Revolution By Night

pensieri e azioni contro il torpore quotidiano

Il riconoscimento dello Stato di Palestina è l'ennesima odiosa ipocrisia di un mondo complice del genocidio del popolo palestinese compiuto dal diabolico stato nazi-sionista di Israele.

Francia, Germania, Canada, UK dichiarano di avere avviato, o meglio di volere avviare, “il processo di riconoscimento dello Stato di Palestina”. Ma certo, con calma e senza fretta: non c'è alcuna urgenza. Ma poi, quali risultati si possano raggiungere con il riconoscimento? E' chiarissimo: nessuno. Niente di niente.

Proprio per questo motivo gli squallidi Capi di Stato, Primi Ministri e Capi di Governo lo dichiarano, ostentando un gravità e una determinazione false, ipocrite. La verità è che non vogliono fare nulla e si nascondono dietro a insignificanti parole. Sono succubi della lobby nazi-sionista oggi al potere in Israele. Si guardano bene dall'utilizzare la parola genocidio.

Ma l'opinione pubblica non si beve le loro menzogne. Ne ha le tasche piene di dover assistere impotente ad un sterminio di innocenti. I nostri figli vedono i filmati e le immagini e ci chiedono perché avviene tutto ciò e perché non facciamo niente per fermarlo. Tra rabbia e frustrazione dobbiamo spiegargli ancora una volta che il mondo che abbiamo preso in prestito da loro 30 anni fa lo abbiamo reso una merda, che glielo restituiremo infinitamente peggiore di come lo avevamo preso.

La realtà è che i nostri Paesi, che si autoproclamano democratici e strenui difensori dei diritti umani, sono complici. Nessun politico e governante invoca le sole azioni che servirebbero adesso, subito: sanzioni e embargo. Senza sanzioni economiche e embargo totale siamo colpevoli quanto Israele.

Sono morte oltre 60 mila persone, civili. Ma gli analisti concordano nel considerare questo conteggio molto sottostimato. L'IDF, l'esercito israeliano, dichiara che tra i 14.000 e 17,000 fossero terroristi. Sicuramente c'è da credergli...

Nel frattempo lo sterminio pianificato va avanti. I morti per fame, sete e malattia aumentano vertiginosamente ogni giorno. Le organizzazioni umanitarie denunciano una catastrofe le cui conseguenze andranno avanti per anni. Ma i Governi europei ciarlano del futile e inutile riconoscimento, che non produrrà il benché minimo effetto concreto. Maledetti complici di assassini.

Now playing: “Sober” Undertow – Tool – 1994


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Qualche sparuto studente sceglie di non presentarsi all'orale della maturità come gesto di protesta nei confronti di un intero sistema scolastico inadeguato, anacronistico e incapace di formarli e prepararli al mondo di oggi e a quello che verrà.

Come al solito schiere di boomer sbraitanti si scagliano contro le nuove generazioni, incapaci, a loro dire, di stare al mondo e di affrontare la realtà (quella costruita da loro stessi e a loro misura) e di adattarsi alle logiche della modernità (una modernità novecentesca). Ma le critiche vengono proprio da una generazione di persone che vivono di e nel passato e che non hanno capito nulla del mondo di oggi (infatti fanno di tutto per distruggerlo e per distruggerci) e in particolare di quello dei giovani. In Italia, tanto per cambiare, più che in molti altri Paesi europei.

Ho due figli 20enni, buoni studenti e responsabili. Loro e i loro coetanei dicono più o meno tutti la stessa cosa delle scuole superiori, il disagio è generalizzato: nelle scuole superiori dirigenti e docenti sono letteralmente ossessionati dal programma e dai voti. Non esiste altro. Eppure la scuola è altro. Imperativo categorico assoluto è finire meticolosamente il programma, anche se è sconfinato. Chi riesce a stare dietro ad un ritmo da criceto nella ruota si salva, comunque a fatica, ma rinunciando a parte della vita che un adolescente ha il diritto e il dovere di fare al di fuori della scuola. Gli altri, la maggioranza, annaspano, vanno in crisi e si rifugiano in un silenzioso rifiuto. Le parole ansia, stress, angoscia ricorrono sempre nei loro discorsi. Personalmente lo trovo allucinante, gravissimo.

Ho fatto le superiori negli anni '80, tornavo a casa alle 13, studiavo 2/3 ore e poi uscivo con gli amici, tutti i pomeriggi. Mi sono diplomato con un buono voto, senza troppa fatica e godendomi la mia età. Stress e ansia erano concetti sconosciuti.

Negli istituti superiori oggi si fanno 30h/settimana. In quelli dove non si va al sabato, l'orario è 8-14. Si arriva a casa alle 14.30, o più tardi per chi vive fuori città, e si deve ancora pranzare. Ma non c'è tempo per tirare il fiato. I professori, evidentemente affetti da gravi disturbi psicologici, danno i compiti a casa. Compiti a casa di ogni materia... dopo 6 ore di lezione in classe. Deliranti. Ed è una mania tutta italica.

Il Ministero richiede 2/3 valutazioni a quadrimestre per ogni materia. Gran parte dei professori ne fanno 4 o 5, alcuni addirittura 7. Poi ci sono i recuperi per quelli che devono rimediare. Le verifiche si accavallano: 3 a settimana, talvolta 4 e non raramente anche con 2 compiti in classe lo stesso giorno. Allora i ragazzi cercano il dialogo, chiedono di abbassare il ritmo (oggettivamente forsennato) e il numero di prove, perché non ce la fanno. La risposta è invariabilmente da malati di mente: “Dobbiamo finire il programma e io devo essere sicura/o che voi studiate sempre”. Queste parole, se possono andare bene, forse, nella scuola dell'obbligo, a partire dalla 3^ superiore sono da TSO immediato. Trattiamo ragazzi prossimi all'età adulta come dei mocciosi. E la colpa sarebbe loro?!

