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from Cerco strade diverse

Mi chiedo come sia possibile che la nostra società, nonostante tutti i progressi della scienza e della tecnologia non sia riuscita ancora ad elevarsi un poco sopra il fango primordiale da cui è nata. Siamo ancora qui a farci la guerra, nazione contro nazione, città contro città quartiere contro quartiere persino casa contro casa. Gente che viene uccisa perché crede in un dio diverso, perché vive in un paese diverso, per invidia, gelosia, stupidità. Continuiamo a dare poteri illimitati a dei pazzi paranoici per le cui idee insensate tanti giovani vanno a combattere. Ma possibile che nessuno apra gli occhi e si renda conto della pochezza di tanti dittatori? O forse siamo pecore che in cambio della promessa di una protezione dai lupi veniamo poi sbranate proprio dal pastore. Ma un poco siamo migliorati, adesso mandiamo a combattere le macchine, però non per motivi umanitari, i vari tiranni si sono accorti che addestrare un soldato, un pilota magari, costa molto di più che costruire un drone in termini di tempo ma sopratutto di spesa. Tanto i civili che ci vanno di mezzo sono solo «danni collaterali» non importa quasi a nessuno, poi hai visto mai che qualcuno si sveglii e cominci a porsi qualche domanda del tipo perché sto combattendo? Ma a me che mi frega degli ordini del capo? Meglio far finta che ci tengano i tiranni alla pelle della carne da cannone. Siamo passati dalle clave ai droni ma se questa è la civiltà secondo me ci siamo imbarbariti. Sulla stupidità delle guerre di religione preferisco stendere un velo pietoso. Ma come si fa a voler imporre una religione a qualcuno se essa stessa è una questione di fede? Fede, credere senza prove; puoi anche costringere una persona a dire che hai ragione ma dentro di se penserà sempre che sei un cretino a credere a certe cose. Ci si uccide per la fede, è una cosa talmente assurda che solo gli uomini possono farlo. E così siamo ancora qui dopo migliaia di anni ad ucciderci a vicenda per futili motivi, da che con un po' di impegno riusciamo anche ad estinguerci, ho letto che dopo di noi il mondo potrebbe venir dominato dalle piovre, spero saranno un po' più sagge.

 
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from cronache dalla scuola

Venerdì il gruppo Medio Oriente del laboratorio Right Here Right Now fa il suo servizio in classe, aprono i titoli di testa con le notizie della Siria, i due studenti-anchorman lasciano la parola agli studenti-inviati, danno informazioni magari un po' essenziali, ma con alcune cose ben pensate. Ad esempio ad un certo punto uno degli anchorman fa domande all'inviato che risponde, così che le notizie arrivano ai compagni in maniera più dinamica. Usano immagini, video, hanno un linguaggio soprattutto più giornalistico ed efficace.

Ma la cosa che mi ha colpito è quando uno degli studenti, descrivendo l'andamento della guerra, dice che i ribelli si stanno spostando verso Damasco e che è possibile che nei prossimi giorni la conquistino.

Io lascio finire il telegiornale e poi do il mio feedback e tra le altre cose dico che – tutto bene – ma alcune notizie erano “vecchie”, tipo Damasco è già stata presa e Assad è fuggito.

Lo studente in questione dice “ah”, però subito spiega, “eh prof, ma io la lezione l'avevo preparata due giorni fa”. Due giorni fa – in effetti – Damasco non era stata ancora presa.

La cosa, dicevo, mi ha colpito per due motivi. Il primo l'ho detto a loro, ecco, vedete, nella sigla diciamo che “il mondo sta cambiando molto in fretta”, ed è vero. Sono bastati due giorni per rendere “vecchia” la tua ricerca. Il mondo ci cambia attorno e dobbiamo tenergli il passo.

La seconda cosa che mi ha colpito è stata questa farsa della scuola: le ricerche non sono quasi mai vere ricerche, sono simulazioni di ricerca. Le cose che gli studenti fanno servono quasi sempre solo per il voto, non perché davvero servano.

Così di fronte a una attività che deve dare informazioni reali e in tempo reale, in cui quello che fanno serve per informarsi e informare i compagni, prevale comunque il meccanismo della farsa. Perché comunque anche quello è un compito infilato in mezzo a decine di altri compiti che gravano sugli studenti in maniera un po' schizofrenica, talvolta solo per l'ansia della valutazione.

Così nel mondo reale Damasco è caduta e Assad è in fuga, ma nel mondo scuola la città è ancora sotto un governo dispotico e la libertà un miraggio da raggiungere.

 
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from La vita in famiglia è bellissima

Con secondogenito in cucina. Si avvicina al bancone, è sovrappensiero. “Che cosa voglio?” si chiede. “Ah, sì, il pane” aggiunge, si avvicina al forno e lo prende. Mi schiarisco la voce: “avevi un obiettivo semplice per la tua vita”. Sorseggio il te.

Secondogenito sorride, guarda il pane che tiene in mano. “Ora che ho ottenuto quello che desideravo – dice – cosa posso volere di più?”. Osserva ancora il pane. Si risponde da solo: “Altro pane. Sempre più pane”.

Cerco di non ridere ma non ci riesco: cerco di mandare giù il te che avevo in bocca, sento che sale su per il naso. Collasso, a modo mio, d'amore.

 
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from Linux Italia Gaming

Valve ha da poco rilasciato la versione 9.0-4 di Proton, piattaforma di compatibilità open source per Steam Play basato su Wine e componenti aggiuntivi per la riproduzione di giochi Windows su sistemi Linux. Aggiornamento significativo, che introduce nuovo supporto a numerosi titoli popolari, miglioramenti delle prestazioni e importanti aggiornamenti tecnici, migliorando sempre più il rilascio della serie Proton 9.0. In arrivo dopo quasi tre mesi da Proton 9.0-3, la versione Proton 9.0-4 porta supporto per ancora più giochi Windows, tra cui: Total War: Shogun 2 Warhammer 40.000: Space Marines 2 Welcome to Dustown Sniper Elite: Nazi Zombie Army 2 ScarQuest Conqueror’s Blade Hard Chip Demo

L'elenco dei giochi Windows di nuova generazione che è ora possibile giocare grazie a Proton sui computer Linux continua con APB Reloaded Cube Hero Odyssey Disgaea 4 Complete+ Test Drive Unlimited Solar Crown

Oltre al supporto per i nuovi giochi, Proton 9.0-4 ha anche corretto bug e migliorato la compatibilità per un gran numero di titoli esistenti. Questo rende l’esperienza di gioco ancora migliore per giochi popolari come:

THE FINALS DOOM Eternal Diablo IV Hell Let Loose Final Fantasy XVI Star Wars Jedi Knight II: Jedi Outcast Yakuza 3 och 4 Remastered Red Dead Redemption 2 Age of Empires II: Definitive Edition Trackmania United Forever Skull and Bones Dark and Darker Max: The Curse of Brotherhood Fallout: New Vegas Warriors All-Stars

Per quanto riguarda i miglioramenti tecnici, Valve continua a utilizzare lo strumento Xalia open source per portare il supporto del gamepad a più launcher e schermi di configurazione del gioco. Questo è stato ora abilitato per Trackmania United Forever, Trackmania Nations Forever, Oddworld: Stranger's Wrath HD, Fallout: New Vegas e WARRIORS ALL-STARS. Inoltre lo hanno abilitato per l'installazione dei prerequisiti per MultiVersus.

