📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

INNO DI LODE A DIO, FEDELE VERSO ISRAELE

1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere.

2 A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie.

3 Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

4 Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto.

5 Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,

6 voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.

7 È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi.

8 Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni,

9 dell'alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco.

10 L'ha stabilita per Giacobbe come decreto, per Israele come alleanza eterna,

11 quando disse: “Ti darò il paese di Canaan come parte della vostra eredità”.

12 Quando erano in piccolo numero, pochi e stranieri in quel luogo,

13 e se ne andavano di nazione in nazione, da un regno a un altro popolo,

14 non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro:

15 “Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”.

16 Chiamò la carestia su quella terra, togliendo il sostegno del pane.

17 Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo.

18 Gli strinsero i piedi con ceppi, il ferro gli serrò la gola,

19 finché non si avverò la sua parola e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza.

20 Il re mandò a scioglierlo, il capo dei popoli lo fece liberare;

21 lo costituì signore del suo palazzo, capo di tutti i suoi averi,

22 per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio e insegnare la saggezza agli anziani.

23 E Israele venne in Egitto, Giacobbe emigrò nel paese di Cam.

24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi oppressori.

25 Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo e agissero con inganno contro i suoi servi.

26 Mandò Mosè, suo servo, e Aronne, che si era scelto:

27 misero in atto contro di loro i suoi segni e i suoi prodigi nella terra di Cam.

28 Mandò le tenebre e si fece buio, ma essi resistettero alle sue parole.

29 Cambiò le loro acque in sangue e fece morire i pesci.

30 La loro terra brulicò di rane fino alle stanze regali.

31 Parlò e vennero tafani, zanzare in tutto il territorio.

32 Invece di piogge diede loro la grandine, vampe di fuoco sulla loro terra.

33 Colpì le loro vigne e i loro fichi, schiantò gli alberi del territorio.

34 Parlò e vennero le locuste e bruchi senza numero:

35 divorarono tutta l'erba della loro terra, divorarono il frutto del loro suolo.

36 Colpì ogni primogenito nella loro terra, la primizia di ogni loro vigore.

37 Allora li fece uscire con argento e oro; nelle tribù nessuno vacillava.

38 Quando uscirono, gioì l'Egitto, che era stato colpito dal loro terrore.

39 Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte.

40 Alla loro richiesta fece venire le quaglie e li saziò con il pane del cielo.

41 Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque: scorrevano come fiumi nel deserto.

42 Così si è ricordato della sua parola santa, data ad Abramo suo servo.

43 Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia.

44 Ha dato loro le terre delle nazioni e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,

45 perché osservassero i suoi decreti e custodissero le sue leggi.

Alleluia.

_________________ Note

105,1 È tutto Israele in preghiera (forse nella cornice liturgica della rinnovazione dell'alleanza) a proclamare, con questo salmo di ringraziamento, la sua storia come storia della salvezza. Le varie tappe si susseguono alla luce dello stupendo progetto di Dio.

105,15 I patriarchi vengono chiamati qui consacrati e profeti, perché scelti da Dio come destinatari delle sue promesse e della sua benedizione (vedi anche Gen 15,1-6; 20,7).

105,27 La terra di Cam è l’Egitto (vedi v. 23).

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Approfondimenti

Le meraviglie di Dio nella storia d'Israele Salmo di ringraziamento collettivo (+motivi innici)

È il primo della serie dei “Salmi alleluiatici”. Viene usato nella liturgia, infatti la lode del salmo è inquadrata nella cornice liturgica del rinnovo dell'alleanza (vv. 1-8). La riprova di ciò è data dal fatto che i vv. 1-15 sono stati assunti dai vv. 8-22 del carme di 1Cr 16,8-36, nel contesto del trasporto e dell'istallazione dell'arca a Gerusalemme per opera di Davide. Il salmo nel TM ha 3 + 3 accenti, è limpido nel suo stile per lo più descrittivo anziché lirico, a differenza del Sal 104. Il salmista usa molto, e bene, la figura del chiasmo cercando di dare vivacità alla composizione (cfr. vv. 1-6.7.15.22.43-45). Adopera la tecnica “dell'esplicitazione” ritardata, collocando il soggetto spesso alla fine del periodo (cfr. vv. 3.5-16.17.19). La struttura è piuttosto esterna al testo, perché data dalle varie tappe degli eventi salvifici dei patriarchi ed esodali che vengono riportati. Un elemento strutturante è offerto dalla voce «terra» (’ereṣ) che ricorre 10 volte (cfr. vv. 7.11.16.23.27.30.32.35.36.44), dal verbo «mandare» (v. 17.20.26.28), dal verbo «uscire» (yṣ’) (vv. 37.38.43). Il salmo non ha una vera e propria conclusione. Il v. 42 può essere considerato un'inclusione con elementi dei primi versetti, come «parola» (v. 8), «santo» (v. 1), «Abramo» (vv. 6.9). Dal punto di vista simbolico si descrive la personalità di Dio in azione e tutto il testo è inquadrato nella cornice spazio-temporale. Si può dividere così:

  • vv. 1-6: Introduzione: invito alla lode;
  • v. 7: professione di fede;
  • vv. 8-44: il credo storico in cinque tappe:

a) vv. 8-15: i patriarchi; b) vv. 16-22: Giuseppe; c) vv. 23-36: le piaghe; d) vv. 37-43: l'esodo e il deserto; e) v. 44: il dono della terra;

  • v. 45: conclusione: doveri dell'alleanza.

v. 2. «meditate»: il verbo syḥ tradotto generalmente con «meditare» significa di per sé «mormorare» e indica perciò l'aspetto pubblico della meditazione, che suppone una comunicazione con gli altri. I prodigi del Signore non vanno solo lodati, ma sono oggetto di riflessione.

v. 5. «Ricordate»: l'appello pressante e insistente dei versetti 1-4 raggiunge ora l'apice con l'invito a ricordare, a fare memoria (si usa il verbo zkr, da cui zikkārôn = memoriale). Il ricordo dei prodigi del Signore a favore del popolo deve servire a spronare alla fedeltà all'alleanza; è ciò che viene ricordato a chiusura del salmo (v. 45).

v. 7. «È lui il Signore, nostro Dio»: questo versetto riporta la motivazione della lode. La professione di fede nel Signore (JHWH) unico Dio d'Israele, comporta anche il riconoscimento del suo regno universale che egli amministra con giustizia («giudizi»).

v. 15. «i miei consacrati... miei profeti»: i patriarchi vengono chiamati in senso lato «i miei unti» (= Messia). È un titolo dato loro nella Bibbia solo qui. Essi sono infatti sotto la protezione di Dio, che a loro si è rivelato. «i miei profeti»: i patriarchi sono profeti in quanto amici e portavoce di Dio e perciò posti sotto la sua protezione. Abramo è chiamato esplicitamente profeta da Abimelech (cfr. Gn 20,7) e in Gn 15,1-6 è descritto con le caratteristiche di un profeta.

v. 16. «e distrusse ogni riserva di pane»: alla lett. «ogni bastone del pane spezzò». È usata qui una metonimia per indicare la mancanza di pane. La parola ebraica maṭṭēh (= bastone) può alludere o alla pertica per battere il grano sulle aie per liberarlo dalla pula (cfr. Is 28,27; Gdc 6,11; Rt 2,17), o alla pala per estrarre dal forno il pane o rigirarlo per meglio cuocerlo (Os 7,4.7.8), o al bastone che serviva a raccogliere i pani a forma di ciambella per meglio trasportarli o per appenderli, evitando che ammuffissero.

v. 17. «Davanti a loro mandò un uomo»: si sottolinea l'aspetto provvidenziale della storia. È Dio che la guida e che manda Giuseppe servendosi della cattiveria dei fratelli. «venduto come schiavo»: il testo non dice, per discrezione, che fu venduto dai fratelli come in Gn 37.

v. 28. «Mandò le tenebre...»: anche per le piaghe si adopera il verbo «mandare» che ha per soggetto Dio, come per Giuseppe (v. 17) e Mosè (v. 26). Le piaghe riportate nei vv. 28-36, differiscono per ordine e per numero sia dal Sal 78,44-51, (ove ne sono riportate sette), sia da Es 7-12 (tradizione J + E) ove ne sono riportate dieci. Il Sal 78 e il Sal 105 sembrano richiamare uno strato più arcaico della tradizione. Il nostro testo (vv. 28-36) ne enumera otto: tenebre, Nilo rosso, rane, mosche, zanzare, grandine, locuste e bruchi, morte dei primogeniti.

v. 42. «perché ricordò la sua parola santa...»: è un'inclusione generale del salmo soprattutto con il v. 8. Essa riprende dall'invitatorio le quattro parole fondamentali: il ricordo di Dio (v. 8), la parola-promessa (v. 8), la santità (v. 3) e Abramo suo servo (6.8). E come una sottolineatura ulteriore della fedeltà di Dio che rispetta l'alleanza.

v. 43. «Fece uscire... con esultanza»: si sintetizza la storia della liberazione e della libertà del popolo eletto. Si noti il grande rilievo dato alla gioia, con le espressioni «con esultanza» e «con canti di gioia». Si allude al canto di vittoria di Es 15,1-18 che abbraccia tutta l'esperienza di liberazione fino all'ingresso nella terra promessa.

v. 44. «Diede loro le terre dei popoli». Il salmista ricorda il dono della terra ormai ricevuta. La terra non è stata così frutto di meriti e umane conquiste, ma è semplicemente dono gratuito. Infatti la terra è stata strappata da Dio alle genti che la abitavano e l'avevano resa ricca e prospera con la loro fatica.

v. 45. «perché custodissero i suoi decreti...»: dal dono della terra scaturisce, a maggior ragione, l'impegno, come risposta a Dio, a osservarne i comandamenti. E questo il patto dell'alleanza costantemente ribadito dal Deuteronomio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, CREATORE

1 Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore,

2 avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda,

3 costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento,

4 fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.

