📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

LODE A DIO PER LA SUA PROVVIDENZA 1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Canto.

2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto;

3 perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti.

4 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

5 Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra.

6 Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

7 La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio,

8 ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra. _________________ Note

67,1 La provvidenza di Dio si rende visibile nella benedizione, cioè nell’abbondanza e ricchezza dei doni che la comunità d’Israele sperimenta, soprattutto nella fecondità della terra promessa, generosa di frutti. Anche gli altri popoli sono chiamati a partecipare a questa benedizione e ad associarsi a Israele nella lode che, da tutta la terra, sale a Dio. L’inizio del salmo riecheggia la benedizione liturgica di Nm 6,24-26.

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Approfondimenti

Ringraziamento d'Israele ed esultanza delle genti Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici)

È uno dei pochi salmi del secondo libro a essere “anonimo” (= senza la paternità letteraria). Il salmo è una lirica lineare, semplice, entusiastica, sebbene modesta, data la non originalità delle sue immagini e formulazioni. Per l'apertura universalistica e missionaria è da collocarsi nel tempo del post-esilio. I ritornelli dei v. 4.6 dividono il salmo in tre strofe; c'è il ritmo di 3 + 3 accenti nel TM. Si sospetta la presenza in origine di un terzo ritornello dopo la terza strofa, non pervenutoci allo stato attuale del testo. La voce «Dio» (’elōhîm) e il verbo «benedire» (brk) fanno da inclusione nei vv. 2 e 7b-8a. In questi versetti, inoltre, si usa la terza persona, mentre negli altri la seconda nei riguardi di Dio, che non viene mai chiamato JHWH nel salmo. La simbologia è liturgica, teologica, spaziale, antropologica, agricola e universalistica. Questo salmo può chiamarsi il canto dell'umanità che attende la salvezza (Mt 9,37; Gv 4,35) e dell'ebraismo aperto di mentalità profetica.

Divisione:

  • vv. 2-3 (prologo): pietà, benedizione, salvezza universale;
  • v. 4 (antifona): il ringraziamento (tôdâ) universale;
  • v. 5 (I motivazione): il giudizio di Dio sulla terra;
  • v. 6 (antifona): il ringraziamento (tôdâ) universale;
  • v. 7a (II motivazione): i frutti della terra;
  • vv. 7b-8: (epilogo): benedizione e timore universale.

vv. 2-3. Richiamando la benedizione sacerdotale di Nm 6,24-26, il salmista e la comunità si appellano alla misericordia del Signore per avere la sua benedizione, affinché i popoli della terra, conoscendo il suo modo benevolo di agire (= la tua via) e la sua salvezza, possano lodarlo (= motivo apologetico).

v. 2. «ci benedica»: cfr. v. 8a. La benedizione riguarda la vita, la fecondità (cfr. Gn 1,28), la fertilità del suolo (cfr. Gn 8,21-22; 27,27-28), un abbondante raccolto, una famiglia numerosa (cfr. Sal 128,3-4) ecc. «faccia splendere il suo volto»: è un antropomorfismo per significare la benevolenza di Dio e l'elargizione dei suoi benefici, cfr. Sal 4,7; 27,8; 31,17; 44,4; 80,4.8.20; Prv 16,15; Dn 9,17.

v. 3. «perché si conosca»: la conoscenza di Dio è una esperienza profonda, complessa e unitaria, che abbraccia tutte le facoltà dell'uomo. Qui ha come oggetto la «via» (derek) di Dio e la sua «salvezza», cioè i suoi piani, la sua stessa vita, il suo amoroso e benefico comportamento (cfr. Sal 77,14; 98,2; 138,5).

v. 4. «Ti lodino i popoli... tutti»: l'intera umanità è invitata ad associarsi all'invocazione e alla sua lode-ringraziamento per i benefici ricevuti da Israele (cfr. Sal 33,6.9-11; 47,8-10; Zc 8,21-22). Il salmista suppone che tutti i popoli rispondano assieme e prendano parte all'azione liturgica (cfr. Sal 33,2-3; 100,4; 105,1; 106,1; 107,1; 118,1; 136,1). Si affaccia qui un universalismo mediato tramite la benedizione di Abramo.

v. 5. «perché giudichi i popoli... governi...»: la prima motivazione della lode è il governo giusto di Dio sulla terra, che richiama l'epoca messianica (cfr. Is 9,2; 11,3-4; Am 5,14-24; Sir 35,12-14). Si noti il cambio di persona. Ora il salmista e la comunità si rivolgono a Dio con il “tu”

v. 7a. Dopo la ripetizione del ritornello, la motivazione della lode-ringraziamento diventa più visibile. La benedizione di Dio si è manifestata con l'abbondanza della pioggia, che ha fecondato la terra facendole produrre copiosi frutti (cfr. Lv 26,3-4; Sal 29,10-11; 65,11; Ag 2,19; Ez 34,26-30).

v. 8. «lo temano tutti i confini della terra»: la benedizione a Israele, rivelatasi con l'abbondanza dei suoi raccolti e frutti, auspica il salmista, possa generare il timore di Dio, sentimento di meraviglia e di rispetto, che, come primo passo verso la salvezza, apra i popoli alla conoscenza e adesione a lui (cfr. v. 3).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVITO A LODARE DIO PER LE SUE GRANDI OPERE 1 Al maestro del coro. Canto. Salmo.

Acclamate Dio, voi tutti della terra, 2 cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode.

3 Dite a Dio: “Terribili sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza ti lusingano i tuoi nemici.

4 A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome”.

5 Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini.

6 Egli cambiò il mare in terraferma; passarono a piedi il fiume: per questo in lui esultiamo di gioia.

7 Con la sua forza domina in eterno, il suo occhio scruta le genti; contro di lui non si sollevino i ribelli.

8 Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua lode;

9 è lui che ci mantiene fra i viventi e non ha lasciato vacillare i nostri piedi.

10 O Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai purificati come si purifica l'argento.

11 Ci hai fatto cadere in un agguato, hai stretto i nostri fianchi in una morsa.

12 Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste; siamo passati per il fuoco e per l'acqua, poi ci hai fatto uscire verso l'abbondanza.

13 Entrerò nella tua casa con olocausti, a te scioglierò i miei voti,

14 pronunciati dalle mie labbra, promessi dalla mia bocca nel momento dell'angoscia.

15 Ti offrirò grassi animali in olocausto con il fumo odoroso di arieti, ti immolerò tori e capri.

16 Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto.

17 A lui gridai con la mia bocca, lo esaltai con la mia lingua.

18 Se nel mio cuore avessi cercato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato.

19 Ma Dio ha ascoltato, si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

20 Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia.

_________________ Note

66,1 Orante e comunità rivolgono la preghiera di lode a Dio in questo salmo di ringraziamento che rievoca le grandi opere del Signore nell’esodo e invita a riconoscere la sua presenza salvifica anche nel presente di Israele, sottoposto a una dura prova. Il credente viene invitato a riconoscere nella propria storia personale i segni della salvezza operata da Dio e a esprimere la sua gratitudine e gioia nella solenne liturgia del tempio.

