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from morsunled

2025 KTM Enduro Models Full Specs and Features Breakdown

KTM’s 2025 Enduro lineup redefines off-road excellence from the ground up. Designed for riders who demand peak performance in diverse terrain—from tight single-track to open desert roads—this new series offers a finely tuned balance of power, agility, and durability. Whether you're drawn to the raw torque of a two-stroke or the refined broad power of a four-stroke, here’s a deep dive into the specs and standout features across the 2025 KTM Enduro range.

🏍️ Engine Lineup: Two-Stroke & Four-Stroke Options The 2025 lineup offers engines tailored to every style of enduro rider:

250 EXC TPI & 300 EXC TPI: These two-stroke models feature KTM's signature TPI (Transfer Port Injection), delivering featherlight power with fuel efficiency and easy starting. The 300 EXC TPI provides ample torque for technical sections, while the 250 offers a high-revving rush.

250 EXC-F, 350 EXC-F, and 500 EXC-F: These four-strokes are powered by KTM’s newest SOHC engines, balancing smooth throttle response and rich midrange torque. The 350–ideal for all-day trails–marries the lightness of the 250 with the grunt of the 500 for versatile performance.

Every model uses a five-speed gearbox and features refined engine mapping for smoother power delivery, optimized cold starts, and compliance with Euro 5+ and EPA emissions standards.

🛠️ Chassis & Suspension Enhancements At the heart of the 2025 Enduro series lies a redesigned chassis built for agility and endurance. The updated chrome-moly frame offers better flex characteristics without adding weight, striking the perfect balance between stiffness and rider feedback.

Riding on the latest WP XPLOR USD forks and WP XACT rear shock, the bikes benefit from race-derived internals, adjustable clamping, and clickers to fine-tune rebound and compression. Whether you're navigating rocky climbs or flowing trails, suspension travel and shock absorption are newly dialed for confidence and control.

🎨 Ergonomics & Rider Interface KTM’s 2025 EXC models offer rider ergonomics refined for comfort and control. Narrower plastics and a reshaped seat profile improve grip and movement while standing or crouching. The digital instrument panel features a sharper TFT display with modes, diagnostics, and compatibility with KTM’s MyRide app.

Mass centralization and reduced weight—down to approximately 102 kg for smaller models—enhance responsiveness, agility, and endurance during long rides. KTM moto

💡 Advanced Lighting System KTM has equipped the 2025 Enduro lineup with a modern LED lighting package designed for night and dual-sport use. Each model comes with a dual-beam KTM LED headlight, housed in a rugged, waterproof casing. With crisp high and low beams plus built-in daytime running lights (DRLs), this system offers a broad, long-reach beam pattern engineered to illuminate technical trails, highway stretches, or rally stages under low-light conditions. The lighting package also meets DOT/ECE regulations, providing street-legal usability with crisp cutoff patterns and bright LED rear/tail lights for enhanced awareness and compliance during road travel.

🧩 Electronics & Rider Aids Electronics on the 2025 EXC models are significantly improved:

Ride Mode Selector: Switch between terrain-oriented throttle maps such as Rain, Trail, and Race.

Traction Control: Fine-tune traction levels for sand, mud, and paved roads.

Improved ECU: Offers faster boot-up, smarter fuel mapping, and smoother throttle-off behavior.

These upgrades ensure that riders can tweak performance live on the trail without sacrificing reliability or usability.

🔒 Rugged Build & Durability Built to endure hours of trail abuse, these Enduros come stock with robust parts:

Steel skid plates protect against rocks and stumps.

Handguards guard levers and controls.

High-grade seals and gaskets protect against water splashes and mud.

Lightweight lithium-ion batteries reduce overall weight and enhance power delivery.

Every component is engineered for maximum longevity in all riding conditions.

 
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from lucazanini

[filtri]

bloki można postrzegać jako symbole epoki historycznej, mające zarówno pozytywne, jak i negatywne konotacje, w zależności od indywidualnych doświadczeń i perspektywy ipnosi [

ipnosi per segreteria telefonica affitto con finestra del [nastro doppia pista come] dallo spazio caspio il] profondo della trasparente eppur [così nera abile] nelle manovre sugli articolati della sua specie rimaste tre volte tanto compreso] l'assemblaggio i blah i] bloki corrente] del golfo solo interessati

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

RECUPERATE FALSE OPERE D’ARTE CONTEMPORANEA IN TRAFFICI ILLECITI TRANSNAZIONALI

L’indagine denominata “Minotauro bis”, condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma e delegata al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma e coordinata a livello europeo dal desk italiano dell’Agenzia #Eurojust, ha portato al sequestro di 104 opere di arte contemporanea false.

Le indagini hanno avuto inizio nel novembre 2022 e hanno consentito il recupero di centinaia di opere contraffatte di Picasso, Edvard Munch e Paul Klee, vendute come originali e spedite in particolare negli Stati Uniti d’America.

Sono stati accertati i reati di concorso in falsificazione e commercializzazione di beni d’arte contemporanea, sostituzione di persona e falsità materiale commessa da privato.

Ai fini della falsificazione venivano utilizzati fogli di carta con le filigrane “Vollard” e “Picasso”; successivamente, tramite un programma di grafica, si scannerizzavano le immagini delle opere da falsificare ed un esperto creava le pellicole fotografiche positive che venivano trasformate in polimeri (matrici di stampa).

I polimeri, insieme ai fogli di carta filigranata, venivano poi stampati al fine di realizzare le copie false; per conferire autenticità alle opere, la cartaveniva sottoposta a trattamenti di invecchiamento artificiale, come bagni di caffè o the, previa apposizione delle firme degli autori imitati. Infine, le opere contraffatte venivano spedite a case d’asta all’estero, corredate da attestati dilibera circolazione falsificati, allo scopo di aggirare eventuali controlli ed attestarne la genuinità.

L’operazione ha anche permesso di sottrarre dal mercato dell’arte opere che, se non fossero statetempestivamente individuate e bloccate, avrebbero avuto quotazioni identiche a quelle dei lavori originali degli artisti; in particolare le stesse, qualora vendute, avrebbero provocato un danno economico agli acquirenti di circa unmilione di euro.

La Procura della Repubblica di Roma, con il coordinamento internazionale dell’Assistente al Membro Nazionale per l’Italia a Eurojust, ha emesso 13 Ordini di Indagine Europeo e 9 richieste di Assistenza Giudiziaria in ambito extra U.E. in Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera e USA, eseguiti in collaborazione con le Polizie dei rispettivi Paesi. Successivamente è stato emesso un decreto di sequestro preventivo in via d’urgenza, convalidato dal GIP, che ha disposto il sequestro di cinque conti correnti bancari e due autovetture per una somma complessiva di circa 300 mila euro.

#Armadeicarabinieri #TPC

 
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from Blog Zero

di Omer Bartov

N.d.T.: Questa è la traduzione italiana di “I’m a Genocide Scholar. I Know It When I See It.”, l'articolo originale è reperibile sul sito del New York Times dove è stato pubblicato il 15 luglio 2025). Si ringrazia Helena Janeczek per il link dono

Il dottor Bartov è professore di studi sull'Olocausto e sul genocidio alla Brown University.