Non basta. Già a partire dalla 4^ lo spauracchio della maturità è usato come un'arma affilata per alimentare panico, ansia da prestazione e stress, da cui sono funestati in primis i professori, che a loro volta scaricano senza alcun filtro, o remora, sui ragazzi. L'ho constatato personalmente seguendo 10 anni di superiori dei miei due figli.

Conta soltanto il voto, questa è la critica dei ragazzi. Hanno ragione, non importa se quel voto non rispecchia la tua reale preparazione e comprensione della materia. Non può farlo, date le condizioni da manicomio nelle quali uno studente deve e vuole fare il suo dovere.

L'Istituto Superiore di Sanità ci dice che negli ultimi 5 anni in Italia c'è stato un boom nell'uso di psicofarmaci e antidepressivi tra i giovani nella fascia 15-26 anni. Certamente la scuola non è l'unica responsabile ma sarebbe da deficienti pensare che non abbia alcun ruolo il luogo dove ragazzi passano buona parte della giornata e dove si pretende maniacalmente che siano iper-performanti.

I commenti generalizzati dei boomer fuori tempo massimo e degli psicologi d'accatto da salotto TV alla Crepet, ignoranti, supponenti e paternalistici mi fanno prudere le mani.

Now playing: “Snow (Hey Oh)” Stadium Arcadium – Red Hot Chili Peppers – 2006


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Qualche sera fa mi tocca sentire in TV un dibattito tra alcuni giornalisti, considerati di sinistra o centro-sinistra, insomma facenti parte di quella enorme categoria di persone chiamata “progressisti”. Aprile, Cuzzocrea, Telese, Floris.

Costoro, come tanti, ripetevano ossessivamente il mantra che la colpa di avere portato l'estrema destra al governo è unicamente delle sinistre che non hanno saputo proporre qualcosa di credibile. E secondo loro quel qualcosa di credibile lo può proporre una sinistra ampia che si accordi “su un'idea comune moderata”, che usi toni moderati da contrapporre ad una destra dai toni radicali e estremisti. Perché, dice il saccente Floris, “in Italia i massimalisti di sinistra non hanno mai vinto”.

Quindi, secondo loro le destre nel mondo vincono le elezioni usando toni forti, radicali e estremisti, ma le sinistre devono batterli usando toni moderati, e politiche progressiste che non spaventino (forse loro?) e non stravolgano la vita delle persone e lascino da parte i massimalismi. Ma sono proprio le sinistre moderate ad essersi svendute al capitalismo “che mette tutti d'accordo”.

I casi sono due. O questi giornalisti sono totalmente incapaci di leggere e interpretare i nostri tempi, e allora è meglio che cambino mestiere. Oppure sono talmente spaventati di perdere gli ampi privilegi e le posizioni di rendita di cui gode la loro casta, che chiunque proponga politiche di sinistra massimaliste con toni radicali, ai loro occhi rappresenti un pericolo più grande della destra illiberale, liberticida e fascista.

Uno dei nomi di possibile leader della nuova sinistra che è venuto fuori intorno a quel tavolo mi ha fatto accapponare la pelle: Ernesto Maria Ruffini, l'ex-direttore dell'Agenzia delle Entrate, un renziano democristo che sta alla sinistra (vera) come la cacca sta al risotto.

Poi, in totale contraddizione con se stessi, da “acuti osservatori” quali sono hanno citato il 33enne che ha sbancato alla primarie del sindaco di New York, Zohrab Mamdani, AOC, Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Senders come i democratici che in USA possono battere la destra trumpiana.

Poi si dice che i referendum proposti dalla CGIL falliscono perché le proposte “erano radicali, eccessivamente di sinistra, troppo socialiste”. Ma se poi si va ad analizzare di dati, si scopre che se avessero votato soltanto i 20-30-40enni i referendum sarebbero passati tutti!

Quindi poche idee ma confuse nella categoria dei giornalisti progressisti italiani, il cui mestiere dovrebbe essere quello di capire e raccontare l'attualità. Citano Mamdani, che ha stravinto le primarie perché ha usato toni e promesso politiche radicali (per un Paese ferocemente calvinista come gli USA) e ha portato a votare per lui sopratutto i giovani e AOC, il cui mentore è Bernie Sanders, un socialista.

Ecco, la soluzione è proprio sotto i loro occhi, ma la loro mentalità da boomer incanutiti, aggrappati alle anacronistiche categorie di pensiero novecentesche, li rende ciechi. La verità invece è che per battere la destra estrema e radicale serve una sinistra estrema e radicale che parli, pensi e agisca soprattutto per il bene dei giovani e delle future generazioni. Che si rivolga quasi esclusivamente a loro, portandoli a votare in massa.

Il mondo dei nostri genitori non esiste più. Il tempo dei privilegiati che godono di rendite di posizione, oggi sempre più intollerabili, è finito. In questi anni '20 vincono i radicalismi e gli estremismi, perché la realtà e la vita quotidiana delle persone è complicata, durissima, sempre più insicura e spesso frustrante.

