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from CASERTA24ORE

Libri. “Il genio di Giovanni Falcone. Prima il dovere”, la presentazione di Caserta

Il 19 marzo 2025, alle ore 11:00, nella Sala Romanelli della Reggia di Caserta, avrà luogo la presentazione del libro “Il genio di Giovanni Falcone. Prima il dovere”, del Magistrato Antimafia Catello Maresca, evento organizzato da Marican Holding e dall’Associazione UNICA – Unione Nazionale Italiana della Cultura Antimafia per celebrare la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’evento rientra nel Piano di Responsabilità Sociale di Marican Holding, azienda leader nel logistica integrata e sostenibile, che da sempre pone grande attenzione alla diffusione del concetto di cultura come momento di sana aggregazione e di crescita sociale. Il Genio è un racconto appassionato di cosa ha significato il giudice Giovanni Falcone per intere generazioni di giovani e di cosa speriamo ancora oggi possa trasmettere a chi ha sete di giustizia e di verità. E’ un messaggio per i ragazzi, soprattutto delle scuole secondarie di primo e secondo grado, che si inserisce nel solco della diffusione della cultura antimafia, intrapreso dal Magistrato Catello Maresca insieme alla associazione di promozione sociale UNICA – Unione Nazionale Italiana della Cultura Antimafia. “Giovanni Falcone – afferma il Magistrato Catello Maresca – e’ stato un Genio italiano, nel settore della Giustizia e dell’Antimafia. Scrivere di lui, dopo che lo hanno fatto quasi tutti, amici, nemici e finti amici, è stato complicatissimo. Perciò ho provato a farlo non con la mente, ma con il cuore: quello di un ragazzo che è cresciuto nel suo mito, che ha creduto al suo esempio, che ha seguito il suo modello e che ha avuto la fortuna di svolgere la sua stessa missione e di farlo con grande passione ed amore. Grazie Giovanni, orgoglio italiano, ovunque tu sia”. Catello Maresca, già Sostituto Procuratore presso la Procura Generale di Napoli, è docente di Procedure di Contrasto alla Criminalità Organizzata presso l'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Ha partecipato alle indagini che hanno portato all'arresto, nel 2011, del boss dei Casalesi Michele Zagaria e all'operazione Gomorra, dedicata alla repressione del traffico internazionale di merce contraffatta; ha rappresentato l’accusa nel processo al cosiddetto “gruppo Setola”, che ha portato alla cattura, tra gli altri, del mafioso Giuseppe Setola. Nel corso delle sue attività investigative ha subito più volte minacce di morte da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, è quindi sotto scorta dal 2008. L’Associazione UNICA – Unione Nazionale Italiana della Cultura Antimafia è composta da donne e uomini che hanno vissuto la vita intera a piangere tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata e a sostenere magistrati e forze dell’ordine nella loro incessante battaglia contro tutte le mafie. Cittadine e cittadini di questo Paese che hanno deciso di scendere in campo, che hanno acquisito consapevolezza del fatto che ognuno di noi deve provare a fare e dare di più. Perché la lotta alle mafie non può essere delegata solo alle Istituzioni, ma la società civile deve fare la sua parte e lo deve fare tutti i giorni, in ogni atto della vita quotidiana.

 
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from Recensioni giochi PC, PlayStation e Xbox

Un Sogno che Non Doveva Esistere, e Invece...

Ci sono giochi che sembrano un delirio febbrile, un esperimento nato per errore da una notte di baldoria tra sviluppatori. “Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii” è esattamente questo. E la cosa incredibile? Funziona. Funziona così bene che ci si chiede come abbiamo fatto a vivere senza Majima pirata fino ad ora.

Kiryu e Ichiban fianco a fianco, pronti ad affrontare una minaccia comune con la loro solita grinta e un pizzico di follia.

Se Like a Dragon: Infinite Wealth ci ha portato su un terreno più emotivo e serio, questo spin-off è la pausa tropicale che non sapevamo di volere. Ma non fatevi ingannare dall'ambientazione soleggiata e dal tono volutamente sopra le righe: il cuore della saga pulsa forte anche tra le onde del Pacifico. Questo è un gioco per chi conosce ogni cicatrice di Goro Majima, per chi ha riso e pianto con la sua follia.

Majima, Spade e Palle di Cannone: Il Sistema di Combattimento

Parliamo subito della novità più dirompente: il combattimento navale. La serie “Like a Dragon” non ha mai avuto paura di reinventarsi, e qui assistiamo a una fusione tra la tradizione action della saga e meccaniche alla “Assassin's Creed IV: Black Flag”. Majima, con il suo stile “Sea Dog”, combatte come un incrocio tra Capitan Barbossa e Spider-Man: spade affilate, pistola in pugno e un rampino che gli permette di spostarsi rapidamente tra i ponti delle navi avversarie.

Un momento di interazione con un NPC un po' strano, magari durante una delle tante strambe attività secondarie che questo gioco sa offrire.

L'uso del rampino non è solo estetico: Majima può afferrare i nemici, disarmarli o scaraventarli fuori bordo con una risata folle. E poi c'è la “Danza del Kraken”, una serie di attacchi concatenati che trasforma il combattimento in un balletto letale. Il risultato? Un gameplay che è un inno alla fluidità e alla creatività, senza perdere il peso e l'impatto tipici della serie.

Un'Avventura che Sa di Mare, di Sangue e di Famiglia

Non fate l'errore di pensare che questo spin-off sia solo una parentesi spensierata. La trama si collega sorprendentemente bene agli eventi di “Infinite Wealth”. Majima si trova a Nele Island, un luogo segnato dalla contaminazione radioattiva, dove ex-yakuza cercano di ricostruire una vita lontano dalla malavita. Qui incontra Noah, un bambino determinato a trovare suo padre, e il suo adorabile cucciolo di tigre (sì, una tigre domestica), che porta il nome più perfetto possibile: Goro.

Ichiban che si pavoneggia con un nuovo outfit un po' tamarro a tema piratesco, pronto a farsi notare (e magari a scatenare qualche risata).

Quello che inizia come una fuga spensierata in mare si trasforma presto in un viaggio carico di scoperte e redenzione. C'è qualcosa di quasi poetico nel vedere Majima, sempre così caotico e imprevedibile, assumere il ruolo di capitano e guida per un ragazzino alla ricerca di un posto nel mondo. E mentre si solcano le acque, le ombre del passato non tardano a riaffiorare.

