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from lucazanini

[escursioni]

ad asciugare assorbire botte da orbi ahi] mondo -o berline fumè tutto [mettere insieme non si fidano fanno fideiussioni balistiche stiker di ossitocine licenze sottozero] [per creare l'ambiente tutta l'umanità rotabile rientra torna Napoleone che] non è mai scomparso era] un trucco del cascamorto

 
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from Bymarty

🖊️ Riflessioni...

Quando la parola diventa fragile, il silenzio diventa rifugio e verità. La difficoltà della comunicazione, la delusione delle parole, la necessità di trovare nel silenzio, un linguaggio più autentico, capace di connettere cuori, mente, pensieri e persone! Sto vivendo il fallimento della parola, un tormento, una profonda delusione. Sto imparando che spesso il linguaggio, anziché unire, spiegare, avvicinare, diventa quasi un nemico, deciso, a volte incomprensibile e traditore del pensiero, di qui il diffondersi di incomprensioni e interrogativi “Entra nel mio silenzio ed abbracciami”, che emozione, questa frase, essa non è un invito, un bisogno di ricevere, ma una rivelazione, in quanto ci presenta un linguaggio più profondo e autentico, fatto di emozioni, di presenza, di ascolto, di sensazioni, che supera il limite della parola, di una frase, di un verbo....

E se il silenzio genera un linguaggio a sé, nuovo e profondo, sicuramente altrettanto importante è la presenza di un vuoto e la sua necessità di colmarlo. “Non c’è vuoto che non possa colmarsi di vento, di stagioni, di amore”. Quindi spetta solo a noi riempirlo di cose belle e positive, che sia un raggio di sole, una sfumatura di un accecante tramonto, un'amicizia, un figlio che cresce, la lotta di ciascuno di noi, per sé stesso o verso una malattia! Il silenzio non è solo assenza, può diventare un' occasione, uno spazio immenso, infinito dove si possono ritrovare parole, emozioni e dove ciascuno può manifestare la propria grandezza, la propria diversità!

 
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from Novità in libreria

Con questo “carico” terminano le novità di febbraio.

FUMETTI E GRAPHIC NOVEL:

  • Per Sergio Bonelli abbiamo due succulente novità:
    • NOTTINGHAM. VOL.1 – IL RISCATTO DEL RE di Vincent Brugeas, Emmanuel Herzet e Benoît Dellac (scheda libro): una foresta di Sherwood in cui serpeggiano, fra le sue ombre, intrighi e violenza.
    • DRAGONERO. LE CRONACHE DELL'ERONDÁR – IL PRIMO POPOLO di Luca Enoch, Stefano Vietti e Francesca Aureli (scheda libro): prima di Dragonero e dell'Impero, ecco le antiche vicende dell'Erondár, il mitico continente con le sue popolazioni, le sue leggende e i suoi sconvolgimenti.

SAGGISTICA:

  • VIAGGI E AVVENTURE DELLA MONETA di Carlo Cipolla (Il Mulino). Gli economisti Thomas J. Sargent e Robert M. Townsend intervistano Carlo Cipolla sulla storia del conio, dei prezzi e dello scambio fra valori, fin dall'invenzione della moneta. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL GIARDINO PER CASO di Richard Mabey (Ponte alle Grazie). Sottotitolo: Per coltivare l'equilibrio tra uomo e natura. Il naturalista e narratore Richard Mabey, ha lasciato che il suo giardino si “organizzasse” in autonomia, che fosse quindi il giardiniere di sé stesso. Così, in questo libro, ha osservato e raccontato le straordinarie trasformazioni e avvenimenti della natura nel corso delle stagioni. Per saperne di più: scheda libro.
  • GUARDA DOVE CAMMINI di Dario Sorgato (Ediciclo). Il cammino come elemento di inclusione sociale: Dario Sorgato, disabile sensoriale, ci guida alla scoperta dei sentieri in tutta Italia con umorismo e creatività, raccontando le tappe del suo percorso, oltre i limiti fisici. Per saperne di più: scheda libro.
  • Per Il Saggiatore, ecco alcune pubblicazioni interessanti: si tratta di “mappe letterarie”, ovvero cartine in formato A3, che riportano i dettagli dei luoghi in cui sono ambientate le opere classiche più famose: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Jane Austen (scheda), LA SIGNORA DALLOWAY di Virginia Woolf (scheda), L'ODISSEA di Omero (scheda), L'ISOLA DEL TESORO di Robert Louis Stevenson (scheda), FRANKENSTEIN di Mary Shelley (scheda) e DRACULA di Bram Stoker (scheda). Qui potrete trovare una panoramica delle mappe finora pubblicate.
  • Sempre per Il Saggiatore: UCCIDERE LA NATURA di Stefania Divertito. Questo libro, scritto da una giornalista esperta di tematiche ambientali, invita a riconoscere la Natura come un essere vivente a tutti gli effetti, e, come tale, portatore di diritti e degno di essere protetto. Solo così possiamo rivedere il rapporto con il nostro pianeta e raggiungere una convivenza rispettosa della vita e della giustizia. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL COMPUTER IMPOSSIBILE di Giuliano Benenti, Giulio Casati e Simone Montangero (Raffaello Cortina). Un saggio sul computer quantistico del futuro, che promette di essere milioni di volte più potente del più potente calcolatore attualmente esistente. Come cambierà la tecnologia a nostra disposizione? E quali sono i princìpi fondamentali della teoria quantistica alla base di queste nuove macchine? Per saperne di più: scheda libro.
  • CARRI ARMATI NEL DESERTO di Robert Forczyk (LEG). Un compendio altamente particolareggiato sui carri usati tra il 1940 e il 1941 dai contingenti alleati e dell'Asse nel nord Africa: equipaggiamenti, addestramento, fotografie, cartine, logistica e dati approfonditi di tutti i mezzi corazzati impiegati nel deserto africano. Per saperne di più: scheda libro.
  • CASORATI a cura di Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli (Marsilio Arte). In occasione della mostra a Milano (Palazzo Reale, 15 febbraio – 29 giugno 2025), ecco un catalogo che ricostruisce l'opera del pittore Felice Casorati in 14 capitoli, dedicati alle sue varie fasi e influenze artistiche. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL CANTO DEI NOMADI DI DIO di Meister Eckhart (Il Pellegrino). Meditazioni in forma poetica di un grande mistico occidentale, che accompagnano il lettore nei silenzi dell'anima, dove risiedono la pace e l'essenza divina. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • VOGLIO ANDARE SENZA ROTELLE! di Tobias Giacomazzi (Kalandraka). Albo illustrato: Ettore è un ranocchio che vede tutti gli adulti andare in bicicletta, così vorrebbe essere capace di pedalare anche lui senza rotelle. Ce la farà? Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL MONDO CHE VERRÀ di Johnny Flynn, Robert Macfarlane ed Emily Sutton (EDT – Giralangolo). La passeggiata di un padre e un figlio si trasforma nell'esplorazione di un mondo futuro pieno di ricchezza e speranza. Albo illustrato molto poetico e colorato, frutto della collaborazione tra un'illustratrice (Emily Sutton), un naturalista e scrittore (Robert Macfarlane) e un musicista e attore (Johnny Flynn). Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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The Beach Boys Today! è l'ottavo album in studio della rock band americana The Beach Boys, pubblicato l'8 marzo 1965 dalla Capitol Records. Segnò un distacco dai loro precedenti dischi con il suo sound orchestrale, i soggetti intimi e l'abbandono di canzoni da auto o surf. Il lato uno presenta un sound uptempo, mentre il lato due è composto principalmente da ballate introspettive. Supportato da questo approccio tematico, il disco divenne un primo esempio di concept album rock e affermò il gruppo come artisti di album piuttosto che come una semplice band di singoli. Da allora è stato considerato uno dei migliori lavori della band e uno dei più grandi album di tutti i tempi. L'album fu prodotto, arrangiato e in gran parte scritto da Brian Wilson con testi aggiuntivi di Mike Love. La maggior parte fu registrata nel gennaio 1965 con l'aiuto di oltre 25 musicisti di studio poco dopo che Wilson aveva avuto un crollo nervoso e aveva smesso di andare in tour con i suoi compagni di band. Basandosi sui progressi di All Summer Long (1964), Today! ha messo in mostra performance più raffinate, arrangiamenti più densi e ricchi, tempi più lenti, strutture più lunghe e influenze tratte da Phil Spector e Burt Bacharach. A differenza dei loro album precedenti, nessuna delle canzoni impiega solo la tradizionale strumentazione rock come accompagnamento. Invece, una selezione più eclettica di strumenti, tra cui timpani, clavicembalo, vibrafono e corno francese, caratterizza l'intero album. Dal punto di vista dei testi, Wilson ha sviluppato un approccio più personalizzato e semi-autobiografico, con le sue canzoni scritte dalla prospettiva di narratori vulnerabili, nevrotici e insicuri. L'LP include “She Knows Me Too Well”, su un uomo che riconosce il suo trattamento crudele nei confronti della sua ragazza, “Don't Hurt My Little Sister”, su un fratello che sembra confondere sentimenti fraterni e romantici per la sorella minore, e “In the Back of My Mind”, una ballata che termina con una rottura di strumenti che suonano fuori sincrono l'uno dall'altro. Oggi! raggiunse il quarto posto negli Stati Uniti durante una permanenza in classifica di 50 settimane e produsse tre singoli nella top 20: “When I Grow Up (To Be a Man)” (numero 9), “Dance, Dance, Dance” (numero 8) e “Do You Wanna Dance?” (numero 12). Una versione ri-registrata di “Help Me, Rhonda”, pubblicata ad aprile, divenne il secondo successo numero uno della band negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, l'album fu pubblicato ad aprile 1966 e raggiunse il numero 6. Oggi! continua ad attrarre consensi dalla critica, con i commentatori che di solito si concentrano sul secondo lato del disco, descrivendolo spesso come un precursore di Pet Sounds (1966).


Ascolta: https://album.link/i/1443096398


 
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from chiaramente

Low clouds and drizzle A subtle dread sticks like grease Unease at something untold Ungraspable unshakable But feeling isn't enough Even to write a stanza

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Una relazione predisposta dal Global Initiative Against Transnational Organized Crime (GI-TOC, una iniziativa globale contro la criminalità organizzata transnazionale) è la terza di una serie di Global Trend Reports che mirano a presentare e contestualizzare le tendenze nel commercio illegale di fauna selvatica online, nell'ambito del programma ECO-SOLVE.

