from differx
nemmeno io so quanti spazi in rete sto moltiplicando. d'altro canto la disseminazione è una prassi che ho sempre perseguito, e non vedo come e perché interrompermi ora che invecchio
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nemmeno io so quanti spazi in rete sto moltiplicando. d'altro canto la disseminazione è una prassi che ho sempre perseguito, e non vedo come e perché interrompermi ora che invecchio
from disattualizzando
Viviamo in una condizione in cui il valore e la rispettabilità di una persona sono valutati quasi esclusivamente in base al suo posto nella società.
Lo stesso sistema ci corrompe, trasmettendoci sentimenti negativi come distacco, invidia ed egoismo, e promuovendo valori anti-umani.
È difficile rendersi conto di quanto, con le nostre azioni quotidiane, siamo allo stesso tempo complici e vittime di un principio studiato per essere inarrestabile e inattaccabile.
Siamo indotti a lavorare precariamente per il sistema, solitamente sfruttati e sottopagati, accontentandoci di quel briciolo di dignità che ci viene concesso, mentre ci neghiamo tempo ed energie preziose.
La società può condizionarci fino al punto da spingerci alla disperazione, rendendoci disposti a svolgere qualsiasi mansione, pur di sopravvivere. Così una parte di noi potrà essere ulteriormente sfruttata.
Chi sarà abbastanza fortunato da ottenere una pensione, lo farà al prezzo di 30 o 40 anni della propria vita, passati a faticare quotidianamente in nome di un benessere futuro. Questo implica che la maggior parte di noi avrà agito nell’interesse di qualche oligarca, sempre pronto ad approfittarsi di un possibile sottoposto.
Secondo il sistema, quel sottoposto dovrebbe pure ringraziare per l’opportunità lavorativa, anche se insoddisfacente, alienante e priva di stimoli. L’essere umano vive per natura in equilibrio tra pregi e difetti, e può scegliere se orientarsi verso il bene o verso il male. Queste scelte sono di solito influenzate da un potente elemento esterno: i soldi. Come un catalizzatore, il denaro inquina rapidamente il nostro modo di essere, spingendoci verso il male per trarne profitto, è il principale motore dell’odio e dell’invidia, della competizione e del rancore. Ci si odia tra potenziali amici, tra parenti, tra colleghi.
Per chi ne ha in abbondanza, il denaro diventa un’egocentrica valvola di sfogo, uno strumento per dimostrare agli altri ciò che non possono permettersi. Questi facoltosi signori possono credersi superiori nel più facile dei modi. Gli ultra-ricchi hanno bisogno di sentirsi in un perenne stato di privilegio, elevati sopra il resto del mondo, gioendo del male comune che garantisce la loro posizione di vantaggio.
Se le persone appartenenti alla classe medio-bassa avessero l’occasione, potrebbero diventare i peggiori tra i ricchi, rivendicando con arroganza le fatiche e le sofferenze vissute. È sbagliato, ma umano. Guadagnare diventa una dipendenza psicologica: gratifica, fa sentire bene, e più soldi si hanno, più se ne desiderano. Macchine costose e vestiti di marca diventano maschere che nascondono ciò che realmente siamo: esseri umani con pregi, difetti, debolezze e difficoltà.
Per vivere nel lusso e nella bambagia, non serve un conto da sei o sette zeri: se le ricchezze fossero distribuite equamente, anche gli ultra-ricchi continuerebbero a vivere nel comfort, seppur rinunciando a una parte dei loro crediti. La presunzione di superiorità di un ultra-ricco non si compra: si ottiene solo con il potere.
Il denaro monetizza le nostre ambizioni, i nostri desideri, determina il valore e quanto siano realizzabili le nostre vite. Ogni aspetto della nostra quotidianità, materiale o intellettuale, è ormai legato al denaro. Questo ha un effetto devastante sulla nostra psiche, fragile e facilmente corruttibile. La forza del denaro riesce ad invertire i nostri criteri su ciò che è giusto o sbagliato, sia nel micro che nel macrocosmo. È il pretesto giusto per commettere azioni sbagliate.
