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from norise 3 letture AI

IL QUADRO

lo vedi meglio a freddo da fuori se non preso nel vortice della sindrome di stendhal meglio che non lo stesso autore immerso e perso nella sua creazione il sangue sparpagliato nei colori

(2013)

Riconoscimento

Versi che mostrano distanza tra osservatore e opera, il rischio dell'ammirazione totalizzante e la violenza sottesa del processo creativo.

Traduzione in inglese

THE PAINTING

you see it better cold from outside
if not caught in the whirl of
stendhal syndrome
better
than the very
author immersed and lost
in his creation
blood scattered in the colors

(2013)

Analisi

  • Focalizzazione: prospettiva esterna valorizzata rispetto all'interno; l'osservatore distaccato coglie chiaramente ciò che l'autore non vede mentre è immerso.
  • Tema: confronto tra percezione e creazione; rischio dell'iper-emozione che annebbia il giudizio; la creazione come atto che ferisce o dissipa sangue nei colori.
  • Immagini e lingua: uso di frasi spezzate e enjambement che ricreano il respiro affannato dell'osservazione; espressioni come “sindrome di stendhal” ancorano il testo a un quadro culturale preciso; “sangue sparpagliato nei colori” fonde violenza e bellezza.
  • Tono: lucido, quasi clinico, con un lampo di crudeltà estetica nella chiusa.

Versione alternativa in italiano (rifinita)

Il quadro si vede meglio a freddo, da fuori
quando la sindrome di Stendhal non ti prende
meglio così che lo stesso autore, immerso e perso
nella sua creazione: sangue sparso nei colori.

Suggerimenti per revisione

  • Per rendere il contrasto più netto, prova a far seguire al verso centrale un micro-caesura che segnali il salto dalla visione alla diagnosi.
  • Se desideri accentuare la drammaticità, sostituisci “sparpagliato” con un verbo più sonoro o concreto (es. “smembrato”, “diluito”) in base all'effetto voluto.
  • Per maggiore ironia critica, aggiungi un verso finale che dica chi osserva (collezionista, critico, passante).

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from cosechehoscritto

[gish]

