Revolution By Night

pensieri e azioni contro il torpore quotidiano

“L'agricoltura estensiva-intensiva deve produrre sempre più cibo perché c'è da sfamare 8 miliardi di persone.” Falso.

Si stima che nel mondo oggi si produca già cibo per 12 miliardi di persone. La popolazione mondiale obesa o sovrappeso ha superato quella malnutrita o che soffre la fame: 900 milioni vs 800 milioni. Più di un terzo del cibo che mettiamo in tavola nei paesi ricchi del mondo finisce nella spazzatura. Nel 2024, per la prima volta nella storia umana, i bambini obesi o sovrappeso hanno superato quelli malnutriti. Il fenomeno riguarda anche i Paesi poveri, non solo quelli ricchi come l'Italia dove 1 bambino su 3 tra i 6 e i 10 anni è sovrappeso o obeso. La sindrome metabolica in Italia colpisce sempre di più anche bambini e adolescenti.

Mangiamo troppo e male. E il problema non è produrre più cibo, ce ne sarebbe già a sufficienza per tutti, ma distribuirlo equamente senza sprecarlo.

Non serve aumentare la produzione di cibo e farlo con un'agricoltura estensiva-intensiva industriale è estremamente dannoso e insostenibile. La maggior parte dell'agricoltura produce mangime per i bovini della cui carne l'Occidente (e da qualche anno anche l'Oriente) consuma quantità esagerate che, è ormai arcinoto, provocano gravi danni alla salute e sono la causa di malattie cardiovascolari e svariati tumori.

Gli allevamenti intensivi e industriali per la produzione di carne sono una delle industrie più dannose per l'ecosistema e tra i numerosi pesanti impatti che hanno sull'ambiente c'è anche la grave alterazione dei cicli biogeochimici dell'azoto e del fosforo, cicli che la scienza planetaria annovera tra i principali tipping points climatici (punti di non ritorno) che l'umanità non dovrebbe mai superare.

Gli OGM sono uno dei cardini dell'agricoltura industriale e l'agroindustria ne promuove l'uso indiscriminato e indifferenziao ad ogni latitudine, in barba al più elementare principio di precauzione.

I benefici dell'uso di OGM sono stati reali e documentati in alcune delle aree più povere del mondo, come nel sud-est asiatico e nella lotta a determinati parassiti tra i più nocivi e infestanti. Anche se l'hype montato mediaticamente ad esempio sul Golden Rice si è rivelato esagerato alla prova dei fatti. Il contributo degli OGM alla lotta alla fame nel mondo sono stati finora limitati. Ad oggi è ancora carente la letteratura scientifica indipendente sul reale impatto sull'ambiente e sulla biodiversità di un uso diffuso degli OGM. E si hanno ancora meno dati e studi ufficiali sull'impatto economico e sociale sui piccoli agricoltori di tutto il mondo (che sono ancora i maggiori produttori di cibo), a causa dei brevetti e degli stringenti vincoli legali a cui essi sono sottoposti.

La letteratura scientifica sull'efficacia dell'uso diffuso degli OGM ad oggi è soltanto aneddotica e parziale, tutt'altro che sistemica e condivisa, e a volte contraddittoria. Per fare un esempio là dove in alcuni casi l'utilizzo di OGM ha portato una forte diminuzione dell'uso di pesticidi, ha tuttavia richiesto un significativo aumento dell'uso di erbicidi. Serve ancora molta ricerca scientifica.

La pressione selettiva esercitata dagli OGM sulla microflora e sulla fauna edafica dei suoli non è ancora stata scientificamente indagata come sarebbe saggio e doveroso fare. Non si può certo escludere che, come avviene a causa dell'abuso di antibiotici, possa causare lo sviluppo di resistenze (come per esempio il Mais Bt) . E non è razionale prendere ingenuamente come oro colato quanto raccontano i dati e gli studi (comunque pochi) finanziati e commissionati dai colossi dell'agroindustria come Bayer-Monsanto, Dow-Dupont, ChemChina e Syngenta.

L'International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (IAASTD) è un imponente studio-ricerca condotto per 3 anni (2005-2007) da oltre 800 scienziati, esperti e tecnici di tutto il mondo, sotto la direzione del grande scienziato di fama internazionale Sir Robert Watson. Lo IAASTD analizza lo stato dell'arte dell'agricoltura mondiale e i suoi stretti legami con i popoli e le società, la cultura, l'economia, la politica, l'ambiente e la biodiversità, con particolare attenzione ai paesi poveri e quelli in via di sviluppo.

Nello IAASTD sono dedicate numerose pagine agli OGM, ne vengono descritti e analizzati i vantaggi ma anche le numerose le criticità in vari ambiti, ancora oggi irrisolte, e si conclude che è indispensabile fare ancora molta ricerca, soprattutto indipendente per valutarne obiettivamente gli effetti, le problematiche e le prospettive.

Now playing: “Start Choppin'” Where You Been – Dinosaur Jr. – 1993


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Garantire la sicurezza sul luogo di lavoro è un dovere e obbligo del datore. Ogni singolo incidente sul posto di lavoro e colpa unicamente del datore di lavoro. Inclusa buona parte degli incidenti che avvengono nel tragitto da e per il luogo di lavoro, dovuti quasi sempre a eccessiva stanchezza o stress a cui i lavoratori sono sottoposti dai padroni.

