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Commento alla poesia di Felice Serino “La tua poesia”

Di Luca Rossi. Giugno 2003

LA TUA POESIA

quando un capriolare nel mare prenatale

ti avrà fatto ripercorrere a ritroso

la vita (tutta d'un fiato) azzerando l'Io spaziotempo –

allora leggerai la vera sola poesia aprendo

gli occhi sul Sogno infinito: la tua

Poesia cavalcherà in un' albazzurra i marosi

del sangue fiorirà negli occhi di un'eterna giovinezza

Da La difficile luce, 2005

*

La poesia scritta da Serino è tutta un inno alla giovinezza, ma non alla giovinezza in generale, bensì a quella dell'anima, la quale non si consuma ma resta sempre uguale, e che il tempo non dissipa con il suo correre inarrestabile; è un'indicazione sul modo di come fare per riappropriarsene, quando ormai i giorni sembrano non averne più memoria ed è pure un canto alla verità su cui si basa l'esistenza.

Aprendo la prima strofa con un verbo “montaliano”*, il poeta immerge fin da subito il lettore nelle acque di un mare che è origine, inizio, ora zero, epifania della vita, cioè quello del grembo materno, in cui la madre è ricordata, in modo traslato, un po' come la madre Terra, da cui tutto è generato. E non potrebbe essere altrimenti.

Per un attimo sembra che a un punto esatto dell'esistenza, facendo capriole, come è tipico dell'età infantile, colui che legge faccia ritorno a quel tempo originario, primordiale. E la vita rapidamente inverte il conteggio delle sue ore, dei suoi giorni, dei suoi anni fino a pochi istanti prima del suo nascere; un ritorno che è segnato dalla corsa rapida del pensiero che si fa viaggio, perché il “pensiero” è sinonimo per eccellenza di velocità che brucia lo “spaziotempo”, come lo definisce Serino, in cui l'essere vi si trova immerso.

Ed è in questo preciso punto che il poeta ci fornisce la chiave di lettura del testo; nel momento in cui dice (con parole che hanno un che di sapienziale e dal fascino indiscutibilmente bello, nel senso più ampio del termine) che solo allora “leggerai la sola vera poesia aprendo gli occhi sul Sogno infinito”.

Eleganza del verso e simbolismo indiscusso di tutta una rappresentazione di segni e concetti. E non è un caso se la parola poesia riportata nel procedere della lettura è scritta in carattere minuscolo la prima volta ed in maiuscolo la seconda; non si tratta di un errore, non è una distrazione di chi scrive e neppure una “licenza poetica”, in quanto la prima raccoglie la vita nel suo significato generale, quella sociale, magari vissuta superficialmente, banalmente, senza prestare attenzione ai segni criptati che ci provengono da un destino già scritto, mentre nel secondo si vuole fare esplicitamente riferimento alla vita del singolo, quella del lettore che diviene il vero protagonista del messaggio a cui il poeta vuole indirizzare il suo pensiero.

Meriterebbero questi primi due aggettivi e il sostantivo che ne segue alcuni approfondimenti, percepire il pensiero di chi scrive.

Il primo, vera, in quanto autentica, coerente con il proprio Io, con il proprio credo, che forse è andato perduto con l'avanzare degli anni. Ma è solo una percezione, un'intuizione a cui il poeta ci dice di porre attenzione.

Dopo tutta una vita spesa per “farci notare”, per non essere esclusi dal progresso nel quale se non si lascia un segno non si è nessuno, la riflessione stessa a cui siamo stati chiamati ci porta a fare un'analisi storica del nostro vissuto, interrogandoci sul fatto che sia stata proprio quella la via che volevamo percorrere,e che siamo stati costretti a calpestare, per fare “sentire” la nostra voce in mezzo alle voci di coloro che hanno voluto gridare di più per apparire, per sembrare, per affermarsi.

Ed è in quel momento che la verità si fa strada e si rivela per quella che è, nuda, scarna, senz'ombra, gettando quasi un alone di colpevolezza sulla propria coscienza che ci portava a credere di essere nella verità.

Sola, perché non ne esiste un'altra. Non esiste un'altra verità che può essere uguale alla nostra, confrontabile, similare, un io uguale all'altro col quale porre limiti e infiniti orizzonti da cui trascendono i progetti.

Non è confrontabile un vissuto con l'altro, per quanti errori o cose positive abbiamo compiuto all'interno della nostra vita.

Portiamo con noi una serie di prove da superare che forse non riusciremo a portare a termine, un'infinità di progetti che vedremo fallire, ma anche la speranza che forse qualcuno un giorno, fosse anche il fratello che proviene da lontano, il pellegrino per eccellenza (inteso in senso cosmopolita) possa comprenderle (nel senso etimologico del termine, prendere-con-sé).

Portiamo con noi anche le cose belle, compiute, quelle positive, costruttive, dalle quali però il più delle volte ci aspettiamo riconoscenza, e non dovremmo, perché la vera Poesia, e qui il sostantivo inevitabilmente viene riportato in caratteri maiuscoli, deve rimanere anonimo, noto solo agli occhi di Colui che tutto vede e di cui noi abbiamo conoscenza per fede e testimonianza teologica.

Qui il sostantivo acquista il suo vero significato, insindacabile, indiscutibile della creazione.

Difficoltà estrema quest'ultima (indicata dal poeta con riferimento ai marosi) dell'uomo, di cui la parola sangue ne rievoca chiaramente l'immagine e ne sottolinea l'unicità, quasi fosse una carta d'identità, e con la quale è chiamato a vivere senza mai perdere la sua vera bellezza, che il poeta recupera prima della chiusura, in direzione di un azzurro verso il quale cavalcare; colore di una giovinezza che fu, che continuò a essere e che sarà, ogni qual volta l'eternità ci chiamerà a volgere lo sguardo verso un mondo che adesso non è più, ma nel quale fino a un attimo prima eravamo vissuti.

  • Capriolare.
 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

LA FEDELTÀ DI DIO E L’INFEDELTÀ D’ISRAELE

1 Alleluia.

Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

2 Chi può narrare le prodezze del Signore, far risuonare tutta la sua lode?

3 Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni tempo.

4 Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo, visitami con la tua salvezza,

5 perché io veda il bene dei tuoi eletti, gioisca della gioia del tuo popolo, mi vanti della tua eredità.

6 Abbiamo peccato con i nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso.

7 I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso.

8 Ma Dio li salvò per il suo nome, per far conoscere la sua potenza.

9 Minacciò il Mar Rosso e fu prosciugato, li fece camminare negli abissi come nel deserto.

10 Li salvò dalla mano di chi li odiava, li riscattò dalla mano del nemico.

11 L'acqua sommerse i loro avversari, non ne sopravvisse neppure uno.

12 Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua lode.

13 Presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo progetto,

14 arsero di desiderio nel deserto e tentarono Dio nella steppa.

15 Concesse loro quanto chiedevano e li saziò fino alla nausea.

16 Divennero gelosi di Mosè nell'accampamento e di Aronne, il consacrato del Signore.

17 Allora si spalancò la terra e inghiottì Datan e ricoprì la gente di Abiràm.

18 Un fuoco divorò quella gente e una fiamma consumò quei malvagi.

19 Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a una statua di metallo;

20 scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba.

