Bouvetøya

L'arrivo a Bouvetøya fu segnato da un'impietosa e feroce sferzata di vento che gettò a terra Wilson e Calvin, dissolvendo in un istante le nebbie che li avvolgevano.

Kirsten, invece, rimase ben salda ed eretta. I suoi piedi scalzi calcavano senza fastidio alcuno il terreno ricoperto di neve. Il corridoio era scomparso ed erano riemersi sull'isola.

Ci misero qualche minuto a risollevarsi da terra, a causa del vento e dell'ingombro provocato dalle tenute artiche e gli zaini. Una volta in piedi, attraverso le maschere da sci, videro che Kirsten era avvolta da una specie di bolla: il vento e la neve scivolavano sulla sua superficie, senza arrivare alla donna. Sotto i suoi piedi, la neve si scioglieva e il terreno seccava.

« Sembrate due babbi natale. Ma con meno fascino» fu il suo commento gridato nel fragore del vento « Da che parte andiamo? Spero non ci siamo materializzati troppo lontano!»

Calvin si avvicinò ai due e alzò l'avambraccio destro. Con la sinistra aprì un lembo della manica, che dava accesso a una superficie trasparente, attraverso la quale poteva consultare il suo orologio digitale. Dopo un paio di tocchi a un pulsante, apparve una minuscola mappa con un pallino rosso lampeggiante. Girò su se stesso finché la pallina non si posizionò proprio di fronte a loro. Poi indicò quella direzione.

« Distanza?»

Lui alzò una mano con indice e medio alzati.

« Immagino due chilometri. Non sarà una passeggiata in questa tempesta.»

Si mise davanti ai due uomini, aprendo la via nella neve con la sua bolla.

Dopo una manciata di minuti si fermò, alzando la mano destra per avvertire i due compagni.

« Lo sentite anche voi questo ronzio ritmico?»

Wilson e Calvin si misero in ascolto: sentire qualcosa nella tormenta di neve era quasi impossibile nelle loro condizioni. Eppure, dopo un po', dal rumore di fondo si distinse un ronzio, un ronzio che si ripeteva con un certo ritmo. Calvin annuì decisamente e gridò la spiegazione.

« Siamo vicini ai generatori eolici! Ce ne sono tre grandi e sei piccoli, distribuiti qui intorno. Con questo vento, forniscono quasi tutta l'energia per far funzionare la stazione di ricerca! Non dobbiamo essere troppo lontani!»

La Strega annuì e riprese il cammino.

Il terreno prese a salire, rallentando la loro avanzata. Ma quando arrivarono al crinale, ebbero una visione d'insieme della stazione che giaceva poco sotto di loro.

La struttura era complessa, formata da moduli dalle forme arrotondate per diminuire l'attrito con i venti fortissimi della zona. La maggior parte era fissata su strutture metalliche, simili a palafitte, che li tenevano staccati dal suolo per migliorare l'isolamento. I moduli a terra dovevano essere depositi e stazioni di misurazione e uno, data l'ampiezza, era probabilmente adibito ad hangar.

Tutta la struttura era edificata all'interno di un cratere, sul cui bordo ora stavano i tre compagni di viaggio. I medesimi bordi frangevano il vento, riducendo la violenza della tempesta al suo interno.

Kirsten intraprese la discesa con prudenza, con gli altri due sempre al seguito.

Dopo un po' sorrise piacevolmente sorpresa.

« Il terreno è singolarmente tiepido. Forse questo cratere non è meteorico, ma vulcanico.»

Calvin annuì nuovamente.

« Dalle schede tecniche, ho letto che è il laboratorio è stato costruito qui per questo motivo! La sua camera magmatica è a chilometri da qui, nel cratere principale, quindi non c'è pericolo!»

La Strega rise, mentre si avvicinava alla stazione.

« Questo lo credete voi, sciocchi!»

Si fermò a cinquecento metri dalla stazione, il vento era calato abbastanza da riuscire a parlarsi senza gridare, sebbene la neve continuasse a cadere.

« Un po' buia questa base, non credete?» commentò lei, osservandola.

In effetti, le uniche luci accese erano quelle dei lampeggianti di emergenza disseminati un po' ovunque, che spargevano raggi incrociati di luce rossa e arancione.

« Se le pale eoliche funzionano, come abbiamo sentito, è impossibile che siano senza energia.»

A quel punto intervenne Wilson.

« Possiamo parlare di tutto questo al chiuso? Agente, troviamo una porta ed entriamo. Poi discutiamo del brutto tempo e di tutto il resto.»

Calvin indicò un punto poco lontano e si incamminarono.