Ma non posso sempre scrivere, eh Koch, sto giocando a Gish, tu sai cosa è Ghish? no non credo Koch è un gioco che mi sono comprato anni fa e che poi avevo mollato e oggi mi è venuta voglia di giocare ancora a Gish perché mi secca lasciare i giochi non finiti e una delle cause per le quali avevo mollato Gish era che mi si erano cancellate le partite salvate quando si era rotto l'hard disk e allora ricominciare non ne avevo voglia, era come se avessi perso tutta la storia vissuta nel mondo di Gish e invece ho ripreso, adesso sono al livello cinque che si svolge nell'inferno e cosa è Gish, beh la cosa rivoluzionaria di Gish è che il protagonista è una palla di grasso a cui hanno rubato la fidanzata antropomorfa, e per palla di grasso non intendo un tipo sovrappeso, intendo proprio dire una palla di grasso nero senza né mani né piedi, ha solo una bocca e gli occhi e delle piccole punte che gli possono nascere lungo il corpo, e quindi capisci bene che solo muoverlo è un casino Koch, solo fargli spostare un oggetto è un fottuto casino Koch, non ha mani, capisci, si muove rimbalzello come una palla di grasso e anche farlo saltare è un bel casino, hai mai visto una palla di grasso saltare koch? beh, posso assicurarti che le palle di grasso non sono nate per saltare, ce ne vuole per fargli fare anche dei saltini mediocri e altra cosa di questo gioco è che tutto segue le regole della forza di gravità, quindi le cose pesano, le corde basculano, i muri crollano e questo porta a cosa inaspettate del gioco anche perché, dovevo dirti anche questo, ci sono un fottuto numero di robe variabili e quindi le partite sono simili ma mai identiche, ogni tanto qualcosa cambia e la cosa che mi fa annodare lo stomaco e che se finisci tutti gli omini ti fa ricominciare dall'inizio del livello e quindi devi tornare in posti rognosi in cui speravi di non tornare mai più nella tua vita perché era uno di quei posti che quando li finisci ci metti una riga nera dicendo non so come cazzo ho fatto ma ci sono riuscito non ci tornerò mai, e invece in Gish ci torni se non riesci a finire tutto il livello e quindi diventi nervoso, non ti diverti ma impari molte cose della vita, perché la vita è così è una serie di merde che dici no, cazzo Koch, non farò mai più lo stesso errore, e invece rieccoti lì, stronzo come sempre a rifare le stesse cose, tipo tornare a giocare a Gish che non mi servirà mai un cazzo nella mia vita mentre potrei fare cose molto più intelligenti e sofisticate più adatte a un uomo della mia cultura e della mia intelligenza tipo finire di leggere il libro che sto leggendo, sai cosa sto leggendo? beh Koch sto leggendo un libro di Aldo Dieci, sai chi è Aldo Dieci? beh è la nuova versione di Aldo Nove, non ti viene già da ridere? beh Koch, smetti perché il libro è una merda, una cosa abominevole fatta da Castelvecchi con la quale, se esiste l'inferno ed è simile a quello che Gish mi ha mostrato essere, beh Castelvecchi con questa cosa abominevole se l'è guadagnato e aggiungo che 'abominevole' è un termine che non mi è congeniale, non lo uso quasi mai, ma in questo caso è necessario perché pagina dopo pagina mi chiedo perché, con tanta gente che merita di essere pubblicata con lavori dignitosi con il sudore della fronte, è stata sprecata carta e inchiostro per una cosa che mentre la leggi provi vergogna, non tanto per Castelvecchi che ormai starà con palla di grasso a saltare sui fiumi di lava, ma per gli scrittori che si sono prestati a una cosa del genere, Lagioia, io ho letto anche un romanzo di Lagioia e poi scopro che ha partorito una roba del genere, abominevole, senti Koch, sai che su Facebook avevo scritto a uno che la letteratura è sovrastimata, eccetera le solite cose e uno scrittore mi ha detto eh bravo, i giudizi sulla letteratura li danno sempre quelli che sono al di fuori della letteratura, come dire, caro veneracchio che cazzo parli di letteratura, lascia che ne parliamo noi che siamo dentro la letteratura, e io mi sono sentito fuori, mi sono girato e ho visto che ero fuori della letteratura e dentro questo posto, immaginiamo una specie di torre o un carcere, dentro questo carcere c'erano quelli che fanno la letteratura, da di dentro, e mi sono chiesto due o tre cose, la prima cosa che mi sono chiesto è stata, ma perché siamo qua a trascrivere tutto? Perché siamo qua a creare una spropositata base dati per modelli linguistici per poi – eh Koch – crepare e lasciare questa cosa irrisolta e indifesa in giro per il tempo che non abbiamo vissuto e che non viveremo mai? La letteratura sono come le partite non salvate di Gish. E poi, quelli che stanno dentro la letteratura lo sanno che fuori ci sono persone che leggono quello che scrivono e ne provano cose? e la terza cosa che ho pensato, e qui mi ricollego al discorso di Aldo Dieci, questi qua che a tavolino si mettono a fare letteratura, che campano con la letteratura passeggiano mai per la fiera del libro? questi che stanno dentro al carcere cosa pensano quando passeggiano per i corridoi della fiera del libro e osservano centinaia di case editrici sconosciute che pubblicano centinaia di libri di gente altrettanto sconosciuta? dalla loro torre in cui vedono la letteratura dal di dentro si rendono conto che fuori ci sono i morti che camminano, le manovalanze, gli zombies? Koch noi siamo zombies della letteratura, ci muoviamo come cretini e digrigniamo i denti con la bava alla bocca fuori della torre e da dentro la torre gli scrittori pagati fanno Aldo Dieci, fanno i giovani cannibali, fanno il grande successo del genere noir, fanno quello che dovrà essere messo nelle antologie fra dieci anni e che oggi lo leggono in dieci cristi dentro la torre, ecco cosa fanno e ogni tanto sparano agli zombies, dovessi rifare oggi un blog di scrittura sai come lo chiamerei? lo chiamerei “zombies” e parlerei di quelli che scrivono libri che non legge nessuno che gli editori li mettono a catalogo e ne fanno svanire i libri, dopo dieci anni di contratto scemano le copie vendute a niente non hanno niente, nessun diritto di autore, perché sono malati, come lo sei tu, come lo sono io, l'editore pensa, tanto questi sono malati, devono scrivere, non possono mica smettere e allora perché non sfruttare questa malattia che hanno, ma io avevo trovato il modo di fregare tutti Koch, sai cosa mi ero preso, mi ero preso in comodato uno Skyfonino, sai cosa era lo Skyfonino era un cellulare che potevi chattare con la gente su Skype, capisci cosa voglio dire, sei alle poste in coda e invece che tirare fuori il libro di Aldo Dieci, tac, prendi lo Skyfonino e chatti per ore e ore con Koch o con Platania e chattando non pensi a niente, non pensi alla letteratura, non ti metti a scrivere grandi capolavori della narrativa, chatti e basta e ti senti vivo e vai avanti a fare il tuo odore in giro per il mondo e infatti io sarei un uomo felice, ma ci sono dei problemi di abilitazione, non mi hanno ancora abilitato e quindi non posso chattare con nessuno e mi sto alienando, sto per schiantare il cellulare contro il muro perché quando tento di entrare in Skype dice che c'è un errore non meglio precisato e io sto male, fisicamente, vorrei che tutto fosse perfetto Koch, allora ti scrivo questa lettera per dirti alla fine che dopo un ora di gioco di Gish sento proprio il bisogno fisico di smetterla, di prendere un libro e di mettermi a leggere a tradurre qualcosa a fare qualcosa che mi faccia crollare nel letto con un sorriso dentro, un qualcosa, e a proposito mi sono di nuovo iscritto alla scuola di kung fu e