21 Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi,

22 meraviglie nella terra di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso.

23 Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli.

24 Rifiutarono una terra di delizie, non credettero alla sua parola.

25 Mormorarono nelle loro tende, non ascoltarono la voce del Signore.

26 Allora egli alzò la mano contro di loro, giurando di abbatterli nel deserto,

27 di disperdere la loro discendenza tra le nazioni e disseminarli nelle loro terre.

28 Adorarono Baal-Peor e mangiarono i sacrifici dei morti.

29 Lo provocarono con tali azioni, e tra loro scoppiò la peste.

30 Ma Fineès si alzò per fare giustizia: allora la peste cessò.

31 Ciò fu considerato per lui un atto di giustizia di generazione in generazione, per sempre.

32 Lo irritarono anche alle acque di Merìba e Mosè fu punito per causa loro:

33 poiché avevano amareggiato il suo spirito ed egli aveva parlato senza riflettere.

34 Non sterminarono i popoli come aveva ordinato il Signore,

35 ma si mescolarono con le genti e impararono ad agire come loro.

36 Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello.

37 Immolarono i loro figli e le loro figlie ai falsi dèi.

38 Versarono sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, sacrificàti agli idoli di Canaan, e la terra fu profanata dal sangue.

39 Si contaminarono con le loro opere, si prostituirono con le loro azioni.

40 L'ira del Signore si accese contro il suo popolo ed egli ebbe in orrore la sua eredità.

41 Li consegnò in mano alle genti, li dominarono quelli che li odiavano.

42 Li oppressero i loro nemici: essi dovettero piegarsi sotto la loro mano.

43 Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti e furono abbattuti per le loro colpe;

44 ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido.

45 Si ricordò della sua alleanza con loro e si mosse a compassione, per il suo grande amore.

46 Li affidò alla misericordia di quelli che li avevano deportati.

47 Salvaci, Signore Dio nostro, radunaci dalle genti, perché ringraziamo il tuo nome santo: lodarti sarà la nostra gloria.

48 Benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre e per sempre. Tutto il popolo dica: Amen.

Alleluia.

_________________ Note

106,1 Il salmo è una rilettura del periodo storico che dall’esodo dall'Egitto si estende fino all’esilio babilonese. Accanto alla fedeltà di Dio, mai venuta meno, emerge l'infedeltà d'Israele, che sta all’origine dell’intervento punitivo di Dio: l'esilio. Il versetto finale è la conclusione del quarto libro dei salmi, secondo la divisione in cinque libri che del Salterio ha fatto la tradizione ebraica.

106,16 Aronne: è chiamato consacrato perché sommo sacerdote.

106,17 Allusione all’episodio narrato in Nm 16.

106,19 Oreb: altro nome del monte Sinai.

106,22 terra di Cam: l’Egitto.

106,28 Baal-Peor (“il signore di Peor”): divinità pagana; Peor: monte nella regione di Moab.

106,30 Fineès (o Pincas): nipote di Aronne, di lui si parla in Nm 25.

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Approfondimenti

Bontà del Signore e infedeltà del popolo Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici, penitenziali, di supplica e di fiducia)

Questo salmo chiude il quarto libro del Salterio (cfr. v. 48: dossologia finale). È simile per composizione ai Sal 78 e 105. Tutti e tre infatti trattano della bontà del Signore verso il suo popolo nonostante le continue infedeltà, passando in rassegna diversi periodi della storia biblica. Il Sal 78 tocca il periodo dall'esodo alla scelta di Davide (Es-Nm, Gdc, 1Sam), il 105 da Abramo alla conquista di Canaan (Gn, Es-Nm), il 106 sottolinea le infedeltà dal periodo dell'esodo a quello di 2Re. Il salmo è armonico e di una certa musicalità. L'autore usa la figura del chiasmo (v. 5) e rima i versi per lo più servendosi dei pronomi personali suffissi. Il ritmo nel TM è dato da 3 + 3 accenti. La simbologia è spaziale e temporale. Le confessioni dei peccati dei padri dei vv. 6-46 seguono grosso modo lo schema teologico biblico di “peccato-castigo-supplica-perdono”, che si trova anche in Gdc 2,11ss.

Divisione:

  • vv. 1-6: invito alla lode e appello introduttivo;
  • vv. 7-46: confessione dei peccati dei padri in otto quadri;
  • v. 47: supplica;
  • v. 48: benedizione dossologica liturgica.

v. 4. «Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo, visitaci...»: i due emistichi di questo versetto sono aperti da due imperativi pressanti: «ricordati di noi... visitaci...». Il ricordo di Dio è efficace e potente (cfr. Sal 105,8.42) perché porta la salvezza. Al «ricordo» di Dio (v. 4.45) si contrappone il «non ricordare» dei padri(v. 7), e il loro «dimenticare» (vv. 13.21).

v. 20. «toro che mangia fieno»: l'appellativo «che mangia fieno» paragonato alla «gloria del Signore» indica qui grande disprezzo.

v. 23. «se Mosè... non fosse stato sulla breccia di fronte a lui»: l'intercessione di Mosè (Es 32,11-14) è descritta plasticamente come un contrapporsi coraggioso di un eroe, che si piazza proprio dove il nemico ha aperto una breccia nelle mura della città, per opporgli resistenza e respingerlo. Il peccato del popolo aveva aperto una breccia nella muraglia di fede del popolo che si era scelto un altro “dio”. Mosè deve sbarrare il passo alla collera di Dio.

v. 28. «Si asservirono...»: è un vero e proprio peccato di prostituzione. «i sacrifici dei morti»: si tratta di cibarsi della carne immolata agli idoli che essendo inesistenti sono chiamati «morti». L'espressione abbina orrore religioso con orrore naturale, trattandosi nel caso di “necrofagia”.

v. 30. «Ma Finees si alzò...»: Finees (secondo i LXX e la Vulgata), o Pincas (secondo il TM), nipote di Aronne, punì i colpevoli («si fece giudice») e così frenò l'ira di Dio che stava per scatenarsi su Israele. Agì in questo caso da «intercessore» come Mosè (Nm 11,2; 21,7) e tale opera gli fu computata a merito.

v. 32. «Mosè fu punito per causa loro»: l'episodio di per sé è rimasto in parte misterioso. Il salmista, non negando la colpa di Mosè (che è secondo la tradizione), cerca di attenuarne la responsabilità adducendo la provocazione del popolo (v. 33).

v. 43. «Molte volte...»: cfr. Sal 78,38. L'espressione «molte volte» abbraccia tutta la dinamica del peccato-perdono che si protrae fino al v. 46.

*v. 47. Dopo la constatazione dei peccati dei padri e nello stesso tempo della misericordia di Dio (vv. 43-46), il salmista richiama il v. 6 ove si accenna alla confessione dei peccati. Guarda all'attuale situazione dell'esilio a Babilonia, effetto di quei peccati, e chiede fiducioso al Signore la liberazione e il ritorno in patria dei deportati, per poterlo lodare e ringraziare.

v. 48. Sebbene questo versetto sia aggiunto a chiusura del quarto libro dei Salmi, si intona bene anche con il v. 47. È una formula di benedizione liturgica che esplicita il suo proposito di «proclamare» il nome di Dio e di lodarlo.

