Cambiare le cose

Riflessioni su un mondo che così non va bene

Durante i mesi caldi, sui prati vicino a Ladispoli, dove abito, si vedono spesso lunghe file di formiche che si muovono da una tana nel terreno a un'altra, distante anche parecchi metri. Ho anche caricato un paio di video sul mio canale YouTube, se volete vederli ve li linko qui e qui. Si tratta di Messor capitatus, formiche diffuse nel Centro-Sud d'Italia e dette anche formiconi neri a causa delle loro notevoli dimensioni, che possono raggiungere anche i 12-16 mm nelle operaie major. Si nutrono si granaglie, da qui il nome Messor, mietitrici, e hanno diverse caste di operaie, con dimensioni e compiti diversi. Messor capitatus Perché vi sto parlando di formiche? Sono animali interessanti, ma cos'hanno a che fare con il tema di questo blog? Il punto è che queste formiche, come si vede bene nel video, muovendosi tra un buco e l'altro, lasciano un segno, una traccia sul prato dove non c'è più erba. Questa cosa mi ha molto colpito: come può un esserino lungo poco più di un centimetro incidere così tanto sul paesaggio attorno a sé? La risposta è ovvia: non si tratta di una sola formica, ma di tante. M. capitatus forma colonie composte da circa 5000 individui e, quando si muovono tutti insieme, i piccoli effetti causati da ciascuno di loro si sommano, creando una traccia visibile. E questa mi sembra una perfetta metafora su ciò che possiamo fare noi umani per cambiare le cose: se 5000 insetti lunghi un centimetro e mezzo possono lasciare un segno tangibile, cosa possono fare altrettanti umani 100 volte più grandi? E non sto parlando di impronte su un prato, ma di effetti più sostanziali. Ho smesso di contare le volte in cui mi sono sentito dire che i singoli non possono fare la differenza, che risparmiare elettricità non serve perché le industrie ne consumano molta di più, che non usare l'auto è inutile perché le fabbriche, le navi mercantili, le centrali inquinano anche se andiamo a piedi, che ridurre il consumo di carne, acqua, plastica, risorse non ha effetto perché tanto ci sono sprechi molto più grandi che non possiamo controllare... Andatelo a dire alle formiche. Andatelo a dire alle 5000 M. capitatus che hanno lasciato il solco nel prato, o alle migliaia di Formica rufa che costruiscono nidi nei boschi (vi lascio un video anche di queste). Come fanno? Lavorano assieme, ecco come fanno. Senza che nessuno le diriga, lo fanno perché la collaborazione e, incidentalmente, il concetto che il bene della colonia è più importante di quello del singolo individuo, sono codificati nel loro DNA. La nostra società è immensamente più complessa di quella delle formiche, così come il nostro cervello. Noi non siamo guidati dall'istinto o da stimoli biochimici, noi abbiamo facoltà di scegliere. Quando non facciamo la differenziata, quando prendiamo l'auto per percorrere 500 metri, quando teniamo il riscaldamento a 25°C o il condizionatore a 18°C, quando compriamo frutta fuori stagione che ha viaggiato per gli oceani di mezzo mondo prima di arrivare da noi, abbiamo scelto di fregarcene di tutto quello che sta al di fuori della nostra piccola bolla personale, abbiamo scelto di mettere il nostro benessere immediato davanti a quello futuro della società e dei nostri figli. E raccontandoci che tanto le nostre azioni individuali non hanno effetto, stiamo prendendo per il culo gli altri e noi stessi. Perché siamo troppo pigri e ipocriti per ammettere che degli altri non ce ne frega una beata mazza, nemmeno se saranno i nostri figli a dover vivere in un mondo sempre più ostile per la razza umana. Le nostre azioni individuali contano. contano quando si sommano alle azioni dei nostri vicini, contano quando fanno da esempio per gli altri, contano quando stimolano altre persone a comportarsi come noi. Non mi credete? andate a vedere la spiaggia libera di Ladispoli, o alcuni tratti della Braccianese, o certe zone di Roma. spiaggia di Ladispoli La merda che vedete per terra non è il risultato dell'azione dolosa di un singolo criminale, ma la somma di tanti piccoli gesti d'incuria e maleducazione dei singoli, che hanno trasformato una piaggia, un prato o una strada in tanti immondezzai. Perché i gesti dei singoli hanno conseguenze. Nel bene e nel male. E adesso, se volete, pensate pure i piccoli gesti per migliorare il mondo non servano a niente.


