Il mio carattere (Tra il serio e l'assurdo)
Oggi voglio descrivere il mio carattere. lo so che non interessa a nessuno, ma il blog è mio e ci scrivo ciò che voglio. In questi casi è difficile essere oggettivi. Si rischia di essere o troppo buoni o troppo duri. Io cercherò di essere quanto più possibile imparziale con me stesso o, almeno, ci proverò.
Da bambino avevo un carattere riflessivo, che veniva preso per chiuso, timido, “addormentato”. Riflettevo su qualunque cosa ed a volte restavo lì impalato a fissare qualcosa, tanto che mia madre mi diceva: “Ehi, sveglia, ti sei addormentato ?”
Non amavo stare troppo fuori casa, avevo i miei giochi nel mio cortile, giochi realizzati da me, non acquistati, perché era un'epoca in cui non esistevano manco i negozi di giocattoli o, almeno io, non ci ero mai entrato. Quindi avevo il mio fantastico fucile fatto con il manico di scopa e un elastico, l'arco di Robin Hood, l'isola delle formiche (Famose), e tante amenità che inventavo di volta in volta rompendo e smontando le cose che c'erano a disposizione in casa.
I miei coetanei invece stavano sempre in strada. Non è che non ci abbia mai provato. C'è stato un periodo nel quale facevo parte di una banda. Avevamo circa 8-10 anni. Banda non semplice, banda armata di fionde.
Facevamo la guerra ad altre bande, altrettanto armate, e molti di noi tornavano a casa con ferite di arma da scaglio (scagliavamo pietre).
Io ero abbastanza furbo da restare nelle retrovie, ma ho avuto anche io le mie conseguenze: la punta di una foglia di palma impizzata in fronte (me la impizzai da solo nel tirarla) e una lucertola nella maglietta (una ragazza che era più maschio che femmina me la mise).
Ovviamente, da buon creativo, riflessivo e fantasioso, misi le mie doti a disposizione del gruppo. Facemmo delle bombe “molotov” con le bottigliette dei succhi di frutta riempite di alchool, plastica e legno, da accendere e scagliare. Per mia fortuna non funzionarono mai, altrimenti ci sarebbero stati dei ragazzi arsi vivi al mio paese, da uscire come notizia di apertura del TG delle 20:00.
All'epoca ci sembravano cose normali, viste con le regole di oggi, avremmo dovuto essere rinchiusi tutti quanti in riformatorio e tolta la patria potestà ai nostri genitori.
Per mia fortuna, visto il protrarsi della guerra, si decise di fare una sfida tra i capi banda. Il mio faceva boxe in una palestra, quindi immaginate già come finì. Ma la vera fine del mio periodo bandesco fu quando fui costretto a combattere contro il mio migliore amico, che nel frattempo era passato al nemico, in quanto il fratello maggiore era il loro capo banda.
Ci affrontammo in un duello all'ultimo sangue, dove io incassai un paio di pugni in faccia e lui diversi calci nei fianchi. Piansi molto e corsi a casa, ma non per i pugni, piansi per il semplice fatto di aver dovuto picchiare il mio miglior amico. Da allora si chiuse il mio periodo di combattente, per tornare ai miei giochi solitari.
Era un periodo in cui sopportavo tanto per poi esplodere. Ero un tipo che non reagiva alle offese e agli “sfottò” fino ad un certo punto, per poi sfogare tutta la rabbia in pochi minuti. Sono stato così fino all'età del liceo, quindi fin quasi ai 18 anni.
Il mio rapporto con le donne è la cosa più facile da raccontare. Infatti non c'era nessun rapporto tra me e loro. Loro stavano là, sui piedistalli e le vedevo come esseri irragiungibili, ed ero consapevole di non avere un aspetto né un carattere attraente. Così come io non mi sono mai fatto avanti nel manifestare i miei sentimenti, così nessuna mi ha mai detto che era innamorata di me. La cosa è valida tutt'oggi. A volte mi meraviglio che mia moglie mi abbia accettato.
La parte più corposa del mio carattere non si vede. L'esterno è solo il 10-20% di me stesso. Il mio mondo interiore è notevolmente più vasto di quello esterno. Ho una fervida immaginazione, rimasta immutata negli anni. Viaggio nel tempo e nello spazio, visito mondi, faccio concerti, ballo, recito, giro film da Oscar, invento cerimonie, scrivo canzoni e poesie, suono il pianoforte, la chitarra e il sax, tutto nella mia testa.
Questo non significa che sono chiuso, tutt'altro. Mi piace la compagnia, mi piace stare in gruppo, il mio lavoro è un lavoro di gruppo e sono amato e rispettato da tutti i miei colleghi. Insomma, sono perfettamente integrato nel tessuto sociale.
Un problema comunque c'è: qualunque argomento di conversazione mi sembra banale. Il gioco delle carte mi sembra noioso e tutta una serie di attività che gli altri trovano divertenti a me annoiano a morte. Per esempio, non potrei mai giocare a Bingo, mi annoierei da morire. Lo stesso capita con i film e le serie TV. Se non trattano argomenti veramente interessanti, dopo un pò mi fanno addormentare (A parte che se tocco il divano, dormo comunque).
Una parte di me che nessuno conosce è la mia parte femminile. Ma questo è un argomento vasto, che merita un post a parte. Dico solo che mi rende molto più sensibile rispetto ai miei “colleghi” uomini, oggi ancora di più perché prendo medicinali che bloccano il testosterone.
Alla fine ho divagato e non ho raccontato tutto quello che volevo dire, ma mi conoscerete un poco alla volta. O forse, più probabilmente, non sono interessante e passerete oltre. Ci sono abituato. Un vantaggio di essere anziani è l'accettazione di sé. Ormai non ci fa né caldo né freddo, e diciamo le cose come stanno, e vediamo le situazioni per quelle che sono, senza paure e senza illusioni.