazione delle leggi e delle normative relative alla protezione della fauna selvatica. Inoltre, possono essere organizzati corsi di formazione e workshop per migliorare le capacità investigative e di enforcement delle autorità locali. Queste misure aiutano a garantire una risposta coordinata e efficace contro i crimini ambientali e le malattie zoonotiche.

#SAFE #UNODC #FAO #UE #COMMERCIODIFAUNASELVATICA


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Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. La Polizia di Stato sottolinea l'importanza della cooperazione internazionale

Dai dati relativi al 2024 a seguito della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, pubblicati dalla Polizia di Stato, emerge un aumento degli arresti e delle denunce per reati legati alla pedopornografia online, con oltre 2.800 casi trattati, 1.000 perquisizioni e 147 arresti. Nel primo trimestre 2025 si registra un ulteriore incremento significativo. La Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica svolge un'intensa attività di prevenzione e contrasto, anche attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte a studenti, genitori e insegnanti. Inoltre, viene evidenziato l'impegno nella cooperazione internazionale e il partenariato con enti e organizzazioni non governative per tutelare i minori dai rischi del web.

I dati relativi al contrasto alla pedopornografia nel 2024 mostrano:

  • Oltre 2.800 casi trattati dalla Polizia Postale
  • Circa 1.000 perquisizioni effettuate
  • 147 individui arrestati
  • 1.037 persone denunciate.

Alcune delle iniziative di prevenzione della Polizia Postale includono:

Campagne di prevenzione e formazione che nei primi mesi del 2025 hanno coinvolto oltre 164.000 studenti, 2.900 genitori e più di 10.000 insegnanti. L'allestimento della mostra itinerante fotografica “SuperEroi” che racconta il lavoro degli operatori impegnati nel contrasto alla pedopornografia online, già visitata da oltre 16.000 persone, di cui 4.200 studenti.

Nel 2024, sono state svolte circa 1.000 perquisizioni, che hanno portato all'arresto di 147 individui e alla denuncia di 1.037 persone. Nel primo trimestre del 2025, si è registrato un significativo incremento con l'arresto di 118 persone (+293%) e la denuncia di 427 soggetti (+53%), oltre a oltre 370 perquisizioni delegate (+28%). L'attività preventiva ha portato all'oscuramento di oltre 2.800 siti web pedopornografici tramite l'inserimento nella Black List gestita dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO).

#Giornatanazionalecontrolapedofiliaelapedopornografia #CNCPO #poliziadistato #poliziapostale


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Tratta di esseri umani: un problema globale

La tratta di esseri umani è un grave problema globale che continua a colpire milioni di persone, nonostante gli sforzi per combatterlo. UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), l'Agenzia guida all'interno del sistema delle Nazioni Unite per affrontare il problema della tratta di esseri umani, ha rilasciato un testo che fornisce otto fatti chiave sulla tratta di esseri umani nel 21° secolo, aiutando a comprendere meglio le cause di questo crimine, come vengono reclutate e sfruttate le vittime, e i legami con migrazione, cambiamenti climatici e conflitti.

  1. La tratta di esseri umani avviene in tutte le regioni del mondo, con la maggior parte delle vittime identificate a livello nazionale o nella stessa regione.
  2. La tratta di esseri umani è un crimine diffuso e redditizio, con stime di 50.000 casi segnalati nel 2020 e profitti annuali di circa $150 miliardi.
  3. Fattori come povertà, conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze creano condizioni che alimentano la tratta, rendendo le persone vulnerabili allo sfruttamento.
  4. I trafficanti utilizzano inganno, violenza e sfruttamento della disperazione per reclutare e sfruttare le vittime.
  5. Sfuggire allo sfruttamento è estremamente difficile, con le vittime che subiscono abusi e sono sottoposte a vari meccanismi di controllo.
  6. Le forme più comuni di tratta sono lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato, che colpiscono principalmente donne, ragazze e bambini.
  7. Le donne e i bambini sono i gruppi più colpiti dalla tratta di esseri umani.
  8. I trafficanti possono essere sia membri di organizzazioni criminali che individui opportunisti, inclusi familiari o conoscenti delle vittime.

Il link al documento: https://www.unodc.org/unodc/frontpage/2024/May/8-facts-you-need-to-know-about-human-trafficking-in-the-21st-century.html

#UNODC #Trattadiesseriumani


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La rete giudiziaria europea per la criminalità informatica EJCN in riunione plenaria per combattere le crescenti minacce informatiche

Il crimine informatico continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza globale e le economie. La Rete europea per la criminalità informatica giudiziaria (EJCN) ha tenuto la sua 18a riunione plenaria dal 28 al 29 aprile presso la sede di Eurojust a L'Aia. L'evento di due giorni ha riunito 60 partecipanti provenienti da 32 paesi.
Istituito nel 2016, l'EJCN svolge un ruolo vitale nel promuovere la cooperazione e la condivisione delle conoscenze tra i professionisti specializzati nella lotta al crimine informatico, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza delle indagini e dei procedimenti giudiziari. Con il sostegno del partner chiave #Eurojust, l' #EJCN lavora per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali, affrontando la natura senza confini del crimine informatico e le sfide che pone.
I progressi tecnologici creano nuove opportunità per i criminali di sfruttare la velocità, la convenienza e l'anonimato di Internet. Le conseguenti minacce informatiche non conoscono confini, causando danni e ponendo minacce reali alle vittime di tutto il mondo. Le autorità nazionali stanno adottando misure per combattere questa minaccia in crescita, ma spesso affrontano sfide al passo con l'ambiente tecnico in rapido cambiamento.

