Transit

USA

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(Kissinger & Allende)

Henry Kissinger, figura centrale nella politica estera degli Stati Uniti durante gli anni '70, è spesso associato al sostegno al golpe militare in Cile del 1973, che portò alla rovesciamento del governo democraticamente eletto di Salvador Allende. Questo evento complesso richiede una comprensione approfondita del contesto geopolitico dell'epoca e delle dinamiche interne del Cile.

All'inizio degli anni '70, il Cile era immerso in una serie di tensioni politiche ed economiche. Il presidente Salvador Allende, un socialista marxista, era stato eletto nel 1970, suscitando preoccupazioni negli Stati Uniti, che temevano un'influenza sovietica nella regione. Kissinger, all'epoca consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, condivideva queste preoccupazioni e riteneva che l'instaurazione di un governo socialista in Cile avrebbe potuto minacciare gli interessi statunitensi nella regione.

La politica estera di Kissinger era caratterizzata da una visione pragmatica e realpolitik, dove la sicurezza nazionale e gli interessi geopolitici assumevano una priorità elevata, anche a scapito della democrazia e dei diritti civili. Nel contesto della Guerra Fredda, l'America Latina era considerata un teatro cruciale per contrastare l'espansione del Comunismo. Kissinger era preoccupato che la politica di Allende potesse indebolire gli Stati Uniti nella loro lotta ideologica contro l'Unione Sovietica.

L'11 settembre 1973, il generale Augusto Pinochet guidò un colpo di stato militare che rovesciò il governo di Allende. Non ci sono prove dirette che dimostrino un coinvolgimento diretto di Kissinger nell'organizzazione del golpe, ma emergono dettagli che indicano il suo appoggio indiretto e la sua conoscenza delle azioni intraprese. Ad esempio, documenti desecretati suggeriscono che gli Stati Uniti, sotto la supervisione di Kissinger, avrebbero fornito sostegno finanziario e diplomatico a gruppi anti-Allende in Cile. In una conversazione registrata del 16 settembre 1973, solo cinque giorni dopo il colpo di stato, Kissinger parlò con Nixon della situazione in Cile. In questa conversazione, Nixon esprimeva preoccupazione per le reazioni internazionali alla caduta di Allende, ma Kissinger minimizzava tali preoccupazioni e sottolineava l'opportunità di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale altrove.

Il ruolo di Kissinger nel sostenere il golpe in Cile è stato oggetto di dibattito e controversie per decenni. Alcuni critici sostengono che il suo coinvolgimento sia stato più diretto di quanto ammesso pubblicamente, e che gli Stati Uniti abbiano influenzato attivamente gli eventi che hanno portato al colpo di stato. È importante notare che il colpo di stato in Cile ebbe conseguenze devastanti per il paese. Il regime di Pinochet instaurò una dittatura militare caratterizzata da violazioni sistematiche dei diritti umani, con migliaia di persone imprigionate, torturate e uccise per motivi politici. La ferma posizione di Kissinger nei confronti del governo Allende ha contribuito a gettare un'ombra duratura sulla reputazione dell'ex segretario di stato americano.

Il coinvolgimento di Kissinger nel golpe cileno è stato oggetto di indagini giudiziarie e critiche internazionali. Nel 2001, il governo cileno chiese ufficialmente a Kissinger di testimoniare in relazione a un'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani durante la dittatura di Pinochet. Tuttavia, Kissinger rifiutò l'invito, sostenendo che la sua testimonianza potesse compromettere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Questo interesse nel colpo di stato Cileno, è stato caratterizzato da un sostegno indiretto alla destituzione di Salvador Allende. Questo episodio continua a sollevare domande sulla moralità e l'eticità della politica estera degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda e sull'influenza della realpolitik nella gestione degli affari internazionali che continua e si acuisce tuttora.

La morte di Kissinger, come già avvenuto per altri soggetti americani di grande portata, non chiude definitivamente con le conseguenze sociali e morali delle sue azioni. Semmai invita a schierarsi con coloro che chiedono un ridimensionamento dell’influenza USA a livello globale ed in quasi tutti gli ambiti.