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Approfondimenti

Canto di lode e di ringraziamento Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici)

Il salmo rivela una rigorosa simmetria redazionale. Nei v. 12 e 13 si passa dal “noi” all'“io” (segno di un'originaria esistenza indipendente dei due brani diversi, poi giustapposti?). Ma nonostante ciò si può sostenere l'unità della composizione. Così alla voce della collettività liturgica subentra quella del solista (ma sarebbe più pensabile l'inverso). Tra i vv. 1-2 e 20 c'è un'inclusione circa la «lode del Signore». Nel v. 5 si trova l'invito «Venite e vedete» e nel v. 16 «Venite, ascoltate». Nei vv. 1-5 il metro nel TM è di 4 + 4 accenti e negli altri versetti di 3 + 3. La simbologia è liturgica, spaziale, temporale, somatica, della prova e teologica.

Divisione:

  • vv. 1-4: invito a celebrare l'azione cosmica e storica di Dio;
  • vv. 5-7: invito a celebrare l'azione storica passata di Dio;
  • vv. 8-12: invito a celebrare l'azione storica recente di Dio;
  • vv. 13-15: proposito di ringraziamento liturgico;
  • vv. 16-20: invito a celebrare l'azione storica personale di Dio.

v. 1b. «da tutta la terra»: alla lett. «o tutta la terra». cfr. v. 6. Il salmista chiama tutto il mondo a lodare Dio, la meraviglia delle sue opere e per la grandezza della sua potenza, cui nessun nemico può resistere (v. 3).

vv. 5-7. Dopo un rinnovato invito, questa volta, a vedere le opere di Dio (v. 5), l'orante passa in rassegna le azioni salvifiche di Dio nell'esodo dall'Egitto: il passaggio del Mar Rosso nell'uscire dall'Egitto (Es 14-15) e il passaggio del fiume Giordano nell'entrare nella terra promessa (v. 6) (cfr. Gs 3, 7-17), e invita i ribelli a non inorgoglirsi davanti a Dio (v. 7).

v. 10. «al crogiuolo»: è un'operazione di purificazione che si riferisce al campo della metallurgia. L'immagine è frequente nella Bibbia, cfr. Is 48,10; Ger 6,29; 9,6; Sal 12,7; 17,3. La «prova» è costituita dall'esilio.

v. 11. «un peso ai nostri fianchi»: perseguendo l'immagine venatoria di un uccello che incappa in una rete («agguato»), l'espressione «un peso ai fianchi» indica un bloccaggio maggiore del volatile impigliato nella rete per non farlo scappare.

v. 12. «cavalcare uomini sulle nostre teste»: è un'espressione originale e pittoresca. Il testo ebraico è oscuro e dà adito a varie interpretazioni. Può richiamare il gesto del vincitore che pone il piede sul collo del vinto come atto di supremazia (Gs 10,24; Sal 110, 1; 2Mac 3,25; 5,2-3; Zc 1,8); ma il gesto è compiuto in movimento («hai fatto cavalcare»), perciò cfr. Is 51,23. Tuttavia sembra più verosimile l'interpretazione del testo in senso traslato; si riferisce quindi a un dominio umiliante, ma non tanto da arrivare all'annientamento delle persone, perché il testo accenna «al sollievo» successivo (cfr. Is 40,1-2). «per il fuoco e per l'acqua»: è un'espressione polare per indicare ogni genere di prove, cfr. Is 43,2.

v. 16. L'orante invita tutti i presenti, timorati di Dio, a partecipare al suo sacrificio di ringraziamento, e ad ascoltarne i motivi.

v. 18. «Se nel mio cuore avessi cercato il male..»: l'espressione, per la difficoltà del testo originale, è soggetta a varie interpretazioni. Qui si tratta comunque più probabilmente di una “protesta di innocenza” del salmista; per il v. 19 cfr. Sal 5,2-3; 55,3; 61,2; 86,6; 130,2; 142,7.

v. 20. «Sia benedetto Dio...»: è una solenne benedizione (= ringraziamento-lode) al Signore che fa inclusione con i vv. 1-2. Il salmista menziona nello stesso versetto la sua preghiera di supplica e la misericordia divina, la sua (fiduciosa) domanda e la (pronta) risposta di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI RINGRAZIAMENTO A DIO PER LA SUA BONTÀ 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Canto.

2 Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion, a te si sciolgono i voti.

3 A te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale.

4 Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri delitti.

5 Beato chi hai scelto perché ti stia vicino: abiterà nei tuoi atri. Ci sazieremo dei beni della tua casa, delle cose sacre del tuo tempio.

6 Con i prodigi della tua giustizia, tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza, fiducia degli estremi confini della terra e dei mari più lontani.

7 Tu rendi saldi i monti con la tua forza, cinto di potenza.

8 Tu plachi il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti, il tumulto dei popoli.

9 Gli abitanti degli estremi confini sono presi da timore davanti ai tuoi segni: tu fai gridare di gioia le soglie dell'oriente e dell'occidente.

10 Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra: 11 ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

12 Coroni l'anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza.

13 Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza.

14 I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia!

_________________ Note

65,1 Ambientato forse nel contesto di una festa agricola, questo inno di lode e di ringraziamento si innalza dalla benedizione di Dio, visibile nel ritmo quotidiano del lavoro della terra e nello splendore della natura, alla glorificazione di lui, Creatore e Signore dell’universo.

65,10 Il fiume di Dio: indica, secondo le più antiche rappresentazioni dell’universo, le acque al di sopra del cielo, con le quali Dio feconda la terra mediante la pioggia.

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Approfondimenti

Ringraziamento per il perdono e per i frutti della terra Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici)

Il salmo è da iscriversi al periodo del post-esilio, data la sua portata universalistico-escatologica (cfr. Is 30,23; 51,3; Ez 47; Zc 14,8). Dio è rappresentato come colui che domina le forze del cosmo e della storia (v. 8) e come agricoltore (vv. 10-14). Il nome Dio si trova nei vv. 2.6.10 in funzione strutturante, all'inizio delle tre sezioni che formano il salmo. La prima di esse (vv. 1-5) è collegata con la seconda (vv. 6-9) dalla relazione ascoltare-rispondere (v. 3.6), la seconda e la terza (vv. 10-14) hanno in comune il verbo kwn (all'hifil), tradotto con «rendere saldo» nel v. 7, e «far crescere» nel v. 10. Nei LXX il titolo del salmo, oltre Davide, menziona anche Geremia ed Ezechiele. La simbologia è liturgica, cosmica e agricola.