La relazione analizza il commercio illegale di specie selvatiche online, concentrandosi in particolare su avorio e flora. Utilizzando il Global Monitoring System (GMS), il rapporto esamina le tendenze del commercio illecito in paesi come Brasile, Sudafrica e Thailandia tra agosto e ottobre 2024. Si evidenzia il ruolo dei social media come piattaforme principali per questo traffico, con un'analisi specifica del mercato online di avorio in Thailandia e del crescente commercio illegale di piante a livello globale. La relazione discute inoltre le sfide normative e di applicazione della legge e formula raccomandazioni per contrastare efficacemente queste attività illecite.

Nel periodo tra agosto e ottobre 2024, Facebook è emerso come il canale principale per la commercializzazione online illegale di fauna selvatica (IWT), rappresentando il 91% di tutte le rilevazioni effettuate dal Global Monitoring System (GMS) in Brasile, Sudafrica e Thailandia. Questo dato segna un aumento rispetto al periodo precedente, quando il 78% delle rilevazioni proveniva da Facebook. L'aumento significativo di rilevazioni su Facebook è attribuibile in gran parte all'inclusione dei dati provenienti dalla Thailandia, dove l'hub del GMS non ha rilevato alcuna pubblicità su piattaforme di e-commerce. Tuttavia, analizzando separatamente i dati di Brasile e Sudafrica, si osserva una notevole diminuzione delle rilevazioni su Facebook.

Concentrandosi specificamente sul mercato illegale di avorio in Thailandia, una ricerca del 2020 condotta dall'ONG TRAFFIC ha rilevato che Facebook rappresentava il 99% di tutti gli articoli in avorio offerti online nel paese, evidenziando il ruolo cruciale di questa piattaforma in tale commercio. Un altro studio del 2016 aveva già identificato Facebook e Instagram come piattaforme popolari per la pubblicazione di annunci relativi a gioielli in avorio e altri prodotti decorativi.

Il passaggio al commercio online, e in particolare a piattaforme come Facebook, è stato osservato come una risposta al rafforzamento delle normative e all'intensificazione degli sforzi di contrasto nei mercati fisici tradizionali. I commercianti hanno spostato le loro attività online, dove il monitoraggio e l'applicazione della legge sono percepiti come meno severi. Infine, è importante notare che le piattaforme di social media, inclusa Facebook, sono utilizzate anche per la commercializzazione di flora illegale.

In sintesi, secondo il Rapporto, Facebook svolge un ruolo predominante nel commercio illegale online sia di fauna selvatica che di flora, fungendo da piattaforma principale per la pubblicità e la connessione tra venditori e acquirenti, soprattutto per quanto riguarda l'avorio in Thailandia e più in generale per l'IWT nei paesi monitorati.

Il rapporto [en] è reperibile qui https://globalinitiative.net/wp-content/uploads/2025/01/Monitoring-illegal-wildlife-trade-Ivory-and-plants-GI-TOC-January-2025.pdf

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

La Svezia sta intensificando la lotta contro la criminalità organizzata, in particolare le bande armate, attraverso l'uso di strumenti digitali. Il governo svedese ha presentato una nuova iniziativa, definita “offensiva di polizia digitale”, che mira a prevenire il reclutamento di minori che attualmente avviene attraverso piattaforme online e a migliorare la capacità delle forze dell'ordine di monitorare e interrompere le attività criminali digitali.

Strumenti digitali e legislazione La legislazione proposta, che probabilmente sarà adottata dal Parlamento, fornirà alla polizia strumenti più efficaci per affrontare i contenuti illegali online, come il materiale di reclutamento. Tra le misure in discussione c'è il potere di chiudere siti web che facilitano il reclutamento di bande, una norma che attualmente manca alla polizia svedese.

Reclutamento di minori e violenza L'ondata di violenza legata alle bande, che si è estesa anche a Danimarca, Norvegia e Finlandia, ha visto un aumento del coinvolgimento di minori, spesso utilizzati per compiere crimini violenti. Il governo sta valutando modifiche alle norme sulla protezione dei dati per consentire una migliore condivisione delle informazioni tra le forze dell'ordine

Supporto militare e nuove tecnologie Oltre agli strumenti digitali, il governo ha chiesto il supporto dell'esercito per affiancare la polizia nella lotta contro la criminalità organizzata. Tuttavia, l'uso dei militari è stato criticato come una mossa politica piuttosto che una soluzione effettiva al problema. Intanto, la polizia svedese ha adottato tecnologie avanzate come droni e radio TETRA per migliorare la sicurezza e le comunicazioni operative.

Droni

  • 210 V2: Utilizzato per sorveglianza su larga scala e controllo della folla, questo drone è dotato di potenti sensori visivi che consentono la mappatura rapida di grandi aree in 2D e la generazione di mappe annotate. È anche impiegato per la caccia ai criminali e per missioni di soccorso, grazie alle telecamere termiche e allo zoom.
  • Mavic 2 Pro: Preferito per il lavoro forense, grazie alla qualità delle immagini offerta dalla tecnologia Hasselblad, utile in ambienti con luce variabile.
  • Mavic Mini e Mavic 2 Enterprise: Utilizzati per operazioni al chiuso e su mezzi come moto e barche.

Radio TETRA Le radio portatili TETRA offrono comunicazioni crittografate voce e dati, garantendo una copertura affidabile e la possibilità di coordinare operazioni collaborative nazionali e transfrontaliere. Queste radio sono flessibili e consentono agli agenti di personalizzare le funzioni per adattarsi alle esigenze operative specifiche.