#Blog #USA #Politics #Opinioni

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Dieci righe 90

(#FreeJulianAssange)

Rimandare. Un verbo che per alcuni appare sempre coniugato all'infinito. Non è così, mai. Non lo sarà, ma speriamo assolutamente di essere smentiti, per #JulianAssange. Sapete tutti benissimo qual è la sua vicenda e di come si trovi da anni -troppi, fossero anche giorni- rinchiuso in un carcere di “massima sicurezza” britannico. Sapete tutti benissimo che gli #USA ne bramano (altro termine sarebbe riduttivo) l'estradizione (qui) e per un unico scopo: punirlo a vita per avere osato dire ciò che sanno tutti -di nuovo-. Ovvero che sono criminali e che l'esportazione che gli riesce meglio è quella della loro (sottolineato cinquanta volte) “#democrazia”, quella che li rende i guardiani non eletti di un mondo che ritengono libero se, e solo se, sta alla loro mercè. Questo post è stato scritto solo per ricordarci che la lotta di #JulianAssange è la nostra lotta e chi continua a difendere una serie di prevaricazioni e di abusi che nulla hanno a che fare con l'idea di umanità, è solo uno sciocco (se gli dice bene.) Un pericoloso idiota nella realtà. (A&D)

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Dieci righe 85

(De Santis)

Dopo le nuove nomine -di regime- in #RAI (qui) potremmo starcene tranquillamente zitti, riguardo all'informazione o a ciò che ne resta. Però la marchetta di ieri su #Twitter, tra #Musk e #DeSantis (qui) può portare ad almeno una considerazione, su questa presunta democrazia che sono gli #USA. Sembra che non ci si riesca al liberare da una sorta di infanzia infinita, da quelle parti. A colpi di apparenza e cialtroneria, questa avrebbe dovuto essere la dimostrazione del superamento, a nome di un establishment pessimo, della vecchia prevalenza dei media tradizionali. E' solo, nei fatti, un modo già sorpassato di apparire “diversi”; nè uno nè (tantomeno) l'altro dei due attori rappresenta nulla di nuovo, se non l'avvallo del liberismo, della sudditanza alle banche, della reazionaria visione del mondo e degli ultimi. Insomma, come da settanta anni a questa parte, noi continuiamo ad imitare, credendoci, pure.
Mica un bel pensiero. Mica una bella cosa. (A&D)

#Blog #DieciRighe #Italia #Informazione #Opinioni

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Dieci righe 58

(Assange)

Tredici anni fa #JulianAssange pubblicava il video dell'uccisione di dodici civili #Afgani. Glielo aveva consegnato la soldatessa #Manning. A quasi due anni dal ritiro degli #USA da quel martoriato paese, il giornalista americano si sta letteralmente consumando in una prigione #Inglese. Se volete conoscere la sua storia, continuo a consigliarvi il libro di #StefaniaMuarizi “Il potere segreto” (qui). Le “democrazie” occidentali continuano nella gara su chi si dimentica per primo di questo uomo, che ha la sola colpa di aver detto la verità. Lo sapete, se avete a cuore questa vicenda. Chi la insabbia, chi lo tortura è lo stesso che comanda, in qualche maniera, le nostre vite, i #SocialNetwork, il liberismo, l'avidità di denaro che mette in ginocchio i più poveri. Julian Assange deve essere liberato, perchè se vogliamo -dobbiamo- Noi essere liberi non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo chinare la testa. Mai e mai. E mai. (D.)

#Blog #DieciRighe #FreeJulianAssange #Opinioni #Opinions

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Dieci righe 38

Qui, in #FriuliVeneziaGiulia, usiamo dire “Raccontare quella dell'orso”, ad indicare una narrazione lunga e spesso inutile. Sembra proprio il tipo di racconto da adattare ad uno come #Trump. L'uscita del suo prossimo arresto (qui) sembra la solita solfa made in #USA. Abituati, con il consenso di gran parte dell'Occidente “democratico” -virgolette volute- a costruire una narrazione che finisce sempre con un colpo di teatro, con una guerra, un assassinio, una imposizione della loro visione del mondo, gli #StatiUniti monopolizzano sempre e comunque tutto ciò che possono. C'è da sperare che questa cosa sia vera, almeno stavolta. In fondo un idiota del genere sembra proprio adatto ad una commedia tragica. Sarebbe importante che nessuno si facesse male a causa sua, ma quelli sono danni collaterali. Come sempre con loro. (D.)

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Dieci righe 24

C'è sempre chi invoca la leggerezza, sui #SocialNetwork. Ne hanno facoltà, ovviamente. E perchè no, dato che è #Domenica? Per me, che spesso prendo le cose un po' troppo sul serio, anche uno come #Trump è foriero di tenuità. Ricominciando a ciarlare (qui) si comprende come possa mancare, il buffone. E se tutto quello che dice alle persone dotate di intelletto sembra davvero una comica (“...rischiamo una terza guerra mondiale ma io la eviterò”), è anche colui che tira in ballo sempre conflitti e, soprattutto, i complotti. Per i perfettini non bisogna dargli spazio, ma seguendo questa sua uscita ho sentito la levità avvolgermi: la stessa che mi pone al di sopra di quest'uomo inutile. Sorrido. (D.)

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