Inoltre, Proton 9.0-4 aggiunge il supporto per NVIDIA Optical Flow API e DLSS 3 Frame Generation, nonché un avviso nei registri Proton durante l'esecuzione su un sistema con basso numero di concount max-map. Sotto il cofano, Proton 9.0-4 è alimentato da Wine Mono 9.3.1, DXVK 2.5.1, dxvk-nvapi 0.7.1-94-gafb59a8e841b, vkd3d-proton 2.13-241-g4fd7d3ab3d35 e vvkd3d11.44.

Puoi abilitare Proton 9.0-4 per i tuoi giochi preferiti facendo clic con il pulsante destro del mouse su un gioco nella tua libreria di Steam, selezionando Preferenze e andando nella sezione Compatibilità sulla barra laterale sinistra o da Impostazioni . Selezionare la versione 9.0-4 dall'elenco a discesa e verrà scaricato automaticamente.

Fonti utilizzate https://github.com/ValveSoftware/Proton/releases/tag/proton-9.0-4

https://www.laseroffice.it/blog/2024/12/12/rilasciato-proton-9-0-4-supporto-per-warhammer-40k-space-marine-2-e-altri-titoli-popolari/

https://9to5linux.com/proton-9-0-4-adds-total-war-shogun-2-warhammer-40k-space-marine-2-support

https://www.gamingonlinux.com/2024/12/proton-9-0-4-is-out-now-bringing-big-compatibility-improvements-for-steam-deck-linux/

 
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from mydiary, I am Shiva

Siamo esseri mortali, e siamo solo di passaggio. Ho 37 anni, ed ho molti ricordi di mia nonna Esterina, molte cose di lei le rammento come esistesse sempre nel presente, ma di fatto sono più di quattro anni che è morta, e dal suo punto di vista, tutto quello che riguarda questo mondo adesso, non le riguarda più, non esiste più, non c'è più; e tutto quello che ha fatto nella sua intera vita, oramai non conta più, perché lei non è più presente qui. Ma forse, proprio questo porta gli esseri umani a fare in vita qualcosa che duri più della nostra stessa vita: il lasciare un messaggio, un codice da decifrare, un'impronta per chi verrà dopo,; procreare fa parte del nostro DNA. Sto scrivendo queste cose per far si che rimangano, e forse un giorno, un mio discendente indagherà sulla sua genealogia e mi troverà e mi leggerà (la lettura e scrittura sono già oggi una cosa antica, lo sarà ancora di più fra qualche decennio, e potrebbe essere anche dimenticata nel giro di qualche secolo). Se sei tu che stai leggendo quel mio discendente, allora ciao :) io mi chiamo Alessio Grossi, ed ho sempre ritenuto fondamentale la procreazione. Principalmente ci sono due strade da seguire in vita, quella fine a se stesso, fatta solo ed esclusivamente di esperienze e appagamenti personali, della ricerca del benessere senza alcun rimorso e alcun rimpianto con la consapevolezza di vivere mentre siamo vivi perché un giorno moriremo e non ci saremo più; e quella della procreazione che non esclude la ricerca del benessere personale, dell'evoluzione fisica, psichica e spirituale, ma semplicemente la mette in secondo piano rispetto ad un fine più importante: il non estinguersi, non avere una vita sola, ma altre. Quando procrei una parte di te ha la possibilità di giocare ancora al gioco della vita: se avessi dieci figli, sarei contento che uno, due o tre vivessero al 100%, un all-in sulla propria vita, scommettendo tutto e potenzialmente poter vincere, ma se hai una vita sola, meglio non rischiare tutto, o almeno, questo è come la penso io.

Continuerò questo diario un po come semplice diario personale, ed un po come se parlassi ad un mio discendente futuro, per trasmettere qualcosa che ha valore, la conoscenza delle tue origini; raccontandoti il mio pensiero, ti racconto da dove provieni, e ti aiuterà a conoscere una parte di te, perché tra una generazione e l'altra, nella trasmissione del DNA, non si trasmettono solo caratteri fisici, ma molto di più.

Mentre scrivo, sto giocando a Hogwarts Legacy (e sto svolgendo la missione “all'ombra dello studio” per essere precisi!), lo scrivo, perché ritengo il mondo di Hogwarts, preso dalla serie Harry Potter, un capolavoro, se ti capita guarda i 7 film ed immergiti in qual mondo meraviglioso, credo che un film del genere invecchierà bene nel tempo, e potrà essere apprezzato anche in altri periodi storici.

 
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from 𝓟𝓮𝓷𝓼𝓲𝓮𝓻𝓲 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓢𝓮𝓻𝓪

Ci sono tanti significati per l'amore, sono tutti diversi e forse tutti esatti. Per me l'amore è prendersi cura della persona amata, accettando le sue fragilità e camminando insieme a lei soprattutto nei momenti bui. E' facile amarsi quando va tutto bene, più difficile voler bene quando le cose vanno a rotoli, quando la vita ci pone di fronte a problemi apparentemente insormontabili.

A volte basta solo esserci, non c'è bisogno di fare atti eroici, di fare grandi cose. Farsi sentire accanto, con il cuore ed il pensiero prima che col fisico.

Ecco, l'amore vero si vede nelle tempeste e mai nella bonaccia.

 
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from GRIDO muto (podcast)

L'udito 👂: perché non basta dirci “Va tutto bene!” 🗣️❗ L'ipersensibilità uditiva.

In questo episodio ti racconterò di come la musica abbia plasmato la mia vita già da bambino e di come il mio udito eccezionale sia diventato, allo stesso tempo, una benedizione e una maledizione.

[...]

Cos'è che scatena la compassione per la sofferenza? È la consapevolezza che potremmo anche noi subire la stessa sorte di quelli che vediamo soffrire. La vista è il senso più importante con cui noi esseri umani misuriamo il mondo ed è naturale che sia anche la prima cosa che ci avverte che qualcuno molto vicino a noi sta soffrendo. Il nostro cervello si mette subito all'erta, inconsciamente, per capire se c'è un pericolo imminente che potrebbe riguardare anche noi. Però, non tutte le patologie si vedono con gli occhi, e allora in questa puntata ti parlerò di un altro senso che può farci percepire la sofferenza: l'udito.