Qualunque partito che tenti di narrare la complessità della realtà, seppur in buona fede, perderà sempre le elezioni. Questa realtà è troppo dura per vedersela sbattere in faccia tutti i giorni da persone che parlano di ciò che non conoscono in prima persona e da cui si tengono ben lontani per non sporcarsi le mani e i vestiti. Il mondo è segnato da guerre, insicurezza e precarietà, esclusione sociale e disuguaglianze crescenti, forti tensioni sociali, compressione dei diritti civili, crisi climatica galoppante.

Ma la sinistra da salotto, o al massimo da studio televisivo, vuole politiche moderate dai toni moderati.

Comprendere la complessa realtà di oggi richiede uno sforzo cognitivo che quasi nessuno (purtroppo si deve prenderne atto) vuole più fare, ma soprattutto non è più in grado di fare. Oggi è tutto infinitamente più complicato di 30-40 anni fa.

Ciò che serve è una proposta e una forza radicale e massimalista per battere la destra estrema e radicale. Se le destre vincono in quanto radicali, perché a sinistra si dovrebbe pensare di poter vincere con proposte moderate?

La sinistra deve raccontare la verità, certamente, e fare debunk di ogni singola menzogna raccontata dalle destre. Deve farlo lottando sul loro stesso campo, sporcarsi le mani, i piedi e i vestiti, batterla in estremismo. Deve portare a votare in massa i giovani, gli unici che ne hanno titolo, ragione e interesse più di chiunque altro. Deve proporre politiche radicali con un linguaggio radicale e “massimalista”, adatto ai giovani idealisti, pieni di energia, spirito innovativo e entusiasmo. I giovani sono pronti a plasmare il mondo a loro misura e sensibilità, che è molto più spiccata della nostra.

Da 50enne padre di due ventenni, se dipendesse da me, toglierei il voto a tutti quelli dai 55 anni in su, meglio se dai 50, e lascerei prendere le decisioni soltanto ai giovani, alle nuove generazioni, che vedono e vivono la realtà di oggi con uno sguardo, una consapevolezza e una lungimiranza che tanti di noi hanno perso, ma spesso anche con rassegnazione e disillusione. Perché a disegnare il mondo di domani, il loro mondo, ci sono le generazioni di vecchi aggrappati ai loro meschini interessi e che ragionano con una mentalità superata, quasi arcaica.

I figli del '900 ci azzeccano poco o nulla in questo secolo, eppure pretendono di dare le carte sempre loro, difendendo odiose posizioni di privilegio costruite in un secolo passato di opulenza, benessere e sicurezza. Mentre i giovani sono tenuti ai margini. Raccontiamo loro la colossale balla che stiamo lavorando per il loro futuro, li trattiamo da bambocci perché fa comodo a noi, li escludiamo da ogni processo decisionale. In Italia è molto peggio che altrove. I 30-40enni all'estero sono manager, dirigenti e politici di primo piano, in Italia sono portaborse di padroni di azienda dell'età dei datteri e di politici rivettati alle loro poltrone da tre decenni.

Per vent'anni ho insegnato ai miei figli a non accettare il mondo così com'è ma ad impegnarsi in prima persona e se necessario a lottare per cambiarlo questo mondo. Oggi non è più tempo di politiche moderate, di centrismo, di renzismo e di democristianità oppure le destre governeranno per i prossimi 30 anni, e se non sarà la guerra a decimare l'umanità lo farà il cambiamento climatico.

Now playing: “La domenica delle salme” Le nuvole – Fabrizio De André – 1990


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Tutte le maggiori istituzioni finanziarie e di analisi economiche internazionali, come Moody's Analytics e Oxford Analytics, certificano che i costi della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico saranno grandi ma saranno nettamente inferiori ai costi (es. da danni diretti, da mancato guadagno, di riparazione e assicurativi) dell'inazione e della mancata veloce e decisa transizione energetica e decarbonizzazione.

Moody's Analytics stima in 69 mila miliardi di dollari da oggi al 2100 i danno diretti e indiretti (escludendo quindi i mancati guadagni e i costi assicurativi e di riparazione) dovuti all'assenza di strutturate strategie di decarbonizzazione a livello globale e in assenza delle urgenti politiche di mitigazione del climate change. Parliamo di una media 1% di PIL mondiale/anno fino al 2100 (in realtà i costi aumenteranno progressivamente con il passare del tempo). Oxford Analytics ribadisce il quadro drammatico già nel breve periodo:-9% PIL mondo da qua al 2035.

La temperatura media globale è arrivata a +1,6°C. Il Mediterraneo è un hotspot climatico: si riscalda di più e più rapidamente della maggior parte delle altre aree del mondo. La temperatura media nei Paesi del bacino del Mediterraneo, nei Balcani e nell'Europa continentale è aumentata di 2,5°C. Le acque del Mediterraneo a giugno (2025) sono state più calde di 5-6°C rispetto alle temperature medie del periodo calcolate sui dati storici. Mare e oceani più caldi crescono di volume e inondano, la salinità dell'acqua aumenta drasticamente sconvolgendo la biodiversità, il normale flusso delle correnti oceaniche e i meccanismi di scambio ossigeno-carbonio con l'atmosfera. Per non parlare del semplice fatto che il calore è energia e che tutta quell'energia accumulata dall'acqua, quando si trasferisce all'atmosfera, trova sfogo nelle catastrofi alluvionali che negli ultimi 5 anni abbiamo visto susseguirsi in Italia e in Europa.

Il 28 giugno (2025) lo 0 termico in Italia è stato a oltre 5100 metri sldm. La cima del Monte Bianco ha registrato, per la prima volta nella storia, una temperatura sopra lo 0 (1,1°C) per tutte le 24 ore.

