In pizzeria (Addò meza cap)

Sabato scorso, insieme ai soliti amici, decidemmo di andare a mangiare la pizza ad Aversa, in un locale chiamato “Addò meza cap”.

Appena entrati, fummo accolti dal proprietario che ci guardò con aria cupa e accusatrice come a dire: “E mo chist chi so' e che vonn”.

Il locale era insolitamente vuoto, pur essendo di Sabato sera, e questo ci insospettì non poco. Ma ormai eravamo là, ed era troppo tardi per prenotare altrove.

Il titolare ci accompagnò ad un tavolo e non facemmo in tempo a sederci che esclamò: “Egregi signori, considerato che è Sabato sera, in riferimento all'attività in oggetto e a guadagno di tempo in ottica lungimirante, abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere non aspettare e in riferimento a quanto sopra affermato, considerato la scarsità delle risorse di tempo, possiamo servire delle pizze già pronte. Volendo si possono avere già tagliate e pre-masticate. Ve le porto e “chiurimm sta pratica”. Che ne dite?”

Dopo 15 minuti di imbarazzo, dove ci guardammo in faccia l'un l'altro come a dire: “Ma ci è o ci fa?”, rispondemmo timidamente che avremmo preferito seguire la pratica tradizionale, cioè che il pizzaiolo fa delle pizze nuove, le cuoce nel forno e ce le serve intere nel piatto.

Alla nostra risposta, il figuro se ne tornò bestemmiando in cucina e ci mandò l'unico cameriere presente in sala per le ordinazioni.

Il cameriere era un personaggio dall'aria umile e dimessa, come un cane appena bastonato, triste come uno che ha appena ricevuto una cartella esattoriale. Anticipando che non c'erano dei menu di carta perché non bisognava sprecare il danaro, iniziò ad elencare i pochi tipi di pizza specialità della casa:

Poi c'erano le pizze gourmet:

Scelte le pizze, passò alle bibite: – acqua di rubinetto in brocca – coca-cola avanzata dai 18 anni di Pippo Baudo – birra “Neubourgh” ai 4 verbali

Completate le ordinazioni, dopo cinque minuti arrivò il cameriere caricato come un asino da soma portando insieme pizze e bibite. Non erano trascorsi nemmeno cinque minuti che il proprietario cominciò a girarci intorno come a dire: “Facit ampress ca rat fastidio”.

Ci ingozzammo in fretta perchè ormai non vedevamo l'ora di uscire dal locale e chiedemmo il conto. Il cameriere si avviò in cucina tutto esitante come uno che sta andando alla forca.

Poco dopo lo vedemmo uscire dalla cucina con i vestiti strappati e laceri, come se fosse stato aggredito da una belva feroce, portando con mano tremante un foglio di carta usato e lercio.

Sotto il conto c'era scritto a chiare lettere: “BO'”

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