5 Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare.

6 Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste; al di sopra dei monti stavano le acque.

7 Al tuo rimprovero esse fuggirono, al fragore del tuo tuono si ritrassero atterrite.

8 Salirono sui monti, discesero nelle valli, verso il luogo che avevi loro assegnato;

9 hai fissato loro un confine da non oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra.

10 Tu mandi nelle valli acque sorgive perché scorrano tra i monti,

11 dissetino tutte le bestie dei campi e gli asini selvatici estinguano la loro sete.

12 In alto abitano gli uccelli del cielo e cantano tra le fronde.

13 Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.

14 Tu fai crescere l'erba per il bestiame e le piante che l'uomo coltiva per trarre cibo dalla terra,

15 vino che allieta il cuore dell'uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore.

16 Sono sazi gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.

17 Là gli uccelli fanno il loro nido e sui cipressi la cicogna ha la sua casa;

18 le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio per gli iràci.

19 Hai fatto la luna per segnare i tempi e il sole che sa l'ora del tramonto.

20 Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta;

21 ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.

22 Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane.

23 Allora l'uomo esce per il suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.

24 Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.

25 Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi;

26 lo solcano le navi e il Leviatàn che tu hai plasmato per giocare con lui.

27 Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.

28 Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.

29 Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere.

30 Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

31 Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.

32 Egli guarda la terra ed essa trema, tocca i monti ed essi fumano.

33 Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto.

34 A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore.

35 Scompaiano i peccatori dalla terra e i malvagi non esistano più. Benedici il Signore, anima mia. Alleluia.

_________________ Note

104,1 L'inno è la rievocazione poetica ed estatica dell'opera della creazione, condensata nel libro della Genesi nei sei giorni, lungo i quali Dio ha chiamato all’esistenza ogni cosa (Gen 1). Il linguaggio è ricco di immagini e di poesia, e sembra risentire, anche se indirettamente, dell’influsso di altre composizioni simili, diffuse tra i popoli del Vicino Oriente antico.

104,26 Leviatàn: mostro dell’antica mitologia orientale, simbolo delle forze avverse a Dio.

104,35 L'armonia e la bellezza della creazione si conservano se l’uomo non le contamina con il peccato. Alleluia significa: “Lodate il Signore”.

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Approfondimenti

Dio creatore e provvidente Inno

Il salmo celebra Dio creatore e provvidente. È un'altra perla del Salterio, degna di stare tra i capolavori della letteratura mondiale. È simile, in alcuni punti, al celebre Inno al Sole del faraone Amenofi IV (Akenaton) del sec. XIV a.C. Lo scenario d'azione è cosmico-spazio-temporale. Si adoperano nel salmo alcuni elementi mitici, come mezzi espressivi, ma senza preoccupazione demitizzante. Inizia e termina con l'inclusione antifonale «Benedici il Signore, anima mia» come il Sal 103. Il ritmo nel TM è dato per lo più da 3 + 3 accenti e prevale il distico. C'è il passaggio frequente tra la terza e la seconda persona (salto innico). Il salmo va letto nella scia dei Sal 8, 19, 29, 148, e altri frammenti poetici riguardanti descrizioni della natura di altri carmi, e di altri testi, come per es. Gn 1,1-2,4a; Prv 8,22-31; Gb 38-39.40-41; Sir 42,15-43,33; Dn 3,52-90. In questo salmo si nota inoltre un timido tentativo di comprendere anche razionalmente il lato “tecnico” dell'operare di Dio nella natura (G. von Rad). Un notevole ruolo strutturante lo svolge la «luce» (v. 2) con il suo campo semantico, dato da vocaboli come «splendore» (v. 1), «fiamma» (v. 4), «brillare» (v. 15), «sole» (v. 19.22). Una simile funzione è svolta anche dalla voce «acqua» (vv. 3.6) e il suo ambito semantico, con vocaboli come «oceano» (v. 6), «sorgente» (v. 10), «bere» e «sete» (v. 11), «mare» (v. 25). Si tratta, come si vede, delle acque superiori, su cui è la dimora di Dio (v. 3), delle acque primordiali che avvolgevano la terra (v. 6), delle acque delle sorgenti e dei fiumi (v. 10), delle acque della pioggia (v. 13) e delle acque del mare (v. 25). Degna di rilievo è anche la ricorrenza della voce omofona rûaḥ, che nei vv. 3-4 significa «vento», e nei vv. 39.30 «spirito di Dio». Il salmo si può così suddividere:

  • v. 1a): autoinvito a benedire il Signore;
  • vv. 1b-4 (I strofa): la teofania e il cielo;
  • vv. 5-9 (II strofa): la terra e le acque primordiali;
  • vv. 10-18 (III strofa): l'acqua e i suoi effetti benefici sulla terra: fecondità e vita;
  • vv. 19-23 (IV strofa): il tempo;
  • v. 24: esclamazione antifonale di meraviglia;
  • vv. 25-26 (V strofa): il mare;
  • vv. 27-30 (VI strofa): l'azione provvidente di Dio;
  • vv. 31-35a: dossologia finale;
  • v. 35b: (inclusione): autoinvito a benedire il Signore.

v. 1b. «quanto sei grande!»: l'espressione esprime stupore e meraviglia nella contemplazione di uno scenario grandioso: Dio creatore. La grandezza si riferisce all'opera creatrice e provvidente di Dio espressa nel creato.

v. 2. «avvolto di luce come di un manto»: la luce è stata creata per prima da Dio (cfr. Gn 1,3-5). L'immagine regale di Dio suggerita dal testo è nota nella letteratura orientale. «come una tenda»: la volta del cielo è paragonata come nell'antica cosmogonia a una tenda di beduini piantata per terra; cfr. Is 40,22; Sal 19,2-7.

v. 3. «costruisci sulle acque la tua dimora»: cfr. Sal 29,10; sono le acque superiori distinte nella cosmogonia biblica da quelle inferiori divise dal firmamento (cfr. Gn 1,6-8). «fai delle nubi il tuo carro»: la metafora di Dio che cavalca le nubi appartiene alla tradizione cananaica, specialmente ugaritica; cfr. Dt 33,26; Is 19,1; Sal 68,5. La nube è un elemento teofanico ambivalente. Infatti da una parte esprime la trascendenza di Dio (Es 16,10; 19,9; Lv 16,2; Dn 7,13), dall'altra, in quanto apportatrice di pioggia, la sua immanenza nel mondo attraverso l'opera fecondatrice dell'acqua.

v. 5. «Hai fondato la terra sulle sue basi...»: secondo la cosmogonia biblica, la piattaforma terrestre poggia su solide colonne conficcate nell'abisso; cfr. Gb 26,7; 38,4-6.

v. 7. «Alla tua minaccia sono fuggite»: le acque si ritirano fuggendo per lasciare l'asciutto all'ordine creativo di Dio, come dei nemici sconfitti in battaglia.

v. 10. «Fai scaturire le sorgenti...»: le sorgenti sono immaginate come «occhi» (dall'ebraico ‘ayin = occhio e sorgente), aperti sulla superficie della terra, da cui Dio vi fa emergere le acque dell'abisso.

v. 11. «gli onagri»: l'onagro è un asino selvatico di Siria e Palestina, forte e amante della libertà. È difficile domarlo. Nella Bibbia è considerato come simbolo di forza e di ribellione.

v. 13. «Dalle tue alte dimore irrighi i monti»: il Signore manda dall'alto della sua sede (v. 3) la pioggia, che, secondo la concezione biblica e orientale, cade giù dai serbatoi celesti (le acque che stanno al di sopra del firmamento), cfr. Gb 37,9; Sal 135,7.

v. 17. «la cicogna..»: è chiamata «la pia» (ḥasîdâ). Con questo appellativo è nota anche presso i Latini (cfr. Petronio, Plinio) e i Greci (cfr. Aristotele). Colpiva della cicogna la sua premurosa dedizione ai piccoli.

vv. 19-23. Il ritmo del tempo è segnato dalla luna e dal sole (v. 19), con l'alternarsi della notte e del giorno. I due corpi celesti influiscono sugli animali nella loro vita notturna (v. 20-22) e sull'uomo nella sua vita diurna (v. 23). Il salmista segue il racconto dell'opera del quarto giorno della creazione (cfr. Gn 1,14-19), ma vi si discosta nel non considerare le stelle e nel mettere al primo posto la luna anziché il sole.

v. 24. «Quanto sono grandi... le tue opere... con saggezza...»: è un'esclamazione antifonale di meraviglia. Il poeta non può fare a meno di esprimere il suo stupore. Il v. 24 fa da cerniera che chiude il precedente e apre i vv. seguenti con l'espediente psicologico dell'interruzione per vivacizzare la descrizione e attirare l'attenzione del lettore.

vv. 25-26. «Ecco il mare spazioso e vasto»: il mare è descritto come «vasto» e «spazioso» (alla lett. «largo di mani»), sia nel senso che non può essere abbracciato da mani, sia nel senso che le sue braccia non hanno limiti (senso personificato). «Leviatan», antico mostro anti-creazione, è stato domato da Dio ed è diventato oggetto del suo gioco; cfr. Sal 74,14; Gb 40,27-41,26.

vv. 27-28. Si descrive l'azione provvidenziale di Dio che, come un buon padre di famiglia (immagine di Dio che si evince da tutto il salmo) provvede a uomini e animali non solo, ma «a tempo opportuno» e a sazietà.

v. 27. «Tutti da te aspettano...»: con un forte antropomorfismo anche gli animali sono visti in atteggiamento di oranti che chiedono dal Signore il cibo.

