[frammenti]
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Insomma cecilia e niccolò mi hanno comperato un regalo, erano in centro che facevano spese e hanno pensato di farmi un regalo a sorpresa e a me quando dicono che mi hanno fatto un regalo uno) mi preoccupo due) chiedo sempre 'con che interfaccia?' perché spero abbiano capito che il regalo che a me interessa è qualcosa di interfacciabile con un macintosh e a questa mia domanda i miei due coinquilini mi guardano male e dicono le dita, è interfacciabile con le dita, allora io prendo il pacchetto regalo lo scuoto un po' e sento rumore come di sassolini che si scontrano, e sono curioso lo sfascio, tolgo tutta la carta e alla fine si scopre che è un puzzle da 2000 pezzettini, il regalo è un puzzle da 2000 pezzi. Che io dovrei rimettere in ordine logico mentre ora sono tutti mescolati, non so se avete presente.
“Ah” dico e giro la scatola per vedere la foto e capire cosa deve venire fuori mettendo insieme i 2000 pezzi e quello che dovrebbe venir fuori è l'enorme logo rosso della Coca Cola, con sotto la scritta Always Coca Cola, in giallo.
Alzo gli occhi e anche niccolò capisce che ora nel mio sguardo c'è un abisso panico di quelli profondissimi e la mia voce -che arriva dall'oltretomba- vorrebbe dire 'perché?', 'perché?', nel senso più cosmico del perché, e invece mi sento parlare e chiedere se era in omaggio con qualcosa, vi prego ditemi che era in omaggio con qualcosa e cecilia cerca di fulminarmi con lo sguardo e dice che no, l'hanno comperato, niccolò l'ha visto in un negozio e ha pensato che fosse un bel regalo per il suo papà, ha detto la Coca Cola come quella che beviamo al bar!
Resto con la scatola in mano e mi lacrimano gli occhi e dico grazie niccolò, mi chino sul mio figlio numero uno, lo prendo e lo abbraccio e lui non se lo aspettava e ride felice ma da dietro la spalla la mia faccia adesso è tornata bianca e sta dicendo grazie per avermi regalato un puzzle da duemila pezzi che formeranno il logo della multinazionale Coca Cola e il testo del jingle Always Coca Cola, grazie primogenito, grazie.
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Eccomi con il sacchettino giallastro FNAC e appena entro a casa tiro fuori dal sacchetto il DVD de 'Il laureato' e lo metto sul comò, in pratica tutto ciò che noi venerandi abbiamo quando entriamo in casa finisce sul comò che è un ammasso babelico di oggetti dai più disparati odori ed usi, e quindi ci butto dentro anche 'Il laureato' ma cecilia lo vede, lo prende in mano e mi guarda con aria interrogativa.
“Perché hai comperato 'Il laureato'? L'abbiamo già visto”
“Perché dopo che l'abbiamo visto la settimana scorsa ho messo il dvd senza custodia sul comò e poi c'è finito qualcosa di molto molto molto pesante sopra e si è spezzato in due. Siccome era di tua sorella mi è sembrato giusto ricomprarlo” e qui taccio perché andare alla FNAC e comperare qualcosa che a) hai già consumato b) non è per te c) non è manco un regalo la persona a cui lo dai non ti ringrazierà, ecco, questa condizione ti rende simile a un santo o un siddharta che guarda gli oggetti e li considera con ascetica superiorità.
Cecilia resta perplessa con il dvd de 'Il laureato” in mano.
“Fa, noi abbiamo visto 'il laureato' tipo sei anni fa, mia sorella non ce l'ha mai prestato”
“Non...”
“La settimana scorsa abbiamo visto 'Il maratoneta'”
“Il maratoneta”
“Sì, mia sorella ci aveva prestato la settimana scorsa 'Il maratoneta', non 'Il laureato'” dice cecilia e io resto a guardare la copertina del dvd con Dustin Hoffman vestito da laureato e in effetti mi pare che la copertina del dvd che avevamo visto ci fosse Dustin Hoffman vestito da maratoneta e a pensarci ancora meglio in 'Il maratoneta' Dustin Hoffman sta per laurearsi, mentre ne 'Il laureato' Dustin Hoffman si è già laureato, deve essere un sequel.
