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from 📖Un capitolo al giorno📚

Giustizia di Giobbe ed elogio della sapienza 1 Giobbe continuò il suo discorso dicendo: 2“Per la vita di Dio, che mi ha privato del mio diritto, per l'Onnipotente che mi ha amareggiato l'animo, 3finché ci sarà in me un soffio di vita, e l'alito di Dio nelle mie narici, 4mai le mie labbra diranno falsità e mai la mia lingua mormorerà menzogna! 5Lontano da me darvi ragione; fino alla morte non rinuncerò alla mia integrità. 6Mi terrò saldo nella mia giustizia senza cedere, la mia coscienza non mi rimprovera nessuno dei miei giorni. 7Sia trattato come reo il mio nemico e il mio avversario come un ingiusto. 8Che cosa infatti può sperare l'empio, quando finirà, quando Dio gli toglierà la vita? 9Ascolterà forse Dio il suo grido, quando la sventura piomberà su di lui? 10Troverà forse il suo conforto nell'Onnipotente? Potrà invocare Dio in ogni momento? 11Io vi istruirò sul potere di Dio, non vi nasconderò i pensieri dell'Onnipotente. 12Ecco, voi tutti lo vedete bene: perché dunque vi perdete in cose vane? 13Questa è la sorte che Dio riserva all'uomo malvagio, l'eredità che i violenti ricevono dall'Onnipotente. 14Se ha molti figli, saranno destinati alla spada e i suoi discendenti non avranno pane da sfamarsi; 15i suoi superstiti saranno sepolti dalla peste e le loro vedove non potranno fare lamento. 16Se ammassa argento come la polvere e ammucchia vestiti come fango, 17egli li prepara, ma il giusto li indosserà, e l'argento lo erediterà l'innocente. 18Ha costruito la casa come una tela di ragno e come una capanna fatta da un guardiano. 19Si corica ricco, ma per l'ultima volta, quando apre gli occhi, non avrà più nulla. 20Come acque il terrore lo assale, di notte se lo rapisce l'uragano; 21il vento d'oriente lo solleva e se ne va, lo sradica dalla sua dimora, 22lo bersaglia senza pietà ed egli tenterà di sfuggire alla sua presa. 23Si battono le mani contro di lui e si fischia di scherno su di lui ovunque si trovi. _________________ Note

27,1 Nei cc. 27-31 (escludendo il c. 28) si sviluppa, sotto forma di monologo, una lunga riflessione di Giobbe, nella quale egli ribadisce quanto ha sempre sostenuto di fronte alle accuse dei tre amici.

27,2-23 Giobbe sostiene la propria innocenza. Per la vita di Dio: formula di giuramento. Questa formula compariva solitamente all’inizio di una solenne affermazione, chiamata “giuramento di innocenza”.

27,13-23 Questi versetti, nei quali vengono descritti i mali che colpiscono l’empio, sono considerati da alcuni come il terzo discorso mancante di Sofar (che continuerebbe con 24,18-24).

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Approfondimenti

Giustizia di Giobbe ed elogio della sapienza (27,1-28,28) Il collaudato svolgimento della Disputa prevedeva a questo punto l'intervento di Sofar. Giobbe e anche il lettore lo aspettavano. Invece Sofar non prende più la parola, e così Elifaz e Bildad dopo di lui. Il silenzio di Sofar è il segnale decisivo della fine di questa fase della narrazione. Il silenzio dei tre amici determina il cessare della Disputa e prepara, provoca altre svolte narrative (cfr. cc. 29-31 e poi, soprattutto, cc. 32-37). I tre amici hanno esaurito i loro argomenti, ma non Giobbe. Essi tacciono (cfr. 5,16; 11,2-3; 32,1-3.15-20; Sal 31,18-19; 107,42) esausti, sconfitti. Non solo hanno fallito nel loro intento primario, quello di consolare Giobbe (cfr. 2,11; 15,11), ma sono stati vinti dalla resistenza dell'amico. Giobbe ha difeso strenuamente la sua integrità fino a contendere con Dio; gli amici invece ritengono che ogni uomo è peccatore, e hanno sostenuto con vigore che la sua sofferenza è la dimostrazione incontrovertibile della colpevolezza, reputando inoltre il suo comportamento come una funesta ribellione all'ordine di idee e di eventi da loro presentato come divino. La Disputa ha messo in evidenza il graduale, progressivo radicalizzarsi delle posizioni. Elifaz, Bildad e Sofar convergono nel medesimo punto di vista, sono rappresentanti della stessa corrente di pensiero.

I loro argomenti godevano originariamente di un'approvazione sicuramente superiore rispetto a quella che il lettore moderno è disposto ad accordare loro. Essi sono esponenti di una sapienza tradizionale, proverbiale, che trae prevalentemente la propria conoscenza dall'osservazione di vicende che si ripetono. Inoltre, pur avvalendosi, di elementi del patrimonio storico e vitale di Israele con il suo Dio, hanno ridotto ormai la relazione tra l'uomo e Dio ad un calcolo interessato. Il punto di partenza e di arrivo dei tre amici, che dunque fa da inclusione dei loro discorsi, consiste nell'impossibilità per l'uomo di essere giusto davanti a Dio (cfr. 4,17 e 25,4; ma anche 15,14): un argomento che insiste sulla sfiducia definitiva nei confronti dell'uomo, ed esprime una sostanziale diffidenza nel rapporto fra Dio e l'uomo, come il Satan nel Prologo. Inoltre, poiché essi sono più preoccupati di conservare e di confermare le loro certezze, piuttosto che lasciarsi interpellare dagli interrogativi scomodi e senza precedenti di Giobbe, si manifesta nella Disputa la loro crescente insofferenza e il loro irrigidimento fino all'aperta conflittualità con Giobbe. Peraltro, la soluzione che essi prospettano a Giobbe, cioè di riconoscere il suo peccato, di accettare la correzione divina e soprattutto di rinunciare alla pretesa di una propria giustizia, a garanzia di una prosperità che Dio rinnoverà nei suoi confronti, propende in fondo al modo in cui trarre il proprio beneficio da Dio. Essi non sanno prescindere dalle proprie divisioni e classificazioni (colpevole/innocente, giusto/empio) e non si lasciano raggiungere dalla realtà che la tragedia di Giobbe mette a nudo: l'ignoranza dell'uomo sugli eventi della vita la difficoltà di decifrare l'agire di Dio. Pertanto essi rifiutano, al contrario di Giobbe, di inoltrarsi nelle dimensioni ancora inesplorate della comunicazione, della relazione e della conoscenza di Dio. Nondimeno la serrata opposizione dei tre amici ha contribuito alla maturazione, allo sviluppo di quel movimento e itinerario interiore di Giobbe, il quale si appella e lotta perché sa che Dio può dare risposta al suo grido.