Un datore di lavoro ha a disposizione tutti gli strumenti normativi e coercitivi, fino alla minaccia di licenziamento, per obbligare anche il dipendente più irresponsabile e superficiale a indossare i DPI previsti e a rispettare tutte le prescrizioni di sicurezza. Un bravo imprenditore non solo adempie agli obblighi ma è lui per primo a trasmettere la cultura della sicurezza sul lavoro ai suoi lavoratori. Pochi lo sanno, ma esiste il principio di Responsabilità Sociale d'Impresa, codificata e normata da apposite leggi europee. Anche nella nostra Costituzione sono indicati i valori che devono guidare l'attività imprenditoriale.

Il pesce puzza sempre dalla testa, quindi se in un'azienda i lavoratori non rispettano le norme sulla sicurezza significa che la sicurezza non fa parte della cultura aziendale e non è un valore fondamentale nelle persone che la gestiscono e la guidano.

Perché gli (im)prenditori non rispettano le norme sulla sicurezza è facile da spiegare: sono pessimi imprenditori e il rischio di un controllo è quasi 0. Con la legge voluta dalla nuova coppia Abbott&Costello (Gianni e Pinotto) alias Meloni&Calderone (ma la ducetta e quella con la laurea farlocca non fanno un cazzo ridere), i controlli sono pre-citofonati all'azienda una settimana prima. Se vengono rilevate irregolarità o omissioni il padrone se la può comunque cavare con una risibile sanzione e bruciando qualche punto della patente a punti aziendale (la geniale trovata del governo più nemico della classe lavoratrice della nostra storia repubblicana). Ma niente panico, i punti persi sono facilmente recuperabili nei mesi successivi facendo finta di fare un corso di aggiornamento sulla sicurezza all'interno dell'azienda (com'è prassi in Italia da sempre). Si tratta di norme criminogene, non si può definirle diversamente.

Perché questo governo è molto più indulgente con un datore di lavoro responsabile della morte di un suo dipendente che con un pericoloso automobilista fermato con un alto tasso alcolemico? Ovviamente la domanda è retorica.

Se invece il padrone ha abbastanza neuroni da farsi trovare in regola il giorno fissato per il controllo, riceve un encomio e la garanzia scritta che nei successivi 12 mesi non riceverà più alcun controllo. La 'ndrangheta e le migliaia di aziende fuorilegge e criminali ringraziano questo governo.

Now playing: “Silver Groover” Free For Fever – FFF-Fédération Française de Fonck – 1993


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Il linguaggio modella il nostro pensiero e la realtà che ci circonda. La parola è creatrice.

Due concetti ovvi, semplici, ma che tocca ricordare in un tempo in cui qualcuno sta cercando di ridefinire un mondo che era già abbastanza iniquo e assurdo per molti di noi.

Lo spunto mi arriva dalle parole dette qualche tempo fa da uno dei più fulgidi rappresentanti, o almeno così è considerato dai suoi, dell'intellighenzia neo-fascista. E che ne definisce impietosamente la cifra.

Con le sue ubique ospitate televisive è quanto di meglio questa Destra è riuscita ad esprimere per imporre la sua egemonia culturale. Un personaggio che vent'anni fa era considerato una nullità dai suoi stessi compagni di partito e dal suo Segretario, che lo aveva collocato in una posizione dove non potesse nuocere. Ma con la Meloni viene riesumato e proposto come giornalista-intellettuale-opinionista-portavoce nonché “esperto di numeri” (giuro, si auto-definisce così).

L'antefatto: il provvedimento del presidente argentino Milei, che qualche mese fa con una legge dello Stato ha stabilito che riguardo alle persone con disabilità mentali e fisiche potranno essere usati termini come ritardato mentale, handicappato, mongoloide, idiota e imbecille nei documenti ufficiali e nei rapporti con le istituzioni pubbliche.

Ciò significa che tutte le famiglie argentine con figli o parenti disabili saranno costrette, ad esempio, a firmare i moduli di richiesta di un sussidio, o di qualsiasi altro tipo di sostegno, nei quali i loro figli o parenti sono chiamati con quegli appellativi.

In tempo zero, buttate nel cesso conquiste fondamentali in tema di disabilità come la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), pubblicato dall’American Psychiatric Association, oggi utilizzato in tutto il mondo.

Insomma, una mostruosità disumana, civile, giuridica e scientifica.

Visto l'andazzo non mi stupirei se i prossimi passi dell'amico sudamericano della Meloni saranno quelli di una vera e propria discriminazione, dell'emarginazione sociale, del rifiuto e magari dell'internamento. Un processo che se adottato in altre parti del mondo potrebbe rievocare lo spettro dell'eugenetica. Futuro distopico? A me sembra di esserci già dentro fino al collo.