Divisione:

  • vv. 2-5: Dio che perdona attira in Sion;
  • vv. 6-9: Dio salvatore e creatore;
  • vv. 10-14: Dio agricoltore, conservatore e provvidente.

vv. 2-3. «A te... a te..»: quest'espressione anaforica sottolinea con insistenza il fervore della riconoscenza dell'orante. «viene ogni mortale»: alla lett.: «ogni carne». La voce «carne» (bāśār) designa l'uomo in quanto fragile, debole, mortale (cfr. Sal 78,38-39). Il salmista è certo che ogni uomo salirà al tempio di Gerusalemme per la lode di ringraziamento, cfr. Is 2,2-4 = Mic 4,1-3; Is 66,23. C'è un'apertura universalistica (cfr. anche v. 6). Il TM inizia il v. 2 con l'espressione: «Per te il silenzio (dumiyyâ) è lode»: un mistico raggio folgorante di luce!

v. 4. «Pesano su di noi...»: per il sincero e giusto ringraziamento è necessario premettere il perdono dei peccati preceduto dall'atto penitenziale. Si accenna alla confessione delle colpe (cfr. Sal 15; 24; 26) e alla loro oppressione come un peso insopportabile (cfr. Gn 4,13), da cui Dio libera. «tu perdoni..»: alla lett. «tu li copri» (tᵉkapp ᵉrēm) nel senso di farli scomparire, dimenticare efficacemente, cfr. Sal 32,1-2. Il verbo kpr (coprire) è un verbo cultuale, legato specialmente al giorno dell'Espiazione (Kippur) (cfr. Lv 16), e avente come soggetto il sacerdote. Qui il salmista invece elimina la mediazione umana attribuendola direttamente a Dio. È Dio che perdona riabilitando l'uomo.

v. 5. «Beato..»: la prima strofa termina con una beatitudine fortemente concisa nella forma. Nella teologia del peccato si intravvede in essa l'aspetto positivo del perdono, che ristabilisce il rapporto di alleanza e di comunione con Dio («abitare nei suoi atri...»)

v. 6 «Con i prodigi... tu ci rispondi...»: alla lett. «Con i segni». Dio che «ascolta la preghiera» (v. 3a) risponde con i fatti, compiendo meraviglie di salvezza e di creazione, segni della sua «giustizia» (fedeltà al suo disegno salvifico). «speranza dei confini della terra e dei mari lontani...»: le espressioni indicano di per sé il bacino del Mediterraneo, ma in senso traslato segnano un'apertura universalistica. Dio è speranza di salvezza anche per gli altri popoli. Per le immagini e la portata teologica, cfr. Is 49,1.6; 66,18-20; Sal 72,8-11.

*vv. 7-8**. «Tu rendi saldi i monti.... Tu fai tacere...»: ci si riferisce all'opera creatrice di Dio, con accenni a elementi cosmogonici delle mitologie dell'antico Oriente, di cui anche la Bibbia conserva tracce, cfr. Sal 40,3; 74,23; Is 17,12-13; 51,9-10.

v. 9. Il salmista descrive una reazione cosmica di stupore e di giubilo: sia gli uomini, sia la natura gioiscono davanti alle azioni meravigliose di Dio (cfr. Sal 98,3).

vv. 10-14. In quest'ultima strofa si cambia scena, ritmo e stile. Il motivo della lode, del ringraziamento e della gioia si restringe in questi versetti al dono della pioggia fecondatrice della terra. Dio provvidente è visto come un esperto e premuroso agricoltore o padre di famiglia.

v. 10. «Tu visiti..»: anche la pioggia, tanto gradita, desiderata e apprezzata come un autentico dono di Dio alla terra d'Israele (cfr. Dt 8,15), è paragonata a una «visita» di Dio (cfr. Sal 8,5; 17,3; 31,6; 80,15; 106,4). «Il fiume di Dio...»: è rappresentazione mitologica delle acque superiori del cielo con le quali Dio manda la pioggia sulla terra (cfr. Gn 7,11; 8,2).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE DEL GIUSTO PERSEGUITATO 1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 Ascolta, o Dio, la voce del mio lamento, dal terrore del nemico proteggi la mia vita.

3 Tienimi lontano dal complotto dei malvagi, dal tumulto di chi opera il male.

4 Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare

5 per colpire di nascosto l'innocente; lo colpiscono all'improvviso e non hanno timore.

6 Si ostinano a fare il male, progettano di nascondere tranelli; dicono: “Chi potrà vederli?”.

7 Tramano delitti, attuano le trame che hanno ordito; l'intimo dell'uomo e il suo cuore: un abisso!

8 Ma Dio li colpisce con le sue frecce: all'improvviso sono feriti,

9 la loro stessa lingua li manderà in rovina, chiunque, al vederli, scuoterà la testa.

10 Allora ognuno sarà preso da timore, annuncerà le opere di Dio e saprà discernere il suo agire.

11 Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza: si glorieranno tutti i retti di cuore.

_________________ Note

64,1 La figura del malvagio domina in questa lamentazione, che contiene l’invocazione di aiuto rivolta a Dio dal giusto perseguitato.

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Approfondimenti

Dio libera dalla congiura dei malvagi Supplica individuale

Insieme al Sal 54 questo salmo può essere considerato un modello per il genere delle “Suppliche individuali”, cui si accenna specificamente nel v. 2. I suoi tratti sono piuttosto generici, sebbene si adoperino immagini simboliche molto vivaci. Nonostante il TM sia abbastanza compromesso, si riescono a intravvedere le linee generali del componimento. L'azione si muove intorno al triangolo classico dei tre personaggi: Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici). C'è l'immagine di Dio arciere (v. 8). Nel testo originale si trova un caso di paronomasia nei vv. 5-6. La simbologia è prevalentemente bellica, ma c'è anche quella somatica e della parola.

Divisione:

  • vv. 2-3: appello introduttivo;
  • vv. 4-7: congiura dei nemici;
  • vv. 8-9: loro sconfitta;
  • vv. 10-11: conclusione: lode corale.

v. 2. «del mio lamento»: alla lett. «nel mio lamentarmi». Il lamentarsi (syḥ) è il gemere nascosto, il sussurrare, come la preghiera di Anna, madre di Samuele al santuario di Silo (1Sam 1,15-16), cfr. Gb 7, 11.

v. 3. «congiura... tumulto...»: il salmista chiede protezione contro le macchinazioni dei suoi nemici, che in segreto preparano un complotto contro di lui.

v. 4. «Affilano la loro lingua...»: c'è la figura della metonimia. La lingua è paragonata metaforicamente alla spada, che è simbolo del parlare sprezzante, e le parole sono assimilate alle frecce, cfr. Sal 55,22; 57,5. «parole amare»: sono le accuse false presentate in tribunale, o le calunnie e le diffamazioni che amareggiano l'innocente.

v. 5. «l'innocente»: il salmista si definisce qui «innocente, integro» (tām); nel v. 11 si chiamerà anche «giusto» (ṣaddîq).

v. 6. «Si ostinano nel fare il male...»: alla lett. «Si fanno forti del loro agire male». Il versetto sottolinea la caparbietà dei nemici nell'operare il male. Essi inoltre si incoraggiano a perseverare nelle loro scelte perverse, sfidando anche Dio.

v. 7. La traduzione dell'intero versetto è congetturale a causa della corruzione del testo. «un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso»: si tratta probabilmente di un detto o di un proverbio. Può richiamarsi a Ger 17,9-10. Ma forse qui è una glossa.

v. 9. «la loro stessa lingua...»: è la tesi della “nemesi immanente”, che ricorre spesso nei passi imprecatori dei salmi di “Supplica”. «scuoterà il capo»: è un gesto di scherno e commiserazione per i nemici, che stoltamente, andando contro l'innocente, hanno sfidato Dio. Si vede che la sconfitta dei nemici è avvenuta sotto gli occhi di tutti (cfr. Sal 22,8).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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FAME E SETE DI DIO 1 Salmo. Di Davide, quando era nel deserto di Giuda.

2 O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua.

3 Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria.

4 Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode.

5 Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani.

6 Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

7 Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne,

8 a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali.

9 A te si stringe l'anima mia: la tua destra mi sostiene.

10 Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra,

11 siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli.

12 Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.