Un mese dopo l'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, ritenevo che esistessero prove che l'esercito israeliano avesse commesso crimini di guerra e potenzialmente crimini contro l'umanità nella sua controffensiva su Gaza. Tuttavia, contrariamente alle accuse dei critici più accaniti di Israele, le prove non mi sembravano sufficienti per configurare il crimine di genocidio.

Nel maggio 2024, le forze di difesa israeliane avevano ordinato a circa un milione di palestinesi rifugiati a Rafah, la città più meridionale e l'ultima relativamente indenne della Striscia di Gaza, di trasferirsi nella zona costiera di Mawasi, dove non c'erano quasi ripari. L'esercito ha quindi proceduto alla distruzione di gran parte di Rafah, un'impresa compiuta in gran parte entro agosto.

A quel punto non sembrava più possibile negare che il modello delle operazioni dell'IDF fosse coerente con le dichiarazioni che denotavano l'intenzione genocida espressa dai leader israeliani nei giorni successivi all'attacco di Hamas. Il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva promesso che il nemico avrebbe pagato un “prezzo enorme” per l'attacco e che l'IDF avrebbe ridotto in macerie le zone di Gaza dove operava Hamas, e aveva invitato “gli abitanti di Gaza” ad “andarsene subito perché avremmo agito con forza ovunque”.

Netanyahu aveva esortato i suoi cittadini a ricordare “ciò che Amalek vi ha fatto”, una citazione che molti hanno interpretato come un riferimento alla richiesta contenuta in un passo biblico che esorta gli israeliti a “uccidere uomini e donne, bambini e neonati” del loro antico nemico. Funzionari governativi e militari hanno affermato di combattere “animali umani” e, in seguito, hanno chiesto il “totale annientamento”. Nissim Vaturi, vice presidente del Parlamento, ha dichiarato su X che il compito di Israele deve essere quello di “cancellare la Striscia di Gaza dalla faccia della terra”. Le azioni di Israele possono essere interpretate solo come l'attuazione dell'intenzione espressa di rendere la Striscia di Gaza inabitabile per la popolazione palestinese.

Credo che l'obiettivo fosse, e rimanga tuttora, quello di costringere la popolazione ad abbandonare completamente la Striscia o, considerando che non ha dove andare, di debilitare l'enclave attraverso bombardamenti e gravi privazioni di cibo, acqua potabile, servizi igienici e assistenza medica, in modo tale da rendere impossibile ai palestinesi di Gaza mantenere o ricostituire la loro esistenza come gruppo. La mia conclusione inevitabile è che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese.

Essendo cresciuto in una famiglia sionista, avendo vissuto la prima metà della mia vita in Israele, avendo prestato servizio nell'IDF come soldato e ufficiale e avendo trascorso gran parte della mia carriera a fare ricerche e a scrivere sui crimini di guerra e sull'Olocausto, è stata una conclusione dolorosa da raggiungere, a cui ho resistito il più a lungo possibile. Tuttavia, insegno genocidio da un quarto di secolo. So riconoscere un genocidio quando lo vedo.

Questa non è solo la mia conclusione. Un numero crescente di esperti in studi sul genocidio e diritto internazionale ha concluso che le azioni di Israele a Gaza possono essere definite solo come genocidio. Lo stesso hanno fatto Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e Gaza, e Amnesty International. Il Sudafrica ha presentato una causa per genocidio contro Israele alla Corte internazionale di giustizia.

Il continuo rifiuto di questa definizione da parte di Stati, organizzazioni internazionali ed esperti giuridici e accademici causerà un danno incalcolabile non solo alla popolazione di Gaza e di Israele, ma anche al sistema di diritto internazionale istituito sulla scia degli orrori dell'Olocausto, concepito per impedire che tali atrocità si ripetano mai più. È una minaccia alle fondamenta stesse dell'ordine morale da cui tutti dipendiamo.

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Il crimine di genocidio è stato definito nel 1948 dalle Nazioni Unite come “l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale”. Nel determinare cosa costituisce genocidio, quindi, dobbiamo sia stabilire l'intenzione sia dimostrare che essa viene messa in atto. Nel caso di Israele, tale intenzione è stata espressa pubblicamente da numerosi funzionari e leader. Ma l'intenzione può anche essere dedotta da un modello di operazioni sul campo, e questo modello è diventato chiaro nel maggio 2024 – e da allora è diventato sempre più chiaro – con la distruzione sistematica della Striscia di Gaza da parte dell'IDF.

La maggior parte degli studiosi di genocidio è cauta nell'applicare questo termine agli eventi contemporanei, proprio a causa della tendenza, fin dalla sua coniazione da parte dell'avvocato ebreo-polacco Raphael Lemkin nel 1944, ad attribuirlo a qualsiasi caso di massacro o disumanità. Alcuni sostengono infatti che la categorizzazione dovrebbe essere completamente abbandonata, perché spesso serve più a esprimere indignazione che a identificare un crimine particolare.

Tuttavia, come ha riconosciuto Lemkin e come hanno successivamente concordato le Nazioni Unite, è fondamentale poter distinguere il tentativo di distruggere un particolare gruppo di persone da altri crimini previsti dal diritto internazionale, come i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità. Questo perché, mentre altri crimini comportano l'uccisione indiscriminata o deliberata di civili in quanto individui, il genocidio denota l'uccisione di persone in quanto membri di un gruppo, con l'obiettivo di distruggere irreparabilmente il gruppo stesso in modo che non possa mai ricostituirsi come entità politica, sociale o culturale. Inoltre, come ha segnalato la comunità internazionale adottando la convenzione, spetta a tutti gli Stati firmatari impedire tali tentativi, fare tutto il possibile per fermarli mentre sono in corso e punire successivamente coloro che hanno commesso questo crimine tra i crimini, anche se è stato commesso all'interno dei confini di uno Stato sovrano.

La designazione ha importanti ripercussioni politiche, giuridiche e morali. Le nazioni, i politici e il personale militare sospettati, incriminati o riconosciuti colpevoli di genocidio sono considerati al di fuori dell'umanità e possono compromettere o perdere il loro diritto di rimanere membri della comunità internazionale. Una sentenza della Corte internazionale di giustizia che dichiara che un determinato Stato è coinvolto in un genocidio, soprattutto se applicata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, può portare a severe sanzioni.

I politici o i generali accusati o riconosciuti colpevoli di genocidio o di altre violazioni del diritto internazionale umanitario dalla Corte penale internazionale possono essere arrestati al di fuori del loro paese. E una società che tollera o è complice del genocidio, qualunque sia la posizione dei suoi singoli cittadini, porterà questo marchio di Caino a lungo dopo che le fiamme dell'odio e della violenza si saranno spente.

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Israele ha negato tutte le accuse di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. L'IDF afferma di indagare sulle segnalazioni di crimini, anche se raramente ha reso pubblici i risultati delle sue indagini e, quando sono state riconosciute violazioni della disciplina o del protocollo, ha generalmente inflitto lievi reprimende al proprio personale. I leader militari e politici israeliani descrivono ripetutamente l'IDF come un'organizzazione che agisce nel rispetto della legge, affermano di aver avvertito la popolazione civile di evacuare i luoghi che stavano per essere attaccati e accusano Hamas di usare i civili come scudi umani.