Si possono elencare all'infinito esempi, dati rilevati e dati empirici inconfutabili sul cambiamento climatico galoppante e sulle sue cause antropiche. La discussione in ambito scientifico non esiste più da almeno tre decenni, esiste ancora nei bar e nei circolini tra una scopa, una briscola e dopo un paio di quartini di vinaccio della casa. Sono quelli che “ha sempre fatto caldo”, “il clima è sempre cambiato”, “basta pulire i tombini e dragare gli alvei dei fiumi”. Sono tutte manifestazioni della stessa grassa ignoranza inculcata nelle menti deboli dalla propaganda negazionista, attraverso media asserviti e centinaia di milioni di bot e troll che appestano i social.

La transizione energetica è una gigantesca opportunità, sostenibile unicamente se sarà fatta cambiando interamente il nostro modello di sviluppo, non con il solito business as usual che ci ha portato dove siamo ora. Sarà difficile e ci saranno pesanti contraccolpi, me non è niente in confronto a ciò a cui andremo incontro con l'inazione. Si deve procedere alla transizione a ritmo spedito prestando più attenzione e dando il supporto maggiore ai soggetti che potrebbero pagarne il prezzo più alto, facendo in modo che non resti indietro nessuno e sostenendo fortemente coloro che malgrado tutto resteranno indietro. Le risorse e le tecnologie ci sono. Manca soltanto la volontà, dei politici e di una parte della popolazione. I cittadini vanno informati, raccontando loro la verità sul prezzo dell'inazione rispetto a quello di un'azione rapida e decisa.

In EU, con l'Italia in prima linea e come dei perfetti idioti a rimorchio della ex-prima potenza mondiale in inesorabile declino sociale, culturale ed economico, stiamo perdendo questa grande opportunità di salvezza e di indipendenza energetica e geopolitica.

Intanto la Cina ha deciso che cosa fare nei prossimi 30 anni. E corre: ogni mese installa rinnovabili (oltre 100GW) quanto tutta l'Europa messa assieme installa in un intero anno, e elettrifica il 100% dei trasporti pubblici e privati di città da 20 milioni di abitanti.

Now playing: “Hallowed Be Thy Name” The Number of the Beast – Iron Maiden – 1982


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Trascorsi circa 60-65 giorni di fermentazione in damigiana è arrivato il momento della fase finale: l'invecchiamento in bottiglia. La sua durata può variare in base ai propri gusti. Più a lungo sta in bottiglia più il gusto diventa strutturato ma anche meno “beverino”.

In ogni caso, il mio consiglio è che l'invecchiamento in bottiglia duri non meno di 3 mesi. Prendete la vostra damigiana e togliete il tappo con il gorgogliatore. Prima di procedere all'imbottigliamento, ricordatevi di fare un bell'assaggio per rendervi conto della trasformazione avvenuta nell'idromele e annotate ancora una volta la gradazione misurandola con il densimetro.

Per fare il travaso nelle bottiglie procedete esattamente come avete fatto per il travaso dal barattolo alla damigiana: mettete la damigiana su un ripiano più in alto rispetto alle bottiglie e servendovi del travasatore a sifone collegato al tubo di gomma riempite le bottiglie.

Lasciate sul fondo della damigiana i resti dei lieviti esausti insieme al fondo del mosto. Perderete un po' di produzione, ma è normale con la fermentazione selvaggia. Alla fine del travaso, del mosto iniziale di 4,5 lt + 1,5 kg di miele, si potranno riempire tra 7 e 8 bottiglie da 0,5 lt.

Usate soltanto bottiglie da birra in vetro scuro con tappo meccanico. Quelle da 0,5 lt (500 ml) sono perfette. Se preferite usate quelle da 66 cl, sempre con il tappo meccanico o se preferite quello a corona. Il tappo meccanico lo trovo più comodo per una rapida prova olfattiva o un micro-assaggio durante il periodo di imbottigliamento per calibrare l'invecchiamento al mio gusto personale. Non usate i bottiglioni di vino verde da vino.

Se potete, procuratevi una bottiglia da birra della capacità di 2 lt (vedi figura). La apro sempre per ultima, minimo 2/3 mesi dopo la prima, per gustarmi un idromele molto secco, con note amare decise e ad alta gradazione: un idromele da meditazione.

Bottiglie idromele

Come ho già detto la durata dell'invecchiamento in bottiglia dipende dai vostri gusti personali. Le mie produzioni (ricordo sempre che sono produzioni casalinghe a lievitazione selvaggia) hanno una gradazione alcolica che può variare da da 11 a 14,5%.

Buone bevute.

—fine fase 3— —torna alla fase 2—

Now playing: “Interstate Love Song” Purple – Stone Temple Pilots – 1994


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

I giovani scappano dall'Italia. Si sente parlare quasi esclusivamente di quelli che lo fanno per lavoro e terminati gli studi. Ma si sente poco parlare dei tanti, tantissimi che invece all'estero ci vanno per studiare, per prendere una laurea triennale prima e magistrale dopo. La situazione italiana è molto più grave di quel che già si racconta.

Il peggior governo della nostra storia repubblicana insiste nel narrarci un paese che non esiste e nel nascondere la sempre più dura e triste verità.

Quando si tratta dei propri figli non c'è sovranismo e famiglia sovranista che tenga: quello dall'Italia all'estero è un vero e proprio esodo della parte migliore di noi, i giovani.

