Revolution By Night

pensieri e azioni contro il torpore quotidiano

I referendum sul lavoro non raggiungeranno il quorum, non arriveranno al 40%. Triste dirlo ma le cose andranno così. Ne ho la conferma con le persone che incontro tutti i giorni, con cui parlo al telefono e sui social.

Non andranno a votare proprio quelli che invece dovrebbero votare Sì. I referendum riguardano loro, lo so perché li conosco tutti.

A non votare saranno soprattutto i trentenni e quarantenni. Coloro la cui situazione lavorativa attuale è più incerta, precaria e debole. E quella del prossimo futuro lo sarà ancora di più se non si ribellano, non lottano e nemmeno vanno a votare per i propri diritti. Saranno loro i più sfruttati e tartassati. Sono quelli a cui manca ancora una vita lavorativa prima della pensione. Pensano sul serio di poter andare avanti così per altri 25-35 anni, almeno?

Non c'è più una coscienza di classe: la classe lavoratrice in Italia non esiste più. Esistono solo gli schiavi e i loro padroni. Ma gli schiavi di un tempo si battevano fino alla morte per avere dei diritti e avevano una coscienza collettiva. Ma gli schiavi italiani di oggi sono stupidi, indolenti, menefreghisti e fatalisti.

Il padrone se la ride e si sfrega le mani. Quando lunedì sera vedrà i risultati si sganascerà dalle risate e il giorno dopo tornerà in ditta a vessare, ricattare, sfruttare e a guardare negli occhi i propri dipendenti con la certezza, confermata il giorno prima, di avere di fronte dei perfetti coglioni.

Il sacrificio dei nostri nonni è stato vano. La democrazia non ci merita. Siamo un popolo di sudditi, meritiamo di vivere sotto la dittatura o la monarchia. Se non voti o voti No, o sei il padrone o sei un servo del padrone.

Now playing: “Fade to Black” Ride the Lightning – Metallica – 1984


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

La Cina è un regime comunista a capitalismo di Stato. Le due cose non sono in contraddizione o in conflitto tra loro. Semplicemente in Cina c'è un'economia capitalista fortemente diretta dalle decisioni dello Stato, che hanno come fine e obiettivo principale il bene del popolo cinese e della collettività. Ciò determina che le politiche economiche del governo cinese abbiano sempre, come tradizione nel socialismo reale, un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Al contrario, il capitalismo delle economie occidentali a trazione finanziaria ha inevitabilmente un orizzonte temporale di breve-brevissimo termine.

Si tratta di due modelli contrapposti. Il primo agisce prevalentemente sull'economia reale e programma i vantaggi, i benefici e i risultati sul lungo termine; il secondo è guidato dalla finanza, il cui solo interesse è il dividendo, la redditività delle azioni nel brevissimo tempo.

Questa differenza è cruciale. La Cina ha già adottato diverse misure per opporsi alla guerra commerciale incentrata sui dazi che gli ha dichiarato Trump: oltre a quelle sulla moneta e sul proprio portafoglio di debito pubblico americano, nelle ultime settimane ha attuato una politica di forte incentivo della domanda interna.

Lo sta facendo principalmente con la sua industria di punta, quella dell'automotive elettrico. Settore a sua volta strettamente interconnesso con quello delle rinnovabili e della transizione energetica, che in Cina galoppa. Per dare impulso alla domanda interna, il Governo ha imposto alle case produttrici cinesi, come BYD, di dimezzare il prezzo delle loro auto da circa 14.000 dollari a poco più di 7.000 dollari.

La case automobilistiche non sono sicuramente contente e neanche la borsa cinese, che in questi giorni va in rosso un giorno sì a l'altro pure. Ovvio, gli azionisti pretendono che la redditività delle loro azioni non diminuisca, che il valore di mercato dei loro investimenti aumenti costantemente.

Ma le aziende cinesi si devono adeguare, perché è lo Stato cinese a decidere la politica economica e industriale. Penserà lui a compensare l'industria nel breve periodo dell'impatto della misura. Sticazzi gli azionisti.

Nel capitalismo occidentale una cosa del genere è impensabile. Perché è la finanza a determinare le politiche industriali di uno Stato sulla base delle proprie regole e interessi. Nessun governo occidentale può imporre alle aziende produttrici di ridurre i prezzi delle auto, pur con la prospettiva di una robusta ripresa delle vendite. Anche se sarebbe logico dal punto di vista economico e industriale. Ma non accade. Le auto in Europa continuano a costare troppo malgrado la domanda bassissima. L'industria automotive a trazione finanziaria non abbassa i prezzi, ma chiede incentivi e finanziamenti pubblici. Drena risorse pubbliche per non scontentare gli azionisti. E sarebbe questa la mitica economia di mercato?!

La Cina vincerà la guerra economica su scala globale contro gli USA, che non riusciranno più a riprendersi e a competere nei prossimi decenni con il colosso cinese. L'EU, ruotino di scorta degli USA, è fuori gioco da 15 anni. Sarà un attore sempre più marginale. Sui libri di Storia di domani questa sarà descritta come l'epoca del definitivo crepuscolo economico e geo-politico dell'Occidente.