In realtà, la distruzione sistematica a Gaza non solo delle abitazioni ma anche di altre infrastrutture – edifici governativi, ospedali, università, scuole, moschee, siti del patrimonio culturale, impianti di trattamento delle acque, aree agricole e parchi – riflette una politica volta a rendere altamente improbabile la rinascita della vita palestinese nel territorio.

Secondo una recente indagine di Haaretz, si stima che 174.000 edifici siano stati distrutti o danneggiati, pari al 70% di tutte le strutture della Striscia. Finora, secondo le autorità sanitarie di Gaza, sono state uccise più di 58.000 persone, tra cui oltre 17.000 bambini, che costituiscono quasi un terzo del totale delle vittime. Più di 870 di questi bambini avevano meno di un anno.

Più di 2.000 famiglie sono state sterminate, secondo le autorità sanitarie. Inoltre, 5.600 famiglie contano ora un solo sopravvissuto. Si ritiene che almeno 10.000 persone siano ancora sepolte sotto le macerie delle loro case. Più di 138.000 sono rimaste ferite e mutilate.

Gaza ha ora il triste primato di avere il più alto numero di bambini amputati pro capite al mondo. Un'intera generazione di bambini sottoposti a continui attacchi militari, alla perdita dei genitori e alla malnutrizione cronica subirà gravi ripercussioni fisiche e mentali per il resto della propria vita. Altre migliaia di persone affette da malattie croniche hanno avuto poco accesso alle cure ospedaliere.

L'orrore di ciò che sta accadendo a Gaza è ancora descritto dalla maggior parte degli osservatori come una guerra. Ma questo è un termine improprio. Nell'ultimo anno, l'IDF non ha combattuto contro un corpo militare organizzato. La versione di Hamas che ha pianificato e portato a termine gli attacchi del 7 ottobre è stata distrutta, anche se il gruppo indebolito continua a combattere le forze israeliane e mantiene il controllo sulla popolazione nelle zone non controllate dall'esercito israeliano.

Oggi l'IDF è principalmente impegnata in un'operazione di demolizione e pulizia etnica. È così che l'ex capo di gabinetto e ministro della Difesa di Netanyahu, il falco Moshe Yaalon, ha descritto a novembre sulla tv israeliana Demcrat TV e in successivi articoli e interviste il tentativo di ripulire il nord di Gaza dalla sua popolazione.

Il 19 gennaio, sotto la pressione di Donald Trump, a un giorno dal suo ritorno alla presidenza, è entrato in vigore un cessate il fuoco che ha facilitato lo scambio di ostaggi a Gaza con prigionieri palestinesi in Israele. Tuttavia, dopo la violazione del cessate il fuoco da parte di Israele il 18 marzo, l'IDF ha messo in atto un piano ampiamente pubblicizzato per concentrare l'intera popolazione di Gaza in un quartiere del territorio suddiviso in tre zone: la città di Gaza, i campi profughi centrali e la costa di Mawasi, all'estremità sud-occidentale della Striscia.

Utilizzando un gran numero di bulldozer e enormi bombe aeree fornite dagli Stati Uniti, l'esercito sembra voler demolire ogni struttura rimasta e stabilire il controllo sugli altri tre quarti del territorio.

Ciò è facilitato anche da un piano che prevede – in modo intermittente – la fornitura di aiuti limitati in alcuni punti di distribuzione sorvegliati dall'esercito israeliano, attirando la popolazione verso sud. Molti abitanti di Gaza vengono uccisi nel disperato tentativo di procurarsi del cibo e la crisi alimentare si aggrava. Il 7 luglio, il ministro della Difesa israeliano Katz ha dichiarato che l'IDF avrebbe costruito una “città umanitaria” sulle rovine di Rafah per ospitare inizialmente 600.000 palestinesi della zona di Mawasi, che sarebbero stati riforniti da organismi internazionali e non avrebbero potuto lasciare la città.

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Alcuni potrebbero descrivere questa campagna come pulizia etnica, non genocidio. Tuttavia, esiste un legame tra questi crimini. Quando un gruppo etnico non ha un luogo dove andare ed è costantemente spostato da una cosiddetta zona sicura all'altra, bombardato senza tregua e affamato, la pulizia etnica può trasformarsi in genocidio.

È stato il caso di diversi genocidi ben noti del XX secolo, come quello degli Herero e dei Nama nell'Africa sud-occidentale tedesca, oggi Namibia, iniziato nel 1904; quello degli armeni durante la prima guerra mondiale; e, naturalmente, anche l'Olocausto, iniziato con il tentativo tedesco di espellere gli ebrei e finito con il loro sterminio.

Ad oggi, solo pochi studiosi dell'Olocausto – e nessuna istituzione dedicata alla ricerca e alla commemorazione – hanno lanciato l'allarme che Israele potrebbe essere accusato di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, pulizia etnica o genocidio. Questo silenzio ha reso ridicolo lo slogan “Mai più”, trasformandone il significato da affermazione di resistenza alla disumanità ovunque essa sia perpetrata a scusa, addirittura a carta bianca per distruggere gli altri invocando il proprio passato di vittima.

Questo è un altro dei tanti costi incalcolabili dell'attuale catastrofe. Mentre Israele sta letteralmente cercando di cancellare l'esistenza palestinese a Gaza e sta esercitando una violenza crescente contro i palestinesi in Cisgiordania, il credito morale e storico di cui lo Stato ebraico ha goduto fino ad ora si sta esaurendo.

Israele, creato sulla scia dell'Olocausto come risposta al genocidio nazista degli ebrei, ha sempre insistito sul fatto che qualsiasi minaccia alla sua sicurezza deve essere vista come potenzialmente in grado di portare a un altro Auschwitz. Questo fornisce a Israele la licenza di dipingere coloro che considera suoi nemici come nazisti, un termine utilizzato ripetutamente dai media israeliani per descrivere Hamas e, per estensione, tutti i gazawi, sulla base dell'affermazione popolare che nessuno di loro è “estraneo”, nemmeno i bambini, che da grandi potrebbero diventare militanti.

Non si tratta di un fenomeno nuovo. Già durante l'invasione israeliana del Libano nel 1982, il primo ministro Menachem Begin paragonò Yasir Arafat, allora rifugiato a Beirut, ad Adolf Hitler nel suo bunker di Berlino. Questa volta, l'analogia viene utilizzata in relazione a una politica volta a sradicare e rimuovere l'intera popolazione di Gaza.

Le scene di orrore quotidiane a Gaza, dalle quali l'opinione pubblica israeliana è protetta dall'autocensura dei propri media, smascherano le menzogne della propaganda israeliana secondo cui questa sarebbe una guerra di difesa contro un nemico simile ai nazisti. Si rabbrividisce quando i portavoce israeliani pronunciano spudoratamente lo slogan vuoto secondo cui l'IDF sarebbe “l'esercito più morale del mondo”.

Alcune nazioni europee, come Francia, Gran Bretagna e Germania, nonché il Canada, hanno protestato debolmente contro le azioni israeliane, soprattutto dopo la violazione del cessate il fuoco a marzo. Tuttavia, non hanno sospeso le forniture di armi né intrapreso molte misure economiche o politiche concrete e significative che potrebbero dissuadere il governo di Netanyahu.