I pubblici ministeri e i giudici in tutta l' #UE sono alle prese con nuovi problemi legali e aree grigie, come cooperare con i fornitori di servizi che detengono prove elettroniche cruciali, sequestrare criptovalute sotto il controllo dei fornitori di servizi di cripto-attività o affrontare i complessi fenomeni del terrorismo abilitato al cyber. La 18a riunione plenaria dell'EJCN ha affrontato queste sfide frontalmente, presentando discussioni su argomenti chiave come l'intelligenza artificiale, criptovalute, il pacchetto E-evidence e le reti terroristiche che operano online. L'incontro ha incluso presentazioni su casi studio, incluso l'uso criminale di modelli linguistici di grandi dimensioni, evidenziando la natura in evoluzione delle minacce informatiche.
Una sessione ristretta del secondo giorno ha permesso ai partecipanti di condividere aggiornamenti su legislazioni, sentenze e casi nazionali. Le sessioni di approfondimento hanno riguardato argomenti come l'intelligenza artificiale, criptovalute, le prove elettroniche e la formazione per la magistratura su argomenti relativi al #cybercrime, fornendo una piattaforma per i partecipanti per condividere esperienze e anticipare le sfide future. L'incontro è stato un importante raduno di esperti e parti interessate, offrendo preziose informazioni e discussioni sulle principali sfide che l'industria della criminalità informatica deve affrontare e dimostrando l'impegno dell'EJCN a sostenere i suoi membri nei loro sforzi per combattere la criminalità informatica.


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AVETE MAI SENTITO PARLARE DELLE SCAM CITIES? VERE E PROPRIE CITTà DELLE TRUFFE ON-LINE. ANCHE LE NAZIONI UNITE LANCIANO L'ALLARME.

E' un vero e proprio fenomeno quello delle “scam cities,” centri in espansione, specialmente nel Sud-Est asiatico, dove migliaia di persone sono costrette a commettere frodi online, come truffe sentimentali e finanziarie, spesso dopo essere state attirate con false promesse di lavoro. Queste operazioni, paragonabili per entità al PIL di alcuni paesi, sono spesso controllate da organizzazioni criminali asiatiche con legami locali, sfruttando zone economiche speciali e aree con scarsa applicazione della legge. Le vittime provengono da diverse parti del mondo e subiscono gravi violazioni dei diritti umani. L'aumento delle frodi, che utilizzano anche tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, rappresenta una minaccia globale, con un impatto significativo anche in paesi come l'Italia, che sta cercando di contrastare il fenomeno, principalmente attraverso un rafforzamento delle proprie capacità investigative e normative in materia di cybercrime .

L'Italia è indicata come uno dei bersagli principali delle truffe che provengono dalle “scam cities”. Nel 2024, la Polizia Postale italiana ha gestito un numero elevato di casi di frode online, trattando complessivamente 18.714, con un incremento del 15% rispetto all'anno precedente. Le somme sottratte ammontano a quasi 200 milioni di euro. Sono state registrate oltre 82.000 segnalazioni di truffe e 23.000 richieste di assistenza .

Per contrastare il fenomeno, il governo italiano ha varato un piano anti-infiltrazioni informatiche. Nell'ambito di questo piano, sono stati stanziati 97 milioni di euro all'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), destinati allo sviluppo di software avanzati di protezione1 . Inoltre la legge 90 del 2024 ha rafforzato le capacità operative della Polizia Postale. La stessa legge ha anche favorito la cooperazione tra le forze dell'ordine, la magistratura e la Presidenza del Consiglio per rendere l'azione contro le minacce digitali più efficace.

Il fenomeno delle “scam cities” è emerso in Asia, in particolare nel Sud-est asiatico, a partire dalla pandemia di COVID-19. Molte delle “città delle truffe” più consolidate nella regione del Mekong sono nate come casinò legali, legati al riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga e altre attività criminali. C'è stata poi una significativa evoluzione, specialmente durante la pandemia di COVID-19, in cui i casinò hanno cambiato il loro modello di business e si sono spostati nello spazio online, concentrandosi in particolare su truffe e frodi informatiche. Questa trasformazione, caratterizzata dalla proliferazione di centri di frode informatica su scala industriale, ha seguito anni di crescenti sforzi di applicazione della legge e regolamentazione mirati al movimento di denaro transfrontaliero e al riciclaggio di denaro legato a casinò non regolamentati e operazioni di gioco d'azzardo online. Molte di queste operazioni si sono fisicamente trasferite e concentrate attorno a territori controllati da gruppi armati non statali inaccessibili e autonomi, Zone Economiche Speciali (SEZ) e altre aree di confine vulnerabili nella regione, in particolare nel Mekong. Queste aree sono servite da “terreno fertile” per le reti criminali. Tra i fattori che hanno facilitato l'emergere e la crescita di questo fenomeno l'evoluzione del crimine organizzato transnazionale: Gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nel Sud-est asiatico si stanno trasformando in “fornitori di servizi criminali” che vendono una serie di attività illegali. Questi gruppi, emersi come leader globali nelle frodi informatiche, nel riciclaggio di denaro e nel sistema bancario clandestino, hanno dimostrato la capacità di adattarsi ai cambiamenti politici ed economici e di sfruttare le lacune nella governance e nelle normative. La mafia cinese, in particolare, è indicata come principale controllore delle scam cities, avendo deciso di investire massicciamente nelle frodi online dopo aver dominato il settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.