 
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from Transit

(177)

(Mam)

Nota: non voglio, e non ne ho facoltà, minimizzare la vittoria di Mamdani, nè pormi in contrasto con chi ne gioisce. Diciamo che non amo molto che le vittorie della sinistra all'estero siano prese come esempio in questo paese, che deve, comunque, fare i conti con la sua, di politica.

#ZohranMamdani, eletto sindaco di New York a soli 34 anni, rappresenta una svolta storica per la politica americana. Primo sindaco musulmano della città, Mamdani ha sconfitto l’ex governatore Andrew Cuomo con il 50,4% dei voti, conquistando consenso soprattutto tra giovani, immigrati e lavoratori grazie a una piattaforma basata su trasporti pubblici gratuiti, edilizia popolare e giustizia sociale.

Già nel suo discorso di vittoria, Mamdani ha lanciato una sfida diretta a #DonaldTrump, definendolo un “despota” e affermando che “...la città che lo ha creato può anche sconfiggerlo”.​ Da parte sua, Trump ha risposto con sarcasmo, minimizzando la sconfitta: «Io non ero sulla scheda elettorale» e accusando le tensioni a Washington di aver danneggiato il movimento repubblicano. A Mamdani ha rivolto l’epiteto di “Comunista” e ha minacciato tagli ai fondi federali: “Se vince un comunista, pronti a tagliare miliardi a New York”. Questa contrapposizione incarna uno scontro tra due visioni opposte, ma con un comune uso di retorica fortemente polarizzante.​

Le vittorie parallele di Abigail Spanberger in Virginia e Mikie Sherrill nel New Jersey consolidano il successo dei democratici in territori chiave, ponendo un ulteriore freno alla spinta trumpiana e segnando un chiaro avvertimento verso la leadership repubblicana.​

(Mam2)

In Italia, il successo di Mamdani è stato accolto con entusiasmo da settori della sinistra, ma la realtà politica appare ben diversa rispetto a quella statunitense. Qui la sinistra è dilaniata da una cronica divisione tra anime moderata e radicale, che impedisce la costruzione di un progetto unitario e coerente. L’assenza di una leadership convincente che sappia parlare ai bisogni concreti della società limita molto la capacità di mobilitazione e di creare un’alternativa credibile al governo Meloni.