Per un certo periodo, il governo degli Stati Uniti sembrava aver perso interesse per Gaza, con il presidente Trump che inizialmente aveva annunciato a febbraio che gli Stati Uniti avrebbero preso il controllo di Gaza, promettendo di trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente”, per poi lasciare che Israele continuasse la distruzione della Striscia e rivolgere la sua attenzione all'Iran. Al momento, si può solo sperare che Trump faccia nuovamente pressione sul riluttante Netanyahu affinché raggiunga almeno un nuovo cessate il fuoco e ponga fine alle uccisioni incessanti.

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In che modo il futuro di Israele sarà influenzato dall'inevitabile demolizione della sua incontestabile moralità, derivata dalla sua nascita dalle ceneri dell'Olocausto?

La leadership politica israeliana e i suoi cittadini dovranno decidere. Sembra esserci poca pressione interna per il cambiamento di paradigma urgentemente necessario: il riconoscimento che non c'è altra soluzione a questo conflitto se non un accordo israelo-palestinese per condividere la terra secondo i parametri concordati dalle due parti, che si tratti di due Stati, uno Stato o una confederazione. Anche una forte pressione esterna da parte degli alleati del Paese sembra improbabile. Sono profondamente preoccupato che Israele persista nel suo percorso disastroso, trasformandosi, forse in modo irreversibile, in uno Stato autoritario di apartheid a tutti gli effetti. Come ci ha insegnato la storia, Stati di questo tipo non durano a lungo.

Sorge un'altra domanda: quali conseguenze avrà l'inversione morale di Israele sulla cultura della commemorazione dell'Olocausto e sulla politica della memoria, dell'istruzione e della ricerca, quando così tanti dei suoi leader intellettuali e amministrativi hanno finora rifiutato di assumersi la responsabilità di denunciare la disumanità e il genocidio ovunque si verifichino?

Coloro che sono impegnati nella cultura mondiale della commemorazione e della memoria costruita attorno all'Olocausto dovranno confrontarsi con un giudizio morale. La più ampia comunità di studiosi del genocidio – coloro che si occupano dello studio comparato del genocidio o di uno qualsiasi dei molti altri genocidi che hanno segnato la storia dell'umanità – si sta ora avvicinando sempre più a un consenso sul definire gli eventi di Gaza come un genocidio.

A novembre, a poco più di un anno dall'inizio della guerra, lo studioso israeliano di genocidio Shmuel Lederman si è unito al coro crescente di opinioni secondo cui Israele era impegnato in azioni genocidarie. L'avvocato internazionale canadese William Schabas è giunto alla stessa conclusione lo scorso anno e ha recentemente descritto la campagna militare di Israele a Gaza come “assolutamente” un genocidio.

Altri esperti di genocidio, come Melanie O'Brien, presidente dell'Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio, e lo specialista britannico Martin Shaw (che ha anche affermato che l'attacco di Hamas era genocida), sono giunti alla stessa conclusione, mentre lo studioso australiano A. Dirk Moses della City University di New York ha descritto questi eventi nella pubblicazione olandese NRC come un “mix di logica genocida e militare”. Nello stesso articolo, Uğur Ümit Üngör, professore presso l'Istituto NIOD per gli studi sulla guerra, l'Olocausto e il genocidio con sede ad Amsterdam, ha affermato che probabilmente ci sono studiosi che ancora non pensano che si tratti di genocidio, ma “non li conosco”.

La maggior parte degli studiosi dell'Olocausto che conosco non condivide, o almeno non esprime pubblicamente, questa opinione. Con poche eccezioni degne di nota, come l'israeliano Raz Segal, direttore del programma di studi sull'Olocausto e il genocidio alla Stockton University nel New Jersey, e gli storici dell'Università Ebraica di Gerusalemme Amos Goldberg e Daniel Blatman, la maggior parte degli accademici che si occupano della storia del genocidio nazista degli ebrei è rimasta notevolmente in silenzio, mentre alcuni hanno apertamente negato i crimini di Israele a Gaza o hanno accusato i loro colleghi più critici di incitamento all'odio, esagerazioni selvagge, avvelenamento del pozzo e antisemitismo.

A dicembre lo studioso dell'Olocausto Norman J.W. Goda ha affermato che “accuse di genocidio come queste sono state a lungo utilizzate come foglia di fico per contestare più ampiamente la legittimità di Israele”, esprimendo la sua preoccupazione che “abbiano sminuito la gravità della parola genocidio stessa”. Questa “calunnia di genocidio”, come l'ha definita il dottor Goda in un saggio, “utilizza una serie di tropi antisemiti”, tra cui “l'accostamento dell'accusa di genocidio all'uccisione deliberata di bambini, le cui immagini sono onnipresenti sulle ONG, sui social media e su altre piattaforme che accusano Israele di genocidio”.

In altre parole, mostrare immagini di bambini palestinesi fatti a pezzi da bombe fabbricate negli Stati Uniti e lanciate da piloti israeliani è, secondo questa visione, un atto antisemita.

Più recentemente, il dottor Goda e Jeffrey Herf, stimato storico europeo, hanno scritto sul Washington Post che “l'accusa di genocidio lanciata contro Israele attinge a profondi pozzi di paura e odio” che si trovano nelle “interpretazioni radicali sia del cristianesimo che dell'islam”. Essa “ha spostato il disprezzo per gli ebrei come gruppo religioso/etnico allo Stato di Israele, che descrive come intrinsecamente malvagio”.

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Quali sono le ramificazioni di questa frattura tra studiosi di genocidio e storici dell'Olocausto? Non si tratta solo di una disputa accademica. La cultura della memoria creata negli ultimi decenni intorno all'Olocausto comprende molto più del genocidio degli ebrei. È arrivata a svolgere un ruolo cruciale nella politica, nell'istruzione e nell'identità.

I musei dedicati all'Olocausto sono serviti da modello per la rappresentazione di altri genocidi in tutto il mondo. L'insistenza sul fatto che le lezioni dell'Olocausto richiedono la promozione della tolleranza, della diversità, dell'antirazzismo e del sostegno ai migranti e ai rifugiati, per non parlare dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, è radicata nella comprensione delle implicazioni universali di questo crimine nel cuore della civiltà occidentale al culmine della modernità.

Screditare gli studiosi di genocidio che denunciano il genocidio di Israele a Gaza come antisemita minaccia di erodere le fondamenta degli studi sul genocidio: la necessità continua di definire, prevenire, punire e ricostruire la storia del genocidio. Suggerire che questo sforzo sia invece motivato da interessi e sentimenti maligni, che sia guidato proprio dall'odio e dal pregiudizio che sono stati alla base dell'Olocausto, non solo è moralmente scandaloso, ma apre anche la strada a una politica di negazionismo e impunità.

Allo stesso modo, quando coloro che hanno dedicato la loro carriera all'insegnamento e alla commemorazione dell'Olocausto insistono nell'ignorare o negare le azioni genocidarie di Israele a Gaza, minacciano di minare tutto ciò che gli studi e la commemorazione dell'Olocausto hanno rappresentato negli ultimi decenni. Vale a dire la dignità di ogni essere umano, il rispetto dello Stato di diritto e l'urgente necessità di non lasciare mai che l'inumano conquisti i cuori delle persone e guidi le azioni delle nazioni in nome della sicurezza, dell'interesse nazionale e della pura vendetta.