Come si integrano le telecamere termiche nei droni della polizia svedese

La polizia svedese integra le telecamere termiche nei droni per migliorare l'efficacia delle operazioni di sorveglianza, ricerca e soccorso. I droni utilizzati, come il 210 V2, sono dotati di telecamere termiche che consentono di rilevare le radiazioni infrarosse emesse da oggetti o persone, anche in condizioni di scarsa visibilità o di notte. Queste telecamere permettono di mappare rapidamente grandi aree in 2D e generare immagini termiche utili per individuare criminali in fuga o dispersi durante le missioni di soccorso.

Funzionalità delle telecamere termiche Le telecamere termiche montate sui droni sono in grado di misurare la temperatura superficiale degli oggetti ripresi e di generare mappe di temperatura. Questi dati vengono poi analizzati attraverso software termografici, che consentono di visualizzare gradienti termici, eseguire misurazioni precise e confrontare immagini termiche acquisite in diverse condizioni.

Applicazioni operative Il Mavic 2 Enterprise Dual (M2ED) può essere utilizzato anche come dispositivo portatile per soddisfare i requisiti di imaging termico rapido, senza necessariamente essere in volo.

Integrazione con altri strumenti I droni della polizia svedese sono spesso equipaggiati con altre tecnologie, come sensori visivi avanzati e radio TETRA, per garantire una copertura completa e coordinata durante le operazioni. Questo approccio integrato permette alla polizia di agire in modo più efficace e sicuro, soprattutto in scenari complessi o pericolosi

Monitoraggio e prevenzione digitale La polizia svedese sta sviluppando meccanismi per agire contro i contenuti illegali online, in particolare quelli legati al reclutamento di minori. Questo include la possibilità di chiudere siti web che facilitano il reclutamento e l’uso di strumenti di sorveglianza avanzati per tracciare attività criminali in tempo reale.

Revisione legale e prossimi passi Una revisione legale è in corso per esaminare come le forze dell'ordine possano utilizzare meglio gli strumenti digitali e modificare le restrizioni sulla sorveglianza. I risultati della revisione sono attesi per maggio, seguiti da una proposta legislativa.


 
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from Bymarty

🖊️Lettera ad un'amica, per il suo compleanno!(27/03/2024)

Amica cara mai avrei immaginato di trovare una nuova amica, io che di vere amiche ne ho poche, non sono brava a coltivarle le amicizie, soprattutto quelle femminili! Forse col tempo divento noiosa, troppo presente e soprattutto pesante! Eppure sono schietta, sincera, corretta, semplicemente me stessa.. Ci siamo conosciute casualmente davanti scuola, nell'attesa che suonasse la campanella, pian piano è nato qualcosa di bello, quasi dimenticato, le uscite insieme, le risate, le confidenze e perchè no, anche le bevute! Molte cose non le abbiamo mai dette, anche se spesso a parlare è stato il cuore e non le parole... Ma sono felice di considerarmi tua amica, di volerti bene per come sei, a volte tu ci hai definito sorelle, più che amiche... Nel giorno del tuo compleanno spero che tu possa continuare ad essere spensierata, sorridente e che io possa continuare ad essere tua amica, nonostante incomprensioni e momenti di solitudine.. Ci siamo confidate, ascoltate, ci sto provando a coltivare questo germoglio, spero che col tempo cresca e diventi più forte e bello... tua Marty..

 
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from Lukather Blog

Utilizzando Windows il rischio di essere colpiti da malware, trojan etc... è sempre dietro l'angolo, sopratutto se non si sta molto “attenti” a cosa si scarica e si esegue. Sono stato disattento e non mi sono fidato di un avviso dell'antivirus integrato in Microsoft, che incredibilmente funziona abbastanza bene, e ho approvato un file che non doveva essere approvato. Un paio di giorni dopo, forse dopo essere passati in qualche forum/database nel darkweb, sono partiti gli attacchi ai miei vari account. Il primo a soccombere è stato Facebook, che sono riuscito a recuperare una prima volta ma non al secondo attacco. Poi è stata la volta dell'account Microsoft che comprende il tag XBOX, OneDrive e le chiavi di Windows e Office. Qua la colpa non è del tutto mia, ho sempre attiva la verifica in due passaggi ma i geni di Microsoft permetto la sua diabilitazione SENZA chiederti un ulteriore verifica. Quindi se sei loggato, come nel caso del mio attacco, basta entrare nella pagina dell'account e cliccare su 2-step “off” ed è fatta.

Si ma come ti hanno attaccato, come hanno fatto ad entrare? Semplicissimo, copiandosi i cookie dai miei vari browser, con le sessioni attive puoi “simulare” di essere loggato anche da un altro computer e far quello che vuoi, fintantoché non fai logout o il servizio non chieda un ulteriore passaggio di verifica con SMS o codice di verifica da cellulare (o da altro dispositivo). Avendo a disposizione anche la sessione attiva della mia email sono riusciti a sbloccare Facebook, che ha, appunto, il 2-step verification via email. Google si è salvato, se vuoi cambiare password o fare qualsiasi altra cosa, ti chiede una verifica da un altro dispositivo. Google è stata anche abbastanza brava da accorgersi che qualcosa non adasse e chiedermi una ulteriore verifica sugli accessi.