Nel NT i vv. 10a e 45a del salmo sono ripresi da Lc 1,71.72, mentre il v. 48a è citato da Lc 1,68.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Appunti Partigiani

ELENCO COMPLETO DEI TESTI:

  • ALLENDE Salvador – Discorso agli studenti – Università di Guadalajara (Messico) – 1972
  • BARONE Armando – Lettera dal confine orientale
  • BERLINGUER Enrico – Per un nuovo socialismo – 1982 (Milano, Discorso alla XXII Conferenza FGCI o Manifestazione per la pace?)
  • CASTRO Fidel – Per il signor W., democrazia è solo quella in cui i soldi risolvono tutto
  • CHAVEZ Hugo – Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema!
  • CORRIE Rachel – Lettere dalla Palestina
  • DAVIS Angela – Il giorno in cui mi dichiarai comunista
  • EINSTEIN Albert – Perché il socialismo?
  • ENGELS Friedrich e MARX Karl – Il Manifesto del Partito comunista
  • ENGELS Friedrich e MARX Karl – Il Manifesto del Partito comunista
  • GÖKÇEK Ibrahim – Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento
  • GRAMSCI Antonio – Odio gli indifferenti
  • GUEVARA Ernesto “Che” – I nostri occhi liberi si aprono su nuovi orizzonti
  • LUXEMBURG Rosa – Il voto alle donne e la lotta di classe
  • MATTEOTTI Giacomo – Ultimo discorso alla Camera – 30 Maggio 1924
  • MELANDRI Lea – Il sogno d'amore e la violenza invisibile
  • MENAPACE Lidia – La lotta è ancora lunga
  • MUJICA Josè “Pepe” – Lo sviluppo non può essere contro la felicità
  • ÖCALAN Abdullah – Scritti dalla prigione di Imrali
  • PERTINI Sandro – Siamo decisi a difendere la Resistenza
  • PICELLI Guido – La rivolta di Parma
  • SANKARA Thomas – Osare inventare l'avvenire
  • THUNBERG Greta – Voi avete finito le scuse e noi stiamo finendo il tempo
  • ULIVI Giacomo – Lettera agli amici
  • VANZETTI Bartolomeo – Ultime parole ai giudici
  • ZOPPO Capriolo? – La terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra
 
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from Marco Benini

Organizzazioni flessibili

Si dice spesso che le organizzazioni devono essere flessibili. Che l’adattabilità è tutto, che bisogna muoversi leggeri, con ruoli fluidi. Ma cosa significa essere flessibili? E quando lo si è davvero?

La flessibilità è un valore positivo, si lega alla capacità di adattamento, alla libertà operativa e alla riduzione delle rigidità. Ma nel tempo dell’instabilità la sua esaltazione può mascherare una fragilità sistemica.

Se non è sostenuta da una struttura chiara di ruoli e funzioni, la flessibilità scivola facilmente nella retorica e finisce per generare disorientamento, perdendo valore e forza trasformativa.

Praticamente si parla di intellegibilità: sapere chi fa cosa e perché. La mancanza di chiarezza irrigidisce l’organizzazione: i passaggi diventano domande, le riunioni si moltiplicano, le risorse si disperdono. Ci pensiamo flessibili, ci ritroviamo confusi e immobili.

Ma attenzione a non cadere all'opposto, un sistema umano non è mai del tutto ordinato. Restano sempre margini di ambiguità, interpretazione e adattamento ed è per questo che abbiamo bisogno di relazioni e di fiducia.

La flessibilità è, quindi, un sistema complesso di riferimenti — anche emotivi — capace di coordinare le transizioni, dare senso ai ruoli e migliorare le relazioni.

Questa trama è centrale per non far reclinare la flessibilità verso la disfunzionalità e creare le migliori condizioni per l'espressione delle nostre capacità e competenze. Anche la felicità fa parte dell'equazione.

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Dig, Lazarus, Dig! è il quattordicesimo album in studio della rock band australiana Nick Cave and the Bad Seeds. L'album è stato registrato tra giugno e luglio 2007 presso gli State of the Ark Studios di Richmond, Londra, e mixato da Nick Launay presso i British Grove Studios di Chiswick, ed è stato pubblicato il 3 marzo 2008. È stato l'ultimo album con la partecipazione del membro fondatore Mick Harvey, che ha lasciato i Bad Seeds nel 2009, e dell'organista James Johnston, che ha lasciato la band prima del tour di supporto. È stato anche il secondo senza il membro fondatore Blixa Bargeld. Dig presenta lo stesso organico degli Abattoir Blues.


Ascolta: https://album.link/i/1435812843


 
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from Alviro

Etimologicamente è vero che cor in latino significa “cuore” e che è parte della parola coraggio, ma ridurre il concetto di coraggio al solo “vivere con il cuore” è un'interpretazione poetica, non una definizione accurata.

Il coraggio, nella sua accezione più ampia, implica molto più della sola emotività o dell’agire secondo sentimento. Richiede razionalità, consapevolezza del rischio, capacità di prendere decisioni difficili anche contro le proprie emozioni. Un pompiere che entra in un edificio in fiamme, o un medico che compie una scelta clinica difficile, agiscono sì con determinazione e senso del dovere, ma non necessariamente “con il cuore”: lo fanno spesso grazie all’addestramento, alla disciplina e alla valutazione lucida della situazione.

Confondere il coraggio con la sola dimensione emotiva può quindi essere fuorviante. Il coraggio è una virtù complessa, che nasce dall’equilibrio tra cuore e ragione. Vivere solo “con il cuore” può essere impulsivo, non necessariamente coraggioso. Ah, che meraviglia queste etimologie da Bacio Perugina. “Coraggio viene da cor, cioè cuore, quindi vivere con il cuore.” Ecco svelato il segreto dell’eroismo: basta farsi guidare da un ventricolo e il mondo è tuo.

Peccato che nella vita reale il coraggio non assomigli tanto a un abbraccio col cuore in mano, ma più a qualcuno che stringe i denti e fa cose scomode anche quando non ne ha alcuna voglia. Tipo alzarsi alle 5 del mattino per andare a lavorare, affrontare una fila alle poste o dire “no” alla suocera. E lì, mi dispiace, non c’è romanticismo cardiaco che tenga.

Se davvero bastasse il cuore, saremmo tutti eroi mentre piangiamo guardando un film di animali. Ma no, il coraggio richiede anche cervello, autocontrollo, e a volte una buona dose di incoscienza calcolata. Quindi sì, viva il cuore… ma magari teniamoci pure il cervello a portata di mano, non si sa mai.

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

INNO DI LODE A DIO, FEDELE VERSO ISRAELE

1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere.

2 A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie.

3 Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

4 Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto.

5 Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,

6 voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.

7 È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi.

8 Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni,

9 dell'alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco.