“Dustin Hoffman bastardo” sussurro a denti stretti e dico che secondo me questa cosa che un attore possa fare più di un film dovrebbe essere abolita, voglio dire, hai fatto 'Il maratoneta'? Basta, prenditi i tuoi soldi, mettiti il poster de 'Il maratoneta' in camera da letto e goditi la vita e lascia spazio ad altri attori che senso ha che io poi guardo 'Il laureato' e ci trovo l'attore de 'Il maratoneta'? “E' come se ti metti a leggere Il nome della rosa e a un certo punto entra in scena Don Abbondio che fa l'intermezzo comico, che cazzo” dico agitando i pugni e cecilia continua a ridere sulla fiducia a questo punto.
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In pratica sono in quel particolare momento del rapporto sessuale in cui ogni cosa del grande puzzle sembra per un secondo collimare perfettamente, in cui nessuno pensa a niente in particolare, tutto scorre nella testa come un flusso senza suono e proprio nel l'istante preciso del punto di non ritorno, quando si sentono le scintille carnose e sudate saltellare per il corpo, nella mia mente emergono due parole, come palloncini tenuti sott'acqua che riemergano all'improvviso, due parole inaspettate che mi rimangono nella testa in silenzio ad aspettare che io abbia finito.
Distro linux.
Guardo la ragazza davanti a me con l'orrore che lei possa leggere dentro la mia testa e vedere che proprio in quel momento nella mia testa c'è scritto 'distro linux', ma lei sta pensando alle sue parti interne e quindi io chiudo gli occhi, sprofondo nei piumaggi, tra le trapunte.
Appena la ragazza esce chiamo Matteo, ex scrittore Einaudi, egli racconto tutto, semplifico un po' e gli dico cazzo matteo oggi ho avuto un orgasmo non ti dico come e nel momento dell'orgasmo vero e proprio, quando non penso a un cazzo o cose tipo fonti di luce o di calore, in quel momento ho pensato 'distro linux'.
“Distro linux”
“Distro linux”
“Ti ricordi quale distro? Sarebbe importante. Era mica la Debian?”
“Matteo, nessuna distro in particolare, ho solo pensato le due parole, distro linux”
Matteo sta zitto un attimo e poi dice beh in ogni caso è una grande vittoria per l'open source, e io gli dico vaffanculo matteo eh vaffanculo, io sono preoccupato.
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In quel momento entra la seconda signora, tiene in braccio uno di quei cosi che con molta fantasia potrebbero definirsi cagnolini, in realtà sembrano topi sfortunati nati nei pressi delle grandi antenne di radio vaticano, e si mette nei sedili vicini al mio, ma dall'altra parte del corridoietto, dove c'è solo una signora che legge e la signora entrata con il cagnolino prende da una tasca un fazzoletto, lo stende sul sedile e poi ci posa sopra il cane e io guardo la signora che legge il giornale e mi pregusto già una scena da guardi signora che il cane lo faccia stare per terra, ma non fa male a nessuno è pulito, sì ma se piscia eh se piscia, e così via vi risparmio i dettagli anche perché la signora che legge (da qui in poi signora numero 1) dice 'che carino' e indica il topo metamorfico e insomma si mettono a parlare fittamente e si scopre che sono entrambe, le due donne, amiche degli animali soprattutto cani e gatti.
Il ratto mutante intanto si è messo comodo sul sedile e guarda l'infinito fuori dal finestrino fingendo di non conoscere le due donne.
Il problema è che le due donne parlano con un tono di voce tipo comizio e quindi il loro chiacchiericcio non si va a confondere con il chiacchiericcio generale del treno, ma risalta, soprattutto per me che sto seduto vicino e non riesco a scrivere sento che parlano di chi abbandona i cani per strada e dicono che sono dei mostri che andrebbero uccisi che ci vorrebbe la pena di morte per chi abbandona i cani per strada, chi li porta a morte sicura, certo, sono solo bestie ma sono più bestie loro che le lasciano morire e vanno avanti un po' con questo tema e io prendo qualche appunto e vado in bagno a fare pipì e quando torno stanno parlando dei pedofili.
Mi maledico per essermi perso lo snodo uccisori di cani- pedofili che sarebbe stato certamente importante e resto ad ascoltare e mi scrivo già alcune frasi chiave che so che verranno fuori tipo 'ah vorrei vedere se stuprassero tua figlia cosa fai che leggi fai, i pedofili vanno castrati' e non faccio tempo a finire che una parte e dice che i pedofili andrebbero castrati, ah sì dice l'altra se non ammazzati che sono dei bastardi, lo dico da ignorante ma se ti stuprano tua figlia cosa fai quelli, quelli sono malati vanno castrati, o ammazzati, beh ammazzati è un po' troppo, diciamo almeno castrati, invece in Italia, ah in Italia, eccetera.