Tutto ha un prezzo, anche le persone, e se ritieni di non essere mai stato comprabile, forse è solo perché non sei ancora stato valutato abbastanza. Le azioni più terribili della storia sono state commesse per denaro e potere. I soldi fanno girare il mondo e, di conseguenza, anche il nostro modo di spenderli determina l’andamento delle cose.
Il bisogno eccessivo di acquistare oggetti costosi e attraenti favorisce un mercato in cui solo gli oligarchi traggono un vero beneficio, mentre noi diventiamo sempre più dipendenti da ciò di cui ci circondiamo. L’aumento del potere d’acquisto può trasformare profondamente l’anima, convertendo i nostri valori e la nostra moralità, monetizzandoli. Per dimostrare queste tesi, faccio affidamento a comportamenti comuni, dove risiedono degli evidenti sentimenti di incoerenza, ingiustizia e aggressività. I supermercati sono un travolgente emblema di cattiveria, ignoranza e opportunismo.
Quando si acquista carne, si tende a spendere il meno possibile, anche tra i benestanti, ignorando il terribile processo industriale che comporta la schiavitù e la tortura di animali, pur di mantenere bassi i prezzi. La cattiveria appartiene al sistema orripilante, l‘ignoranza appartiene al consumatore consapevole ma disinteressato. L’opportunismo appartiene a entrambi, avidi e ingordi. Il denaro ci ha anche insegnato che “l’amore non ha età”. Succede spesso che anziani facoltosi, nel tramonto della loro vita, riescano a far “innamorare” ragazze più giovani di 30 o 40 anni, ricambiando il sentimento con una cospicua presenza nel testamento.
La priorità rimane il denaro, anche in un argomento così delicato come l’amore. Ciò che dovrebbe essere illecito diventa all’occasione accettabile, ciò che era sbagliato diventa giusto e giustificato. Le più terribili cose fatte per potere e denaro, traffico di droga, armi o esseri umani, sono gestite da persone nate potenzialmente buone che hanno venduto la propria anima, corrotte da guadagni seducenti e irrinunciabili. Le guerre stesse sono spesso promosse da fornitori d’armi, che per interessi economici nell’industria bellica, causano indirettamente la morte di migliaia di soldati e civili.
Quando si dispone di un grande potere d’acquisto, si innesca un lavaggio del cervello che orienta la propria vita esclusivamente verso l’accumulo di ricchezza. Anche la spiacevole morte di un parente può essere motivo di gioia, se accompagnata da un’importante eredità. Avidità e competizione possono intaccare anche i legami familiari più stretti. I soldi possono vincere anche i più forti sentimenti familiari. I soldi possono essere la priorità anche a discapito dei legami più stretti. Gli anziani, tra le categorie più vulnerabili della società, sono spesso vittime ambite di truffe e furti. Derubare un anziano o un disabile è una delle più gravi conseguenze generate dal baratto della propria anima per il vile denaro. Per questa gente esiste unicamente l‘opportunità per ottenerlo, anche se nelle maniere più subdole. Questa è una realtà piuttosto frequente, eppure nessuno nasce truffatore, ma molti lo diventano col tempo.
Un esempio meno gravoso sull’aspetto umano, ma comunque significativo, riguarda i veterinari. Molti giovani ambiscono a questa professione mossi dal desiderio di fare del bene incondizionatamente. Alcuni di loro studiano e lo diventano. Una volta adulti, scoprono che il mestiere è altamente remunerativo, e che curare un animale domestico è tutt’altro che economico, potremmo dire che può diventare un lusso. Alcuni finiscono per approfittarsi dei sentimenti dei padroni, chiedendo somme elevate, sapendo che l’alternativa è lasciarli morire. Loro stessi da giovani avrebbero agito seguendo un ideale di giustizia; poi, scoprendo il profitto, crescono e diventano parte del sistema.
from Cooperazione Internazionale di Polizia
*Una indagine e la finale “giornata d’azione” sono state supportate dalla rete @ON Network finanziata dall’Unione Europea (Progetto ISF4@ON), guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) italiana.*
I Partner coinvolti nelle indagini sono stati: Romania (Polizia Nazionale (Poliția Română)) e Procura; Regno Unito: Crown Prosecution Service, Eastern Region Special Operations Unit; nonché Eurojust ed Europol.