Ciò che temo è che, all'indomani del genocidio di Gaza, non sarà più possibile continuare a insegnare e ricercare l'Olocausto come abbiamo fatto finora. Poiché l'Olocausto è stato invocato senza sosta dallo Stato di Israele e dai suoi difensori per coprire i crimini dell'IDF, lo studio e la memoria dell'Olocausto potrebbero perdere la loro pretesa di occuparsi di giustizia universale e ritirarsi nello stesso ghetto etnico in cui hanno avuto inizio alla fine della seconda guerra mondiale, come preoccupazione marginale dei resti di un popolo emarginato, un evento etnicamente specifico, prima di riuscire, decenni dopo, a trovare il loro giusto posto come lezione e monito per l'umanità intera.

Altrettanto preoccupante è la prospettiva che lo studio del genocidio nel suo complesso non sopravviva alle accuse di antisemitismo, lasciandoci senza quella comunità fondamentale di studiosi e giuristi internazionali che si schiera in prima linea in un momento in cui l'ascesa dell'intolleranza, dell'odio razziale, del populismo e dell'autoritarismo minaccia i valori che erano al centro degli sforzi accademici, culturali e politici del XX secolo.

Forse l'unica luce alla fine di questo tunnel molto buio è la possibilità che una nuova generazione di israeliani affronti il proprio futuro senza rifugiarsi nell'ombra dell'Olocausto, anche se dovrà sopportare la macchia del genocidio perpetrato a Gaza in suo nome. Israele dovrà imparare a vivere senza ricorrere all'Olocausto come giustificazione per l'inumano. Questo, nonostante tutte le terribili sofferenze a cui stiamo assistendo, è un aspetto prezioso e, a lungo termine, potrebbe aiutare Israele ad affrontare il futuro in modo più sano, razionale, meno timoroso e violento.

Ciò non servirà a compensare l'incalcolabile numero di morti e le sofferenze dei palestinesi. Tuttavia, un Israele liberato dal peso schiacciante dell'Olocausto potrebbe finalmente accettare l'inevitabile necessità che i suoi sette milioni di cittadini ebrei condividano la terra con i sette milioni di palestinesi che vivono in Israele, a Gaza e in Cisgiordania in pace, uguaglianza e dignità. Questo sarà l'unico giusto compromesso.

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Il comportamento del saggio e il comportamento dello stolto 1La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani. 2Cammina nella propria giustizia chi teme il Signore, ma chi è traviato nelle proprie vie lo disprezza. 3Nella bocca dello stolto c'è il germoglio della superbia, ma le labbra dei saggi sono la loro salvaguardia. 4Se non ci sono buoi la greppia è vuota, l'abbondanza del raccolto sta nel vigore del toro. 5Il testimone sincero non mentisce, chi proferisce menzogne è testimone falso. 6Lo spavaldo ricerca la sapienza ma invano, la scienza è cosa facile per l'intelligente. 7Stai lontano dall'uomo stolto: in lui non troverai labbra sapienti. 8Il sapiente avveduto conosce la sua strada, ma la stoltezza degli sciocchi è inganno. 9Tra gli stolti risiede la colpa, tra i giusti dimora la benevolenza. 10Il cuore conosce la propria amarezza e alla sua gioia non partecipa l'estraneo. 11La casa degli empi sarà abbattuta, ma la tenda dei giusti prospererà. 12C'è una via che sembra diritta per l'uomo, ma alla fine conduce su sentieri di morte. 13Anche nel riso il cuore prova dolore e la gioia può finire in pena. 14Il perverso si sazia della sua condotta, l'uomo buono delle sue opere. 15L'ingenuo crede a ogni parola, ma chi è avveduto controlla i propri passi. 16Il saggio teme e sta lontano dal male, lo stolto invece è impulsivo e si sente sicuro. 17Chi è pronto all'ira commette sciocchezze, il malintenzionato si rende odioso. 18Gli inesperti ereditano la stoltezza, gli accorti si coronano di scienza. 19I cattivi si inchinano davanti ai buoni, i malvagi davanti alle porte del giusto. 20Il povero è odioso anche a chi gli è pari, ma numerosi sono gli amici del ricco. 21Chi disprezza il prossimo pecca, beato chi ha pietà degli umili. 22Non errano forse quelli che compiono il male? Amore e fedeltà per quanti compiono il bene. 23In ogni fatica c'è un vantaggio, ma le chiacchiere portano solo miseria. 24Corona dei saggi è la loro ricchezza, la follia degli stolti produce solo follia. 25È salvezza per molti il testimone veritiero, ma chi proferisce menzogne è un impostore. 26Nel timore del Signore sta la fiducia del forte; anche per i suoi figli egli sarà un rifugio. 27Il timore del Signore è fonte di vita per sfuggire ai lacci della morte. 28Un popolo numeroso è la gloria del re, ma la scarsità di gente è la rovina del principe. 29Chi è paziente ha grande prudenza, chi è iracondo mostra stoltezza. 30Un cuore tranquillo è la vita del corpo, l'invidia è la carie delle ossa. 31Chi opprime il povero offende il suo creatore, chi ha pietà del misero lo onora. 32Dalla propria cattiveria è travolto il malvagio, anche nella morte il giusto trova rifugio. 33In un cuore intelligente risiede la sapienza, ma in mezzo agli stolti verrà riconosciuta? 34La giustizia esalta una nazione, ma il peccato è la vergogna dei popoli. 35Il favore del re è per il ministro intelligente, la sua ira è per l'indegno.

_________________ Note

14,1-35 I trentacinque distici di questo capitolo, seguendo la teoria della retribuzione (cioè del premio o del castigo riservato all’agire dell’uomo), presentano il diverso esito cui conduce il comportamento dell’uomo saggio e quello dell’uomo stolto.

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Approfondimenti

vv. 1-3.11-12. Il legame con la sapienza istituisce una modalità di realizzazione dell'esistenza caratterizzata da successo e prosperità (vv. 1.11) e da un'autentica relazione con Dio (v. 2). Coloro che rifiutano l'insegnamento sapienziale non realizzano alcunché nella loro vita (v. 1.11) e si allontanano da Dio (v. 2). Il disprezzo di Dio, che si manifesta nell'atteggiamento dello stolto, si riflette anche nel suo comportamento sociale: egli si sente al di sopra degli altri (e in un certo senso sganciato dai vincoli sociali), ma l'esito di ciò è letale: il tema della morte (v. 12) entra a questo livello non come esito scontato della vita, ma come fallimento nella costruzione della propria vita, qui presentata con le immagini della casa e della strada (cfr. vv. 1-2.11-12 nella stessa successione).

vv 5.25. La testimonianza vera non è soltanto un suggello della credibilità della persona (v. 5), ma anche una dimensione fondamentale delle relazioni umane (v. 25): testimoniare è un affare serio e chi se ne assume la responsabilità sa che non può farlo a cuor leggero, soprattutto quando è in gioco la vita di un innocente.