Nessuno dice mai 'vorrei vedere se lo stupratore fosse tuo figlio', mai nessuno si immagina di avere il marito o il figlio stupratore, nessuno dice mai 'eh sì gli stupratori andrebbero castrati o ammazzati, pensa se tuo figlio fosse uno stupratore non lo ammazzeresti quel bastardo?', lo stupratore è sempre un'entità astratta mai nessuno se lo immagina in famiglia che mangia con te, che dorme assieme a te, lo stupratore è sempre immaginario. Per questo crescono bene in famiglia.
E mentre loro parlano mi squilla il cellulare e io dico due cose a Marco che sono vivo sono quasi a Bologna, e quando butto giù le due donne sono passate ai cinesi, anche questo snodo lo ho sfortunatamente perso, e dicono che i cinesi sono furbi, che per le pulizie non vanno bene come i filippini perché i filippini sanno imparare mentre i cinesi certe cose non le sanno fare, tipo i cinesi non sanno stirare proprio non ci riescono, e i cinesi sono una preoccupazione anche per suo cognato, perché per Invicta su molte cose è in Cina, anche cose di marca capito e i cinesi le fanno ma bisogna stare attenti, gli indiani sono diversi, però ce ne sono meno
gli indiani non sono tanti, mentre i cinesi sono organizzatissimi, perché l'indiano si accontenta di niente gli dai un tozzo di pane e quello ti dice grazie grazie grazie per tre giorni, settanta volte sette grazie, i cinesi no, i cinesi sono furbi i cinesi sono silenziosi, non si sentono quando entrano e quando escono di casa non stendono i panni, perché sono sporchi, ecco perché i cinesi non sanno stirare perché sono sporchi e fanno queste cose bellissime
che mio cognato mi dice che questi fanno cose favolose con due lire si fanno arrivare la roba dalla Cina e lui, mio cognato, come fa a competere, loro per una ciotola di riso lavorano dieci ore al giorno anche i bambini e mio cognato come fa, e questi cinesi sono sempre di più, fanno figli continuamente, perché li nutrono male, gli danno da mangiare di tutto, prima o poi saranno più questi qua che i nostri, tipo a Bologna c'è un interno quartiere di cinesi, capannoni grossi come una piazza è pericoloso e vendono queste cose da due soldi ma bellissime mi creda bellissime
io ci ho comprato questa camicetta vede è tutta cucita a mano, tocchi la cucitura, e anche le scarpe non è mica come tre anni fa che i cinesi facevano queste cose malfatte adesso fanno cose curatissime, anche le scarpe io mi sono comprata tre scarpe a tacco a novanta euro, e sono furbi i cinesi furbi, prima facevano i ristoranti cinesi e poi quando gli ordinano di chiudere i ristoranti perché sono sporchi, l'igiene voglio dire chiude tutto perché questi cinesi fanno schifo, loro aprono subito una pelletteria o una sartoria
stirerie no perché i cinesi non sanno stirare niente, e sono sempre di più non dovrebbero farli arrivare, non c'è lavoro per i nostri, cosa fanno arrivare i cinesi a fare che non c'è lavoro, certo per noi è una convenienza perché per novanta euro mi sono presa tre paia di scarpe, ma ci rovinano il lavoro, mio cognato non sa più cosa fare, eccetera
e mentre le due donne ancora parlano, quello che era di fronte a me se ne va e intanto sale la gente dalla stazione poco prima bologna e sento da dietro gente che si avvicina ai miei sedili mi giro e sono due cinesi, agnizione, e mi chiedono se i posti sono liberi e le due signore si sono zittite di colpo guardano il cane e con la coda dell'occhio i due cinesi e io dico, certo, chiaro sono tutti liberi e i cinesi mi sorridono e si siedono, posano i loro borsoni enormi e da quel momento le due signore stanno zitte fino a Bologna e io mi sento molto no-global finché non mi accorgo del cattivo odore
guardo il cane con preoccupazione, ma lui continua a farsi gli stracazzi suoi, insomma mi butto su un lato del sedile più vicino alla cinese e sento che cazzo puzza, inequivocabilmente puzza ma anche tanto, adesso lo sentono anche le due donne che mi lanciano delle occhiate di fuoco, cazzo i cinesi puzzano davvero, e io mi tiro indietro ma l'odore non se ne va via finché non capisco che l'odore non viene dai cinesi
sono io – dentro – che sto mandando un odore ferino, sfavillante, definitivo