Il commento del nostro piccolo individuo, in una nota trasmissione televisiva, fu più o meno questo (per estremo rigore non metto “”, ma in rete si trova “tutto il girato”): con il politically correct si è andati troppo oltre, se Milei ritiene che sia giusto usare quei termini dobbiamo rispettare la sua opinione e la decisione di uno Stato sovrano. E in fondo si tratta solo di parole, ognuno può usare quelle che preferisce. Io sono per la libertà di pensiero e di parola.

Sovranisti un tanto a parola e comunque sempre col culo degli altri.

Questo stanno facendo le destre e personaggi pericolosissimi come Trump, Putin, Milei, Bolsonaro, Orban, partiti come FdI, Vox, AfD, Lega-Felpini e la grottesca bassa manovalanza come il succitato novello filosofo: criticano, sbeffeggiano e denigrano il politically correct, l'uso politico delle parole da parte della cultura di sinistra egemone (ci credono solo loro), ma cercano con tutte le loro forze di rimodellare il nostro pensiero e il mondo che conosciamo con le loro parole e il loro linguaggio di intolleranza, razzismo, violenza e disumanità.

Serve una lotta dura e senza quartiere, serve risvegliarsi dal torpore e sollevarsi.

Now playing: “Mr. Crowley” Blizzard of Ozz – Ozzy Osbourne – 1980

R.I.P. Godfather of Metal.


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Il riconoscimento dello Stato di Palestina è l'ennesima odiosa ipocrisia di un mondo complice del genocidio del popolo palestinese compiuto dal diabolico stato nazi-sionista di Israele.

Francia, Germania, Canada, UK dichiarano di avere avviato, o meglio di volere avviare, “il processo di riconoscimento dello Stato di Palestina”. Ma certo, con calma e senza fretta: non c'è alcuna urgenza. Ma poi, quali risultati si possano raggiungere con il riconoscimento? E' chiarissimo: nessuno. Niente di niente.

Proprio per questo motivo gli squallidi Capi di Stato, Primi Ministri e Capi di Governo lo dichiarano, ostentando un gravità e una determinazione false, ipocrite. La verità è che non vogliono fare nulla e si nascondono dietro a insignificanti parole. Sono succubi della lobby nazi-sionista oggi al potere in Israele. Si guardano bene dall'utilizzare la parola genocidio.

Ma l'opinione pubblica non si beve le loro menzogne. Ne ha le tasche piene di dover assistere impotente ad un sterminio di innocenti. I nostri figli vedono i filmati e le immagini e ci chiedono perché avviene tutto ciò e perché non facciamo niente per fermarlo. Tra rabbia e frustrazione dobbiamo spiegargli ancora una volta che il mondo che abbiamo preso in prestito da loro 30 anni fa lo abbiamo reso una merda, che glielo restituiremo infinitamente peggiore di come lo avevamo preso.

La realtà è che i nostri Paesi, che si autoproclamano democratici e strenui difensori dei diritti umani, sono complici. Nessun politico e governante invoca le sole azioni che servirebbero adesso, subito: sanzioni e embargo. Senza sanzioni economiche e embargo totale siamo colpevoli quanto Israele.

Sono morte oltre 60 mila persone, civili. Ma gli analisti concordano nel considerare questo conteggio molto sottostimato. L'IDF, l'esercito israeliano, dichiara che tra i 14.000 e 17,000 fossero terroristi. Sicuramente c'è da credergli...

Nel frattempo lo sterminio pianificato va avanti. I morti per fame, sete e malattia aumentano vertiginosamente ogni giorno. Le organizzazioni umanitarie denunciano una catastrofe le cui conseguenze andranno avanti per anni. Ma i Governi europei ciarlano del futile e inutile riconoscimento, che non produrrà il benché minimo effetto concreto. Maledetti complici di assassini.

Now playing: “Sober” Undertow – Tool – 1994


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Qualche sparuto studente sceglie di non presentarsi all'orale della maturità come gesto di protesta nei confronti di un intero sistema scolastico inadeguato, anacronistico e incapace di formarli e prepararli al mondo di oggi e a quello che verrà.

Come al solito schiere di boomer sbraitanti si scagliano contro le nuove generazioni, incapaci, a loro dire, di stare al mondo e di affrontare la realtà (quella costruita da loro stessi e a loro misura) e di adattarsi alle logiche della modernità (una modernità novecentesca). Ma le critiche vengono proprio da una generazione di persone che vivono di e nel passato e che non hanno capito nulla del mondo di oggi (infatti fanno di tutto per distruggerlo e per distruggerci) e in particolare di quello dei giovani. In Italia, tanto per cambiare, più che in molti altri Paesi europei.

Ho due figli 20enni, buoni studenti e responsabili. Loro e i loro coetanei dicono più o meno tutti la stessa cosa delle scuole superiori, il disagio è generalizzato: nelle scuole superiori dirigenti e docenti sono letteralmente ossessionati dal programma e dai voti. Non esiste altro. Eppure la scuola è altro. Imperativo categorico assoluto è finire meticolosamente il programma, anche se è sconfinato. Chi riesce a stare dietro ad un ritmo da criceto nella ruota si salva, comunque a fatica, ma rinunciando a parte della vita che un adolescente ha il diritto e il dovere di fare al di fuori della scuola. Gli altri, la maggioranza, annaspano, vanno in crisi e si rifugiano in un silenzioso rifiuto. Le parole ansia, stress, angoscia ricorrono sempre nei loro discorsi. Personalmente lo trovo allucinante, gravissimo.