Pensa a quante volte, magari al telefono, ti sei accorto che un tuo amico o un tuo parente non stava bene semplicemente sentendolo parlare. Oppure pensa a quando qualcuno ha un'influenza: emette dei lamenti, non sta bene, tossisce. Ti accorgi subito quando qualcuno non sta bene perché la voce è davvero uno degli specchi dell'anima, ed è difficilissimo fingere di stare bene quando non è così. Al telefono è un po' più facile nascondere la propria sofferenza. Le persone dall'altra parte ci dicono “Va tutto bene” e scegliamo di fidarci delle loro stesse parole. “Va tutto bene”, ci sentiamo dire. È una frase rassicurante, no? Specie se pronunciata con voce ferma, con convinzione.

Io ho deciso che non voglio più nascondere come mi sento. Mi sono stancato di dire che va tutto bene. Per molti anni mi sono riparato dietro questa frase, non accettavo le patologie che stavano nascendo. Anche perché, all'inizio, i sintomi erano soltanto vaghi, non mi creavano troppi problemi apparentemente. Quindi era facilissimo dire che andava tutto bene, era facilissimo non mettere in mostra quella che era ed è una mia debolezza, non farlo sapere. Avevo paura di come mi avrebbero giudicato gli altri in una società che ci vuole perfetti. È facile dire che avrei dovuto fregarmene, ma non mi è mai stato facile perché non sono fatto così. Ci sono tanti condizionamenti che subiamo sin da piccoli e che ci tiriamo dietro per tutta la vita.

In alcuni casi era davvero indispensabile nascondere la mia sofferenza. Verso i genitori, ad esempio, li avrei preoccupati inutilmente, non avrebbero potuto farci nulla. Oppure anche durante un colloquio di lavoro. Sarai d'accordo con me che è un po' strano esordire con frasi del tipo: “Sì, so perfettamente gestire l'infrastruttura informatica dell'azienda, ma non garantisco di essere ancora in grado di muovere le dita nel prossimo futuro” o anche “Sì, adoro lavorare sotto stress e con orari flessibili. E ovviamente, anche se gli straordinari non sono pagati; il burnout per me è sempre dietro l'angolo, però non si preoccupi, sono il candidato migliore per questa posizione”.

Oltre a tutto questo, non mi andava proprio di dire a chi conoscevo che le cose andavano sempre peggio. Mi sono sempre sentito in difetto per queste patologie, diverso, in qualche modo rotto, senza possibilità di essere aggiustato. Mica bello parlarne con gli altri, poi come, con quali parole? Quando ci provavo non andava mai a finire bene. Più avanti ti racconterò. Ed ecco che allora il mio “Va tutto bene” aveva uno scopo quasi liberatorio per me, sarei riuscito a non affrontare l'argomento ancora una volta. Con il passare del tempo sono diventato bravissimo a dissimulare. “È tutto a posto, va tutto bene.” Si infarcisce la frase con un sorriso e si tira avanti. A lungo andare, e con l'aggravarsi dei sintomi, mi sono accorto che questa strada è stata controproducente, sia per me stesso che per fare dire agli altri, direttamente dalla mia voce, come stavo e che cosa non potevo più fare.

L'udito non ce l'hanno solo gli altri; può essere una grande risorsa anche per noi che siamo ammalati e ci apre un mondo di possibilità per fare cose che amiamo e che ci è ancora possibile fare. L'udito per me è sempre stato importantissimo. Come ti raccontavo anche nell'episodio precedente, anche senza rendermene conto, ho sempre avuto un udito estremamente sensibile e allenato fin dagli anni '80.

Nel 1983, ad esempio, iniziavo a frequentare le scuole elementari a Livorno e le mie orecchie avevano cominciato ad avere pane per i loro denti. Cantavo le canzoncine che ci facevano imparare durante le lezioni e finalmente potevo cantare senza vergogna, sapendo che lì si poteva fare anche a squarciagola. Ovviamente continuavo ad ascoltare e canticchiare anche le canzoni dei cartoni animati dell'epoca, come Heidi o l'Apemaia. Tutto pane per i miei denti, gioia per le mie orecchie e possibilità di assorbire tutto quel mondo fantastico di note.

A Natale avevo ricevuto in regalo un giradischi portatile a batteria; gli si potevano dare in pasto soltanto i 45 giri e, a pensarci oggi, assomigliava molto a quelli che negli anni successivi sarebbero stati i lettori CD e poi i lettori MP3. Se hai vissuto gli anni '80 ti ricorderai senz'altro del famoso “mangiadischi”, oggetto del desiderio che ti faceva ascoltare la musica fuori casa, all'onestissimo peso di 1 kg. Io lo usavo molto spesso, fermandomi solo quando le batterie erano esauste, perché...sì, erano anche costose!

Io e la mia famiglia continuavamo ad andare dai miei nonni molto spesso in quegli anni, sia nei fine settimana che in estate, quando noi bambini potevamo fermarci lassù per settimane.

Fu in quella valle fresca della Lunigiana che scoprii per la prima volta la musica degli adulti.

Accadde per caso nell'estate dell'84, tra un calippo e l'altro. Mio fratello maggiore allora aveva 14 anni e tutte le sere ascoltava musica da un giradischi. Non quello portatile di cui ti parlavo prima ma uno di qualità superiore. Lui usava i 33 giri, quei grandi dischi in vinile che sono sopravvissuti al tempo e che ancora oggi possiamo trovare in commercio per gli appassionati.

Ricordo che me ne stavo sotto le coperte al buio ad ascoltare quei battiti intensi che provenivano dal piano di sopra, come se appartenessero a un cuore enorme. Sentivo tutto benissimo perché il pavimento di legno non isolava alcun suono, nel bene e nel male. In quel caso per me era un bene, e mi arrivavano i bassi intensi; i ritmi di quella musica strana, così diversa da quella che conoscevo, e soprattutto...così seria! Non ne capivo né le parole né gli argomenti, ma adoravo come mi arrivava il canto di quelle voci e i suoni erano molto più gradevoli e pieni rispetto al mio piccolo mangiadischi.

Uno dei dischi che mio fratello ascoltava più spesso si chiamava Mixage '84. Nella copertina stilizzata, una ragazza guardava fieramente verso l'alto, abbronzata e luccicante per la crema solare, con una spiaggia tropicale sullo sfondo. L'estate era scoppiata anche nelle valli degli Appennini proprio grazie alle radio e a quei dischi, con quei brani, tutti di autori diversi, tutti dello stesso genere: musica dance anni '80. Quel disco girava e girava una sera dopo l'altra, e mi addormentavo sulle note di “Movin' On” o di “Self Control” di Raf, oppure del remake improbabile di “Every Breath You Take dei Police”, e poi altri dischi con gli Alphaville, gli A-ha, Bronski Beat, Cyndi Lauper e tutti gli altri. In poco tempo, le canzoni che mi piaceva cantare erano diventate quelle, anche se non sapevo niente di inglese e biascicavo parole senza senso. Le canzoni tristi o quelle dai toni sospesi mi piacevano molto di più delle canzoni allegre, forse anche perché le canzoncine allegre le associavo alla scuola.