Alcuni commentatori hanno ritenuto di individuare il terzo discorso di Sofar in 27,13-23 (e talvolta anche in 27,7-12), dove ricorre la descrizione della sorte dell'empio che presenta alcune affinità lessicali e tematiche con il suo ultimo intervento (cfr. c. 20). Ma la ripresa di tale argomento, spesso predominante nei discorsi degli amici, ha una funzione tutta particolare in questo discorso di Giobbe (cc. 27-28), ormai verso la conclusione della Disputa, Infatti Giobbe dapprima difende la sua integrità (27,2-6), e poi riconosce nei suoi avversari (27,7-10), negli amici (27, 11-12), gli empi per i quali Dio riserva una fine ineluttabile (27,13-23). Dunque Giobbe prospetta proprio agli amici, quasi con le stesse parole, quella sorte degli empi, che essi tanto hanno usato come argomento di intimidazione. Infine, Giobbe termina con l'esaltazione della sapienza (c. 28).

27,1. Giobbe riprende a parlare e il narratore lo mette in rilievo anche con una differente formula di introduzione del discorso: Giobbe «continua a parlare», più precisamente a pronunciare il suo māšāl. Ricorre dunque, da parte del narratore, una definizione di ciò che segue, il riferimento a una figura del linguaggio poetico prevalentemente dell'ambito sapienziale (cfr. Sal 49,5; 78,2).

vv. 2-6. Giobbe argomenta che il suo lēbāb (v. 6), il cuore, l'intimo, là dove si prendono le decisioni profonde e se ne assume la responsabilità, la coscienza, non gli rimprovera come ha vissuto. Pertanto, non si tratta per Giobbe solo di affermare la propria innocenza in modo incidentale date le circostanze, ma di un orientamento fondamentale di vita perseguito nel tempo, con perseveranza e disciplina che non viene meno nelle avversità. Il richiamo di Giobbe alla sua integrità (cfr. anche Sal 41,13) e alla sua giustizia, appare a questo punto, soprattutto, un'espressione di fedeltà, un atto di fede. Benché subisca un'ingiustizia da parte di Dio, Giobbe giura proprio per Dio.

vv. 7-10. Dopo la proclamazione della sua innocenza e giustizia, Giobbe procede all'identificazione degli accusatori come colpevoli, come malvagi ed empi (v. 7; cfr. Sal 35; 58; 109; 140). Egli chiede la condanna di coloro in potere dei quali Dio stesso lo ha gettato (cfr. 16,11), che lo hanno insultato e deriso. Inoltre lascia intendere che, benché pensi che l'uomo giusto e il malvagio possano essere colpiti dalle stesse sciagure, egli non si volge all'empietà (cfr. Sal 1,1; 37; 40,5; 73; Prv 23,17-18), perché nella sventura il malvagio non ha alcuna speranza, mentre l'uomo retto può ancora sperare le delizie di Dio. Il malvagio nella tribolazione è incapace di fidarsi di Dio (v. 10; cfr. 22,26), né invoca continuamente Dio. Dunque tra Dio e l'empio c'è una distanza estrema. Per Giobbe, il poter gridare e confidare in Dio, anche nella tragedia, e persino contendere con Dio, esige la scelta persistente delle vie di Dio, suppone il precedente godimento della familiarità, della comunione, della benevolenza di Dio (cfr. 10, 12).

vv. 13-23. Giobbe descrive la sorte che Dio ha riservato al malvagio. La caratteristica di questa presentazione consiste nella ripresa, come annunciato nel v. 12, di un tema sul quale gli amici si sono a lungo soffermati. Tuttavia essi lo hanno usato come argomento di intimidazione e di minaccia per l'amico, irritati dal suo atteggiamento critico e deviante, rispetto alle convinzioni religiose da loro concordemente sostenute. Anche Giobbe li aveva esortati e avvisati a non ingannare Dio, e a considerare che anche per loro ci sarebbe stato il momento della prova (cfr. 13,7-12). Ma ora Giobbe si avvale del loro linguaggio, nel vocabolario e nelle immagini, per rimandare agli amici l'idea che su di essi incombe una tale sventura. Essi hanno pronunciato una condanna dalla quale non sono esclusi: è la loro condanna in quanto spietati prevaricatori (cfr. anche 6,27), accusatori menzogneri, persecutori del giusto, empi. Giobbe introduce la descrizione della fine che Dio ha disposto per l'empio, con le parole conclusive dell'ultimo discorso di Sofar (v. 13; cfr. 20,29), pur apportando lievi varianti che come sempre, nella narrativa biblica, caratterizzano la tecnica della ripetizione. Per quanto siano gravi le affermazioni di Giobbe, il quale prospetta agli amici il fatale ritorcersi delle loro sentenze annientamento da parte di Dio, non si avverte in lui alcuna particolare animosità e aggressività, come in altri momenti della Disputa. Giobbe indirizza ai suoi molesti interlocutori un'istruzione che affida soprattutto alla loro riflessione. Ma l'istruzione di Giobbe non è conclusa, e si direbbe anche che la descrizione appena svolta non sia ciò che riscuote il maggior rilievo rispetto all'interesse riposto in ciò che segue. Infatti il discorso di Giobbe continua con una solenne apologia della sapienza (c. 28).

(cf. MARIA PINA SCANU, Giobbe – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Cooperazione Internazionale di Polizia

IL PROGETTO ASSET DI EUROPOL, SEQUESTRARE I BENI CRIMINALI A LIVELLO GLOBALE (COMPRESE LE CRIPTOVALUTE)

Europol ha dato il benvenuto nella sua sede oltre 80 esperti finanziari provenienti da tutto il mondo per partecipare al Progetto A.S.S.E.T. (Asset Search & Seize Enforcement Taskforce), un'iniziativa volta a migliorare il numero di beni criminali sequestrati a livello globale. In totale, 43 forze dell'ordine di 28 paesi hanno aderito all'operazione, olte ad autorità di organizzazioni internazionali, tra cui Eurojust e Interpol.