Il Fanservice Fatto Bene

E qui arriviamo a quello che potrebbe essere il vero punto di forza di Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii: il fanservice. Non nel senso banale del termine, ma come celebrazione di tutto ciò che rende questa saga unica. Ci sono citazioni, riferimenti, volti noti che tornano in modi inaspettati. C'è amore in ogni angolo di questa avventura, un tributo ai fan di lunga data che non si limita a strizzare l'occhio, ma costruisce qualcosa di nuovo e memorabile.

E poi, diciamolo: poter urlare “Io sono il Capitano Majima!” mentre si affrontano avversari su una nave che affonda è un sogno che si avvera.

Un'espressione sorpresa sul volto di Ichiban durante una cutscene un po' sopra le righe, tipica dello stile 'Like a Dragon'.

Hawaii e il Fascino del Nuovo Mondo

Se Kamurocho è sempre stata la casa della serie, le Hawaii rappresentano un cambio di scenario radicale. La cura nei dettagli è impressionante: dalle spiagge mozzafiato ai vicoli meno turistici, tutto trasuda lo stile “Like a Dragon”. C'è un contrasto affascinante tra la natura lussureggiante e il mondo sotterraneo che Majima si trova ad affrontare. Perché, ovviamente, anche in paradiso ci sono affari sporchi.

Una visuale di gioco che mostra l'esplorazione a piedi di una zona vivace di Honolulu, piena di negozi e gente del posto con cui interagire.

La libertà di esplorazione è uno degli elementi più riusciti del gioco. Puoi prendere una barca e avventurarti tra le isole minori, ognuna con segreti e missioni secondarie che vanno dal poetico al surreale. E tra un combattimento e l'altro, ci sono momenti di autentica leggerezza, come le partite di poker in una taverna malfamata o le sfide di pesca che diventano epiche battaglie contro mostri marini.

Conclusione: Un Caos Magnifico

Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii è una follia meravigliosa. Un gioco che non avrebbe mai dovuto esistere e che invece si impone come una delle esperienze più fresche e appassionanti della saga. Tra combattimenti elettrizzanti, una trama che sorprende e momenti di puro spettacolo, questo spin-off si ritaglia un posto speciale nel cuore dei fan.

E ora, se mi scusate, ho un pappagallo da insegnare a dire “KIRYU-CHAAAN!”.

 
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from Bymarty

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Tramonto di primavera 🍀

Caldi colori, emozioni, sole e nuvole sorridenti tutte intorno, scie luminose, diverse, quasi magiche portano con sé gli ultimi strascichi di questo freddo inverno! I fiori spontanei spiegano al vento, petali lievemente colorati e profumati e fanno si che, piccoli e rumorosi insetti ne rubino un po' di nettare.. È primavera, c'è chi bussa ad una porta ben chiusa, chi apre le finestre e si affida al nuovo giorno, alla speranza, a ciò che di bello o meno bello esso porterà con sé....E forse saremo un po' più sereni.. È primavera e gli occhi brillano di nuova luce, i pensieri si alleggeriscono e il vento dissolve al vento le ultime lacrime rimaste... E poi è subito sera e i giorni passano veloci e sempre più luminosi e sereni..

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE FORESTE: LA LORO CRUCIALE IMPORTANZA E LE MINACCE GLOBALI

La Giornata Internazionale delle Foreste, celebrata ogni anno il 21 marzo, è un'occasione istituita dall'Assemblea Generale dell'ONU nel 2012 per sensibilizzare la popolazione sull'importanza degli ecosistemi forestali per le generazioni presenti e future. Le foreste, che assorbono circa l'80% della specie terrestri, rappresentano un pilastro fondamentale per la stabilità climatica del pianeta e contribuiscono in modo cruciale a mitigare gli effetti dei gas serra.

La Deforestazione: Un Problema Urgente

Paesi più piccoli (come ad esempio il Belgio), nonostante non lo si percepisca immediatamente, sono tra i principali responsabili indiretti della distruzione delle foreste tropicali a causa dell'importazione massiccia di materie prime legate alla deforestazione. L'Italia è identificata come il terzo maggior importatore europeo di commodities che causano deforestazione, come olio di palma, soia, caffè, legname e derivati bovini, per un valore di circa 36,6 miliardi di euro nel 2021. Le importazioni italiane, che valgono circa 36,6 miliardi di euro e coinvolgono oltre 175.000 imprese, alimentano la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste ogni anno, soprattutto in aree ad alta biodiversità come l’Amazzonia. La deforestazione è la causa dell'espansione agricola nelle aree tropicali, con conseguenze come la perdita di biodiversità, l'aumento delle temperature, la desertificazione e persino l'aumento dei prezzi di beni come caffè e cacao. Il Regolamento Europeo “Deforestazione Zero” (EUDR) Il Regolamento “Deforestazione Zero” (EUDR), approvato dall'Unione Europea, mira a garantire che i prodotti importati nell'UE non abbiano causato deforestazione. Gli operatori dovranno dichiarare l'origine delle commodities e certificare che la loro produzione non ha comportato la distruzione di foreste. La sua applicazione è posticipata al 30 dicembre 2025, e si spera che possa aiutare i consumatori a fare la differenza, scegliendo prodotti certificati e riducendo il consumo di carne e derivati, privilegiando alimenti locali e biologici.

Il Ruolo dei Carabinieri Forestali

I Carabinieri Forestali sono in prima linea per la Giornata Internazionale delle Foreste. Essi svolgono importanti attività di tutela del territorio, contrasto al bracconaggio, controllo degli ecosistemi forestali (CON.ECO.FOR.), inventario forestale nazionale e perimetrazione delle aree a rischio di incendi boschivi. Durante la Giornata, vengono organizzate iniziative didattiche di educazione ambientale rivolte agli alunni degli istituti d'istruzione superiore, sensibilizzando sull'importanza della tutela del patrimonio forestale. Ad esempio, a Brescia i Carabinieri Forestali del Comando Gruppo hanno collaborato con diverse istituzioni per rilevare le caratteristiche di cinque alberi monumentali, candidati ad essere inseriti nell'elenco degli Alberi Monumentali d'Italia. I Carabinieri Forestali si impegnano anche a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla tutela delle foreste, evidenziando il valore biosferico planetario del bosco e i servizi multifunzionali che assicurano all'umanità (acqua, legna, cibo, regolazione idrogeologica e del clima). A tale proposito è di grande importanza la prevenzione e repressione degli incendi boschivi, un fattore di maggiore criticità per il patrimonio forestale nazionale.