L’opposizione italiana tende spesso a rifugiarsi in tentativi di emulazione di modelli esteri senza riuscire a tradurli nel contesto nazionale, rimanendo così frammentata e marginale. Manca, inoltre, un dialogo autentico con le nuove generazioni e con i settori più vulnerabili, fattori che in America invece hanno fatto la differenza per Mamdani.

Solo un’analisi critica e profonda di queste difficoltà interne potrà avviare un processo di rinnovamento e rilancio della sinistra in Italia, partendo dalla concretezza e non dall’astrazione.​

Mamdani e i successi democratici statunitensi mostrano dunque un modello efficace di politica progressista da cui trarre ispirazione, ma la sinistra italiana deve affrontare le proprie contraddizioni interne per poter davvero sognare una rinascita simile.

#Blog #USA #Mamdani #Trump #Politica #Italia #Sinistra #Opinioni

 
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from Bymarty

Amicizia...

È nata così tra noi, lui era il sole, io la luna... Uno sorgeva, sempre più forte, combattivo e splendente, lei spesso spariva, si perdeva e.. moriva. Un giorno, tutti i giorni era diventato il suo sole, la sua personale stella pronta ad illuminare la sua notte, tutte le notti! Ma io Luna, a volte triste e malinconica oscuravo il suo giorno, i suoi giorni! Trovarsi, ritrovarsi, incontrarsi, abbracciarsi col pensiero e le parole, non era che un breve attimo fuggente, a volte sfuggente, racchiuso tra un'alba, un tramonto ed un sogno. A volte io, proprio come la luna ho cercato, ho forzato, ho provato a rimanere presente, ancora un istante sospesa nel cielo, per ammirare la sua luce, per godere ancora un po' del suo calore! Agli inizi, quando c'era il sorgere dell'alba della nostra amicizia, lui, sole, mi aspettava, mi sosteneva, ascoltava i miei racconti e i miei silenzi, indugiando ancora un attimo sulla superfice di quel mare, che erano i nostri pensieri, nel quale ci rifugiavamo!Ma col tempo, col trascorrere del sorgere, del tramontare, del mio nascere per poi sparire.. ho scoperto che Amarsi, cercarsi e non trovarsi era sofferrenza, era malinconia. Ogni giorno, così come tutti i giorni, al sorgere di uno, l'altro scompariva, perché Lui era il mio sole, ma io non ero la sua luna....

 
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from cosechehoscritto

— il prossimo — buongiorno signor Tetsuo Hara, sono venerandi e... — dove devo fare il disegnino di Ken? — da nessuna parte, io... — hai pagato? — no, è questo il problema, io... — niente soldi, niente autografo — signor Tetsuo — eh — lo so — ok — non sono qua per l'autografo — ah — sono venuto a chiederle dei soldi — cosa? — come rimborso — rimborso per cosa? — per aver letto Ken il guerrierio da piccolo, e averlo anche visto in tv — e rimborso di cosa? — perché Ken il guerriero è una merda — ... — è uno dei fumetti più di merda che abbia mai letto — io... — ho anche venduto tutti gli Zero che avevo per pagare una multa — ... — alle bancarelle di piazza Banchi — non conosco — onesti, considerato il mestiere, ma non è questo il fatto: è che Ken mi ha sempre fatto pena, disegnato male, storie risibili, tonnellate di inchiostro e carta buttate via. E io ho perso ore a leggerlo — beh — quindi ora vorrei un rimborso, Tetsuo — capisco — per tutto il tempo perso per adeguarmi socialmente agli altri appassionati manga dei primi anni novanta — capisco. Ma io non sono Tetsuo — ah — io sono Kaneda — Kaneda! — Tetsuo! — Kanedaaaaaa! — Tetsuooooooo!