Le scam cities si caratterizzano per lo sfruttamento della manodopera tramite tratta: centinaia di migliaia di vittime di tratta e individui complici costituiscono la vasta forza lavoro multilingue. Le operazioni di frode online sono profondamente implicate nella tratta di persone per attività criminali forzate. Le persone vengono attirate con false offerte di lavoro (spesso tramite social media), costrette a lavorare (anche per 16-17 ore al giorno), vendute tra operatori, private dei documenti personali e trattenute contro la loro volontà, spesso sottoposte a violenza e tortura se non raggiungono gli obiettivi o tentano di fuggire.

Le organizzazioni criminali hanno capitalizzato sulla diffusione di tecnologie potenti e accessibili come blockchain, cloud computing, intelligenza artificiale generativa (AI) e apprendimento automatico. L'AI, inclusi i grandi modelli linguistici per la traduzione e i filtri deepfake per le videochiamate, è utilizzata per rendere le truffe più sofisticate e convincenti. La tecnologia è anche utilizzata per sviluppare infrastrutture come piattaforme di gioco d'azzardo online, processori di pagamento, scambi di criptovalute e mercati online illeciti.

I gruppi criminali sono agili e adattabili, espandendosi in aree più remote e vulnerabili e persino in altre regioni per mitigare i rischi derivanti dall'aumento delle azioni di contrasto. Possono scegliere e spostare giurisdizioni e operazioni a seconda delle condizioni politiche, della redditività e dell'accesso alle risorse. Questa adattabilità ha portato alla “tracimazione” del fenomeno in altre parti dell'Asia, Africa, Sud America, Medio Oriente e Pacifico.

In sintesi, le “scam cities” sono emerse nel Sud-est asiatico principalmente dopo la pandemia di COVID-19, evolvendo da precedenti operazioni legate a casinò e gioco d'azzardo online sotto pressione da parte delle forze dell'ordine. La loro crescita è stata facilitata da una combinazione di fattori, tra cui la governance debole in alcune aree (specialmente SEZ e regioni di confine), la complicità ufficiale e la corruzione, lo sfruttamento di centinaia di migliaia di persone vittime di tratta per il lavoro forzato, l'adozione rapida di tecnologie avanzate per le frodi e le infrastrutture criminali, l'enorme redditività del settore che permette reinvestimenti, e l'agilità dei gruppi criminali che possono spostare rapidamente le operazioni per eludere il contrasto.

In tale contesto, la pubblicazione “Inflection Point” è un Technical Policy Brief (“Inflection Point: Global Implications of Scam Centres, Underground Banking and Illicit Online Marketplaces in Southeast Asia”) pubblicato nell'Aprile 2025 dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), in particolare dalla sezione per il Sud-est asiatico e il Pacifico. Il rapporto rappresenta un tentativo unico di migliorare la consapevolezza circa gli impatti e le implicazioni globali della situazione attuale relativa ai centri di truffa, al sistema bancario clandestino e ai mercati online illeciti nel Sud-est asiatico. Riconosce che la comunità internazionale si trova ora a un punto di svolta critico.

Il rapporto tratta diverse tematiche chiave relative al fenomeno delle “scam cities” e dei network criminali nel Sud-est asiatico: analizza come i gruppi criminali si stiano trasformando in “fornitori di servizi criminali”, descrive la scala e la raffinatezza delle operazioni di frode, evidenzia la sofferenza umana delle persone trafficate e costrette a lavorare nei centri, identifica i gruppi criminali organizzati transnazionali con sede nella regione come i principali attori dietro queste operazioni, spesso collegati al settore del gioco d'azzardo illegale e dei casinò.

Mostra inoltre attraverso mappe, le localizzazioni dei centri di truffa nella regione del Mekong.

Sottolinea, infine, l'importanza di comprendere la convergenza di frodi informatiche, sistema bancario clandestino e innovazione tecnologica . I risultati del rapporto dovrebbero servire da base per il futuro monitoraggio e analisi delle minacce, e guidare un dialogo orientato alle soluzioni, assistenza tecnica e lo sviluppo di strategie di risposta con le autorità della regione. La pubblicazione include infatt ianche una sezione di conclusioni e raccomandazioni.

La pubblicazione è reperibile qui https://bit.ly/4iqcYlI

#scamcities #UNODC #InflectionPoint


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