_________________ Note

63,1 Supplica, lode, ringraziamento, richiesta di intervento contro i nemici sono i motivi che caratterizzano questa straordinaria preghiera, una delle più alte pagine della spiritualità biblica. Le immagini e i simboli sono radicati nell’esperienza personale dell’orante e traggono ispirazione dall’ambiente circostante e dal succedersi del tempo.

63,1 quando era nel deserto di Giuda: vedi 2Sam 15,23.28.

63,9 A te si stringe l’anima mia: per un’immagine analoga vedi Sal 57,2 e nota relativa.

63,11 preda di sciacalli: può indicare la morte senza sepoltura (cosa che ripugnava particolarmente alla mentalità degli antichi).

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Approfondimenti

Viva nostalgia e appassionata ricerca di Dio Supplica individuale (+ motivi di fiducia, di ringraziamento e regali)

Il salmo, sebbene dotato di splendide immagini, si presenta senza un apparente ordine logico, e i suoi diversi motivi letterari hanno provocato numerose interpretazioni. Tra queste hanno un certo rilievo quelle della supplica, dell'inno, del ringraziamento e l'interpretazione regale. Ma il genere della supplica individuale è quello che come un alone luminoso riesce ad abbracciare e amalgamare di più gli altri. La menzione della ricerca («sete») di Dio (v. 2) e della «grazia» (ḥesed) (v. 4) fanno sì che il salmo, unitamente ai Sal 16 e 73, raggiunga le vette teologiche più alte dell'AT. Il simbolismo è spaziale (cosmico), temporale e fisico-somatico.

Divisione:

  • v. 2: introduzione tematica;
  • vv. 3-9: ricerca di Dio e motivazioni;
  • vv. 10-12: condanna dei nemici, gioia per il re e per chi è fedele a Dio.

v. 2. Il versetto introduce il tema della ricerca di Dio dell'intero salmo, cfr. Sal 42-43. Prevale l'immagine dell'acqua e della sete. È presente nel testo originale, un suggestivo gioco di pronomi di seconda e di prima persona singolare. «O Dio, tu sei il mio Dio»: c'è lo stato enfatico, e, nell'originale, si ha un' allitterazione con quattro parole.

v. 3. «Così nel santuario ti ho cercato...»: il tempio è il luogo della preghiera personale e comunitaria liturgica. È il luogo della contemplazione della «gloria di Dio», come aveva chiesto Mosè in Es 33,18-23. Ma mentre per Mosè non fu possibile, perché il Signore lo coprì con una mano mentre passava, per il salmista non è così. Egli non solo non lo copre, ma gli fa vedere la sua gloria, lo nutre (v. 6) e la sua mano destra lo sostiene (v. 9).

v. 4. «la tua grazia vale più della vita»: è un'affermazione teologica di grande valore per l'AT. È un criterio teologico nuovo. La grazia di Dio è vista come valore superiore alla stessa vita dell'uomo, ritenuta dal pio Israelita come il più alto dei beni. La condiscendenza e l'amicizia divina danno il vero senso alla vita umana.

v. 5. «Così ti benedirò..»: aperto da «così» (kēn) come il v. 3, questo versetto esprime il proposito dell'orante di lodare il Signore per tutta la sua vita, facendo della lode la stessa ragione di vita (cfr. Sal 104,33; 146,2). «nel tuo nome»: la voce «nome» indica la persona divina. La preghiera qui non è di petizione, ma esclusivamente di glorificazione (v. 6b). «alzerò le mie mani»: gesto classico dell'orante, che, sebbene indichi in genere supplica, qui esprime lode (Sal 28,2; 44,21; 88,10; 134,2; 141,2; Is 1,15; Lam 2,19; 3,41).

v. 6. «Mi sazierò...»: la contemplazione del Signore sazia nutrendo l'orante come la partecipazione a un lauto banchetto. Egli desidera di saziarsi sempre nella contemplazione e ringraziare nel giubilo il Signore.

vv. 7-9. «Nel mio giaciglio di te mi ricordo...»: il salmista, aprendo il suo animo, confessa la sua esperienza di intima unione con il Signore. Si ricorda di lui anche di notte, e pensando all'aiuto ricevuto dal Signore non può fare altro che continuare a gioire e a stringersi a lui, cosciente che la sua destra provvidente continuerà a proteggerlo.

v. 9. «la tua destra»: è simbolo della forza e potenza di Dio nel proteggere i suoi fedeli.

v. 10. «Ma quelli...»: l'espressione enfatica (wᵉhēmmā) apre questi ultimi versetti, fortemente contrastanti a livello di immagini con quelli precedenti. A una visione di pace, di gioia e di intimità con il Signore segue una prospettiva di morte infamante. «nel profondo della terra»: si designa così il mondo degli inferi, lo šᵉ’ôl, cfr. Ez 32,18.24; Sal 86,13; 88,7. Qui indica la morte.

v. 11. «diverranno preda di sciacalli»: lo sciacallo è considerato un animale funebre anche nella civiltà egiziana, per il fatto che si aggira tra i cadaveri. Dare qualcuno in pasto agli sciacalli è un castigo più grave della stessa morte, perché si nega al defunto, nella concezione ebraica, anche un minimo di sopravvivenza nel regno delle ombre (šᵉ’ôl). La voce ebraica per «sciacallo» (šû‘āl) significa anche «volpe» (Ct 2,15; Ne 4,3; Lam 5,18), ma qui «sciacallo» esprime meglio la crudezza dell'immagine e la severità del castigo auspicato.

v. 12. «chi giura per lui»: il giuramento per il Signore corrisponde a una professione di fede. Con l'espressione «chi giura per lui» si indicano tutti i fedeli del Signore, che uniti al re si contrappongono ai nemici del salmista, visti come «mentitori» e spergiuri in quanto, nemici anche di Dio, giurano per le false divinità.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DIO SOLO È RIFUGIO E SALVEZZA 1 Al maestro del coro. Su “Iedutùn”. Salmo. Di Davide.

2 Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia salvezza.

3 Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare.

4 Fino a quando vi scaglierete contro un uomo, per abbatterlo tutti insieme come un muro cadente, come un recinto che crolla?

5 Tramano solo di precipitarlo dall'alto, godono della menzogna. Con la bocca benedicono, nel loro intimo maledicono.

6 Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia speranza.

7 Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare.

8 In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.

9 Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

10 Sì, sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini: tutti insieme, posti sulla bilancia, sono più lievi di un soffio.

11 Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore.

12 Una parola ha detto Dio, due ne ho udite:

la forza appartiene a Dio, 13 tua è la fedeltà, Signore; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo.

_________________ Note

62,1 Tra le ostilità, le accuse e le minacce che lo circondano da ogni parte, il salmista non esita a dichiarare la sua ferma professione di fede in Dio, unico rifugio e unica salvezza. Egli invita anche tutta la comunità d’Israele, in preghiera, a unirsi con lui in questa fiducia verso Dio.

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Approfondimenti

Solo Dio salva e dà pace Salmo di fiducia (+ motivi sapienziali)

Il salmista, probabilmente una persona di un certo rilievo della società, professa fiducioso la sua fede in Dio, unica salvezza e roccia di difesa. Il salmo è una composizione piuttosto armonica, fondata sulle antitesi (Dio e fedele da una parte, il mondo e i suoi falsi valori dall'altra). Strutturalmente evidenziamo, tra l'altro, l'avverbio «solo» (’ak) che ricorre sei volte (vv. 2.3.5.6.7.10) e in posizione enfatica nel TM, e la professione di fede dei vv. 2-3, che si ripete quasi identica nei vv. 6-7. Un'affermazione forte teologicamente è data dal v. 12b. La simbologia è di carattere militare e spaziale (stabilità-inconsistenza).