E poi un giorno arrivò la svolta. Mio fratello mise un disco diverso, un singolo: si chiamava “Jump” dei Van Halen.

Quella canzone mi entrò immediatamente in testa: un ritmo incalzante, una melodia che si poteva canticchiare facilmente e che mi faceva venire tanta voglia di muovermi, anche se ero già a letto. Poi, a metà canzone, accadde qualcosa di incredibile, di inaspettato, una roba mai sentita: un cambio di passo totalmente senza senso. La voce scomparve e la musica cambiò del tutto. Fece irruzione uno strumento magnetico, che nel giro di pochi secondi vomitò un mare di note nelle mie orecchie. Che cosa avevo appena sentito? Una chitarra elettrica! Wow, che suono e che potenza! A quel punto il resto della canzone passò per sempre in secondo piano. Teniamo a mente che, ancora ai giorni nostri, è un pezzo che è un po' difficile da eguagliare. Ce ne fossero di Jump! In quel momento era nata la mia passione per uno strumento che sarebbe esplosa più avanti.

La mia fame di musica continuava a crescere e così pure il mio udito. Può darsi che la mia capacità di riconoscere i suoni, di ricordarli o di avere l'udito fino che ho ancora oggi si sia sviluppata proprio in quegli anni. Oggi, avere l'udito più sviluppato della media è sì un piacere, ma anche un grande ostacolo per me. Percepisco più suoni dell'udito medio e soprattutto di notte, quando il dolore cervicale o quella sensazione che qualcuno mi stia accoltellando a un fianco non mi lasciano riposare. Allora comincio a sentire lo svolazzare di una farfalla nel buio della stanza, l'automobile o il treno che passano a mezzo chilometro di distanza o il vicino che rientra a casa due o tre appartamenti più in là. Il canto degli uccelli delle 3:30, però, è la cosa peggiore di tutte. Quelle sono note: è la fine. L'udito si concentra su quei suoni, il cervello comincia a elaborarli, a catalogarne la ripetitività, il ritmo, il timbro e le pause.

Ma va tutto bene, sorridiamo, no?

Adesso basta sorridere.

E' ora di far percepire agli altri come stiamo noi ammalati di patologie che non si vedono. Sta a noi guidarli, insistere perché si sforzino di capire. Con il “Va tutto bene” resteremo sempre le persone che eravamo, ricordiamocelo, quando in realtà non li siamo più.

Voglio lasciarti con un buon proposito per il futuro: non fare l'errore che ho fatto io, non avere paura di dire come stai. Chi ti sta intorno e ti vuole bene capirà. Sul posto di lavoro, con prudenza, cerca di fare capire quello che vivi e le tue esigenze. Non è facile, ma siamo tutti umani e troverai senz'altro chi comprenderà la situazione o un posto di lavoro dove questo sarà possibile. Fatti udire, sfrutta questa possibilità. Io ho deciso di farlo oggi tramite questo podcast e ho ancora tanto da raccontarti. Ci sentiamo tra una settimana per il prossimo episodio, in cui scoprirai un pezzettino in più della mia storia.

Nel frattempo, stammi bene!

Questo podcast è pensato esclusivamente per raccontare la mia esperienza personale e la mia storia. Non contiene in alcun modo consigli di carattere medico o curativo. Per qualsiasi problema di salute, ti invito a consultare il tuo medico o uno specialista di fiducia.

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from Linux Italia Gaming

Epic Games Store

The Lord of the Rings™: Return to Moria™

The Lord of the Rings: Return to Moria™ segue l'avventura dei Nani per rivendicare Moria, la loro casa leggendaria sotto i Monti Brumosi. I giocatori dovranno unire le forze per sopravvivere, fabbricare, costruire ed esplorare le iconiche e vaste miniere. Durante l'esplorazione bisognerà restare sempre all'erta, perché misteriosi pericoli sono in agguato.

I giocatori, convocati presso i Monti Brumosi da Gimli, il Portatore della Ciocca, assumeranno il controllo di una squadra di Nani per rivendicare le rovine della loro casa, Moria (conosciuta anche come Khazad-dûm o Nanosterro), nelle profondità sotto di loro. Scendere nelle profondità delle Miniere di Moria per recuperarne i suoi tesori richiederà coraggio.

Ambientato in una Moria generata proceduralmente, non esistono due avventure uguali e ogni spedizione può essere affrontata giocando da soli oppure online in compagnia. Si può scavare per fabbricare attrezzatura migliore e risorse, ma attenzione a non fare troppo rumore nelle profondità silenziose, altrimenti si desteranno i pericoli dormienti, e sarà necessario combattere. Scopri i misteri delle tre montagne, estrai minerali preziosi, sopravvivi e affronta orze indicibili per apprendere il segreto dell'Ombra.

Gratis fino alle ore 17:00 del giorno 19 Dicembre 2024

GOG

The Whispered World: Special Edition

Quando il destino di un mondo è in bilico, compare un inusuale eroe! L'incredibile mondo epico e avventuroso di The Whispered World è ora disponibile per prima volta in Special Edition. Lascia che il The Whispered World ti incanti con i numerosi dettagli animati e i suoi fantastici personaggi.

L'avventura di Sadwick inizia quando parte per capire il significato dei suoi continui incubi. Nei suoi sogni viene inseguito da una misteriosa sfera blu mentre il mondo crolla intorno a lui.

Shana, l'oracolo, conferma le sue peggiori paure: non solo prevede la fine del mondo, ma anche che Sadwick è la principale ragione del loro macabro destino.

Affronta la profezia e vivi un'avventura come nessun'altra! Il contenuto esclusivo della Special Edition include i commenti audio che hanno come protagonisti Jan “Poki” Muller-Michaelis e Marco Hullen, insieme alla colonna sonora orchestrale e trofei sbloccabili.

Termina alle ore 15:00 del 15 Dicembre 2024

 
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from 3estate

Investing in Overseas Real Estate: Is the UAE the Right Choice?

As the global real estate market continues to evolve, many investors are looking beyond their borders for lucrative opportunities. One region that has captured significant attention is the United Arab Emirates (UAE), particularly its vibrant cities like Dubai and Abu Dhabi. With a booming economy, tax incentives, and a growing expatriate community, the UAE presents a compelling case for foreign investment in real estate.

However, potential investors often find themselves grappling with questions: What are the legal requirements for foreign ownership? How do market trends affect property values? Is it better to invest in residential or commercial properties? Companies like Emirates Estate provide valuable insights and services to navigate these complexities, but it's crucial to conduct thorough research and understand the local market dynamics.