La Corruzione come Forza Motrice della Deforestazione

Un ruolo devastante nel guidare la deforestazione e portare le foreste sull'orlo dell'estinzione lo ha la corruzione. Negli ultimi 30 anni, il mondo ha perso il 10% delle foreste, con una perdita equivalente a 37 campi da calcio al minuto dal 1990. Le foreste sono cruciali per mitigare il cambiamento climatico (assorbendo CO2) e ospitano una vasta biodiversità (80% dei mammiferi, 75% degli uccelli e 80% degli anfibi terrestri). La corruzione rende le foreste vulnerabili, poiché i fattori che attraggono attività criminali (come il valore economico del legname o i prodotti agricoli come cioccolato e olio di palma) sono esacerbati dalla corruzione che permette l'accesso illegale alla terra e l'elusione delle normative. Molte compagnie ottengono illegalmente terreni per piantagioni, e la corruzione tra funzionari pubblici permette di ignorare le politiche di protezione forestale. La vastità geografica delle foreste complica ulteriormente la supervisione e l'applicazione delle normative, creando opportunità per la corruzione. Il Crimine Organizzato Transnazionale e il Traffico di Fauna Selvatica La deforestazione e il traffico di legname illegale sono collegate con il crimine organizzato e il traffico di altre merci illecite, come la droga. Il traffico di legname illegale è un modo per riciclare denaro sporco. Il crimine transnazionale contro la fauna selvatica, stimato fino a 199 miliardi di dollari annui. Questo crimine può privare i governi di entrate significative (7-12 miliardi di dollari annui) e ha un valore economico globale stimato tra 1-2 trilioni di dollari all'anno. Va sottolineato come la perdita di biodiversità esacerbi il cambiamento climatico e come lo sfruttamento eccessivo della fauna selvatica sia un importante motore del declino delle specie e aumenti i rischi per la salute umana.

Conclusione

Il quadro sullo stato delle foreste a livello globale è complesso e preoccupante. La deforestazione, alimentata da dinamiche di mercato globali e dalla corruzione, rappresenta una seria minaccia per la biodiversità, il clima e il benessere umano. La Giornata Internazionale delle Foreste 2025 rappresenta un'occasione cruciale per sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere azioni concrete a livello individuale, nazionale e internazionale. L'impegno dell'Italia, anche attraverso l'attività dei Carabinieri Forestali e l'implementazione di regolamenti come l'EUDR, è fondamentale per contribuire alla protezione di questo patrimonio insostituibile. Tuttavia, è essenziale affrontare anche le radici del problema, come la corruzione e il crimine organizzato, per garantire una tutela efficace e duratura delle foreste del nostro pianeta. A tale riguardo la “Global Initiative to End Wildlife Crime” (Iniziativa Globale per Porre Fine al Crimine contro la Fauna Selvatica), mira a incoraggiare gli Stati a intensificare gli sforzi per contrastare questo crimine a livello internazionale e nazionale. Questa iniziativa prevede, tra l'altro, la creazione di un protocollo aggiuntivo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale (UNTOC).

#giornatainternazionaledelleforeste #carabinieriforestali

 
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from Bymarty

🖋️ Pensieri un po' stanchi E si anche oggi mi sono persa ho pianto, nessuno mi ha presa x mano, mi ha abbracciato..Sono stanca e forse è arrivato il momento di proseguire qsto cammino da sola, non so neppure se valga la pena scrivere, condividere, ho scritto, di me tanto, mi sono confidata, ho lasciato che le pagine del mio libro venissero lette, ma c'è chi si è stancato, chi non è interessato, e chi forse si è ritrovato e x questo si è allontanato! Devo voltare pagina e iniziare a leggere io quelle pagine di me , che spesso ho dimenticato...e chissà mi scoprirò più forte, e più pronta per affrontare ogni giorno, ogni tempesta...

 
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from jens

In un contesto europeo che attraversa una crisi geopolitica senza precedenti, l'idea di un'iniezione di risorse miliardarie in armi da parte dell'Unione Europea, con Berlino a fare da protagonista, solleva la seria domanda se i nostri governanti sanno cosa fanno e per chi sono chiamati a governare.

Da pastore non posso tacere di fronte a un così ovvio abuso e misuso dell'incarico di governare.

Il titolo stesso, che evoca la possibilità che la Germania destini fino a 1.000 miliardi di euro alla spesa militare, ci costringe a confrontarci con una delle contraddizioni più evidenti dell'Europa contemporanea: come giustificare la spesa per armamenti, quando parallelamente i diritti sociali, la sanità e l'educazione necessitano di un urgente e sostanzioso investimento? Come sostenere una spesa così ingente e inimmaginabili di fronte a sempre più persone che versano nella povertà?

La proposta tedesca rischia di minare la coesione sociale all'interno dell'Unione, sottraendo risorse vitali per il benessere dei cittadini europei. In un momento in cui milioni di persone lottano contro la povertà, la disoccupazione e la crisi climatica, la priorità accordata alla militarizzazione sembra non solo inopportuna, ma anche eticamente e socialmente irresponsabile. Gli stati membri dell’UE dovrebbero uscire dal loro delirio e capire che le risorse devono essere utilizzate in modo più produttivo per affrontare le sfide sociali e ambientali che minacciano il nostro futuro collettivo.

L'invito che il teologo Jürgen Moltmann ci offre, un invito al “convertire le armi in strumenti di agricoltura”, risuona come un monito profetico. La sua visione è una chiamata a trasformare la “energia criminale” della guerra in un “energia dell’amore” che ci porti a costruire una società più giusta e pacifica.

La vera sfida per l'Europa non dovrebbe essere quella di aumentare l'arsenale bellico, ma piuttosto quella di investire nella prevenzione dei conflitti, nel dialogo, nell'educazione e nella giustizia sociale. In questo, Moltmann ci ricorda che la pace non può essere costruita con le stesse armi che alimentano la violenza, ma solo con la forza della solidarietà e della cooperazione.