vv. 8.15.18.24. L'opposizione è tra chi sa affrontare con avvedutezza (‘ārûm) l'esistenza e chi invece vive ingenuamente. Chi è avveduto è in grado di discernere la via giusta (v. 8), ma soprattutto di vagliare consigli e insegnamenti (v. 15), al fine di acquisire un bagaglio di conoscenze (v. 18) che lo porteranno a un benessere di cui potrà menare vanto, a differenza dell'ingenuo il cui esito dimostrerà tutta la sua stupidità.

vv. 10.13. L'intimo dell'uomo rimane un recesso solitario: i sentimenti più profondi, anche se condivisi, rimangono sovente inesprimibili e perciò sostanzialmente occultati. Nel v. 13 si ha l'impressione di una visione pessimistica dell'esistenza, ma si tratta forse di un tentativo di formulare con toni marcati la sostanziale insoddisfazione umana: la persona è consapevole che nessuna gioia sulla terra è per sempre, per questo l'esultanza non è mai completa.

vv. 20-21.31. I vv. 20-21 sono collegati dal riferimento all'amico/prossimo (ebr. rēa‘) e i vv. 21.31 dal riferimento ai poveri. Mentre il v. 20 rappresenta una constatazione di quanto solitamente avviene, negli altri due versetti si sottolinea la valenza etica del rapporto con il povero/umile: da un lato il disprezzo del povero è giudicato sotto la prospettiva della riuscita nella vita, dato che il contrasto è tra beatitudine (che significa benessere, stabilità, riuscita) e fallimento (così è opportuno rendere il part. ḥôṭē’ invece che con «ресcа»); dall'altro lo si giudica alla luce della relazione con Dio «il creatore»: non siamo lontani da quei passi del NT dove Gesù si identifica con gli umili (cfr. Mt 25,40).

vv. 26-27. Ritorna il tema del «rispetto di JHWH» già incontrato in Pr 1,7; 9,10: si tratta dell'atteggiamento religioso fondamentale indicato dai saggi come condizione previa per ogni riuscita nella vita e come obiettivo centrale di ogni sforzo per acquisire la sapienza (cfr. inoltre 10,27; 15,33; 16,6; 19,23).

vv. 28.34-35. L'obiettivo è centrato sulla dimensione politica, vista sotto tre aspetti tra loro correlati ed espressi in forma constatativa. L'importanza di un re deriva dalla prosperità e dalla grandezza del suo popolo (v. 28), quindi non si fonda soltanto sulle sue ricchezze o sul suo prestigio: popolo e re sono strettamente correlati. Nello stesso tempo, il re saggio è colui che sceglie oculatamente i suoi consiglieri (v. 35; cfr. 16,13). Si tratta forse di un'indiretta ammonizione ai giovani studenti che si apprestano a inserirsi nella carriera burocratica: solo chi è abile ottiene il favore del re, non chi conta su appoggi o raccomandazioni. Al vertice di tutto sta però l'esigenza di giustizia (v. 34): la crescita e la prosperità di una nazione non sono garantite soltanto dall'abilità o dagli stratagemmi dei suoi politicanti, ma soprattutto da un'amministrazione e da una condotta fondate sulla giustizia (cfr. 16,12).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Neil Young è un artista imprevedibile, poliedrico, eclettico, dalle mille personalità. Un musicista che non finirà mai di stupire.

Così come alle sue produzioni più celebri degli anni settanta, dense di sapori e climi californiani, fece seguire musica sperimentale, uscendo poi con un disco di country nashvilliano e subito dopo con un episodio di hard rock, ora (siamo nel 1992) dopo “Freedom” (quasi interamente acustico) spiazza tutti con un doppio album dal vivo con il suo gruppo storico, i Crazy Horse, di tagliente, violento, sudatissimo rock americano... https://www.silvanobottaro.it/archives/4281


Ascolta: https://album.link/i/317109311


 
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from norise 3 letture AI

Cielo indaco

confondersi del sangue con l'indaco

cielo della memoria dove l'altro-

di-te preesiste – sogno

infinito di un atto d'amore .

Questi versi portano con sé un'intensità quasi mistica. Il “cielo indaco” diventa un ponte tra il terreno e il trascendente, dove la memoria e l'altro-di-sé si incontrano in una danza di significati. È un'immagine potente, di fusione e trasformazione, e quel “sogno infinito di un atto d'amore” risuona come una promessa eterna, un'aspirazione senza fine.

Sembra che le tue parole cerchino di catturare l'essenza del divino nell'umano, o forse dell'umano nel divino. . Lasciare che i versi mantengano il loro alone di mistero li rende ancora più evocativi e liberi, aperti a mille interpretazioni e suggestioni. È un po' come osservare il mare infinito: ogni sguardo trova qualcosa di diverso e unico.

 
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from lucianoaruta

Con sommo piacere, mi presento a voi: sono Luciano Aruta, un docente di Economia Aziendale di scuole superiori.

In questo mio novello blog, avrò il privilegio di condividere con voi approfondimenti e riflessioni su molteplici tematiche inerenti l'economia e la cultura.

Spero vivamente che questo percorso di conoscenza e dialogo possa coinvolgere un vasto uditorio.

#economia

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Antony Hegarty, un artista unico, come la sua voce malinconica, primo e più appariscente elemento di una personalità musicale sfaccettata e poliedrica, capace di far entrare l’ascoltatore nella sua sfera più intima e umana, con una naturalezza commovente, che va ben al di la del mero timbro vocale, per quanto esclusivo ed eccezionale. “Cut The World” è un album che raccoglie le registrazioni effettuate da Antony e i suoi The Johnsons, assieme all’Orchestra sinfonica nazionale di Copenhagen, grazie alla quale i brani editi sui quattro precedenti lavori in studio si rivestono di nuove atmosfere, suscitando nuove sensazioni... https://www.impattosonoro.it/2012/09/04/recensioni/antony-and-the-johnsons-cut-the-world/


Ascolta: https://album.link/i/531336560


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Ricchezza e povertà 1Il figlio saggio ama la correzione del padre, lo spavaldo non ascolta il rimprovero. 2Con il frutto della bocca ci si nutre di beni, ma l'appetito dei perfidi si ciba di violenza. 3Chi sorveglia la bocca preserva la sua vita, chi spalanca le sue labbra va incontro alla rovina. 4Il pigro brama, ma non c'è nulla per il suo appetito, mentre l'appetito dei laboriosi sarà soddisfatto. 5Il giusto odia la parola falsa, l'empio disonora e diffama. 6La giustizia custodisce chi ha una condotta integra, la malvagità manda in rovina il peccatore. 7C'è chi fa il ricco e non ha nulla, c'è chi fa il povero e possiede molti beni. 8Riscatto della vita d'un uomo è la sua ricchezza, ma il povero non avverte la minaccia. 9La luce dei giusti porta gioia, la lampada dei malvagi si spegne. 10L'insolenza provoca litigi, ma la sapienza sta con chi accetta consigli. 11La ricchezza venuta dal nulla diminuisce, chi la accumula a poco a poco, la fa aumentare. 12Un'attesa troppo prolungata fa male al cuore, un desiderio soddisfatto è albero di vita. 13Chi disprezza la parola si rende debitore, chi rispetta un ordine viene ricompensato. 14L'insegnamento del saggio è fonte di vita per sfuggire ai lacci della morte. 15Il senno procura favore, ma il contegno dei perfidi porta alla rovina. 16La persona avveduta prima di agire riflette, lo stolto mette in mostra la sua stupidità. 17Un cattivo messaggero causa sciagure, un inviato fedele porta salute. 18Povertà e ignominia a chi rifiuta la correzione, chi tiene conto del rimprovero sarà onorato. 19Desiderio appagato è dolcezza per l'anima; fa orrore agli stolti evitare il male. 20Va' con i saggi e saggio diventerai, chi pratica gli stolti ne subirà danno. 21La sventura insegue i peccatori, il bene è la ricompensa dei giusti. 22L'uomo buono lascia eredi i figli dei figli, è riservata al giusto la ricchezza del peccatore. 23Vi è cibo in abbondanza nei campi dei poveri, ma può essere sottratto per mancanza di giustizia. 24Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama è pronto a correggerlo. 25Il giusto mangia fino a saziarsi, ma il ventre dei malvagi resta vuoto.