La Cina ogni anno installa e investe in rinnovabili quanto tutto il resto del mondo messo assieme. Ha già totalmente elettricato i trasporti di città di 10 milioni di abitanti, come Shenzhen, e sta velocemente elettrificando la stessa Pechino. BYD investe quasi il 25% dei propri utili in ricerca e sviluppo e impiega un vero e proprio esercito di ingegneri. Il 25% in R&D!

Mi fanno ridere quelli che “eh, ma la Cina usa ancora tanto carbone!”. Solo un cretino può pensare che la transizione energetica di un paese di 1.4 miliardi di persone si possa fare con un semplice switch-off dall'oggi al domani. La Cina è lanciata a velocità spaventosa verso il futuro e in 25 anni ha fatto quanto l'Occidente ha fatto in 100 anni bruciando oceani di petrolio.

Le auto elettriche cinesi oggi sono dei tablet con le ruote, hanno un contenuto di tecnologia mostruoso. La ricerca nella guida autonoma è avanzatissima. Gli USA sembrano fermi all'età della pietra in confronto.

Le auto europee, come le Volkswagen, per i giovani cinesi sono delle auto da vecchio, da boomer. Chi andasse in giro con un SUV endotermico da 50 mila euro a Shenzhen sarebbe visto come uno sfigato e uno che rema contro il bene della collettività, sarebbe coperto di biasimo dai suoi concittadini. In Europa, soprattutto in Italia, il SUV è ancora uno status symbol. I mentecatti che circolano nel centro cittadino con SUV da 2 tonnellate sono dei fighi da ammirare.

Now playing: “Clandestino” Clandestino – Manu Chao– 1998


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Israele è guidato da un criminale di guerra della peggior specie, in giacca e cravatta e non in divisa militare come Karadžić e Mladic, i Macellai di Bosnia. Costoro sono finiti davanti al Tribunale dell'Aja e condannati per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Mladic è stato condannato per l'uso indiscriminato di genocidio, il genocidio di Srebrenica, per crimini contro l'umanità, crimini di guerra, sterminio e deportazioni. Nel luglio del 1995 a Srebrenica furono massacrati più di 8000 civili. Tutti i maschi della città dai 12 ai 77 anni.

Massacro di Srebrenica

Il Tribunale, né alcun politico o giornalista, hanno avuto la minima cautela o esitazione nel condannare come genocidio ciò che è stato fatto in Bosnia. Nessuno lo ha messo in discussione o lo ha artificiosamente ridotto ad una vomitevole disputa semantica.

L'Israele di Natanyahu è uno Stato pervaso dal suprematismo, dal razzismo e dal nazi-fascismo sionista. Dicono di essere il popolo eletto. Ora hanno deciso di realizzare concretamente, con tutti i mezzi che gli abbiamo fornito noi, ciò che è scritto nella saga fantasy più insulsa che sia mai stata concepita e scritta, e a cui centinaia di milioni di persone nel mondo, tra cui gli ebrei, dicono di credere.

Israele fa pulizia etnica con odio cieco e senza alcuna pietà. Rifiuta il giudizio di qualsiasi tribunale, respinge qualsiasi accusa e disprezza qualsiasi critica. Si è autoproclamato al di sopra delle convenzioni internazionali, delle leggi e della morale umana. Gli ebrei hanno subito l'Olocausto, adesso lo infliggono ad un altro popolo perseguitato, usando tutta la loro enorme forza militare, geopolitica e finanziaria.

Israele oggi è uno “Stato canaglia”, come le amministrazioni americane dal 1994 definiscono gli (altri) Stati terroristi. Israele ha scientificamente pianificato lo sterminio e la deportazione del popolo palestinese. Lo fa con bombe e missili, con carri armati, con fuoco, fame, sete e malattia.

Genocidio a Gaza

A causa della prolungata e severa malnutrizione i bambini di Gaza cresceranno con patologie e carenze croniche, il loro sviluppo fisico e mentale non sarà mai pieno e completo. Lo dicono da mesi tutte le istituzioni sanitarie del mondo. Israele ha condannato un'intera generazione ad una vita futura da invalido, da malato, da disabile. Per tacere dei devastanti traumi psicologici.

Le conseguenze dell'abominio che Israele sta realizzando indisturbato contro il popolo palestinese saranno per sempre la vergogna del nostro falso, ipocrita e criminale Occidente.

C'è chi si sta facendo tante domande su quello che accade: i nostri giovani. Sono impegnati ecattivi. Giudicano con severità la condotta del mondo dei loro padri. Come è giusto che sia. Meno di tutti gli altri riescono a capire come le democrazie in cui vivono e nelle quali gli era stato inculcato di credere fideisticamente, con una vana pretesa di superiorità morale, culturale e civile, siano state capaci di macchiarsi di un tale indicibile crimine nei confronti di un intero popolo. I giovani di oggi domani saranno degli storici. Storici che racconteranno e giudicheranno l'infame Occidente per i secoli a venire.