vv. 29-30. Nell'ambito dell'azione provvidenziale di Dio si situa lo stesso ciclo vitale di «morte-vita». Il movimento di riflessione va dal negativo al positivo, dalla morte (v. 29) alla vita (v. 30) e non secondo l'ordine normale «vita-morte» (cfr. lo stesso ordine: notte-giorno nei vv. 19-22). I due versetti stanno tra loro in parallelismo antitetico. Si ribadisce maggiormente, anche con un espediente poetico, di più la seconda realtà: la vita.

v. 29. «il respiro...»: alla lett.: «lo spirito» (rûaḥ). Esso è il principio vitale dell'uomo e degli animali derivante da Dio. Se egli ritira il suo spirito essi muoiono ritornando nella polvere (cfr. Gn 2,7; 3,19; Qo 12,7).

v. 30. «Mandi il tuo spirito, sono creati...»: è il riscontro positivo di quanto detto in negativo nel v. 29. Si ribadisce che la morte e la vita stanno nelle mani di Dio, dipendono dalla sua azione creatrice (cfr. Gb 12,10; 33,4). È usato il verbo «creare» (br’), verbo tecnico della creazione, riferito nella Bibbia solo a Dio (cfr. Gn 1,1; Sal 148,5). «e rinnovi la faccia della terra»: con questo intervento vitale di Dio (morte e vita), egli provvede al ringiovanimento del creato, in una continua creazione.

v. 35. «Scompaiano i peccatori dalla terra.»: in questo slancio contemplativo e di adorazione gioiosa al Signore per l'opera perfetta del creato, il salmista chiede, in un momento di collera imprecatoria, la sparizione dei peccatori dalla terra. Questi, infatti, con il loro peccato gettano un'ombra sulla gioia di Dio e con il loro operato inquinano in certo qual modo la perfezione del creato.

Nel NT si cita il Sal 104,4 in Eb 1,7.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALLA BONTÀ E ALL’AMORE DI DIO 1 Di Davide.

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.

2 Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.

3 Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità,

4 salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia,

5 sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza.

6 Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi.

7 Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d'Israele.

8 Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore.

9 Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno.

10 Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

12 quanto dista l'oriente dall'occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.

13 Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,

14 perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.

15 L'uomo: come l'erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce.

16 Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora.

17 Ma l'amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono, e la sua giustizia per i figli dei figli,

18 per quelli che custodiscono la sua alleanza e ricordano i suoi precetti per osservarli.

19 Il Signore ha posto il suo trono nei cieli e il suo regno domina l'universo.

20 Benedite il Signore, angeli suoi, potenti esecutori dei suoi comandi, attenti alla voce della sua parola.

21 Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà.

22 Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in tutti i luoghi del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia.

_________________ Note

103,1 Consapevole del grande amore di Dio e grato per i molti benefici da lui ricevuti, l'orante di questo salmo gli innalza un canto di lode e di ringraziamento. In questo canto egli è coinvolto nella totalità della sua persona, ma viene coinvolta anche l'intera comunità d'Israele, lungo la cui storia Dio ha lasciato i segni della sua tenerezza di padre e della sua cura di pastore. L'orizzonte dell’orante spazia poi sulla stessa condizione umana, posta sotto i segni della caducità e della fragilità. Alla fine l'inno invita tutte le creature a rendere grazie al Signore.

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Approfondimenti

Dio è grande nell'amore Inno

Il salmo vuole celebrare, sotto forma di benedizione, il Signore, che come padre provvido e misericordioso si china sulla fragilità dei suoi figli e ne perdona i peccati. Per la sua avanzata teologia e profonda spiritualità può competere con le pagine più alte del NT. Anche se non è un salmo acrostico, tuttavia è composto di 22 versetti, secondo il numero delle lettere dell'alfabeto ebraico. Si vuole così significare la completezza e la perfezione della lode. Per alcuni “aramaismi”, per i pensiero teologico abbastanza sviluppato e gli indubbi contatti con la profezia contemporanea, il salmo è ascritto al periodo del post-esilio (V-IV sec. a.C). Tra gli elementi strutturanti ricordiamo la parola «Signore» (JHWH) che ricorre undici volte, l'inclusione tra il v. 1 e il 22 con l'espressione «Benedici il Signore, anima mia». Il verbo «benedire» (brk) ricorre inoltre tre volte nei versetti 1-2 (iniziali) e quattro nei vv. 20-22 (finali) tanto da formare due strofe-cornice. Un parallelo inclusivo tra i vv. 3 e 10 è dato dalla parola «colpa» (‘awān) e tra i vv. 11 e 19 dalla voce «cielo» (šāmayim). Un altro parallelo sta tra i verbi «non dimenticare» (v. 2) e «ricordare» (v. 18). Lo sviluppo del pensiero procede in crescendo, espandendo sempre più la panoramica dal salmista (vv. 1-5) all'intero universo (v. 19). L'orizzonte s'allarga passando dal singolo (v. 1-5), da Mosè e dal popolo eletto (vv. 7-10), da ogni uomo (vv. 14-18) e dagli angeli (vv. 20-21) a tutta la creazione (v. 22).

Il salmo si suddivide in:

  • vv. 1-2 (inizio): autoinvito a benedire il Signore;
  • vv. 3-19 (corpo): le motivazioni della lode: a) vv. 3-5: benefici personali; b) vv. 6-19: benefici generali;
  • vv. 20-22 (conclusione): invito alla benedizione corale.

vv. 1-2. «Benedici il Signore, anima mia»: il salmista due volte invita se stesso, il suo “io”, in una finzione letterario-psicologica di sdoppiamento della personalità (cfr. Sal 42,6-7; 146,1), a benedire il Signore, cioè a cantare la sua vita e il suo amore che egli partecipa all'uomo (cfr. Ez 36,26-27). «non dimenticare»: l'espressione fa inclusione con il «ricordare» del v. 18. Nel Deuteronomio segue spesso alle esortazioni (cfr. Dt 4,9-23; 6,12; 8,11; 9,7; 32,18). «tanti suoi benefici: alla lett. «tutti.». L'aggettivo «tutto» si ripete anche nel v. 3 a proposito delle «colpe» e delle «malattie», e nel v. 6 circa gli oppressi: l'amore di Dio è totale. I benefici del Signore non si possono enumerare. I suoi doni sono vari e molteplici. Il salmista tenta di esemplificarne alcuni incominciando da quelli ricevuti personalmente (vv. 3-5) e accennando poi a quelli di carattere più generale (vv. 6-19). Si tratta di benefici di carattere spirituale e materiale.

v. 3. «tutte le tue malattie»: la malattia insieme alla sventura e alla stessa morte era considerata come un castigo a causa del peccato (cfr. 1Re 16,19; 2Re 24,3). Il rapporto tra colpa e malattia è messo in evidenza dalla legge del parallelismo come quello di causa ed effetto, o anche di equivalenza, cfr. Ger 7,19; Tb 12,10; Sap 1,16.

v. 4. «salva dalla fossa»: il Signore viene chiamato «il redentore» (gō’ēl) nell'AT, in particolare nell'Esodo, ove si descrive la sua azione di liberazione. Con il nome «fossa» si indica lo šᵉ’ôl (regno delle ombre) ove tutti gli uomini devono andare. «ti corona»: l'immagine della corona fa pensare alla dignità regale e all'abbondanza a essa collegata. Il Signore elargisce quindi in piena misura, come per i re, la sua grazia e la sua misericordia.

v. 6. «Il Signore agisce con giustizia... verso tutti gli oppressi»: è la tesi generale. Il Signore viene in aiuto di tutti gli oppressi. Nei vv. 7-12 lo si riscontra nella storia del popolo eletto.

vv. 7-12. Questi versetti sintetizzano gli interventi di Dio a favore del suo popolo oppresso al tempo di Mosè, cui il Signore ha rivelato i piani di liberazione dalla schiavitù egiziana (cfr. Es 3,7-10; 33,13). Nello stesso tempo con successive pennellate vengono rivelate le molteplici facce dell'amore paterno di Dio.

v. 8. «Buono e pietoso è il Signore...»: il versetto richiama la rivelazione di Dio a Mosè (cfr. Es 34,6-7) dopo l'episodio increscioso del vitello d'oro e la rottura delle prime tavole della legge.

v. 9. «Egli non continua a contestare...»: cfr. Es 34,9-10.

v. 10. «Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe»: si supera la teoria della retribuzione terrena secondo cui le malattie, le avversità e la morte prematura erano conseguenze e punizioni per il peccato. Dio nel suo amore non applica la fredda giustizia retributiva, ma preferisce sospendere l'ira e applicare la misericordia a condizione che l'uomo riconosca il suo peccato (cfr. Ger 3,12-13).

vv. 11-13. «Come il cielo è alto... come dista l'oriente dall'occidente... come un padre..»: con le immagini spaziali della dimensione verticale (v. 11), di quella orizzontale (v. 12), e con l'immagine dell'amore paterno (v. 13) il salmista descrive l'immensità dell'amore misericordioso del Signore. Per l'immagine di Dio come padre cfr. Dt 32,6; Os 11,1-11; Is 64,7; Ger 3,19.22; 31,9. «quanti lo temono»: l'espressione, che ricorre alla fine dei vv. 11.13.17, designa i destinatari dell'amore misericordioso di Dio Padre: quelli che lo riconoscono come tale e lo rispettano osservando i suoi precetti.

vv. 14-16. «Perché egli sa di che siamo plasmati...»: con il ricordo della creazione e con il ricorso a immagini sapienziali, il salmista motiva l'amore misericordioso di Dio Padre verso l'uomo. Esso si fonda sull'immagine della creazione dell'uomo tratto dalla polvere della terra (Gn 2,7) e sulla stessa fragilità e fugacità della creatura umana (cfr. Is 40,6-8; Sal 90,5-6). La sua debolezza perciò causa e spiega l'amore indulgente di Dio.

vv. 17-19. In contrasto con la fragilità e fugacità dell'uomo espresse nei vv. 14-16 il salmista ribadisce la stabilità e l'eternità dell'amore di Dio verso quelli che «lo temono».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA DURANTE LA PROVA 1 Preghiera di un povero che è sfinito ed effonde davanti al Signore il suo lamento.