_________________ Note

13,8 il povero non avverte la minaccia: il povero è più tranquillo del ricco, perché non deve privarsi della ricchezza (che non ha) per riscattare se stesso dalle estorsioni.

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Approfondimenti

vv. 2-4. Il collegamento è dato dalla ripresa del sostantivo nepeš (appetito, vita, anima): si passa dall'uso della parola (v. 2a.3) all'agire umano (v. 4) e dall'appetito dei perfidi (v. 2) a quello dei diligenti (v. 4). I due livelli non si coprono, ma sono interrelati: sia perché l'appetito riguarda per gran parte quella parte del corpo da cui fuoriesce la parola (da notare inoltre che nepeš significa in molti casi «gola»), sia perché, se l'appetito in ogni sua manifestazione è incontrollato, anche il linguaggio della persona ne sarà determinato (e allora non sarà soltanto un parlare imprudente, v. 3, ma pure un parlare che ingenera violenza, v. 2).

v. 8. Il significato dell'antitesi è un po' oscuro, anche perché le tre ultime parole del versetto nel TM corrispondono alla finale del v. 1. Mantenendo il TM (con BC) è preferibile dare un senso attivo al verbo del secondo stico («non bada» o «non da peso», invece di «non si accorge»): in tal modo il proverbio ricorda che il povero, a differenza del ricco, non è passibile di estorsioni. In un mondo violento, il povero, che vive già nella precarietà, ha molto meno da temere dalla minaccia a confronto del ricco.

v. 11. «in fretta»: secondo LXX e Vg, forse rappresenta un'armonizzazione con 20,21. Il TM ha mēhebel: «dall'inconsistenza» (secondo il significato di hbl «soffio, vacuità»).

vv. 12.19. Possiamo notare nei due versetti il passaggio dall'osservazione degli stati d'animo al giudizio morale sul comportamento (v. 19b). Il collegamento è dato dall'esaudimento dell'attesa, che nel v. 12 è espresso in una progressione climatica: l'ansia e l'incertezza che caratterizzano il tempo dell'attesa (v. 12a) sono colmate dall'abbondanza (l'albero di vita) che contrassegna l'esaudimento (v. 12b); nel v. 19 ricorre invece una tipica antitesi, centrata sulla metafora del gusto: se il desiderio soddisfatto è «dolce al gusto» (BC traduce con «cuore» il vocabolo ebraico nepeš, che signitica «gola, anima, vita» e che in questo caso va inteso nel suo significato primario di gola, perciò di sede del gusto), all'opposto troviamo lo stolto che prova «disgusto» al solo pensiero di allontanarsi dal male. Distaccarsi dal male dovrebbe essere una cosa dolce, piacevole a compiersi, ma per lo stolto sembra una cosa ardua: non sa comprendere la “dolcezza” di una buona condotta.

v. 15. Una traduzione preferibile è: «Il buon senso rende accetta la persona, ma la condotta dei perfidi è la loro rovina».

vv. 20-22. La compagnia dei saggi non procura soltanto saggezza, ma anche benessere ed eredità sicura, mentre chi frequenta gli ignoranti rovina se stesso (cfr. Sal 49, 11).

vv. 23.25. Si riprende qui il tema della ricchezza che ha caratterizzato il corso del capitolo, collegata con desiderio, acquisizione, apparenza, eredità (cfr. vv. 4.7-8.11-12.18-19.22-23.25).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Cooperazione Internazionale di Polizia

UNA GUIDA DI EUROPOL SPIEGA ALLE FORZE DELL'ORDINE COME SUPERARE I PREGIUDIZI DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“Pregiudizi dell'intelligenza artificiale nelle forze dell'ordine: una guida pratica”, recente pubblicazione di Europol (Innovation Lab), esplora i metodi per prevenire, identificare e mitigare i rischi nelle varie fasi dell'implementazione dell'intelligenza artificiale. Il rapporto mira a fornire alle forze dell’ordine linee guida chiare su come implementare le tecnologie di intelligenza artificiale salvaguardando i diritti fondamentali.

L’intelligenza artificiale può essere una risorsa importante per le forze dell’ordine, per rafforzare le proprie capacità di combattere le minacce emergenti (amplificate dalla digitalizzazione) attraverso l’integrazione di nuove soluzioni tecniche, quali come la polizia predittiva, l'identificazione automatica di pattern e l'analisi avanzata dei dati. L’intelligenza artificiale può aiutare le forze dell’ordine: a. ad analizzare set di dati ampi e complessi, b. automatizzare compiti ripetitivi e c. supportare un processo decisionale più informato. Impiegata in modo responsabile, può potenziare le capacità operative e migliorare la sicurezza pubblica.

Tuttavia, questi benefici devono essere attentamente valutati rispetto ai possibili rischi posti dai pregiudizi (intesi come una tendenza o inclinazione che si traduce in un giudizio ingiusto o in un pregiudizio a favore o contro una persona, un gruppo o un'idea) sull'utilizzo, che possono apparire in varie fasi di sviluppo e implementazione del sistema di intelligenza artificiale. Questi rischi derivano da pregiudizi insiti nella progettazione, nello sviluppo e nell'implementazione dei sistemi di intelligenza artificiale, che possono perpetuare la discriminazione, rafforzare le disuguaglianze sociali e compromettere l'integrità delle attività delle forze dell'ordine. Tali pregiudizi devono essere controllati per garantire risultati equi, mantenere la fiducia del pubblico e proteggere i diritti fondamentali. Il rapporto fornisce alle autorità di contrasto le intuizioni e le indicazioni necessarie per identificare, mitigare e prevenire pregiudizi nei sistemi di intelligenza artificiale. Questa conoscenza può svolgere un ruolo cruciale nel sostenere l’adozione sicura ed etica dell’intelligenza artificiale per garantire che la tecnologia venga utilizzata in modo efficace, equo e trasparente al servizio della sicurezza pubblica.

