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from Bymarty

Passeggiando con la pioggia, aspettavo, sorridevo, immaginavo, ripensavo ad essere serena, perché così poteva essere! Dopo tanto disperare, inseguire, aspettare e lacrime versate ovunque, in ogni ora, o giorno e soprattutto notte, oggi volevo da te essere abbracciata, con la mente, col sorriso, una parola o nulla..e allora ho passeggiato per le vie del mio cuore, dove io ti ho affidato e non ti ho trovato, ti ho aspettato, ti ho cercato... Aspetto col cuore un po' stanco, un tuo pensiero, magari in sogno questa sera , ci ritroveremo! E quando la luna si leverà in cielo e il sole accoglierà il nuovo giorno, io sarò lì, dove sono stata, ogni ora, ogni giorno, da quando ti ho incontrato e ogni volta che ti ho aspettato! Serena, un po' triste , un po' sola, come prima e più di prima!

 
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from Alviro

Erano le sei del mattino, o forse no. Magari era un'altra ora, chi lo sa? Il cielo, quello sì, pareva stonato, una pennellata mal riuscita d’artista dilettante. Gennaio? Ma chi ha deciso che Gennaio deve essere così, con l’aria fresca? Una congiura meteorologica.

“Si fece buio.” Certo, perché il buio ha sempre questa tendenza a infilarsi dove non è invitato.

E poi sei andato via, verso il cielo, o magari verso un’altra dimensione. Chi lo dice che non sia finito in un bar galattico a chiacchierare con marziani appassionati di gelsomini? Padre mio, tutto era finito, o forse cominciato. Dipende dai punti di vista, no?

Ti alzavi sempre all’alba, come se il mattino fosse un appuntamento da non perdere. Ti ci vedevo, seduto sui gradini davanti alla porta, in compagnia di un gelsomino che, francamente, era troppo invadente. “Che bello al mattino,” dicevi, come se il pomeriggio non valesse un soldo bucato.

Ma cos’è questa serenità di cui parlavi? Io non l’ho mai vista, né al mattino né al tramonto. Però a te bastava, con quella gioia minimalista.

E poi quel giorno di Gennaio – sì, torniamoci – il grano non era maturo, come se avesse deciso di fare sciopero. Le nocciole? Nemmeno l’ombra. E le olive argentate, quelle stavano ancora discutendo su come brillare al sole. Un silenzio così, però, mica lo trovi dappertutto.

Nella strada tutto taceva, persino il lampione, che aveva mollato la presa. Le scale scricchiolavano come vecchi signori col mal di schiena, e il gelsomino, lui, sempre lì, a fare il protagonista.

Si fece buio. Ancora. Una ripetizione cosmica, quasi noiosa, come il cielo che, commosso, piangeva. Ma cosa piangi, cielo? Forse era solo un altro sbalzo d’umore atmosferico.

Si fece buio. E io, francamente, accesi la luce.

 
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from fenix

lzip viene invocato in questo modo

lzip [options] [files]

Se non viene specificato alcun nome di file, lzip comprime (o decomprime) da dall'input standard all'output standard. Un trattino ' – ' utilizzato come file argomento significa input standard. Può essere mescolato con altri file ed è letto solo una volta, la prima volta che appare nella riga di comando. Ricordati di anteporre ./ a qualsiasi nome di file che inizia con un trattino oppure utilizzare ' – – '.

Opzioni più usate:

NB: questa è una lista parziale, per avere la lista estesa di tutte le opzioni disponibile fare riferimento all'help del programma o al manuale.

opzione opzione estesa significato
-h --help Stampa a video l'aiuto (help) del programma, descrive l'utilizzo delle opzioni del programma stesso.
-V --version Stampa il numero di versione di lzip sullo standard output (video). Questo numero di versione dovrebbe essere incluso in tutte le segnalazioni di bug.
-d --decompress Decomprimere i file specificati, e ne controlla l'integrità. Se un file non esiste, o non può essere aperto, o il file di destinazione esiste già e --force non è stato specificato, lzip continua comunque decomprimendo, in caso di errore lzip esce con lo stato di errore 1. Se un file non riesce a decomprimersi o è un terminale, lzip esce immediatamente con errore stato 2 senza decomprimere il resto dei file. Un terminale è considerato un file non compresso e quindi non valido.
-f --force Forza la sovrascrittura dei file di output.
-k --keep Conserva (non elimina) i file di input durante la compressione o decompressione.
-l --list Stampa la dimensione non compressa, la dimensione compressa e la percentuale salvata del file file specificati. I dati finali vengono ignorati. I valori prodotti sono corretti anche per file con più membri. Se viene fornito più di un file, una riga finale contenente le dimensioni cumulative viene stampata. Con -v , il dizionario dimensione, il numero di membri nel file e la quantità di dati finali vengono anche stampati. Con -vv , le posizioni e le dimensioni di ciascuno vengono stampati anche i membri dei file multi-membro. Se un file è danneggiato, non esiste, non può essere aperto o non è regolare, lo stato di uscita finale è > 0 . -lq può essere utilizzato per controllare rapidamente (senza decomprimere) l'integrità strutturale dei file specificati. (Utilizzo —test per verificare l'integrità dei dati). -alg controlla inoltre che nessuno dei file specificati contenga dati finali.
-m byte --match-length=byte Durante la compressione, imposta la lunghezza limite della stringa di corrispondenza in byte da ricercare. I valori validi vanno da 5 a 273. Valori più grandi solitamente danno rapporti di compressione migliori ma una compressione più lunga volte.
-o file --output=file Se “-c” non è stato specificato, scrive l'output (de)compresso nel file di uscita, creando automaticamente eventuali directory principali mancanti; Mantiene i file di input invariati. Se si comprimono più file, ogni file viene compresso indipendentemente. (L'output è costituito da una sequenza di file indipendenti membri compressi). L' opzione (“-c” —stdout ) è necessaria durante la lettura da una pipe denominata (fifo) o da un dispositivo. “-o-” è equivalente a “-c”. Quando si comprime e si divide l'output in volumi, il file viene utilizzato come un prefisso e diversi file denominati ' file 00001.lz ', ' file 00002.lz ', ecc., vengono creati. In questo caso, un solo file input è consentito.
-q —quiet Funzionamento silenzioso. Elimina tutti i messaggi.
-S byte --volume-size=bytes Durante la compressione, con “-c” non specificato, divide l' output compresso in diversi file di volume con nome tipo: ' nomeoriginale00001.lz ', ' nomeoriginale00002.lz ', ecc. e imposta il file limite della dimensione del volume in byte . I file di input vengono mantenuti invariati. Ogni volume è un file lzip completo, forse multi-membro. Una piccola dimensione del volume può degradare il rapporto di compressione, quindi usalo solo quando necessario.
-s byte --dictionary-size=bytes Durante la compressione, imposta il limite della dimensione massima del dizionario in byte. Lzip utilizza per ciascun file in input, la dimensione massima del dizionario impostato, solo se questo valore non supera la dimensione del file di input. In parole semplici il valore del dizionario utilizzato sarà sempre inferiore alla grandezza del file da comprimere. lzip utilizzerà in automatico un valore di dizionario più basso, rispetto al valore massimo impostato nel caso in cui tale valore impostato risulti in conflitto con la dimensione del file di input. I valori validi vanno da 4 KB a 512 MB. I valori da 12 a 29 vengono interpretati come potenze di due, ovvero da 2^12 a 2^29 byte. Le dimensioni del dizionario sono quantizzate in modo che possano essere codificate in un solo byte (vedi coded-dict-size). Se la dimensione specificata non corrisponde a una delle dimensioni valide, viene arrotondata per eccesso sommandola a (byte / 8).
-t --test Controlla l'integrità dei file specificati, ma senza salvare la decompressione dell'archivio sulla macchina. Questo esegue una decompressione di prova e cancella il risultato della decompressione. Usalo insieme a -v per visualizzare le informazioni sui file. Se un file fallisce il test, non esiste, non può essere aperto o è un terminale, lzip continua a testare il resto dei file. Una diagnostica finale è mostrata in livello di verbosità 1 o superiore se un file non supera il test durante il test multiplo file.
-v --verbose Durante la compressione, mostra il rapporto di compressione e la dimensione per ciascun file elaborato. Durante la decompressione o il test, ulteriori -v (fino a 4) aumentano la verbosità livello, mostrando lo stato, il rapporto di compressione, la dimensione del dizionario, il contenuto del trailer (CRC, dimensione dei dati, dimensione del membro) e fino a 6 byte di dati finali (se presenti) sia in formato esadecimale che come stringa di caratteri ASCII stampabili. Due o più -v le opzioni mostrano l'avanzamento della (de)compressione.
-0 .. -9 Livello di compressione. Imposta i parametri di compressione (dimensione del dizionario e limite di durata della corrispondenza) come mostrato nella tabella seguente. Nella compressione predefinita il livello è -6 , equivalente a (-s8MiB -m36) . Notare che -9 può essere molto più lento di -0 . Queste opzioni non hanno effetto durante la decompressione, il test o l'elencazione. Lo spazio dei parametri bidimensionali di LZMA non può essere mappato su una scala lineare ottimale per tutti i file. Se i tuoi file sono grandi, molto ripetitivi, ecc., potrebbe essere necessario utilizzare le opzioni dimensione dizionario (-s) e lunghezza stringa di corrispondenza (-m) direttamente per ottenere prestazioni ottimali. Se imposti diversi livelli di compressione, viene utilizzata l'ultima impostazione. Per esempio -9 -s64MiB È equivalente a -s64MiB -m273

livello di compressione:

Livello Dimensione del dizionario (-s) Limite stringa di corrispondenza (-m)
-0 64 KiB 16 byte
-1 1 MB 5 byte
-2 1,5 MB 6 byte
-3 2 MB 8 byte
-4 3 MB 12 byte
-5 4 MB 20 byte
-6 8 MB 36 byte
-7 16 MB 68 byte
-8 24 MB 132 byte
-9 32 MB 273 byte

--fast

--best

Alias ​​per la compatibilità comandi simile a GNU gzip.


esempi di utilizzo generico:

Archiviare un file, sostituendolo con una versione compressa:

lzip path/to/file

Archiviare un file, mantenendo il file di input:

lzip -k percorso/del/file

Archiviare un file con la migliore compressione (livello=9) (compressione lenta) :

lzip --best percorso/del/file

Archivia un file alla massima velocità (livello=0):

lzip --fast percorso/del/file

Archivia un file con buona velocità con compressione di livello 4 (dizionario da 3MB):

lzip -4 percorso/del/file

Archivia un file (più lento) con maggiore compressione, livello 7 (dizionario da 16MB):

lzip -7 percorso/del/file

Testare l'integrità del file compresso:

lzip --test path/to/archive.lz

Decomprimere un file, sostituendolo con la versione originale non compressa:

lzip -d path/to/archive.lz

Decomprimere un file, mantenendo l'archivio:

lzip -d -k path/to/archive.lz

Elenca i file che si trovano in un archivio e mostra le statistiche di compressione:

lzip --list path/to/archive.lz


Come comprimere con lzip e GNU Tar una directory in Linux

Come accennato precedentemente lzip opera unicamente su un singolo file per volta, quindi in parole spicce è impossibilitato a comprimere intere directory di file in un unico file compresso, per fare ciò si usa prima archiviare con tar la directory/cartella da comprimere, per poi comprimerla in un secondo momento con lzip.

lzip archivio.tar

avremo un file chiamato:

archivio.tar.lz

questo approccio potrebbe risultare scomodo (comandi archivio tar + comandi lizp), perché effettivamente andremo a scrivere una miriade di comandi, fortunatamente è possibile fare questa operazione direttamente con un unico comando tar simile a questo:

tar --lzip -cvf nome_archivio cartella_da_comprimere

le opzioni del comando tar utilizzato in precedenza hanno il seguente significato:

--lzip dice a tar che deve usare lzip per comprimere il file c dice a tar di creare archivio di file non compresso v modalità dettagliata, mostra quali file vengono elaborati f l'output file x estrae i file dall'archivio

vediamo un esempio, supponiamo che ho una cartella chiamata “documenti” contenente file vari, vorrei comprimerla con lzip in un archivio compresso tar.lz chiamato archivio_documenti:

tar --lzip -cvf archivio_documenti.tar.lz documenti

per estrarlo:

tar --lzip -xvf archivio_documenti.tar.lz

se il file presenta estensione “tar.lztar è in grado di riconoscerlo come “archivio compresso lzip” e si può omettere il parametro “--lzip” in fase di estrazione:

tar -xvf archivio_documenti.tar.lz

con GNU TAR è anche possibile passare parametri opzionali al “compressore”, supponiamo ad esempio di voler comprimere e archiviare la solita cartella documenti, questa volta contenente ad esempio solo file di testo semplice (hanno un alto rapporto di compressione) e di voler utilizzare un grado di compressione di lzip di tipo -7 a discapito del tempo, avremo un comando simile a questo:

tar -c -I 'lzip -7' -vf archivio_documenti.tar.lz documenti

le opzioni del comando tar utilizzato in precedenza hanno il seguente significato:

-c dice a tar di creare archivio di file non compresso -I indica il programma di compressione e i parametri da usare -v modalità dettagliata, mostra quali file vengono elaborati -f l'output file

per ulteriori combinazioni di comandi fare riferimento al manuale di GNU TAR.

man tar


riferimenti e bibliografia

https://lzip.nongnu.org/

https://lzip.nongnu.org/manual/lzip_manual.html

https://lzip.nongnu.org/lzip_benchmark.html

https://lzip.nongnu.org/xz_inadequate.html

https://lzip.nongnu.org/tarlz.html

https://lzip.nongnu.org/lzlib.html

https://lzip.nongnu.org/lziprecover.html

https://www.nongnu.org/zutils/zutils.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Lzip

https://www.gnu.org/software/automake/manual/html_node/List-of-Automake-options.html

https://datatracker.ietf.org/doc/html/draft-diaz-lzip

https://www.nongnu.org/lzip/manual/lzip_manual.html#File-format

http://download.savannah.gnu.org/releases/lzip/

http://lists.gnu.org/mailman/listinfo/lzip-bug


altri articoli riguardanti lzip, qui su noblogo:

https://noblogo.org/fenix/lzip-questo-sconosciuto-compressore-dati


#unolinux #lzip #LZMA #compressione #compressionedati #opensurce #archivio #tutorial #guidainformatica

 
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from CASERTA24ore

Napoli, la sfida delle bande giovanili alle istituzioni

Roghi, guerriglia urbana a Napoli, sassaiola contro le forze dell’ordine, scene di guerriglia urbana, violenza fuori controllo, ecco a cosa si è assistito nella serata di ieri. Sul gravissimo episodio è intervenuto il Segretario Generale Provinciale del sindacato di Polizia Coisp Giuseppe Raimondi che ha dichiarato: “ L’episodio è la conferma di quanto sia critica la questione sicurezza in tutto il paese. Quanto avvenuto ieri sera a Napoli, che va ad aggiungersi all’emergenza baby-gang ed alle micro e macro criminalità ormai dilaganti, dimostra quanto la sicurezza debba essere necessariamente al centro delle attenzioni della Politica. E’ vergognoso che una “certa politica perbenista” continui imperterrita a difendere questi criminali a scapito del lavoro quotidiano svolto dalle Forze dell’Ordine, che nulla fanno di male se non difendere la collettività da questi veri e propri “attacchi allo Stato”. Ci vorrebbero 10, 100, 1000 politici come l’on. Francesco Emilio Borrelli che quotidianamente denuncia e condanna tali gesti efferati contro il vivere civile e la pacifica convivenza all’interno della nostra comunità. Per non parlare del fatto che i reati commessi da questi delinquenti non li porteranno in galera per via di una legislazione oramai profondamente inadeguata. Necessita, a tal fine oggi più che mai, l’immediata approvazione del Decreto Sicurezza per porre un freno a questi vili atti delinquenziali verso la collettività e verso le Forze dell’Ordine”.

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

1Perché all'Onnipotente non restano nascosti i tempi, mentre i suoi fedeli non vedono i suoi giorni?

2I malvagi spostano i confini, rubano le greggi e le conducono al pascolo; 3portano via l'asino degli orfani, prendono in pegno il bue della vedova. 4Spingono i poveri fuori strada, tutti i miseri del paese devono nascondersi. 5Ecco, come asini selvatici nel deserto escono per il loro lavoro; di buon mattino vanno in cerca di cibo, la steppa offre pane per i loro figli. 6Mietono nel campo non loro, racimolano la vigna del malvagio. 7Nudi passano la notte, senza vestiti, non hanno da coprirsi contro il freddo. 8Dagli acquazzoni dei monti sono bagnati, per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce. 9Strappano l'orfano dal seno della madre e prendono in pegno il mantello del povero. 10Nudi se ne vanno, senza vestiti, e sopportando la fame portano i covoni. 11Sulle terrazze delle vigne frangono le olive, pigiano l'uva e soffrono la sete. 12Dalla città si alza il gemito dei moribondi e l'anima dei feriti grida aiuto, ma Dio non bada a queste suppliche.