Leggi tutto qui https://poliverso.org/display/0477a01e-1067-8cbd-769b-3b4801886834

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Everybody Knows This Is Nowhere è il secondo album in studio del musicista canadese/americano Neil Young, pubblicato nel maggio 1969 su Reprise Records, numero di catalogo RS 6349. Il suo primo con la band di supporto di lunga data Crazy Horse, raggiunse il picco al numero 34 nella classifica US Billboard 200 nell'agosto 1970 durante una permanenza in classifica di 98 settimane ed è stato certificato disco di platino dalla RIAA. L'album è nella lista dei 1001 album che devi ascoltare prima di morire. Nel 2003, l'album è stato classificato al numero 208 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi della rivista Rolling Stone e al numero 407 nell'edizione del 2020. È stato votato al numero 124 nella terza edizione di All Time Top 1000 Albums di Colin Larkin (2000).


Ascolta: https://album.link/i/1015769589


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

RISPOSTA DI GIOBBE A BILDAD 1Giobbe prese a dire:

2“Che aiuto hai dato al debole e che soccorso hai prestato al braccio senza forza! 3Quanti consigli hai dato all'ignorante, e con quanta abbondanza hai manifestato la saggezza! 4A chi hai rivolto le tue parole e l'ispirazione da chi ti è venuta?

5Le ombre dei morti tremano sotto le acque e i loro abitanti. 6Davanti a lui nudo è il regno dei morti e senza velo è l'abisso. 7Egli distende il cielo sopra il vuoto, sospende la terra sopra il nulla. 8Rinchiude le acque dentro le nubi e la nuvola non si squarcia sotto il loro peso. 9Copre la vista del suo trono stendendovi sopra la sua nuvola. 10Ha tracciato un cerchio sulle acque, sino al confine tra la luce e le tenebre. 11Le colonne del cielo si scuotono, alla sua minaccia sono prese da terrore. 12Con forza agita il mare e con astuzia abbatte Raab. 13Al suo soffio si rasserenano i cieli, la sua mano trafigge il serpente tortuoso.

14Ecco, questi sono solo i contorni delle sue opere; quanto lieve è il sussurro che ne percepiamo! Ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo?“. _________________ Note 26,5-14 Questo inno di lode alla potenza di Dio secondo alcuni sarebbe da porre sulle labbra di Bildad e si collegherebbe allora con il testo di 25,1-6.

26,7-13 Egli distende il cielo: descrizione poetica della creazione del cosmo, che si ispira a immagini molto familiari agli antichi. Il serpente tortuoso (v. 13) è il Leviatàn (vedi la sua descrizione anche in 3,8; 40,25).

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Approfondimenti

RISPOSTA DI GIOBBE A BILDAD (26,1-14) La replica di Giobbe contiene una critica radicale al contributo inefficace di Bildad (vv. 2-4), l'esaltazione della grandezza di Dio (v. 5-13), la constatazione del limite della conoscenza dell'uomo (v. 14).

vv. 5-13. Giobbe avanza nel discorso con un inno che magnifica la grandezza di Dio, ne mette in rilievo l'azione potente e la straordinaria opera creatrice. Per un momento è riattivata quella competizione simmetrica che si è già verificata nello svolgimento della Disputa, alla fine del primo e durante il secondo ciclo di discorsi. In questo caso, prima Bildad ha messo in rilievo l'onnipotenza divina (25,2-3), e adesso Giobbe gli risponde con una descrizione della potenza del Dio creatore. Evidentemente però non solo i tratti presi in considerazione sono diversi, ma soprattutto le conclusioni che essi traggono sono differenti. Per Bildad era importante affermare il carattere pervasivo ed efficace della potenza divina, per Giobbe dimostrare che l'uomo conosce solo dei frammenti della grandezza di Dio. Bildad aveva riferito l'onnipotenza divina in relazione all'opera di Dio nelle altezze celesti; Giobbe, con maggiori dettagli, ne evidenzia il governo sul mondo. Prima di tutto nota che la potenza divina raggiunge lo ṣɇ'ôl (vv. 5-6; cfr. Am 9,2; Sal 139,8; Prv 15,11), il mondo sotterraneo e il regno dei morti, i rɇpā’îm (cfr. Is 14,9; 26,14.19; ecc). Giobbe accenna poi all'azione creatrice di Dio nel mondo: qui l'uso in ebraico del participio sembra voler sottolineare che si tratta di un'azione divina che ancora continua (vv. 7-9). Ma la potenza creatrice di Dio manifesta, per Giobbe, anche i suoi tratti vigorosi sulla natura e sugli esseri viventi. Così Dio, tracciando l'orizzonte, ha separato la luce dalle tenebre (v. 10; cfr. Prv 8,27) e con il suo rimprovero ha reso stabili le colonne del cielo (v. 11). Altrove si parla delle fondamenta del cielo (cfr. 1Sam 22,8), e delle colonne della terra, sulle quali, secondo un'altra concezione, si appoggia la terra (cfr. 1Sam 2,8; Sal 75,4; 104,5): Giobbe riferisce inoltre che Dio, con la sua forza, ha agitato il mare (v. 12; cfr. Is 51,15; Ger 31,35) e ha colpito Raab, che a una prima lettura sembra indicare un mostro marino (cfr. 3,8; 7,12; 9,13). In tal modo dunque Giobbe esalta il dominio di Dio sulle forze della natura, anche quelle ostili all'uomo (così pure nel v. 13). Tuttavia l'associazione fra il movimento del mare provocato da Dio e il fatto che pure ha schiacciato Raab, altrove usato come designazione dell'Egitto per la sua insolenza (cfr. Is 30,7; Sal 87,4; 89,11), insieme all'uso, nel testo ebraico, dei verbi al perfetto (che descrivono dunque delle azioni già compiute), induce a cogliere in questa affermazione di Giobbe (come in Is 51,9-10) una raffinata allusione anche al passaggio del mare, all'esodo (cfr. Es 14, 15-31), evento inaudito che Dio ha compiuto per Israele.

v. 14. Nella visione cosmologica di Giobbe tutto deriva ed è sottomesso alla potenza di Dio creatore. Giobbe, a conclusione, considera però che l'uomo percepisce solo una traccia, un sussurro (cfr. 4,12) del potente agire divino. La conoscenza dell'uomo è limitata, in gran parte non comprende le vie, le opere, le ragioni di Dio.

(cf. MARIA PINA SCANU, Giobbe – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Pabba60 (per ora)

Se si, se il Mondo lo permetterà, allora il futuro sarà buio pesto. Provo un moto di disgusto dopo aver letto questo articolo, da una newsletter che seguo con piacere da un po' di tempo. Argomento: Remigrazione (che brutta parola, ma giusta per il bruttissimo concetto)

Biglietti di sola andata

Abbiamo gli anticorpi per bloccare questa infezione? In Italia? In Europa? In USA?