Il welfare e la giustizia sociale non sono semplici concetti astratti; sono i pilastri di una società che si vuole definire giusta e sostenibile. Se l’Europa vuole davvero fare la differenza, deve abbandonare la logica che vede nelle armi la risposta alle sue insicurezze. Invece di puntare sulla militarizzazione, l'Europa potrebbe investire in un rafforzamento del sistema sociale, mettendo al centro l’educazione, la sanità, e la creazione di un’economia che rispetti le risorse del nostro pianeta.

In conclusione, la proposta di Berlino appare come una scelta miope, priva di una visione davvero trasformativa per il futuro. La vera sfida non è quella di alimentare la corsa agli armamenti, ma di indirizzare l'energia e le risorse verso la costruzione di un’Europa più equa, pacifica e rispettosa dei diritti di tutti e tutte. Se l'Europa vuole davvero essere un faro di speranza, dovrà scegliere di investire nella pace, non nella guerra.

 
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from Pabba60 (per ora)

Dopo oggi non si può più tacere. Dopo oggi non ci si può girare dall'altra parte. Dopo oggi non si può più fare finta di non aver sentito.

Una delle pagine più nere e vergognose della Storia di questa Repubblica.

Un discorso delirante, un attacco vigliacco per irridere il manifesto della nostra Europa, uno dei testo fondanti della storia repubblicana.

Certo che non è la tua Europa! La tua proviene dalla ideologia malefica del nazifascismo, di cui tu sei il frutto marcio. Hai gettato la maschera, ecco le tue “radici”.

E sciacquati la bocca quando parli di Altiero Spinelli e gli altri, che scrissero il manifesto dal confino, spediti li dallo “statista” delle tue radici fasciste!

VERGOGNA!

 
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from GRIDO muto (podcast)

Che fine farò? Dove mi porterà la malattia?

E ora? Cosa succede ora? Ora siamo arrivati alla fine della mia storia, non nel senso che la mia storia finisce qui; la mia storia continua, ma siamo arrivati al momento presente. Ti ho raccontato chi sono nel corso di tutte le nostre puntate che ci hanno visto insieme, e quindi ora sai un po' meglio chi sono, sai che cosa faccio, sai quali sono i miei sogni e i miei desideri. Per questa puntata un po' speciale non mi sono preparato niente; infatti sto parlando, come dire, improvvisando, ma avendo bene chiaro in mente quello che ti voglio comunicare.

Per chi preferisce ascoltare anzinché leggere, può ascoltare la puntata qui.

Se stai ascoltando questo podcast all'esterno di YouTube, sentirai che l'audio è un po' diverso dal solito. Questo perché sto registrando questa puntata mentre sono in viaggio. Mi trovo infatti in Andalusia; in questo momento sono su una spiaggia enorme, infinita, di sabbia sottile e dorata che si trova sull'Atlantico, sulla parte Atlantica della spiaggia a Conil.

Se sei arrivato fino a qui ad ascoltarmi, saprai perché sono qui; lo avrai capito subito.

Mi trovo qui perché sto cercando una nuova casa.

Sto cercando appunto un posto in cui poter convivere con le nostre patologie. E proprio per questo continuerò a viaggiare per l'Europa e ad alimentare il mio canale principale, che è il Simone Viaggiatore. Vai a vedere quel canale se non l'hai ancora visto, perché lì c'è la parte felice di Simone, la parte di Simone che ama viaggiare, ama scoprire, ama fotografare i colori, ama sentire i profumi che ci sono nei posti più belli del nostro continente. Ed è anche la stessa anima di Simone che ama condividere tutto quello che di bello trova nel mondo.

Grido Muto resterà come canale YouTube in cui continuerò a riversare i miei pensieri. Continuerò a parlare di quello che ritengo importante per le nostre patologie e, soprattutto, continuerò a parlare dei vari luoghi che visito nell'ottica, come ti dicevo poco fa, di trovare una nuova casa in cui stare. Ho capito che rispetto a quando ho iniziato a fare questo podcast sono una persona molto diversa, ed è stato proprio il podcast che mi ha aiutato in questo processo, perché anche il solo fatto di doversi concentrare per richiamare alla memoria alcune cose che credevo fossero sepolte, ma che non lo erano, o comunque non erano state elaborate in maniera così esplicita nel mio inconscio, tutto questo processo mi ha aiutato a far emergere alcune cose, a riordinare i pensieri e a dare un senso a molte cose.

Ho capito di essere una persona diversa, ti dicevo, ho capito meglio tanti aspetti delle nostre patologie. Ho capito che per stare bene io devo trovarmi in alcune condizioni che in Emilia-Romagna non possono esserci, purtroppo, e credo anche in nessun'altra parte d'Italia.

Ho capito che per stare bene:

1) ho bisogno di aria pulita, aria fresca, senza nessun tipo di inquinante e di inquinamento. 2) Ho capito che ho bisogno di un clima tiepido, che non sia mai troppo caldo in estate e mai troppo freddo o gelido d'inverno. 3) Ho capito che ho bisogno di avere un clima secco; l'umidità accentua moltissimo i nostri problemi.

Lasciamo parlare un po' anche ai gabbiani.

4) E per finire ho capito che sto bene vicino al mare e in un posto dove comunque molto spesso c'è il sole e posso stare all'aria aperta.

Come ti dicevo, alcuni di questi luoghi li ho trovati viaggiando sul canale il Simone Viaggiatore, che ti invito ad andare a vedere e a iscriverti, perché è una cosa completamente diversa da questo, molto più leggera, anzi credo proprio piacevole da guardare.

Girando per il nostro continente, come ti ricorderai, avevo identificato con le Isole Canarie uno di questi luoghi d'eccellenza. Però il problema è che alle Isole Canarie ormai è molto difficile vivere, quindi ti raccontavo che anche questo mio sogno si è infranto. Sarebbe molto difficile stare laggiù sia per l'affollamento che c'è, che sta riducendo un po' tutto al collasso, sia per i prezzi, sia per la mancanza di lavoro, e doversi trovare a, diciamo, emigrare lì adesso sarebbe molto difficile. Senza contare che ci sono persone in Italia di cui devo prendermi cura e che non posso abbandonare. Però ci sono altri posti: c'è ad esempio la Provincia di Murcia che mi ripropongo di esplorare meglio, c'è l'isola di Cresso e chissà quante altre in Croazia che mi danno lo stesso effetto delle Canarie.

