Avicenna / Testi
Nella sesta sezione della Metafisica Avicenna presenta la distinzione, fondamentale nel suo pensiero, tra ciò che è possibile e ciò che è necessario.
Torniamo a ciò di cui stavamo trattando, dicendo che ogni necessariamente esistente, come ogni possibilmente esistente, ha alcune sue proprietà. Le cose che rientrano nell’esistenza possono subire nell’intelletto due divisioni; fra di esse, infatti, vi è qualcosa che, considerato in se stesso, ha un’esistenza non necessaria – ma è manifesto [1] che la sua esistenza non è neppure impossibile, altrimenti non sarebbe rientrato nell’esistenza – e questo qualcosa è nel dominio del possibile; e vi è poi qualcosa che, considerato in se stesso, ha un’esistenza necessaria.
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Fichte / Testi
Nell'ottavo dei suoi Discorsi alla nazione tedesca Fichte presenta la sua idea del popolo come entità spirituale.
L’impulso dell’uomo, cui si può rinunciare solo in caso di vera necessità, è di trovare il cielo già su questa terra, e di immettere ciò che dura in eterno nella sua opera terrena quotidiana; è di piantare e di coltivare nel tempo ciò che non passa – di non essere collegato all’eterno in modo incomprensibile e solo attraverso un baratro inaccessibile a occhio mortale, bensì in un modo visibile all’occhio mortale stesso.
Vorrei fare un esempio banale. Quale uomo di animo nobile non vuole e non desidera ripetere di nuovo, in modo migliore, la sua vita personale nei suoi figli e poi ancora nei figli di questi? E sopravvivere ancora a lungo su questa terra dopo la morte, in modo più nobile e perfetto, nella vita di costoro? [...]
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La Scuola confuciana / Approfondimenti
La sinologa francese Anne Cheng, docente al Collège de France, spiega l'importanza del pensiero di Confucio nella sua importante Storia del pensiero cinese. L'“epoca assiale” cui fa riferimento nel testo rimanda al pensiero del filosofo tedesco Karl Jaspers, che nella sua opera Origine e senso della storia parla di una epoca fondamentale per la storia dell'umanità, che ha visto sorgere nel volgere di pochi secoli in diverse parti del mondo alcune tre le voci più importanti dell'umanità (Confucio e Laozi in Cina, Zarathustra in Iran, il Buddha in India, i profeti ebrei e i primi filosofi greci).
Se Confucio è uno dei rari nomi di spicco nella cultura generale riguardo alla Cina e se è divenuto una figura della cultura universale allo stesso titolo del Buddha, di Socrate, di Cristo o di Marx, ciò si deve al fatto che con lui accade qualcosa di decisivo, ossia si produce un “salto qualitativo”, non soltanto nella storia della cultura cinese, ma anche nella riflessione dell'uomo sull'uomo. Confucio segna in Cina la grande apertura filosofica che si riscontra parallelamente nelle altre tre grandi civiltà dell'“età assiale” del primo millennio precedente l'era cristiana: mondo greco, ebraico e indiano. Come nel caso del Buddha o dei pensatori presocratici, suoi illustri contemporanei, con Confucio si avverte che il dado è tratto: il destino del pensiero cinese è ormai tracciato nelle sue grandi linee, in quanto non sarà più possibile in seguito pensare altrimenti che situandosi in rapporto a tale figura fondatrice.
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Aristotele / Testi
Tutti gli uomini per natura tendono al sapere. Segno ne è l'amore per le sensazioni: infatti, essi amano le sensazioni per se stesse, anche indipendentemente dalla loro utilità, e, più di tutte, amano la sensazione della vista: in effetti, non solo ai fini dell'azione, ma anche senza avere alcuna intenzione di agire, noi preferiamo il vedere, in certo senso, a tutte le altre sensazioni. E il motivo sta nel fatto che la vista ci fa conoscere più di tutte le altre sensazioni e ci rende manifeste numerose differenze fra le cose.
