Transit

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(149)

(Acerbi)

A me appare stranissimo che nel 2024 si parli ancora di calcio. Figuriamoci di #razzismo. Si sa, però, che toccare il fondo non ha mai fermato moltissime persone. Non sapevo chi fosse #Acerbi e ben che meno mi importa. In questi giorni, nonostante tutto, questa paradossale e -diciamolo- noiosa vicenda ha accalappiato il mainstream e, perciò, tutti quanti, che siamo colpevoli di mancanza di umiltà.

Ci sono, evidentemente, persone che credono di non fare parte del mondo: in qualche maniera, nota solo a loro, credono di vivere in bolle impermeabili a qualsiasi spiffero che provenga da quel pianeta scassapalle che sta all'esterno. Lo steso che cerca, non riuscendoci mai appieno, a progredire. Meglio, quel sasso volante che collasserà per la stupidità di chi lo abita, compresi questi che si sentono esenti da qualsiasi obbligo, morale e mentale.

Buttiamo da un'altra parte la cultura, è troppo svilente chiamarla in causa. E' evidentemente un guaio che deriva dal non capire che stare fermi è morire. Acerbi è uno che va aiutato a afferrare una complessità fastidiosa: quella del mutare dei tempi, della società, del linguaggio, del (sic) pensiero. Con lui i milioni che hanno lo stesso comportamento. Frega assai di dieci, trenta, cinquanta giornate di squalifica.

(Razzismo)

Il cervello si può educare, una questione di volontà. Come quella di andare oltre agli stereotipi, che sono più facili e che non impegnano nessun organo vitale. Se uno non vuole crescere, non lo farà. Può avere miliardi in quella cazzo di cassaforte, ma resta un poveretto. Anzi, un miserabile. Qui non siamo né giudici né carnefici: qui stiamo alla umana conoscenza.

Pertanto, se non vogliamo più perdere tempo con queste banali questioni, che ci sono guerre, fame, carestie ed altre quisquilie più urgenti, bisogna incominciare ad essere duri. Con se stessi e con chi si comporta -e non ragiona- da pesce. Ché anche il mare può essere affollato ed è fastidioso, fastidioso, fastidioso. (D.)

#Italia #Opinioni #World #Society

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(135)

(Yemen)

Il mondo non è alla rovescia. Stanotte, nello Yemen, si è ribadito. Quella che sta mancando, da sempre, è la prospettiva di umanità, lo sguardo oltre a tutte le cose che non siano quelle che ci distinguono (ma sempre meno) da altre forme di vita. Ogni guerra, nel mondo, è il cedimento agli istinti, alla paura, alla sopraffazione, al cammino verso la fine globale.

Non spaventi un tono quasi “ecumenico”, ma ciò che accade in Palestina non può nemmeno stupire: indignare no di sicuro, perchè gli interessi geo-politici ed economici sono da sempre superiori a qualsiasi tipo di altra considerazione. Si uccide per vivere meglio, si uccide in nome di Dei che sono favole inventate per non avere paura.

Ma si uccide, sempre di più, sempre più indifferenti e apparentemente stupidi. Si uccide perchè è semplice, di massa, si possono eliminare quelli che non sono come noi e fare i soldi ricostruendo ciò che si è distrutto appositamente. E non c'è di certo quella “giustizia divina” che è un'altra invenzione ridicola, un altro schermo dietro cui nascondersi.

Anche quella umana, di giustizia, non dà molto affidamento. E' monca, paralizzata spesso da cose più grandi di lei, generalmente tutte quelle scritte qui sopra. Si dirà che siamo fallibili e che non c'è mai un “giusto” assoluto od un male altrettanto totale ed è così. Ma appare ovvio e sanguinante che il male è più diffuso, più bramato, più consolante.

La storia finirà (lo scrissi già, ripeterlo non gioverà, temo) e tutto tornerà nell'alveo dell'inutilità: c'è una fine, che non ha data, per tutti e tutto. Nel mentre il mondo gira, ma non cambia senso. Attende, passivo, che questa forma di vita che siamo noi lo finisca, ma lentamente, facendo più danni possibili. Deve essere, in qualche maniera, divertente. Non c'è un'altra spiegazione che regga così bene. (D.)

#Blog #Opinioni #World #Peace #NoWar

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(Gaza)

Non esiste solo l'#antisemitismo. E' questo l'errore, marchiano, che la stampa e i social media stanno, al solito, veicolando. La questione Palestinese non è abbassabile ad un mero sdegno nei confronti di un popolo che ha subito l'odio più profondo e la persecuzione più sanguinosa della storia. Rimangono due binari separati e anche piuttosto nettamente. L' intrico eterno, purtroppo, del Medio Oriente merita un'attenzione così profonda che ridurre il tutto a questo non fa che portare confusione nella confusione.

Sarà banale, ma mai come dall'avvento delle Rete quasi ogni argomento è divenuto solo un chiassoso contrapporsi di urla, insulti e denigrazione. Complici per primo politicanti, mozzaorecchie e giornalisti proni che danno alle “menti semplici” (*) l'opportunità di mostrarsi, pavoneggiarsi sulle vicende mondiali. Quelle altrui ed intricate sono le migliori. Qui nessuno ha nulla da insegnare, se non i fatti, che sempre dovrebbero essere edulcorati dalle opinioni personali. I diritti umani sopra ogni cosa andrebbero incorniciati nella maniera più corretta e neutra possibile.

L' umanità è una, con tutte le variabili infinite della singola persona, del pensiero proprio ed unico di ognuno. Naturalmente la formazione e la cultura fanno la differenza, così come -purtroppo- i credo religiosi, l'ambiente circostante, tutto. Proprio per questo, dal 1948, non esiste solo lo Stato di Israele, ma anche la Palestina. Anzi, prima di Israele era la Palestina.

La via più semplice sarebbe il silenzio, ma chi ha voglia di tacere? Io (noi) per primo trovo le scorciatoie per veicolare il “mio” pensiero, che non può mai essere così arrogante da credere di essere quello corretto, quello che scopre una verità che nessuno ha in tasca. Tutti colpevoli? In un certo senso sì, ma anche con il diritto inviolabile di esprimersi. Un'espressione che dovrebbe far crescere, portare all'approfondimento, al confronto. Un'utopia disdegnata per la vacuità dell'esposizione, del riscontro, dei pollici all'insù.

Per cui no e no. Non c'è solo l'antisemitismo. C'è anche l'anti mussulmano, l'anti cristiano, l'anti ragionamento, l'anti intelligenza, l'anti umanità in senso lato. Tutto un universo di incomprensione e odio che conduce all'unico risultato di fare dell'unico mondo che abbiamo un disastro di eccellente auto distruzione. Con il benestare di coloro che, in un anfratto della loro testa, pensano di essere immortali, evidentemente. La storia non insegna, perchè non si ascolta, non si legge: si vuole cambiarla per la propria opportunità, per un fine supremo volatile come il pensiero univoco.

Il singolo esiste come parte di una comunità globale. Abbastanza lineare da esprimere, quasi impossibile da capire. (D.)

(*): “So simple-minded, he can't drive his module” – “The Jean Genie”, David Bowie, 1973.

#Blog #Opinioni #Palestina #Israele #World #Politics

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