Giunsero davanti a una porta di metallo con un sistema di chiusure a leve simile a quello che si poteva trovare sulle navi, o sui sommergibili. I due uomini afferrarono le due leve più lunghe e fecero forza per sbloccarle. Ci volle qualche secondo perché il ghiaccio cedesse. Un clang fragoroso e metallico annunciò lo sblocco e spinsero la porta verso l'interno.

Kirsten si fiondò dentro, seguita dagli altri due che spinsero la porta per chiuderla, facendo poi scattare nuovamente il meccanismo. Finalmente erano al chiuso.

« Non toglietevi ancora nulla» li avvisò la donna « Qui fa freddo come fuori, solo non c'è il vento.»

« Si tratta della camera stagna. In questi ambienti limite, si vive come si fosse nello spazio, o sotto acqua. L'isolamento ambientale è fondamentale.»

Sulle pareti si trovavano armadietti dotati di maniglie plastiche. Al loro interno erano presenti tute e attrezzature da esterno, di ogni genere: piccozze, cordame, moschettoni, ramponi, torce elettriche, bengala.

Calvin si appressò all'altra porta, speculare a quella appena passata. Guardò dentro all'oblò con il vetro appannato.

« Ok, lì dentro farà sicuramente più caldo. Andiamo?»

« Andiamo» rispose Wilson, afferrando una delle due leve e lasciando all'agente l'altra.

Un nuovo rumore metallico e la porta si aprì.

Sfilarono all'interno e Calvin chiuse dietro di loro, tornando a sistemare le leve per sigillare il tutto.

La stanza era piuttosto ampia e quasi del tutto occupata da armadietti e tubature costellate di quadranti debolmente illuminati, con spie lampeggianti e fisse di vari colori. La temperatura era meno rigida, al punto che Wilson si abbassò il cappuccio, tolse la maschera e abbassò il paravolto.

« Ci saranno una ventina di gradi, qui. Umidi, invero, ma almeno non rischiamo di buscarci un malanno.»

Calvin camminava tra le attrezzature e i macchinari.

« Ho l'impressione che ci troviamo nella sala macchine. Queste sono stazioni di pompaggio e filtraggio... qui l'impianto di condizionamento e purificazione dell'aria» si fermò davanti a una serie di tre grossi cilindri che andavano in altezza a toccare il soffitto della struttura « E questi sono gli impianti geotermici.»

La Strega si guardò attorno disgustata.

« Non dovrebbe fare più caldo? Ho ridotto il mio scudo termico, ma a ben vedere, forse stavo meglio fuori, nel Bianco.»

« Dovrebbe, ma i quadranti degli impianti sembrano tutti in standby.»

Wilson corrugò la fronte.

« Possiamo riattivarli? un po' di calore ci aiuterebbe a lavorare in maniera più confortevole.»

« Posso provarci. Non sono un tecnico, ma forse la tecnologia può venire in nostro aiuto.»

« Sarebbe la prima volta» fu il commento caustico di Kirsten.

Calvin si avvicinò a quella che sembrava una stazione di lavoro: su un'ampia scrivania erano appoggiati numerosi monitor e una stazione pc. Si tolse lo zaino, estrasse il suo tablet e con un cavo lo collegò a quello che doveva essere il computer di controllo. Prese uno sgabello poco lontano e si mise alla tastiera.

« Mi ci vorrà un po' a capire come siamo messi.»

« Fai il possibile.»

« Azrael! Vieni qui.»

Wilson diede una pacca sulla spalla a Calvin e poi raggiunse Kirsten, che si era avvicinata a una piccola scala in metallo che portava a un'altra porta sigillata. A differenza delle altre due, questa era evidentemente meno meccanica e più ad alta tecnologia. Assomigliava molto a un portellone di una nave spaziale.

« Che succede?»

« Volevo solo ti allontanassi da quello là.»

« Ha un nome: Calvin.»

« Non mi interessa. Secondo te cosa c'è oltre quella porta?»

« Il resto della stazione, immagino.»

« Questo lo so. Ma chi troveremo?»

« Una domanda meno banale di quello che potrebbe sembrare. Se, come dice Calvin, è tutto in standby, mi chiedo se ci sia qualcuno vivo.»

« Ti ricordo che stiamo parlando di Shiryu, qui.»

« Ne sono conscio. Ma da quando Calvin è venuto a dirmi che era scomparso è passato del tempo. E loro avevano perso i contatti tempo prima. Non so da quanto tempo i sistemi interni siano in standby, ma è impensabile sopravvivere qui a queste temperature senza supporto di calore ed energia. Forse Calvin riuscirà a dirci la situazione, appena avrà concluso di collegarsi.»