2 Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido di aiuto.

3 Non nascondermi il tuo volto nel giorno in cui sono nell'angoscia. Tendi verso di me l'orecchio, quando t'invoco, presto, rispondimi!

4 Svaniscono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa.

5 Falciato come erba, inaridisce il mio cuore; dimentico di mangiare il mio pane.

6 A forza di gridare il mio lamento mi si attacca la pelle alle ossa.

7 Sono come la civetta del deserto, sono come il gufo delle rovine.

8 Resto a vegliare: sono come un passero solitario sopra il tetto.

9 Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro di me.

10 Cenere mangio come fosse pane, alla mia bevanda mescolo il pianto;

11 per il tuo sdegno e la tua collera mi hai sollevato e scagliato lontano.

12 I miei giorni declinano come ombra e io come erba inaridisco.

13 Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo di generazione in generazione.

14 Ti alzerai e avrai compassione di Sion: è tempo di averne pietà, l'ora è venuta!

15 Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua polvere.

16 Le genti temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria,

17 quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.

18 Egli si volge alla preghiera dei derelitti, non disprezza la loro preghiera.

19 Questo si scriva per la generazione futura e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:

20 “Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra,

21 per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte,

22 perché si proclami in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme,

23 quando si raduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore”.

24 Lungo il cammino mi ha tolto le forze, ha abbreviato i miei giorni.

25 Io dico: mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano di generazione in generazione.

26 In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani.

27 Essi periranno, tu rimani; si logorano tutti come un vestito, come un abito tu li muterai ed essi svaniranno.

28 Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non hanno fine.

29 I figli dei tuoi servi avranno una dimora, la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza.

_________________ Note

102,1 Come è nello stile delle lamentazioni, è un’umanità sofferente e prostrata quella che rivolge il grido di aiuto a Dio (vv. 2-12). La seconda parte del salmo (vv. 13-23) si apre sull’orizzonte più ampio della comunità d’Israele, raccolta in preghiera per la ricostruzione materiale e spirituale di Gerusalemme. La preghiera si chiude con un nuovo richiamo alla precarietà della condizione umana, ma anche con la fiduciosa speranza dell’orante di venir accolto nell’abbraccio di bontà del suo Dio (vv. 24-29). Questa composizione è stata collocata dalla tradizione cristiana tra i sette “salmi penitenziali” (vedi Sal 6).

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Approfondimenti

Supplica personale e per la nazione Supplica individuale [di un malato] (+ motivi innici e di supplica per la restaurazione nazionale)

Il salmo consta fondamentalmente di due preghiere distinte: una supplica personale e una per la ricostruzione di Sion. La cosa si può rilevare, oltre che dal tema, anche dalla metrica. Infatti nei vv. 2-12 + 24-28 si hanno nel TM 3 + 3 accenti e 4 + 3 nei vv. 13-23. Tuttavia allo stato attuale il testo non si lascia facilmente smembrare in due tronconi, sebbene vi siano state varie ipotesi per farlo. Oggi si è orientati per l'unità del testo. Infatti allo stato attuale può essere considerato come un corpo unitariamemte vivo e che si mostra cresciuto con lo sviluppo della storia e della speranza della nazione ebraica. Strutturalmente si ha un'inclusione nella prima parte tra i vv. 4 e 12 con la voce «miei giorni» (yāmāy) e con il tema dello «svanire» (vv. 5 e 12). Nei vv. 13-23 (II parte) si ha una struttura chiastica concentrica, essendoci all'inizio, al centro e alla fine il binomio JHWH-Sion (vv. 13-14; v. 17; vv. 22-23). Nei vv. 24-29 si ha la ripresa della I parte con l'inclusione «miei giorni» nei vv. 24-25 (cfr. vv. 4.12) richiamati da «tuoi anni» (vv. 25-28). La simbologia riguarda lo spazio e il tempo nonché il corpo e la psiche, rispecchiando la psicologia di un malato grave nello stato febbrile. C'è inoltre l'asse semantico di tempo ed eternità ovvero di caducità ed eternità, e il rapporto individuo e comunità. L'accenno al «tempo» è frequente, come nel Sal 90; tra l'altro la voce «giorno» si trova nei vv. 3.4.9.12.24.25. Il salmo abbonda di paragoni nella parte riguardante la lamentazione (vv. 4b.5a.7ab.8.10.12ab.27a) e mostra vari contatti letterari con altri testi dell'AT. È soffuso di un'atmosfera malinconica, ma anche di fede e di speranza. Non difetta di una certa originalità artistica. E il quinto dei “Salmi penitenziali”.

Divisione:

  • vv. 2-12 (I parte): lamentazione personale;
  • vv. 13-23 (II parte): lamentazione e supplica per la restaurazione di Sion;
  • vv. 24-28 (III parte): ripresa della lamentazione iniziale;
  • v. 29: conclusione generale.

vv. 2-3. In questi pressanti appelli introduttivi si richiama l'attenzione di Dio per averne il soccorso nella situazione di angoscia dettata dalla malattia. Si tratta di invocazioni tradizionali (cfr. Sal 18,7; 27,9; 39,13; 69,18; 88,3). Si ricorre al simbolismo dell'orecchio e del grido (simbolismo auditivo) e al simbolismo del volto (simbolismo visivo).

v. 3. «Non nascondermi il tuo volto»: il nascondere il volto da parte di Dio può indicare sdegno o disinteresse, cfr. Sal 13,2-3; 30,7-11; 69,18; 89,47. Il mostrare invece il volto è segno di benevolenza, di protezione e fonte di gioia, cfr. Sal 17,15; 44,4; 67,2; 89,16-19.

v. 4. «in fumo»: a differenza di altri salmi (37,20; 68,3) ove il fumo simboleggia il dileguarsi dei nemici sconfitti, qui come in Is 51,6 indica il rapido svanire dell'umana esistenza.

vv. 7-9. L'orante descrive un'amara solitudine, richiamando il deserto e le rovine, come effetto della sua grave malattia, solitudine che è interrotta solo dalle imprecazioni dei nemici (v. 9). Si usano le immagini dei volatili: «pellicano, gufo, uccello solitario». Il salmista è come loro perché solitario «veglia e geme», mentre «tutto il giorno» i suoi nemici l'insultano. È sottintesa qui la teoria della retribuzione che vuole la malattia come conseguenza di una colpa. Cosicché l'orante oltre alle sofferenze fisiche deve sopportare anche quelle morali, effetto delle accuse e ingiurie dei nemici.

v. 7. «simile al pellicano del deserto»: la voce qa’at, che la tradizione e le antiche versioni interpretano come «pellicano», è difficile da identificare. In più bisogna aggiungere che il «pellicano» non vive solitario né tra le rovine, ma in stormi e presso i fiumi e le paludi. Altri pensano a un «rapace» o a una «civetta».

v. 11. «perché mi sollevi e mi scagli lontano»: l'orante si vede nella sua malattia come punito da Dio (cfr. Sal 90,7-9), che, come un uragano, sradica gli alberi e quanto incontra per scaraventarli lontano (cfr. Sal 18,43; Gb 27,21; 30,19.22).

v. 12. «I miei giorni... come erba..»: si riprendono i due temi in inclusione con i vv. 4-5.

vv. 13-15. Questi versetti iniziano con un forte contrasto con quelli precedenti. Sono segnati stilisticamente dall'espressione «Ma tu», che come di frequente nei salmi segna una svolta di pensiero, e dal verbo «rimanere» (yšl) rafforzato da «in eterno». Infatti, mentre nei vv. 3-12 si era parlato della fugacità della vita umana, qui si parla della stabilità di Dio.

v. 14. «Tu sorgerai»: nota il contrasto tra il «rimanere» (yšl) del v. 13 e il «sorgere» (qwm) del v. 14. Anche le due espressioni sono similmente costruite. «perché è tempo... l'ora è giunta...»: secondo una caratteristica formula profetica e salmica (Sal 12,6; 85,10) l'orante sottolinea l'imminenza dell'intervento salvifico di Dio scandendola due volte. Si tratta dell'ora di realizzare il progetto salvifico divino (Ab 2,3; Dn 8,19).

v. 15. «sono care le sue pietre»: l'orante esprime con tenerezza l'amore verso la città di Gerusalemme (Sion: vv. 14.17.22). Si richiama il tema della nostalgia verso la propria patria, che non è solo un fatto ideale, ma concreto, di amore anche per la sua conformazione fisica, per la terra in sé e per sé, cfr. Sal 137; Is 52,9.

vv. 16-23. Sion, come in una visione profetica, è vista, già ricostruita, come centro universale di attrazione dei popoli della terra (Is 2; 60; Zc 14,16-19). Vi si realizzano le profezie del Deuteroisaia (Is 40,5; 52,10) e del Tritoisaia (Is 59,19; 60,3.10). Il salmista evoca tutto ciò ricorrendo anche a motivi dei “Salmi della regalità” (cfr. Sal 96,3.7-10; 97,6; 98,2-3; 100 ecc.).