Ho notato anche strani movimenti su Reddit e sono subito corso ai ripari cancellando direttamente l'account (tanto lo utilizzo solo in lettura, posso tranquillamente rifarmene un altro). Hanno ignorato completamente le 3 email che ho su Infomaniak che non sarebbero comunque riusciti ad hackerare perché non salvano cookie. Motivo un più che mi sta spingendo a spostare un po' di cose “importanti” li sopra.

Ho detto di aver perso l'account Microsoft con tutti i dati di OneDrive che fortunatamente ho comunque conservato nella NAS che ho in casa (non si sa mai...) e che consiglio caldamente a tutti di avere come ulteriore backup.

I gravi errori che ho commesso e cosa ho imparato: * Ho messo in whitelist un file che l'antivirus di Windows aveva bloccato. Mai più! * Non ho staccato subito il PC dalla rete ma, anzi, l'ho tenuto acceso tantissimo per far fare all'antivirus un controllo approfondito. Avessi staccato subito il PC mi sarei evitato due giorni di mal di stomaco. * Con il PC attaccato alla rete ho continuato a cambiare pass e sistemare gli account “dallo stesso PC”, dando libero spazio agli hacker di andare avanti a scaricarsi i cookie aggiornati e quindi “insistere” nel cambio.

Cosa ho iniziato a fare. * ove possibile ho scelto come 2 step verification un'app di autenticazione in modo da separare fisicamente le modalità. Avendo come 2 step l'email ed essendo stata hackerata anche quella diventa inutile come doppia verifica. * spostare un po' di cose sulla mia email Infomaniak (anche se gmail ha retto il colpo). Anche qua, avere tutto tu un'unica email che ho da 20 anni è discretamente rischioso. * Controllare e aggiornare il backup fisico sulla NAS di casa (NAS è maschile o femminile?).

Un'esperienza che non auguro a nessuno.

 
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from noriarmo

Questo è il blog del Comitato contro il riarmo

Ai Parlamentari della Repubblica

Noi cittadini e cittadine vi scriviamo con profonda preoccupazione per la crescente pressione a incrementare le spese militari, una scelta che riteniamo dannosa per il nostro futuro.

La presidente della Commissione Europea ha presentato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro (ReArm Europe) contro la Russia, dichiarando: “Dobbiamo urgentemente riarmare l'Europa”.

Invitiamo i parlamentari italiani a respingere ogni ulteriore aumento del budget della difesa.

 
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from Cambiare le cose

#riflessioni #formiche #scienza

Durante i mesi caldi, sui prati vicino a Ladispoli, dove abito, si vedono spesso lunghe file di formiche che si muovono da una tana nel terreno a un'altra, distante anche parecchi metri. Ho anche caricato un paio di video sul mio canale YouTube, se volete vederli ve li linko qui e qui. Si tratta di Messor capitatus, formiche diffuse nel Centro-Sud d'Italia e dette anche formiconi neri a causa delle loro notevoli dimensioni, che possono raggiungere anche i 12-16 mm nelle operaie major. Si nutrono si granaglie, da qui il nome Messor, mietitrici, e hanno diverse caste di operaie, con dimensioni e compiti diversi. Messor capitatus Perché vi sto parlando di formiche? Sono animali interessanti, ma cos'hanno a che fare con il tema di questo blog? Il punto è che queste formiche, come si vede bene nel video, muovendosi tra un buco e l'altro, lasciano un segno, una traccia sul prato dove non c'è più erba. Questa cosa mi ha molto colpito: come può un esserino lungo poco più di un centimetro incidere così tanto sul paesaggio attorno a sé? La risposta è ovvia: non si tratta di una sola formica, ma di tante. M. capitatus forma colonie composte da circa 5000 individui e, quando si muovono tutti insieme, i piccoli effetti causati da ciascuno di loro si sommano, creando una traccia visibile. E questa mi sembra una perfetta metafora su ciò che possiamo fare noi umani per cambiare le cose: se 5000 insetti lunghi un centimetro e mezzo possono lasciare un segno tangibile, cosa possono fare altrettanti umani 100 volte più grandi? E non sto parlando di impronte su un prato, ma di effetti più sostanziali. Ho smesso di contare le volte in cui mi sono sentito dire che i singoli non possono fare la differenza, che risparmiare elettricità non serve perché le industrie ne consumano molta di più, che non usare l'auto è inutile perché le fabbriche, le navi mercantili, le centrali inquinano anche se andiamo a piedi, che ridurre il consumo di carne, acqua, plastica, risorse non ha effetto perché tanto ci sono sprechi molto più grandi che non possiamo controllare... Andatelo a dire alle formiche. Andatelo a dire alle 5000 M. capitatus che hanno lasciato il solco nel prato, o alle migliaia di Formica rufa che costruiscono nidi nei boschi (vi lascio un video anche di queste). Come fanno? Lavorano assieme, ecco come fanno. Senza che nessuno le diriga, lo fanno perché la collaborazione e, incidentalmente, il concetto che il bene della colonia è più importante di quello del singolo individuo, sono codificati nel loro DNA. La nostra società è immensamente più complessa di quella delle formiche, così come il nostro cervello. Noi non siamo guidati dall'istinto o da stimoli biochimici, noi abbiamo facoltà di scegliere. Quando non facciamo la differenziata, quando prendiamo l'auto per percorrere 500 metri, quando teniamo il riscaldamento a 25°C o il condizionatore a 18°C, quando compriamo frutta fuori stagione che ha viaggiato per gli oceani di mezzo mondo prima di arrivare da noi, abbiamo scelto di fregarcene di tutto quello che sta al di fuori della nostra piccola bolla personale, abbiamo scelto di mettere il nostro benessere immediato davanti a quello futuro della società e dei nostri figli. E raccontandoci che tanto le nostre azioni individuali non hanno effetto, stiamo prendendo per il culo gli altri e noi stessi. Perché siamo troppo pigri e ipocriti per ammettere che degli altri non ce ne frega una beata mazza, nemmeno se saranno i nostri figli a dover vivere in un mondo sempre più ostile per la razza umana. Le nostre azioni individuali contano. contano quando si sommano alle azioni dei nostri vicini, contano quando fanno da esempio per gli altri, contano quando stimolano altre persone a comportarsi come noi. Non mi credete? andate a vedere la spiaggia libera di Ladispoli, o alcuni tratti della Braccianese, o certe zone di Roma. spiaggia di Ladispoli La merda che vedete per terra non è il risultato dell'azione dolosa di un singolo criminale, ma la somma di tanti piccoli gesti d'incuria e maleducazione dei singoli, che hanno trasformato una piaggia, un prato o una strada in tanti immondezzai. Perché i gesti dei singoli hanno conseguenze. Nel bene e nel male. E adesso, se volete, pensate pure i piccoli gesti per migliorare il mondo non servano a niente.