Gli animali sono naturalmente forniti di sensazione; ma, in alcuni, dalla sensazione non nasce la memoria, in altri, invece, nasce. Per tale motivo questi ultimi sono più intelligenti e più atti ad imparare rispetto a quelli che non hanno capacità di ricordare. Sono intelligenti ma senza capacità di imparare, tutti quegli animali che non hanno facoltà di udire i suoni (per esempio l'ape e ogni altro genere di animali di questo tipo); imparano, invece, tutti quelli che, oltre la memoria, posseggono anche il senso dell'udito.
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Agostino d'Ippona / Testi
All'inizio del secondo libro de La città di Dio, Agostino sintetizza il primo libro dell'opera.
Poiché mi sono impegnato nel libro precedente a parlare della città di Dio ed a sviluppare questa grande opera con il suo aiuto, mi è toccato anzitutto oppormi a quelli che attribuiscono alla religione cristiana, che impedisce sacrifici empi in onore degli dèi, queste guerre che travagliano il mondo e soprattutto la recente distruzione di Roma ad opera di barbari; dovrebbero invece attribuire a Cristo il fatto che in suo nome, contro ogni diritto e costume di guerra, essi li hanno lasciati rifugiare liberamente nei luoghi sacri più ampi ed hanno rispettato in molte persone il titolo di servo di Cristo, vero che fosse o preso per paura, al punto da ritenere illecito nei loro confronti ciò che invece il diritto di guerra consentiva.
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Una tesi diffusa vuole che la filosofia sia una espressione culturale tipica dell’Occidente. Non esisterebbe dunque una vera e propria filosofia in Oriente; vi sono, certo, espressioni del pensiero, ma si tratta di forme più mistiche e religiose che realmente filosofiche. Questa tesi giustifica dunque lo studio scolastico della sola filosofia occidentale, non avendo le idee diffuse presso altri popoli alcuna rilevanza filosofica. Se anche non si può negare che esista una attività di pensiero universale, espressione della stessa razionalità umana, tuttavia quel modo particolare di esercitare il pensiero che va sotto il nome di filosofia è una creazione originale e propria dell’Occidente.
A questa tesi si possono fare diversa obiezioni. La prima è che, come abbiamo visto, la stessa filosofia occidentale è stata ed è molte cose diverse. Due filosofi occidentali possono essere più distanti tra di loro che un filosofo occidentale e uno orientale. La seconda è che non ha molto senso dire che la filosofia è solo occidentale dal momento che è nata in Occidente ed ha caratteristiche proprie. Seguendo questo modo di ragionare, bisognerebbe negare che esista una architettura orientale, dal momento che il concetto di architettura è occidentale e le costruzioni occidentali hanno uno stile caratteristico, diverso da quelle orientali o islamiche. Se consideriamo con attenzione culture come quella indiana o cinese, ci accorgiamo che in esse si trovano le stesse domande della filosofia occidentale, e che anche i metodi spesso non sono così distanti; molto sviluppata in India è, ad esempio, la logica. Sembra più corretto considerare la filosofia occidentale come la manifestazione di una ricerca di significato che è universale; questo atteggiamento porta anche a scoprire punti di contatto significativi e interessanti tra pensatori di tradizioni e culture diverse.
Studiare in parallelo la filosofia occidentale, quella indiana, quella cinese e così via è impossibile. Quello che si cercherà di fare sarà proprio l’analisi di questi punti di contatto. Nel percorso di analisi della filosofia occidentale si apriranno continue finestre interculturali, che hanno lo scopo di mostrare che anche in altre culture esistono espressioni del pensiero degne di attenzione e di rispetto.
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Proprio dal pensiero di Marx proviene una considerazione che è della massima importanza per lo studio della filosofia. Ogni filosofo è inserito in un particolare contesto sociale ed economico, alla luce del quale occorre considerare il suo pensiero. Le filosofie non sono espressioni astratte del pensiero, ma sono anche, se non del tutto, manifestazioni del particolare modo di essere – che vuol dire, anche, dell’economia – di un’epoca. È anche per questo che le filosofie cambiano nel tempo: perché cambia l’economia, cambiano le classi sociali, e di conseguenza cambia la visione del mondo. Al tempo stesso, però, molte filosofie hanno un valore che va al di là della situazione in cui sono nate: un filosofo di molti secoli fa può avere ancora molte cose da dire oggi, nonostante le condizioni di vita siano cambiate in modo radicale.
