Mi ne scias
ψυχῆς πείρατα ἰὼν οὐκ ἂν ἐξεύροιο πᾶσαν ἐπιπορευόμενος ὁδόν· οὕτω βαθὺν λόγον ἔχει·
Do por mi. Mi ne konas miajn limojn, mi ne scias mian fundamenton. Mi ne scias, kio estas neebla por mi. Mi estas kapabla je ia krimo. {29.07.20}
Blog di Antonio Vigilante
ψυχῆς πείρατα ἰὼν οὐκ ἂν ἐξεύροιο πᾶσαν ἐπιπορευόμενος ὁδόν· οὕτω βαθὺν λόγον ἔχει·
Do por mi. Mi ne konas miajn limojn, mi ne scias mian fundamenton. Mi ne scias, kio estas neebla por mi. Mi estas kapabla je ia krimo. {29.07.20}
Il Buddhadhamma è una via apollinea per giungere al dionisiaco. {28.07.2020}
Anestesia. Ogni volta ti dici che vuoi fare attenzione, comprendere cosa accade, cogliere il momento esatto in cui la coscienza scompare — in cui tu scompari. E ogni volta quel momento ti sfugge. Al risveglio hai in te l'ombra di un vuoto, di una interruzione terribile, ma anche il ricordo di una discesa piacevole, in quel vuoto. Non c'è differenza alcuna tra la morte e la perdita di coscienza. E dunque dovremmo avere un terrore assoluto del sonno, dovremmo lottare per non addormentarci, per strappare al sonno la nostra coscienza, ossia quello che siamo. E invece quasi nulla è più piacevole dell'abbandono al sonno. E spiacevole è, invece, il, risveglio. Riprendere la coscienza, l'io, ossia la vita. {24.07.20}
Il problema filosofico più urgente è quello del sonno. Che ne è dell'io, durante il sonno? Cosa sono io? Come posso essere io, se c'è il sonno? Quale base può essere per me stesso il mio io, se semplicemente scompare nel sonno? Come la luna ci mostra sempre un lato, così, ci insegna il sonno, è il nostro io. Non siamo noi, è solo il lato diurno di noi stessi. Una narrazione, una interpretazione. La filosofia ha orrore di questo vuoto, anche dopo la crisi del cartesianesimo. Si racconta la morte di Dio, ma spaventa ancora la morte dell'io. In questo la religione — la mistica — è infinitamente più avanzata della filosofia. Il simbolico riesce a tenere insieme il giorno e la notte, la luce e la tenebra, l'io e l'oltreio.
Se andate in Piazza del Campo, a Siena, fermatevi un attimo proprio davanti al Palazzo Pubblico. Guardate a terra. Una mattonella ricorda il luogo esatto in cui San Bernardino vi predicò, nel 1427. Possiamo rivivere la scena grazie ad un quadro di Sano di Pietro, nel quale stranamente non c'è molta gente ad ascoltare il santo, anche se sappiamo che la sua predicazione fu un grande evento, e fu scelta Piazza del Campo perché nessuna chiesa avrebbe potuto contenere la gente accorsa. Il santo è su un pulpito in legno; gli ascoltatori, inginocchiati – i maschi rigorosamente separati dalle femmine da un telone rosso – non sono più di qualche decina. Nel quadro di Sano di Pietro San Bernardino mostra agli ascoltatori il trigramma raffigurato su una tavola di legno, come era solito fare durante le sue prediche (e un trigramma, lavoro dell'orafo senese Tuccio di Sano, fa bella mostra di sé anche sulla facciata del Palazzo Pubblico). Ma sappiamo anche cosa disse, in quelle prediche, grazie al lavoro umile di un cimatore di panni, Benedetto di Bartolomeo, che usò per trascrivere con grande fedeltà le prediche del santo un misterioso metodo di scrittura rapida su tavolette di cera di sua invenzione.
Anarchism seeks radical freedom, and believes that it is freedom from the State, from bourgeois law, from exploitation, from convictions, from the constraints of custom. Buddhism teaches that radical freedom is freedom from the ego: and therefore freedom from the very idea of freedom. And freedom from buddhism, freedom from anarchism.
L'uomo ha una macchinetta da cui fuoriesce un tubicino che finisce nel suo naso. Così cammina; così, immagino, è sempre. In ogni istante legato a quella macchinetta. Un legame vitale. La sua vita è appesa a un dispositivo esterno al suo corpo, che in qualsiasi momento può incepparsi. La sua vita vita dipende da qualcosa che non è lui. Ma non è lo stesso per me, per chiunque? Quale differenza c'è tra quella macchinetta e qualsiasi organo del mio corpo? Non sono così i polmoni? Non è così il cuore? Non sono dispositivi esterni a me, benché inseriti nel corpo che definisco mio, che in qualsiasi momento possono incepparsi? Non dipendo in ogni istante da macchine biologiche che non sono me? Se il nostro corpo fosse davvero nostro, potremmo comandargli. Potremmo regolare i battiti del cuore. Potremmo ordinare al corpo di debellare il tumore. La malattia non esisterebbe. Di fatto, chiamiamo nostro ciò che nostro non è affatto. E distinguere il mio dal non mio è il primo passo verso la guarigione. {18.07.20}
Oggi – senti – ho visto un serto luminoso di parole appeso lì nell'aria, appena mosso dal tremore dei mondi, pieno-vuoto una rete leggera che suonava anzi no sussurrava e sospirava esseri e cose e connessioni: ed altro.
Ho preso carta e penna e in un momento s'è infranta ed è crollata e n'è rimasta una cosa soltanto che leggera s'è posata sul foglio nereggiando: è.
Completa la faccenda cancella tu quel segno, per favore: a me non basta il cuore.
We are not programmed to live more than forty years. The time needed to reproduce and breed offspring: afterwards we are useless for nature. Every day of a 40-year-old is stolen from nature. Remember this, when you hear religious authorities in their eighties talking about the laws of nature.
Phan Thi Mai joined the very small group – only six – of Buddhist monks organized by Thich Nhat Hanh before being banished from Vietnam. In May 1967 he went to a pagoda, sprinkled with gasoline and set himself on fire. Not before, however, of having put two statues in front of him. One was the statue of the bodhisattva Avalokitesvara. The other was a statue of the Virgin Mary.
He had several poems with him, read before he died. One was of his master, Thich Nhat Hanh. Say:
Man is not our enemy. the only thing worthy of you is compassion.