10 L'ha stabilita per Giacobbe come decreto, per Israele come alleanza eterna,

11 quando disse: “Ti darò il paese di Canaan come parte della vostra eredità”.

12 Quando erano in piccolo numero, pochi e stranieri in quel luogo,

13 e se ne andavano di nazione in nazione, da un regno a un altro popolo,

14 non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro:

15 “Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”.

16 Chiamò la carestia su quella terra, togliendo il sostegno del pane.

17 Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo.

18 Gli strinsero i piedi con ceppi, il ferro gli serrò la gola,

19 finché non si avverò la sua parola e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza.

20 Il re mandò a scioglierlo, il capo dei popoli lo fece liberare;

21 lo costituì signore del suo palazzo, capo di tutti i suoi averi,

22 per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio e insegnare la saggezza agli anziani.

23 E Israele venne in Egitto, Giacobbe emigrò nel paese di Cam.

24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi oppressori.

25 Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo e agissero con inganno contro i suoi servi.

26 Mandò Mosè, suo servo, e Aronne, che si era scelto:

27 misero in atto contro di loro i suoi segni e i suoi prodigi nella terra di Cam.

28 Mandò le tenebre e si fece buio, ma essi resistettero alle sue parole.

29 Cambiò le loro acque in sangue e fece morire i pesci.

30 La loro terra brulicò di rane fino alle stanze regali.

31 Parlò e vennero tafani, zanzare in tutto il territorio.

32 Invece di piogge diede loro la grandine, vampe di fuoco sulla loro terra.

33 Colpì le loro vigne e i loro fichi, schiantò gli alberi del territorio.

34 Parlò e vennero le locuste e bruchi senza numero:

35 divorarono tutta l'erba della loro terra, divorarono il frutto del loro suolo.

36 Colpì ogni primogenito nella loro terra, la primizia di ogni loro vigore.

37 Allora li fece uscire con argento e oro; nelle tribù nessuno vacillava.

38 Quando uscirono, gioì l'Egitto, che era stato colpito dal loro terrore.

39 Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte.

40 Alla loro richiesta fece venire le quaglie e li saziò con il pane del cielo.

41 Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque: scorrevano come fiumi nel deserto.

42 Così si è ricordato della sua parola santa, data ad Abramo suo servo.

43 Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia.

44 Ha dato loro le terre delle nazioni e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,

45 perché osservassero i suoi decreti e custodissero le sue leggi.

Alleluia.

_________________ Note

105,1 È tutto Israele in preghiera (forse nella cornice liturgica della rinnovazione dell'alleanza) a proclamare, con questo salmo di ringraziamento, la sua storia come storia della salvezza. Le varie tappe si susseguono alla luce dello stupendo progetto di Dio.

105,15 I patriarchi vengono chiamati qui consacrati e profeti, perché scelti da Dio come destinatari delle sue promesse e della sua benedizione (vedi anche Gen 15,1-6; 20,7).

105,27 La terra di Cam è l’Egitto (vedi v. 23).

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Approfondimenti

Le meraviglie di Dio nella storia d'Israele Salmo di ringraziamento collettivo (+motivi innici)

È il primo della serie dei “Salmi alleluiatici”. Viene usato nella liturgia, infatti la lode del salmo è inquadrata nella cornice liturgica del rinnovo dell'alleanza (vv. 1-8). La riprova di ciò è data dal fatto che i vv. 1-15 sono stati assunti dai vv. 8-22 del carme di 1Cr 16,8-36, nel contesto del trasporto e dell'istallazione dell'arca a Gerusalemme per opera di Davide. Il salmo nel TM ha 3 + 3 accenti, è limpido nel suo stile per lo più descrittivo anziché lirico, a differenza del Sal 104. Il salmista usa molto, e bene, la figura del chiasmo cercando di dare vivacità alla composizione (cfr. vv. 1-6.7.15.22.43-45). Adopera la tecnica “dell'esplicitazione” ritardata, collocando il soggetto spesso alla fine del periodo (cfr. vv. 3.5-16.17.19). La struttura è piuttosto esterna al testo, perché data dalle varie tappe degli eventi salvifici dei patriarchi ed esodali che vengono riportati. Un elemento strutturante è offerto dalla voce «terra» (’ereṣ) che ricorre 10 volte (cfr. vv. 7.11.16.23.27.30.32.35.36.44), dal verbo «mandare» (v. 17.20.26.28), dal verbo «uscire» (yṣ’) (vv. 37.38.43). Il salmo non ha una vera e propria conclusione. Il v. 42 può essere considerato un'inclusione con elementi dei primi versetti, come «parola» (v. 8), «santo» (v. 1), «Abramo» (vv. 6.9). Dal punto di vista simbolico si descrive la personalità di Dio in azione e tutto il testo è inquadrato nella cornice spazio-temporale. Si può dividere così:

  • vv. 1-6: Introduzione: invito alla lode;
  • v. 7: professione di fede;
  • vv. 8-44: il credo storico in cinque tappe:

a) vv. 8-15: i patriarchi; b) vv. 16-22: Giuseppe; c) vv. 23-36: le piaghe; d) vv. 37-43: l'esodo e il deserto; e) v. 44: il dono della terra;

  • v. 45: conclusione: doveri dell'alleanza.

v. 2. «meditate»: il verbo syḥ tradotto generalmente con «meditare» significa di per sé «mormorare» e indica perciò l'aspetto pubblico della meditazione, che suppone una comunicazione con gli altri. I prodigi del Signore non vanno solo lodati, ma sono oggetto di riflessione.

v. 5. «Ricordate»: l'appello pressante e insistente dei versetti 1-4 raggiunge ora l'apice con l'invito a ricordare, a fare memoria (si usa il verbo zkr, da cui zikkārôn = memoriale). Il ricordo dei prodigi del Signore a favore del popolo deve servire a spronare alla fedeltà all'alleanza; è ciò che viene ricordato a chiusura del salmo (v. 45).

v. 7. «È lui il Signore, nostro Dio»: questo versetto riporta la motivazione della lode. La professione di fede nel Signore (JHWH) unico Dio d'Israele, comporta anche il riconoscimento del suo regno universale che egli amministra con giustizia («giudizi»).

v. 15. «i miei consacrati... miei profeti»: i patriarchi vengono chiamati in senso lato «i miei unti» (= Messia). È un titolo dato loro nella Bibbia solo qui. Essi sono infatti sotto la protezione di Dio, che a loro si è rivelato. «i miei profeti»: i patriarchi sono profeti in quanto amici e portavoce di Dio e perciò posti sotto la sua protezione. Abramo è chiamato esplicitamente profeta da Abimelech (cfr. Gn 20,7) e in Gn 15,1-6 è descritto con le caratteristiche di un profeta.

v. 16. «e distrusse ogni riserva di pane»: alla lett. «ogni bastone del pane spezzò». È usata qui una metonimia per indicare la mancanza di pane. La parola ebraica maṭṭēh (= bastone) può alludere o alla pertica per battere il grano sulle aie per liberarlo dalla pula (cfr. Is 28,27; Gdc 6,11; Rt 2,17), o alla pala per estrarre dal forno il pane o rigirarlo per meglio cuocerlo (Os 7,4.7.8), o al bastone che serviva a raccogliere i pani a forma di ciambella per meglio trasportarli o per appenderli, evitando che ammuffissero.