Da padre posso solo chiedere scusa ai miei figli. Ho sempre insegnato loro a non accettare il mondo così com'è ma ad impegnarsi e se necessario a lottare per cambiarlo. Io non ci sono riuscito, la mia generazione ha miseramente fallito. Sono convinto che loro saranno migliori di noi. No, già adesso sono migliori di noi.

Now playing: “Highway Star” Machine Head – Deep Purple – 1972


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Al centro della progettazione in Permacultura c'è l'osservazione e la comprensione dei pattern naturali e la loro applicazione pratica nei progetti, imitando o replicando gli schemi e i modelli che i pattern ci suggeriscono.

La Permacultura è un sistema di progettazione di insediamenti umani che abbiano le caratteristiche di stabilità, resilienza, sostenibilità e efficienza tipiche degli ecosistemi naturali e che siano capaci di produrre abbondanza di cibo, fibre, energia e altri servizi ecosistemici.

Va chiarito una volta per tutte: la Permacultura è multidisciplinare, ha le sue basi nelle scienze ecologiche e ne mette a sistema gli elementi in una sintesi teorica e pratica. La Permacultura coniuga sapere tradizionale, scienza ecologica e innovazione. Non ha a che fare soltanto con l'agricoltura e non pretende di essere una scienza.

La Permacultura si fonda su 3 etiche:

  • Earth care cura della Terra
  • People care, cura delle persone
  • Fair share, limita i consumi e condividi il surplus in modo equo e solidale

Molti progettisti oggi aggiungono una quarta etica, a complemento delle tre originarie:

  • Systems thinking, pensa e progetta in modo sistemico, olistico.

Dalle 3 etiche discendono i 12 principi di progettazione, da cui si sviluppano centinaia di strategie di progetto e da queste migliaia di tecniche di applicazione sul campo.

In figura, le etiche e i principi della Permacultura. 12 principi della Permacultura

I pattern naturali si manifestano e agiscono nello spazio e nel tempo. Sono osservabili nelle forme, nelle strutture, nei processi e negli eventi ricorrenti in natura. Per citarne solo alcuni, in ordine sparso: forme come spirali, toroidi, frattali, tassellature di un favo o delle squame dei pesci, cerchi concentrici; modelli e eventi come le onde di propagazione del suono, il flusso di un corso d'acqua intorno ad un ostacolo (scia di Von Karman), le turbolenze del vento o il suo flusso laminare in prossimità di una superficie, i flussi ad impulso o i vortici, le ramificazioni di un fulmine, di un reticolo idrografico o quelle dei dendriti, la disposizione delle foglie nella chioma di un albero, la sezione del torsolo di una mela, lo schema a curve-onde delle dune di sabbia, le curve di livello (isoipse), la simmetria radiale dei fiori.

I pattern naturali presentano caratteristiche comuni:

  • sono resilienti, cioè sanno adattarsi ai cambiamenti, riprendersi dai traumi e si autoregolano. Per esempio grazie alla ridondanza delle ramificazioni che distribuiscono le risorse in una pianta o nelle micorrize sotterranee o nei capillari sanguigni. Non a caso, una delle regole basilari della progettazione permaculturale è che ogni funzione importante deve essere svolta o supportata da più elementi del sistema e che ogni elemento del sistema deve svolgere più funzioni.

  • sono energeticamente efficienti, cioè minimizzano gli sprechi e ottimizzano lo spazio. Per esempio le strutture a spirale o a reticolo esagonale, come le celle di un favo.

  • sono scalabili, cioè funzionano su scale diverse. Per esempio le strutture a frattale come le venature delle foglie, le ramificazioni dei polmoni, le food forest (di qualsiasi estensione) con aiuole autosimilari, i raggruppamenti di galassie.

Quelli che seguono sono soltanto alcuni esempi degli innumerevoli pattern naturali applicati in un progetto permaculturale:

  • pattern a spirale: spirale delle erbe aromatiche per creare microclimi diversi ideali alle diverse varietà; orto a spirale per ottimizzare lo spazio di coltivazione e gli spostamenti per la lavorazione e la raccolta.

  • pattern a strati: copertura verde del tetto o delle pareti più esposte dell'abitazione e delle altre strutture; sistema fossa biologica-fitodepurazione-acquacoltura; food forest (foresta commestibile) composta da 7 layers di vegetazione (alberi ad alto fusto, alberi a basso fusto, arbusti, erbacee, tappezzanti, funghi e micorrize, rampicanti).

  • pattern a tassellatura: orti a forma di keyhole (buco di serratura) o di mandala, creano microclimi diversi e aree ombreggiate, permettono la consociazione, riducono la competizione tra le colture, facilitano e rendono meno faticose le lavorazioni.

  • pattern a onde e curve: swales (fosse livellari) o, su larga scala, keylines di P.A Yeomans per la captazione, conservazione e distribuzione dell'acqua; siepi o fasce boscate ondulate come barriere frangivento e antincendio.