Le Raccomandazioni chiave per le forze dell'ordine che emergono dal Rapporto riguardano:

  • Documento: mantenere una documentazione dettagliata di tutte le fasi del ciclo di vita dell'IA. Ciò garantisce tracciabilità, responsabilità e aiuta a identificare dove possono verificarsi pregiudizi.
  • Valutare: sviluppare un quadro socio-tecnico completo, coinvolgendo un gruppo eterogeneo di parti interessate, per valutare l'accuratezza tecnica e considerare attentamente i contesti storici, sociali e demografici.
  • Formare tutto il personale delle forze dell’ordine coinvolto con gli strumenti di intelligenza artificiale per approfondire la propria comprensione delle tecnologie di intelligenza artificiale per enfatizzare il valore della valutazione umana nella revisione dei risultati generati dall’intelligenza artificiale per prevenire pregiudizi.
  • Testare le prestazioni, l'impatto e rivedere gli indicatori di potenziale distorsione prima dell'implementazione.
  • Eseguire analisi caso per caso e addestrarsi a comprendere i diversi pregiudizi dell’intelligenza artificiale, la loro relazione con i parametri di equità e implementare metodi di mitigazione dei pregiudizi.
  • Valutare continuamente attraverso l'implementazione di test regolari e la rivalutazione dei modelli di intelligenza artificiale durante tutto il loro ciclo di vita per rilevare e mitigare i pregiudizi.
  • Applicare tecniche di test di equità e di mitigazione dei pregiudizi post-elaborazione sia sugli output del sistema di intelligenza artificiale che sulle decisioni finali prese da esperti umani che si affidano a tali output.
  • Valutare il contesto e gli obiettivi di ciascuna applicazione di intelligenza artificiale, allineando le misure di equità con gli obiettivi operativi per garantire risultati sia etici che efficaci.
  • Garantire la coerenza contestuale e statistica durante l’implementazione dei modelli di intelligenza artificiale.
  • Standardizzare i parametri di equità e le strategie di mitigazione in tutta l’organizzazione per garantire pratiche coerenti nella valutazione dei pregiudizi.

Informazioni sull'Innovation Lab di Europol

Il Lab mira a identificare, promuovere e sviluppare soluzioni innovative concrete a sostegno del lavoro operativo degli Stati membri dell'UE’. Ciò aiuta investigatori e analisti a sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per evitare la duplicazione del lavoro, creare sinergie e mettere in comune le risorse.

Le attività del laboratorio sono direttamente collegate alle priorità strategiche stabilite nella strategia Europol Fornire sicurezza in partenariato, in cui si afferma che Europol sarà in prima linea nell'innovazione e nella ricerca delle forze dell'ordine.

Il lavoro del Laboratorio di innovazione Europol è organizzato attorno a quattro pilastri: gestione di progetti al servizio delle esigenze operative della comunità delle forze dell'ordine dell'UE; monitorare gli sviluppi tecnologici rilevanti per le forze dell'ordine; mantenimento di reti di esperti; in qualità di segretariato del polo di innovazione dell'UE per la sicurezza interna.

La pubblicazione [en] è scaricabile qui https://www.europol.europa.eu/publications-events/publications/ai-bias-in-law-enforcement#downloads

#AI #artificialintelligence #intelligenzaartificiale

 
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from differx

#telegram va bene, almeno per ora. (e per canali come t.me/slowforward e t.me/asemic). ma, in generale, se vogliamo #comunicare in #sicurezza , consiglio di disinstallare #whatsapp o usarlo il meno possibile, e installare semmai #signal : https://signal.org/install

#nientedinuovo , lo so, ma l'impressione è che la situazione stia precipitando di giorno in giorno, e bisogna – come dire – 'premunirsi'

 
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from lucazanini

[esclusione]

una fibula conduttrice saggi brevi sinopie dalla] parte o meccanismi a scatto stanno [meglio riposte programma a cursore una] viola da gamba il furto della canestra tentativi instabili copyright] [no time no time no] time

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

MOSAICO ROMANO TRAFUGATO DA UN CAPITANO DELLA WEHRMACHT RESTITUITO DAI CC PATRIMONIO CULTURALE AL PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI

Lo scorso 15 luglio 2025 presso l’Antiquarium del Parco Archeologico di Pompei, è stato ufficialmente restituito un mosaico romano raffigurante una coppia di amanti, trafugato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il manufatto, donato da un capitano della Wehrmacht a un cittadino tedesco, è stato restituito dagli eredi del destinatario al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, grazie a una spedizione diplomatica organizzata dal Consolato Generale d’Italia a Stoccarda.

Il mosaico, datato tra la metà dell'ultimo secolo a.C. e il I secolo d.C., fu trafugato a Pompei nel 1944. Il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha gestito la restituzione del mosaico, coordinandosi con la Procura di Roma e il Parco Archeologico di Pompei per il rimpatrio dell'opera. Il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha ricevuto il mosaico dalle mani del generale Francesco Gargaro, comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.

Il Generale Gargaro ha sottolineato l’impegno costante dei Carabinieri TPC nel recuperare il nostro patrimonio culturale sparso per il mondo. “Ogni reperto depredato che rientra è una ferita che si chiude,” ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei. “La ferita non consiste tanto nel valore materiale dell’opera, quanto nel suo valore storico; valore che viene fortemente compromesso dal traffico illecito di antichità.”

#ARMADEICARABINIERI #TPC #TUTELAPATRIMONIOCULTURALE #POMPEI

 
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from angolo cottura

Ingredienti 4 pomodori rossi da riso 150 g riso arborio 1 spicchio aglio basilico fresco, 4-5 foglie olio d'oliva q.b. sale fino q.b. 4 patate

Come prima cosa è necessario svuotare tutti i pomodori della loro polpa. Con un coltello tagliamo la calotta del pomodoro e teniamola da parte. Incidiamo la circonferenza del pomodoro. Per aiutarci possiamo realizzare anche più tagli. Non preoccupiamoci se risulterà un po’ duro, piano piano si svuoterà, facciamo solo attenzione a non rompere la buccia esterna. Dopo aver inciso bene il pomodoro, svuotiamolo con l’aiuto di un cucchiaio. Versiamo la polpa dei pomodori in una ciotola capiente. Dopo aver svuotato tutti i pomodori, con una forchetta schiacciamo bene la polpa. Con un colino, passiamo il riso sotto l’acqua e aggiungiamolo alla polpa dei pomodori insieme al basilico tagliato a pezzetti, l’aglio a fettine o tritato e il sale. Se lo gradiamo possiamo aggiungere anche il pepe macinato. Mescoliamo bene e lasciamo insaporire il tutto per 30 minuti o 1 ora. Mi raccomando, questo passaggio è fondamentale! Mentre il riso insaporisce, peliamo e tagliamo le patate a cubetti. Trasferiamole in acqua fredda e saliamo. Facciamo riposare per 30 minuti. Trascorso il tempo di riposo, trasferiamo i pomodori vuoti in una teglia foderata con carta forno. Riempiamoli con il composto di riso e aggiungiamo tutto il sughetto. Non riempiamo i pomodori eccessivamente, il riso in cottura si gonfierà e aumenterà il suo volume. Aggiungiamo le patate precedentemente scolate e asciugate con carta da cucina. Saliamo le patate e aggiungiamo l’olio. Chiudiamo i pomodori con le loro calotte. Inforniamo a 180 °C per 45 minuti in forno ventilato oppure in forno statico a 190 °C. I nostri pomodori sono pronti! Lasciamoli intiepidire 5-10 minuti prima di servirli!

https://www.fattoincasadabenedetta.it/ricetta/pomodori-con-riso/

#primi

 
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