Fare studiare i propri figli in Francia, Germania o Spagna non costa più che in Italia. Ma la vita da studente e le prospettive lavorative terminati gli studi sono nettamente superiori. La famiglie che se ne rendono conto sono sempre più numerose e se sacrifici devono essere, che lo siano almeno dove ne valga davvero la pena e dove i figli non saranno costretti ad accettare condizioni lavorative e stipendi a livello di terzo mondo. Per esempio la Francia, dove il costo della vita è paragonabile al nostro, forse anche inferiore se non vivi a Parigi, dove le tasse sono un pelo più alte che in Italia ma sanno spenderle abbastanza bene, soprattutto per i giovani.

Il 98% delle università francesi è pubblico. La candidatura a un qualunque corso di laurea triennale o specialistica si fa online all'interno di un unico portale nazionale, il Parcoursup, dove ogni studente può candidarsi fino a 15 corsi di laurea in tutto il territorio francese. Le graduatorie sono definite sulla base del punteggio del diploma, dei voti degli ultimi 2 anni di superiori, delle materie studiate e delle lettere motivazionali. Per ogni corso di laurea scelto è visualizzata la propria posizione in graduatoria, aggiornata un paio di volte al giorno, ed è riportato il numero di studenti accettati sul totale delle richieste ricevute durante le iscrizioni dell'anno precedente.

Nell'arco di 3 settimane, entro fine luglio, il 90% dei posti viene assegnato. Quando un candidato riceve l'accettazione da parte di un ateneo ha 48h di tempo per dare una prima conferma, che deve ritirare se successivamente viene accettato da un ateneo a lui più gradito a cui vuole dare conferma. Il sistema consente allo studente di tenere confermato soltanto un ateneo alla volta. Pre-iscrizione, iscrizione e pagamento delle tasse universitarie statali per il corso di laurea prescelto si fanno sempre all'interno di Parcoursup.

Tutte le università pubbliche francesi costano 285 euro/anno (retta+tassa di iscrizione 2024). In quasi tutti gli atenei non e richiesto l'acquisto di alcun libro di testo. Le lezioni sono accompagnate da dispense digitali scaricabili dalla intranet dell'università. Per passare gli esami basta studiare su quelle e frequentare regolarmente le lezioni e le eventuali esercitazioni.

Il costo dell'affitto di un appartamento in coloc (co-locazione con altri studenti/lavoratori), escludendo Parigi, può variare da 350 a 550 euro/mese spese incluse. Il costo dell'affitto di un T1 (camera singola di 18-20mq con bagno privato e angolo cottura) in una residenza universitaria privata, varia da 450 ai 750 euro/mese. Mediamente 100-150 euro/mese in meno se si tratta di un T2, con 2 camere e in condivisione con un altro studente.

Le residenze universitare pubbliche (CROUS) ovviamente costano meno, ma hanno graduatorie molto lunghe, sono accessibili da uno straniero solo dopo un anno di residenza in Francia e sono riservate agli studenti di famiglie con ISEE-equivalente basso.

I contratti di affitto privati sono praticamente tutti in regola. Gli annunci si trovano su diversi portali specializzati, dove è garantita massima tasparenza e correttezza delle informazioni e delle condizioni di affitto. Il nero esiste, ma in percentuali minime dato che è molto rischioso (il fisco controlla sul serio!) e non particolarmente conveniente, dati i prezzi medi abbastanza abbordabili degli affitti in regola. A Parigi il discorso è diverso: per un coloc si arriva a 600-900 euro/mese.

Le garanzie economiche richieste per il contratto di affitto? Se sei uno studente è sufficiente caricare sul portale nazionale della CAF (Caisses d'Allocations Familiales) il proprio certificato di iscrizione all'università, il proprio documento di identità e l'indirizzo di domicilio. Senza richiedere nessun'altra informazione, e gratuitamente, entro 72h la CAF invia un'e-mail con il pdf del certificato di garanzia statale per la locazione, la Visale, che è accettata da tutti i locatori privati e da tutte le residenze studentesche. Lo Stato francese si fa garante verso il locatore di un massimo di 36 mesi di affitto non pagato dal parte dello studente. Con la Visale in mano, i locatori non chiedono nessun'altra garanzia.

Inoltre, a ciascuno studente universitario, non importa se francese o straniero, lo Stato eroga un contributo mensile minimo per l'affitto di 200 euro/mese, o maggiore in caso di basso ISEE-equivalente francese, che uno straniero può richiedere trascorso il solito anno di residenza in Francia.

Infine, il mercato del lavoro spalanca letteralmente le porte ai giovani studenti volenterosi, rispettati e ben considerati, che vogliono lavorare durante i mesi di studio e/o nei mesi estivi. Il salario minimo universale francese è di 11,65 euro/ora lordi (2024). Le due aliquote IRPP (IRPEF italiana) più basse sono dello 0% fino a 10.777 euro/anno e 11% da 10.778 a 27.000/anno. I contratti in nero in Francia sono una percentuale irrisoria rispetto all'Italia, per così dire fisiologica comune a tutti i Paesi europei civili.

Fatevi i conti di quanto può guadagnare un ragazzo che trovi un lavoro part-time (magazziniere, cameriere, commesso, ecc.) di 16 ore/settimana. Ovviamente le maggiorazioni per le ore notturne e per i festivi sono garantite.

Ecco perché, dopo che mio figlio ha sposato con entusiamo l'idea di andare a fare l'università in Francia e concluso il primo anno di corso, posso serenamente dire che è stata in assoluto la migliore decisione presa da decenni, sotto ogni punto di vista, incluso quello economico. Ora è il momento di darsi da fare per dare la stessa opportunità alla secondogenita.