E devo dire che anche qui in Andalusia, dove mi trovo oggi, in alcuni posti ci sono queste condizioni. Non esattamente qui dove mi trovo oggi, perché, come ti stavo dicendo, io mi trovo sulla parte Atlantica dell'Andalusia. L'Atlantico genera molta umidità, molta umidità. Ci sono spesso, come oggi, dei venti che portano dall'oceano una specie di lattiginosa. Molto distante il corpo, diciamo, pur sentendosi meglio fa sentire che non è il nostro luogo ideale questo. Ci sono però dei posti a est di Gibilterra dove si sta, secondo me, molto meglio. Nei giorni scorsi, a fine febbraio, quando mi sono trovato qui, c'erano circa 20°, si stava molto bene, in alcuni momenti anche 22. Il sole era tiepido, il clima secco, non c'erano venti che dal mare portassero umidità, quindi si stava veramente molto molto bene. Potrebbe essere una valida opzione. Certo, ci sono tanti posti in Italia che potrei, ma ci sono stato in passato e non mi sono trovato così bene. La Sicilia, ad esempio, la Sardegna è molto bella ma non tanto per i servizi. La Calabria è stupenda ma non offrirebbe lo stesso livello dei servizi di altri posti, e poi anche per il lavoro come si potrebbe fare è molto difficile. Non lo so, ci sto pensando e questo sarà, diciamo, un altro pezzo della mia storia che vi racconterò non appena sarà possibile.

Per il momento vi invito a continuare a seguire questo canale di YouTube, oppure, se mi ascoltate dalle piattaforme come Spotify, Apple Podcast, eccetera, vi invito proprio a venire su YouTube, sia sul canale del Simone Viaggiatore sia sul canale di Grido Muto, che rimane così come rimane la pagina Facebook per pensieri di tutti i tipi. Io vi ho anche raccontato cosa faccio per cercare di combattere l'artrite e questo è, diciamo, questo aspetto del viaggiare, di cercare luoghi in cui stare bene, è solo una delle cose. Prossimamente ho intenzione di riprendere a muovermi in palestra, di cercare di fare più attività fisica, mi ripropongo sempre di mangiare meglio, spero di riuscirci prima o poi.

E continuo a prendere i farmaci ayurvedici indiani. Questi non possono mancare, sono fondamentali, così come il sole. Devo prendere del sole per stare meglio, quello in Emilia è un po' difficile. La mia storia, vi dicevo, continuerà. Io spero che resteremo insieme anche per il futuro. Mi auguro che continuerete a condividere tutti questi miei pensieri, i video, e la mia speranza è sempre quella di aiutare le persone, aiutare le persone sia a prendermi come ispirazione, non per emulare esattamente quello che faccio, ma come uno stimolo in più, nuove informazioni su cui ragionare per non arrendersi alla malattia e anche, soprattutto, perché no, per non sentirsi soli. Io vi invito a scrivermi qui nei commenti, dove volete, io cercherò di rispondervi sempre, sapendo che capisco quello che state provando, anche se sono una persona che, per tutte le attività che faccio per prendermi cura di me stesso, magari sto un pochino meglio di voi, però so che cosa passate. Credetemi, ho avuto un assaggio di quello che può essere il peggio delle nostre malattie e credo che non me lo dimenticherò mai più, anche se le cose dovessero andare bene. E poi, chissà, magari Grido Muto avrà una seconda stagione. La mia speranza, il mio desiderio sarebbe quello di trovare tante persone che abbiano voglia di raccontare cosa hanno passato, cosa stanno passando, cosa hanno perso, in modo da mettere insieme una grande bellissima storia corale, una storia di tutti noi, che ci riguarda tutti, una storia che ci rappresenta tutti e di poterla condividere con il mondo, perché una storia a molte voci avrebbe senza dubbio più valore di una singola storia.

Chiudo poi con dei ringraziamenti. È impossibile chiudere un podcast come il mio senza fare dei ringraziamenti. Ringrazio ciascuno di voi per avermi supportato in questo percorso. Vi ringrazio per avermi ascoltato fino a qui, perché non era scontato. Vi ringrazio, soprattutto, per aver ascoltato quello che avevo da dire, una cosa che finalmente qualcuno ha fatto. E poi ringrazio anche tutti quelli che sono arrivati sul canale di Grido Muto partendo dal canale del Simone Viaggiatore, cioè tutti quelli che mi conoscevano in una veste allegra, serena, e che non potevano immaginare cosa io stessi provando dietro le quinte, cosa stessi passando. Li ringrazio perché non era così scontato che mi seguissero anche in questo viaggio attraverso le mie difficoltà e però, ecco, se adesso mi conoscono meglio, ne sono molto felice.

Ringrazio anche Scott Buckley che ha composto tutte le musiche che avete sentito durante il podcast e che mi hanno consentito di dare una certa uniformità alla registrazione, di mantenere, diciamo, un tappeto sonoro coerente e molto valido, perché secondo me sono davvero brani che aiutano molto nel racconto di una storia, nell'accompagnare le emozioni che un racconto come il mio poteva voler suscitare. Vi abbraccio tutti e vi ricordo per l'ultima volta, giuro, che non è la fine, questa non è la fine della mia storia, è soltanto un nuovo inizio. La storia da adesso in avanti si scriverà giorno per giorno e quindi vedremo un po', proseguendo, cosa succederà. Lo vedremo insieme. Io adesso torno alla mia automobile da questa fantastica spiaggia di sabbia soffice e infinita che è attorno a me. Nel sottofondo si dovrebbe sentire il rumore dell'oceano, oggi molto arrabbiato perché stanotte, vi dicevo, è passata una perturbazione atlantica enorme e continuo ad esplorare, continuo ad esplorare perché non si sa mai che la mia nuova casa sia proprio dietro l'angolo e io magari non me ne accorga.

Vi abbraccio tutti, statemi bene.

Ciao.

