Mater Obscura
Calvin guardava con gli occhi sbarrati la figura esanime di Wilson, a terra.
Davanti a lui la piccola vichinga saltellava tutto intorno gioendo dell'omicidio appena compiuto.
« Ma... Ma cosa hai fatto?!?» esplose finalmente Calvin, riuscendo finalmente a sbloccarsi.
« Aveva detto che non ci sarei mai riuscita! Ogni volta che ci siamo visti ci ho provato. Stavolta ci sono riuscita! Il Vecchio è morto!»
Morto? Mi sembra un po' eccessivo, piccola.
La ragazzina smise di saltellare, guardando in maniera interrogativa Ross, che la guardò a sua volta e scosse la testa.
« Non guardare me, non sono io.»
No, non è lui, piccola. Ammetto che stavolta ci sei proprio andata vicina. Ero distratto dalla fuga dalla foresta. Per fortuna mi ha raggiunto un Sussurro appena in tempo.
Dinanzi agli occhi di Calvin e della ragazzina il corpo di Wilson si dissolse lentamente nel crepuscolo. Tutto svanì: il cranio spaccato, l'accetta, la chiazza di sangue e cervello. La ragazzina si guardò le mani e scoprì che aveva entrambe le armi ancora strette nei suoi pugnetti pieni di graffi e calli. Guardò alla propria sinistra e vide Solo accosciato al suo fianco.
« Piccola Disìr, lo sa tua madre che ti attardi sino a tardi fuori dalle mura che vi riparano?»
« Sono cresciuta, Vecchio. So difendermi.»
Wilson sogghignò e si rimise in piedi.
« Ti va di accompagnarci? Devo vedere la Signora.»
« Nessuno entra nel Gineceo, Vecchio.»
« Speriamo che tua madre faccia un'eccezione, o siamo morti.»
« Potevi pensarci prima di venire qui» rispose la piccola, infilando le accette nelle fodere assicurate alla sua cintura « Ma se volete fare un tentativo, seguitemi. Ormai la notte arriva.»
Wilson aiutò Calvin a rialzarsi.
« Ma come... Lei?»
« La piccola Disìr ha il compito di uccidermi dalla tenera età di 6 anni. Diciamo che è la sua piccola prova per diventare altro.»
« Altro? Altro cosa?»
« Considerate le pitture che la abbelliscono, direi che è prossima a divenire una Shieldmaiden. E poi il passo sarà divenire una Valchiria.»
« Professore, le sue spiegazioni sono sempre così semplici eppure incomprensibili.»
« Muoviti, agente.»
Accelerarono il passo per non restare troppo indietro.
« Ho dovuto usare i miei poteri psichici per far credere a Disìr che fosse riuscita nel suo intento e si calmasse.»
« La facilità con la quale agisce sulle nostre menti mi spaventa.»
« Spaventa di più me, credimi. A volte nelle menti altrui si trovano cose che sarebbe meglio non scoprire.»
La ragazzina si era fermata davanti a un robusto caseggiato a pianta rettangolare, a tre piani. Il primo piano era illuminato, benché le finestre del primo piano fossero serrate e avessero le inferriate.
Nella notte ormai calata, si udì il lontano ululato di lupi. Molti lupi.
La vichinga diede alcuni colpi sul robusto assito della porta, una vecchia porta di legno massiccio con un infisso e la struttura rivestite di lastre di acciaio brunito. Poi fece suonare il campanello.
I lupi tornarono a ululare.
« Vengono anche in città?» domandò Calvin, guardandosi attorno preoccupato.
« Spesso e volentieri. Se vuoi te li faccio vedere.»
« Non ci tengo, ragazzina.»
Wilson scosse la testa.
« La Signora ha sempre avuto un ottimo rapporto con i lupi.»
La porta si spalancò e la faccia incarognita di una donna dapprima squadrò Disìr, poi lanciò uno sguardo torvo agli altri due.
« Entrate prima che arrivi qualcosa di peggio dei lupi.»
Si infilarono nello spiraglio aperto dalla donna, che richiuse la porta dietro di loro. Si trovavano in una astanteria non più larga di cinque metri. La ragazzina sedette su una panca che occupava una delle pareti della stanza. La donna era impegnata a chiudere con robusti chiavistelli e aste di acciaio la porta. A lavoro terminato, sarebbe stato assai difficile entrare.
Si voltò, mise le mani sui fianchi.
« Disìr, hai fatto tardi.»
« Colpa sua» rispose lei indicando Wilson, che allargò le mani.
« Non mi pare che tu sia riuscita a ucciderlo.»
« Ha fatto uno dei suoi trucchi mentali, mamma.»
« Lo sai che li fa. Ti ho addestrata a questo.»
Wilson tentò di intervenire.