Now playing: “I surrender” Difficult to Cure – Rainbow – 1981


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I referendum sul lavoro non raggiungeranno il quorum, non arriveranno al 40%. Triste dirlo ma le cose andranno così. Ne ho la conferma con le persone che incontro tutti i giorni, con cui parlo al telefono e sui social.

Non andranno a votare proprio quelli che invece dovrebbero votare Sì. I referendum riguardano loro, lo so perché li conosco tutti.

A non votare saranno soprattutto i trentenni e quarantenni. Coloro la cui situazione lavorativa attuale è più incerta, precaria e debole. E quella del prossimo futuro lo sarà ancora di più se non si ribellano, non lottano e nemmeno vanno a votare per i propri diritti. Saranno loro i più sfruttati e tartassati. Sono quelli a cui manca ancora una vita lavorativa prima della pensione. Pensano sul serio di poter andare avanti così per altri 25-35 anni, almeno?

Non c'è più una coscienza di classe: la classe lavoratrice in Italia non esiste più. Esistono solo gli schiavi e i loro padroni. Ma gli schiavi di un tempo si battevano fino alla morte per avere dei diritti e avevano una coscienza collettiva. Ma gli schiavi italiani di oggi sono stupidi, indolenti, menefreghisti e fatalisti.

Il padrone se la ride e si sfrega le mani. Quando lunedì sera vedrà i risultati si sganascerà dalle risate e il giorno dopo tornerà in ditta a vessare, ricattare, sfruttare e a guardare negli occhi i propri dipendenti con la certezza, confermata il giorno prima, di avere di fronte dei perfetti coglioni.

Il sacrificio dei nostri nonni è stato vano. La democrazia non ci merita. Siamo un popolo di sudditi, meritiamo di vivere sotto la dittatura o la monarchia. Se non voti o voti No, o sei il padrone o sei un servo del padrone.

Now playing: “Fade to Black” Ride the Lightning – Metallica – 1984


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La Cina è un regime comunista a capitalismo di Stato. Le due cose non sono in contraddizione o in conflitto tra loro. Semplicemente in Cina c'è un'economia capitalista fortemente diretta dalle decisioni dello Stato, che hanno come fine e obiettivo principale il bene del popolo cinese e della collettività. Ciò determina che le politiche economiche del governo cinese abbiano sempre, come tradizione nel socialismo reale, un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Al contrario, il capitalismo delle economie occidentali a trazione finanziaria ha inevitabilmente un orizzonte temporale di breve-brevissimo termine.

Si tratta di due modelli contrapposti. Il primo agisce prevalentemente sull'economia reale e programma i vantaggi, i benefici e i risultati sul lungo termine; il secondo è guidato dalla finanza, il cui solo interesse è il dividendo, la redditività delle azioni nel brevissimo tempo.

Questa differenza è cruciale. La Cina ha già adottato diverse misure per opporsi alla guerra commerciale incentrata sui dazi che gli ha dichiarato Trump: oltre a quelle sulla moneta e sul proprio portafoglio di debito pubblico americano, nelle ultime settimane ha attuato una politica di forte incentivo della domanda interna.

Lo sta facendo principalmente con la sua industria di punta, quella dell'automotive elettrico. Settore a sua volta strettamente interconnesso con quello delle rinnovabili e della transizione energetica, che in Cina galoppa. Per dare impulso alla domanda interna, il Governo ha imposto alle case produttrici cinesi, come BYD, di dimezzare il prezzo delle loro auto da circa 14.000 dollari a poco più di 7.000 dollari.

La case automobilistiche non sono sicuramente contente e neanche la borsa cinese, che in questi giorni va in rosso un giorno sì a l'altro pure. Ovvio, gli azionisti pretendono che la redditività delle loro azioni non diminuisca, che il valore di mercato dei loro investimenti aumenti costantemente.

Ma le aziende cinesi si devono adeguare, perché è lo Stato cinese a decidere la politica economica e industriale. Penserà lui a compensare l'industria nel breve periodo dell'impatto della misura. Sticazzi gli azionisti.

Nel capitalismo occidentale una cosa del genere è impensabile. Perché è la finanza a determinare le politiche industriali di uno Stato sulla base delle proprie regole e interessi. Nessun governo occidentale può imporre alle aziende produttrici di ridurre i prezzi delle auto, pur con la prospettiva di una robusta ripresa delle vendite. Anche se sarebbe logico dal punto di vista economico e industriale. Ma non accade. Le auto in Europa continuano a costare troppo malgrado la domanda bassissima. L'industria automotive a trazione finanziaria non abbassa i prezzi, ma chiede incentivi e finanziamenti pubblici. Drena risorse pubbliche per non scontentare gli azionisti. E sarebbe questa la mitica economia di mercato?!

La Cina vincerà la guerra economica su scala globale contro gli USA, che non riusciranno più a riprendersi e a competere nei prossimi decenni con il colosso cinese. L'EU, ruotino di scorta degli USA, è fuori gioco da 15 anni. Sarà un attore sempre più marginale. Sui libri di Storia di domani questa sarà descritta come l'epoca del definitivo crepuscolo economico e geo-politico dell'Occidente.