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Non è infrequente che la filosofia venga presentata come una disciplina che non persegue nessun fine reale, priva di utilità ma importante e nobile proprio per questo. In realtà nel corso della sua storia la filosofia ha sempre perseguito scopi, e spesso scopi di fondamentale importanza. Alcuni sono ancora attuali, altri sembrano distanti.
Alcuni dei primi filosofi greci, come Pitagora (il primo filosofo che, come vedremo, si è definito tale) o Platone, consideravano la filosofia come una pratica di liberazione. Nella loro visione l’anima è imprigionata nel mondo materiale e solo attraverso la ricerca filosofica può liberarsi a tornare alla sua origine divina.
Una concezione più attuale è quella che si afferma nel mondo ellenico, un’epoca nella quale filosofi come Epicuro o Zenone si chiedono in che modo possiamo vivere nel modo migliore la nostra vita, affrontando le sofferenze che essa inevitabilmente comporta.
Per altri filosofi più che liberarsi dal mondo, bisogna conoscere il mondo per dominarlo e sottometterlo ai nostri bisogni, in modo che cessi di rappresentare una minaccia e permetta il pieno sviluppo dell’umanità. Questa era, ed esempio, l’idea del filosofo inglese Francesco Bacone all’inizio dell’età moderna.
La filosofia inoltre è spesso stata, ed è ancora, critica sociale e culturale. Analizzando la società, il filosofo scopre che essa è organizzata male, piena di ingiustizie e di forme di sfruttamento, e per questo attacca coloro che sono al potere e le concezioni che giustificano e sostengono la disuguaglianza. In questo caso la filosofia mira al cambiamento sociale o alla rivoluzione. È questa la concezione della filosofia dei pensatori dell’Illuminismo, che hanno preparato la Rivoluzione francese, ma anche del filosofo tedesco Karl Marx, il fondatore del comunismo.
È dunque possibile individuare almeno quattro scopi della filosofia:
– Liberare l'anima dal ciclo delle rinascite e in generale dalla condizione di alienazione in cui si trova in questo mondo.
– Indicare la via che conduce ad una vita felice.
– Indicare la via che ci consente di conoscere il mondo per dominarlo.
– Criticare la società per creare una società migliore.
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La filosofia dunque è una disciplina che cerca di giungere a conclusioni valide usando in modo rigoroso il ragionamento logico. Il percorso è verificabile: chi studia una teoria filosofica può seguire tutti i passaggi e valutarli da sé, considerandoli solidi e convincenti o al contrario criticandoli. Non tutti i filosofi però seguono lo stesso stile logico ed argomentativo. Alcuni filosofi, alla ricerca del massimo rigore argomentativo, giungono ad adottare uno stile geometrico o matematico; altri al contrario cercano la profondità più che il rigore logico, scrivendo opere che sono al confine tra la filosofia e la letteratura. Alcune opere fondamentali della filosofia contemporanea, come Così parlò Zarathustra del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, appartengono a questa seconda categoria. In questo caso l’importanza del pensiero viene dall’audacia, dalla ricerca di nuove interpretazioni del mondo, più che del rigore logico e formale dei diversi passaggi del ragionamento.
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Nelle Vite e dottrine dei più celebri filosofi Diogene Laerzio riporta le notizie, spesso leggendarie, sulla figura di Pitagora e sul suo pensiero._
Pitagora si dichiara filosofo
Sosicrate, nelle Successioni dei filosofi,1
informa che, quando gli venne richiesto da Leone, tiranno di Fliunte, chi fosse, rispose: “Un filosofo”. Era solito assimilare la vita a una festa con le gare: come, infatti, alcuni vi partecipano per prendere parte alle competizioni, altri per fare commercio, altri invece, i migliori, come spettatori, così nella vita, a suo avviso, gli uni si rivelano schiavi, quelli che vanno a caccia di fama e di guadagno, gli altri, invece, filosofi, che vanno a caccia della verità. E così stanno le cose.
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