« A onor del vero, Disìr ci è andata molto vicino.»
« Tu... Zitto!»
Wilson allargo le braccia assumendo un'espressione stupita, ma la donna non gli diede bado.
« Disìr, vai dentro e lasciaci parlare. Avrai altre occasioni, forse.»
La ragazzina con il broncio scese dalla panca e si diresse verso la porta che dava all'interno, lanciando occhiate velenose a Wilson. L'ospite, appena la figlia fu uscita, si rivolse a Calvin.
« E tu saresti?»
« Calvin Ross, signora. Grazie di averci accolto.»
« Almeno sei rispettoso. Ma quello zaino non ti appartiene. È di un Cacciatore. Cosa gli hai fatto?»
« Nulla signora. Me l'ha affidato prima che io e...»
« Un Cacciatore non dà mai via un suo zaino in questa maniera» lo interruppe lei.
« A meno che non ci sia di mezzo una Porta Rossa» interloquì nuovamente Wilson.
Più veloce di una serpe, dalla mano destra della donna si dipanò qualcosa di sinuoso. Solcò l'aria fino a un palmo dal volto dell'uomo e schioccò ferocemente. Con colpo deciso del polso la frusta tornò alla padrona, avvolgendosi attorno alla sua cintura.
« Ultimo avviso. Al prossimo intervento non richiesto, vado al volto.»
Wilson si risolse ad andare a sedere alla panca lasciata libera da Disìr.
La donna tornò su Calvin.
« Quindi una Porta Rossa.»
« Si, signora. A Juarez. Siamo arrivati poco fa grazie a un... Passaggio?»
« Sì, ho idea di cosa possa essere, anche se usarli oggigiorno è più un suicidio che una opportunità di muoversi rapidamente. A chi va la tua lealtà?»
Calvin guardò Wilson, poi la donna che pareva leggergli dentro gli occhi. Deglutì, abbassò lo sguardo e rispose.
« A me stesso, signora.»
« Una scelta saggia, in fede mia. Mi sarei aspettata che accompagnandoti a costui saresti stato più compiacente, invece no. Quindi i casi sono due: o sei abbastanza saggio da non perdere di vista te stesso per davvero, oppure fingi benissimo facendogli credere che sei fedele a lui. In ogni caso, non la vedo bene, come cosa.»
Calvin la guardò vagamente confuso, ma già lei si era spostata, piazzandosi davanti a Wilson. Lui alzò la testa per guardarla in volto.
« Vecchio, non sei atteso.»
« Anche per me è un piacere rivederti, Erika. Disìr cresce bene. Il Re Pescatore?»
« Lui sta benissimo, grazie. Sei così disperato?»
« Nella misura in cui devo vedere la Signora.»
« Non riesco a immaginare un motivo così determinante per scalzarti dal tuo esilio e, tra i mille posti che potresti visitare, scegliere proprio questo. Non è un bel periodo.»
« Non lo è per nessuno, Guardiana.»
« Posso ospitarvi stanotte e niente più.»
« Erika, devo vedere la Signora. A costo di rischiare di farmi divorare dai... Lupi.»
La donna sbuffò, picchettando con il piede rivestito di un robusto stivale di pelle borchiata. La mascella si induriva e si rilassava, mentre borbottava tra sé e sé.
« E va bene, maledetto. La Signora mi spellerà viva. Spero per te che ne valga la pena!» — Una volta entrati attraverso la seconda porta, che Erika si premurò di richiudere con la stessa cura della prima, si ritrovarono in un atrio enorme, che occupava due piani dello stabile. In stile Liberty, su due lati si elevavano due scalinate in marmo stile Impero che portavano al piano superiore. In mezzo alle due, una porta a mosaico in vetro fuso in intelaiatura di acciaio brunito. La raffigurazione era quella di una madonna avvolta da nubi che degradavano da un grigio piombo al nero. non fosse stato per le deboli luci retrostanti, sarebbe stato impossibile cogliere le gradazioni di colore. Fu a quella porta che si diresse la donna, seguita dai due ospiti. Con una grossa chiave che doveva avere secoli, tanto era grande e complessa nella struttura, Erika fece scattare la serratura e la aprì.
« Entrate.»
I due si infilarono nel breve pertugio e lei gli si fece dietro, serrando la porta nuovamente.
« Problemi di sicurezza? Vedo difficile che qualcuno riesca a entrare» commentò Calvin.
« Ragazzino, questa porta serve ad impedire di uscire, non di entrare.»