La Storia non insegna mai nulla.

 
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from Scary Worlds

Terrorismo

“Non è facile uscire da Facebook, le persone sono tutte lì, non ci sono alternative”, quanto terrorismo mi hanno fatto!

Eppure a una settimana dalla disinstallazione dell'app mobile e un giorno dall'eliminazione programmata, credo di aver riscoperto Internet anche se la rete è sempre rimasta a mia disposizione.

La verità è che queste piattaforme di massa ti impigriscono facendoti credere di avere ogni cosa a portata di mano, e questo era in parte vero fino a quando avevi la home con tutti i post in ordine cronologico. Potevi smettere di seguire uno che non ti interessava ed era finita lì.

Algoritmo e maga

Invece da quando l'algoritmo ha iniziato a dominare, anche se avevi tolto dalla sezione notizie gli amici che seguivano “i link di zia Fedora” ti trovi la zia in oggetto che vola sulla scopa al posto della befana e ti piazza i suoi link in bella mostra, ignorando la tua volontà.

Poi ti ride anche in faccia quando nascondi i post, perché sa di poter ricomparirti sotto le spoglie di zia Pina, zia Adriana e chissà chi altra.

Ah, naturalmente poi cambia forma e diventa MAGA, perché in realtà quella è stata la sua identità da sempre, orgogliosa dei poteri che le danno la capacità di trasformarsi in chi vuole.

NOTA: il riferimento alla donna non è sessismo ma deriva da una pagina esistente “i link di zia Fedora” e un gioco di parole sull'acronimo usato dai sostenitori di Trump.

Perdere tempo

“Per iscriversi al Fediverso si perde tempo a informarsi, a leggere regole, a cercare l'istanza giusta”. Ma allora?

“Perdere tempo” è un concetto relativo come “sprecare soldi”: il valore che Tizio dà al denaro non è detto sia lo stesso che gli dà Caio – uno prende la macchina da centomila euro e l'altro preferisce investire più sulla ristrutturazione della casa perché ha obiettivi di risparmio energetico ed economico a lungo termine.

Le stesse considerazioni si possono fare per il tempo: per uno può essere un investimento leggere e informarti prima di iscriverti, scegliere il posto giusto e poi avere una gestione social senza contenuti indesiderati.

Per un altro invece, iscriversi in pochi minuti senza curarsi delle regole e trovarsi un'interfaccia a suo dire “intuitiva”, può avere più valore e non importa se a lungo termine ci si riempie di spazzatura. “Basta farsela scivolare addosso, dopotutto.”

Uscire da Facebook: facile o difficile?

In pratica, per uscire basta scegliere impostazioni –> centro gestione account –> dettagli personali –> proprietà profilo –> disattiva/elimina profilo.

Dopo però i tuoi dati stanno ancora lì per 30 giorni perché Meta spera di vederti tornare indietro. Io avevo già eliminato un profilo nel 2014 e i giorni erano 14, ora li hanno aumentati.

La semplicità a uscirne però non riguarda solo l'interfaccia, che per alcuni può già essere complessa, ma dipende da come si vive Internet.

Se vivi la rete in modo passivo, bastano pochi contatti e sempre quelli, allora i social commerciali vanno benissimo: ci sono gli sportivi, i giornali generalisti, le celebrità e i vecchi amici... un po' come scegliere tra la tv e un canale non commerciale.

Inutile prendersi in giro, i personaggi celebri vanno sul Fediverso se a loro conviene.

Io personalmente ho trovato molto semplice lasciare Facebook perché non mi interessa di celebrità e tutto quello che c'è dietro, mi dispiace solo per una pagina di enigmistica – “101 anagrammi zen” reperibile solo su Facebook, Instagram e X.

Quello che non posso al momento lasciare invece è WhatsApp, perché molte persone hanno sostituito i messaggi “tradizionali” con quello e non li posso costringere a cercare alternative.

Con tutto il casino che sta facendo Facebook con la storia del fact checking e la moderazione, spero e mi auguro che sempre più persone capiscano che Internet è un mondo in espansione e chiudersi nella propria zona comoda è un errore.

 
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from Linux Italia Gaming

In occasione dei saldi del' editore, GrabTheGames ha deciso di farci un regalino.

Mini Thief

  • Genere: Passatempo, Indie, Strategia
  • Sviluppatore: Stranga, Tommah
  • Editore: GrabTheGames
  • Franchise: GrabTheGames Publishing
  • Data di rilascio: 12 Ottobre 2018

MiniThief: Un'Avventura di Furti e Astuzia

Preparati a immergerti nel mondo di “MiniThief”, un avvincente gioco di avventura e strategia che mette alla prova le tue abilità di ladro astuto! In questo titolo, i giocatori assumono il ruolo di un piccolo ladro con grandi sogni, impegnato a rubare tesori preziosi e a sfuggire alle grinfie della legge.

Trama e Ambientazione

Ambientato in una città vibrante e piena di vita, “MiniThief” ti porta in un viaggio attraverso vari livelli, ognuno con sfide uniche e nemici da affrontare. La tua missione è semplice: raccogliere oggetti di valore, risolvere enigmi e superare ostacoli, il tutto mentre cerchi di non farti catturare. Con una narrazione coinvolgente e personaggi eccentrici, il gioco offre un'esperienza immersiva che ti terrà incollato allo schermo.

Meccaniche di Gioco

“MiniThief” combina elementi di stealth e puzzle, richiedendo ai giocatori di pianificare attentamente ogni mossa. Dovrai utilizzare la tua astuzia per muoverti silenziosamente, evitare le guardie e sfruttare l'ambiente a tuo favore. Ogni livello presenta nuove sfide e opportunità, rendendo ogni partita unica e stimolante.

Caratteristiche Principali

  • Grafica Accattivante: Uno stile artistico colorato e dettagliato che rende ogni ambiente affascinante.
  • Enigmi Stimolanti: Metti alla prova le tue capacità di problem-solving con una varietà di enigmi e sfide.
  • Varietà di Livelli: Esplora diverse ambientazioni, ognuna con i propri segreti e tesori da scoprire.
  • Gameplay Coinvolgente: Un mix di azione e strategia che tiene i giocatori sempre sulla corda.

Se sei un amante delle avventure furtive e dei giochi di strategia, “MiniThief” è il titolo perfetto per te. Preparati a mettere alla prova le tue abilità e a diventare il ladro più astuto della città!

Pagina ProtonDB Pagina Lutris

Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 29 Gennaio 2025, ore 19:00.