  • pattern frattali: sistemi di siepi e bordure autosimilari nei campi coltivati per aumentare biodiversità, difesa da parassiti e malattie e per moltiplicare l'effetto margine (i margini tra ecotoni sono le aree più ricche di biodiversità e di nutrimento e sono più produttive).

  • pattern dendritico: sistemi di drenaggio; irrigazione a goccia; percorsi e camminamenti per la raccolta delle colture.

  • pattern a cerchi concentrici: progettazione dell'insediamento basata sulle 5 zone funzionali; sistema di piantumazione, irrigazione e pacciamatura di alberi da frutto.

  • pattern a rete: piccoli sistemi di compostaggio collegati in rete; sistema idrico decentralizzato formato da piccoli bacini di raccolta dell'acqua collegati tra loro, particolarmente utile su colline e pendii.

L'uso dei pattern è uno degli aspetti più belli, stimolanti e allo stesso tempo più complessi della Permacultura. Richiede una certa capacità di osservazione, di astrazione, di pazienza e di costante applicazione personale del modello circolare di apprendimento-progettazione Osserva, Rifletti, Progetta, Agisci (ORPA)*.

Now playing: “Nerovivo” Rospo – Quintorigo – 1999

*grazie a Elena Parmiggiani (Accademia Italiana di Permacultura) per la definizione del modello ORPA


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Invitare al non voto al referendum è contro i principi costituzionali e democratici. Non andare a votare alle politiche e alle amministrative, per quanto sciocco, è legittimo, anche comprensibile, deve essere rispettato. Il voto di ciascun cittadino, alle politiche e alle amministrative, è sempre valido, anche se vota il 25% degli aventi diritto.

Nei referendum no. Non andare a votare ad un referendum è odioso ostruzionismo, mero calcolo opportunistico, che viola la libertà di espressione delle opinioni altrui.

Chi non va a votare vuole zittire e censurare chi vota. Chi non va a votare vuole impedire che le opinioni diverse dalla sua siano anche solo prese in considerazione. Chi non va a votare vuole imbavagliare chi vota. Ci sono solo due posizioni e opinioni democraticamente legittime e rispettabili: il SI e il NO.

Chi non va a votare si comporta da fascista. E se un fascista cerca di tapparmi la bocca io lo prendo a sberle.

Now playing: “Metropolis—Part I: The Miracle and the Sleeper” Images and Words – Dream Theater – 1992


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Non votare sì ai referendum significa non sfruttare una delle rarissime occasioni di incidere concretamente, e senza la mediazione di un parlamentare corrotto qualunque, sulla propria vita di cittadino e lavoratore sfruttato, ricattato, senza diritti, offeso nella sua dignità. Qualsiasi scusa si possa inventare per non votare Sì a questi referendum è offensiva per chiunque abbia un minimo di senno.

Chi non vota sì ai referendum del 8-9 giugno o è il padrone o è un servo del padrone. Chi non va a votare o è il padrone o è un misero suddito senza coscienza civica e civile, uno schiavo che non cambierà mai in meglio la propria condizione. Chi consiglia di non andare a votare i referendum o è il padrone o è un servo prezzolato della Confindustria, che sia politico o giornalista.

Per quanto i 5 quesiti riguardino la vita quotidiana di molti di noi, probabilmente non riusciranno a raggiungere il quorum. Perché l'Italia è un Paese in grave e inesorabile declino proprio per colpa del popolo italiano, un popolo senza senso di sudditi e Truffaldini.

Eppure i 5 quesiti sono semplici e chiari:

  • Quesito 1, scheda verde«Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione». Si vota per abrogare il relativo articolo del Jobs Act per reintrodurre art.18. Con la vittoria del Sì verrebbe ripristinato il reintegro nel posto di lavoro nei casi di licenziamento discriminatorio, di licenziamento nullo (cioè in violazione di norme specifiche) e per il licenziamento orale.

  • Quesito 2, scheda arancione«Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale». Votare Sì per parificare l'indennità di licenziamento illegittimo per i lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti, ora drasticamente ridotta rispetto agli altri. Su questa norma anche la Corte Costituzionale nel 2022 aveva già evidenziato numerose carenze, parlando di «non equilibrata compensazione», «non adeguato ristoro», «limite massimo del tutto inadeguato e per nulla dissuasivo» e aveva richiesto al legislatore di correggerle, invano.

  • Quesito 3, scheda grigia«Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi». Il Jobs Act prevede la possibilità per le imprese che assumano con un contratto a termine inferiore a 12 mesi di non specificare la causale, cioè spiegare il motivo per cui il contratto deve essere solo temporaneo e non a tempo indeterminato. Votare Sì per farla finita una volta per tutte con l'uso indiscriminato e abusivo dei contratti a termine anche per posizioni, lavori e mansioni che non li giustificano.