« Sono molto preoccupata e ci stiamo muovendo troppo lentamente.»

« È solo prudenza, Kirsten» rispose Solo, abbassando ulteriormente la voce « Le condizioni e la situazione sono piene di incognite e non possiamo rischiare di andare incontro a qualcosa che ci fermi. Potremmo essere l'unica speranza di Shiryu.»

Lei inspirò ed espirò a fondo, poco soddisfatta. Wilson le sorrise debolmente.

« Lo so che l'inazione è snervante, ma arriverà il tuo momento. Altrimenti non saresti qui. Anzi, ti andrebbe di fare un po' di esplorazione?»

« E come dovrei fare, di grazia? Sono circondata da metallo! Non posso entrare in contatto con gli elementi!»

« Ne sono conscio. Ma respiriamo, quindi Aria è un buon punto di partenza. Con essa puoi cogliere cambi di pressione o di temperatura, no? E quel bocchettone per l'aerazione sembra così disponibile...»

Kirsten seguì lo sguardo di Wilson, rivolto ora a una griglia che si apriva su un ampio sistema di tubi che sparivano in una parete poco lontana.

« È un'idea, ma non assicuro nulla.»

Wilson si chinò su di lei, per mormorarle all'orecchio.

« Da quando sono arrivato qui dentro, ho provato a percepire qualcuno o qualcosa. Non ho sentito niente. E per niente intendo nulla di niente. Nemmeno un insetto.»

Lei socchiuse gli occhi, fissandolo.

« I Sussurri?»

« Nemmeno uno, Kirsten. E nemmeno un'eco mentale residua. Questo posto è morto, escludendo noi.»

« Non è possibile, forse solo nel Buio può esistere un simile stato di appiattimento della Vita. Lasciami cercare: se c'è qualcosa, lo trovo.»

Wilson fece un passo indietro, mentre la Strega già mormorava le sue formule di evocazione. L'Aria attorno a lei si intorbidì per qualche attimo, poi vibrò in sottili filamenti che, impalpabili e quasi invisibili, si infilarono lungo la griglia.

L'uomo si riavvicinò a Calvin.

« Progressi?»

« Ho stabilito il perché di questo stato delle cose, almeno qui dentro: il sistema è in blocco a causa di un sovraccarico di energia. Provocato da cosa, non saprei.»

« Danni?»

« Non apparenti. Questo protocollo indica che in caso di sovraccarico generale ai sistemi, a livello critico, porta tutto a uno stato di ibernazione. Quindi tutto si spegne, mantenendo solo un regime di attività minima per evitare il blocco totale e il congelamento della struttura.»

« Ma non delle persone al suo interno? Perché da come la presenti, suona così.»

« Temo che il senso sia quello. È una struttura da miliardi di...»

« Non continuare, agente. Rischi di subire un brutto trattamento e magari non ne hai colpa. Dare più valore agli oggetti piuttosto che alle persone è uno dei motivi per i quali c'è il Buio.»

Calvin deglutì e continuò a lavorare sulla tastiera.

« La buona notizia è che c'è parecchia energia.»

« In che senso?»

« Il parco eolico funziona a pieno regime, non si è mai fermato. Essendo andato tutto in blocco, i pannelli di batterie e gli accumulatori hanno comunque continuato ad assorbire energia. È un sistema passivo con un circuito di scarico per evitare che si brucino. C'è un leggero surplus, circa un 20%, ma è tipico delle batterie utilizzate in questi ambienti, per garantire margini operativi più ampi di quelli previsti dai protocolli di costruzione.»

« Quindi possiamo riaccendere tutto.»

« Rifletterei su questa opportunità. Senza sapere cosa ha mandato tutto a dormire, rischiamo che si riproponga il problema. Come un corto e un sistema salva-vita in un comune appartamento.»

« Qual è l'alternativa? Se vogliamo entrare, ci serve energia.»

« Potrei forzare la porta.»

« Ti do una notizia, agente Ross. La serratura è magnetica e, per quanto tu sia bravo, senza energia quella non scatta. A meno che tu non abbia capacità segrete che io non conosco.»

« Ehm, temo di no. Quindi che faccio? Accendo?»

« Suppongo che ci sia un modo per non riattivare tutto insieme. Puoi riaccendere una cosa alla volta?»

« Certamente, la console è attiva.»

Wilson si guardò attorno.

« Tra i sistemi, qual è quello che impiega meno energia per funzionare?»

Calvin consultò il pannello.