Divisione:

  • vv. 2-7: fiducia personale del salmista;
  • vv. 8-11: esortazione sapienziale;
  • vv. 12-13; oracolo.

v. 2. «Solo in Dio riposa...»: il salmo inizia ex abrupto con questa forte e incisiva espressione, per indicare la scelta netta («solo») del Signore da parte del salmista, che si sente come bambino che riposa fiducioso tra le braccia della madre.

v. 3. «Lui... mia rupe... roccia di difesa»: per questi appellativi divini, usuati nel salmi, cfr. Sal 18,3; 46,8.12. «non potrò vacillare»: cfr. Sal 15,8; 124,1-5.

v. 4. «tutti insieme»: è segno di vigliaccheria coalizzarsi tutti per andare contro un innocente, che già di per sé è debole, «muro cadente». «muro cadente, recinto che crolla»: le immagini del mondo dell'edilizia, qui usate, indicano la debolezza del salmista, contro cui tutti si accaniscono, cfr. Ger 1,18-19; 15,20; Gb 30,14.

v. 5. «Con la bocca benedicono...»: con un parallelismo antitetico l'orante descrive i nemici, che sembrano essere stati prima amici, ma si sono rivelati poi falsi e ipocriti, cfr. Sal 28,3; 55,22; Prv 26,23-26; Sir 12,16.

vv. 6-7. Nella ripetizione del ritornello dei vv. 2-3 si sostituisce qui il sintagma «la mia salvezza» (v. 2) con «la mia speranza» (v. 6).

v. 9. «effondi il tuo cuore»: come la madre di Samuele, cfr. 1Sam 1,15; Sal 42,5; 142,3; Lam 2,19.

v. 10. «sono un soffio...»: considerazione sapienziale sulla nullità dell'esistenza umana, al di fuori della prospettiva religiosa salvifica, cfr. Sal 39,6-7; Is 40,15 Gb 7,7; Qo 1,10.

v. 12. Con una formula numerica nota ai saggi «Una parola ha detto, due ne ho udite» (cfr. Prv 6,16-17; 30,15-17; Am 1,3; Sir 25,7-11), il salmista introduce un oracolo divino (cfr. Sal 91,14-16; 95,8-11), proferito da un sacerdote o da un profeta cultuale nel tempio. «il potere appartiene a Dio... grazia»: è un'affermazione forte teologicamente. Alla lett: «il potere (‘ōz) appartiene a Dio, e a te, o Signore, la grazia (ḥesed)». In Dio convivono potere e grazia, potenza e misericordia. Nel contesto di fiducia del salmo, l'orante vuole dire che nessuno può fargli del male, perché solo Dio ha potere e forza su tutti e mostra benevolenza verso chi gli è fedele.

v. 13. «secondo le sue opere tu ripaghi...»: cfr. Sal 28,4; 31,24; 94,23. Si esprime il potere giudiziale di Dio secondo il principio della responsabilità personale sancito dal profeta Ezechiele (cfr. Ez 18). Nei vv. 12-13 c'è il passaggio dalla terza persona alla seconda. Il contenuto dell'oracolo diventata anche professione di fede.

Il v. 13 è ripreso da Mt 16,27; Rm 2,6-11; Ap 2,23. Per la «speranza» di v. 6, cfr. Rm 15,13.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA DI UN ESILIATO 1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Di Davide.

2 Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera.

3 Sull'orlo dell'abisso io t'invoco, mentre sento che il cuore mi manca: guidami tu sulla rupe per me troppo alta.

4 Per me sei diventato un rifugio, una torre fortificata davanti al nemico.

5 Vorrei abitare nella tua tenda per sempre, vorrei rifugiarmi all'ombra delle tue ali.

6 Tu, o Dio, hai accolto i miei voti, mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome.

7 Ai giorni del re aggiungi altri giorni, per molte generazioni siano i suoi anni!

8 Regni per sempre sotto gli occhi di Dio; comanda che amore e fedeltà lo custodiscano.

9 Così canterò inni al tuo nome per sempre, adempiendo i miei voti giorno per giorno.

_________________ Note

61,1 Suppliche e lamenti per la situazione difficile dell’orante e per la sua lontananza dal tempio di Gerusalemme si intrecciano, in questo salmo di lamentazione, con la preghiera per il re e per la stabilità della sua discendenza.

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Approfondimenti

L'esule prega con nostalgia il Signore Supplica individuale (+ motivi di fiducia e regali)

Il salmista, in una situazione difficile e lontano dalla sua terra, supplica il Signore, suo rifugio, sua rupe e torre di salvezza, di essere salvato. La simbologia è di carattere spaziale, temporale, regale e di intimità (cfr. v. 5). Questo salmo, insieme ai due successivi (Sal 62; 63), forma un trittico per affinità di simboli e per l'invocazione di Dio come «rupe» (ṣûr). Nota specifica del salmo è il riferimento ai «voti». Il Signore li ha ascoltati (v. 6) e l'orante li «scioglierà» adempiendoli (v. 9). A livello di struttura c'è un'inclusione con il verbo «ascoltare» (šm‘) nei vv. 2 e 6 e con l'espressione «miei voti» (nᵉdārāy) nei vv. 6 e 9. I vv. 4 e 6 nell'originale sono introdotti da «perché»; la motivazione del v. 4 segue a una supplica (v. 3) e quella del v. 6 succede a un proposito (v. 5).

Divisione: * v. 2: introduzione; * vv. 3-8: supplica: * v. 9: ringraziamento.

v. 2. «Ascolta»: l'invocazione sarà esaudita nel v. 6, ove, in inclusione con questo versetto, il salmista afferma di essere stato ascoltato. «il mio grido»: ill «grido», In parallelismo con «preghiera», è qui quello di lamento e di dolore (cfr. Sal 17,1; Ger 7,16), mentre altrove può essere di gioia (cfr. Sal 30,6; Is 48,20).

v. 3. «confini della terra»: l'espressione è vaga. Può indicare l'orizzonte (Sal 19,7; 135,7) e anche la lontananza (Is 5,26; 42,10; 43,6). Qui può richiamare l'esilio o un paese straniero, ma più in generale sembra essere un'iperbole per indicare la lontananza. «rupe inaccessibile»; è il monte del tempio, la santa montagna di Sion, una volta piazzaforte gebusea, cfr. 27,5.

v. 4. «Tu sei per me rifugio»: è la motivazione dell'invocazione del v. 3. Con inevitabile risonanza il salmista è passato dall'identificazione della «rupe inaccessibile», come luogo, all'identificazione come persona. Dio è infatti «rifugio» e «torre salda» davanti al nemico, cfr. Sal 18,3; Prv 18,10. Dio stesso, «rifugio», conduce come un pastore alla rupe di rifugio che è il suo tempio.

v. 5. «Dimorerò..»; alla lett. «Voglio dimorare» (il verbo ebraico è un coortativo). In questo versetto appaiono immagini che denotano intimità unitamente a protezione, di fesa, diritto d'asilo. «nella tua tenda»: Si riferisce al tempio con un richiamo alla «tenda del convegno» del deserto, cfr. Sal 15,1. «all'ombra delle tue ali»: Sal 57,2; 63,8.