Ho fatto le superiori negli anni '80, tornavo a casa alle 13, studiavo 2/3 ore e poi uscivo con gli amici, tutti i pomeriggi. Mi sono diplomato con un buono voto, senza troppa fatica e godendomi la mia età. Stress e ansia erano concetti sconosciuti.

Negli istituti superiori oggi si fanno 30h/settimana. In quelli dove non si va al sabato, l'orario è 8-14. Si arriva a casa alle 14.30, o più tardi per chi vive fuori città, e si deve ancora pranzare. Ma non c'è tempo per tirare il fiato. I professori, evidentemente affetti da gravi disturbi psicologici, danno i compiti a casa. Compiti a casa di ogni materia... dopo 6 ore di lezione in classe. Deliranti. Ed è una mania tutta italica.

Il Ministero richiede 2/3 valutazioni a quadrimestre per ogni materia. Gran parte dei professori ne fanno 4 o 5, alcuni addirittura 7. Poi ci sono i recuperi per quelli che devono rimediare. Le verifiche si accavallano: 3 a settimana, talvolta 4 e non raramente anche con 2 compiti in classe lo stesso giorno. Allora i ragazzi cercano il dialogo, chiedono di abbassare il ritmo (oggettivamente forsennato) e il numero di prove, perché non ce la fanno. La risposta è invariabilmente da malati di mente: “Dobbiamo finire il programma e io devo essere sicura/o che voi studiate sempre”. Queste parole, se possono andare bene, forse, nella scuola dell'obbligo, a partire dalla 3^ superiore sono da TSO immediato. Trattiamo ragazzi prossimi all'età adulta come dei mocciosi. E la colpa sarebbe loro?!

Non basta. Già a partire dalla 4^ lo spauracchio della maturità è usato come un'arma affilata per alimentare panico, ansia da prestazione e stress, da cui sono funestati in primis i professori, che a loro volta scaricano senza alcun filtro, o remora, sui ragazzi. L'ho constatato personalmente seguendo 10 anni di superiori dei miei due figli.

Conta soltanto il voto, questa è la critica dei ragazzi. Hanno ragione, non importa se quel voto non rispecchia la tua reale preparazione e comprensione della materia. Non può farlo, date le condizioni da manicomio nelle quali uno studente deve e vuole fare il suo dovere.

L'Istituto Superiore di Sanità ci dice che negli ultimi 5 anni in Italia c'è stato un boom nell'uso di psicofarmaci e antidepressivi tra i giovani nella fascia 15-26 anni. Certamente la scuola non è l'unica responsabile ma sarebbe da deficienti pensare che non abbia alcun ruolo il luogo dove ragazzi passano buona parte della giornata e dove si pretende maniacalmente che siano iper-performanti.

I commenti generalizzati dei boomer fuori tempo massimo e degli psicologi d'accatto da salotto TV alla Crepet, ignoranti, supponenti e paternalistici mi fanno prudere le mani.

Now playing: “Snow (Hey Oh)” Stadium Arcadium – Red Hot Chili Peppers – 2006


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Qualche sera fa mi tocca sentire in TV un dibattito tra alcuni giornalisti, considerati di sinistra o centro-sinistra, insomma facenti parte di quella enorme categoria di persone chiamata “progressisti”. Aprile, Cuzzocrea, Telese, Floris.

Costoro, come tanti, ripetevano ossessivamente il mantra che la colpa di avere portato l'estrema destra al governo è unicamente delle sinistre che non hanno saputo proporre qualcosa di credibile. E secondo loro quel qualcosa di credibile lo può proporre una sinistra ampia che si accordi “su un'idea comune moderata”, che usi toni moderati da contrapporre ad una destra dai toni radicali e estremisti. Perché, dice il saccente Floris, “in Italia i massimalisti di sinistra non hanno mai vinto”.

Quindi, secondo loro le destre nel mondo vincono le elezioni usando toni forti, radicali e estremisti, ma le sinistre devono batterli usando toni moderati, e politiche progressiste che non spaventino (forse loro?) e non stravolgano la vita delle persone e lascino da parte i massimalismi. Ma sono proprio le sinistre moderate ad essersi svendute al capitalismo “che mette tutti d'accordo”.

I casi sono due. O questi giornalisti sono totalmente incapaci di leggere e interpretare i nostri tempi, e allora è meglio che cambino mestiere. Oppure sono talmente spaventati di perdere gli ampi privilegi e le posizioni di rendita di cui gode la loro casta, che chiunque proponga politiche di sinistra massimaliste con toni radicali, ai loro occhi rappresenti un pericolo più grande della destra illiberale, liberticida e fascista.

Uno dei nomi di possibile leader della nuova sinistra che è venuto fuori intorno a quel tavolo mi ha fatto accapponare la pelle: Ernesto Maria Ruffini, l'ex-direttore dell'Agenzia delle Entrate, un renziano democristo che sta alla sinistra (vera) come la cacca sta al risotto.