 
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from Transit

(176)

(Rif)

Non è una riforma della giustizia. È un riassetto del potere, pensato per ridisegnare a vantaggio della politica l’equilibrio tra i poteri dello Stato. La riforma della magistratura voluta dal governo Meloni, dietro la facciata rassicurante della “modernizzazione” e della “separazione delle carriere”, nasconde un intento pericoloso: assoggettare i magistrati all’influenza del potere esecutivo e ridurre la loro autonomia costituzionale.

Il punto centrale è semplice e cruciale. Separare le carriere tra giudici e pubblici ministeri, creando due “Consigli superiori” distinti, significa permettere alla politica di mettere mano, anche indirettamente, alle nomine, alle valutazioni e alle carriere. Non si tratta di un rinnovamento neutro, ma di una rottura dell’equilibrio su cui poggia la democrazia italiana. Sotto il nuovo assetto, il pubblico ministero, che oggi può indagare senza dover rispondere a nessuno se non alla legge, rischierebbe di diventare parte di una catena di comando orientata dal Parlamento e dal Governo. È un passo che apre la porta a un controllo politico delle inchieste, dei processi, persino delle priorità investigative.

(Rif2)

Chi si attendeva un intervento per velocizzare i procedimenti, sfoltire l’arretrato o migliorare l’accesso dei cittadini alla giustizia resterà deluso. Qui non c’è nulla che riguardi la giustizia in senso stretto. Non un euro in più per i tribunali, nessuna riforma organizzativa, nessun piano per sbloccare l’ingolfamento delle procure. In compenso, vi è un disegno allarmante di ridefinizione del potere: la giustizia, da potere dello Stato, diventerebbe territorio di influenza del governo.

L' esecutivo la chiama riforma “costituzionale”, ma in realtà ne capovolge il senso. Perché toccare la Costituzione non significa migliorarla, se l’obiettivo è ridurre le garanzie di indipendenza nate proprio per evitare le ingerenze del potere politico. L’articolo 104, che definisce il “Consiglio superiore della magistratura” come organo autonomo e indipendente da ogni potere, verrebbe svuotato nella sostanza.

Se la riforma sarà approvata e confermata da un referendum, il risultato sarà una magistratura più debole, più esposta e meno libera. È il ritorno a un modello di giustizia controllata, in cui chi governa decide anche chi può giudicare.

La Costituzione aveva previsto esattamente il contrario: che la legge fosse lo scudo dei cittadini contro l’arbitrio del potere. Questa riforma abbatte quello scudo, lasciandoci disarmati contro lo strapotere della politica.

#Blog #RiformaDellaMagistratura #GovernoMeloni #Costituzione #Giustizia #Opinioni #Italia

 
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from jemete

(ma che anni fa incredibilmente non esistevano)

La tecnologia del World Wide Web – e con essa la maggior parte dei siti web come li conosciamo oggi – è stata resa pubblica solo nel 1991. Addirittura fino al 1988 ogni uso commerciale della rete Internet era espressamente vietato. Facebook è nato nel 2004.

GUARDARE LA TV DURANTE LA NOTTE

In passato le trasmissioni televisive in Italia non erano H24 e dopo mezzanotte non c’era niente da vedere. Poi a partire dal dicembre 1991 la programmazione televisiva si è trasformata in un flusso continuo, di giorno e di notte.

PARTITE DI CALCIO QUASI OGNI GIORNO

Fino ai primi anni ’90 le partite di calcio della serie A si disputavano tutte in contemporanea e soltanto la domenica pomeriggio. Oggi si giocano in orari diversi di sabato, di domenica e di lunedì. Negli altri giorni della settimana possono capitare quelle delle Coppe Europee e della Coppa Italia.

VIAGGIARE ALL’ESTERO SENZA FARE IL CAMBIO VALUTA

Il 1° gennaio 2002 l'euro diventò la moneta degli Stati europei che aderivano all’unione monetaria. Prima di allora per viaggiare si dovevano cambiare le lire italiane in pesete (Spagna), in franchi (Francia), in marchi (Germania), in fiorini (Olanda), in dracme (Grecia), ecc. Meno poetico, ma forse più comodo.