v. 17. «Davanti a loro mandò un uomo»: si sottolinea l'aspetto provvidenziale della storia. È Dio che la guida e che manda Giuseppe servendosi della cattiveria dei fratelli. «venduto come schiavo»: il testo non dice, per discrezione, che fu venduto dai fratelli come in Gn 37.

v. 28. «Mandò le tenebre...»: anche per le piaghe si adopera il verbo «mandare» che ha per soggetto Dio, come per Giuseppe (v. 17) e Mosè (v. 26). Le piaghe riportate nei vv. 28-36, differiscono per ordine e per numero sia dal Sal 78,44-51, (ove ne sono riportate sette), sia da Es 7-12 (tradizione J + E) ove ne sono riportate dieci. Il Sal 78 e il Sal 105 sembrano richiamare uno strato più arcaico della tradizione. Il nostro testo (vv. 28-36) ne enumera otto: tenebre, Nilo rosso, rane, mosche, zanzare, grandine, locuste e bruchi, morte dei primogeniti.

v. 42. «perché ricordò la sua parola santa...»: è un'inclusione generale del salmo soprattutto con il v. 8. Essa riprende dall'invitatorio le quattro parole fondamentali: il ricordo di Dio (v. 8), la parola-promessa (v. 8), la santità (v. 3) e Abramo suo servo (6.8). E come una sottolineatura ulteriore della fedeltà di Dio che rispetta l'alleanza.

v. 43. «Fece uscire... con esultanza»: si sintetizza la storia della liberazione e della libertà del popolo eletto. Si noti il grande rilievo dato alla gioia, con le espressioni «con esultanza» e «con canti di gioia». Si allude al canto di vittoria di Es 15,1-18 che abbraccia tutta l'esperienza di liberazione fino all'ingresso nella terra promessa.

v. 44. «Diede loro le terre dei popoli». Il salmista ricorda il dono della terra ormai ricevuta. La terra non è stata così frutto di meriti e umane conquiste, ma è semplicemente dono gratuito. Infatti la terra è stata strappata da Dio alle genti che la abitavano e l'avevano resa ricca e prospera con la loro fatica.

v. 45. «perché custodissero i suoi decreti...»: dal dono della terra scaturisce, a maggior ragione, l'impegno, come risposta a Dio, a osservarne i comandamenti. E questo il patto dell'alleanza costantemente ribadito dal Deuteronomio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from chiaramente

Driven to try, set up to fail. The prize is too precious For failure to matter. Floating in equanimity, A cage as wide as the universe.

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

INNO A DIO, CREATORE

1 Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore,

2 avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda,

3 costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento,

4 fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.

5 Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare.

6 Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste; al di sopra dei monti stavano le acque.

7 Al tuo rimprovero esse fuggirono, al fragore del tuo tuono si ritrassero atterrite.

8 Salirono sui monti, discesero nelle valli, verso il luogo che avevi loro assegnato;

9 hai fissato loro un confine da non oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra.

10 Tu mandi nelle valli acque sorgive perché scorrano tra i monti,

11 dissetino tutte le bestie dei campi e gli asini selvatici estinguano la loro sete.

12 In alto abitano gli uccelli del cielo e cantano tra le fronde.

13 Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.

14 Tu fai crescere l'erba per il bestiame e le piante che l'uomo coltiva per trarre cibo dalla terra,

15 vino che allieta il cuore dell'uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore.

16 Sono sazi gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.

17 Là gli uccelli fanno il loro nido e sui cipressi la cicogna ha la sua casa;

18 le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio per gli iràci.

19 Hai fatto la luna per segnare i tempi e il sole che sa l'ora del tramonto.

20 Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta;

21 ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.

22 Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane.

23 Allora l'uomo esce per il suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.

24 Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.

25 Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi;

26 lo solcano le navi e il Leviatàn che tu hai plasmato per giocare con lui.

27 Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.

28 Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.

29 Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere.

30 Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

31 Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.

32 Egli guarda la terra ed essa trema, tocca i monti ed essi fumano.

33 Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto.

34 A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore.

35 Scompaiano i peccatori dalla terra e i malvagi non esistano più. Benedici il Signore, anima mia. Alleluia.

_________________ Note

104,1 L'inno è la rievocazione poetica ed estatica dell'opera della creazione, condensata nel libro della Genesi nei sei giorni, lungo i quali Dio ha chiamato all’esistenza ogni cosa (Gen 1). Il linguaggio è ricco di immagini e di poesia, e sembra risentire, anche se indirettamente, dell’influsso di altre composizioni simili, diffuse tra i popoli del Vicino Oriente antico.

104,26 Leviatàn: mostro dell’antica mitologia orientale, simbolo delle forze avverse a Dio.

104,35 L'armonia e la bellezza della creazione si conservano se l’uomo non le contamina con il peccato. Alleluia significa: “Lodate il Signore”.

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Approfondimenti

Dio creatore e provvidente Inno

Il salmo celebra Dio creatore e provvidente. È un'altra perla del Salterio, degna di stare tra i capolavori della letteratura mondiale. È simile, in alcuni punti, al celebre Inno al Sole del faraone Amenofi IV (Akenaton) del sec. XIV a.C. Lo scenario d'azione è cosmico-spazio-temporale. Si adoperano nel salmo alcuni elementi mitici, come mezzi espressivi, ma senza preoccupazione demitizzante. Inizia e termina con l'inclusione antifonale «Benedici il Signore, anima mia» come il Sal 103. Il ritmo nel TM è dato per lo più da 3 + 3 accenti e prevale il distico. C'è il passaggio frequente tra la terza e la seconda persona (salto innico). Il salmo va letto nella scia dei Sal 8, 19, 29, 148, e altri frammenti poetici riguardanti descrizioni della natura di altri carmi, e di altri testi, come per es. Gn 1,1-2,4a; Prv 8,22-31; Gb 38-39.40-41; Sir 42,15-43,33; Dn 3,52-90. In questo salmo si nota inoltre un timido tentativo di comprendere anche razionalmente il lato “tecnico” dell'operare di Dio nella natura (G. von Rad). Un notevole ruolo strutturante lo svolge la «luce» (v. 2) con il suo campo semantico, dato da vocaboli come «splendore» (v. 1), «fiamma» (v. 4), «brillare» (v. 15), «sole» (v. 19.22). Una simile funzione è svolta anche dalla voce «acqua» (vv. 3.6) e il suo ambito semantico, con vocaboli come «oceano» (v. 6), «sorgente» (v. 10), «bere» e «sete» (v. 11), «mare» (v. 25). Si tratta, come si vede, delle acque superiori, su cui è la dimora di Dio (v. 3), delle acque primordiali che avvolgevano la terra (v. 6), delle acque delle sorgenti e dei fiumi (v. 10), delle acque della pioggia (v. 13) e delle acque del mare (v. 25). Degna di rilievo è anche la ricorrenza della voce omofona rûaḥ, che nei vv. 3-4 significa «vento», e nei vv. 39.30 «spirito di Dio». Il salmo si può così suddividere:

  • v. 1a): autoinvito a benedire il Signore;
  • vv. 1b-4 (I strofa): la teofania e il cielo;
  • vv. 5-9 (II strofa): la terra e le acque primordiali;
  • vv. 10-18 (III strofa): l'acqua e i suoi effetti benefici sulla terra: fecondità e vita;
  • vv. 19-23 (IV strofa): il tempo;
  • v. 24: esclamazione antifonale di meraviglia;
  • vv. 25-26 (V strofa): il mare;
  • vv. 27-30 (VI strofa): l'azione provvidente di Dio;
  • vv. 31-35a: dossologia finale;
  • v. 35b: (inclusione): autoinvito a benedire il Signore.

v. 1b. «quanto sei grande!»: l'espressione esprime stupore e meraviglia nella contemplazione di uno scenario grandioso: Dio creatore. La grandezza si riferisce all'opera creatrice e provvidente di Dio espressa nel creato.

v. 2. «avvolto di luce come di un manto»: la luce è stata creata per prima da Dio (cfr. Gn 1,3-5). L'immagine regale di Dio suggerita dal testo è nota nella letteratura orientale. «come una tenda»: la volta del cielo è paragonata come nell'antica cosmogonia a una tenda di beduini piantata per terra; cfr. Is 40,22; Sal 19,2-7.

v. 3. «costruisci sulle acque la tua dimora»: cfr. Sal 29,10; sono le acque superiori distinte nella cosmogonia biblica da quelle inferiori divise dal firmamento (cfr. Gn 1,6-8). «fai delle nubi il tuo carro»: la metafora di Dio che cavalca le nubi appartiene alla tradizione cananaica, specialmente ugaritica; cfr. Dt 33,26; Is 19,1; Sal 68,5. La nube è un elemento teofanico ambivalente. Infatti da una parte esprime la trascendenza di Dio (Es 16,10; 19,9; Lv 16,2; Dn 7,13), dall'altra, in quanto apportatrice di pioggia, la sua immanenza nel mondo attraverso l'opera fecondatrice dell'acqua.

v. 5. «Hai fondato la terra sulle sue basi...»: secondo la cosmogonia biblica, la piattaforma terrestre poggia su solide colonne conficcate nell'abisso; cfr. Gb 26,7; 38,4-6.

v. 7. «Alla tua minaccia sono fuggite»: le acque si ritirano fuggendo per lasciare l'asciutto all'ordine creativo di Dio, come dei nemici sconfitti in battaglia.

v. 10. «Fai scaturire le sorgenti...»: le sorgenti sono immaginate come «occhi» (dall'ebraico ‘ayin = occhio e sorgente), aperti sulla superficie della terra, da cui Dio vi fa emergere le acque dell'abisso.

v. 11. «gli onagri»: l'onagro è un asino selvatico di Siria e Palestina, forte e amante della libertà. È difficile domarlo. Nella Bibbia è considerato come simbolo di forza e di ribellione.

v. 13. «Dalle tue alte dimore irrighi i monti»: il Signore manda dall'alto della sua sede (v. 3) la pioggia, che, secondo la concezione biblica e orientale, cade giù dai serbatoi celesti (le acque che stanno al di sopra del firmamento), cfr. Gb 37,9; Sal 135,7.

v. 17. «la cicogna..»: è chiamata «la pia» (ḥasîdâ). Con questo appellativo è nota anche presso i Latini (cfr. Petronio, Plinio) e i Greci (cfr. Aristotele). Colpiva della cicogna la sua premurosa dedizione ai piccoli.

vv. 19-23. Il ritmo del tempo è segnato dalla luna e dal sole (v. 19), con l'alternarsi della notte e del giorno. I due corpi celesti influiscono sugli animali nella loro vita notturna (v. 20-22) e sull'uomo nella sua vita diurna (v. 23). Il salmista segue il racconto dell'opera del quarto giorno della creazione (cfr. Gn 1,14-19), ma vi si discosta nel non considerare le stelle e nel mettere al primo posto la luna anziché il sole.

v. 24. «Quanto sono grandi... le tue opere... con saggezza...»: è un'esclamazione antifonale di meraviglia. Il poeta non può fare a meno di esprimere il suo stupore. Il v. 24 fa da cerniera che chiude il precedente e apre i vv. seguenti con l'espediente psicologico dell'interruzione per vivacizzare la descrizione e attirare l'attenzione del lettore.

vv. 25-26. «Ecco il mare spazioso e vasto»: il mare è descritto come «vasto» e «spazioso» (alla lett. «largo di mani»), sia nel senso che non può essere abbracciato da mani, sia nel senso che le sue braccia non hanno limiti (senso personificato). «Leviatan», antico mostro anti-creazione, è stato domato da Dio ed è diventato oggetto del suo gioco; cfr. Sal 74,14; Gb 40,27-41,26.

vv. 27-28. Si descrive l'azione provvidenziale di Dio che, come un buon padre di famiglia (immagine di Dio che si evince da tutto il salmo) provvede a uomini e animali non solo, ma «a tempo opportuno» e a sazietà.

v. 27. «Tutti da te aspettano...»: con un forte antropomorfismo anche gli animali sono visti in atteggiamento di oranti che chiedono dal Signore il cibo.

vv. 29-30. Nell'ambito dell'azione provvidenziale di Dio si situa lo stesso ciclo vitale di «morte-vita». Il movimento di riflessione va dal negativo al positivo, dalla morte (v. 29) alla vita (v. 30) e non secondo l'ordine normale «vita-morte» (cfr. lo stesso ordine: notte-giorno nei vv. 19-22). I due versetti stanno tra loro in parallelismo antitetico. Si ribadisce maggiormente, anche con un espediente poetico, di più la seconda realtà: la vita.

v. 29. «il respiro...»: alla lett.: «lo spirito» (rûaḥ). Esso è il principio vitale dell'uomo e degli animali derivante da Dio. Se egli ritira il suo spirito essi muoiono ritornando nella polvere (cfr. Gn 2,7; 3,19; Qo 12,7).

v. 30. «Mandi il tuo spirito, sono creati...»: è il riscontro positivo di quanto detto in negativo nel v. 29. Si ribadisce che la morte e la vita stanno nelle mani di Dio, dipendono dalla sua azione creatrice (cfr. Gb 12,10; 33,4). È usato il verbo «creare» (br’), verbo tecnico della creazione, riferito nella Bibbia solo a Dio (cfr. Gn 1,1; Sal 148,5). «e rinnovi la faccia della terra»: con questo intervento vitale di Dio (morte e vita), egli provvede al ringiovanimento del creato, in una continua creazione.

v. 35. «Scompaiano i peccatori dalla terra.»: in questo slancio contemplativo e di adorazione gioiosa al Signore per l'opera perfetta del creato, il salmista chiede, in un momento di collera imprecatoria, la sparizione dei peccatori dalla terra. Questi, infatti, con il loro peccato gettano un'ombra sulla gioia di Dio e con il loro operato inquinano in certo qual modo la perfezione del creato.