13Vi sono di quelli che avversano la luce, non conoscono le sue vie né dimorano nei suoi sentieri. 14Quando non c'è luce si alza l'omicida per uccidere il misero e il povero; nella notte va in giro come un ladro. 15L'occhio dell'adultero attende il buio e pensa: “Nessun occhio mi osserva!”, e si pone un velo sul volto. 16Nelle tenebre forzano le case, mentre di giorno se ne stanno nascosti: non vogliono saperne della luce; 17infatti per loro l'alba è come spettro di morte, poiché sono abituati ai terrori del buio fondo.

18Fuggono veloci sul filo dell'acqua; maledetta è la loro porzione di campo sulla terra, non si incamminano più per la strada delle vigne. 19Come siccità e calore assorbono le acque nevose, così il regno dei morti il peccatore. 20Lo dimenticherà il seno materno, i vermi lo gusteranno, non sarà più ricordato e l'iniquità sarà spezzata come un albero. 21Maltratta la sterile che non genera, alla vedova non fa alcun bene. 22Con la sua forza egli trascina i potenti, risorge quando già disperava della vita. 23Dio gli concede sicurezza ed egli vi si appoggia, ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta. 24Salgono in alto per un poco, poi non sono più, sono abbattuti, come tutti sono troncati via, falciati come la testa di una spiga.

25Non è forse così? Chi può smentirmi e ridurre a nulla le mie parole?“. _________________ Note

**24,2 ** spostano i confini: per ampliare i propri terreni. Era considerato un grave crimine (Dt 19,14; Pr 22,28; 23,10).

**24,18-24 probabilmente questi versetti, che descrivono la forza del giudizio divino, erano in origine inseriti nei discorsi degli amici di Giobbe, poiché qui sembrano interrompere la riflessione sulla situazione dell’empio, che Giobbe vede coronata dal successo.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 24,1. A questo punto Giobbe riprende la questione più ampia del benessere incontrastato degli empi, già dominante nel suo precedente discorso (cfr. 21,7-33).

vv. 2-12. Giobbe incalza nell'accusa e descrive le colpe efferate di cui sono responsabili i malvagi, essi che godono del favore divino. Pertanto enuncia in dettaglio innanzitutto le ingiustizie sociali perpetrate dagli empi. Ma questo modo ingiusto di agire, Dio non lo reputa un'ignominia (v. 12), o, secondo l'altra possibilità di lettura del testo, Dio non presta attenzione al grido dei miseri che periscono per le angherie dei malvagi. Giobbe dunque, ancora, denuncia: Dio non prende posizione, Dio non interviene.

vv. 13-17. Fra i malvagi c'è una differente tipologia a seconda del crimine: l'assassino, il ladro, l'adultero (cfr. Es 20,13-15), ma essi hanno in comune la ribellione e il rifiuto della luce mentre cercano, operano e dimorano indisturbati (cfr. al contrario Sal 139,11-12) nell'ombra, nelle tenebre. In 24,13, benché nel termine «luce» prevalga il senso proprio anche per lo stretto rapporto con ciò che segue, tuttavia non si può fare a meno di ascoltare un sottile richiamo simbolico a Dio (cfr. Sal 112,4) o alla sua parola (cfr. Sal 119,105; Prv 6,23).

vv. 18-24. Questa sezione è soggetta a diverse, contrastanti valutazioni. Essa contiene la descrizione della sorte infausta dell'empio che Giobbe ha presentato nel precedente discorso (cfr. 21,25) come evenienza per alcuni e non come sicuro castigo per tutti i malvagi, così come pensano, in modo unanime, gli amici. Pertanto alcuni interpreti hanno ritenuto che tale unità di argomentazione sia fuori posto e l'hanno trasposta più avanti, attribuendola a Bildad o a Sofar. Sicuramente il testo presenta alcune asperità, ma escludiamo che per questo esso debba essere assegnato a qualcuno degli amici. Le forme verbali e la costruzione sintattica consentono varie possibilità di interpretazione. Giobbe qui riprende il motivo della fine del malvagio con maggiori dettagli; è la fine tragica di cui egli ha sentito raccontare, o che ha potuto constatare per alcuni, ma non per tutti i malfattori, o che si auspica avvenga e che possa vedere. Ma, soprattutto, ciò che suscita lo sconcerto di Giobbe è il comportamento di Dio che usa tanta differenza e persino sostiene gli empi, acconsente alla loro prosperità, benché egli veda la loro condotta (v. 23) depravata e deprecabile. Tuttavia la prestanza dei malvagi è effimera perché sopraggiunge anche per loro la morte, che rende tutti uguali (v. 24; cfr. 3,17-19; 21,26).

vv. 25. Giobbe conclude lanciando una sfida agli amici, ma lo stesso lettore ne è interpellato. Preso dal turbamento e dallo sconcerto, Giobbe ha acuito la sua provocazione e l'accusa a Dio, e preme sempre più per una risposta.

(cf. MARIA PINA SCANU, Giobbe – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Linux Italia Gaming

A voi i giochi gratis da Epic Games Store e, per i clienti Prime, da Amazon Prime Gaming.

Epic Games Store

    Escape Academy

    • Genere: Avventura
    • Sviluppatore: Coin Crew Games
    • Editore: iam8bit Presents
    • Data di rilascio: 14 Luglio 2022
    Escape Academy ti dà il benvenuto. Esercitati per padroneggiare l'arte della fuga, risolvi enigmi, hackera server, incontra il corpo docente e prepara una perfetta tazza di tè. Interamente giocabile in solitaria o in co-op con un amico, in locale oppure online!

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    GRIP

    • Genere: Azione, Indie, Corse
    • Sviluppatore: Caged Element Inc.
    • Editore: Wired Productions
    • Franchise: Wired Productions
    • Data di rilascio: 6 Novembre 2018
    GRIP è un gioco di combattimenti di velocità, dinamico e feroce, che ti fa correre all'impazzata, armato fino ai denti con mezzi pesanti.

    Pagina ProtonDB Pagina Lutris

    Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino al 19 Marzo 2025.

    SteamWorld Quest: Hand of Gilgamech

    • Genere: Avventura, GDR
    • Sviluppatore: Image & Form Games
    • Editore: Thunderful Publishing
    • Franchise: SteamWorld, Thunderful Publishing
    • Data di rilascio: 31 Maggio 2019
    SteamWorld Quest è il gioco di ruolo basato su carte che stavi aspettando! Mettiti alla guida di una compagine di eroi e attraversa un fantastico mondo disegnato a mano dove ti attendono intense battaglie in cui, per prevalere, dovrai avvalerti del tuo ingegno e delle carte a tua disposizione. Forgia il tuo mazzo scegliendo tra oltre 100 carte e affronta qualsiasi sfida ti si pari dinnanzi!

    Pagina ProtonDB Pagina Lutris

    Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino al 19 Febbraio 2025.

    Are You Smarter than a 5th Grader

    • Genere: Passatempo
    • Sviluppatore: Massive Miniteam
    • Editore: HandyGames
    • Franchise: Are You Smarter Than A 5th Grader, HandyGames
    • Data di rilascio: 23 Agosto 2022
    Basato sul popolare franchise televisivo, questo affascinante gioco a quiz cooperativo da divano per 1-8 giocatori ti farà affrontare più di 6800 domande completamente in inglese. Dimostra quanto sai ancora dalla scuola e che, in effetti, sei più intelligente di un bambino di quinta elementare.

    Pagina ProtonDB Pagina Lutris

    Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino al 19 Febbraio 2025.

 
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from cronache dalla scuola

[cronache dalla scuola]

Oggi i ragazzi di quarta informatico hanno presentato in classe il loro tentativo di rifare la scena di Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, usando l'intelligenza artificiale.

Alcuni hanno usato l'AI generativa video creando un frammento di pochi secondi, altri si sono spinti fino al montaggio audio-video di qualche minuto, altri hanno sperimentato cambi narrativi più radicali, mettendo Berlusconi al posto di Cervantes come narratore, altri ancora hanno invece usato i motori che usano le immagini e video stock facendo creare il testo del racconto direttamente alla IA.

È stato interessante vedere i diversi modi di approccio, la diversa passione e tempo speso nel lavoro ma anche i limiti delle AI con prompt generici che creavano – talvolta – video usando le stesse immagini stock, o che generavano narrazioni standardizzate con figure retoriche prevedibili.