v. 6. «perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti...»: si indica la motivazione del proposito del v. 5. Un probabile oracolo divino, ricevuto tramite un sacerdote nel tempio (Sal 4,4; 65,3), dà la sicurezza al salmista dell'esaudimento divino. «i miei voti»: si tratta qui della prima parte di un voto (riguardante Dio), cioè di richieste che vengono esaudite, mentre, nel v. 9 della seconda parte, di adempimenti susseguenti alle promesse fatte a Dio nell'atto di invocarlo, riguardanti l'uomo. «l'eredità»: la voce «eredità» (yᵉrušah) è preferita da Dt 2-3 e Ger 32, e riguarda il possesso della terra promessa, così come indica il verbo da cui deriva yrš (= ereditare).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA DOPO LA SCONFITTA 1 Al maestro del coro. Su “Il giglio della testimonianza”. Miktam. Di Davide. Da insegnare. 2 Quando uscì contro Aram Naharàim e contro Aram Soba e quando Ioab, nel ritorno, sconfisse gli Edomiti nella valle del Sale: dodicimila uomini.

3 Dio, tu ci hai respinti, ci hai messi in rotta, ti sei sdegnato: ritorna a noi.

4 Hai fatto tremare la terra, l'hai squarciata: risana le sue crepe, perché essa vacilla.

5 Hai messo a dura prova il tuo popolo, ci hai fatto bere vino che stordisce.

6 Hai dato un segnale a quelli che ti temono, perché fuggano lontano dagli archi.

7 Perché siano liberati i tuoi amici, salvaci con la tua destra e rispondici!

8 Dio ha parlato nel suo santuario: “Esulto e divido Sichem, spartisco la valle di Succot.

9 Mio è Gàlaad, mio è Manasse, Èfraim è l'elmo del mio capo, Giuda lo scettro del mio comando.

10 Moab è il catino per lavarmi, su Edom getterò i miei sandali, il mio grido di vittoria sulla Filistea!“.

11 Chi mi condurrà alla città fortificata, chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,

12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?

13 Nell'oppressione vieni in nostro aiuto, perché vana è la salvezza dell'uomo.

14 Con Dio noi faremo prodezze, egli calpesterà i nostri nemici.

_________________ Note

60,1 Il salmo ha inizio con il lamento collettivo del popolo che, sotto il peso della sconfitta, avverte la lontananza e il rigetto da parte di Dio, e si conclude con l’invocazione a lui, perché venga in aiuto. Al centro del salmo, l’oracolo divino assicura l’intervento del Signore e infonde nuova speranza nel popolo. I vv. 7-14 si ripetono anche in Sal 108,7-14.

60,2 Allusione alle spedizioni militari di Davide, narrate in 2Sam 8,1-14; 10,7-8; (vedi anche 1Cr 18,1-13).

60,8-10 Elenco di località e regioni del territorio d’Israele e di popoli con esso confinanti, come Moab, Edom, Filistea. Gettare i sandali (v. 10) su un territorio significava prenderne possesso.

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Approfondimenti

Preghiera comunitaria nella presente oppressione Supplica collettiva (+ oracolo profetico)

Il salmista, a nome della comunità, dopo una sconfitta militare, vista come un segno di rigetto da parte di Dio, supplica, fiducioso, il Signore di venire in soccorso del popolo nella presente situazione di oppressione. Il salmo, sebbene racchiuso in unità da un'inclusione, data dalla voce «Dio» nei vv. 3 e 14, non nasconde il travaglio della sua composizione. Infatti bisogna supporre almeno due stratificazioni stando al vocabolario e al ritmo del verso: quella dell'oracolo “arcaico” dei vv. 8-10 (3 + 3 + 3 accenti) e quella di una lamentazione nazionale dei vv. 3-7.11-14 (3 + 3 accenti). I vv. 7-14 si trovano identici nel Sal 108, 7-14. La simbologia militare e cosmica fa da sfondo unificatore al carme.

Divisione: * vv. 3-7: lamentazione e supplica di salvezza; * vv. 8-10: risposta oracolare di liberazione; * vv. 11-13: nuovo appello; * v. 14: atto di fede corale nella certezza della vittoria divina.

v. 3. «Dio, tu ci hai respinti..»: il versetto è composto dalla voce «Dio» in stato enfatico, dalla sequenza veloce e sintetica di quattro verbi e dal pronome personale «noi» alla fine. Si esprime così la tragicità della situazione e il suo principale autore: Dio, cui tutto risale nella rigida mentalità teologica semitica.

v. 4. «Hai scosso la terra...»: alcuni vi vedono l'accenno a un terremoto, ma l'interpretazione di una sconfitta militare con gravi conseguenze (caduta di Samaria del 721 a.C.? o caduta di Gerusalemme del 587 a.C.?) è più realistica e probabile (cfr. vv. 5-7), cfr. Sal 44,10.24. Il v. 4 perciò indica iperbolicamente con immagini apocalittiche la realtà di una catastrofe nazionale.

v. 5. «hai fatto bere vino da vertigini»: l'espressione descrive con l'immagine del vino e con una metonimia (la causa per l'effetto), l'impatto fisico e psicologico del disastro nazionale. Si è sbalorditi e storditi come chi si ubriaca per effetto di vino generoso. Si barcolla sotto l'influsso dell'ira divina che colpisce i peccatori (cfr. Sal 75,9-10; Is 51,17).

v. 6. «Hai dato un segnale...»: il versetto presenta problemi d'interpretazione. È ambiguo quanto al contenuto. Stando al contesto precedente dovrebbe avere valore negativo per Israele, come le altre affermazioni. Tuttavia sembra probabile l'ipotesi che nella catastrofe generale Dio abbia dato una possibilità di scampo al suo popolo. Probabilmente il poeta ha voluto giocare sull'ambiguità. Il Signore, che ha mandato la guerra, ha dato contemporaneamente anche i mezzi per non soccombervi; ha messo in fuga il suo popolo, ma ha fatto trovare anche un rifugio di salvezza.

v. 7. «salvaci con la destra e a noi rispondi»: con tale appello finale si chiude la lamentazione-supplica della prima parte e si prepara la risposta oracolare di Dio nei vv. 8-10. Da questo verso fino alla fine del salmo inizia la pericope che si trova identica nel Sal 108, 7-14.

vv. 8-10. L'oracolo era trasmesso da un sacerdote o profeta cultuale «nel tempio». Con stile immaginifico, conciso, pittoresco e con un forte antropomorfismo, Dio, come un gigantesco re-guerriero, dichiara la sua sovranità e potenza sulla natura e sui popoli, e perciò indirettamente risponde all'invocazione di salvezza dei vv. 3-4.7. Egli può e quindi vuole intervenire. Il contenuto dell'oracolo si rifà alle conquiste di Davide: dapprima si menzionano quelle su Giuda e Israele e poi quelle all'esterno sui popoli limitrofi, cfr. anche Nm 25,17-18. Solo Aram vi manca. Il riferimento al regno davidico riafferma indirettamente la libertà e indipendenza della nazione e il ristabilimento della monarchia. L'oracolo, aprendosi e chiudendosi con un verbo di giubilo «Esulto... canterò vittoria» (vv. 8.10), sembra un bollettino solenne di vittoria.