v. 19. Il versetto dal punto di vista strutturale fa da ponte tra il precedente e il seguente. Mentre esorta a fissare per iscritto quanto detto nei vv. 16-18 (primo emistichio), invita, nel secondo emistichio, il popolo «ricreato» a lodare il Signore: è ciò che viene sviluppato nei vv. 20-23. «un popolo nuovo»: alla lett. «un popolo che sarà creato» (cfr. Sal 22,32; Is 43,21). Si usa il verbo ’br (creare). Il riferimento è al popolo che ha subito l'esilio. Liberato finalmente dal Signore è come «ricreato», tratto dalla polvere dell'umiliazione in cui era stato gettato. Non si tratta di sola rinascita spirituale come nel Sal 51,12, dopo il peccato, ma di una rinascita globale (fisica, spirituale, nazionale e liturgica) che abbraccia tutto l'uomo nelle sue manifestazioni di vita. Sulle labbra di questo nuovo popolo, finalmente libero e in patria, rifiorisce la gioia di vivere significata dalla lode e dal canto, ciò che non poteva realizzarsi in esilio (cfr. Sal 137,3-4).

v. 20. «Il Signore si è affacciato...»: c'è un antropomorfismo, che di per sé indica interessamento di Dio in senso negativo o in senso positivo: cfr. Es 14,24; Sal 14,2, Dt 26,15. Qui l'affacciarsi di Dio è positivo, significa aiuto e soccorso (v. 21).

v. 23. «si aduneranno insieme i popoli e i regni...»: tra i «servi» (v. 15) ci saranno non solo gli Israeliti, ma anche i «popoli pagani» (‘ammîm) e gli altri regni. Tutti «serviranno» il Signore.

vv. 24-28. Dopo l'interruzione profetico-innica universalistica dei vv. 16-23, si riprende il genere della lamentazione individuale dei vv. 2-12, non senza aver subito l'influenza della parte innica. Il v. 24 inizia ex abrupto. Siamo di fronte alla presentazione del “caso” fatta in due tempi, come avviene a volte nelle lamentazioni (cfr. Sal 22,7.13-19; 88,4-9.15-19). Si riporta subito il lettore davanti al quadro della sofferenza descritta nei vv. 2-12.

v. 25. «a metà dei miei giorni»: si indica qui la morte prematura, cfr. Is 38,10; Sal 55,24.

vv. 26-28. Facendo contrasto con la fugacità della vita umana, come nei vv. 13-14, in chiave cosmica, si argomenta sull'eternità di Dio e quindi sulla sua immutabilità salvifica. Ciò è motivo di certezza e di speranza per l'esaudimento della preghiera del v. 25a. Questi versetti in ebraico sono costruiti in modo raffinato e in forma concentrica. C'è il gioco delle antitesi. Si ricorre all'immagine del vestito per indicare la breve durata della vita dell'uomo.

Nel NT i vv. 26-28 sono citati da Eb 1,10-12, secondo i LXX, per dimostrare la trascendente superiorità di Cristo su tutti gli esseri creati.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SOLENNE IMPEGNO DEL RE PER LA GIUSTIZIA 1 Di Davide. Salmo.

Amore e giustizia io voglio cantare, voglio cantare inni a te, Signore.

2 Agirò con saggezza nella via dell'innocenza: quando a me verrai? Camminerò con cuore innocente dentro la mia casa.

3 Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie, detesto chi compie delitti: non mi starà vicino.

4 Lontano da me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere.

5 Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo ridurrò al silenzio; chi ha occhio altero e cuore superbo non lo potrò sopportare.

6 I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino accanto a me: chi cammina nella via dell'innocenza, costui sarà al mio servizio.

7 Non abiterà dentro la mia casa chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza.

8 Ridurrò al silenzio ogni mattino tutti i malvagi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male.

_________________ Note

101,1 L'orante, probabilmente il re o un personaggio rivestito di una particolare autorità, delinea in questa preghiera il profilo interiore di chi è posto alla guida del popolo. In primo luogo viene messa in evidenza la piena adesione alla legge del Signore (chiamata via dell’innocenza, v. 2), fonte di saggezza e norma di buon governo; poi, emerge quasi un decalogo sociale, al quale il re promette di attenersi per reggere con giustizia il popolo.

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Approfondimenti

Programma ideale di un re giusto e saggio Salmo regale

L'orante presenta nella finzione poetica o nella realtà una bozza di un “discorso della corona” tenuto davanti a un'assemblea, in cui una suprema autorità (probabilmente il re) si impegna a rispettare e a far rispettare i precetti dell'alleanza divina. È un salmo regale in senso largo e a sfondo liturgico. Anche se il re non viene esplicitamente nominato, che ci si riferisca a lui lo si intuisce da quanto possiede (una grande casa per accogliere molti: vv. 2.6.7) e da ciò che ha intenzione di fare, che non è certo nelle possibilità di un privato cittadino (vv. 5.6.8). Per alcuni aspetti il Sal 101 è parallelo al Sal 18,21-25 (a proposito della protesta d'innocenza), ma mentre là ci si riferiva alle azioni passate, nel Sal 101 le promesse d'impegno sono per il futuro. Scomparsa la monarchia, il salmo ricevette l'interpretazione messianica. Il protagonista parla in prima persona. È una composizione abbastanza sobria, ben organizzata e strutturata in distici quasi sempre regolari. Procede solitamente per antitesi, basandosi sulla menzione positiva delle azioni del re, contrarie a quelle negative degli empi. Il nome del Signore (JHWH) fa da inclusione nel v. 1 e 8. Altri elementi di struttura sono le voci: via (vv. 2.6), cuore (vv. 2.4.5), casa (vv. 2.7), occhi (vv. 3.6.7), paese (vv. 6.8). La simbologia è spaziale (cfr.: via, casa, paese, città) e somatico-psicologica (cfr.: cuore, occhi).

Divisione:

  • v. 1: dossologia d'inizio;
  • vv. 2-8: impegni programmatici del re.

v. 1. La dossologia è per alcuni un'aggiunta posteriore per adattare il salmo alla lode liturgica. La formulazione è stereotipa, ma agganciata tematicamente al contenuto degli altri versetti. «Amore e giustizia...»: è la coppia delle virtù dell'alleanza. Nell'evidenziarle, in quanto osservate da Dio nella sua fedeltà, il salmista di riflesso le indica al re per l'esercizio concreto del suo governo.

v. 2. «Agirò con saggezza»: il re si impegna prima con se stesso (Sal 78,72; 1Re 9,4; Sap 9) a essere fedele alla legge di Dio. Alla lett. «voglio essere sapiente» (’aśkîlâ). È la sapienza pratica, che chiese Salomone al Signore per ben governare (1Re 3). «quando verrai a me?»: è la richiesta al Signore di una sua visita per essere confortato e benedetto nell'azione di governo, secondo il principio della retribuzione, dato che egli, il re, si prefigge di agire secondo la legge. «con cuore integro»: cioè con fedeltà di cuore, che implica coerenza di vita e piena sincerità (cfr. Prv 11,20; Sal 119,1), come Davide (cfr. Sal 18,21.24; 78,72).

v. 3. «Non sopporterò davanti ai miei occhi...»: il re dichiara la sua ferma intenzione di non compromettersi con le ingiustizie e di non farsi complice di chi le compie. «azioni malvagie»: alla lett. «parola di Belial» (cfr. Sal 41,9; cfr. Es 10,10; Dt 15,9).

v. 5. «occhi altezzosi e cuore superbo»: alla lett. «alto di occhi e largo di cuore». Si designano gli ambiziosi che hanno come scopo il successo anche a costo di nuocere agli altri e perfino eliminandoli se gli sono di ostacolo (cfr. Prv 16,5; 21,4; 28,25; Sal 18,28; 131,1).

vv. 6-7. «i fedeli del paese... chi cammina per la via integra»: coloro che praticano la fedeltà alla legge del Signore come il re (v. 2b) (cfr. Nm 12,7; 1Sam 2,35; Pr 25,13), abitando presso il santuario del Signore (Sal 15, 1; 61,5) possono abitare anche presso il re. «Non abiterà nella mia casa...»: coloro che come il bugiardo e il fraudolento non sono degni di abitare nella casa del Signore, non lo sono neanche per abitare nella casa del re.

v. 8. «Sterminerò ogni mattino...»: con una forte esagerazione il re proclama il suo fermo proposito di liberare tutto il paese dagli empi e la città santa di Gerusalemme dagli operatori iniqui, anche ricorrendo a estremi mezzi di coercizione quali le sentenze di morte. «ogni mattino...»: cfr. Ger 21,12. Il mattino è l'ora della celebrazione dei processi. L'espressione indica la sollecitudine e la vigilanza del re per il suo programma di «purificazione» del paese e della città santa.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVITO ALLA LODE 1 Salmo. Per il rendimento di grazie.

2 Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza.

3 Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo.

4 Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome;

5 perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione.

_________________ Note

100,1 Breve ma intenso inno di lode e di ringraziamento che accompagna la comunità nel suo ingresso al tempio del Signore. Al centro della preghiera è incastonato il “Credo” d'Israele, cioè la professione di fede nell'unicità di Dio e nella sua opera di creatore e guida del popolo.