In mezzo, il lavoro di Alessandro che – quando un mese fa circa avevo dato la consegna del lavoro – mi aveva chiesto se poteva fare il compito senza usare l'AI, perché lui era contro. L'AI, mi aveva spiegato, è stata addestrata sul lavoro di disegnatori e artisti che erano all'oscuro di quello che stava avvenendo. Al posto dell'avventura di Don Chisciotte con l'AI, avrebbe provato a fare una piccola animazione.

Ecco, oggi abbiamo visto la piccola animazione, e alla fine la classe ha fatto un applauso sentito, spontaneo. Al momento della votazione non c'è stata storia, il premio per il miglior video fatto con l'AI è stato vinto da una animazione fatta a mano.

La cosa mi è stata utile per parlare – appunto – del pericolo della standardizzazione dei prodotti di AI, specie quella di basso profilo e dell'importanza che avrà, nei prossimi anni, la creazione di prodotti di qualità che sappiano andare oltre gli standard.

E – niente – anche questa volta gli studenti salgono in cattedra e si insegnano qualcosa da soli, emozionando anche un po' il sottoscritto.

 
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from Die Dämmerung

Albuquerque, New Mexico
Copertina dell'album nero

Nota: la traslitterazione del cirillico è stata eseguita seguendo lo standard scientifico internazionale

Non è questa la sede per scrivere approfonditamente dei Kino, di Viktor Coj e in generale della musica rock sovietica e di come sia stata importante per me nel corso di questi anni. Per chi non ne avesse mai sentiti parlare, i Kino sono stati senza ombra di dubbio il gruppo rock più noto e amato dell'URSS, con un'eredità che si è ben presto diffusa anche nelle future repubbliche indipendenti, specialmente in Estonia e Russia, ma anche in questi tempi tragici e folli le canzoni di Viktor Coj continuano ad essere suonate in Ucraina e in Georgia. A volte ho la sensazione che Coj sia l'unico artista russo ad essere universalmente amato nello spazio post-sovietico, con la data della sua morte, il 15 agosto 1990, interpretata contemporaneamente come l'inizio e la fine delle sogne e le speranze di un'intera generazione.

YouTube Bandcamp

Nam s toboi è una delle ultime canzoni scritte da Vitja agli inizi del 1990, pubblicata postuma nel cosiddetto “album nero” rilasciato agli inizi nel 1991. La canzone è sicuramente dedicata a Natalja Razlogova, giornalista con la quale Coj, formalmente già sposato con Mar'jana Kovalëva, intrattenne una relazione sentimentale negli ultimi anni della sua vita.

Zdes' neponjatno gde lico, a gde rylo I ne ponjatno gde prjanik, gde plet' Zdes' v seno ne vtykajutsja vily A ryba prohodit skvoz' set' (Qui non è chiaro dove sia un viso e dove un muso non è chiaro dove sia la carota, dove il bastone. Qui nel fieno non è infilzato un forcone, mentre i pesci attraversano la rete)

In riferimento agli ultimi slanci del morente impero sovietico, dove la corruzione era svolta alla luce del sole e dove la propaganda per nasconderla era diventata grottesca per come continuasse a deformare la realtà, Coj apre la sua canzone con in sottofondo il basso di Aleksandr Titov e la drum machine di Georgi Gurjanov.

I nejasno gde more, gde suša Gde zoloto, a gde med' Čto postroit' i Čto razrušit' I komu, i začem zdes' pet' (E non è chiaro dove sia il mare (e) dove la terra, Dove sia l'oro, e dove sia il rame. Cosa costruire e cosa distruggere E a chi, e perché qui cantare)

L'ascendenza di contraddizioni con la quale Coj incomincia il brano si sciolgono poi nella sua realizzazione finale, che è forse la parte più bella e complessa della canzone:

Nam s toboj Golubyh nebes naves Nam s toboj Stanet les gluhoj stenoj Nam s toboj Iz zaplëvannyh kolodcev ne pit' Plan takoj: nam s toboj (Per me e per te, una tettoia di cieli azzurri. Per me e per te, la foresta sarà un muro di silenzio, Il destino di me e te. è non bere da pozzi sputati. Il piano è questo: me e te)

Complessa perché viene usato il pronome della 1a persona plurale “my” declinato al dativo, seguito poi dalla preposizione s (con) e “ty” (2a persona singolare) declinato allo strumentale. Una traduzione letterale di questa struttura sarebbe “a noi con te”, ma, viste le tante irregolarità del russo, nam s toboi ha significato di “per/a me e per/a te”. In un periodo di forti cambiamenti politici e sociali e senza una reale bussola da seguire, Coj pone come suo obiettivo quello di sperare nel meglio per se e per la propria donna amata, ma quel “my” può anche conservare il valore plurale ed essere anche inteso come un lottare di Coj per suoi amici, i membri del suo gruppo e tutti i suoi ammiratori e giovani desiderosi della libertà, messo in parallelo anche dall'amore per la Razlogova.

A stal' pohoža na žest' I slabost', kak sila I pravda, kak lest' I ne jasno gde mešok, a gde šilo I ne jasno gde obida, gde mest' I mne ne nravilos' to čto zdes' bylo I mne ne nravitsja to čto zdes' est' (Qui le pietre sono come il sapone E l'acciaio è come lo stagno E la debolezza è come la forza E la verità è come l'adulazione E non è chiaro quale sia il sacco e quale la lesina. E non è chiaro dove c'è offesa e dove c'è vendetta. E non mi piaceva quello che c'era qui E non mi piace quello che c'è qui)

La chitarra di Yurij Kasparjan accompagna le ultime strofe del brano. I Kino non hanno mai suonato dal vivo questa canzone: l'ultimo concerto del gruppo fu il 24 giugno 1990, un mese e mezzo prima della morte di Coj ad appena a 28 anni. Per avere una perfomance del gruppo si è dovuto aspettare all'incirca quasi trent'anni, quando i sopravvissuti dei Kino, Aleksandr Titov, Yurij Kasparjan e Igor' Tichomirov, si sono riuniti agli inizi del 2021 per registrare nuovamente le vecchie canzoni del gruppo, mettendo in sottofondo la voce di Coj, forse oggi ancor più attuale di prima.

 
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from Pietro Favaro - pittore

Le fotografie delle opere di Pietro Favaro sono catalogate su Pixelfed, una piattaforma di condivisione di fotografie del fediverso, simile a Instagram.

I motivi per cui ho scelto questa piattaforma sono i seguenti:

  • Facilità di caricamento delle immagini: Essendo un social network, rende molto semplice caricare le fotografie e le relative descrizioni da qualsiasi dispositivo. Molte immagini possono essere catturate e caricate al volo anche in mobilità.
  • Condivisione: Essendo un social network, i suoi utenti possono, se lo desiderano, condividere le immagini, contribuendo alla diffusione delle opere di Pietro Favaro.
  • Accessibilità: Pixelfed permette di visualizzare le immagini anche a chi non possiede un account, rendendo fruibili le immagini anche a chi non desidera iscriversi alla piattaforma.
  • Organizzazione: Pixelfed consente di organizzare le fotografie in categorie tematiche, rendendo più agevole la consultazione. Per questo progetto è stata scelta l’istanza “pixelfed.uno”, mantenuta dal gruppo Devol.

Se apprezzate questo progetto e desiderate contribuire affinché i server che ospitano l’istanza continuino a esistere, considerate la possibilità di supportare il gruppo Devol: https://ko-fi.com/devol.

 
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from Transit

(162)

CF)

[Poche considerazioni sulla tregua in Palestina.]