Poi, in totale contraddizione con se stessi, da “acuti osservatori” quali sono hanno citato il 33enne che ha sbancato alla primarie del sindaco di New York, Zohrab Mamdani, AOC, Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Senders come i democratici che in USA possono battere la destra trumpiana.

Poi si dice che i referendum proposti dalla CGIL falliscono perché le proposte “erano radicali, eccessivamente di sinistra, troppo socialiste”. Ma se poi si va ad analizzare di dati, si scopre che se avessero votato soltanto i 20-30-40enni i referendum sarebbero passati tutti!

Quindi poche idee ma confuse nella categoria dei giornalisti progressisti italiani, il cui mestiere dovrebbe essere quello di capire e raccontare l'attualità. Citano Mamdani, che ha stravinto le primarie perché ha usato toni e promesso politiche radicali (per un Paese ferocemente calvinista come gli USA) e ha portato a votare per lui sopratutto i giovani e AOC, il cui mentore è Bernie Sanders, un socialista.

Ecco, la soluzione è proprio sotto i loro occhi, ma la loro mentalità da boomer incanutiti, aggrappati alle anacronistiche categorie di pensiero novecentesche, li rende ciechi. La verità invece è che per battere la destra estrema e radicale serve una sinistra estrema e radicale che parli, pensi e agisca soprattutto per il bene dei giovani e delle future generazioni. Che si rivolga quasi esclusivamente a loro, portandoli a votare in massa.

Il mondo dei nostri genitori non esiste più. Il tempo dei privilegiati che godono di rendite di posizione, oggi sempre più intollerabili, è finito. In questi anni '20 vincono i radicalismi e gli estremismi, perché la realtà e la vita quotidiana delle persone è complicata, durissima, sempre più insicura e spesso frustrante.

Qualunque partito che tenti di narrare la complessità della realtà, seppur in buona fede, perderà sempre le elezioni. Questa realtà è troppo dura per vedersela sbattere in faccia tutti i giorni da persone che parlano di ciò che non conoscono in prima persona e da cui si tengono ben lontani per non sporcarsi le mani e i vestiti. Il mondo è segnato da guerre, insicurezza e precarietà, esclusione sociale e disuguaglianze crescenti, forti tensioni sociali, compressione dei diritti civili, crisi climatica galoppante.

Ma la sinistra da salotto, o al massimo da studio televisivo, vuole politiche moderate dai toni moderati.

Comprendere la complessa realtà di oggi richiede uno sforzo cognitivo che quasi nessuno (purtroppo si deve prenderne atto) vuole più fare, ma soprattutto non è più in grado di fare. Oggi è tutto infinitamente più complicato di 30-40 anni fa.

Ciò che serve è una proposta e una forza radicale e massimalista per battere la destra estrema e radicale. Se le destre vincono in quanto radicali, perché a sinistra si dovrebbe pensare di poter vincere con proposte moderate?

La sinistra deve raccontare la verità, certamente, e fare debunk di ogni singola menzogna raccontata dalle destre. Deve farlo lottando sul loro stesso campo, sporcarsi le mani, i piedi e i vestiti, batterla in estremismo. Deve portare a votare in massa i giovani, gli unici che ne hanno titolo, ragione e interesse più di chiunque altro. Deve proporre politiche radicali con un linguaggio radicale e “massimalista”, adatto ai giovani idealisti, pieni di energia, spirito innovativo e entusiasmo. I giovani sono pronti a plasmare il mondo a loro misura e sensibilità, che è molto più spiccata della nostra.

Da 50enne padre di due ventenni, se dipendesse da me, toglierei il voto a tutti quelli dai 55 anni in su, meglio se dai 50, e lascerei prendere le decisioni soltanto ai giovani, alle nuove generazioni, che vedono e vivono la realtà di oggi con uno sguardo, una consapevolezza e una lungimiranza che tanti di noi hanno perso, ma spesso anche con rassegnazione e disillusione. Perché a disegnare il mondo di domani, il loro mondo, ci sono le generazioni di vecchi aggrappati ai loro meschini interessi e che ragionano con una mentalità superata, quasi arcaica.

I figli del '900 ci azzeccano poco o nulla in questo secolo, eppure pretendono di dare le carte sempre loro, difendendo odiose posizioni di privilegio costruite in un secolo passato di opulenza, benessere e sicurezza. Mentre i giovani sono tenuti ai margini. Raccontiamo loro la colossale balla che stiamo lavorando per il loro futuro, li trattiamo da bambocci perché fa comodo a noi, li escludiamo da ogni processo decisionale. In Italia è molto peggio che altrove. I 30-40enni all'estero sono manager, dirigenti e politici di primo piano, in Italia sono portaborse di padroni di azienda dell'età dei datteri e di politici rivettati alle loro poltrone da tre decenni.

Per vent'anni ho insegnato ai miei figli a non accettare il mondo così com'è ma ad impegnarsi in prima persona e se necessario a lottare per cambiarlo questo mondo. Oggi non è più tempo di politiche moderate, di centrismo, di renzismo e di democristianità oppure le destre governeranno per i prossimi 30 anni, e se non sarà la guerra a decimare l'umanità lo farà il cambiamento climatico.