 
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from Alviro

Agosto. Il caldo mi abbraccia come un' amante appiccicosa che non sa cogliere un indizio. Le labbra scarlatte di qualcuno – chiunque – si confondono tra il sudore e la poesia che evapora prima ancora di essere scritta. Tu, distesa, sembri bella come l’oro… che, tra l’altro, è un metallo che non si ossida con il tempo e di certo non si trova per strada.

Nella stanza, suoni primordiali, movimenti incalzanti. No, non è passione: è il ventilatore che arranca, oscillando come un oracolo stanco. La tempesta scuote i rami degli alberi, o forse è solo il vicino che sbatte il tappeto. Attendo il fragore del tuono, e invece arriva la notifica di un altro bollettino di guerra (bolletta della luce). L’estasi è fugace, soprattutto quando costa così tanto mantenerla climatizzata.

Cambio scena: notte perugina, cielo grigio. Un grillo fuori stagione decide che proprio stanotte è il momento di dimostrare il suo talento canoro. Sotto la torre degli Sciri, i miei passi risuonano solenni, come quelli di chi sta cercando disperatamente un bar ancora aperto. La pioggia mi accompagna verso casa, leggera, poetica, e perfettamente inutile contro il caldo infernale del mese prima.

La bellezza della vita sta nei dettagli, anche nei momenti che sembrano insignificanti o soffocanti. E se proprio non trovi poesia in tutto ciò, almeno trova un ventilatore decente.

 
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from chiaramente

You left And the things you left behind They still carry your joy An echo of distant laughter That will not come back And the happy sadness Of times that used to be.

 
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from Alviro

Ho lasciato orme nella sabbia con la stessa convinzione con cui lascio i miei occhiali sul tavolo, sicuro che li ritroverò. Ma poi arriva l’onda del mare, o forse il mio gatto, e addio certezze. Pazienza, i miei figli ne faranno di nuove, magari anche senza inciampare nelle mie stesse buche.

E poi c’è la maschera di cera, che si scioglie più velocemente della mia pazienza quando mi chiedono la password del Wi-Fi per la decima volta. Cucire sorrisi sopra una crisi è ormai un'arte, una sartoria emotiva dove i fili sono le mie illusioni e la stoffa è la mia voglia di scappare in un eremo. Spogliarmi è un’ardua impresa, non tanto fisicamente (anche se i jeans stretti non aiutano), ma mentalmente: provate voi a togliervi di dosso anni di convenzioni sociali senza restare in mutande di insicurezze.

Alla fine, tutto è così meccanico, organico, funzionale… un po’ come le mail di lavoro che iniziano con “Spero tu stia bene” mentre sotto sotto vogliono solo chiederti qualcosa. Ma voi, voi che leggete, provateci davvero: spogliatevi l’anima, senza paura, con la fermezza di una lacrima… o almeno con la determinazione con cui io cerco di non addormentarmi sul divano ogni sera.

E quindi, qual è la morale di tutto questo? Forse che le orme si cancellano, le maschere si sciolgono e i jeans stretti sono una punizione divina, ma alla fine ciò che conta è la capacità di ricominciare. Perché sì, il mare porterà via le tracce, la gente si dimenticherà di noi più velocemente di quanto dimentichi il PIN della carta, e spogliarsi l’anima sarà sempre più difficile che togliersi un cappotto in inverno… ma è proprio lì il bello.

Si tratta di lasciare segni, non impronte eterne. Di ridere delle crisi, anche quando ci cuciamo addosso sorrisi storti. Di spogliarsi, sì, ma con la consapevolezza che non sempre resteremo nudi: a volte ci coprirà una nuova pelle, a volte il coraggio, a volte solo un buon maglione di lana (che almeno quello non giudica).

Quindi, avanti. Indossate, togliete, inciampate, rialzatevi. E soprattutto, non dimenticate mai la cosa più importante: la password del Wi-Fi.

 
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from 54rv36u

Sliding doors Approfittando della giornata con un po' di sole, siamo andati a far due passi in città a vedere la situazione dell'Arno sui lungarni. Pensavo di parcheggiare in via Luigi Bianchi e poi passare per Borgo Largo ma non avevo fatto i conti con la partita rimandata ieri causa maltempo, così sono andato a parcheggiare in via Bonanno accanto a Farmacia. Proseguendo accanto alle mura per sboccare su lungarno Simonelli, siamo passati accanto agli Arsenali Repubblicani dove c'è la Mostra fotografica di Elliott Erwitt che, senza falsa modestia, non sapevo chi fosse. Però sono curioso, una Mostra è una Mostra fosse anche di “taglio e cucito”, c'è sempre qualcosa da vedere che non sapevi sicché siamo andati a visitarla. Magari un pelo caruccio il biglietto d'ingresso, if you ask me. Vi riporto un estratto di quello che dice di lui Wikipedia:

“Elliott Erwitt, (1928 – 2023), è stato un fotografo statunitense specializzato in fotografia pubblicitaria e documentaria, noto per i suoi scatti in bianco e nero che ritraggono situazioni ironiche e assurde di tutti i giorni. Seguì lo stile di Henri Cartier-Bresson, maestro nel cogliere l'attimo decisivo.”

Quelle esposte sono tutte in bianco e nero tranne due, decisamente minori, che lo ritraggono. Dice sono autoscatti. Qualcuna l'avevo già vista senza ovviamente sapere di chi fosse (e ora, per quello che può servire, lo so). Tra queste una che mi era rimasta impressa per un particolare: “Segregated Water Fountains” dice del 1950 in Carolina del Nord. Non per il cartello White su un lavandino e Colored per l'altro. Per il lavandino ben pulito mentre l'altro molto sporco. L'avevo trovata una cattiveria inutile.

La foto che presento l'ho fatta io con il cellulare, non è mi è venuta particolarmente bene però su internet non ne ho trovate altre che evidenziassero altrettanto bene la “disparità di comportamento”.