 
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from Recensioni giochi PC, PlayStation e Xbox

Un tuffo nell’universo di Warhammer 40k

Se sei un fan dell’universo cupo e brutale di Warhammer 40,000, Darktide è come un biglietto di sola andata per Tertium, una città alveare in rovina. Ma facciamo subito chiarezza: questo non è Vermintide nello spazio. È un gioco con una sua anima, un suo ritmo, e un approccio al gameplay che divide. Le somiglianze esistono, certo, ma qui non stiamo affrontando Skaven e Caos medievale. Qui si combatte nell’ombra delle gigantesche torri gotiche, con un fucile in mano e il caos che ti soffia sul collo.

Sono circondato da cultisti in una città alveare oscura; il mio Zealot brandisce una catena spada mentre un alleato Ogryn mi copre.

Un gameplay che richiede testa e cuore

Il punto forte di Warhamer 40000: Darktide è il lavoro di squadra. Non è il tipo di gioco in cui puoi brillare da solo. Se ami affrontare i tuoi nemici in solitaria, preparati a un'esperienza frustrante. Ma se trovi un buon gruppo con cui comunicare, il gameplay si trasforma in una danza caotica ma affascinante. Ogni classe ha il suo ruolo: il Zealot è il fanatico della mischia, l’Ogryn è un muro di carne e acciaio, il Veteran è il tiratore scelto, e il Psyker è un’arma vivente, capace di manipolare energie psioniche devastanti.

Il Veteran punta il suo fucile laser verso un'orda di nemici, con scintille che illuminano il tunnel gotico in cui ci troviamo.

Durante una missione, ti ritroverai a fare da scudo ai compagni, a coprire le spalle di un alleato mentre ricarica o a lanciare granate in un corridoio affollato di cultisti. E sono proprio questi momenti di adrenalina, di connessione non verbale con la tua squadra, che rendono Darktide speciale. Ogni vittoria sembra guadagnata a caro prezzo, e ogni errore pesa come un macigno.

Un momento di quiete tra le battaglie: il mio Psyker osserva il panorama di Tertium, con torri gotiche che si stagliano contro un cielo tossico.

Atmosfera e narrativa: un'opera d'arte gotica

Fatshark ha fatto centro con l’ambientazione. Le città alveare sono claustrofobiche, sporche, e vive di una vita malata. Ovunque guardi, ci sono dettagli che raccontano storie: graffiti blasfemi sui muri, cadaveri ammassati negli angoli, macchinari colossali che sembrano vivere e respirare. Gli NPC che incontri non sono semplici contorni; sono parte integrante del mondo, con dialoghi che ti trascinano ancora di più nell’abisso. Le missioni seguono una narrativa vaga ma efficace. Non sei l’eroe della situazione; sei solo uno dei tanti reietti inviati a morire per l’Imperatore. E questo si sente in ogni interazione. Le tue vittorie sono piccole e spesso temporanee, e questo aggiunge uno strato di realismo al gioco.

Combatto fianco a fianco con il mio team, coprendoci a vicenda mentre lanciamo granate in un'area infestata da mutanti.

Criticità e potenziale inespresso

Detto questo, Darktide non è perfetto. Al lancio, il gioco ha sofferto di problemi tecnici e decisioni discutibili da parte di Fatshark. La progressione delle armi può sembrare lenta, e la mancanza di una modalità offline è una scelta che ha lasciato molti con l’amaro in bocca. Se giochi per ottenere gratificazioni immediate, potresti trovare l’esperienza frustrante. Tuttavia, Fatshark ha promesso aggiornamenti sostanziali, e il loro storico con Vermintide suggerisce che manterranno la parola. Già ora, il gameplay è solido e le fondamenta sono più che promettenti. Non serve aspettare mesi di patch per divertirsi; Darktide è già un'esperienza completa, anche se imperfetta.

Mi aggiro in una stanza buia, solo il bagliore di una lanterna illumina i graffiti blasfemi sulle pareti mentre il mio cuore batte forte.

Conclusioni

Darktide immerge i giocatori nel brutale universo di Warhammer 40.000 con un'esperienza cooperativa intensa; per un'azione più focalizzata sul singolo giocatore, Space Marine 2 offre una prospettiva diversa ma ugualmente brutale. Warhammer 40,000: Darktide è un gioco che vive di contrasti. È brutale, difficile, e a tratti frustrante, ma quando funziona è un’esperienza che non dimenticherai facilmente. Se ami Warhammer 40k e hai un gruppo con cui giocare, è un acquisto quasi obbligato. Se preferisci giocare da solo, potresti volerci pensare due volte. In ogni caso, Darktide non è solo un gioco; è un viaggio nel cuore del caos, e vale ogni minuto passato a combattere per la tua sopravvivenza.

 
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from Novità in libreria

E si ricomincia con il giro. Si vocifera che quest'anno le case editrici abbiano preparato delle vere e proprie carriolate di novità. Spero che abbiano invece imparato che la quantità non corrisponde sempre alla qualità, e che al posto di pubblicare tante cose, ne pubblichino di migliori. Finito il pistolotto, scopriamo quali sono le prime pubblicazioni dell'anno.

NARRATIVA:

  • IL GIARDINO MAGICO di Nashiki Kaho (Feltrinelli). Una villa giapponese in stile occidentale offre all'adolescente protagonista un passaggio magico verso un giardino segreto, una dimensione parallela in cui potrà trovare risposte ai misteri legati alla sua famiglia. Per saperne di più: scheda libro.
  • GLI ANNI DELL'ABBONDANZA di Maria Costanza Boldrini (Nord). Saga familiare ambientata in un piccolo paese del centro Italia nei primi del '900. Le donne di questa famiglia, povera ma dignitosa, scoprono di avere il dono dell'abbondanza. Una storia di dolore e di violenza, ma anche di riscatto. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • BUTTERFLY di Martta Kaukonen (Longanesi). Una serial killer in crisi incontra una psicologa famosa per farsi aiutare. Ma chi sta analizzando chi, in questo scambio? Uno strano thriller, in cui il dialogo tra assassina e psicologa rivela i segreti di entrambe. Per saperne di più: scheda libro.
  • UNA MENTE ASSASSINA di Angela Marsons (Newton Compton). La detective Kim Stone ha classificato la tragica morte di una ragazza come suicidio, ma per via di un colloquio con gli affranti genitori e di un particolare notato in una fotografia, Kim si rende conto di aver commesso un errore: con tutte le probabilità si tratta di un omicidio. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • SCUOLA DI DISEGNO MANGA di Mei Yu (Apogeo). Questo è molto semplice: si tratta di un manuale per disegnare manga (di tutti i tipi), a firma di una youtuber, titolare di un canale frequentatissimo. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL QUADERNO DELLE TABELLINE di Maestra Federica (Vallardi). Un manuale per applicare un metodo visivo, basato sullo sviluppo del pensiero matematico, all'insegnamento delle tabelline fino al 12. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • BUONANOTTE, CUCCIOLO MIO (Gribaudo). Un libro sui cuccioli che si apprestano a fare la nanna, con il testo in rima. Le stelline delle illustrazioni si illuminano al buio. Età di lettura: dai 12 mesi. Per saperne di più: scheda libro.
  • Sempre per Gribaudo: VASINO MIO, ARRIVO! di Barbara Franco. Quando a Bimbo “scappa”, i genitori lo capiscono da molti segnali... il libro contiene anche un piccolo “manuale di istruzioni” per l'interpretazione di questi segnali e per la corretta postura da far assumere al bambino sul vasino. Età di lettura: dai 24 mesi. Per saperne di più: scheda libro.
  • NON APRIRE QUESTO LIBRO... PER NESSUN MOTIVO! di Andy Lee, illustrazioni di Heath McKenzie (Gribaudo). Ecco una nuova puntata della serie NON APRIRE QUESTO LIBRO. Wizz non vuole assolutamente che apriamo il libro: la sua amica Nessie lo costringerà a esibirsi in uno spettacolo di danza, e lui è in preda al panico... Età di lettura: dai 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • PAPÀ NON SA DIRE TI VOGLIO BENE di Vincent Guigue, illustrazioni di Luciano Lozano (Gallucci). Un albo illustrato in cui a un bambino viene il dubbio che suo papà non gli voglia bene... ma l'amore è nei piccoli gesti, non servono le parole. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • AVVENTURE INFINITE. LA TERRA DELLE COSE PERDUTE di Andy Griffith, illustrazioni di Bill Hope (Salani). Un libro completamente pazzo ed esilarante. Andy Griffith racconta una storia strampalata in cui il co-protagonista è il lettore stesso: la sua fantasia sfrenata ci porta nella Terra delle Cose Perdute, a caccia di una zampa di coniglio portafortuna... e in ogni pagina succedono mille cose! Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
 
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from Bymarty

Come edera rampicante mi sono attaccata alla vita, ad una roccia! Oggi ho capito di essere diventata troppo rampicante. Agli inizi ho dato i miei benefici, ci siamo avvicinati, compensati, poi i giorni, i mesi, qualcosa è cambiato, c'è stata un' evoluzione, che io non ho compreso! Io mi sono riscoperta edera, solitaria fortemente aggrappata alla vita, alla sua roccia, perché, debole fragile e poi malata! E allora le mie radici, silenziosamente si sono intrufolate, si sono così aggrappate, tanto da essere, quasi pesanti, sono diventate infiltranti, come lo era il mio piccolo grande male! Ma io non voglio essere come lui, identificarmi in lui, non voglio essere edera soffocante, voglio essere edera che abbellisce, che condivide le sue proprietà benefiche e che arricchisce colui al quale lega le sue fragili radici. ..

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Bringing It All Back Home (conosciuto come Subterranean Homesick Blues in alcuni paesi europei) è il quinto album in studio del cantautore americano Bob Dylan. Fu pubblicato il 22 marzo 1965 dalla Columbia Records. La prima metà dell'album contiene canzoni elettriche, seguite da canzoni prevalentemente acustiche nella seconda metà. L'album abbandona la musica di protesta dei precedenti dischi di Dylan in favore di testi più surreali e complessi. Sul lato uno dell'LP originale, Dylan è sostenuto da una band rock and roll elettrica, una mossa che lo alienò ulteriormente da alcuni dei suoi ex colleghi nella comunità della musica folk. L'album raggiunse il n. 6 nella classifica Pop Albums di Billboard, il primo degli LP di Dylan a entrare nella top 10 degli Stati Uniti. Raggiunse anche la vetta delle classifiche del Regno Unito più avanti quella primavera. La prima traccia, “Subterranean Homesick Blues”, divenne il primo singolo di Dylan a entrare in classifica negli Stati Uniti, raggiungendo il numero 39. Bringing It All Back Home è stato descritto come uno dei migliori album di tutti i tempi da numerose pubblicazioni.


Ascolta: https://album.link/i/177964575


 
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from cosechehoscritto

[il primo film che ho visto di David Lynch]

Il primo film che ho visto di Lynch, di cui io abbia memoria è Eraserhead. Il secondo Strade Perdute. Visti a pochi secondi di distanza. Marco mi aveva telefonato invitandomi ad andare con lui in un cinema all'aperto, estivo, dove – con un solo biglietto – avrei potuto assistere ad Eraserhead e subito dopo a Strade Perdute. Forse non era Marco. Forse era una ragazza che dopo il primo mi aveva lasciato solo a vedere il secondo. Questa cosa che io andassi ai cinema all'aperto, d'estate, per vedermi una retrospettiva su Lynch, mi mette tenerezza. Forse è l'incontrario. Prima Strade Perdute e poi Eraserhead. Fatto sta che Strade Perdute mi sembrò all'epoca una cazzata, mentre Eraserhead andai in solluccheri. Mi sembrava impossibile che li avesse fatti la stessa persona. Questo non mi impedì, una ventina di anni dopo, di comprarmi i due SACD con l'opera lirica di Strade Perdute fatta da Olga Neuwirth, pur non avendo un impianto SACD, per dire la determinazione.

Molti anni prima, ai tempi del clan, i ragazzi arrivavano sempre in ritardo o saltavano proprio le riunioni perché stavano in casa a seguire una serie tv. Twin Peaks. Io, da buon spocchioso, non ne ho mai visto allora nemmeno una puntata. Se lo guardavano loro non faceva per me. Decenni dopo Francesco mi prestò la sua serie di dvd e – di sera – li guardai tutti con Elettra. Avevamo messo l'iMac Tangerine in camera da letto e lì guardavamo tutti a ritmo continuo lì fino ad addormentarci. Tutta la prima stagione e poi, non ricordo da dove l'avevo tirata fuori, tutta la seconda. Dormivamo e guardavamo Twin Peaks.