La Cina ogni anno installa e investe in rinnovabili quanto tutto il resto del mondo messo assieme. Ha già totalmente elettricato i trasporti di città di 10 milioni di abitanti, come Shenzhen, e sta velocemente elettrificando la stessa Pechino. BYD investe quasi il 25% dei propri utili in ricerca e sviluppo e impiega un vero e proprio esercito di ingegneri. Il 25% in R&D!

Mi fanno ridere quelli che “eh, ma la Cina usa ancora tanto carbone!”. Solo un cretino può pensare che la transizione energetica di un paese di 1.4 miliardi di persone si possa fare con un semplice switch-off dall'oggi al domani. La Cina è lanciata a velocità spaventosa verso il futuro e in 25 anni ha fatto quanto l'Occidente ha fatto in 100 anni bruciando oceani di petrolio.

Le auto elettriche cinesi oggi sono dei tablet con le ruote, hanno un contenuto di tecnologia mostruoso. La ricerca nella guida autonoma è avanzatissima. Gli USA sembrano fermi all'età della pietra in confronto.

Le auto europee, come le Volkswagen, per i giovani cinesi sono delle auto da vecchio, da boomer. Chi andasse in giro con un SUV endotermico da 50 mila euro a Shenzhen sarebbe visto come uno sfigato e uno che rema contro il bene della collettività, sarebbe coperto di biasimo dai suoi concittadini. In Europa, soprattutto in Italia, il SUV è ancora uno status symbol. I mentecatti che circolano nel centro cittadino con SUV da 2 tonnellate sono dei fighi da ammirare.

Now playing: “Clandestino” Clandestino – Manu Chao– 1998


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Israele è guidato da un criminale di guerra della peggior specie, in giacca e cravatta e non in divisa militare come Karadžić e Mladic, i Macellai di Bosnia. Costoro sono finiti davanti al Tribunale dell'Aja e condannati per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Mladic è stato condannato per l'uso indiscriminato di genocidio, il genocidio di Srebrenica, per crimini contro l'umanità, crimini di guerra, sterminio e deportazioni. Nel luglio del 1995 a Srebrenica furono massacrati più di 8000 civili. Tutti i maschi della città dai 12 ai 77 anni.

Massacro di Srebrenica

Il Tribunale, né alcun politico o giornalista, hanno avuto la minima cautela o esitazione nel condannare come genocidio ciò che è stato fatto in Bosnia. Nessuno lo ha messo in discussione o lo ha artificiosamente ridotto ad una vomitevole disputa semantica.

L'Israele di Natanyahu è uno Stato pervaso dal suprematismo, dal razzismo e dal nazi-fascismo sionista. Dicono di essere il popolo eletto. Ora hanno deciso di realizzare concretamente, con tutti i mezzi che gli abbiamo fornito noi, ciò che è scritto nella saga fantasy più insulsa che sia mai stata concepita e scritta, e a cui centinaia di milioni di persone nel mondo, tra cui gli ebrei, dicono di credere.

Israele fa pulizia etnica con odio cieco e senza alcuna pietà. Rifiuta il giudizio di qualsiasi tribunale, respinge qualsiasi accusa e disprezza qualsiasi critica. Si è autoproclamato al di sopra delle convenzioni internazionali, delle leggi e della morale umana. Gli ebrei hanno subito l'Olocausto, adesso lo infliggono ad un altro popolo perseguitato, usando tutta la loro enorme forza militare, geopolitica e finanziaria.

Israele oggi è uno “Stato canaglia”, come le amministrazioni americane dal 1994 definiscono gli (altri) Stati terroristi. Israele ha scientificamente pianificato lo sterminio e la deportazione del popolo palestinese. Lo fa con bombe e missili, con carri armati, con fuoco, fame, sete e malattia.

Genocidio a Gaza

A causa della prolungata e severa malnutrizione i bambini di Gaza cresceranno con patologie e carenze croniche, il loro sviluppo fisico e mentale non sarà mai pieno e completo. Lo dicono da mesi tutte le istituzioni sanitarie del mondo. Israele ha condannato un'intera generazione ad una vita futura da invalido, da malato, da disabile. Per tacere dei devastanti traumi psicologici.

Le conseguenze dell'abominio che Israele sta realizzando indisturbato contro il popolo palestinese saranno per sempre la vergogna del nostro falso, ipocrita e criminale Occidente.

C'è chi si sta facendo tante domande su quello che accade: i nostri giovani. Sono impegnati ecattivi. Giudicano con severità la condotta del mondo dei loro padri. Come è giusto che sia. Meno di tutti gli altri riescono a capire come le democrazie in cui vivono e nelle quali gli era stato inculcato di credere fideisticamente, con una vana pretesa di superiorità morale, culturale e civile, siano state capaci di macchiarsi di un tale indicibile crimine nei confronti di un intero popolo. I giovani di oggi domani saranno degli storici. Storici che racconteranno e giudicheranno l'infame Occidente per i secoli a venire.

Da padre posso solo chiedere scusa ai miei figli. Ho sempre insegnato loro a non accettare il mondo così com'è ma ad impegnarsi e se necessario a lottare per cambiarlo. Io non ci sono riuscito, la mia generazione ha miseramente fallito. Sono convinto che loro saranno migliori di noi. No, già adesso sono migliori di noi.

Now playing: “Highway Star” Machine Head – Deep Purple – 1972


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Al centro della progettazione in Permacultura c'è l'osservazione e la comprensione dei pattern naturali e la loro applicazione pratica nei progetti, imitando o replicando gli schemi e i modelli che i pattern ci suggeriscono.