Il ministro di estrema destra #BezalelSmotrich afferma che approverà l'accordo sul cessate il fuoco a #Gaza e rimarrà al governo solo se #Netanyahu prometterà di “...riprendere i combattimenti per distruggere Hamas dopo la prima fase dell'intesa.” La tregua appena firmata vacilla sotto le voci di un di disallineamento su alcuni punti da parte di Hamas e, nel contempo, da dichiarazioni come questa. Netanyahu mantiene alta la tensione dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, che tutto questo è una concessione benevola alla #Palestina: in questi quindici mesi ha dimostrato, con azioni feroci e senza pietà, qual è il potenziale dell'IDF. La linea tracciata per il 19 Gennaio viene ancora superata dai continui bombardamenti su ciò che resta di Gaza e su #Jenin, in un delirio di onnipotenza bellica che rare volte si è visto negli ultimi anni. Come sempre, la popolazione inerme, stremata, affamata, umiliata da centinaia di giorni di massacri ed illusioni non sembra meritare di essere salvata. Se la tregua reggerà, la speranza di tutte le persone che hanno ancora un briciolo di umanità è quella che i 600 camion giornalieri di aiuti divengano anche di più. Però sappiamo che i governi occidentali, con pochissime eccezioni, non guardano a Gaza come a un obiettivo umanitario prioritario. Il fatto stesso che il 28 Gennaio Israele potrebbe rendere “UNWRA” un nemico ufficiale dello Stato dovrebbe restituire il senso di abbandono verso questa terra che nessuno si è premurato di contrastare. Questa “guerra”, in cui c'è un solo esercito e che ha mietuto decine di migliaia di vittime innocenti (sì, lo sono: non possono essere tutti terroristi) è un altro specchio di legno per le coscienze dell'Occidente. Gli #USA hanno tergiversato, concedendo, come sempre, un appoggio molto militare a #Israele, sempre nel nome di una democrazia come la loro, di invasione e sopraffazione. Trump inizia il suo mandato vantandosi di questo “successo” nella sua solita maniera, ovvero quella di un uomo rozzo ed arrogante, che dice chiaramente che il domani a Gaza sarà sotto il controllo armato di Israele. Con loro anche il Libano e chissà cosa altro. L' Europa, fiera di se stessa solo sotto le bandiere delle riunioni a Bruxelles, continua con la sua ignavia, per dire poco. In realtà non ha mai preso posizione contro il massacro dei Palestinesi, rifiutando di crescere come unione, solo per non disturbare la narrazione zeppa di retorica e pietismo di uno Stato che ha sacrificato milioni di vite sotto la peggiore dittatura della storia. Lo stesso stato che, ora, di fronte ad un mondo volutamente distaccato sta perpetrando una altra ecatombe, come se non avesse imparato nulla.

Ad oggi qui siamo, perennemente indecisi moralmente, sicuramente colpevoli di non aver fatto abbastanza affinché non ci fosse il 7 Ottobre e il suo disastroso seguito. Un “Cessate il fuoco” non basta, a questa gente che ha visto distruggere, decenni fa, la sua indipendenza. E non basterà allo sato di Israele, che sta scivolando verso una spaccatura interna che nessun premier, tantomeno Netanyahu, potrà bloccare.

Ci affidiamo, al solito, alla speranza di un buon senso che è scomparso ormai da molto negli avvenimenti del Medioriente. E' tutto quello che abbiamo, adesso.

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

La nuova fase del Progetto SIRIUS di Europol

SIRIUS è la piattaforma web sicura per le forze dell'ordine, focalizzata su crimine online e terrorismo. I suoi obiettivi consistono nella condivisione di informazioni, strumenti e best practices per indagini più efficaci, attaverso linee guida, corsi di formazione, supporto per accesso a prove elettroniche. La Fase 3 è stata avviata nel gennaio 2025,e mira a migliorare ulteriormente la cooperazione tra pubblico e privato. L' espansione del progetto prevede la cooperazione con oltre 50 paesi, con un focus su criminalità organizzata e terrorismo.

Leggi tutto qui https://poliverso.org/display/0477a01e-1267-88ef-b327-c89587119178

 
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from Novità in libreria

Eccoci alla terza rata delle ultime pubblicazioni del 2024. Vi segnalo che, al momento in cui scrivo, il sito de La nave di Teseo sembra non funzionare, quindi per i libri di questa casa editrice inserirò dei link alternativi.

NARRATIVA:

  • IL CERCHIO DELLA FELICITÀ di Paulo Coelho (La nave di Teseo). Con le illustrazioni di Sergio (nome d'arte di Romano Rizzato), Coelho scrive piccole storie semplici ma profonde, che hanno il sapore delle favole. Adatto a tutti. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA SCATOLA ROSSA di Anita Napolitano (Homo Scrivens). Sottotitolo: Storie e Tarocchi nella Villa Lumière. Un romanzo ambientato in un caffè di Parigi, in cui una chiromante di nome Arianne, ogni domenica mattina, legge i tarocchi a perfetti sconosciuti. Nascono così 22 storie (una per ogni Arcano Maggiore), ognuna legata a un personaggio diverso ma da cui emerge la storia di Arianne stessa e la sua ricerca spirituale. Per saperne di più: scheda libro.
  • FAIRY LEGENDS di Thomas Crofton Croker, a cura di Francesca Diano (Neri Pozza). Un bel librone che raccoglie le storie delle fate e dei folletti della verde Irlanda. Pubblicata per la prima volta nel 1825, a distanza di 200 anni, è la prima raccolta organica e completa di tutte le favole e le leggende irlandesi tramandate oralmente. Il libro contiene anche uno scritto dei fratelli Grimm, finora inedito in Italia. Per saperne di più: scheda libro.

FUMETTI E GRAPHIC NOVEL:

  • STORIE NERE di Dino Battaglia (Sergio Bonelli). I racconti della letteratura classica neri, horror, macabri e angoscianti, trasposti in bianco e nero nell'inconfondibile stile che caratterizza i capolavori di questo maestro del fumetto italiano. Contiene le storie “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, “Il Golem”, “Omaggio a Lovecraft”, “Woyzeck”, “Il patto”, “La casa disabitata”, “Peter Schlemihl”, “Olimpia” e “Totentanz”. Per saperne di più: scheda libro.
  • MONSIEUR IL GATTO di Philippe Geluck (Gallucci). Una serie di graffianti strisce e vignette satiriche, in cui Monsieur il Gatto ci parla francamente dei nostri difetti, dei nostri tic e manie, e lo fa in modo scorretto e irriverente. Per saperne di più: scheda libro.
  • SENZANIMA. FUGA di Luca Enoch, Stefano Vietti e Lorenzo Nuti (Sergio Bonelli). La prospettiva di diventare smisuratamente ricchi porta i mercenari della compagnia di Greevo Senzanima ad addentrarsi nella giungla nera, dove ogni passo falso si trasforma in una condanna a morte. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • NATIVITÀ. MADRI E FIGLI NELL'ARTE di Vittorio Sgarbi (La nave di Teseo). Un viaggio attraverso i capolavori dell'arte sacra sulla Natività: la Madonna e Gesù bambino che esprimono l'inizio di tutto, a partire dal concepimento della vita, fino al rapporto indissolubile tra mamma e figlio. Per saperne di più: scheda libro.
  • POTERI OCCULTI di Luigi De Magistris (Fazi). Un pamphlet che evidenzia la rete di poteri criminali all'interno delle istituzioni. Fin dalla Prima Repubblica, queste forze (massoneria, mafia, schegge di servizi deviati) tentano di corrompere la Repubblica, mescolando politica, affari e criminalità, e cercando di fermare in tutti i modi i servitori dello Stato che tentano di smascherare questo sistema. Per saperne di più: scheda libro.
  • FRANCISCUS. IL FOLLE CHE PARLAVA AGLI UCCELLI di Simone Cristicchi e Simona Orlando (Baldini+Castoldi). Lo inserisco tra i saggi, anche se questo Francesco d'Assisi, qui raccontato da Simone Cristicchi attraverso lo sguardo del personaggio immaginario di Cencio, è il protagonista di una narrazione che ha il carattere di una scenografia teatrale, unito alla biografia, alla musica e al romanzo. Per saperne di più: scheda libro.
  • Sempre per Baldini+Castoldi: I GRANDI DUELLI DELLA FORMULA 1 di Luca Dal Monte e Umberto Zapelloni. Questo è facile da intuire: gli sport dei motori, nonostante l'importanza crescente della tecnologia, sono sempre stati caratterizzati da duelli fra uomini: campioni, avversari in pista, ma anche legati da grandi amicizie (o viceversa: compagni di squadra ma in realtà acerrimi rivali). Questo libro racconta i più significativi scontri, fin da Nuvolari e Varzi, per arrivare a Hamilton e Leclerc. Per saperne di più: scheda libro.
  • SOMMELIER PRÊT-À-PORTER di Francesco Continisio e Ida Palisi (Homo Scrivens). Una guida pratica per chi vuole addentrarsi nel mondo del vino, con aneddoti, particolarità, falsi miti, luoghi comuni e storie vere. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA SCALA. ARCHITETTURA E CITTÀ di Pierluigi Panza (Marsilio Arte). Un bel librone celebrativo del grande teatro del Piermarini: tutta la storia dell'edificio simbolo della musica non solo milanese ma internazionale, dalla sua nascita fino ad oggi, ovviamente illustrata da fotografie, progetti e disegni. Per saperne di più: scheda libro.
  • ALLE ORIGINI DELLA BICICLETTA. VOL.2: L'EVOLUZIONE SOCIALE E SPORTIVA di Alfredo Azzini (Ediciclo). Dopo il volume 1, dedicato all'evoluzione tecnica della bicicletta, ecco il secondo tomo, che analizza l'impatto della bicicletta sui costumi, sulla cultura e sullo sport dal XIX secolo. Corredato da immagini d'epoca. Per saperne di più: scheda libro.
  • LE REPUBBLICHE MARINARE di Arsenio Frugoni (Morcelliana). Alle radici della nostra marina ci sono le quattro Repubbliche marinare (Pisa, Amalfi, Genova e Venezia), tanto che i loro simboli compaiono ancora al centro della bandiera navale italiana. Questo libro ripercorre la storia delle quattro Repubbliche, fatta di fiorenti commerci e scambi, ma anche di lotta per la supremazia nel Mediterraneo. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA LEGGENDA DI ULISSE di Sara Prossomariti (Newton Compton). Un saggio che racconta la vicenda di Ulisse, l'eroe della guerra troiana che cerca di tornare a casa, ma sulla sua strada troverà mostri, dei e ninfe seducenti. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL DISORDINE DELLE FAMIGLIE di Arlette Farge e Michel Foucault (Donzelli). Finché non furono abolite dalla Rivoluzione, le lettres de cachet erano le lettere con cui il re di Francia decretava la reclusione o l'esilio di mariti maneschi, mogli fedifraghe, figli scapestrati, eccetera. La scoperta dell'archivio di queste lettres all'interno della Bastiglia (che costituiscono una lettura affascinante) rivela molto dei conflitti interni alle famiglie e del legame tra potere pubblico e violenza domestica, messa in pratica per mantenere a tutti i costi la cosiddetta tranquillità familiare. Per saperne di più: scheda libro.
  • METERIKON. I DETTI DELLE MADRI DEL DESERTO a cura di Lucio Coco (Garzanti). III e IV secolo dopo Cristo: molto donne decisero di intraprendere la loro ricerca spirituale nel deserto egiziano, attraverso l'abbandono di beni e piaceri terreni, e praticando l'ascesi e la preghiera, ovvero la versione femminile del monachesimo delle origini. Trascritte nel XIII secolo dal monaco bizantino Isaia, le massime spirituali raccolte in questo volume fanno riferimento a diverse tradizioni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL GENIO DI MILANO (Skira). Ecco un libro che celebra la storia dell'arte, dell'architettura e della cultura milanese dalla fondazione della Fabbrica del Duomo fino alla metà del Secolo scorso. Naturalmente è corredato da tavole, immagini e fotografie. Per saperne di più: scheda libro.
  • COMPENDIO STORICO DELLE SCIENZE OCCULTE di Jean-Ferdinand Denis (Xenia). Molto semplicemente, un testo ottocentesco che ripercorre la storia dell'occultismo in tutte le sue discipline, a firma di un bibliotecario che era anche viaggiatore e storico. Per saperne di più: scheda libro