Mi trovate su Mastodon come @Esperiment@mastodon.social Faccio anche video di sperimenti scientifici e altre cose su YouTube: https://www.youtube.com/@Esperimentificio

Può un libro cambiare il mondo? Un romanzo, intendo, perché se parliamo di saggi o di articoli scientifici la risposta è sicuramente , basta pensare ai Principia di Newton, al Capitale di Marx, o alla serie di scritti pubblicati da Albert Einstein nel suo annus mirabilis . Quello che mi domando qui è se la letteratura ha il potere di cambiare le cose. Le persone che scrivono, e ora ci sarebbe da chiedersi quando si può definire qualcuno “scrittore,” io la mia risposta ce l'ho, ma è meglio non divagare... Dicevo che le persone che scrivono sono convinte che la letteratura abbia questo potere, e sicuramente anche molte di quelle che leggono hanno uno o più libri che hanno cambiato loro la vita. Mi chiedo però se, al di là dell'esperienza personale di chi si trova a leggere le parole giuste al momento giusto, proprio quando gli serviva uno stimolo per intraprendere un percorso, fare una scelta o, semplicemente, acquisire consapevolezza di certe cose, è possibile traslare questi effetti su una scala sociale anziché personale. in altre parole: un romanzo può essere così potente, convincente e diffuso da avere un effetto permanente sulla società? Io non sono una di quelle persone colte che hanno letto tutti i classici né, tantomeno, uno storico della letteratura e, anzi, spesso mi riempio la bocca citando libri che non ho letto (oh, io con l'Ulisse ci ho provato tre volte, ma arrivo a un tot di pagine e mi accorgo che non solo non ho capito una mazza di quello che ho letto fino a quel momento, ma che nemmeno me lo ricordo...). Quindi queste riflessioni potrebbero essere abbastanza campate in aria ma, visto che non siamo su una rivista peer rewieved e il referee non rifiuterà il mio testo per non aver citato le fonti, posso fregarmene e andare avanti. Poi scatenatevi voi a insultarmi se ho scritto cazzate. Torniamo quindi alla domanda iniziale: può un romanzo cambiare il mondo? Che poi se ne porta dietro altre: in che modo può farlo? E, se può, cosa ci vuole perché un romanzo sia in grado di cambiare il mondo? Partiamo dall'ultima: requisito essenziale perché un romanzo possa cambiare il mondo è che abbia sufficiente diffusione. Puoi aver scritto il pezzo di letteratura più dirompente, bello e interessante della storia, ma se non ti legge nessuno non servirà a nulla. E qui si apre un altro interrogativo: come fa un libro a diffondersi a sufficienza per avere il potere di cambiare le cose? E quanto'è questo “a sufficienza?” Mi rendo conto che questo post sta diventando come la tana del Bianconiglio, comunque potete smettere di leggere quando vi pare. Si potrebbe pensare che un libro, per diventare famoso, debba essere bello, scritto bene, ma ci sono una marea di controesempi, libri scritti di merda che hanno fatto un sacco di successo, quindi possiamo sicuramente dire che la qualità dei contenuti e dello stile non è sicuramente condizione necessaria per generare un best seller. Se però ragioniamo al di là del successo immediato e consideriamo periodi più lunghi, di svariati anni, forse possiamo confidare sulla galanteria del tempo che permette di scremare ciò che ha avuto successo immediato a causa di logiche commerciali, mode, o semplice culo, dalla letteratura che supera la prova del tempo grazie alla qualità intrinseca. Possiamo quindi dire, peccando di ottimismo, che, se per diventare un best seller l'essere un buon libro non è condizione necessaria, lo è al contrario per diventare un long seller. Ma è anche condizione sufficiente? Sicuramente no. Cercare di capire le logiche editoriali che fanno di un romanzo un best seller però non è nelle mie intenzioni ora, quindi lasciamo stare questo punto e torniamo alle domande iniziali. Come può un romanzo cambiare il mondo? Deve instillare nella mente delle persone un'idea forte e duratura che possa germinare, deve essere una specie di Inception letterario, che faccia fiorire nuovi modi di vedere le cose, nuovi modi di affrontarle, o che generi curiosità, oppure la spinta a fare qualcosa di mai tentato prima. O potrebbe essere un romanzo che riesce a parlare a tutti, che crea una lingua comune a un certo gruppo di persone che quindi riconoscono la loro identità culturale nel romanzo. E allora veniamo alla domanda fondamentale: Esistono libri così? Ci sono opere letterarie che possono mettere in moto questo tipo di meccanismi? Istintivamente, la risposta che mi viene da dare è: sì, esistono. Però non mi vengono in mente titoli d'esempio. Per formazione e gusti personali penso alla fantascienza, magari a quella del periodo d'oro in cui c'era una fiducia quasi religiosa nelle capacità tecnologiche umane, e che potrebbe aver influenzato una generazione di persone, stimolandole a diventare scienziati o agenti effettivi del cambiamento, con le loro scoperte e con la loro fiducia in un futuro migliore. A quel punto l'autore che salta inevitabilmente fuori è Isaac Asimov, però non riesco a individuare un solo titolo paradigmatico in mezzo alla sua produzione letteraria. Però cito molto volentieri come esempio di invenzione letteraria che ha avuto effetti anche nella realtà le sue Tre leggi della Robotica.

Per ora mi fermo qui, ponendo domande senza dare risposte, e continuando a cercare nella biblioteca di Babele un romanzo che ha cambiato il mondo, perché se è stato scritto o se è possibile farlo, lì ci sarà sicuramente.


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