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Approfondimenti

Lode e ringraziamento al Signore Inno

Fede, lode e ringraziamento sono espresse da questo salmo, breve, ma denso di teologia e di suggestione. Per struttura e tematica il salmo è simile al Sal 117 e alla prima parte del Sal 95 (vv. 1-7a). L'impostazione liturgica è evidente. Probabilmente si tratta di un canto processionale d'ingresso al tempio, guidato da un liturgo o da un coro che invita l'assemblea. Si esprime l'essenziale del credo del popolo ebraico. È a struttura dittica e si divide in due parti: vv. 2-3; 4-5. Ambedue iniziano con un invitatorio che consta di due imperativi (vv. 2-3a; 4) e dalla motivazione (vv. 3b; 5). Prevalgono nel TM gli accenti 3+3+3. La simbologia dello spazio è presente nei vv. 2.3.4 (terra, pascolo, atri) e quella del tempo nei vv. 3.4.5 (presente, passato e futuro).

vv. 2-3. «acclamate... servite... presentatevi... riconoscete»: sono i primi quattro imperativi dell'invitatorio. L'invito a lodare e a riconoscere il Signore dell'alleanza è pressante. Si tratta di un vera ovazione, cfr. Sal 66,1. «voi tutti della terra»: alla lett. «tutta la terra». I popoli della terra sono invitati a lodare il Signore. C'è un respiro e un orizzonte universale, cfr. Sal 98,4; Is 2,1-5; 60,1-22. «servite il Signore»: le genti sono invitate a servire il Signore nel culto e a impegnarsi nell'alleanza come Israele stesso (cfr. Gs 24,14-24; Is 56,6-7). «nella gioia... con esultanza»: il servizio al Signore, come quello del culto e dell'osservanza dei comandamenti, deve avvenire in un'atmosfera di festa.

v. 3. «Riconoscete»: il verbo «conoscere/riconoscere» (yd‘), nella sua valenza biblica di conoscenza sponsale, suppone anche l'accoglienza, l'adesione, la fedeltà, l'amore. Il «riconoscere» sta in una posizione centrale, di vera importanza nell'economia di questo breve salmo. Difatti è al centro di tutti i verbi dell'invitatorio della prima e della seconda parte. Con questo verbo si invitano i popoli della terra a una triplice professione di fede: a riconoscere il Signore come unico Dio, come creatore («egli ci ha fatti») e come Dio dell'alleanza con Israele. («e noi siamo suoi»): cfr. Is 43,1).

v. 4. «Varcate...»: dall'orizzonte universale, cosmico, si passa a quello particolare del tempio di Gerusalemme, di cui si citano per sineddoche (la parte per il tutto) le porte e gli atri. «con inni di grazie... benedite»: la lode pura del primo distico, ora prende la fisionomia di ringraziamento e di benedizione, ma sempre nella gioia, nel clima festoso.

v. 5. La motivazione del secondo distico si esprime, come nel primo, in una triplice professione di fede. «buono»: la bontà del Signore è concreta e si manifesta nel suo amore premuroso e attento per l'uomo: cfr. Sal 25,8; 34,9; 73,1; 86,9; «eterna la sua misericordia»: la misericordia (ḥesed) non cessa neanche davanti all'infedeltà dell'uomo. «la sua fedeltà»: indica la costanza dell'impegno di Dio nel rispetto dell'alleanza.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, RE GIUSTO E SANTO 1 Il Signore regna: tremino i popoli. Siede in trono sui cherubini: si scuota la terra.

2 Grande è il Signore in Sion, eccelso sopra tutti i popoli.

3 Lodino il tuo nome grande e terribile. Egli è santo!

4 Forza del re è amare il diritto. Tu hai stabilito ciò che è retto; diritto e giustizia hai operato in Giacobbe.

5 Esaltate il Signore, nostro Dio, prostratevi allo sgabello dei suoi piedi. Egli è santo!

6 Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti, Samuele tra quanti invocavano il suo nome: invocavano il Signore ed egli rispondeva.

7 Parlava loro da una colonna di nubi: custodivano i suoi insegnamenti e il precetto che aveva loro dato.

8 Signore, nostro Dio, tu li esaudivi, eri per loro un Dio che perdona, pur castigando i loro peccati.

9 Esaltate il Signore, nostro Dio, prostratevi davanti alla sua santa montagna, perché santo è il Signore, nostro Dio!

_________________ Note

99,1 È la santità di Dio il motivo che ritma questo inno, con cui si chiude la piccola serie dei “salmi della regalità del Signore” (vedi Sal 47). Questa santità (che nella Bibbia esprime separazione e trascendenza insieme) da una parte fa di Dio il Signore di tutta la terra e, dall'altra, lo rende vicino al suo popolo (rappresentato nelle tre grandi figure carismatiche della storia di Israele: Mosè, Aronne, Samuele, v. 6).

99,5 sgabello dei piedi di Dio: il monte Sion, ma anche l’arca dell’alleanza (vedi Sal 132,7).

99,7 colonna di nubi: riferimento a Es 33,9.

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Approfondimenti

Il Signore regna in Sion e su tutti i popoli Inno della regalità del Signore (JHWH)

Il salmo canta la regalità del Signore che siede in Sion e si erge eccelso sopra tutti i popoli. È l'ultimo, e anche il più originale, dei “Salmi della regalità” del Signore. Vi si differenzia dagli altri in particolare per la ricchezza teologica, il lirismo e il tenore morale. Sebbene inizi con l'espressione «Il Signore regna» (JHWH mālāk) si distacca dai Sal 96-98, che si ispirano al Deuteroisaia per il contenuto salvifico-escatologico, e si avvicina di più al Sal 47 e, in parte, anche al 93 per il suo aspetto celebrativo-cultuale. Il Sal 99 mostra così di essere legato al tempio e al culto, alla teologia della santità e dell'alleanza; ma non è facile definire il suo impiego in una precisa cerimonia o in una particolare festa. E preesilico (VII o VI sec. a.C.). A livello letterario è ben strutturato; il metro nel TM è un po' incerto; gli accenti sono per lo più 4 + 4 a eccezione dei vv. 5 e 9 in cui sono 3 + 3 + 3. C'è un simbolismo spaziale di base, cui si affianca quello cultuale-regale-giudiziario. Qualcuno divide il salmo in due parti (vv. 1-5; 6-9), ma generalmente viene diviso in tre parti (vv. 1-3; 4-5; 6-9) basandosi sul ritornello «è santo» (vv. 3.5) e l'espressione «Il Signore è santo» del v. 9. Ogni parte termina con un ritornello (vv. 3.5.9). Nella prima si esalta la maestà e l'universalità della regalità divina; nella seconda l'attenzione si sposta sulla potenza della regalità che si esercita nella giustizia e nel suo esercizio; nella terza si esalta la regalità divina che si è manifestata più direttamente nel popolo eletto e nella storia della sua alleanza con il Signore, ma in particolare nella pazienza di Dio e nell'esaudire i tre grandi intercessori: Mosè, Aronne e Samuele.

v. 1. Il versetto è costruito con un parallelismo sinonimico, e con tratti tradizionali. Al primo membro di ogni emistichio esaltante la regalità, corrisponde l'effetto di risonanza delle creature, prese dal sacro timore reverenziale. «Il Signore regna»: così iniziano anche i Sal 93,1; 97,1. «siede sui cherubini»: il titolo è riportato anche in Sal 80,2; 2Re 19,15; Is 37,16. Ci si riferisce all'arca dell'alleanza che era sormontata da due cherubini, considerata trono di Dio sulla terra (Es 25,22; Nm 7,89; 10,33-35; Sal 68,2; Dn 3,53-56).

v. 2. «Grande è il Signore in Sion, eccelso sopra tutti i popoli»: il testo ebraico è costruito chiasticamente, avente alla fine del primo emistichio e all'inizio del secondo questi due aggettivi. Sono così indicati l'asse orizzontale (grande) e l'asse verticale (eccelso).

v. 3. «il tuo nome»: è la stessa persona di Dio: cfr. Sal 8,2; 97,12. «grande e terribile»: cfr. Dt 10,17; Sal 111,10; Is 57,15 (cfr. Sal 76). Si denota con questi attributi la trascendenza divina. «perché è santo»: la santità di Dio più delle altre qualità divine sottolinea la sua purissima trascendenza. «santo» (qādôš) è l'aggettivo fondamentale e più ricorrente nel salmo (quattro volte nei vv. 3.5.9); significa di per sé «separato, allontanato da ogni impurità». Il Signore è «santo» (cfr. 1Sam 2,2; Is 6,3; Am 4,2; Os 11,9). Ma questa separazione-trascendenza non lo esclude dall'essere attivo nella storia. Anzi proprio nella storia salvifica egli manifesta la sua «santità» (Is 29,23; 41,14; 43,3).

v. 4. «Re potente»: alla lett. «potenza di re». L'espressione ha valore di superlativo (= potentissimo). «tu hai stabilito ciò che è retto»: Dio ama la giustizia ed è la fonte della giustizia e del diritto. Queste sono la base e il fondamento stabile del mondo e della storia.

v. 5. «Esaltate il Signore..»: si invita a lodare e ad adorare il Signore, che anche nella legge manifesta la sua santità, radice della stessa regalità. L'invito si ripete quasi identico in inclusione nel v. 9. «sgabello dei suoi piedi»: secondo il v. 9 è il monte Sion «il suo monte santo» in genere, ma in senso più diretto è l'arca dell'alleanza (Sal 132,7; 1Cr 28,2) e per estensione il tempio che custodiva l'arca e la stessa città di Gerusalemme posta su «monte santo», e infine la terra stessa nei confronti del cielo, sede del trono divino (Is 66,1; Mt 5,35).

vv. 6-8. Con brevi cenni al periodo esodale si ricordano Mosè, Aronne e Samuele, come «custodi» e «mediatori» (vv. 6-7a) dell'alleanza, e si esalta l'accondiscendenza di Dio nei loro confronti, ma anche la sua pazienza e severità, essendo stati a volte anch'essi trasgressori (v. 8).

v. 6. «Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti»: sono chiamati sacerdoti, essendo della tribù di Levi e per la loro funzione mediatrice. «Samuele»: funse da mediatore in particolare nella fondazione della monarchia (1Sam 7,8-9; 12,16-25). Il binomio Mosè e Samuele come intercessori sacerdotali è sviluppato in particolare da Geremia.

v. 8. «un Dio paziente»: è il Dio che si manifesta in particolare nell'esodo (cfr. 34,6-7); «pur castigando i loro peccati»: quali?: una mancanza di fede (Es 32,1-6; Nm 12,1-15; 14,26-35; 20,12-24; 27,13-14; Dt 3,23-26), il troppo parlare di Mosè (Sal 106,33), o il parlare invece di operare? (Nm 20,8-10). Di Samuele non sono menzionate nella Bibbia particolari trasgressioni, ma i tre si possono considerare come “tipi” della vicenda di tutto il popolo eletto di fronte all'alleanza. Anche i grandi mediatori del passato sono stati bisognosi di perdono! (cfr. Sap 11, 23).

v. 9. «Esaltate il Signore...»: è il terzo invito del salmo a lodare il Signore e ad adorarlo. Fa inclusione con il v. 5. La motivazione è la sua santità e la fedeltà all'alleanza con Israele, espressa dall'invocazione «nostro Dio» (cfr. Es 20,2; Dt 5,2.6-16; 6,16).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, SALVATORE 1 Salmo.