La Permacultura è un sistema di progettazione di insediamenti umani che abbiano le caratteristiche di stabilità, resilienza, sostenibilità e efficienza tipiche degli ecosistemi naturali e che siano capaci di produrre abbondanza di cibo, fibre, energia e altri servizi ecosistemici.

Va chiarito una volta per tutte: la Permacultura è multidisciplinare, ha le sue basi nelle scienze ecologiche e ne mette a sistema gli elementi in una sintesi teorica e pratica. La Permacultura coniuga sapere tradizionale, scienza ecologica e innovazione. Non ha a che fare soltanto con l'agricoltura e non pretende di essere una scienza.

La Permacultura si fonda su 3 etiche:

  • Earth care cura della Terra
  • People care, cura delle persone
  • Fair share, limita i consumi e condividi il surplus in modo equo e solidale

Molti progettisti oggi aggiungono una quarta etica, a complemento delle tre originarie:

  • Systems thinking, pensa e progetta in modo sistemico, olistico.

Dalle 3 etiche discendono i 12 principi di progettazione, da cui si sviluppano centinaia di strategie di progetto e da queste migliaia di tecniche di applicazione sul campo.

In figura, le etiche e i principi della Permacultura. 12 principi della Permacultura

I pattern naturali si manifestano e agiscono nello spazio e nel tempo. Sono osservabili nelle forme, nelle strutture, nei processi e negli eventi ricorrenti in natura. Per citarne solo alcuni, in ordine sparso: forme come spirali, toroidi, frattali, tassellature di un favo o delle squame dei pesci, cerchi concentrici; modelli e eventi come le onde di propagazione del suono, il flusso di un corso d'acqua intorno ad un ostacolo (scia di Von Karman), le turbolenze del vento o il suo flusso laminare in prossimità di una superficie, i flussi ad impulso o i vortici, le ramificazioni di un fulmine, di un reticolo idrografico o quelle dei dendriti, la disposizione delle foglie nella chioma di un albero, la sezione del torsolo di una mela, lo schema a curve-onde delle dune di sabbia, le curve di livello (isoipse), la simmetria radiale dei fiori.

I pattern naturali presentano caratteristiche comuni:

  • sono resilienti, cioè sanno adattarsi ai cambiamenti, riprendersi dai traumi e si autoregolano. Per esempio grazie alla ridondanza delle ramificazioni che distribuiscono le risorse in una pianta o nelle micorrize sotterranee o nei capillari sanguigni. Non a caso, una delle regole basilari della progettazione permaculturale è che ogni funzione importante deve essere svolta o supportata da più elementi del sistema e che ogni elemento del sistema deve svolgere più funzioni.

  • sono energeticamente efficienti, cioè minimizzano gli sprechi e ottimizzano lo spazio. Per esempio le strutture a spirale o a reticolo esagonale, come le celle di un favo.

  • sono scalabili, cioè funzionano su scale diverse. Per esempio le strutture a frattale come le venature delle foglie, le ramificazioni dei polmoni, le food forest (di qualsiasi estensione) con aiuole autosimilari, i raggruppamenti di galassie.

Quelli che seguono sono soltanto alcuni esempi degli innumerevoli pattern naturali applicati in un progetto permaculturale:

  • pattern a spirale: spirale delle erbe aromatiche per creare microclimi diversi ideali alle diverse varietà; orto a spirale per ottimizzare lo spazio di coltivazione e gli spostamenti per la lavorazione e la raccolta.

  • pattern a strati: copertura verde del tetto o delle pareti più esposte dell'abitazione e delle altre strutture; sistema fossa biologica-fitodepurazione-acquacoltura; food forest (foresta commestibile) composta da 7 layers di vegetazione (alberi ad alto fusto, alberi a basso fusto, arbusti, erbacee, tappezzanti, funghi e micorrize, rampicanti).

  • pattern a tassellatura: orti a forma di keyhole (buco di serratura) o di mandala, creano microclimi diversi e aree ombreggiate, permettono la consociazione, riducono la competizione tra le colture, facilitano e rendono meno faticose le lavorazioni.

  • pattern a onde e curve: swales (fosse livellari) o, su larga scala, keylines di P.A Yeomans per la captazione, conservazione e distribuzione dell'acqua; siepi o fasce boscate ondulate come barriere frangivento e antincendio.

  • pattern frattali: sistemi di siepi e bordure autosimilari nei campi coltivati per aumentare biodiversità, difesa da parassiti e malattie e per moltiplicare l'effetto margine (i margini tra ecotoni sono le aree più ricche di biodiversità e di nutrimento e sono più produttive).

  • pattern dendritico: sistemi di drenaggio; irrigazione a goccia; percorsi e camminamenti per la raccolta delle colture.

  • pattern a cerchi concentrici: progettazione dell'insediamento basata sulle 5 zone funzionali; sistema di piantumazione, irrigazione e pacciamatura di alberi da frutto.

  • pattern a rete: piccoli sistemi di compostaggio collegati in rete; sistema idrico decentralizzato formato da piccoli bacini di raccolta dell'acqua collegati tra loro, particolarmente utile su colline e pendii.

L'uso dei pattern è uno degli aspetti più belli, stimolanti e allo stesso tempo più complessi della Permacultura. Richiede una certa capacità di osservazione, di astrazione, di pazienza e di costante applicazione personale del modello circolare di apprendimento-progettazione Osserva, Rifletti, Progetta, Agisci (ORPA)*.

Now playing: “Nerovivo” Rospo – Quintorigo – 1999

*grazie a Elena Parmiggiani (Accademia Italiana di Permacultura) per la definizione del modello ORPA


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