Moreover, with the recent developments in infrastructure and tourism, many wonder if now is the right time to invest. What experiences have others had with investing in UAE real estate? Are there any hidden risks or challenges that one should be aware of? I would love to hear from those who have ventured into this market—what advice can you share for someone considering this investment opportunity?

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Contrasto internazionale alla «dark fleet»: c'è chi suggerisce di impiegare Carabinieri e Guardia di Finanza per combattere gli armatori che aiutano la Russia ad eludere le sanzioni

La «dark fleet» (letteralmente Flotta Oscura) è una rete di navi e armatori che aiuta la Russia a eludere le sanzioni occidentali trasportando petrolio e altri beni, ponendo una sfida all’applicazione del regime delle sanzioni (maritime-professionals.com/the…).

Recentemente un rapporto del think thank Usa Atlantic Council esalta le forze di polizia italiane, che hanno le competenze più indicate al mondo per smascherare gli armatori ombra. Il rapporto (atlanticcouncil.org/in-depth-r…) suggerisce che i governi occidentali dovrebbero sfruttare forze investigative come i Carabinieri italiani e la Guardia di Finanza per scoprire le vere strutture proprietarie di queste navi. Una volta individuate, misure come negare il visto ai proprietari e alle loro famiglie dovrebbero essere utilizzate come deterrente.

Leggi tutto qui https://poliverso.org/display/0477a01e-1367-593e-01d6-cef240875302

 
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from Novità in libreria

Faccio davvero fatica a star dietro a questi post, per la grande quantità di novità che sono arrivate il mese scorso e per il pochissimo tempo a disposizione in libreria. In ogni caso cerco di non tralasciare nulla!

NARRATIVA:

  • LA VERSIONE DEGLI ALBERI di Stefano Mancuso (Einaudi). Ecco un racconto i cui protagonisti sono gli alberi di un regno verde: camminano, parlano, litigano fra loro, si amano e scrivono libri che conservano nelle loro biblioteche, ma il loro mondo è minacciato dalla crisi climatica, e devono trovare una soluzione. Per saperne di più: scheda libro.
  • L'UOMO CHE VOLEVA CAPIRE L'AMORE di Francesco Sole (Sperling & Kupfer). Un professore di filosofia decide di tenere un corso sull'Amore (ovvero l'Amore con la A maiuscola, quello vero), basandosi sulla sua storia personale: si domanda, quindi, se due persone che hanno vissuto il loro grande Amore possano ricominciare da capo. Per saperne di più: scheda libro.
  • QUANDO I GATTI CADONO DAL CIELO di Yu Yoyo (Garzanti). L'autrice e illustratrice cinese Yu Yoyo adotta con suo marito un gattino di nome Gatto. Essi pensano di addestrarlo, di esserne i “proprietari”, invece è tutto il contrario: Gatto diventa il loro padrone e detta legge in casa. Per saperne di più: scheda libro.
  • A VOLO D'UCCELLO di Marcela Serrano (Feltrinelli). Un libro composto da tre quaderni che raccoglie impressioni, relazioni e osservazioni sulla vita circostante. Per saperne di più: scheda libro.
  • ILLUMINAZIONE di Sarah Perry (Neri Pozza). Nel cielo di una cittadina immaginaria dell'Essex, nel 1997, compare la cometa Hale-Bopp. Un giornalista di mezza età, interessato di astronomia, e una ragazza quasi diciottenne, ribelle e selvatica, si incontrano e negli anni successivi si ritrovano, compiendo orbite che si incrociano continuamente. Per saperne di più: scheda libro.
  • Sempre per Neri Pozza: UNA LIEVE VERTIGINE di Mieko Kanai. La storia di una donna, madre e moglie, incastrata in una vita composta da giorni sempre uguali. Ma l'assenza di preoccupazioni non evita il tormento interiore di una donna che vorrebbe ribellarsi alla monotonia. Per saperne di più: scheda libro.
  • LAYLA di Colleen Hoover (Sperling & Kupfer). Una storia d'amore travagliata e condizionata dalle ferite emotive. Il protagonista si troverà a dover scegliere tra il benessere della donna che ama e una nuova amicizia intima. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • INCASTRATI di John Grisham e Jim McCloskey (Mondadori). Torna il maestro del legal thriller: in questo libro raccoglie dieci sconvolgenti storie vere di ingiustizie e di errori giudiziari, persone innocenti, “incastrate” dal sistema giudiziario americano, tra razzismi, testimonianze false, corruzione delle forze dell'ordine o negligenza delle istituzioni. Inserisco questo libro fra i gialli e i thriller, anche se è più un reportage. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL GIUDIZIO DI SALOMONE di John Finnemore (Mondadori). Questo libro, come l'originale a cui si è ispirato, ovvero LA MASCELLA DI CAINO di Torquemada, è un puzzle letterario: un omicidio commesso in una stanza chiusa dall'interno è il centro della vicenda, ma altri nove delitti contribuiscono a sparigliare le carte. E dico “sparigliare le carte” non a caso, perché le pagine del libro non sono in ordine. Sta al lettore esercitare il suo acume, decifrare gli indizi e mettere in ordine tutti i capitoli per scoprire l'identità delle vittime, il movente e naturalmente l'assassino. Per saperne di più: scheda libro.
  • MISS BEE E IL CADAVERE IN BIBLIOTECA di Alessia Gazzola (Longanesi). Una nuova serie di gialli ambientati negli effervescenti anni '20 per l'autrice de L'ALLIEVA. L'aristocrazia britannica in stile Agatha Christie è l'ambiente in cui si svolge il giallo da dipanare. A stretto giro (a gennaio) uscirà il secondo volume della serie. Per saperne di più: scheda libro.
  • UN CANE, UN INDIZIO E UN CADAVERE di Antony Johnston (Newton Compton). L’attrice Gwinny Tuffel è costretta a sbarcare il lunario come dog sitter, in attesa di tornare a calcare le scene. Ed ecco che il suo ultimo cliente, un famoso cantante rock proprietario di un vivace border collie, viene trovato morto... la polizia pensa a un incidente ma Gwinny è convinta ci sia un assassino in giro. Per saperne di più: scheda libro.

FANTASY:

  • L'ULTIMA ORA TRA I MONDI di Melissa Caruso (Fazi). La città sta per essere ingoiata da una catastrofe e per scongiurare il peggio, la protagonista dovrà chiedere aiuto alla sua peggior nemica... un libro su dimensioni parallele, balli dalle atmosfere vittoriane e tanto mistero. Per saperne di più: scheda libro.