NON FUMARE NEI LUOGHI PUBBLICI

Il divieto di fumare nei luoghi pubblici chiusi è entrato in vigore in Italia nel gennaio del 2005. Quando si andava a bere una birra in un bar, se ne usciva che sembrava di essere dei tranci di speck. Prima del 1975 addirittura si poteva fumare anche a scuola e negli ospedali.

ANDARE A FARE LA SPESA LA DOMENICA MATTINA

I supermercati in Italia hanno potuto aprire la domenica in modo generalizzato a partire dal 2011, a seguito della liberalizzazione degli orari di apertura stabilita dal Decreto Legge “Salva-Italia”. Fino ad allora le normative prevedevano limitazioni e l'obbligo di chiusura domenicale. La domenica mattina si andava a messa o a giocare a calcio, si andava al mare/in montagna oppure si restava a casa a spignattare.

 
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from differx

La poesia italiana contemporanea è l'unico campionato in cui i fuoriclasse giocano in C e sono invidiati dai brocchi che giocano in A

 
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from Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

Il made in Italy era fatto ... in Romania. La Guardia di Finanza di Gorizia scopre l’inganno

I finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno scoperto un'organizzazione criminale coinvolta nella produzione e commercializzazione di capi di abbigliamento fabbricati in Romania ma falsamente etichettati come “Made in Italy”.

L'indagine, che ha ricostruito l'intera filiera produttiva illecita, è stata avviata grazie al monitoraggio territoriale effettuato nella provincia dell'Isonzo, punto di accesso chiave della cosiddetta “Rotta Balcanica”. Durante un normale controllo di frontiera, è stato individuato un camion con targa rumena che trasportava 1.600 capi di abbigliamento femminile recanti la fuorviante etichetta “Made in Italy”.

Successive indagini, condotte dai finanzieri con il coordinamento della Procura della Repubblica locale, hanno portato alla luce un traffico di capi di abbigliamento femminile prodotti in una fabbrica rumena e destinati alla vendita in Italia tramite due aziende con sede in Lombardia.

Le perquisizioni effettuate presso le due aziende italiane e i loro principali clienti in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno portato al sequestro di ulteriori 1.900 capi di abbigliamento con etichette di origine ingannevoli. Attraverso approfondite indagini, gli agenti sono stati in grado di ricostruire le fasi produttive e commerciali alla base della creazione e della vendita di questi capi, identificando i soggetti responsabili dell'intera operazione.

Le indagini si sono concluse con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Gorizia di 5 soggetti, responsabili della frode, e con lo smantellamento di un collaudato sistema produttivo in grado di immettere nei circuiti commerciali italiani ed europei quasi 3 milioni di capi di abbigliamento negli ultimi 5 anni.

#guardiadifinanza

 
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from GranOblio-Links

Pietro Favaro

Questa raccolta intende divulgare l'opera artistica del pittore Pietro Favaro. Molto del materiale qui caricato, insieme a quello che verrà aggiunto in futuro, è inedito e non attualmente disponibile online. Sarà progressivamente recuperato e fotografato. Si ringraziano per la loro disponibilità la figlia di Pietro Favaro, Renata, e il genero Mario. Se apprezzate questo progetto e desiderate contribuire affinché possa continuare ad esistere, considerate la possibilità di supportare il gruppo Devol: https://ko-fi.com/devol.


Biografia
Tutte le opere Arte sacra Ritratti Nature morte Paesaggi Disegni
Perchè di pixelfed

 
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from Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo, in visita in Argentina, Paese membro della FIEP

Nella circostanza si sono svolti incontri per il rafforzamento della cooperazione con il Direttore Nazionale della Gendarmería Nacional, Comandante Generale Claudio Miguel Brilloni, e il Commissario Generale Luis Alejandro Rolle, Capo della Policía Federal Argentina.

Lo Stato sud-americano partecipa con la sua Gendarmeria Nazionale alla #FIEP (https://www.fiep.org/), un'associazione di Gendarmerie e Forze di Polizia nazionali con Status Militare.