INFANZIA E RAGAZZI:

  • UNICORNI – FELTRI PER GIOCARE E IMPARARE (Ape Junior). Un libro con adesivi di feltro coloratissimi, il cui tema è molto amato dai bambini (ma soprattutto dalle bambine): gli unicorni. Gli stickers si possono attaccare sulle pagine, che fungono da scenario. Età di lettura: dai 24 mesi. Per saperne di più: scheda libro.
  • Per Franco Cosimo Panini, ecco alcuni libri della Pimpa, a firma di Altan:
    • PIMPA È AUTUNNO (scheda libro) e PIMPA È INVERNO (scheda libro): libri sagomati per scoprire le stagioni con la Pimpa (il testo è in rima). Età di lettura: dai 12 mesi.
    • IL TEATRO DELLE FIABE DI PIMPA (scheda libro): un teatrino da costruire per mettere in scena le fiabe classiche: si compone di 17 personaggi delle fiabe (Cappuccetto Rosso, Pinocchio, Il Gatto con gli stivali e Biancaneve), 4 scenari, 7 quinte, il libro con i copioni e le istruzioni per montare tutto. Età di lettura: dai 3 anni.
  • Due titoli Gallucci della serie Scorri e ascolta, dedicati ai lettori dai 3 anni: MUUU! IL MIO PRIMO LIBRO SONORO DELLA FATTORIA (scheda libro) e U-UH! IL MIO PRIMO LIBRO SONORO DELLA NOTTE (scheda libro), entrambi di Nathalie Choux. Sono libretti cartonati in cui ogni pagina ha un elemento sonoro (attivabile sfiorando i vari pulsanti) e una parte interattiva che si anima con il ditino.
  • BARNABY dei Fan Brothers (Gallucci). Dopo il delicato e commovente BARNABUS, i Fan Brothers tornano con un albo illustrato a raccontare la storia di Barnaby, metà topo e metà elefante (con una spolveratina di fenicottero): è l'animaletto perfetto. Un giorno, però, nella casa dell'adorabile bambina che lo accudisce, arriva un animaletto, se possibile, ancora più perfetto di lui... una storia speculare a quella di Barnabus (che vi consiglio di leggere!). Età di lettura: 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL MANIFESTO DEI DIRITTI DEI BAMBINI di Chiara Baù (Pane e Sale). Un delicato albo illustrato che insegna ai bambini a rispettare sé stessi, i propri sentimenti e gli altri, e agli adulti ad ascoltare i bambini e i loro punti vista. Età di lettura: dai 4 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • RISATE A CREPAPELLE ALL'EMPORIO DELLE STREGHE di Valentina Rizzi e Sara Benecino (sempre Franco Cosimo Panini). Due sorelle streghe hanno bisogno degli ingredienti per le loro pozioni, e il mercato delle fattucchiere è il posto giusto. Ma le due litigiose sorelle scatenano il finimondo: si azzuffano a colpi di magia, e a farne le spese sono le altre clienti del mercato... Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • CAVALIER GUFO E LA SCUDIERA MATTINIERA di Christopher Denise (Ape Junior). Secondo albo illustrato dedicato all'impavido Cavalier Gufo: una giovane scudiera vorrebbe affiancare il Cavalier Gufo nelle sue imprese, ma gli orari di veglia e di sonno dei due sembrano incompatibili. Un giorno, però, Gufo si trova in pericolo, accerchiato dai lupi, così l'attitudine “chiassosa” della scudiera lo potrà trarre in salvo. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • UN POMERIGGIO ALL'ISOLA DEL TESORO di Valeria Angela Pisi e Chiara Baudino (Astragalo). Bruno l'orsetto e i suoi amici trovano nel bosco una mappa che porta all'isola del tesoro. Così si mettono alla ricerca del forziere... durante il viaggio ognuno di loro troverà qualcosa di più importante delle monete d'oro. Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • GEROGLIFICI. GUIDA DEFINITIVA ALLA SCRITTURA EGIZIA di Paola Cantatore e Roberto Lauciello (Franco Cosimo Panini). Cosa c'è di più affascinante della scrittura degli antichi egizi? Con questo libro possiamo imparare l'alfabeto nelle sue varie forme, i rudimenti della grammatica e le varie particolarità di una delle più antiche forme di espressione. Età di lettura: dagli 8 anni. Per saperne di più: scheda libro.
 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

INTERPOL emette su richiesta italiana la prima “silver notice”

Un nuovo strumento per tracciare e sequestrare i proventi illeciti delle organizzazioni criminali transnazionali, la prima Silver Notice è stata richiesta dalle autorità italiane. La Silver Notice in questione ha lo scopo di intercettare e recuperare beni illeciti, principalmente in Asia e Sud America, relativi a un programma di riciclaggio di denaro del valore di oltre 500 milioni di euro.

Leggi tutto qui https://poliverso.org/display/0477a01e-1267-8681-a867-56d350132980

 
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from GRIDO muto (podcast)

Doppio Shock: Dalle Vacanze in Kenya 🌍✈️ all'Ospedale in 24 Ore 🏥

“All'uscita dal villaggio turistico, un uomo armato di coltello mi minacciò per avere 2 dollari”

[...]

Se preferisci ascoltare questo episodio (il n. 11), anziché leggerlo, puoi farlo qui:

L'anno scorso mi sono ritrovato al pronto soccorso per un piccolo incidente. È successo tutto in un attimo: in palestra, un peso è caduto dall'alto e io non sono stato abbastanza veloce per ritirare la mano. La mano comunque non avrebbe dovuto essere lì, ma mi sentivo troppo sicuro di me e ho fatto una manovra sbagliata e azzardata, pagandone poi le conseguenze. Insomma, una cosa che può capitare a tutti.”