Il brano musicale è “Omnia sol temperat” dai Carmine Burana di Orff. Mi è sempre piaciuto quando recita Ama me fideliter Fidem meam nota De corde totaliter Et ex mente tota Sum presentialiter Absens in remota Quisquis amat taliter Volvitur in rota Li trovai versi dolcissimi proprio ed anche per il modo nel quale vengono cantati.

https://postimg.cc/vgVnRBVD https://pixelfed.uno/i/web/post/806932659838833054 (con il brano)

 
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from monosillabica

#passato #amore #felicità #sofferenza

ti scrivo questa lettera perché ti odio, eppure ti penso ancora? ti voglio ancora bene? ti amo ancora? Le guance mi formicolano, significa che sono arrossita. Che diavolo sto pensando? Getto la penna sul tavolo e fisso solo una di quelle parole che ho scritto nero su bianco: eppure. Mi appoggio allo schienale della sedia. Congiungo le mani dietro la nuca, fisso il soffitto. Sospiro. Perché ho bisogno di far riaffiorare tutto questo? Rimango a fissare il vuoto sopra di me. Non so dire perché, ma il bisogno di scriverti è tanto. Ci penso da anni. È un circolo vizioso: penso di scriverti, poi schiaffeggio quel pensiero, poi penso di nuovo di scriverti... Devo farlo, quindi: devo pareggiare i conti col passato, con te. Da dove iniziare? Prendo la penna senza guardarla, fisso le parole che ho scritto. Decido di scarabocchiare un piccolo punto dopo “eppure”. Sospiro.

Caro D., ti scrivo questa lettera perché ti odio, eppure. Eppure, so che c'è di più dietro questo mio sentimento. Pensavo di non volerti più scrivere dopo aver bruciato il tuo numero di telefono trascritto su quel foglietto arancione, eppure. Eppure, mi rendo conto solo ora che è stato un gesto simbolico di chiusura non tanto efficace. Ti penso di tanto in tanto, forse idealizzandoti. Sono sicura che tu non volessi ferirmi, solo che non capivi un cazzo di sentimenti, né di te stesso, né di quello che volessi dalla vita, né del tipo di donna volessi al tuo fianco. Mica poco... Hai svolazzato in lungo e in largo, senza meta. Poi hai incontrato me, che ero sempre sotto il tuo naso, ovunque ti girassi. Ero lì per rimanerci. Una facilissima preda... Volevo conoscere ogni cosa di te ma tu me lo hai permesso solo in parte. Eri una persona complessa ma, allo stesso tempo, eri perfettamente leggibile ai miei occhi. Eri molto emotivo e sveglio, come me. Ricordo perfettamente come sei fatto, ti riconoscerei anche ora a distanza di anni, tra mille. La tua camminata, le tue labbra carnosissime, ti ricordo con e senza occhiali. Troppo bello... Purtroppo, eri il classico artista maledetto, una maschera che ora riconosco in altre persone: la indossa non vuole curarsi delle conseguenze delle proprie azioni usando la scusa di essere dannati. La indossa chi miete sadicamente, esclamando “ops!”. Uomini persi o senza morale? Stare con te era come vivere in Beautiful, un eterno dramma di sentimenti confusi provati per altre donne e, quando ti ricordavi, per me. Ti sei accorto in più occasioni di bruciare incessantemente tutto quello che ti donavo. Ti scusavi. E io, che allora supplicavo un po' di amore, come avrei potuto non perdonarti? Io avrei cercato in ogni modo di far funzionare questa relazione disfunzionale, aurtodistruggendomi, se tu, prontamente, non ti fossi allontanato da me e poi non mi avessi lasciato. Perciò, grazie. Ricordo benissimo la giornata in cui mi lasciasti. Ho pianto tantissimo. Ricordo che eravamo su una panchina in una piazzetta, nella città che ho sempre amato con tutta me stessa. Conosci questo sentimento? Ogni tanto, qualche passante si assicurava che tu mi stessi ferendo solo emotivamente, e non fisicamente. Problemi di cuore, a posto così. Tu sembravi dispiaciuto, chissà se era realmente così. Ti ho chiesto se potevo accompagnarti in stazione, tu hai accettato. Abbiamo passeggiato. Ci siamo calmati e abbiamo ricordato i bei momenti passati insieme, ridendo, addirittura. Impressa nella mia memoria è un'immagine, una vera e propria foto scattata in quell'occasione. No, non ricordare... Ti sei girato verso di me con un cappello di paglia appena comprato e mi hai sorriso. In quel semplice istante, mi hai steso. Un sorriso innocente. Una graziosa fessura tra gli incisivi. Una persona che avrei voluto mi amasse realmente... Lì. Perché volevi dirmi addio se eri così felice con me? Click. Foto. Dopo quel giorno c'è stato qualche tira e molla, ricordi? Ci siamo visti un paio di volte, su qualche altra panchina, su qualche altro letto, come se anche tu avessi notato qualcosa in quella passeggiata. Non ci capivi proprio niente in quel periodo, lasciatelo dire, fratello. Spero tu abbia trovato una sorta di pace interiore, davvero. Io sono diventata più cupa da allora, sai? È stata dura la risalita...

Poso la penna. Sono una silenziosa fontana di lacrime, il cuore si dibatte. Era inevitabile. Guardo il vuoto, in silenzio, per qualche minuto. Raccolgo la penna un'ultima volta. Scrivo lentamente:

ma ora va meglio. Sai, quando qualcuno non gioca a calcio con il tuo cuore, un pochino di ferite si rimarginano. Forse qualcosa la provo ancora per te, ma non si torna indietro. È meglio averti perso. Sarai sempre un ricordo dolce e amaro. Addio.

Rimango immobile per non so quanto. Ricordo del tuo canale Youtube, chissà se hai pubblicato qualcosa da allora. Davvero, te la senti? Sto già scrivendo il nome del tuo canale. Con stupore, noto che non hai pubblicato più nulla. Nulla. Sei...morto? O, peggio, sei caduto in una depressione più grande?

Non so. Non lo saprò mai, a quanto pare. Spero tu stia bene.

 
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from jens

Sermone narrativo su Giovanni 3, 14-21

Mi chiamo Nicodemo. Sono un fariseo, un uomo che ha sempre cercato di vivere secondo le leggi di Dio. Sono un maestro della legge, e la mia vita si è sempre concentrata su come seguire perfettamente ogni comandamento. Ho sempre pensato che se avessi fatto tutto giusto, avrei trovato la pace con Dio. La perfezione, la purezza, erano gli scopi che mi davo ogni giorno.