L'altro film che mi ricordo di Lynch è Mulholland Drive. In pratica affittai il dvd e lo iniziai a vedere con la ragazza con cui uscivo all'epoca. Per motivi di privacy la chiamerò “angelo metallico”. In pratica a metà film, regolarmente, io e angelo metallico iniziavamo a fare sesso. O ad addormentarci, non ricordo. Forse tutte e due le cose. Il giorno dopo andavo a restituire il dvd con il fastidio che il film non lo avevo visto fino in fondo. La cosa si è ripetuta diverse volte, tanto che so praticamente a memoria la prima metà del film. Per vedere la seconda metà ho dovuto aspettare di essere solo in casa. Ho un ricordo della seconda parte, che ho visto solo una volta, come un sogno della prima. Nella mia memoria tutto questo è successo negli anni novanta, ma il film è del 2002, quindi devo averlo visto prima, come una agnizione.

Al cinema – di Lynch – sono andato una volta a vedere INLAND EMPIRE. Di sera, in un cinema piccolo nel centro storico, da solo, sala semideserta. Di INLAND EMPIRE ricordo che speravo di morire lì, per soffrire meno. Come nei film western quando sparano al cavallo. Anzi, ricordo che a un certo punto ho iniziato a crollare, fisicamente, dormire. Ma quando mi sono reso conto che stavo per dormire mi sono detto no, no. Sono un intellettuale. Devo resistere. Ho anche pagato. Allora ho iniziato a mordermi l'interno delle guancie, per sentire dolore e non addormentarmi. Ho visto tutto il film così, mordendomi l'interno delle guancie per sentire male e restare sveglio. Avevo gli occhi che mi facevano male, alla fine, e sangue in bocca.

Ho questo ricordo di me e i miei figli, tutti davanti alla tv che guardiamo Twin Peaks III. Non tutti, parzialmente tutti. Sicuramente primogenito. Elettra ci aveva rifatto vedere tutto Twin Peaks I e tutto Twin Peaks II per arrivare pronti psicologicamente a Twin Peaks III. Filologicamente. Di Twin Peaks III ricordo la leggera delusione degli episodi finali. Delusione nata dal fatto che la prima metà di Twin Peaks III era stata un godimento inaspettato. La prima metà di Twin Peaks III dovrebbero farla vedere in tutte le scuole al posto delle lezioni di “latino per idraulici”, metterla in classe al posto della lettura della Divina Commedia in Esperanto. Non capirebbero, gli studenti, farebbero casino, scrollerebbero i cellulari mentre la bellezza scorrerebbe davanti a loro. Non è forse così la vita?

Non ho mai visto altri film classici di Lynch come Velluto Blu o L'uomo elefante. Non li ho visti perché volevo tenermeli buoni per i momenti di pioggia. Ho visto tante delle cose folli che metteva su Youtube. La scimmietta. Jack. Ho visto tutto il suo Dune. Sting. Ho visto Fuoco cammina con me. Bowie. Vorrei aver avuto un decimo del suo talento e metà della sua capacità di trovare finanziamenti per i film. Anzi, un ventesimo del suo talento e tre quarti della sua capacità di trovare finanziamenti. Anzi, il talento mi basta il mio. Solo i finanziamenti.

Una cosa mi ha colpito ieri: l'atto di amore incondizionato e fesso della mia bolla che si univa al mio amore e dolore fesso e incondizionato come il loro. Da gente lontanissima, che non si è mai vista e che aveva tutta lo stesso idolo nascosto sotto la giacca. E come – nello stesso tempo – arrivava l'amore incondizionato di gente fuori dalla mia bolla, per motivi completamente diversi. La capacità di Lynch – insomma – di essere fuori di testa, sperimentatore non commerciale e nello stesso tempo iconico e mainstream.

Un mostro, che ha abitato il mio tempo e ha popolato il mio immaginario per qualche fotogramma, qualche deformazione della pellicola.

 
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from cronache dalla scuola

[cronache dalla scuola]

Terminato ieri il laboratorio di Visual Novel del venerdì pomeriggio. Avremmo dovuto condividere i lavori fatti fino a quel punto ma i ragazzi hanno invece programmato fino alla fine delle due ore e – hanno poi scritto nel questionario di valutazione che gli ho dato alla fine – avrebbero continuato ancora.

Cinque incontri di dieci ore totali dove ho provato a fare alcune cose che in classe si fanno raramente: non dargli tempi, non dare scadenze, non fare lezioni frontali ma solo alcune pillole di game design di pochi minuti, cinque/dieci minuti al massimo, lasciarli scherzare, ridere, cazzeggiare mentre progettavano la loro storia anche se poi non usciva niente di concreto, girare tra di loro non per controllare ma per sapere se avevano bisogno di qualcosa, lasciarli liberi di partire da zero per il loro progetto di videogame, senza vincoli. Nessuna misurazione, ovviamente, nessun voto, solo consigli e suggerimenti per migliorare.

Il risultato è che – alla fine – stavano ancora lavorando al loro videogame, ma in un clima non tossico, creativo e collaborativo.

Siamo partiti in quindici, ieri erano sei. Quattro o cinque di loro mi avevano avvertito di problemi di salute o impegni familiari, ma due o tre è possibile che si siano persi durante le vacanze di natale e di loro soprattutto aspetto il questionario di valutazione per capire se e dove si è rotto l'elastico e come aggiustare meglio il tiro in futuro.

Ora aspetto che arrivino tutti i videogame che hanno fatto per giocarci, ne ho solo visti alcuni, ma sono contento di questa esperienza. Era da tempo che sognavo di fare un laboratorio di programmazione di videogame a scuola, fatto sostanzialmente come l'ho fatto, offrendo ai ragazzi un'idea di scuola alternativa a quella del mattino: lavorare su progetti personali, senza il fiato sul collo, per un compito che alla fine porta ad un risultato reale: un pacchetto da distribuire. Vedere la parte divertente e creativa del loro lavoro di programmatori, magari quella che collima con la loro natura ed estetica più nerd.

Un ringraziamento particolare al tecnico di laboratorio che non mi ha ucciso per l'orario criminale, agli ATA tutti, e soprattutto a Mario Draghi e ai suoi fondi PNRR (ah-ha!).

 
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from Magia

Passeggiando con la pioggia, aspettavo, sorridevo, immaginavo, ripensavo ad essere serena, perché così poteva essere! Dopo tanto disperare, inseguire, aspettare e lacrime versate ovunque, in ogni ora, o giorno e soprattutto notte, oggi volevo da te essere abbracciata, con la mente, col sorriso, una parola o nulla..e allora ho passeggiato per le vie del mio cuore, dove io ti ho affidato e non ti ho trovato, ti ho aspettato, ti ho cercato... Aspetto col cuore un po' stanco, un tuo pensiero, magari in sogno questa sera , ci ritroveremo! E quando la luna si leverà in cielo e il sole accoglierà il nuovo giorno, io sarò lì, dove sono stata, ogni ora, ogni giorno, da quando ti ho incontrato e ogni volta che ti ho aspettato! Serena, un po' triste , un po' sola, come prima e più di prima!