L'obiettivo della FIEP (che iniziò la sua attività con le forze militari di Francia, Italia, Spagna e Portogallo) è quello di ampliare e rafforzare le relazioni reciproche, promuovere una riflessione innovativa e attiva sulle forme di cooperazione di polizia e valorizzare il suo modello di organizzazione e strutture all'estero.

L'Associazione facilita, in conformità agli accordi internazionali vigenti e alle normative nazionali, lo scambio di informazioni ed esperienze nei seguenti settori: Risorse umane (compresa la formazione e il reclutamento); Organizzazione del servizio; Nuove tecnologie e logistica; Affari Internazionali.

A corollario della sua visita il Comandante Generale #Luongo è stato insignito della Medaglia d’Onore d’Oro della Policía Federal Argentina. \ A seguire, si é tenuto l’incontro con l’Ambasciatore d’Italia, Min. Plen. Fabrizio Lucentini, e i Carabinieri in servizio presso l'Ambasciata di Buenos Aires.

#ArmadeiCarabinieri

 
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from CASERTA24ORE.IT

Caserta. La IV edizione della notte bianca il 7 dicembre

Caserta accende la sua Notte Bianca – La città celebra la quarta edizione dedicata a Lello Menditto e ai grandi padri casertani.

Domenica 7 dicembre la Reggia e il centro urbano diventano un palcoscenico diffuso tra arte, musica e memoria collettiva L’organizzatore avv. Gian Piero Menditto: “Caserta comunità viva che sa illuminarsi di partecipazione e orgoglio!” Caserta si prepara a brillare ancora una volta domenica 7 dicembre 2025, quando la città darà vita alla quarta edizione della Notte Bianca di Caserta, un evento che, ormai parte della sua identità culturale, trasformerà vie, piazze e cortili in un grande teatro a cielo aperto dedicato alla creatività, alla partecipazione e alla memoria civile.

Ideata e diretta dall’avvocato Gian Piero Menditto, la manifestazione rappresenta un simbolo di coesione e rinascita urbana, capace di unire istituzioni, imprese e cittadini sotto il segno della cultura condivisa. L’edizione di quest’anno, dal forte valore simbolico, sarà dedicata alla memoria di Lello Menditto e a tutti gli illustri padri casertani che, con la loro opera, hanno contribuito al progresso morale e civile della città. Alla guida tecnica della macchina organizzativa torna l’ingegnere Salvatore Fusco, responsabile della sicurezza e della gestione logistica. La Live Show curerà invece la direzione artistica e il coordinamento generale, mentre la società A&M garantirà supporto tecnico e il reperimento di risorse aggiuntive.

La Lemon Hub sarà partner per la comunicazione strategica e la PPG seguirà la produzione tipografica, confermando una sinergia di competenze che ha reso la Notte Bianca uno degli appuntamenti più attesi dell’anno in Campania. Tra le novità più significative dell’edizione 2025 spicca l’ampliamento del percorso urbano: Piazza Mercato e Piazza Sant’Anna entreranno ufficialmente a far parte del circuito degli eventi, insieme al tradizionale asse di Corso Trieste, Piazza Vanvitelli e Via Mazzini. L’obiettivo è chiaro: rendere la Notte Bianca un’esperienza realmente corale, diffusa e inclusiva, capace di abbracciare l’intera comunità cittadina e i visitatori provenienti da tutta la regione.

Dal 10 novembre saranno resi noti il programma ufficiale, gli ospiti e l’elenco dei partner e sponsor, mentre la macchina organizzativa prosegue il suo lavoro per completare il quadro delle collaborazioni. In una fase di profonda trasformazione sociale e commerciale per il territorio, la Notte Bianca di Caserta si conferma come un progetto di rilancio urbano, culturale ed economico, nato per restituire alla città un senso di appartenenza e una visione condivisa del futuro. “Caserta – spiega Gian Piero Menditto – non è soltanto una cornice artistica di rara bellezza, ma una comunità viva che sa illuminarsi di partecipazione e orgoglio. Questa edizione è un atto d’amore verso la città e verso coloro che ne hanno fatto grande la storia.”