Ma più cercavo di fare tutto bene, più mi accorgevo che c'era qualcosa che non andava. Nonostante il mio impegno e la mia dedizione, c'era sempre un vuoto dentro di me. Avevo seguito le regole, ma non riuscivo a sentirmi veramente vicino a Dio. Mi sembrava di essere in un circolo vizioso: dovevo fare tutto giusto per sentirmi amato, ma più cercavo di fare giusto, più sentivo che mi mancava qualcosa di più profondo.

Un giorno, ho sentito parlare di un uomo di nome Gesù. Le sue parole e le sue azioni mi colpivano profondamente, ma non riuscivo a capire tutto. Parlava in modo diverso da qualsiasi altro maestro che avessi mai ascoltato. Non riuscivo a ignorarlo, sentivo che dovevo capire di più. Così, una notte, ho deciso di andare da Lui, da solo, senza farmi vedere, senza far sapere agli altri farisei che stavo cercando Gesù. Forse, pensavo, avrei trovato finalmente le risposte che cercavo.

Arrivato da Gesù, provai a iniziare la conversazione con parole semplici: “Rabbi, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro, perché nessuno può fare questi segni che fai, se Dio non è con lui.” (Giovanni 3,2) Volevo sentirmi dire che stavo cercando la verità, che avevo fatto bene a cercare una risposta. Speravo in una conferma, una risposta che mi dicesse che stavo facendo tutto giusto.

Ma Gesù non rispose come mi aspettavo. Mi disse qualcosa che mi sconvolse: “Se uno non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio.” (Giovanni 3,3) Non capivo. Cosa significava “nascere di nuovo”? Avevo vissuto tutta la mia vita cercando di fare il giusto, cercando di obbedire perfettamente alla legge di Dio. Ma ora Gesù mi parlava di qualcosa che andava oltre tutto ciò che avevo imparato: un “nascere di nuovo”. Non riuscivo a capire. Come si fa a nascere di nuovo?

Iniziai a pensare che forse stavo fraintendendo. Forse avrei dovuto fare di più, sforzarmi di essere più devoto. Eppure, qualcosa dentro di me mi diceva che c'era qualcosa di più profondo nelle parole di Gesù, qualcosa che non riuscivo a cogliere.

Gesù continuò a spiegarmi che si trattava di una “nascita dallo Spirito”. Non parlava di un cambiamento esteriore, ma di una trasformazione interiore. Non era qualcosa che avrei potuto fare da solo, non era qualcosa che dipendeva dai miei sforzi o dalle mie azioni. Era un cambiamento che veniva da Dio, non da me. Gesù mi stava dicendo che il mio valore non dipendeva da quante leggi riuscivo a rispettare o da quanto fossi perfetto nel mio comportamento, ma da qualcosa di più grande: l’amore di Dio.

Mi parlava di un amore che non dipendeva da quello che facevo, ma che mi veniva donato. Mi stava dicendo che, se volevo davvero vivere, dovevo smettere di cercare di essere perfetto e accogliere un amore che era già lì, pronto ad accogliermi. Non dovevo fare qualcosa per essere amato da Dio, dovevo solo aprirmi al Suo amore.

E poi Gesù fece un'altra rivelazione che mi sconvolse: mi parlò del serpente di bronzo che Mosè aveva innalzato nel deserto, e mi disse: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.” (Giovanni 3,14)

Era un riferimento alla sua morte sulla croce, ma io non riuscivo ancora a comprendere pienamente. Gesù mi stava dicendo che sarebbe stato innalzato sulla croce per noi, non per punirci, ma per offrirci la vita. E, in quel momento, ho iniziato a capire che l’amore di Dio non è qualcosa che dobbiamo conquistare, ma un dono che ci viene dato senza condizioni. Gesù, con il suo sacrificio, mi stava mostrando che l’amore di Dio è più grande di tutte le leggi, di tutti i sacrifici che possiamo fare.

E fu in quel momento che Gesù mi disse quelle parole che avrei ricordato per sempre: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3,16) Non dovevo più vivere nella paura di non essere abbastanza. Non dovevo più cercare di fare tutto giusto per guadagnarmi l’amore di Dio. L’amore di Dio è già lì, offerto gratuitamente a me, a tutti noi, indipendentemente dalle nostre azioni. Gesù stava dicendo che basta credere in Lui, basta accogliere quel dono d’amore che Dio ci offre. Non è questione di quanto siamo bravi, ma di quanto siamo disposti ad accogliere l’amore che ci viene dato.

Mi sentii liberato. Per la prima volta, capii che non dovevo più cercare di essere perfetto. L’amore di Dio non dipende da quanto cerchiamo di fare giusto, ma da quanto siamo disposti ad aprirci al Suo amore. E quella notte, per la prima volta, mi sentii veramente in pace con me stesso. Non c'era più bisogno di vivere nel timore di non essere abbastanza. Il mio valore non dipendeva più dai miei sforzi, ma dall’amore che Dio aveva per me.

Guardandomi indietro, capisco che quella notte è stata il momento in cui la mia vita è cambiata. Non avrei mai più vissuto come prima. Ho capito che il vero cambiamento, la vera vita, non viene dal cercare di essere perfetti, ma dal ricevere l’amore che Dio ci offre. Non dobbiamo guadagnarlo, dobbiamo solo accoglierlo. E questo mi ha dato una nuova libertà. La libertà di vivere non più con la paura di fallire, ma con la consapevolezza che Dio ci ama comunque, indipendentemente da quanto siamo perfetti.

Mi sono liberato dalla costante ansia di dover essere il migliore, il più bravo. Ora capisco che non è ciò che faccio che mi rende amato da Dio, ma ciò che Dio ha fatto per me, attraverso Gesù. La mia vita ora ha un nuovo significato, una nuova direzione. Non cerco più l’approvazione degli altri, e non cerco più di essere perfetto per sentirmi accettato. Perché so che Dio mi accoglie così come sono.

Ora posso vivere con la pace nel cuore, sapendo che non sono più schiavo della perfezione, ma libero di essere me stesso, amato e accolto. Non c’è più bisogno di dimostrare qualcosa. L’amore di Dio è il dono più grande che possiamo ricevere. E questo amore ci cambia, ci libera dalla paura, ci dà una nuova vita. Da quella notte, ho capito che la vera libertà sta nell’accettare che Dio ci ama per quello che siamo, non per quello che facciamo. E quella libertà cambia tutto.

 
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