  • Quesito 4, scheda rossa«Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione». Riguarda la sicurezza sul lavoro e le responsabilità delle aziende appaltanti, cioè le grandi imprese (private o partecipate), nel caso di infortuni durante i contratti di appalto. Per fare qualche esempio di cronaca recente tragicamente nota: ENI, ENEL, Esselunga, RFI. Votare Sì per estendere alle aziende appaltanti la responsabilità in solido sugli infortuni che coinvolgono i lavoratori delle ditte in subappalto. L'azienda che subappalta ha il dovere di vigilare e pretendere il rispetto di tutte le norme di sicurezza sul lavoro da parte delle imprese di cui si avvale nei suoi cantieri e deve essere responsabile insieme alle ditte in subappalto.

  • Quesito 5, scheda gialla«Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana». Sono più di 2 milioni e 500 mila i cittadini maggiorenni di origine straniera nati e cresciuti in Italia ma ancora senza cittadinanza italiana. Sono giovani studenti o lavoratori con lavori in regola che pagano le tasse come tutti gli altri cittadini, ahem! quelli onesti. Votare Sì per dimezzare da 10 a 5 anni, come è stato fino al 1992, il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana. Non si modificano tutti gli altri requisiti necessari, come ad esempio la conoscenza della lingua italiana, un reddito minimo continuativo, l'essere incensurati e avere sempre pagato le tasse.

Certo che se applicassimo retroattivamente la norma sulla regolarità tributaria, l'Italia si troverebbe da un giorno all'altro ad avere una popolazione più o meno dimezzata.

Now playing: “Run riot” Hysteria – Def Leppard – 1987


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Passati i 15-20 giorni della prima fase, quella della fermentazione aerobica, è il momento di procedere con la fermentazione anaerobica, quella alcoolica.

La superficie del mosto non dovrebbe più presentare lo strato di schiuma superficiale. Se il mosto continua a produrre schiuma vuol dire che la prima fermentazione non si è conclusa. Ma non fa niente, potete scegliere se andare avanti ancora qualche giorno (3 o 4) con la fase 1 oppure passare alla 2. Nel secondo caso i lieviti non si saranno moltiplicati al massimo possibile e il vostro mosto manterrà un po' più di dolcezza.

Togliete la garza/carta da cucina di copertura e rimuovete le ultime tracce di schiuma bianca usando una schiumarola.

Questo è il secondo momento, se così avete deciso, di misurare e annotare la densità e la gradazione con il densimetro. Vi consiglio anche di assaggiare un paio di cucchiaini di mosto prima di ogni travaso, come ogni cuoco che si rispetti.
Serve per verificare la buona riuscita di ogni fase e anche ad allenare il palato alle differenze e sfumature di gusto che inevitabilmente ci sanno tra una produzione e l'altra.

Senza mescolare il mosto, in modo da non smuovere i lieviti esausti presenti sul fondo del barattolo, procedete con il travaso nella damigiana da 5 litri a collo largo, servendovi del travasatore a sifone collegato al tubo di plastica trasparente.

necessario per idromele

Naturalmente assicuratevi che il barattolone da cui prelevate sia collocato più in alto rispetto alla damigiana nella quale travasate (1 metro è sufficiente).

Prestate attenzione a non trasferire nella damigiana il fondo del mosto, particolarmente torbido a causa dei lieviti esausti.

Vi sarete resi conto che nel corso della fase 1 il mosto si è un po' ridotto a causa dell'evaporazione. Ebbene sì, funziona così. Perderete un'altra piccola parte di produzione lasciando il fondo torbido nel barattolo durante il travaso in damigiana.

Terminato il travaso chiudete la damigiana ermeticamente con il tappo di gomma, che avrete precedentemente forato nel centro collocandovi il gorgogliatore di plastica. Ricordatevi di metterci qualche cucchiaino di acqua, altrimenti non serve a nulla. A che cosa serve il gorgogliatore? A far uscire l'anidride carbonica che si produce durante la fermentazione e allo stesso tempo di non fare entrare l'aria, che farebbe inacidire il mosto rovinando il vostro idromele. La fermentazione degli zuccheri in presenza di aria comporta una fermentazione acetica.

In questa seconda fase la fermentazione deve avvenire il più possibile entro un range di temperatura, da 20 a 24°C, senza eccessivi sbalzi termici, meglio ancora se a temperatura costante. Tanto più la temperatura è alta quanto più la fermentazione degli zuccheri è veloce e completa. Ciò inciderà sul gusto dell'idromele e sulla più o meno lunga durata della terza e ultima fase, quella dell'invecchiamento prima del consumo.

La tecnica che adotto io è questa. Prendo un secchio di plastica vuoto da 12 litri (quelli da pittura per intenderci) e lo metto nei paraggi di una presa elettrica in una posizione non esposta alla luce diretta, meglio ancora se al buio. Metto un appoggio sul fondo del secchio, in modo tale che il collo della damigiana (sempre chiuso con tappo e gorgogliatore) superi il bordo del secchio. Metto la damigiana nel secchio e lo riempio di acqua fino a coprire il corpo della damigiana. Poi collego alla presa elettrica lo scalda acqua per acquari (costa meno di 20 euro, è sufficiente da 25W per questa quantità di acqua), lo imposto su una temperatura di 21/22°C e lo immergo nell'acqua fissandolo alla parete del secchio con le ventose di cui di solito è dotato. E comunque seguite le istruzioni che accompagnano lo scalda acqua!