FUMETTI E GRAPHIC NOVEL:

  • NAPOLI – NEW YORK di J.D. Morgan e Ste Tirasso (Star Comics). Una storia tratta da un manoscritto di Federico Fellini, da cui è tratto il film di Gabriele Salvatores, interpretato da Pierfrancesco Favino. È la storia di due ragazzini che, nel 1946, si imbarcano clandestinamente per New York da Napoli, per sfuggire alla povertà e alla guerra. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTISCA:

  • UNA COSA SOLA di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Mondadori). In questo nuovo saggio, il magistrato Nicola Gratteri e l'esperto in criminalità organizzata Antonio Nicaso spiegano come le organizzazioni criminali, pur non esercitando una brutale e plateale violenza come negli anni passati, hanno acquisito un carattere globale all'interno dei sistemi finanziari e politici in tutto il mondo, corrompendo così interi settori della vita sociale e dell'imprenditoria. Per saperne di più: scheda libro.
  • UCRAINA, RUSSIA E NATO IN POCHE PAROLE di Marco Travaglio (Paperfirst). Un libro che ripercorre la storia dell'Ucraina fin dalla Seconda Guerra mondiale all'attuale conflitto, nell'analisi del direttore del Fatto Quotidiano. Per saperne di più: scheda libro. Nella pagina troverete anche una video presentazione di Marco Travaglio.
  • Per la casa editrice Moebius (che ancora non ha un sito funzionante), ecco due titoli di arte e fotografia:
    • CARLO ORSI – MIRACOLI A MILANO curato da Giorgio Terruzzi (scheda libro): è il catalogo della mostra delle foto in bianco e nero dedicate a Milano, ma contiene anche di una retrospettiva riguardante la carriera del celebre fotografo.
    • EDVARD MUNCH a cura di Stefano Zuffi (scheda libro): un agile libretto che percorre la carriera del pittore norvegese, famoso soprattutto per l'iconico “Urlo”.
  • UNA NAZIONE BAGNATA DI SANGUE di Paul Auster, fotografie di Spencer Ostrander (Einaudi). Gli USA sono indubitabilmente il paese più violento dell'Occidente. Paul Auster si interroga su questo triste primato, riflettendo sulla diffusione delle armi e della violenza, accompagnato dalle fotografie di Spencer Ostrander che ritraggono i luoghi delle stragi di massa. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA GRAMMATICA DEL CIOCCOLATO E DEL CACACO di Clara e Gigi Padovani (Gribaudo). Un libro completo sul cioccolato e sul cacao, storia, leggende, utilizzi, e naturalmente un “catalogo” di tutte le varietà. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA SPERANZA NON DELUDE MAI di papa Francesco (Piemme). Sottotitolo: Pellegrini verso un mondo migliore. In un mondo che sembra scosso da guerre, tragedie, disastri ambientali, carestie e violenze, papa Francesco ci esorta a non abbandonare la speranza, in occasione dell'avvicinarsi dell'anno giubilare 2025. Per saperne di più: scheda libro.
  • OCCIDENTE di Josephine Quinn (Feltrinelli). Una monumentale storia dell'Occidente, a partire dall'Età del Bronzo fino alla storia recente. La novità della visione di questa visione storica sta nello studio delle varie epoche e civiltà considerandole nella loro globalità. Per saperne di più: scheda libro.
  • LE SPIE DI STALIN di Giorgio Ferrari (Neri Pozza). Un nutrito gruppo di giovani, dagli anni '30 fino a guerra fredda inoltrata, lavorò sotto copertura per l'Unione Sovietica, infiltrandosi nei gangli della sicurezza e delle istituzioni britanniche. Tra loro, in particolare, cinque ragazzi dell'élite intellettuale inglese, che idealizzarono in Stalin il leader che secondo loro avrebbe sconfitto il nazifascismo. Per saperne di più: scheda libro.
  • COSA PORTI CON TE di Paolo Crepet (Solferino). Semplicemente, l'autobiografia del celebre psichiatra: l'infanzia, gli studi, gli affetti, la scelta della psichiatria, le esperienze, la scrittura e soprattutto l'amicizia con Franco Basaglia. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • IL PICCOLO CAMION BLU E L'ALBERO DI NATALE di Alice Schertle e Jill McElmurry (Gribaudo). Albo illustrato: il piccolo camion Blu deve consegnare tutti gli alberi di Natale. Il testo è in rima come una filastrocca e conta a ritroso quanti alberi mancano da consegnare. Età di lettura: dai 2 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • HARRY POTTER. VIAGGIO A HOGWARTS (Magazzini Salani). Un librone pop-up su come è cominciato tutto: dallo sgabuzzino di casa Dursley fino alla cerimonia del cappello parlante, passando, naturalmente, per il binario 9 e ¾. Età di lettura: dagli 8 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL FAVOLOSO VIAGGIO DELLE PIANTE di Stefano Mancuso e Philip Giordano (Aboca Kids). C'è la comune convinzione che le piante non si possano muovere. Invece Stefano Mancuso ci mostra come le piante possano viaggiare, espandersi in territori inesplorati, inaccessibili, trasportate dagli animali, dal vento o dall'uomo (spesso inconsapevolmente). Età di lettura: dagli 8 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA STRADA CHE CI PORTA A CASA di Susanna Tamaro (Il Battello a Vapore). Una specie di “favola di formazione”, sulla lotta tra il bene e il male: un ragazzo si sveglia in quello che non è certamente il suo letto, non ricorda nulla, ma trova in tasca un origami a forma di cigno... Età di lettura: dai 10 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL FUTURO MI ASPETTA di Lucia Annibali (Feltrinelli). Età di lettura: dai 12 anni. Lucia Annibali, sfigurata dall'acido da un uomo che non accettava di essere respinto, racconta alle ragazze e ai ragazzi la sua storia di sofferenza e di riscatto. Per saperne di più: scheda libro.
 
Continua...

from mydiary, I am Shiva

Avevo in piano di creare una pagina instagram per promuovere Bitcoin nella mia area geografica; sfortunatamente instagram mi ha praticamente bloccato il progetto sul nascere; non ho ben chiaro perché, forse perché utilizzo un alias mail, ma mi chiede di verificare il mio volto all'accesso, e pur accettando di farlo non prosegue con la verifica :/ Comunque, ho bisogno di un sito web di riferimento nel quale spiego brevemente e più chiaramente possibile cos'è bitcoin e come accettarlo; inizialmente utilizzerò proprio noblogo come prova, poi eventualmente vedrò se utilizzare un sistema più configurabile

......

Piano confusionario della giornata:

-Stasera cucinerò la zuppa di cipolle alla francese, buonissima, nella mia variante aggiungo anche un po di panna – voglio preparare anche crema pasticcera al cioccolato con base di biscotti tritati – stasera seconda serata in streaming su Twitch, mi sto divertendo a streammare Hogwarts Legacy, bellissimo gioco, sopratutto per le ambientazioni, e sono uno a cui generalmente non piaceva il fantasy ! lol ( se qualcuno vuole seguire in live https://www.twitch.tv/0alexita tutte le sere alle 21, ma anche prima!)