Now playing: “La domenica delle salme” Le nuvole – Fabrizio De André – 1990


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Tutte le maggiori istituzioni finanziarie e di analisi economiche internazionali, come Moody's Analytics e Oxford Analytics, certificano che i costi della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico saranno grandi ma saranno nettamente inferiori ai costi (es. da danni diretti, da mancato guadagno, di riparazione e assicurativi) dell'inazione e della mancata veloce e decisa transizione energetica e decarbonizzazione.

Moody's Analytics stima in 69 mila miliardi di dollari da oggi al 2100 i danno diretti e indiretti (escludendo quindi i mancati guadagni e i costi assicurativi e di riparazione) dovuti all'assenza di strutturate strategie di decarbonizzazione a livello globale e in assenza delle urgenti politiche di mitigazione del climate change. Parliamo di una media 1% di PIL mondiale/anno fino al 2100 (in realtà i costi aumenteranno progressivamente con il passare del tempo). Oxford Analytics ribadisce il quadro drammatico già nel breve periodo:-9% PIL mondo da qua al 2035.

La temperatura media globale è arrivata a +1,6°C. Il Mediterraneo è un hotspot climatico: si riscalda di più e più rapidamente della maggior parte delle altre aree del mondo. La temperatura media nei Paesi del bacino del Mediterraneo, nei Balcani e nell'Europa continentale è aumentata di 2,5°C. Le acque del Mediterraneo a giugno (2025) sono state più calde di 5-6°C rispetto alle temperature medie del periodo calcolate sui dati storici. Mare e oceani più caldi crescono di volume e inondano, la salinità dell'acqua aumenta drasticamente sconvolgendo la biodiversità, il normale flusso delle correnti oceaniche e i meccanismi di scambio ossigeno-carbonio con l'atmosfera. Per non parlare del semplice fatto che il calore è energia e che tutta quell'energia accumulata dall'acqua, quando si trasferisce all'atmosfera, trova sfogo nelle catastrofi alluvionali che negli ultimi 5 anni abbiamo visto susseguirsi in Italia e in Europa.

Il 28 giugno (2025) lo 0 termico in Italia è stato a oltre 5100 metri sldm. La cima del Monte Bianco ha registrato, per la prima volta nella storia, una temperatura sopra lo 0 (1,1°C) per tutte le 24 ore.

Si possono elencare all'infinito esempi, dati rilevati e dati empirici inconfutabili sul cambiamento climatico galoppante e sulle sue cause antropiche. La discussione in ambito scientifico non esiste più da almeno tre decenni, esiste ancora nei bar e nei circolini tra una scopa, una briscola e dopo un paio di quartini di vinaccio della casa. Sono quelli che “ha sempre fatto caldo”, “il clima è sempre cambiato”, “basta pulire i tombini e dragare gli alvei dei fiumi”. Sono tutte manifestazioni della stessa grassa ignoranza inculcata nelle menti deboli dalla propaganda negazionista, attraverso media asserviti e centinaia di milioni di bot e troll che appestano i social.

La transizione energetica è una gigantesca opportunità, sostenibile unicamente se sarà fatta cambiando interamente il nostro modello di sviluppo, non con il solito business as usual che ci ha portato dove siamo ora. Sarà difficile e ci saranno pesanti contraccolpi, me non è niente in confronto a ciò a cui andremo incontro con l'inazione. Si deve procedere alla transizione a ritmo spedito prestando più attenzione e dando il supporto maggiore ai soggetti che potrebbero pagarne il prezzo più alto, facendo in modo che non resti indietro nessuno e sostenendo fortemente coloro che malgrado tutto resteranno indietro. Le risorse e le tecnologie ci sono. Manca soltanto la volontà, dei politici e di una parte della popolazione. I cittadini vanno informati, raccontando loro la verità sul prezzo dell'inazione rispetto a quello di un'azione rapida e decisa.

In EU, con l'Italia in prima linea e come dei perfetti idioti a rimorchio della ex-prima potenza mondiale in inesorabile declino sociale, culturale ed economico, stiamo perdendo questa grande opportunità di salvezza e di indipendenza energetica e geopolitica.

Intanto la Cina ha deciso che cosa fare nei prossimi 30 anni. E corre: ogni mese installa rinnovabili (oltre 100GW) quanto tutta l'Europa messa assieme installa in un intero anno, e elettrifica il 100% dei trasporti pubblici e privati di città da 20 milioni di abitanti.

Now playing: “Hallowed Be Thy Name” The Number of the Beast – Iron Maiden – 1982


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

Trascorsi circa 60-65 giorni di fermentazione in damigiana è arrivato il momento della fase finale: l'invecchiamento in bottiglia. La sua durata può variare in base ai propri gusti. Più a lungo sta in bottiglia più il gusto diventa strutturato ma anche meno “beverino”.