In questo modo posso ottenere una temperatura di fermentazione abbastanza costante. Dato che ci sarà una naturale evaporazione di acqua dal secchio, ricordatevi di rabboccarlo periodicamente in modo da tale da tenere sempre sommerso il corpo della damigiana.

Infine non dovrete fare altro che aspettare. Un segnale che le cose stanno procedendo bene è il gorgoglìo della CO2 che fuoriesce dal gorgogliatore.
La fase 2 di fermentazione in damigiana non dovrebbe durare meno 60-65 giorni. Trascorso questo periodo la fermentazione dovrebbe essersi sufficientemente rallentata e non produrre più grandi quantità di CO2. Ve ne accorgete sentendo gorgogliare sempre più di rado. Se il gorgoglìo ha ancora un certa regolarità e frequenza attendete ancora qualche giorno, poiché la fermentazione è stata un po' più lenta.

—fine fase 2— Prossimamente: fase 3 finale, l'invecchiamento in bottiglia. —torna alla fase 1—

Now playing: “Tornado of Souls” Rust in Piece – Megadeth– 1990


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Esistono solo tre modi per distribuire la ricchezza:

  • lavoro pagato adeguatamente
  • tasse pagate da tutti
  • sussidi ai più poveri

Potrei anche finire qua il post. Basta essere minimamente informati e non ancora imbesuiti dalle fake, dai social e dai reality, o non essere in totale malafede, per sapere quanto questi tre strumenti fondamentali per ogni società, in Italia siano maltrattati, demoliti, demonizzati, ignorati.

Quelli poco o niente informati, a cui piace ripetere come ebeti le menzogne dei legaioli e dei neofascisti ultra-liberisti, si sono anche bevuti la favola che la lotta di classe non esiste più, che è roba del passato, così sono andati a votare per gli stessi partiti votati dai loro padroni, quelli della Confindustria.

E magari rientrano in quel 15% dei contribuenti che paga il 64% di tutte le tasse incassate dallo Stato, oppure la loro famiglia fa parte del 23,1% di famiglie a rischio povertà e esclusione sociale, o ancora appartengono al 9% di lavoratori a tempo pieno (+0,3% rispetto al 2023) a rischio povertà. Mi sa che qualcuno ha sbagliato a votare. Che siano stati i padroni?

Lo sanno anche i sassi ormai: i nostri salari sono scesi del 2,9% negli ultimi 30 anni, in tutti gli altri Paesi UE sono saliti con tassi a due cifre. Lo ha certificato l'OCSE. Il tasso di occupazione in Italia nel 2024 è stato del 61,5%, mentre la media UE è del 70,3%. Il divario Italia/UE dell'occupazione femminile (53%) è dell'11%, dell'occupazione maschile (70%) del 6,5%.

ISTAT e Federcontribuenti ci dicono che un italiano su due ha un reddito netto inferiore a 1.100 euro al mese. Il 18% dei lavoratori ha un contratto part-time, il 58% di questi sono part-time involontari. Il doppio rispetto alla media europea. Addirittura il 70% delle donne lavoratrici ha un contratto part-time involontario. Nel 2024 il 38% delle assunzioni è stato con contratto part-time. Siamo un Paese fondato sul lavoro povero e sul part-time.

1 maggio Festa dei Lavoratori

In Italia esistono quasi 800 contratti di categoria. La stragrande maggioranza dei quali non è altro che sfruttamento legalizzato. Lo sfruttamento da parte dei prenditori italiani, incentivato dalle leggi, è la norma, l'unica norma meticolosamente rispettata nel nostro Paese.

Il solo fattore con cui le nostre imprese riescono a competere (male) sul mercato è il basso salario dei lavoratori. Altro che Cina. Di innovazione di prodotto e di processo non se ne parla nemmeno. Formazione e aggiornamento dei lavoratori sono una bestemmia. La sicurezza sul lavoro è un intralcio fastidioso e costoso.

La produttività italiana è tra le più basse d'Europa, ma le ore lavorate tra le più alte: 1580 ore/anno per lavoratore. In Francia lavorano 90 ore in meno, in Germania 230 ore in meno ma hanno il 25% in più di produttività.

Ed ecco il paradosso, in realtà soltanto apparente: negli ultimi anni la crescita del PIL italiano è stata dello 0 virgola (vale a dire stagnazione), ma il tasso di occupazione, o meglio il numero degli occupati (si conta chi lavora almeno 2 ore/settimana) è aumentato sensibilmente.

I motivi del paradosso più occupazione senza PIL sono diversi, ma i principali sono abbastanza semplici e intuitivi:

  • la maggiore occupazione è per posti di lavoro a basso valore aggiunto. Cioè lavori meno qualificati, poco produttivi e mal pagati: lavoro domestico, turismo, logistica, delivery, agricoltura, ecc.
  • la scarsissima propensione a innovare prodotti e processi fa sì che le aziende italiane preferiscano fare svolgere ai lavoratori (manualmente o semi-manualmente) lavori semplici e ripetitivi che dovrebbero fare le macchine già da parecchio tempo, se solo le comprassero.
  • la maggior parte di nuovi posti di lavoro è legata a contratti a orario ridotto involontari, o addirittura a chiamata e voucher. Contratti che non possono certo portare una corrispondente crescita di ricchezza, di PIL.

