Prologo

Avete idea di come sia scendere con un paracadute rotto, in piena notte, nei cieli di Scozia? Ecco, trovo difficile descriverlo, dato che in questo momento sto lottando per non precipitare in mare e non spiaccicarmi a terra.

È piena notte, l'aereo è esploso non so nemmeno il perché e l'unico colpo di fortuna è che avevo già indossato il paracadute, quando sono stato sbalzato all'esterno. I rottami roventi del velivolo hanno fatto il resto del danno.

Mi scappa di urlare, mentre mi affanno a raccogliere tra le dita ricoperte dai guanti tattici i cavi svolazzanti del paracadute, con un iniziale insuccesso. Questa caduta libera incontrollata mi dà il tempo di vedere un insperato punto di riferimento nel buio che mi circonda.

Spero tanto che non sia il Buio. Quello con la B maiuscola. Significherebbe che sono più fottuto di quanto già non lo sia.

Il punto di riferimento, dicevo: una fiamma. Un fuoco. Un rogo? Perché mi è venuto in mente questo termine.

Afferro appena in tempo l'ultimo dei cavi direzionali del paracadute, giusto il tempo di tirarli disperatamente e dare una parvenza di direzione a una discesa troppo, troppo veloce.

Grido, un misto di paura e rabbia disperata.

26 schifose missioni e ci lascio le penne alla 27esima per un maledetto incidente.

Ok entrare nel Club 27 fa gran figo, ma nessuno lo verrebbe a sapere.

Abbasso le braccia violentemente, tirando con quanta forza riesco a dare, irrigidendo gli addominali e sollevando le gambe dritte davanti a me, i piedi a martello.

Lo strappo mi toglie il fiato, ma riduce di molto l'impatto con il terreno.

Percepisco una folata di vento rovente, probabilmente sono passato appena sopra o attraverso quel fuoco che ho visto dall'alto. Ho gli occhi serrati dietro gli occhiali protettivi.

Rotolo, cercando inutilmente di controllare una caduta che già a vedermi vivo ora è un miracolo.

Rotolo fino a farmi fermare da una pietra grossa il doppio di me.

Buio.

§§§

Mi risveglia una sferzata gelida che mi percorre tutto il corpo come un'esplosione.

Alzo la testa che mi pare di svariate misure più ampia del cranio che la contiene e grido. Almeno ci provo: sono imbavagliato così bene che a stento riesco a muovere la mandibola.

Sono anche bendato, posso muovere la testa a destra e a sinistra, cosa che mi fa esplodere un dolore inenarrabile alla cervicale.

Freddo, cazzo! Un freddo dannato!

Sono nudo!

Inizio a tremare scompostamente, ma meno di quanto creda.

Non sono semplicemente legato: sono impastoiato.

Chi mi ha ridotto così non si è preso la briga di legarmi a una sedia, ma ha fatto in modo di impedirmi qualsiasi tentativo di liberarmi. Mi ha addirittura legato ogni singolo dito delle mani separatamente allo schienale della sedia.

Ogni articolazione è serrata allo stesso modo. Deglutisco, quando riconosco il materiale di ciò che mi lega: la plastica antitaglio delle stringhe che utilizzo come manette d'emergenza.

Stai fermo. Sei nudo e impotente. Sei venuto a casa mia e ora mi dirai perché. Se opporrai resistenza, morirai al gelo e nessuno si ricorderà di te.

Giuro che ho sentito questa voce nella mente. Una voce senza tono, senza timbro, asettica e priva di qualsiasi emozione. Mi irrigidisco, cercando di contrastare il tremito del freddo e annuisco con forza, anche se un nugolo di aghi di dolore ghiacciati mi esplodono nella fronte.

Qualcuno o qualcosa afferra la sedia dove sono avvinto e la piega indietro. Sento il legno strisciare su altro legno e nel giro di pochi istanti il vento si fa meno forte, sino a svanire. Con lui, viene meno anche il freddo.

Ci metto quasi un minuto a percepire il calore di un ambiente chiuso.

Non sento passi, dietro o attorno a me, ma di sicuro qualcuno c'è. Ma è silenzioso, ai limiti dell'impossibile: non sento neppure il suo respiro.

Le probabilità che un appassionato di paracadutismo faccia un lancio la notte di All Hallows' Eve nei cieli di Scozia dopo l'arrivo del Buio sono molto prossime allo zero. Quindi sei qui per precisa volontà e dato che io e la mia dimora siamo le uniche cose di un qualche interesse nel raggio di molte leghe, stai cercando me.

Deglutisco di nuovo, la voce nella mente è qualcosa ai limiti del disgustoso. Il fatto che possa arrivarmi senza alcun filtro è insopportabile. Mugugno qualcosa, più per cercare di convincere il mio ospite a togliermi il bavaglio che per dire qualcosa di concreto.

Al tempo, al tempo. Quando vorrò risposte da parte tua, te lo toglierò.

Cazzo, mi legge nella mente. L'affare si fa serio, forse anche oltre le aspettative.

Il tuo bagaglio è molto interessante. Un set completo da interrogatorio, con tanto di droghe e stimolanti. Più un necessaire da tortura minimale ma di tutto rispetto. Non so come prendere questa cosa. Dovrei essere preoccupato o risentirmi per essere così sottovalutato? Davvero pensavi di potermi cogliere così di sorpresa al punto da arrivare ad utilizzare tutto questo armamentario su di me?

Scuoto la testa, con forza e fregandomene del dolore. Mugugno nuovamente, ma non troppo forte, non voglio pensi che lo sto implorando. Voglio mi tolga il maledetto bavaglio per spiegare chi sono e perché sono qui.

Lo strappo quasi mi porta via le labbra e mi spezza il collo.

Ma mi faccio trovare pronto.

« Sono Calvin Ross! Devo parlare con Wilson Solo!»

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Sommario
Pilot - Prologo
Il Colonnello e l'Agente
Missione Compiuta
Rendez vous
In volo
La Via de la Santa Muerte
Il Passaggio
La Foresta Nera
Mater Obscura
Nella Nebbia
Season Finale - Bouvetøya

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Mondo Oscuro / World Obscure by Wilson Solo aka Lo Zio is licensed under CC BY-NC-ND 4.0