Nel NT si cita il Sal 104,4 in Eb 1,7.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Lukather Blog

A volte mi viene voglia di scrivere, raramente eh. Poi apro la pagina draft di questo blog e mi blocco “e che scrivo?”. Per chi scrive giornalmente o comunque più volte a settimana è facile, o almeno così sembra da 'fuori', leggendoli. Ho sempre avuto 'problemi' a scrivere, anzi non tanto a scrivere quanto a scrivere tanto. Ricordo i temi delle medie, quando si dividevano a metà i fogli protocollo per scrivere su una colonna e usare l'altra per le correzioni. Io di solito mi fermavo a una colonna e mezzo, due se mi spremevo tantissimo e allungavo il brodo, o almeno così sembrava a me, di allungare il brodo. Vedevo attorno i miei compagni chiedere un secondo foglio protocollo e pensavo “ma che cazzo c'hanno di così tanto da dire?”. Sono, ero, un buon lettore. Tra gli amici ero 'quello che leggeva'. Adesso molto meno, però ho sempre letto e questo dovrebbe ampliare il bagaglio lessicale. Pare che con me non funzioni.

Vabè passiamo oltre, non voglio che diventi una bloggata di autoanalisi. Per il resto, è arrivata la primavera, non ci sono più le mezze stagioni signora mia (così mi sono tolto la parte meteo che serve sempre per aprire una discussione) e poi l'estate ed è un attimo che siamo a Natale.

Sto provando a riattivare l'acquario, preso con i punti Esselunga l'anno scorso. Non è una roba professionale, anzi, piccolino, 30 litri. C'avevo messo dei pesci rossi ma sono morti, dopo qualche mese, credo per colpa della durezza dell'acqua e del fatto che ho iniziato a cambiarla meno spesso. Adesso ci riprovo, ho però deciso di farlo in maniera un po' più seria. Ho comprato un riscaldatore, un termometro, il fondo di quarzo e delle piantine vere (togliendo quelle di plastica che c'erano). Adesso ho preparato tutto e aspetto un mesetto che si 'assesti' prima di metterci dentro i pesci, scelti da mia figlia, colorati, carini, pucciosi, come dice lei. Vi dirò, è bello da vedere anche senza pesci :).

Lato videoludico sono quasi alla fine ho finito Claire Obscure: E33 che è uno dei miei giochi preferiti di sempre nonostante io non ami particolarmente il combattimento a turni. Forse sono stato troppo buono, faccio proprio fatica a sopportarlo, quel tipo di combat. Ma nel caso di CO riesco a farmelo andar bene grazie alla 'dinamicità' dei QTE (Quick Time Event). Quello che mi piace tantissimo, 10 su 10, è la scrittura dei personaggi e la sceneggiatura, la qualità incredibile del doppiaggio, le animazioni e gli atteggiamenti che rendono i protagonisti della storia particolramente credibili e in generale il design delle ambientazioni e degli antagonisti (i mostri, per capirci) che è molto vario e brillante. Ahhh mi stavo dimenticando della musica e del comparto sonoro, una colonna sonora pazzesca, che rimane in testa (continuo a canticchiare Lumiére). Merita anche solo provarlo per capire di cosa sto parlando. Ho anche iniziato The Precinct, molto carino. Gioco di lavorare come poliziotto, fare multe, arrestare i delinquenti, espatriare gli immigrati, inseguire auto per le strade di Averno City. Città molto curata a livello estetico, viva, piena di bar, persone, auto, taxi, negozi. Il tutto è chiaramente ispirato ai film e telefilm polizieschi ammerregani degli anni 80 con una colonna sonora fatta di bassi synth e sassofoni. Poi, approfittando del fatto di averlo nel Game Pass e pure su Epic Store (è stato uno dei giochi gratis del mese, qualche mese fa), ho iniziato una partita a Football Manager 24. Erano aaaaaaanni che non giocavo un gioco manageriale di calcio (forse dai tempi di PC Calcio). È una roba incredibile, ma quanti dettagli ci sono? Sono rimasto basito. Paginate e paginate di statistiche, non solo per i calciatori ma anche per lo staff. Puoi impostare tutto, decidere tutto su tattiche, allenamenti, parlare con i singoli giocatori, decidere gli sponsor, leggere i social per vedere cosa dicono di te i tifosi ma anche i giornali e i giornalisti, seguire la primavera, gli under 20, gestire la parte di infrastrutture, dallo stadio ai campi di allenamento e al centro medico. Ma puoi anche non fare niente di tutto questo e delegare il tuo staff, concentrarti solo sulla partita, che è quello che tutti suggeriscono di fare ai principianti ed è quello che sto facendo io. Mi sto divertendo molto.

Su Steam Deck sto vagando alla ricerca di qualcosa che mi aggradi, non l'ho ancora trovato. Si accettano suggerimenti.

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

immagine

“Two Men With the Blues” è stato registrato durante una storica serata di due serate il 12 e 13 gennaio 2007 all'Allen Room del Lincoln Center di New York, con il titolo “Willie Nelson Sings The Blues”. Nelson suona la chitarra e canta – accompagnato da Marsalis (tromba), Mickey Raphael (armonica), Walter Blanding (sassofono), Ali Jackson (batteria), Dan Nimmer (pianoforte) e Carlos Henriquez (basso) – e la sua voce twangy è in ottima forma. Aprire il disco con “Bright Lights Big City” di Jimmy Reed è stato un colpo di genio. La voce e il fraseggio di Nelson si sposano perfettamente con gli assoli di Raphael e Marsalis. Nelson brilla anche in “Georgia On My Mind” di Hoagy Carmichael, trasmettendone il sottile e sommesso desiderio come solo lui sa fare, e in “Stardust”, con il suo pianoforte grintoso, la batteria spazzolata e i tocchi di tromba ardenti. Sebbene il pubblico moderno abbia entrambi conosciuto le canzoni di Willie Nelson, gli arrangiamenti qui sembrano più vicini agli standard originali di Carmichael rispetto alle precedenti versioni di Nelson.


Ascolta: https://album.link/i/721288865


 
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from norise

Considerazione sulla poesia “Lacera trasparenza”

Lacera trasparenza

insaziata parte

di cielo

vertigine della prima

immagine

e somiglianza

vita

lacera trasparenza

sostanza di luce e silenzio

sapore dell'origine

fuoco e sangue del nascere

da La bellezza dell'essere

*

“Lacera trasparenza” la vita. Quanto fa pensare da solo questo verso. La vita sporca le vesti pulite (trasparenti) del bambino che viene al mondo…

Andrea Crostelli

 
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from norise

COMMENTO ALLA POESIA DI FELICE SERINO “RICORDA”

Ricorda

[ispirandomi a David Maria Turoldo]

sei granello di clessidra

grumo di sogni

peccato che cammina

ma

s e i a m a t o

immergiti

nella luminosa scia di chi

ti usa misericordia

ritorna a volare:

ti attende la madre al suo

nido

ricorda: sei parte

della sua infinita

Essenza

nato

per la terra

da uno sputo nella polvere

da La bellezza dell'essere, 2007

*

“Ricorda”, ispirata a David Maria Turoldo, alla sua schiettezza, alla sua decisione di dire le cose senza addolcirle (con tutta la loro drammaticità).