Il PIL. Questo indice anacronistico (risale agli anni '30 del 1900) e oggi inadeguato con cui si pretende di misurare non solo la ricchezza di un Paese ma anche il suo livello di benessere. Eppure ne sono già stati elaborati di più precisi e moderni da un pezzo: l'indice di Gini, il GPI (Genuine Progress Indicator), il BLI (Better Life Index), il BES (Benessere Equo e Sostenibile). Ma non vengono mai citati da nessuno, qualche volta solo il Gini.

Basta così, è fin troppo chiaro. Si sa di chi è la colpa di tutti i nostri mali e si sa anche che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo bloccare le frontiere, alzare muri, lasciare affondare barconi e finanziare lager oltremare, perché la colpa di tutto è degli immigrati!

Now playing: “The Carpet Crawlers” The Lamb Lies Down on Broadway – Genesis – 1974


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Produco il mio idromele, esclusivamente per consumo personale, da svariati anni. Faccio due produzioni da 5 litri (circa) di idromele all'anno. Questo è il mio metodo. Ovviamente non può essere molto diverso da quello ottimale, ma ognuno adotta i suoi personali piccoli accorgimenti durante la produzione. I miei non hanno la pretesa di essere universalmente validi.

L'idromele è una bevanda alcoolica prodotta dalla fermentazione del miele. L'idromele selvaggio, cioè a fermentazione selvaggia, è fatto senza l'aggiunta al mosto di alcun lievito chimico o naturale e senza trattamenti del miele ad alte temperature. La fermentazione avviene esclusivamente grazie agli enzimi e ai lieviti naturali contenuti nel miele, sulla buccia della frutta (se biologica) e nell'aria.

Per ottenere invece un idromele con un sapore sempre simile, standardizzato, e con un grado alcolico più controllato si deve usare i lieviti chimici per enologia, meglio se specifici per idromele.

Questo post riguarda soltanto la preparazione di idromele con la wild fermentation, che per sua natura (e secondo il tuo gusto personale), potrà essere diverso per sapore e per grado alcolico ad ogni produzione. Nel mio caso ad esempio, varia dal leggermente dolce al molto secco (a me piace così) e da 11% a 14,5% di gradazione alcolica.

Il miele deve essere biologico. E deve essere crudo, cioè non pastorizzato: non sottoposto ad alcun trattamento termico o a un trattamento termico, allo scopo di favorirne la lavorazione e la raccolta in barattolo, non superiore a 40-42 °C (e comunque per brevissimo tempo). Ciò consente di preservare la qualità del miele, ma soprattutto gli enzimi, i lieviti naturali e le sostanze anti-microbiche che contiene e che sono indispensabili alla wild fermentation.

Occorrente:

  • 1,5 Kg di miele millefiori (o di tiglio)
  • barattolo di vetro da 5 litri
  • damigiana di vetro a collo largo da 5 litri
  • gorgogliatore in plastica + tappo in gomma per damigiana a collo largo
  • travasatore a sifone per birra/vino* e relativo tubo di plastica trasparente
  • densimetro-saccarometro graduato per birra/fermentati
  • scalda acqua per acquari (sufficiente piccolo da 25W)
  • una garza o un foglio di carta assorbente da cucina sufficientemente grande da coprire il collo del barattolo di vetro
  • mezza mela, lo starter. Deve essere biologica, perché ci servono i lieviti naturali presenti sulla sua buccia, che i pesticidi invece eliminano

*meglio se il travasatore è dotato dell'apposito cappuccio di plastica finale che impedisce di pescare dal fondo del contenitore i lieviti esausti.

necessario per idromele

Preparazione:

Fate bollire circa 5 litri di acqua per almeno 5 minuti e fatela raffreddare fino a raggiungere la temperatura ambiente.

Poi prendete circa 2 litri di acqua e riscaldateli nuovamente fino 40-43 °C, ciò permette di sciogliervi più facilmente il miele senza alterarne le proprietà e la composizione.

Aggiungete tutto il miele un po' alla volta e mescolate lentamente fino a scioglierlo completamente nell'acqua. Versate il tutto nel barattolone di vetro aggiungendo l'acqua restante, fino ad arrivare a circa 5-6 cm dal bordo.