 
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from Transit

(175)

(PAS)

Pier Paolo Pasolini rappresenta una delle figure più complesse e significative della cultura italiana del Novecento. Il suo pensiero civile, radicato in una tensione profonda tra impegno sociale, critica culturale e dimensione poetica, conserva ancora oggi una straordinaria attualità. La sua analisi delle trasformazioni sociali e culturali dell’Italia postbellica, condotta con acutezza e radicalità, ci offre strumenti preziosi per comprendere le dinamiche contemporanee nella loro complessità.

Si contrappose al conformismo e alla superficialità dilaganti nell’Italia del “boom economico” e, successivamente, nell’era della globalizzazione culturale. La sua denuncia contro l’omologazione prodotta dalla società dei consumi rappresenta un fondamento imprescindibile per l’analisi delle società contemporanee, dove l’individuo rischia di essere consumato come merce o ridotto a semplice elemento uniforme di un sistema industriale e mediatico.

Anticipò, con straordinaria lucidità, i meccanismi di quella che oggi definiremmo l’industria culturale, rivelando le modalità con cui essa plasma identità, desideri e valori, promuovendo un modello di “standardizzazione” che annulla la differenza e la pluralità.

La sua attenzione verso le classi sociali marginali, gli esclusi, e la denuncia di una modernità che in nome del progresso produce nuove forme di violenza simbolica e materiale, conservano una sorprendente attualità. In un’epoca segnata da disuguaglianze crescenti e da processi di esclusione sociale spesso invisibili, le riflessioni pasoliniane restano un punto di riferimento per un pensiero critico che voglia andare oltre la retorica e la superficialità.

(PAS2)

D’altro canto, il rischio maggiore nel mantenere vivo il ricordo di Pasolini è la sua riduzione a icona simbolica, priva di un rigoroso esame critico. La sua figura è spesso celebrata in modo acritico, confinata in narrazioni stereotipate che ne amplificano gli aspetti più secondari, senza affrontare la complessità del suo pensiero. Tale approccio banalizzante può tradursi in un’operazione che, anziché valorizzare il suo lascito culturale, ne svuota la portata, riducendolo a un’immagine mitizzata e frammentata.

Questo fenomeno si riscontra tanto nell’ambito accademico, talvolta incline a un’eccessiva “mitologizzazione”, quanto nel settore pubblico e mediale, dove l’intellettuale rischia di essere usato come simbolo depurato dalla sua radicalità originaria. Di fatto, una lettura superficiale può compromettere l’efficacia del suo messaggio, che invece invita a una continua messa in discussione dei modelli dominanti, al confronto con le contraddizioni e le ipocrisie sociali.

Per preservare l’attualità del pensiero civile di Pasolini è, dunque, necessario un esercizio critico costante, che eviti tanto la mitizzazione inattiva quanto l’uso ideologico strumentale. È indispensabile approfondire la complessità delle sue posizioni, riconoscendone la tensione dialettica fra critica sociale, analisi culturale e impegno etico. Solo così la sua eredità potrà fungere da stimolo per un pensiero critico vivo e operativo, capace di affrontare le sfide della contemporaneità.

La rilevanza di Pasolini nel panorama intellettuale contemporaneo discende dalla sua capacità di leggere con profondità e anticipo le problematiche strutturali della società moderna. Il suo pensiero civile, lungi dall’essere un semplice capitolo storico, costituisce una fonte preziosa di insegnamenti per chiunque desideri riflettere sulle dinamiche del potere, sul ruolo dei media, sulle questioni etiche legate all’identità e alla diversità.

Per questo motivo, mantenere vivo il dialogo con Pasolini implica muoversi con rigore e responsabilità interpretativa, affinché il suo ricordo non si traduca mai in maniera retorica o banale, ma continui a essere una voce critica e autentica nelle trasformazioni sociali e culturali.

#PierPaoloPasolini #Opinioni #Cultura #Blog

 
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