 
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from GRIDO muto (podcast)

Hai mai fatto la domanda sbagliata? ❓🤔🚫 Per chi soffre di #artrite e #fibromialgia, può essere pesante.

Link per l'ascolto del podcast al posto della trascrizione:

Nel mese di marzo del 2025 compirò 48 anni. E' inutile che ci giriamo intorno, ormai sono 50.

Ma non sono un cinquantenne come gli altri: a volte non mi sento come se ne avessi 50, ma come se ne avessi 100.

Nel giorno in cui sto registrando questo episodio è domenica, ma non sono rimasto a letto un po' di più come fanno in tanti. Beati loro! Non posso. Come sempre, alle 6:00 sono già ad occhi aperti, oppure anche prima delle 6:00. Spesso un'emicrania fortissima mi sveglia nel cuore della notte, oppure è qualche suono a farlo, oppure il prurito. Comincio a grattarmi ovunque e, in più, mi è molto difficile mantenere la stessa posizione per più di mezz'ora. Anche se si potrebbe pensare che dopo notti così tribolate dovrei essere quasi grato di potermi alzare, in realtà è esattamente l'opposto. Faccio comunque tanta fatica ad alzarmi. Intanto, bisogna fermare la sveglia, che è sempre un po' un'impresa, perché le mie mani non riescono più a stringere bene le cose; e appena svegli è anche peggio. Ci provo, ma la sveglia si sposta sul comodino, scivola di qua e di là senza che io riesca a fermarla. I comandi, purtroppo, sono pensati per persone sane.

Scendere dal letto poi è molto difficile, almeno per i primi 20 minuti. La testa gira, il corpo sembra fatto di legno. Provo a muovermi un po', ma le fibre e i nodi al mio interno tirano e mi fanno male. Non appena ci provo, sento dai rumori interni al mio corpo che inizio a scricchiolare come un pavimento antico o un pacchetto di patatine. Rotolo nel letto fino a trovarmi a pancia sotto e poi, piano piano, mi lascio cadere e appoggio un piede, piantando i pugni sul materasso; invece, facendo leva sul muro, alla fine riesco a mettermi seduto e metà dell'opera è fatta. Alzandomi e aggrappandomi un po' dappertutto, arrivo in cucina, dove di solito, prima che riesca a reggere un cucchiaio, me ne cadono almeno due. Le tazze, per ora, sono salve; ho imparato ad afferrarle con due mani. E poi, a quel punto, ormai il corpo comincia a rispondere un po’. E allora riesco anche a lavarmi i denti, avendo un controllo sufficiente sullo spazzolino. A volte decido di vestirmi prima di mangiare, che sembra un controsenso, ma mi aiuta a far passare il tempo e riprendere un po' il controllo sulle mani. Così, il cucchiaio non trema più e riesco a mangiare più in fretta. Cerco di muovere le mani, anche accarezzando il gatto. Nel tempo che ci metto ad uscire di casa, il mio corpo è al livello massimo di efficienza, che non è certo quello di una persona normale, ma devo farmelo bastare. Le cose continuano a cadermi di mano tutto il giorno: chiavi dell'auto, chiavi di casa, zaino, cappello, eccetera.

Ad ogni passo, i piedi mi fanno malissimo, specie se scalzi. Per capirci, addio a scogli e distese di ciottoli, ghiaia e sassolini. Mi è difficile concentrarmi davvero su qualcosa e a volte la mia vista è così tanto offuscata che non riesco più a leggere e neanche a guardare il cellulare come fanno tutti. Ci sono giorni interi in cui una pesante cappa di dolore, di malumore e tristezza mi ricopre, mi cade addosso e in un attimo posso cambiare completamente carattere: da solare come sono di solito, mi dispero, piango, divento subito nervoso per tutto, perché in quei giorni, come oggi, non c'è niente che sia facile da fare. Ogni cosa sembra ed è difficilissima. In quei giorni vorrei e potrei solo restare sdraiato ad occhi chiusi, aspettando il giorno successivo, e questi episodi sono sempre più frequenti. Ormai possiamo dire quasi continui. Se tutto questo a te non capita, ritieniti fortunato, dico davvero. Ma come ho fatto a ridurmi così? La risposta è semplice, e si potrebbe riassumere nel nome di tre stramaledette malattie che mi affliggono, da chissà quando, e che a questo punto della vita stanno cominciando a rendermi le cose veramente impossibili. E, tra l'altro, tutto è destinato a peggiorare. Ma questa risposta, in realtà, non ti direbbe niente. Non direbbe niente perché il nome di una patologia non spiega di per sé che cosa c'è dietro, non spiega che cosa ti porta via. Una parola così, da sola, senza che tu sappia chi sono e cosa mi è stato strappato dalle mani, non sarebbe abbastanza. Non farebbe capire quanto è stata dura e quanto mi è ancora difficile vivere in un mondo che non tiene delle mie necessità. È per questo che voglio raccontarti la mia storia, perché tu possa capire per bene che cosa ho perso.

Non sono sempre stato così.

Il ricordo più antico che ho risale al 1980, o giù di lì. Come tantissimi italiani, allora guardavamo la televisione dopo cena. Era una di quelle col tubo catodico che, solo a pensarci ora, mi si accappona la pelle. Ma allora era normale. Era normale cambiare canali senza telecomando, era normale vedere i programmi con tanti disturbi ed era normale anche guardare la TV tutti insieme. Me la ricordo benissimo, quella televisione. Era una Telfunken grigia e cicciona di quelle senza telecomando. Mi ricordo che ero così piccino da guardarla dal basso e a me sembrava altissima, mentre in realtà era appoggiata su un normale mobile della nostra cucina. Quindi quanto potrà mai essere stata alta?

Una sera, mentre la mia mamma mi diceva di allontanarmi, ché ero troppo vicino, vidi qualcosa di magico sullo schermo: un uomo baffuto, secondo lo stile dell'epoca, in un completo colorato e scintillante, che afferrando un microfono con tutta la foga di cui era capace, stava gridando al mondo qualcosa, qualcosa di importante evidentemente, seguendo le note di una melodia che mi aveva colpito molto. Ora non mi ricordo chi fosse, forse era a Sanremo, forse no, ma quello che è importante è che dentro di me mi immaginai subito con lo stesso abito, sicuro di me come quel cantante già adulto e con tanto di baffi, mentre cantava sul palco e tutti mi osservavano.

Pensai: “È questo che sarò, ma prima devo diventare grande.”