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

3 Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d'Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio.

4 Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!

5 Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde;

6 con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore.

7 Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti.

8 I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne

9 davanti al Signore che viene a giudicare la terra: giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.

_________________ Note

98,1 La salvezza, che Israele ha sperimentato grazie alla destra e al braccio di Dio (v. 1, immagini che indicano i grandi interventi di Dio all'epoca della liberazione dalla schiavitù egiziana) e cantato come giustizia, amore, fedeltà, vittoria (vv. 2-3), viene proclamata, in questo inno, a tutti i popoli della terra, come segno della regalità di Dio e del suo progetto di bontà.

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Approfondimenti

Il Signore re, giudice e salvatore Inno della regalità del Signore (JHWH)

Quest'inno è una replica pressoché identica del Sal 96. Inoltre quasi simili sono il messaggio e i temi cosmici e musicali. Il Sal 98 tuttavia accentua di più il tema della salvezza universale-escatologica. È un carme antologico come i precedenti 96 e 97, che attingono per lo più dal Deuteroisaia. Il carattere antologico non impedisce al Sal 98 di essere perfettamente unitario, armonico, musicale, oltre che abbastanza vivace nelle immagini. Il ritmo nel TM non è uniforme; viene usato per lo più il metro elegiaco-meditativo della qînâ (3 + 2 accenti) nonostante il tono e il tema gioiso. Nel v. 2 c'è un tristico (2 + 2 + 2 accenti) e vi sono distici di 3 + 3 accenti (vv. 4-8). Dio ricorre con il nome «Signore» (JHWH) sei volte e con l'espressione «nostro Dio» una volta (v. 3). Il salmo si presenta anche come un buon modello di testo storico-escatologico. Vengono ricordati i prodigi del passato, si contestualizzano al presente e si proiettano al futuro, nella venuta di un regno perfetto di giustizia per tutti i popoli. Dominano il salmo i campi semantici simbolici dello spazio-tempo, della musica, della regalità che si esprime nel contesto giudiziario.

Il salmo si divide in due parti:

  • vv. 1-3 (I parte): invito a lodare (v. 1a); motivazione (= salvezza storica) (vv. 1b-3);
  • vv. 4-9 (II parte): invito solenne a lodare (vv. 4-8); motivazione (v. 9) (giudizio escatologico).

v. 1a. «Cantate... un canto nuovo»: così inizia anche il Sal 96,1. «perché ha compiuto prodigi»: è la motivazione (elemento cardine nel genere innico) dell'invitatorio. I «prodigi» (niplᵉ’ôt) evocano l'esodo, ma anche il nuovo esodo (il ritorno dalla schiavitù babilonese); «la sua destra e il suo braccio santo»: è un antropomorfismo per esprimere i prodigi della creazione (Sal 89,11.14), dell'esodo (Es 15,16) e del nuovo esodo (Is 40,10; 51,5.9; 52,10).

v. 2. «salvezza... giustizia»: il binomio appartiene allo stile del Deuteroisaia (cfr. 52,10), ma è noto anche al Tritoisaia (59, 17). Esprime l'intervento salvifico di Dio. Salvezza (= vittoria), giustizia (= realizzazione dei disegni di Dio, come rivendicazione della sua autorità sul mondo e sulla storia e come fedeltà alla sua alleanza) (cfr. v. 3).

v. 3. «si è ricordato... amore... fedeltà»: il ricordare (zkr) è un pilastro della fede d'Israele; l'amore e la fedeltà sono le due virtù caratteristiche dell'alleanza; i due termini sono in coppia molto spesso nel Salterio. «tutti i confini della terra...»: l'espressione, oltre a esprimere la grandezza e la meraviglia delle imprese salvifiche di Dio, suppone anche in chiave missionaria la partecipazione di tutte le genti alla gioia e ai frutti delle gesta di Dio. C'è un'apertura universalistica (cfr. Sal 87; 96; Is 40,5; 45,20-22; 66,18).

v. 4. «con canti di gioia»: al «canto nuovo» di v. 1a si sostituisce in questa seconda parte l'invito molto più solenne («acclami... gridate, esultate»), più universalistico («tutta la terra») e più gioioso («con canti di gioia»), con strumenti musicali (vv. 5-6) e con la partecipazione di tutta la natura (vv. 7-8).

v. 5-6. L'invito a «cantare inni» e ad «acclamare» viene rinforzato dall'uso degli strumenti musicali come l'arpa, il suono melodioso (= del salterio), la tromba, il corno. Sono quattro strumenti che rappresentano quelli adoperati nel tempio per il culto.

vv. 7-8. Al suono degli strumenti si aggiunge la partecipazione del cosmo che fa da coro: il mare, il mondo abitato, gli stessi fiumi e le montagne sono invitati a partecipare alla lode del Signore. C'è una personificazione degli elementi della natura. Cfr. Sal 96,11-12; Is 55,12.

v. 8. «I fiumi battano le mani»: il gesto di accompagnamento ritmico delle mani è riferito ai popoli nel Sal 47 e in Is 55,12 agli alberi della campagna. Qui ai fiumi!

v. 9. «davanti al Signore che viene... a giudicare»: è la motivazione dell'invito solenne e cosmico a lodare. È anche una professione di fede nell'avvento del Signore. Egli viene nella sua regalità per un giudizio di salvezza per tutti gli uomini. Si ripete con leggera variante la finale del Sal 96,13.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA GLORIA DEL SIGNORE

1 Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte.

2 Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sostengono il suo trono.

3 Un fuoco cammina davanti a lui e brucia tutt'intorno i suoi nemici.

4 Le sue folgori rischiarano il mondo: vede e trema la terra.

5 I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra.

6 Annunciano i cieli la sua giustizia, e tutti i popoli vedono la sua gloria.

7 Si vergognino tutti gli adoratori di statue e chi si vanta del nulla degli idoli. A lui si prostrino tutti gli dèi!

8 Ascolti Sion e ne gioisca, esultino i villaggi di Giuda a causa dei tuoi giudizi, Signore.

9 Perché tu, Signore, sei l'Altissimo su tutta la terra, eccelso su tutti gli dèi.

10 Odiate il male, voi che amate il Signore: egli custodisce la vita dei suoi fedeli, li libererà dalle mani dei malvagi.

11 Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore.

12 Gioite, giusti, nel Signore, della sua santità celebrate il ricordo.

_________________ Note

97,1 In continuità con i salmi precedenti, anche questo inno proclama la regalità di Dio. Essa viene presentata, da una parte, mediante una teofania, cioè una sua particolare e grandiosa manifestazione, che la Bibbia solitamente collega con i fenomeni atmosferici (nubi, tenebre, fuoco, folgori, vv. 2-4); dall'altra, mediante la gloria del tempio sul monte Sion, dove Dio appare nella pienezza della sua regalità.

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Approfondimenti

Dio è luce e gioia per i giusti Inno della regalità del Signore (JHWH)

Il salmo celebra la regalità del Signore che appare nella poderosa teofania della tempesta cosmica (cfr. Sal 18,8; 29;96). Per la versione greca dei LXX il Sal 97 è un prolungamento ideale e logico del Sal 96, e vi sono motivi che possono giustificare l'ipotesi. Tra l'altro, essi sono ambedue di carattere antologico, hanno per tema centrale la regalità del Signore, si aprono a un panorama universalistico-escatologico, sono ambedue postesilici, e hanno inoltre come sfondo il tempio celeste e quello terrestre. Il campo semantico prevalente nel Sal 97 è spaziale, giudiziario ed esprime la gioia, che come l'atmosfera avvolge tutto l'inno. Strutturalmente il Sal 97 è stretto da un'inclusione data dal verbo «gioire» (śmḥ) presente nei vv. 1 e 12 e anche nel v. 8. Inoltre tra il v. 7 e 9 c'è un'altra inclusione data dall'espressione «tutti gli dei» (kōl-’elōhîm). Gli accenti nel TM sono per lo più 3 + 3.