[NOTA] Se volete misurare il grado alcolico dell'idromele, questo è il momento di usare il densimetro-saccarometro graduato e di annotare i valori espressi in densità/quantità di zuccheri (a seconda del tipo di scala del vostro densimetro) e la corrispondente gradazione alcolica relativa. Ripetete la misurazione al momento del travaso in damigiana e infine all'apertura della prima bottiglia. Le istruzioni che accompagnano il densimetro spiegano come calcolare la gradazione effettiva finale.[/NOTA]

Tagliate a fette sottili la mezza mela biologica (il nostro starter) e mettetele nel barattolo. Date una bella girata con un cucchiaio di legno da cucina in modo da ossigenare bene la miscela acqua-miele. Infine coprite il barattolo con la garza o il foglio di carta da cucina, fissandoli con un elastico intorno al collo del barattolo. Ciò impedisce che vi entrino insetti e allo stesso tempo permette la circolazione dell'aria. Se usate la carta da cucina praticate un buon numero di piccoli fori per essere sicuri che l'aria circoli agevolmente.

Ossigeno/aria, temperatura e umidità sono i fattori critici da tenere sotto controllo.

Aria/ossigeno: due volte al giorno (mattina e sera) togliete la garza/carta da cucina e mescolate prima in senso orario poi in senso antiorario per ossigenare bene il mosto. Poi rimette la copertura. Ripetete tutti i giorni fino a quando non vedrete prima delle bollicine spontanee sulla superficie e poi le prime tracce di schiuma bianca (indice che la fermentazione è iniziata). La fermentazione dovrebbe partire entro 4-5 giorni, al massimo 6. Se ciò non avviene entro 6 giorni qualcosa non ha funzionato: miele pastorizzato o non biologico, non avete messo lo starter, temperatura non adeguata, scarso arieggiamento, umidità eccessiva.

Temperatura: la T ideale varia da 20 a 24 °C. Quindi regolatevi con il vostro riscaldamento in inverno e con eventuali impianti di condizionamento in estate. In ogni caso la temperatura non deve scendere sotto i 17-18 °C. Ma con queste temperature la fermentazione è decisamente più lenta, e non vi posso assicurare che la prima fase abbia inizio in pochi giorni.

Umidità: in realtà non è un fattore particolarmente critico se fermentate in casa. Se lo fate in cantina, assicuratevi che non superi il 65%, che è anche il grado di umidità ottimale per conservare le vostre bottiglie di vino. Con umidità maggiore si favorisce la formazione di muffe.

Una volta partita la fermentazione togliete le fettine di mela dal mosto. La prima fase prosegue dai 15 ai 20 giorni. Durante questo lasso di tempo, una volta al giorno per tutti i giorni dovrete mescolare il mosto con il cucchiaio di legno da cucina: 3-4 giri in senso orario e 3-4 giri in senso antiorario.

La produzione di schiuma diventerà abbondante. Ciò significa che la fermentazione degli zuccheri del miele si sta svolgendo pienamente; all'inizio coinvolge il glucosio poi includerà anche il fruttosio. Questi rappresentano circa il 90% degli zuccheri presenti nel miele. Saranno consumati in maniera diversa a seconda delle condizioni ambientali in cui avviene la fermentazione e ciò, insieme alla durata più o meno lunga dell'imbottigliamento, sarà la ragione delle differenze di gusto e di grado alcolico da una produzione all'altra. Ogni 2/3 giorni rimuovete delicatamente con una schiumarola soltanto la schiuma ingiallita più superficiale.

La costante ossigenazione del mosto è fondamentale, perché consente la prosecuzione regolare della fermentazione.

—fine fase 1— —vai alla fase 2

Now playing: “Thunder Road” Born to Run – Bruce Springsteen – 1975


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Il Governo impone 5 giorni di lutto nazionale per la morte di un Papa, capo di uno Stato straniero. In Argentina, il cattolicissimo Paese di Bergoglio, appena due giorni in più.

Le sedicenti opposizioni, popolate da grossi branchi di creature fantasy endemiche nei nostri territori, i cattocomunisti, reagiscono con estrema sobrietà. Evidentemente fanno esercizi preparatori per il 25 Aprile: mica vuoi disturbare la salma e i fasci!
Pochi si sono accorti che i fascisti hanno colto al balzo una ghiotta occasione. La ducetta ha allungato il lutto nazionale per farlo scavallare sul 25 Aprile e sabotarlo.

Ovviamente, anche senza il lutto in Vaticano la piccoletta non avrebbe partecipato alla Festa della Liberazione. Aveva già opportunamente fissato un viaggio in Uzbekistan per il 25-26 Aprile. Ma noi restiamo pii e sobri

Intanto, ogni giorno questo Governo alza l'asticella delle provocazioni. Ogni dannato giorno testano il livello di sopore e imbesuimento del nostro popolo e non possono che constatare che ormai è quasi fatta. Presto potranno metterci di fronte al fatto compiuto: l'Italia è diventata una via di mezzo tra l'Argentina di Milei e l'Ungheria di Orban.

Riuscirà il popolo italiano ad avere un sussulto di coscienza civica e civile per dimostrare di essere un popolo di cittadini e non di sudditi?

Potrò vedere il 25 Aprile scendere in strada milioni di Italiani manifestare cantando a squarciagola “Bella ciao!”, completamente ubriachi di antifascismo?

Now playing: “Killing in The Name” Rage Against the Machine – Rage Against The Machine – 1992

Fuck you, I won't do what you tell me Fuck you, I won't do what you tell me Motherfucker!


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