v. 10. «getterò i miei sandali»: il gesto indica la presa di possesso (cfr. Gn 13,17; Gs 1,3; 10,24; Rt 4,7).

vv. 11-13. In questi versi il salmista prende di nuovo la parola, per implorare l'aiuto divino in una prossima azione militare di ritirata stategica per la salvezza verso il sud, fino una «città fortificata» (Petra?) dell'Idumea. L'orante, a nome della comunità, è sicuro. Dio, che una volta li ha respinti, questa volta uscirà di nuovo a combattere alla testa del suo popolo.

v. 12. «e più non esci... con le nostre schiere?»: per l'immagine di Dio condottiero alla testa dei soldati d'Israele, cfr. Nm 10,35; Gs 6,6; Gdc 6,14.

v. 14. Il versetto manca nella versione siriaca, la Peshitta. A mo' di antifona finale esprime la fede nella vittoria strabiliante di Dio. «faremo prodigi»: è un'espressione generica che si specifica qui in senso militare, cfr. Sal 118,14-16.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE DI AIUTO 1 Al maestro del coro. Su “Non distruggere”. Di Davide. Miktam. Quando Saul mandò uomini a sorvegliare la casa e a ucciderlo.

2 Liberami dai nemici, mio Dio, difendimi dai miei aggressori.

3 Liberami da chi fa il male, salvami da chi sparge sangue.

4 Ecco, insidiano la mia vita, contro di me congiurano i potenti.

Non c'è delitto in me, non c'è peccato, Signore; 5 senza mia colpa accorrono e si schierano. Svégliati, vienimi incontro e guarda.

6 Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele, àlzati a punire tutte le genti; non avere pietà dei perfidi traditori.

7 Ritornano a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città.

8 Eccoli, la bava alla bocca; le loro labbra sono spade. Dicono: “Chi ci ascolta?”.

9 Ma tu, Signore, ridi di loro, ti fai beffe di tutte le genti.

10 Io veglio per te, mia forza, perché Dio è la mia difesa.

11 Il mio Dio mi preceda con il suo amore; Dio mi farà guardare dall'alto i miei nemici.

12 Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi; disperdili con la tua potenza e abbattili, Signore, nostro scudo.

13 Peccato della loro bocca è la parola delle loro labbra; essi cadono nel laccio del loro orgoglio, per le bestemmie e le menzogne che pronunciano.

14 Annientali con furore, annientali e più non esistano, e sappiano che Dio governa in Giacobbe, sino ai confini della terra.

15 Ritornano a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città;

16 ecco, vagano in cerca di cibo, ringhiano se non possono saziarsi.

17 Ma io canterò la tua forza, esalterò la tua fedeltà al mattino, perché sei stato mia difesa, mio rifugio nel giorno della mia angoscia.

18 O mia forza, a te voglio cantare, poiché tu sei, o Dio, la mia difesa, Dio della mia fedeltà.

_________________ Note

59,1 Si colgono, in questa composizione, gli elementi caratteristici delle lamentazioni individuali: richiesta di liberazione dai nemici, dichiarazione della propria innocenza e lamento per l’ingiustizia che grava sul salmista per le accuse degli avversari. Nello stesso tempo si nota nel salmo il passaggio dalla supplica individuale dell’orante alla preghiera di tutto il popolo, che si rivolge a Dio per ottenere la liberazione dai nemici che lo circondano.

59,1 Quando Saul mandò…: riferimento al tentativo di Saul di uccidere Davide (1Sam 19,11-17).

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Approfondimenti

Liberazione dai nemici insolenti e rabbiosi Supplica individuale (+ motivi nazionali)

Il salmista, persona ben qualificata e di un certo ruolo nella società, si sente ingiustamente perseguitato. I suoi nemici, calunniatori e bestemmiatori, simili a una muta di cani randagi che gironzolano per la città, gli tendono insidie. Questo salmo, come il Sal 56, mostra di aver subito dei ritocchi testuali al fine di un suo probabile utilizzo per circostanze diverse, specialmente in situazioni di assedio o di difficoltà nazionali; infatti, accanto ai motivi personali, che sono i più numerosi, presenta anche quelli di interesse generale (cfr. vv. 6b.9: «tutte le genti»; e v. 12: «mio popolo» ... «nostro scudo»). Ciò fa sì che l'ansia di giustizia esca dall'ambito personale per spaziare anche nell'ambito nazionale. La circostanza di composizione suggerita dal titolo non è verificabile nel testo. Il salmo è contestualizzato come il Sal 56 nello scenario di una città. Vi sono diverse incertezze testuali nell'originale ebraico. Il poeta usa con libertà la disposizione dei vari motivi letterari del genere della supplica. Gli accenti nel TM sono 3 + 3. Nei vv. 7.10.15.18 si hanno due diversi ritornelli che si alternano. La simbologia è quella dell'ostilità, del corpo, del tempo, del mondo degli animali, militare e salvifica.

Divisione:

  • vv. 2-3: appello introduttivo;
  • vv. 4-10: I parte;
  • vv. 11-18: II parte.

vv. 4c-5a. «Signore, non c'è colpa in me...»: è una protesta d'innocenza, cfr. Sal 7,4-6; 17,3-4; Gb 31; Ger 15,17.

vv. 5b-6. «Svegliati..: nel TM: ‘ûrāh. Più che un semplice antropomorfismo per smuovere Dio dal suo silenzio (cfr. Sal 3,8; 7,7; 35,23; 44,24), l'imperativo è il grido di battaglia del popolo d'Israele. Il contesto militare è sottolineato anche dal titolo di «Dio degli eserciti» (titolo cosmico di Dio) e «Dio d'Israele» (titolo storico-militare) (cfr. Sal 24,10; 48,9; 69,7 ecc.; Am 4,13; 5,14-15).

v. 7. «Ritornano a sera...»: i nemici sono paragonati ai cani randagi, che ringhiando gironzolano per la città. I cani, non considerati allora come animali domestici, erano disprezzati in Oriente e considerati come aggressivi. In Israele il giudizio era ancora più negativo, perché comportava l'idea di oscenità e impurità, essendo chiamati «cani» e «cagne» i prostituti e le prostitute sacre dei culti idolatrici cananei (Dt 23,19). Essere afferrati dai cani era quindi massima ignominia (cfr. Es 22,30). In questo ritornello e in quello del v. 15 perciò i nemici sono paragonati ai cani (cfr. Sal 22,17-18), segno di sommo disprezzo.

v. 8. «Ecco...»: la seconda strofa, riprendendo la prima (v. 4), inizia con «Ecco». Al simbolismo canino («vomitano») si affianca quello militare («spade»); «labbra come spada»: cfr. Sal 52,4; 55,22; 57,5; 64,4.

v. 9. «ti ridi di loro»: al riso scettico e beffardo degli empi si oppone quello efficace di Dio, che disarma e distrugge. Per l'antropomorfismo del riso di Dio, cfr. Sal 2,4; 37,13.

v. 10. Questo versetto è un atto di fede solenne in Dio chiamato «forza» (cfr. Sal 28,7; 46,2) e «difesa» (Sal 9,10; 18,3; 46,8; 62,3.11). Chiude la prima parte del salmo.