 
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from chiaramente

Aridi pensieri ingarbugliati Bianco grattare di geiger impazzito. Senza catarsi emotiva C'è solo un triste presagio E una domanda ostinata Orfana di risposta.

 
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from jens

Sermone narrativo su Geremia 20,7-13

Mi chiamo Geremia, figlio di Chilchia, della città di Anatot, un piccolo villaggio nel territorio di Beniamino, non molto lontano da Giuda e Gerusalemme. Anatot è un nome che forse pochi di voi hanno sentito, eppure, è proprio da qui, da questa terra umile e tranquilla, che la mia vita è stata sconvolta.

Non sono nato in una famiglia di profeti né di uomini potenti, mio padre era un semplice sacerdote e abituato ai rito al tempio di Gerusalemme. Forse sapete che il Tempio era il nostro punto di culto centrale e unico per quanto riguardava i sacrifici. Credevamo che proprio nel Tempio Dio avesse la sua abitazione qui in Terra. C’erano molti riti, tutti circolavano attorno al sacrificio, infatti giorno e notte dal Tempio si vedeva la stele di fumo salire verso il cielo e portare l’odor soave degli sacrifici verso Dio per calmarlo.

Tutto era rituale e perfetto. Il nostro contatto con Dio, così mi insegnava mio padre, si limitava a portare dei sacrifici per purificarci e poter sussistere davanti a Dio. Ma avere contatto con Dio oltre ai riti nel Tempio non era previsto.

Perciò, nel giorno in cui la voce di Dio si fece sentire, la mia esistenza cambiò per sempre. Non chiesi di essere scelto. Anzi, avrei voluto tutto fuorché questo. Ma Dio ha scelto me, e con la Sua chiamata, ha cominciato a scrivere una storia che avrei dovuto vivere, una storia che non avevo mai immaginato, al di fuori del modo in cui vivevo prima la mia religione.

Quando il Signore mi rivolse la sua vocazione, non ero preparato. Ero solo un giovane, un ragazzo senza esperienza, che non aveva mai pensato a grandi cose, che non aveva mai avuto ambizioni particolari.

Mi trovavo nel pieno della mia vita, nei miei sogni di adolescente, quando quella voce interruppe tutto. Il Signore mi chiamò nel tredicesimo anno del regno di Giosia, figlio di Ammon, e subito la Sua parola mi fece tremare. «Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni» mi disse.

Non riuscivo a credere a ciò che stavo udendo. Era come se il mio mondo fosse stato capovolto in un istante, come se una realtà che avevo sempre conosciuto fosse improvvisamente scomparsa, lasciando al suo posto solo una grande confusione, perché finora Dio per me era relegato al tempio e basta. Non pensavo che potesse parlare a me. Certo, nei rotoli sacri Mosè aveva contatto diretto con Dio, ma erano altri tempi. Oramai eravamo liberati dalla schiavitù e avevamo la nostra terra promessa e sacra. Avevamo, in fondo siamo solo noi, le tribù di Beniamino e Giuda, perché le altre sono state deportate dagli Assiri oltre 100 anni fa e non sono mai tornate.

In quel momento in cui Dio mi parlò, il mio cuore era un groviglio di emozioni e di pensieri. Sentivo un peso enorme sulle spalle, una chiamata che non mi faceva sentire speciale, ma piuttosto schiacciato, spaventato.

Non c'era nulla di glorioso in questo compito. La mia mente non riusciva a concepire come un ragazzo come me, senza esperienza, senza forza, potesse portare il peso di un messaggio così grande.

Come avrei potuto annunciare la fine di Gerusalemme? Come avrei potuto dire al popolo che Dio li avrebbe giudicati e che la loro rovina era imminente? Io, così giovane, senza autorità, senza supporto, come avrei mai potuto farlo? Cosa avrebbe detto mio padre che di Dio si sarebbe dovuto intendere?