Quando questa cosa, però, capita a noi malati invisibili, la guarigione non è così semplice né veloce come per gli altri. Te ne parlerò meglio negli episodi successivi del podcast, ma per ora voglio portare la tua attenzione su questo punto: se ad un'articolazione che è già compromessa dall'artrite aggiungiamo anche un trauma, magari a causa di un incidente come quello che è capitato a me, non è così scontato riprendersi. Lì c'è già un grave problema in quell'articolazione.

Ogni giorno, la capacità del nostro corpo di rigenerarsi non è abbastanza; ci occorrono, dunque, settimane, mesi, anni. E lo stesso vale per tutti quegli acciacchi che aggiungono infiammazioni al corpo, dalle influenze al colon irritabile.

In un certo senso, siamo fatti di cristallo: dobbiamo trattarci bene, perché se non lo facciamo noi, non lo farà nessun altro, a cominciare dalla vita. I traumi, purtroppo, possono capitare, possono arrivare e non è mai una bella cosa. Spesso, quando succede, ci chiediamo: perché a me? Non bastava quello che ho già? Me lo sono chiesto tante volte nel mio mezzo secolo di vita. Me lo sono chiesto anch'io: perché a me?

Ad esempio, me lo chiedevo già nel 1999, quando, tra un lavoro interinale e l'altro, mi ero concesso di usare un po' dei miei risparmi per un viaggio in Kenya. Come ti raccontavo anche nell'episodio precedente, il viaggio è qualcosa che mi ha sempre appassionato, non tanto come vacanza in sé, ma come occasione per esplorare, come possibilità di conoscere cosa c'è oltre la mia porta, la propria città o il proprio Paese. Perché i territori che mi piace esplorare restano una parte di me per sempre, dopo che li ho visitati. A quel punto, il destino di quei posti non è più qualcosa di lontano che non mi riguarda, ma sono effettivamente un'area in cui ho trascorso una parte della mia vita. Sono convinto che tutto questo, tutta questa specie di consapevolezza aumentata ed espansa, mi arricchisca come individuo e mi renda più sensibile ai problemi altrui e ai bisogni delle popolazioni che abitano.

Nel '99, dunque, partii per l'Africa. Il Kenya... l'Africa aveva sempre riempito la mia fantasia di bambino, mi era sembrata il viaggio per eccellenza e la scelta migliore in quel momento. E quando si era presentata l'occasione, quindi, non me l'ero lasciata scappare: un buon prezzo per 9 giorni e una sistemazione che sembrava ottima. Cosa potevo volere di più che filasse tutto liscio? Naturalmente, ma non andò così.

In una settimana, riuscii a gioire di un mare fantastico e di un pezzettino del Parco dello Tsavo, con la fauna selvatica e gli spazi infiniti di una pianura così grande che non si poteva neanche immaginare quanto. Figurati che tutto il parco è grande quanto il Veneto ed è solo uno dei tanti parchi del Kenya, forse neanche il più grande!

Avevo visto anche tanta povertà, alla quale pensavo di essere abituato dopo il viaggio in India. Ma anche in questo caso mi sbagliavo.

All'uscita dal villaggio turistico, un uomo armato di coltello mi minacciò per avere 2 dollari. Tutto questo mi aveva fatto spaventare enormemente, ovviamente, ma non tanto sul momento. Ripensandoci dopo, mi ero reso conto della fortuna che avevo avuto, nascendo in un posto dove è molto più facile vivere.

Il giorno prima di ripartire per l'Italia, un grande contenitore di tè bollente del villaggio turistico mi si rovesciò addosso. Pura sfortuna, se vogliamo. Era uno di quei contenitori da cui si prende il tè per la colazione, quindi piuttosto grosso, e la quantità di liquido caldo che c'era all'interno era davvero tanta. Semplicemente, mi ero trovato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato e, quando il contenitore cadde, chissà come, mi investì in pieno.

In un attimo, memore dei miei corsi di pronto soccorso fatti nella Misericordia di Pontremoli, mi buttai in piscina per fermare l'ustione e questo sarebbe bastato a evitarmi la chirurgia plastica una volta rientrato a casa.

Ma il rientro non fu tanto semplice.

L'ustione che mi causò era di secondo grado, con aree di terzo grado. Era estesa su tutta la gamba destra, nell'inguine e in una parte della coscia sinistra: zone molto delicate.

Insomma, l'ospedale più vicino che potesse gestire un'ustione di quel genere era a 800 km da dove mi trovavo io, nella zona di Malindi. Questo, in Kenya, significava che, in quegli anni, quasi due giorni di viaggio tra strade sterrate e sconnesse, con posti di blocco continui che a volte chiedevano un'offerta per lasciarti passare. Questo, almeno, fu quello che mi venne detto. Mi resi conto più avanti di essere stato molto fortunato anche in quel caso: il mio volo di rientro per l'Italia sarebbe partito il giorno successivo e il mio compagno di viaggio, pura fortuna anche questa, era un medico. Anche se non era attrezzato per un primo soccorso decente per quella situazione, si prese la responsabilità di farmi rientrare in Italia, oltre a fornirmi sul momento un sacco di farmaci che aveva portato con sé, per fortuna.

Il comandante, infatti, ci aveva espressamente rifiutato l'imbarco. Allora mi arrabbiai molto ma, pensandoci ora, lo capisco: neanch'io mi sarei preso la responsabilità di me stesso in una situazione del genere. Non ero un bello spettacolo da vedere in carrozzina e senza neanche la possibilità di indossare i vestiti. Offrivo ai passanti e ai viaggiatori sconcertati lo spettacolo di un giovane sofferente e sfigurato da un paio di arti in cui la pelle non c'era più.

In Italia, mi ricoverarono al reparto dei grandi ustionati di Parma, visto che risiedevo lì. Non entro nei dettagli di quel ricovero, ma non furono settimane piacevoli, come puoi facilmente immaginare. Quello che era iniziato come un periodo spensierato, una vacanza in Kenya, si era trasformato in breve tempo in una corsia di ospedale. Dopo questo evento, prima di partire per un posto, mi informo molto bene su quanti sono gli ospedali sul posto e quanto distano da dove mi troverò, e anche quanto sono attrezzati.

In quell'ospedale a Parma, l'unica cosa che mi aiutava a passare il tempo erano i libri e, ancora una volta, la musica. Avevo con me solo pochi CD e un lettore portatile, ma mi sembravano oro. Scoprii Alanis Morissette, l'artista pop del momento. Conservo ancora l'album che era uscito in quell'anno di quell'artista, ma chissà perché non lo ascolto mai! Sul versante rock, invece, fu l'occasione per riscoprire chitarristi storici come Stevie Ray Vaughan, Jimmy Hendrix e Jason Becker, tutti divinamente bravi. Non poteva mancare, ovviamente, anche Steve Vai: dopo quelli dei Led Zeppelin, i suoi erano i dischi che ascoltavo di più. In quell'ospedale, mi furono davvero molto utili.

Si può ascoltare tante volte, trovando sempre qualcosa di nuovo o un livello di ascolto che la volta precedente non abbiamo colto. Persino il mio ottimo orecchio non riusciva a stargli dietro al primo ascolto. Mi fermai in ospedale per 26 lunghissimi giorni; poi i medici mi dissero che, sorprendentemente, la pelle si era riformata abbastanza bene e non ci sarebbe stato bisogno di chirurgia plastica. Pericolo scongiurato! Ci vollero però un paio d'anni prima che i segni dell'ustione scomparissero quasi del tutto, ma il mio corpo era giovane, era forte, avevo grandissima fiducia che si sarebbe ripreso senza problemi.

Proprio quando pensavo che il peggio fosse passato, la vita aveva in serbo per me qualcosa di ancora difficile: un altro colpo inaspettato.

Venni dimesso e, dopo due settimane, pensai di andare un po' in bici, come mi avevano suggerito, per aiutare la muscolatura a riprendersi. Muoversi era importante, mi dissero, per cercare di riabilitare la gamba destra, che era rimasta ferma troppo a lungo in quel letto di ospedale, senza neanche potersi piegare, tutta fasciata e dolorante com'era. Avrei approfittato del bisogno di trovare un nuovo lavoro per rimetterla in movimento e farle riprendere un po' della massa muscolare persa.