« La centrale geotermica. È strutturata come un sistema semi-passivo. Le barre verticali scendono di parecchie decine di metri nel terreno fino a una fonte calda e la trasmettono senza necessità di energia. Solo la pompa di distribuzione la richiede.»

« Allora diamo una temperatura più gradevole a questo posto.»

Le dita dell'agente picchettarono sulla tastiera.

« Con questa non solo si inizierà a scaldare l'ambiente, ma ci sarà anche disponibilità di acqua calda.»

Poco più in là, la centrale geotermica si riaccese, emise alcuni ronzii e successivamente le tubature sibilarono mentre tornavano a riempirsi di liquido. In pochissimo tempo si sentì la differenza.

« Qui la temperatura cambia prima, per il calore sprigionato dai macchinari. La camera di raccolta della centrale geotermica è sicuramente quella più calda.»

Wilson si stava già slacciando la tuta artica per aprirla.

« Ok, passiamo al prossimo.»

Calvin già stava lavorandoci.

« Circuito di areazione in riavvio. A questo punto, rendiamo gradevole anche il resto della stazione.»

Wilson ascoltava Ross mentre enunciava i sistemi minori che riattivava man mano, senza che niente si spegnesse.

« Infine, la prova del nove: il circuito elettrico. Si dovrebbero accendere luci e tutti gli impianti elettrici ed elettronici.»

« Speriamo bene.»

« Per scrupolo, riattivo un settore alla volta.»

« Apprezzo la prudenza.»

Calvin annuì e si concentrò sulla console.

« Ok, Sala Macchine...»

La luce si diffuse rapidamente, i pannelli delle pareti effondevano un ampio lucore in grado di illuminare in maniera naturale come se fosse giorno. Si udì un grugnito da Kirsten.

« Avete finito di giocare? Sto lavorando!»

« Quasi, Mater. Sii paziente. Tra poco la stazione tornerà operativa e potremo entrare.»

« Dormitori... Sala Comune... Laboratori... Mensa... Sala Ricreativa... Magazzino... Corridoi... Finito!» annunciò Calvin alzando le dita dalla tastiera.

A suggellare il momento, si udì distintamente il ronzio e lo scatto della serratura magnetica che teneva bloccata la porta che introduceva alla stazione. Tutti e tre la guardarono, per qualche momento, come se qualcuno o qualcosa dovesse entrare.

Ma non accadde nulla.

Kirsten smise di salmodiare e rilassò le braccia. Wilson le si fece appresso.

« Allora?»

« Niente. Niente di niente. O è ben nascosto, o davvero questo luogo è morto, in qualsiasi senso possibile. Mi è capitato pochissime volte di ritrovarmi in una situazione simile. È... inquietante.»

« Detto da te lo è di più, credimi. Staremo in guardia, allora.»

« Direi. Per fortuna avete resto questo posto più adatto alla vita umana, quindi le energie che sprecavo per mantenermi calda posso usarle in altro modo.»

Solo annuì e si rivolse a Calvin.

« Agente, prepariamoci a entrare. Andiamo con prudenza. Le sensazioni che abbiamo sia io che la Strega non sono positive.»

« Ah, fantastico.»

I due uomini si tolsero le tute artiche, riponendole ordinatamente sul tavolo vicino. Calvin indossò quello che sembrava essere un giubbotto antiproiettile e una serie di fondine assicurate in cintura, alle cosce e alle caviglie. Ciascuna venne riempita di un'arma diversa.

Kirsten sbuffò.

« Vai in guerra, agente?»

« Meglio un guerriero a dissodare un campo che un contadino gettato in battaglia. Io non ho i suoi poteri a difendermi. Faccio con quello che ho.»

Wilson salì i cinque scalini di metallo appoggiando, per poi guardare attraverso il piccolo oblò che dava sull'interno. La luce illuminava ora un corridoio vuoto. Calvin gli si appressò, impugnando una pistola a due mani, tenendo le braccia stese e puntandola a terra.

« Entriamo noi e poi tu, Mater.»

« Prego, granduomini!»

Wilson scosse la testa e aprì di colpo la porta, che scivolò silenziosa sui cardini pneumatici. Calvin si introdusse rapidamente nel corridoio, puntando l'arma in una direzione, poi in quella opposta.

Nessuno.

« Libero.»

Wilson entrò, guardandosi a sua volta intorno. Il corridoio era illuminato in maniera uniforme, la luce sembrava provenire da tutte le direzioni. Nessun rumore, se non una sorta di ronzio di sottofondo, dovuto probabilmente alle strutture e agli impianti.