v. 12. «Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi»: la traduzione BC qui segue il Targum. II TM e i LXX hanno letteralmente: «Non ucciderli perché non dimentichino il mio popolo». Nel primo caso il salmista chiede al Signore di non annientare i nemici subito, ma di disperderli e abbatterli, per far sì che la sua azione liberatrice resti impressa nella mente del popolo. Infatti il «dimenticare» i benefici di Dio è un pericolo teologico per Israele (cfr. Dt 8,1-19). Nel secondo caso si ottiene lo stesso significato considerando due elementi sintattici: la voce «popolo» (‘am) che è collettiva e che fa da soggetto a un verbo plurale, sebbene collocata alla fine della frase.

v. 13. «Peccato è la parola delle loro labbra...»: i peccati dei nemici del salmista sono soprattutto quelli di lingua, di uso e abuso della parola: bestemmie e menzogne. Sono i peccati tipici di un contesto giudiziario com'è il nostro. «cadono nel laccio del loro orgoglio» (TM «cadono nel laccio da loro teso»): l'immagine venatoria richiama anche la «nemesi immanente», cfr. Sal 9,16; 57,7.

v. 14. «Annientali... annientali e più non siano»: l'imperativo è ripetuto due volte. Dio è visto come giudice cosmico (Sal 7,9) e come Dio di Giacobbe (Sal 20,2; 22,4; 44,5; 53,7; 114,1; Gdc 8,23). Questa imprecazione parallela e che fa da inclusione con quella del v. 12 chiede la definitiva distruzione dei nemici. «e sappiano...»: la distruzione radicale dei nemici è vista come una manifestazione della potenza e giustizia di Dio, «giudice dei popoli» (Sal 7,9). Lo schema qui adoperato ricorre spesso in Ezechiele (cfr. 25,7; 26,5-6).

v. 17. «Ma io... al mattino..»: «Ma io» si oppone enfaticamente a «essi» che aveva aperto (nel TM) il v. 16. «al mattino»: è il tempo più propizio per la preghiera e l'esaudimento, cfr. Sal 57,9.

v. 18. L'orante riprende il v. 10 aggiungendovi alcune varianti. Esprime così in un acuto finale la sua fede in Dio sua «forza», sua «difesa», sua «misericordia». È il canto della fedeltà di Dio, che dà pace e sicurezza all'orante tormentato dalla persecuzione e dalla malvagità dei suoi nemici.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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CONTRO I GIUDICI INIQUI 1 Al maestro del coro. Su “Non distruggere”. Di Davide. Miktam.

2 Rendete veramente giustizia, o potenti, giudicate con equità gli uomini?

3 No! Voi commettete iniquità con il cuore, sulla terra le vostre mani soppesano violenza.

4 Sono traviati i malvagi fin dal seno materno, sono pervertiti dalla nascita i mentitori.

5 Sono velenosi come un serpente, come una vipera sorda che si tura le orecchie,

6 che non segue la voce degli incantatori, del mago abile nei sortilegi.

7 Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca, rompi, o Signore, le zanne dei leoni.

8 Si dissolvano come acqua che scorre, come erba calpestata inaridiscano.

9 Passino come bava di lumaca che si scioglie, come aborto di donna non vedano il sole!

10 Prima che producano spine come il rovo, siano bruciati vivi, la collera li travolga.

11 Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue dei malvagi.

12 Gli uomini diranno: “C'è un guadagno per il giusto, c'è un Dio che fa giustizia sulla terra!“.

_________________ Note

58,1 Simile alle invettive dei profeti, questo “salmo imprecatorio” è un’accusa violenta contro chi abusa del potere che detiene e contro chi amministra la giustizia e la vìola. L’affermazione finale esalta la giustizia di Dio, che condanna l’empio e dà la ricompensa al giusto. Sui salmi “imprecatori” vedi nota a Sal 109.

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Approfondimenti

Supplica contro i giudici disonesti Supplica collettiva (+ invettiva profetica)

Il salmo richiama le invettive dei profeti del sec. VIII. Arcaico nel suo nucleo originale, il carme mostra di aver avuto diverse fasi (almeno tre) di attualizzazione. Nonostante il cattivo stato del testo ebraico originale, per la vivacità e la freschezza delle immagini e la veemenza dei suoi impulsi, il salmo è da considerarsi una perla letteraria. Il metro nel TM è di 4 + 4 accenti. Tra il v. 2 e il v. 12 c'è un'inclusione che compatta unitariamente il salmo. Il simbolismo è di carattere somatico e teriomorfo con particolare attenzione al serpente. La durezza delle sue imprecazioni lo ha fatto escludere dalla Liturgia.

Divisione:

  • v. 2: apostrofe contro i potenti;
  • vv. 3-6: denuncia dell'ingiustizia;
  • vv. 7-10: appello imprecatorio contro l'ingiustizia;
  • vv. 11-12: reazione rassicurante dei giusti e atto di fede della comunità nella giustizia di Dio.

v. 2. Il salmo inizia ex abrupto interrogando sarcasticamente e retoricamentre i potenti sul loro esercizio della giustizia.

v. 3. «con il cuore»; cioè con «tutta coscienza». Si sottolinea così la gravità del male e la piena responsabilità di coloro che lo commettono, perché è fatto intenzionalmente e premeditatamente.

v. 4. «fin dal seno materno... fin dal grembo»: cfr. Sal 51,7. Non si tratta di concezione deterministica. Attraverso questa figura del merismo si sottolinea un orientamento quasi congenito al male, una malizia che nel caso dell'empio fa da sostrato a tutte le sue azioni.

vv. 5-6. «Sono velenosi come il serpente..»: gli empi che resistono a ogni tentativo di conversione, sono paragonati ai serpenti velenosi che resistono a ogni incantesimo, anche del mago più abile, per neutralizzare il loro veleno.

vv. 7-10. Il salmista, dopo la descrizione dell'iniquità, con una preghiera fortemente imprecatoria, si rivolge al Signore chiedendogli, con immagini plastiche e a forti tinte, di far sparire gli empi dalla terra.

v. 9. «come lumaca»: i LXX e la Vg con Syr traducono «come cera» il vocabolo šabᵉlûl. La «lumaca che si discioglie» (almeno così sembra, dato che lascia dietro la bava), e «l'aborto di donna che non vede il sole» sono immagini e simboli originali per esprimere qualcosa di inconsistente e che sfuma come i vapore nell'aria.

v. 10. «Prima che le vostre caldaie...»: la traduzione è incerta per lo stato corrotto del testo originale. Il senso dell'immagine può essere il seguente: «Prima che le pentole avvertano il calore del fuoco accesovi sotto di esse, siano travolti i malvagi».

v. 11. «Il giusto godrà...»: l'orante esprime la gioia del giusto nel vedere già la «vendetta» di Dio, cioè l'attuazione della sua giustizia a favore dei giusti. La voce «vendetta» (nāqām) (cfr. Sal 18,48; 69,10; 149,7) esprime anche il concetto di «liberazione, vittoria, salvezza». «laverà i piedi nel sangue degli empi»: con questa immagine cruda e realistica si sottolinea la sicura e completa vittoria di Dio sugli empi. Per l'immagine cfr. anche Sal 68,24.

v. 12. «C'è un premio per il giusto...»: il salmo termina con la professione di fede nella giustizia di Dio, che premia i giusti e punisce gli empi, attuandosi già «sulla terra»!

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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