Il dubbio mi assaliva. Mi sentivo insignificante di fronte a quella chiamata. «Ahimè, Signore, Dio, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo» dissi, con la voce tremante, tentando di respingere quella responsabilità che mi stava schiacciando. Mi sembrava di essere inadeguato, fragile, incapace.

La paura mi divorava, e la sensazione di non essere all’altezza di una simile missione mi paralizzava. Come potevo andare avanti con questa chiamata? Come potevo affrontare la violenza del mondo con la mia voce tremante e il cuore pieno di incertezze?

Ma la risposta che mi diede il Signore non fu un conforto nel senso che mi aspettavo. Non mi disse che sarebbe stato facile, non mi promise che sarei stato compreso. Mi disse: «Non dire: “Sono un ragazzo”, perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò e dirai tutto quello che io ti comanderò. Non li temere, perché io sono con te per liberarti»

Non c'era spazio per le mie giustificazioni. Non c'era spazio per le mie paure. C’era solo la Sua volontà, che mi spingeva ad obbedire.

Non riuscivo a liberarmi di quella sensazione di essere troppo giovane, troppo fragile. La mia mente si riempiva di domande. Come avrei potuto affrontare le dure parole che mi sarebbero state rivolte? Come avrei potuto dire che Dio avrebbe punito il popolo, che la città sacra sarebbe stata distrutta, che tutto ciò che avevamo conosciuto sarebbe crollato?

Il pensiero di affrontare i miei compaesani, i sacerdoti, il re, mi riempiva di orrore. Sapevo che non avrebbero mai voluto ascoltarmi, che avrebbero visto in me solo un ragazzo senza esperienza. Eppure, quella voce non smetteva di risuonare, insistente, imperiosa.

In quei momenti, il mio spirito era dilaniato. Da una parte, sentivo il peso della chiamata. Dall’altra, mi sentivo schiacciato dal timore di non essere capace, di non poter compiere ciò che mi veniva richiesto. Non ero pronto. Non ero forte. Non ero esperto.

C’erano altri, sicuramente, che avrebbero potuto farlo meglio di me. Eppure, Dio mi aveva scelto. Quella consapevolezza mi sovrastava, mi faceva sentire impotente. Le sue parole mi costringevano ad accettare un destino che non avevo scelto, che non desideravo.

Eppure, c’era un fuoco che mi bruciava dentro, una spinta che non riuscivo a fermare. Non potevo più fare a meno di parlare, di annunciare ciò che avevo visto, ciò che il Signore mi aveva rivelato.

Il compito che mi era stato assegnato era difficile, troppo difficile. Dovevo denunciare la corruzione, la falsità, la disobbedienza del popolo. Dovevo predire la rovina di Gerusalemme, il crollo di un mondo che era il mio mondo, quello che avevo sempre conosciuto.

Dovevo dire loro che non c’era speranza, che la fine era vicina, che Dio li avrebbe puniti per la loro infedeltà. E mentre mi preparavo a farlo, il cuore mi si riempiva di tristezza e di paura. Non volevo essere il portatore di una cattiva notizia. Non volevo essere quello che avrebbe segnato il destino del popolo con le sue parole.

Il mio corpo tremava quando dovevo parlare, e la mia mente era tormentata. Ogni volta che annunciai il giudizio di Dio, sentivo le reazioni del popolo: il disprezzo, la rabbia, la negazione. Mi chiamavano profeta di sventura, traditore della nostra terra.

I sacerdoti e i re mi guardavano con odio, cercavano di zittirmi, di farmi tacere. Ma non potevo. Non riuscivo a farlo. La mia bocca, nonostante la paura, non riusciva a fermarsi. Le parole di Dio mi bruciavano dentro, non c’era modo di controllarle. Come un fiume in piena, la verità doveva essere pronunciata, anche a costo della mia vita.

C’era una solitudine che mi avvolgeva ogni giorno di più. Nessuno mi capiva. La mia famiglia mi aveva abbandonato. Mio padre mi ha cacciato di casa, non ero degno di seguire le sue orme e fare sacrifici al tempio. I miei amici mi evitavano, e il popolo mi disprezzava. Ogni passo che facevo mi portava sempre più lontano dal mondo che conoscevo, e mi avvicinava alla solitudine del profeta, alla solitudine di chi ha ricevuto una chiamata che non può sfuggire, ma che lo consuma dall’interno.

Spesso mi chiedevo perché Dio avesse scelto proprio me, perché non avesse scelto qualcun altro, qualcuno più esperto, più potente, più in grado di affrontare la missione che mi aveva dato. In quei momenti di disperazione, mi veniva da urlare: Tu mi hai persuaso, mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre, tu mi hai fatto forza e mi hai vinto; io sono diventato, ogni giorno, un oggetto di scherno, ognuno si fa beffe di me.

“Perché, Signore? Perché mi hai scelto per soffrire così tanto? Perché non hai scelto qualcun altro?” Ma, alla fine, una risposta non arrivò. Eppure, nonostante tutte le mie incertezze, nonostante i miei dubbi, non potevo fermarmi. Non potevo.