Mentre Calvin consultava il tablet per decidere in che direzione rivolgersi, Wilson sembrava ascoltare l'aria, senza trovare apparente risposta.

Nessun Sussurro, nessuna eco mentale.

Era da tempo immemore che non sentiva una simile calma nella sua mente. Una cosa che lo disorientava un po', come quando si spegne di colpo un phon dopo averlo ascoltato per lungo tempo. L'orecchio interno si è sintonizzato e ci mette un attimo a riequilibrarsi.

Fu questione di un attimo, Calvin fece appena in tempo a dare una voce.

« Professore!»

E già si trovava coinvolto in un corpo a corpo con quello che sembrava un soldato completamente ricoperto di una tuta tattica e con il volto coperto da una maschera con le fattezze di un demonio.

Grazie all'avviso di Ross, Wilson riuscì a scostarsi quel tanto che bastava ad evitare un colpo di manganello tattico, di quelli che si estendevano a scatto. Guardò di sottecchi il suo avversario, del tutto analogo a quello con cui stava facendo a cazzotti Calvin.

Evitò di un soffio un secondo tentativo, ma non fece nulla per cercare di colpire l'avversario. La sua mente era concentrata su di lui. Ne riusciva ad anticipare i movimenti, ma non c'era una mente da controllare, sotto quella maschera. La situazione rischiava di diventare uno stallo, con lui che schivava e l'altro che provava a colpirlo, aumentando le finte e gli scarti.

A rompere l'equilibrio ci pensarono altri due compagni degli aggressori, che arrivarono da un corridoio laterale per dare manforte.

« La situazione si mette male!» gridò a Calvin, che proprio in quel momento aveva colpito duramente il suo nemico, mandandolo a terra. Puntò la pistola, ma una improvvisa quanto improbabile folata di vento lo scostò mandandolo a cadere dietro Wilson. Dalla porta pneumatica emerse la Strega.

La sua pelle era diventata ancora più pallida, i suoi capelli lunghi ora fino a terra erano striati di ciocche rosse accese come il fuoco, un fuoco che ardeva ma non bruciava. Le sclere dei suoi occhi erano nere come iride e pupilla, l'espressione del suo volto una maschera terrificante di furore.

Sollevò la mano sinistra piegata ad artiglio, portandola all'altezza della propria spalla: il soldato appena abbattuto da Calvin venne sollevato da terra da una forza invisibile. Si era portato le mani al collo, scalciando disperatamente, come se qualcosa lo stesse soffocando.

Gli altri tre ebbero un attimo di esitazione.

Kirsten Sorendatter chinò la testa leggermente a destra, squadrandoli disgustata.

« Ynkelig...»

La mano sinistra si piegò rapidamente di lato. Uno schiocco secco, sinistro e il soldato appeso smise di scalciare all'istante.

« Måtte hjertet ditt briste» scandì con voce potente.

I tre si portarono le mani al petto, cadendo in ginocchio. Lei camminò lentamente, i suoi piedi candidi spuntavano dalle lunghe falde della veste nera sbrindellata. Quando arrivò tra di loro, erano già a quattro zampe, incapaci di emettere suoni se non ansiti strozzati.

« Dø!»

I tre si accasciarono di schianto, esanimi.

Wilson aiutò Calvin a rialzarsi. La Strega riprese pian piano fattezze umane.

Ross si chinò sul suo avversario e con un gesto deciso gli sfilò la maschera. Emise un grido strozzato di spavento: pur essendo di carne e ossa, il soldato era del tutto privo di volto. Un lembo unico di pelle partiva dalla linea dei capelli e scendeva fino al collo. Non c'era nemmeno un accenno di sembianze umane.

« Ma... Ma cosa sono?!?»

Kirsten stava per rispondere, quando sgranò gli occhi e puntò il dito verso di loro.

« Wilson! Alle spalle!»

Solo si voltò cercando di accennare a una schivata.

Ma l'ultima cosa che vide fu un cerchio rosso che lo colpiva in pieno volto.

Mille scintille gli esplosero negli occhi, la fronte rintoccò per l'impatto con una nota di morte che fece divenire tutto buio.

L'ultima cosa che udì fu una maledizione della Strega.

Un dolcissimo canto, per un morente.

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Sommario
Pilot - Prologo
Il Colonnello e l'Agente
Missione Compiuta
Rendez vous
In volo
La Via de la Santa Muerte
Il Passaggio
La Foresta Nera
Mater Obscura
Nella Nebbia
Season Finale - Bouvetøya

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Mondo Oscuro / World Obscure by Wilson Solo aka Lo Zio is licensed under CC BY-NC-ND 4.0