In ogni caso, il mio consiglio è che l'invecchiamento in bottiglia duri non meno di 3 mesi. Prendete la vostra damigiana e togliete il tappo con il gorgogliatore. Prima di procedere all'imbottigliamento, ricordatevi di fare un bell'assaggio per rendervi conto della trasformazione avvenuta nell'idromele e annotate ancora una volta la gradazione misurandola con il densimetro.

Per fare il travaso nelle bottiglie procedete esattamente come avete fatto per il travaso dal barattolo alla damigiana: mettete la damigiana su un ripiano più in alto rispetto alle bottiglie e servendovi del travasatore a sifone collegato al tubo di gomma riempite le bottiglie.

Lasciate sul fondo della damigiana i resti dei lieviti esausti insieme al fondo del mosto. Perderete un po' di produzione, ma è normale con la fermentazione selvaggia. Alla fine del travaso, del mosto iniziale di 4,5 lt + 1,5 kg di miele, si potranno riempire tra 7 e 8 bottiglie da 0,5 lt.

Usate soltanto bottiglie da birra in vetro scuro con tappo meccanico. Quelle da 0,5 lt (500 ml) sono perfette. Se preferite usate quelle da 66 cl, sempre con il tappo meccanico o se preferite quello a corona. Il tappo meccanico lo trovo più comodo per una rapida prova olfattiva o un micro-assaggio durante il periodo di imbottigliamento per calibrare l'invecchiamento al mio gusto personale. Non usate i bottiglioni di vino verde da vino.

Se potete, procuratevi una bottiglia da birra della capacità di 2 lt (vedi figura). La apro sempre per ultima, minimo 2/3 mesi dopo la prima, per gustarmi un idromele molto secco, con note amare decise e ad alta gradazione: un idromele da meditazione.

Bottiglie idromele

Come ho già detto la durata dell'invecchiamento in bottiglia dipende dai vostri gusti personali. Le mie produzioni (ricordo sempre che sono produzioni casalinghe a lievitazione selvaggia) hanno una gradazione alcolica che può variare da da 11 a 14,5%.

Buone bevute.

—fine fase 3— —torna alla fase 2—

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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

I giovani scappano dall'Italia. Si sente parlare quasi esclusivamente di quelli che lo fanno per lavoro e terminati gli studi. Ma si sente poco parlare dei tanti, tantissimi che invece all'estero ci vanno per studiare, per prendere una laurea triennale prima e magistrale dopo. La situazione italiana è molto più grave di quel che già si racconta.

Il peggior governo della nostra storia repubblicana insiste nel narrarci un paese che non esiste e nel nascondere la sempre più dura e triste verità.

Quando si tratta dei propri figli non c'è sovranismo e famiglia sovranista che tenga: quello dall'Italia all'estero è un vero e proprio esodo della parte migliore di noi, i giovani.

Fare studiare i propri figli in Francia, Germania o Spagna non costa più che in Italia. Ma la vita da studente e le prospettive lavorative terminati gli studi sono nettamente superiori. La famiglie che se ne rendono conto sono sempre più numerose e se sacrifici devono essere, che lo siano almeno dove ne valga davvero la pena e dove i figli non saranno costretti ad accettare condizioni lavorative e stipendi a livello di terzo mondo. Per esempio la Francia, dove il costo della vita è paragonabile al nostro, forse anche inferiore se non vivi a Parigi, dove le tasse sono un pelo più alte che in Italia ma sanno spenderle abbastanza bene, soprattutto per i giovani.

Il 98% delle università francesi è pubblico. La candidatura a un qualunque corso di laurea triennale o specialistica si fa online all'interno di un unico portale nazionale, il Parcoursup, dove ogni studente può candidarsi fino a 15 corsi di laurea in tutto il territorio francese. Le graduatorie sono definite sulla base del punteggio del diploma, dei voti degli ultimi 2 anni di superiori, delle materie studiate e delle lettere motivazionali. Per ogni corso di laurea scelto è visualizzata la propria posizione in graduatoria, aggiornata un paio di volte al giorno, ed è riportato il numero di studenti accettati sul totale delle richieste ricevute durante le iscrizioni dell'anno precedente.

Nell'arco di 3 settimane, entro fine luglio, il 90% dei posti viene assegnato. Quando un candidato riceve l'accettazione da parte di un ateneo ha 48h di tempo per dare una prima conferma, che deve ritirare se successivamente viene accettato da un ateneo a lui più gradito a cui vuole dare conferma. Il sistema consente allo studente di tenere confermato soltanto un ateneo alla volta. Pre-iscrizione, iscrizione e pagamento delle tasse universitarie statali per il corso di laurea prescelto si fanno sempre all'interno di Parcoursup.

Tutte le università pubbliche francesi costano 285 euro/anno (retta+tassa di iscrizione 2024). In quasi tutti gli atenei non e richiesto l'acquisto di alcun libro di testo. Le lezioni sono accompagnate da dispense digitali scaricabili dalla intranet dell'università. Per passare gli esami basta studiare su quelle e frequentare regolarmente le lezioni e le eventuali esercitazioni.