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

TERZO DISCORSO DI BILDAD 1Bildad di Suach prese a dire:

2“Dominio e terrore sono con lui, che impone la pace nell'alto dei cieli. 3Si possono forse contare le sue schiere? E su chi non sorge la sua luce? 4Come può essere giusto un uomo davanti a Dio e come può essere puro un nato da donna? 5Ecco, la luna stessa manca di chiarore e le stelle non sono pure ai suoi occhi: 6tanto meno l'uomo, che è un verme, l'essere umano, che è una larva”.

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Approfondimenti

TERZO DISCORSO DI BILDAD (25,1-6) Questo terzo discorso di Bildad è particolarmente breve. Pertanto, alcuni commentatori hanno indicato in 26,2-4 e 26,5-14 rispettivamente l'introduzione e la continuazione del discorso, con una conseguente alterazione del significato delle singole unità, rispetto alla loro attuale collocazione. Noi seguiamo il TM, e riteniamo che l'assenza di un'introduzione non rappresenti un problema, considerando l'immediatezza e la crescente tensione a cui è pervenuto il dibattito e anche il progressivo ridursi, soprattutto nel terzo ciclo di discorsi, di preliminari e premesse, per dare maggiore spazio all'esposizione dei contenuti. Inoltre, la brevità del discorso di Bildad costituisce un forte segnale narrativo, l'esaurimento delle argomentazioni da parte degli amici, proprio mentre Giobbe accresce, invece, i suoi interrogativi e le sue considerazioni.

vv. 2-3. A Dio appartiene la sovranità indiscussa su tutto il creato (v. 2; cfr. Sal 103,19-22). Ma il dominio di Dio è per Bildad accompagnato dal terrore, dalla paura che incute. Il termine paḥad indica infatti quello stato emotivo caratterizzato da un senso di insicurezza, di smarrimento, di ansia, che, nell'ambito religioso, si può provare davanti a Dio (cfr. 23,15), in relazione con le potenti azioni divine nella storia (cfr. per es. Es 15,16) o che può essere provocato da Dio stesso (cfr. 13,11; 31,23) e, come in questo caso, è collegato alla maestà divina (cfr. anche Is 2,10.19.21). Il terrore, che Bildad mette in rilievo, costituisce dunque uno strumento con cui Dio esercita il suo dominio. Bildad riferisce inoltre l'azione pacificatrice divina nelle altezze celesti, nelle regioni eccelse (v. 2b; cfr. 16,19; 31,2; Sal 148,1). Essa richiama l'ordine stabilito da Dio nell'universo (Gn 1), oppure si può cogliere un riferimento alla corte celeste (cfr. 1,6; 2,1) che Dio presiede e di cui talvolta si avvale nel suo governo. Ciò che comunque è decisivo per Bildad, e che propone con un linguaggio metaforico, è che se Dio governa nell'alto dei cieli, inaccessibile all'uomo, a maggior ragione la sua luce raggiunge tutte le altre creature (v. 3b; cfr. 24,13). Benché gli empi agiscano nell'oscurità, nella notte, nelle tenebre (cfr. 24,14-17) che assicurano loro una maggiore impunibilità (cfr. 22,13; Es 22,1-2; 1Re 3,19-20; Is 29,15; Ger 49,9; Ez 8,12), essi non possono sottrarsi allo sguardo divino (cfr. Sal 11,2.4; Sir 23,18-21). Tutto ciò dimostra la suprema potenza di Dio che si estende sul creato in modo efficace, e a cui nulla si sottrae.

vv. 4-6. L'altra questione che Bildad reputa particolarmente importante riguarda l'impossibilità per l'uomo di essere giusto davanti a Dio. E Bildad lo asserisce con le stesse parole di Giobbe (cfr. v. 4a e 9,2b). Tuttavia, Giobbe lo esprimeva ritenendo pure che Dio conoscesse la sua giustizia (cfr. 10,7; 23,10-12). Certamente non così è per Bildad che, come Elifaz (cfr. 4,17; 15,14) e con lo stesso tipo di ragionamento a maiore ad minus (vv. 5-6; cfr. 4,18-19; 15,15-16), sostiene la sfiducia radicale verso l'uomo, la congenita tendenza dell'uomo verso il male (cfr. Gn 8, 21; Prv 20, 9; Sal 51,7), l'irriducibile distanza fra Dio e l'uomo. Bildad ed Elifaz, a loro insaputa, sono sulla stessa posizione del Satan, strenuo avversario dell'uomo (cfr. 1,9-11; 2,4-6), tutti impegnati a opporre Dio all'uomo, a umiliare l'uomo come neppure Dio ha mai fatto, a rendere Dio quale scrupoloso e diffidente sorvegliante dell'uomo pronto solo a premiare o a punire. Bildad pertanto riprende e ripropone questo argomento per contrastare la fiducia manifestata da Giobbe (cfr. 23,3-7.10-12), che, nonostante il tormento, resiste e che, invece di confessare la propria colpa pretende l'inaudito: un aperto confronto con Dio. Quindi, malgrado la brevità del discorso, Bildad ribatte all'amico con argomenti di grande rilievo che tuttavia non estinguono, ma accrescono, le questioni di Giobbe.

(cf. MARIA PINA SCANU, Giobbe – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Bymarty

Passeggiando con la pioggia, aspettavo, sorridevo, immaginavo, ripensavo ad essere serena, perché così poteva essere! Dopo tanto disperare, inseguire, aspettare e lacrime versate ovunque, in ogni ora, o giorno e soprattutto notte, oggi volevo da te essere abbracciata, con la mente, col sorriso, una parola o nulla..e allora ho passeggiato per le vie del mio cuore, dove io ti ho affidato e non ti ho trovato, ti ho aspettato, ti ho cercato... Aspetto col cuore un po' stanco, un tuo pensiero, magari in sogno questa sera , ci ritroveremo! E quando la luna si leverà in cielo e il sole accoglierà il nuovo giorno, io sarò lì, dove sono stata, ogni ora, ogni giorno, da quando ti ho incontrato e ogni volta che ti ho aspettato! Serena, un po' triste , un po' sola, come prima e più di prima!

 
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