L'agente guardò Wilson, che scosse la testa sconsolato. Scesero lungo una scala in pietra, larga abbastanza per procedere affiancati spalla a spalla, illuminata da torce infisse nelle pareti a intervalli regolari. Discesero almeno due piani prima di ritrovarsi dinanzi a una stanza con il soffitto a volta altissimo. L'intera superficie era suddivisa da divisori realizzati con ampie lenzuola bianche sostenute da cavi tesi tra le pareti e le colonne che sostenevano la volta. Il rumore di sottofondo era un murmure intervallato a tratti da grida e lamenti. Erika non si fermò.
« Benvenuti al Lazzaretto.»
Wilson non perse il passo.
« Mi aspettavo di tutto, tranne quello di trovare un luogo di cura qui. Questa è una dimora oscura.»
« Alcune cose cambiano...»
« ... altre invece, no» intervenne una terza voce, provenendo da una delle stanze laterali.
Una figura reclinata a terra, vicino a un corpo esanime scosso da tremiti su una lettiga, si sollevò lentamente da terra. Ricoperta integralmente di una lunga veste nera, una volta in piedi rivelò essere una donna, dall'incarnato candido come la neve, cosa che metteva in risalto i suoi occhi neri e i capelli del medesimo colore, striati di lunghe ciocche rossicce. Magra, il volto quasi scavato. Teneva in mano un secchio di legno e una pezza che depose in equilibrio sul bordo. Lanciò un'occhiata a Calvin, ma riportò l'attenzione a Wilson.
« Sei invecchiato, Azrael.»
« Tu invece nemmeno di un anno» rispose prontamente lui, accennando un breve inchino.
Lei si lasciò sfuggire una risatina.
« Ancora dopo tanti anni, sei fermo al 1890.»
« Quando tutto è cambiato.»
« Guardiana, per favore, puoi controllare che tutto proceda?»
Lei fece un cenno di assenso, guardando poco convinta Calvin.
« Seguitemi, andiamo in un posto più tranquillo.»
I due si accodarono alla loro nuova guida. Camminavano tra i filari di giacigli occupati da uomini e donne con lo sguardo perso nel vuoto, alcuni inerti, altri letteralmente legati al letto per evitare che i loro tremiti li facessero cadere.
« Non ti facevo dedita alla taumaturgia.»
« Azrael, come dicevamo pocanzi, alcune cose cambiano.»
« Beh, è una interessante novità» riconobbe Wilson, guardandosi attorno « Posso chiedere chi sono? Gente di Friburgo rimasta ferita?»
« Sono tutti Baciati dall'Oscurità.»
Calvin si fermò di colpo.
« Sta dicendo che sono stati colpiti dal Buio... e sono ancora vivi?»
Lei si voltò a guardarlo.
« Così è. Il suo tocco purtroppo è stato spietato. Tutti han perso la ragione. I più fortunati sono vivi ma moriranno di inedia a breve: non mangiano, non bevono. Si spegneranno. I meno fortunati, invece, sono vivi ma con la mente completamente sconvolta. Poche frasi sconnesse, la più ricorrente è arriva, arriva il Buio. Conducono un'esistenza elementare, scossa da accessi violenti che teniamo a bada. Ma nient'altro risiede in loro.»
« Ma Signora, questo è il primo posto dove qualcuno sopravvissuto al Buio è vivo. In tutti i Protettorati della terra non si sono mai registrati ritorni, in alcuna condizione fisica o mentale possibile!»
« Ma qui siamo a casa mia, giovanotto.»
Lei guardò Wilson.
« Ragazzo singolare, quello a cui ti accompagni.»
Prima che lui potesse rispondere, riprese a camminare. Solo si voltò a far cenno all'altro di seguirli e di stare zitto. Una volta rimessosi al passo, Wilson pose una domanda.
« Ti credevo alla tua dimora nella foresta.»
« Il Buio non guarda in faccia a nessuno, Wilson. Sono potente, ma non ho inteso rischiare. Con me c'erano anche la Guardiana e la Piccola, ho dovuto tenerne conto.»
« Ma perché questa dimora? Tra le tante, intendo.»
Mentre camminava lei sollevò i suoi occhi neri su di lui, con espressione divertita.
« Ti preoccupi? Tipico. La Mater Tenebrarum ha lasciato la Casa molto tempo fa. Il suo trono era vacante da un bel pezzo. Chissà che fine ha fatto. Direi che sostituire una Mater Tenebrarum con una Mater Obscura è stato quasi... naturale.»
Wilson, a sentire quei due nomi, ebbe un brivido lungo la schiena.
---
Sommario
Pilot - Prologo
Il Colonnello e l'Agente
Missione Compiuta
Rendez vous
In volo
La Via de la Santa Muerte
Il Passaggio
La Foresta Nera
Mater Obscura
Nella Nebbia
Season Finale - Bouvetøya
---
Mondo Oscuro / World Obscure by Wilson Solo aka Lo Zio is licensed under CC BY-NC-ND 4.0