Il costo dell'affitto di un appartamento in coloc (co-locazione con altri studenti/lavoratori), escludendo Parigi, può variare da 350 a 550 euro/mese spese incluse. Il costo dell'affitto di un T1 (camera singola di 18-20mq con bagno privato e angolo cottura) in una residenza universitaria privata, varia da 450 ai 750 euro/mese. Mediamente 100-150 euro/mese in meno se si tratta di un T2, con 2 camere e in condivisione con un altro studente.

Le residenze universitare pubbliche (CROUS) ovviamente costano meno, ma hanno graduatorie molto lunghe, sono accessibili da uno straniero solo dopo un anno di residenza in Francia e sono riservate agli studenti di famiglie con ISEE-equivalente basso.

I contratti di affitto privati sono praticamente tutti in regola. Gli annunci si trovano su diversi portali specializzati, dove è garantita massima tasparenza e correttezza delle informazioni e delle condizioni di affitto. Il nero esiste, ma in percentuali minime dato che è molto rischioso (il fisco controlla sul serio!) e non particolarmente conveniente, dati i prezzi medi abbastanza abbordabili degli affitti in regola. A Parigi il discorso è diverso: per un coloc si arriva a 600-900 euro/mese.

Le garanzie economiche richieste per il contratto di affitto? Se sei uno studente è sufficiente caricare sul portale nazionale della CAF (Caisses d'Allocations Familiales) il proprio certificato di iscrizione all'università, il proprio documento di identità e l'indirizzo di domicilio. Senza richiedere nessun'altra informazione, e gratuitamente, entro 72h la CAF invia un'e-mail con il pdf del certificato di garanzia statale per la locazione, la Visale, che è accettata da tutti i locatori privati e da tutte le residenze studentesche. Lo Stato francese si fa garante verso il locatore di un massimo di 36 mesi di affitto non pagato dal parte dello studente. Con la Visale in mano, i locatori non chiedono nessun'altra garanzia.

Inoltre, a ciascuno studente universitario, non importa se francese o straniero, lo Stato eroga un contributo mensile minimo per l'affitto di 200 euro/mese, o maggiore in caso di basso ISEE-equivalente francese, che uno straniero può richiedere trascorso il solito anno di residenza in Francia.

Infine, il mercato del lavoro spalanca letteralmente le porte ai giovani studenti volenterosi, rispettati e ben considerati, che vogliono lavorare durante i mesi di studio e/o nei mesi estivi. Il salario minimo universale francese è di 11,65 euro/ora lordi (2024). Le due aliquote IRPP (IRPEF italiana) più basse sono dello 0% fino a 10.777 euro/anno e 11% da 10.778 a 27.000/anno. I contratti in nero in Francia sono una percentuale irrisoria rispetto all'Italia, per così dire fisiologica comune a tutti i Paesi europei civili.

Fatevi i conti di quanto può guadagnare un ragazzo che trovi un lavoro part-time (magazziniere, cameriere, commesso, ecc.) di 16 ore/settimana. Ovviamente le maggiorazioni per le ore notturne e per i festivi sono garantite.

Ecco perché, dopo che mio figlio ha sposato con entusiamo l'idea di andare a fare l'università in Francia e concluso il primo anno di corso, posso serenamente dire che è stata in assoluto la migliore decisione presa da decenni, sotto ogni punto di vista, incluso quello economico. Ora è il momento di darsi da fare per dare la stessa opportunità alla secondogenita.

Now playing: “I surrender” Difficult to Cure – Rainbow – 1981


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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio

I referendum sul lavoro non raggiungeranno il quorum, non arriveranno al 40%. Triste dirlo ma le cose andranno così. Ne ho la conferma con le persone che incontro tutti i giorni, con cui parlo al telefono e sui social.

Non andranno a votare proprio quelli che invece dovrebbero votare Sì. I referendum riguardano loro, lo so perché li conosco tutti.

A non votare saranno soprattutto i trentenni e quarantenni. Coloro la cui situazione lavorativa attuale è più incerta, precaria e debole. E quella del prossimo futuro lo sarà ancora di più se non si ribellano, non lottano e nemmeno vanno a votare per i propri diritti. Saranno loro i più sfruttati e tartassati. Sono quelli a cui manca ancora una vita lavorativa prima della pensione. Pensano sul serio di poter andare avanti così per altri 25-35 anni, almeno?

Non c'è più una coscienza di classe: la classe lavoratrice in Italia non esiste più. Esistono solo gli schiavi e i loro padroni. Ma gli schiavi di un tempo si battevano fino alla morte per avere dei diritti e avevano una coscienza collettiva. Ma gli schiavi italiani di oggi sono stupidi, indolenti, menefreghisti e fatalisti.

Il padrone se la ride e si sfrega le mani. Quando lunedì sera vedrà i risultati si sganascerà dalle risate e il giorno dopo tornerà in ditta a vessare, ricattare, sfruttare e a guardare negli occhi i propri dipendenti con la certezza, confermata il giorno prima, di avere di fronte dei perfetti coglioni.

Il sacrificio dei nostri nonni è stato vano. La democrazia non ci merita. Siamo un popolo di sudditi, meritiamo di vivere sotto la dittatura o la monarchia. Se non voti o voti No, o sei il padrone o sei un servo del padrone.

Now playing: “Fade to Black” Ride the Lightning – Metallica – 1984


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