E allora, mi ritrovavo a parlare, a predicare, a denunciare la malvagità e la falsità del popolo, ma anche a sperare. Sì, sperare, perché sapevo che, nonostante tutto, Dio aveva ancora un piano. La Sua promessa di restaurare Israele non sarebbe mai venuta meno, anche se il cammino sembrava buio e doloroso.

E così, tra il dubbio e la speranza, tra il dolore e la fede, la mia vita è diventata una testimonianza del difficile cammino di chi obbedisce alla chiamata di Dio, senza sapere come finirà, ma con la certezza che quella chiamata è la vera vita, anche quando tutto sembra andare contro di te.

Ecco il mio cammino. E nonostante i dubbi, nonostante la solitudine, continuo a parlare. Perché, in fondo, non posso fare altro.

 
Continua...

from Solarpunk Reflections

I was at the library a few days ago, chatting with another longtime fan of scifi. He was older than me, perhaps in his fifties, and despite not being very up-to-date with politics or current events, with what's happening with Musk in USA or China, he's also heard of this idea of colonizing Mars.

He immediately pointed out that it was bullshit, and he was sure that it wouldn't be feasible within our lifetimes: we're yet to manage a stable, manned base on the Moon, let alone Mars; we're yet to manage the runoff chemicals within our own atmosphere, let alone create a breathable one from scratch.

He said all this as a passionate reader of the Mars Trilogy by Kim Stanley Robinson, so he has an idea of what it takes to terraform a whole planet or even place a manned base. This knowledge safeguarded him against the narrative that Musk is trying to build around Mars (which, as a matter of fact, is the only thing that can be built at present).

Of course, that conversation made me reflect. As a scifi writer myself (albeit still an amateur), I had always believed that the only way to have a tangible impact on the reader was to provide imaginary alternatives (be they positive or negative) to our current world, with a great disdain for neutral visions, those who are agnostic towards the future. And yet, writing about technology in and of itself can be useful as a social antibody, rhetorical if you will: readers of scifi already have an idea of the necessary conditions for certain technologies to emerge, spread and have meaningful impacts on society and ecosystems at large. This awareness helps them spot the underlying flaws of the rhetorical somersaults that the Silicon Valley or the powers that be try to spin, which are more often than not fallacious and based on nothing more than a dreadful mix of vibes and economic interests.

Science fiction, as my friend Margherita suggests, can be declined in various ways: from dystopia to utopia to space exploration, but first of all it originates as a critique to scientific progress. Now, since we live in a time when the scientific point of view (and science in general) is the dominant mode of interaction with the world and even with nature (but also with various elements of society), science has almost risen to the level of a faith: faith in progress no matter the cost, faith in technical solutions to social or political problems, faith in technology as a set of tools that cannot be anything else than positive. Whoever contradicts the tenets of this faith and dares criticize the benefits of progress or shed light on the required sacrifices is immediately delegitimized and labelled as a luddite or primitivist. In this sense, writing and reading stories that are deemed heretic is crucial to provide a counternarration, to contradict the dominant framing of progress as inevitable and inevitably positive.

These musings are, of course, also borne of a time when the discourse on artificial intelligence has already penetrated everyone's life, even those of us that are least interested in discussing technology or work. These AI have been either promoted as revolutionary technologies that will free mankind of toil, or touted as a looming, world-ending threat that will oppress humanity and can only be stopped by surrendering all policymaking powers to the same companies that develop them. What could go wrong, after all?

Science fiction readers, however, have already been discussing the idea of artificial intelligence for over sixty years: they have, indeed, been the first to point out that a mere virtual parrot won't free anyone from construction sites, cleaning offices or assisting patients. Scifi then becomes a crucial channel for citizens to interact with ideas and possibilities brought forth by technological advancements before these are brought into the world. It becomes a discipline ancillary to ethics, which should intervene upstream to examine the flowing consequences, whether these will be beneficial or harmful, safe or dangerous, before the touted innovations flood our lives without any embankments or protection measures in case things turn out worse.

Writing and reading science fiction also means being able to tell apart which stories can shed light the fault lines of progress, technological advancements or our current relationships with technology, and which don't say much in this regard. In the last few decades, perhaps since the Star Wars saga has become a global phenomenon, the mainstream has seized most of the scifi imagery, twisting it to the requisites of the dominant narration and removing most elements of reflection, speculation or critique to progress. Quoting my friend Paweł, it's a medieval knight story with a few lasers on top.

Let's make an example: the latest Avatar, the Way of Water. Despite having several elements that belong in scifi (exploring an alien planet, battlesuits, interstellar travel and resource harvesting), it never delves into the relationship with such technologies and rarely and shallowly explores that among humans and aliens, or between humans and the ecosystem in which the aliens live. Sure, Spider is a human and needs a mask in order to live with the na'vi, but it's never a limit, a burden, an advantage or anything that highlights the differences between him and his friends. It is reduced to a character quirk. Avatar is, in essence, a story about colonialism that could be very well told in any terrestrial setting, without summoning aliens or mechas.

This is just an example, but there are plenty of space operas that don't really bother with exploring the role of technology or our relationship with it, but simply use it as a vibe because it's popular, and many scifi fans are content with that. To many, it's enough to feel in space, seeing spaceships and missiles and nothing else.

Our resolution, as writers and readers, should be to resist being “just fans” and instead approach science fiction with a more critical eye; to become the vaccine of the future, which aids the lacking immune system by communicating dangers within before the become a full-fledged ailment.

 
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