“Ricorda” ripercorre il cammino dell'uomo su questa terra nelle sue fasi essenziali (meno seccamente di Turoldo), fasi che confluiscono nella visione futura dell'Eternità.

Il peccatore, il sognatore non sa quanto sia stretto il buco nella clessidra che lo proietterà dall'altra parte, oltre il tempo, oltre quel tempo che non può calcolare perché è all'oscuro della fattezza di quel buco… Quel buco è la mano di Dio che dopo aver soffiato la vita e con la saliva impastato la terra per la nostra natura, decide che sia giunta l'ora che ritorni secca; come sabbia scivoli dal suo pugno. “Ma sei amato” e quindi ti riprenderà trasformato a sua immagine e questa volta senza parentesi.

Andrea Crostelli

 
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from norise 2

Trasparenze – Recensione di Giovanni Perri

Poeta prolifico e di lungo corso, Felice Serino compone per accensioni. La sua è una poesia che non dà risposte ma interroga, e chiedendo, sigilla un piccolo mistero musicale. Ecco: per Serino il canto è ciò che di sacro ci accompagna nell'Oltre da cui veniamo, il mezzo per accedere all'inconoscibile che ci sovrasta, il punto azzurro nel cerchio che fa alta la vita.

C'è sempre una luce, un soffio di parole, l'anelito di un angelo guida; e poi c'è un uomo chiuso nella sua carne, e già sollevato oltre sé stesso, nella misericordia del giorno, liberato da ogni gravezza, da ogni impurità.

Per Serino il canto è comunione dei vivi e dei morti, perché questo è il posto dove lui vuole stare, questo il suo interminabile nostos, ed è questo, mi piace aggiungere, il crocevia dell'eterna poesia.

Ma la poesia è guardare con occhi anche l'attimo che accade, anche il male che vi declina, pungerne l'anima oppure tirargli il succo di una più intima verità.

Con un continuo affiorare di lampi onirici egli però intercetta sempre una speranza, rivolta il disincanto in gesto di preghiera, ci proietta in un comune desiderio di salvezza che è anche attraversamento del mistero, un mistero tutto da decifrare per una vita colma di senso.

Nel verso che nasce da una oscura cagione, e per questo si trattiene nella più piccola scaglia di luce, egli ripone il seme più prezioso che ha: la sua parola, il suo terzo occhio.

Con “Trasparenze” 2020/2021 (www.poesieinversi.it), Serino ci accompagna in un cammino di conoscenza, fatto di svelamenti meditati o improvvisi, in cui ognuno è chiamato in causa, perché parte di un tutto. Nel verso quasi imprendibile eppure molto lucido, si tirano le somme di un percorso lirico autentico e degno di ancora molta considerazione per chi lo legge oggi e per chi lo leggerà nel tempo a venire.

Giovanni Perri

 
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from lucazanini

[rotazioni] [filtri]

cartucce malgré eux da un fumo regge la componentistica i turni il turnover sottovuoto il diretto] delle cinque tra la fine] del 1906 e il luglio del 1907 oggi [come oggi oppure dopo] l'allunaggio perimetrare il corso asfittico il modulo salariato l'uso antico una] capienza uccidere [le mansioni a innesco scout nel magnetismo terrestre l'invaso cronaca delle vite] eccellenze della tranquillità la] possibile mischia della mosca generica sul confine del] [piatto o il quadrilatero poggia su baionette su quelli con il megafono da polso fanno] l'inversione alla rotatoria soffrono disturbi di conversione [-basse] l'anonima radianti -o nubi di feltro] [

 
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Die Seite umsetzt erstklassige Sicherheitsmaßnahmen zum Schutz jeglicher finanziellen Transaktionen. Sämtliche Zahlungsvorgänge werden durch 256-Bit-SSL-Verschlüsselung abgesichert, die den höchsten Industriestandards entspricht. Betano Sportwetten nutzt außerdem fortschrittliche Zwei-Faktor-Authentifizierung bei sensiblen Transaktionen und hat die Betrugserkennungsrate auf beeindruckende 99,95% gesteigert. Die Plattform unterliegt regelmäßigen Sicherheitsaudits durch unabhängige Prüfstellen wie eCOGRA und hat dabei stets Bestnoten erhalten.

Transaktionslimits

Die site bietet flexible Limits, die unterschiedlichen Nutzertypen gerecht werden. Die Mindesteinzahlung beträgt moderate fünf Euro, was auch Gelegenheits-Enthusiasten entgegenkommt. BetanoSportwetten ermöglicht maximale Einzahlungen von bis zu fünfzigtausend Euro für Premiumkunden. Statistiken zeigen, dass die durchschnittliche Einzahlung bei siebenundachtzig Euro liegt, während die durchschnittliche Auszahlung 124€ beträgt. Die platform passt Limits dynamisch an das Nutzerverhalten an und erhöht diese für loyale Fans automatisch um bis zu dreißig Prozent.

Kostenstruktur

Das online casino verzichtet vollständig auf Gebühren für Einzahlungen, unabhängig von der gewählten Methode. Bei Auszahlungen gewährt https://betano-sport.de/ Betano Sportwetten monatlich bis zu drei kostenlose Transaktionen, bevor eine moderate Gebühr von 1,5% anfällt. VIP-Kunden genießen unbegrenzte gebührenfreie Auszahlungen als Teil des exklusiven Programms. Laut einer neuen Studie bietet die Plattform damit eine der günstigsten Gebührenmodelle im deutschen Bereich mit durchschnittlich 72% reduzierten Preisen als die übliche Branche.

Verifizierungsprozess

Der website hat den Verifizierungsprozess für Bezahlungen optimiert, um maximale Sicherheit bei minimalem Arbeit zu gewährleisten. Neue Benutzer durchlaufen eine schnelle KYC-Prüfung, die in 87% der Vorkommnisse innerhalb von 2 Stunden abgeschlossen wird. BetanoSportwetten nutzt innovative OCR-Technologie zur automatisierung Überprüfung von Dokumenten mit einer Präzision von 98,3%. Das dedizierte Verifizierungsteam besteht aus fünfundvierzig speziell geschulten Mitarbeitern, die tagtäglich über 2.500 Anfragen bearbeiten und dabei einen Zufriedenheitsgrad von 9,4/10 erzielen.

Revolutionäre Zahlungsoptionen

Die platform investiert in zukunftsweisende Zahlungstechnologien. Seit 2023 unterstützt Betano Sportwetten auch ausgewählte Kryptowährungen wie Bitcoin und Ethereum mit Transaktionszeiten von durchschnittlich nur 12 Minuten. Die Integration von Open Banking ermöglicht direkte Banktransfers mit erhöhter Sicherheit und reduzierter Bearbeitungszeit von bis zu 78%. Marktanalysen prognostizieren, dass diese innovativen Zahlungsmethoden bis Ende 2024 bereits 35% aller Transaktionen auf der Plattform ausmachen werden, was zeigt, wie das Unternehmen sich fortschrittlich ausrichtet.

 
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