Come ti dicevo, però, purtroppo la sorte aveva altro in serbo per me: come se non bastasse quello che mi era appena successo, un giorno, tornando a casa mentre pedalavo, un'automobile non mi diede la precedenza e mi investì in pieno. La signora alla guida avrebbe poi dichiarato di non avermi visto. Mi investì e ricominciammo tutto da capo. Ricordo benissimo un grande dolore dappertutto. L'ambulanza che mi portò all'ospedale... quella no, non me la ricordo, però al pronto soccorso mi accolse un medico dal nome indimenticabile: si chiamava Dottor Barella ed era lo stesso che mi aveva accolto dal rientro in Kenya.

Mi riconobbe e mi volle ricordare con la giusta enfasi che non esisteva alcuna tessera a punti del pronto soccorso e non occorreva presentarsi così spesso. Questo mi tirò un po' sul morale. Mi chiese: “Dove ti fa male?” e io risposi: “Dappertutto.” E fu così che mi fecero qualcosa come 10 lastre per scoprire poi che la cosa più grave era un trauma cranico e al collo: il classico colpo di frusta. Dopo qualche giorno di osservazione, anche in questo caso il pericolo sembrava scongiurato, ma rimaneva un gran mal di testa e un colpo di frusta da gestire.

La convalescenza richiese tre mesi abbondanti, due dei quali passati con il collare giorno e notte. Ancora oggi, nei giorni in cui ci sono dei cambi di tempo, intendo il tempo atmosferico, ho il privilegio di sentirli con almeno 12 ore di anticipo. Anche se sono passati tanti anni da allora, le nevralgie nelle zone colpite da quell'incidente arrivano sempre. Ecco cosa mi ha lasciato tutta questa storia: il 1999, quindi, fu un anno terribile per me, difficile. Per diversi mesi non riuscii nemmeno a cercare un lavoro, ma nella seconda metà dell'anno mi assunsero come programmatore presso una software house della città. Ero al settimo cielo: finalmente le cose cominciavano ad andare bene anche per me!

Mi sono posto molte volte la domanda di cui ti dicevo all'inizio: non bastava già l'ustione? Perché anche l'incidente in bici? Perché a me? Chiunque subisca incidenti, e in particolare noi malati invisibili, ce lo chiediamo molto spesso. Non riusciamo ad accettare che le cose accadano per caso. Vogliamo avere delle spiegazioni, vogliamo che ci sia un motivo per cui le sfortune ci abbiano colpito. Quando le spiegazioni non le abbiamo, io credo che...è umano...ce le creiamo!

L'idea che siamo soli nella vita è difficile da accettare, e allora cominciamo a trarre tutte le conclusioni del caso, quelle che ci confortano di più.

Fresco del viaggio in India dell'anno precedente, mi convinsi che una qualche entità superiore mi avesse protetto, spezzando in due una tragedia più grande che avrebbe dovuto essere nel mio destino. Due incidenti gravi ma sopportabili, anziché uno solo enorme che mi avrebbe portato magari alla morte. Questa era la mia convinzione di allora, uomo poco più che ventenne. Ma sono passati tanti anni da quell'incidente e oggi ho una coscienza diversa, più matura. Continuo a pensare com'ero in quel momento e a quanto facilmente mi ero illuso. Era quello che volevo credere, quello a cui avevo più bisogno di credere in quel momento. A chi non piace sentirsi protetti e guidati?

E poi, come esseri umani, come ti dicevo, secondo me fatichiamo ad accettare che le cose più terribili accadano per caso o per eventi ingovernabili al di fuori della nostra portata. Siamo portati a cercare un rifugio, a trovare un motivo che possa spiegare quello che ci è successo, e siamo disposti ad accettare quello che ci fa stare meglio; quello che fa stare meglio il nostro cuore, spesso mettendo a tacere la razionalità. Questa che ti sto raccontando, ovviamente, è una concezione del tutto personale della realtà. Pretendo che sia quella corretta? Nessuna credenza deve essere considerata migliore o peggiore delle altre; semplicemente, questa è la mia. Non riesco più a trovare un senso in tutto questo e credo che a volte sia più utile liberarci dal tormento di voler cercare per forza un motivo, una causa degli eventi.

Per me, la realtà è che le cose semplicemente accadono e di questo dobbiamo farci una ragione e guardare a quello che possiamo fare per migliorare le cose. Anche se, nel caso delle patologie di cui soffriamo noi malati invisibili, possiamo migliorarle veramente poco, ma dobbiamo provare.

Attenzione!

Non sto dicendo che dovresti affrontare tutto con leggerezza o incurante di quello che ti succede. Come sarebbe possibile, d'altra parte, mentre ti vedi cambiare poco a poco, magari peggiorando di giorno in giorno? Ma voglio dirti di trovare quel giusto equilibrio, di provarci almeno; di trovare quel punto di equilibrio in cui il passato non viene rimpianto; si accetta che le cose brutte accadano e possano accadere e, di conseguenza, anche quelle belle. E al futuro, magari cerchiamo di non pensare troppo.

Rifletti su questo: se il Simone del doppio incidente di tanti anni fa avesse potuto sapere cosa gli sarebbe toccato dopo, oggi come credi che si sarebbe sentito in quel momento?

È davvero un dono, secondo me, non sapere cosa ci accadrà.

Pensiamo piuttosto a cosa possiamo fare oggi. Io sono il primo che non riesce a trovare questo punto di equilibrio; ci sto lavorando, diciamo. E lo stesso augurio che rivolgo a me, cioè di riuscirci, questo buon proposito lo rivolgo a te.

Una volta ho letto un pensiero che mi ha colpito profondamente.

Non ricordo chi fosse l'autore, ma mi era parso di buon senso e voglio ragionarci per un attimo insieme a te. Diceva: “Il momento perfetto per essere felice è adesso, non ieri o 20 anni fa e neanche tra 20 anni, quando magari i tuoi figli saranno grandi e tu sarai in pensione. Non aspettare domani per essere felice; o che una certa condizione si verifichi. Sii felice adesso, ora.” (Fine della citazione).

Ma come faccio a essere felice oggi, mi dirai tu, se sono un malato invisibile? Beh, non lo so, non ho tutte le risposte, ma voglio mettermi a cercarle. Deve pur esserci qualcosa che ci rende felici, no? Al di là delle nostre condizioni difficili, e io ho intenzione di trovarla, almeno quella che è efficace per me. Oltre a raccontarti la mia versione della felicità, al di là di tutto, provare non costa niente. In ogni momento, ricordiamoci di essere felici! Siamo sinceri: a volte è davvero una scelta. Proviamo a cominciare le giornate con il muso, ad esempio. Cerchiamo la pazienza per spiegare ancora agli altri, per l'ennesima volta, come stiamo.

Che tu soffra di disordini del sonno o della malattia di Crohn, tiroidite autoimmune o le mie stesse patologie, ora hai un'arma in più per far conoscere agli altri i tuoi sentimenti; e ti ritrovi in quello che dico, almeno, ora hai questo podcast.

Condividilo con le persone che sono con te nella tua vita: colleghi, parenti, chiunque abbia bisogno di sentire una voce determinata a far capire come stiamo noi invisibili. Oppure puoi condividerlo con chi, come noi, soffre di questo tipo di patologie e potrà sentirsi compreso, meno solo o meno sola. “Grido muto” nasce proprio per questo: per far conoscere le esperienze di chi vive malattie invisibili, una realtà troppo spesso ignorata.

Creare questo podcast è stata una sfida in termini di tempo, energie e competenze da acquisire, specialmente nelle condizioni di vita che ti sto raccontando. Oltre che una sfida, è stato anche un impegno economico. Se il mio lavoro ti ha colpito, considera di supportarmi su Patreon, dove potrai fare una piccola donazione a sostegno del mio lavoro. Anche un piccolo contributo può fare la differenza e aiutarmi a continuare a dare voce a chi spesso non ne ha. Il link lo trovi proprio lì, nella descrizione di questa puntata del podcast, in quel posto dove nessuno guarda mai.

Per ora ti saluto e ti aspetto, dunque, martedì prossimo in un nuovo episodio molto importante, in cui ti racconterò l'evento incredibile che mi è successo al culmine della mia vita da musicista, quando alcune nuvole scure cominciavano a prendere forma sopra di me. Stammi bene.

Questo podcast è pensato esclusivamente per raccontare la mia esperienza personale e la mia storia. Non contiene in alcun modo consigli di carattere medico o curativo. Per qualsiasi problema di salute, ti invito a consultare il tuo medico o uno specialista di fiducia.

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