Divisione:

  • vv. 1-6: la teofania cosmica;
  • vv. 7-9; la reazione degli idoli e dei loro adoratori;
  • vv. 10-12: la reazione dei fedeli.

v. 1. «Il Signore regna»: per l'acclamazione della regalità del Signore in apertura del salmo cfr. Sal 93,1 e 99,1. «esulti... gioiscano le isole tutte»: si esprime nel contempo l'effetto gioioso della regalità di Dio e la speranza che essa venga riconosciuta da ognuno per goderne i benefici. «le isole tutte»: in senso diretto sono le isole del Mediterraneo, ma per estensione anche i lidi stessi delle terre che si affacciano su questo mare. L'espressione, usuale nel Deutero e Tritoisaia (42,4.10.12; 51,5; 60,9; 66,19; cfr. Sal 72,10), indica l'universalità della salvezza.

vv. 2-5. Si descrive l'apparizione del Signore re nel mondo con le immagini di una teofania, ispirata fondamentalmente a quella del Sinai (Es 19,16-20), ma cfr. Sal 18,8-16; Sal 29. Gli sconvolgimenti atmosferici celesti (vv. 2-4) e terrestri (terremoti) (v. 5) esprimono la trascendenza e l'onnipotenza di Dio.

v. 2. «giustizia e diritto»: sono personificazioni delle virtù presenti nella teologia dell'alleanza e nel culto. Si riproduce qui il Sal 89,15 ove esse figurano come damigelle che sorreggono il trono del Signore.

v. 3. «Davanti a lui cammina il fuoco...»: anche il fuoco è personificato. Simboleggia la potenza travolgente di Dio che «brucia» i suoi nemici; cfr. Sal 18,9; 50,3; Is 10,17.

v. 5. «I monti fondono come cera...»: per l'immagine cfr. Mic 1,3-4. «Signore di tutta la terra»: per l'appellativo indicante il potere universale di Dio, cfr. Mic 4,13; Zc 4,14; 6,5.

v. 6. «I cieli annunziano...»: all'invito a gioire rivolto a tutti del v. 1 corrisponde un'acclamazione estasiata che è anche una professione di fede corale e, nello stesso tempo, motivazione dell'invito iniziale. Parafrasando, il salmista sembra esclamare stupito: «Davvero la regalità del Signore si manifesta e tutti possono contemplare la sua gloria!». Il versetto nel TM è basato sull'assonanza e riporta due verbi esprimenti la fede storico-narrativa d'Israele: «annunziare» (ngd) e «contemplare, vedere» (r’h); cfr. Sal 19,2-5; 50,6.

vv. 7-9. Davanti alla maestà di Dio e alla sua regalità, il pensiero del salmista non riesce a comprendere l'insensibilità degli adoratori degli idoli e reagisce scagliandosi contro entrambi.

v. 7. «idoli»: questi sono chiamati nello stesso versetto ’ēlohîm (dei) e ’elîlîm (nullità) con un gioco di parole come nel Sal 96,5. «si prostrino»: la forma verbale originale ha valore di imperativo e di perfetto. I due sensi che ne scaturiscono sono complementari. Per l'immagine cfr. 1Sam 5,1-6.

v. 10. «voi che amate il Signore»: alla lett. «amanti di JHWH». Nel testo ebraico è posto in stato enfatico all'inizio del versetto. I verbi «amare» e il suo contrario «odiare» (verbi di carattere antitetico) stanno insieme nello stesso versetto.

v. 11. «Una luce si è levata...»: il riferimento è al Signore che è «luce» (’ôr) che dà «gioia», cfr. Is 9,1-2; 58,8.10; 60,1-2; Sal 112,4.

v. 12. «suo santo nome»: alla lett. «memoriale della sua santità» (cfr. Sal 96,2; 106,47; Es 3,15). È citato il Sal 30,5. E così nei vv. 10-12 riecheggia il vocabolario teologico dell'alleanza. Il salmo si chiude con ottimismo, gioia e fiducia nella signoria di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALLA GRANDEZZA E ALLA GLORIA DI DIO

1 Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

2 Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

3 In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

4 Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dèi.

5 Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli.

6 Maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario.

7 Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,

8 date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

9 prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra.

10 Dite tra le genti: “Il Signore regna!”. È stabile il mondo, non potrà vacillare! Egli giudica i popoli con rettitudine.

11 Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude;

12 sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta

13 davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli.

_________________ Note

96,1 I popoli della terra sono chiamati a cantare la grandezza del Dio d’Israele, che si innalza, nella sua gloria di unico vero Dio, sugli dèi inerti e inconsistenti. All'orizzonte si profila il raduno finale di tutta l'umanità; nell'abbraccio della regalità e della paternità di Dio. Questo inno si trova anche in 1Cr 16,23-33, con alcune varianti.

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Approfondimenti

Un canto nuovo a Dio re Inno alla regalità del Signore (JHWH)

È una composizione abbastanza unitaria, sebbene antologica, del postesilio (IV sec. a. C.?), che rivela l'ingegno e la maestria dell'autore. Ci sono riferimenti, ma demitizzati, all'antico Sal 29 e al Deuteroisaia (cfr. polemica antidolatrica) e allusioni ad altri passi biblici. Il salmo si trova con alcune varianti nella raccolta antologica di 1Cr 16,8-36 tra il Sal 105,1-15 e il 106,1.47-48, presentata dal Cronista come ringraziamento dopo il trasferimento dell'arca santa in Gerusalemme. Ritmicamente, si presenta come una poesia libera da vincoli: si trovano infatti distici e tristici e varia il numero di accenti per stico. Si nota tuttavia una certa preferenza per lo schema poetico cananaeo abc/abd/abe (cfr. vv. 1-2). Le numerose inclusioni (cfr. le espressioni: «tutta la terra», «Signore», «nome», «gloria», «popoli») rendono i vv. 1-9 una composizione unitaria e così anche (cfr. il verbo «giudicare») i vv. 10-13. La seconda unità forma anche un crescendo. Il campo semantico simbolico, cosmico-spazio-temporale unifica il salmo; non manca tuttavia la motivazione politica legata alla figura di Dio re.

Divisione:

  • vv. 1-9 (I parte): il cantico nuovo;
  • vv. 10-13 (II parte): la regalità del Signore.

v. 1. «Cantate al Signore...»: l'invito ripetuto 3 volte nei vv. 1-2 indica particolare insistenza (figura dell'«anafora»). «canto nuovo»: cfr. Sal 33,3; 40,4; 98,1; 144,9; 149,1. L'espressione è particolarmente usata dal Deuteroisaia (42,10) e si riferisce alla celebrazione della salvezza messianico-escatologica portata dal Servo del Signore (JHWH) (Is 42, 1ss.).

vv. 2-3. «il suo nome»: è la sua persona (Sal 8,2). «annunziate... narrate... dite»: la lode secondo la fede storica d'Israele consiste nel raccontare gli interventi salvifici di Dio. Probabilmente i vv. 2b-3 («salvezza... prodigi») in senso più specifico possono riferirsi al ritorno dall'esilio, nuovo esodo (cfr. Is 40-55; Sal 126), dato l'impiego anche del verbo «annunziare» (bśr) caro al Deuteroisaia (40,9; 41,27; 52,7), verbo che i LXX traducono con euaggelizesthai (= portare il lieto annunzio). «in mezzo ai popoli... a tutte le nazioni»: i prodigi di Dio non possono essere racchiusi nell'ambito di un popolo ristretto; tutti devono conoscerli per beneficiarne, cfr. Is 66,18-19.

v. 5. «sono un nulla»: (’elîlîm), cfr. Sal 97,7; Is 2,8. 18.20. Nel primo emistichio il termine, che richiama per assonanza la voce «Dio» (’elōhîm), descrive sarcasticamente gli «dei» come «gli inutili, i nulla» (’ēlîlîm) (cfr. Gb 13,4); nel secondo emistichio, ricorre il nome di JHWH in contrapposizione «agli dei» (= nullità) del primo emistichio, e si esalta la potenza di Dio che «ha fatto i cieli».

vv. 7-9. Quest'invitatorio ha carattere duplice di inclusione e di apertura al cantico seguente, apice del salmo. Si ripetono grosso modo i temi dei vv. 1-3. Il modello seguito è quello di Sal 29, con la preoccupazione di demitizzarlo. Qui si sostituisce l'espressione «figli di Dio» di Sal 29,1 con «famiglie di popoli». Non sono più le divinità del pantheon cananeo a formare la corte celeste, ma i diversi popoli della terra. Essi sono invitati a salire al tempio di Gerusalemme per compiere il culto al Signore (cfr. Is 18,7).

v. 8. «offerte»: ebr. minḥâ. È il termine liturgico tecnico delle offerte sacrificali vegetali (cfr. Lv 2,1-16). Perciò qui, più che omaggi di popoli vassalli, si tratta di esplicito atto di culto al Signore, dato anche il contesto ambientale del tempio («gli atri»). Ma ciò è ben specificato dal v. 9 con l'imperativo «prostratevi».

v. 9. «in sacri ornamenti»: cfr. Sal 29,2. L'espressione incerta può tradursi, stando al significato della voce hdrh nei testi di Ugarit, anche «alla sua santa apparizione». Si tratta qui di una teofania cultuale, il cui effetto teofanico susseguente del «tremore» causato dal timore è indicato nel v. 9b. Si adopera qui la figura della metonimia (effetto per la causa).

v. 10. Dopo l'invito all'annuncio della regalità, si esalta l'azione provvidente di Dio che «sorregge il mondo...» e la sua azione giudiziaria. Con l'azione provvidente si sottolinea il governo dell'universo creato, avendo sconfitto per sempre il caos iniziale (cfr. Sal 104,5-9); con l'azione giudiziaria, si accentua il governo e la sua influenza sulla storia che il Signore dirige con «rettitudine», cfr. Sal 66,5. Per il concetto di regalità del Signore cfr. Sal 93,1.

vv- 11-12. Alla regalità cosmica del v. 10 segue una lode universale, che parte da un coro solenne formato da tutta la natura inanimata. Sono coinvolti: cielo, terra e mare (tre elementi essenziali secondo la concezione ebraica), la campagna coltivata e le foreste (ambiente familiare all'uomo e agli animali). Il campo semantico della «gioia» qui è molto vario. La gioia del creato è una costante degli annunci di salvezza del Deuteroisaia, cfr. Is 44,23; 49,13; 55,12.

v. 13. Si esplicita il destinatario della lode cosmica dei vv. 11-12 e la motivazione. La lode va diretta al Signore «che viene». Si ha qui uno sfondo escatologico-universale. «con giustizia e con verità»: il giudizio sarà secondo le due grandi virtù che caratterizzano l'alleanza, «la terra... il mondo... tutte le genti»: le tre espressioni esprimono e ribadiscono l'universalità del giudizio. Si tratta perciò di un giudizio (azione) salvifico-escatologico a carattere universale, cfr. Is 40,10; 59,19-20; 60,1; 62,11. Il salmo supera cosi ogni nazionalismo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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