In quegli anni ci spostavamo spesso da Livorno per andare a trovare i miei nonni materni, che vivevano a Pontremoli, in un paesino remoto tra le valli, come tanti altri in Italia. A me quei viaggi di poche ore sembravano lunghissimi, ma erano un'occasione per scoprire il mondo al di fuori della città. Ce n'era tanto di mondo e speravo che prima o poi ne avrei visto di più. Più avanti, questo mio desiderio si sarebbe avverato, ma all'epoca non potevo saperlo. Mentre i miei due fratelli di solito sedevano nei posti lontani dal finestrino leggendo, io ero troppo piccolo per poterlo fare, e allora preferivo restare al finestrino, ad immaginarmi cavalieri o automobili che inseguivano il treno, ma soprattutto guardando in un luogo non ben definito oltre il finestrino potevo dare alla mamma e al babbo l'illusione di restarmene lì, buono buono, a guardare fuori, mentre la mia piccola mente era piena delle melodie che avevo sentito durante la settimana. Già a 4 o 5 anni, a furia di viaggi in treno, riuscivo a ricordarle perfettamente; il mio cervello era in grado, per capirci, di farle rivivere all'infinito. In quegli anni non c'erano lettori musicali personali, ma neanche mi servivano. Potevo schiacciare “play” nella mia mente e riascoltare il brano che volevo quante volte volevo. Ricordavo per filo e segno le melodie, i ritmi corretti e quasi sempre anche le parole, o almeno quelle che potevano fare parte del lessico di un bambino di 4 o 5 anni, e quelle che non riconoscevo me le inventavo. Anni dopo avrei scoperto che stavo ricordando anche le tonalità. Le volte che i miei parenti mi notavano che canticchiavo tra me continuamente, me lo facevano notare e io mi vergognavo come un ladro e smettevo subito.

In quegli anni sentivo in televisione o alla radio le canzoni di Umberto Tozzi, dei Ricchi e Poveri, di Mia Martini e, ovviamente, per me che ero piccolino, c'erano anche le canzoni dei cartoni animati. Era il periodo dei robottoni giapponesi. Hai presente? Goldrake, Mazinga Z e tutti gli altri? Ma il mio preferito restava Daitarn 3. Non tanto per la storia in sé, ma perché per me aveva la sigla migliore di tutte, quella che mi piaceva cantare e rivivere nella mia mente tante e tante volte.

Adoravo anche giocare con gli strumenti musicali dei miei fratelli, che erano più grandi di me e andavano già a scuola: flauti, pianole e la mitica diamonica, una specie di tastiera alimentata a sputazzi, cosa di cui però non mi curavao, non mi importava. L'importante era entrare in quel fantastico mondo di suoni e capire le combinazioni che si potevano fare con le note. Alcune erano belle e altre un po' meno. Altre, invece, erano proprio brutte.

Non lo sapevo allora, ma stavo iniziando a fare musica, a capirla e a muovere i primi passi in un mare in cui mi sarei immerso con gioia qualche anno più tardi e che avrebbe dato un senso alle mie giornate.

Come la maggior parte dei bambini, non me ne rendevo conto, ma in quegli anni stavo davvero bene. E quando mi chiedevano come stavo, rispondevo sempre “bene”!

Anche ai giorni nostri rispondo ancora bene, soltanto che...so di mentire quando lo dico. Lo dico solo per fare prima, per evitare tutto quello che accadrebbe dopo.

Questo è uno degli aspetti di cui voglio parlarti in questo podcast, perché è sempre nei miei pensieri. Sto parlando del rapporto delle persone comuni con le malattie degli altri. Forse tutti noi ormai usiamo le parole con troppa leggerezza e l'abitudine finisce per condizionarci anche nel pensiero.

“Come stai?” È sempre la domanda sbagliata da fare a me.

E' sbagliata perché non bisognerebbe mai chiedere a qualcuno come sta se poi non si ha davvero voglia di ascoltare la risposta. E la mia risposta, come quella di tante altre persone che soffrono, non è mai semplice; è complicata, tanto che solo dopo molti anni sono riuscito ad accettare quello che mi sta succedendo e a trovare le parole per descriverlo. Quello che hai ascoltato nella prima parte di questo episodio è soltanto la punta dell'iceberg.
Quando inizio a rispondere alla domanda sbagliata, vedo che la maggior parte delle persone le ho già perse dopo pochi secondi, cioè non mi calcolano proprio più. Non sto dicendo che siano tutti cattivi, per carità, ma credo che non siano abituati ad avere a che fare con persone che soffrono. E d'altra parte, chi è che vorrebbe mai affrontare il tema? E quindi dopo più di 10 parole capisco che non hanno più le energie per ascoltarmi. Non è che io non capisca; ognuno ha la sua durissima battaglia personale da portare avanti e non è certo una gara a chi sta peggio. Però bisogna davvero fare uno sforzo per capire che per una persona che soffre tanto è molto faticoso dover spiegare come sta e rivivere costantemente il trauma. A momenti potrebbe sembrare quasi una violenza ricevere questa domanda e capire che non si è ascoltati. E una delle cose che mi manda più in bestia è quando questa domanda me la fanno di continuo, magari dopo pochi giorni che ho già spiegato tutto. Le mie patologie non cambiano e, se cambiano, è in peggio.

Francamente, io mi sono stancato di dire sempre che va tutto bene, perché non è così. Dicendo che va tutto bene, anche se è per fare prima, continuo io per primo a dare un'idea sbagliata, e cioè che tutto sommato non va così male. Ma è falso. E spesso capita che, dopo aver cercato di spiegare come sto, l'atteggiamento di chi ha fatto la domanda non cambia, cioè continua a propormi attività, uscite a cena, nuovi compiti sul lavoro, come se io non avessi detto niente. E allora perché chiederlo? Bisogna cominciare a ragionare in un altro modo. Bisogna che sia più facile coesistere in un mondo che condividiamo tutti, sani e malati.

Chiudo questo episodio, quindi, con un buon proposito per tutti: da oggi prendiamo l'abitudine di chiedere a qualcuno come sta solo se abbiamo voglia di ascoltare davvero la risposta; altrimenti, meglio non chiederlo. Si può sempre dire “Mi fa piacere vederti” senza aspettarci che chi soffre e ha una malattia cronica possa comunque fare quello che ci aspettavamo, che si tratti di lavoro o uscite domenicali. Sii sincero. Hai mai pensato a cosa puoi scatenare con una semplice domanda? E ti è mai capitato, invece, di rispondere che stai bene, ma solo perché non hai la forza di spiegarti? Fammelo sapere! Puoi seguire questo podcast ai link che trovi in alto in questa pagina, per ascoltare il podcast vero e proprio, o venire a trovarmi sul canale Youtube “Grido Muto”. Ma anche su Mastodon, ovviamente! (@GRIDOmuto@noblogo.org)

Per ora ti lascio e ci sentiamo martedì prossimo con un altro pezzo della mia storia. Stammi bene e a presto!

Questo podcast è esclusivamente per raccontare la mia esperienza personale e la mia storia; non contiene in alcun modo consigli di carattere medico o curativo. Per qualsiasi problema di salute, ti invito a consultare il tuo medico o uno specialista di fiducia.

#artritepsoriasica #malatoinvisibile #invisibili #malattiecroniche #gridomuto

 
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