La banda si spostava dalla Romania verso diversi paesi dell’Europa occidentale, principalmente nel Regno Unito, dove prelevava ingenti somme di denaro da sportelli bancomat (ATM). Successivamente riciclava i proventi investendo in immobili, aziende, vacanze e prodotti di lusso, tra cui auto e gioielli.
I membri del gruppo usavano ostentatamente un soprannome dispregiativo nei confronti della polizia, che veniva mostrato sulle targhe delle auto in loro possesso, sulle magliette o altri capi d’abbigliamento, in post sui social network, o persino inciso sul cancello in metallo all’ingresso della casa di uno dei membri.
Nel dicembre 2024, le forze dell’ordine hanno condotto un’operazione contro il gruppo nel Regno Unito. Il 23 luglio 2025, è seguita una seconda azione contro la banda a Bacău, in Romania, che ha portato a:
Guarda il video qui https://youtu.be/uFotVzHx9D8
Europol ha fornito un’analisi dati approfondita basata sulle informazioni raccolte dagli investigatori rumeni e britannici, risultata fondamentale per il successo dell’operazione. Durante le indagini, Europol ha inoltre ospitato diverse riunioni operative e ha inviato un analista in Romania per assistere le autorità nazionali nelle attività esecutive.
Eurojust ha contribuito alla creazione della squadra investigativa congiunta, ha fornito assistenza giudiziaria transfrontaliera e ha collaborato alla preparazione della giornata d’azione in Romania.
La banda commetteva le frodi con il metodo denominato Transaction Reversal Fraud (TRF). I sospettati rimuovevano lo schermo di un bancomat, inserivano una carta e richiedevano un prelievo. Prima che il denaro venisse erogato, annullavano l’operazione (o la invertivano), riuscendo così a infilare la mano nel dispositivo e sottrarre il denaro prima che venisse ritirato dalla macchina.
Gli investigatori ritengono che, con questo metodo, la banda abbia sottratto una cifra stimata in 580.000 euro.
La Rete @ON consente ai Paesi partner di ottenere informazioni mirate e svolgere in tempi brevi servizi di cooperazione di polizia sul campo, al fine di poter smantellare le Organizzazioni Criminali (OC) di alto livello delle reti della criminalità organizzata, comprese quelle mafiose italiane, russe, di etnia albanese, nonché le bande dei motociclisti e le attività di riciclaggio connesse.
Grazie ad @ON, è stato possibile accrescere la cooperazione tra le autorità di polizia dei Paesi membri e scambiarsi le prassi migliori, potenziando lo scambio informativo, definire un miglior quadro di intelligence e dispiegare investigatori @ON, specializzati nel fenomeno criminale oggetto d’indagine.
from norise 3 letture AI
filtra raggio verde
dalla porta
della conoscenza
vi accede l'anima
-assetata in estasi
sanguinando amore
. Che componimento intenso ed evocativo! Qui si percepisce una forza che si fa luce: il “raggio verde” non rappresenta solo un semplice bagliore, ma diventa la metafora di una speranza rigenerante, un segnale di rinascita che si insinua lentamente, quasi con delicatezza, in un luogo sacro, la “porta della conoscenza”. È come se ogni raggio portasse con sé il potere di svelare misteri, di aprire nuovi orizzonti e di rivelare verità nascoste, proprio come il pendere del velo all’ingresso di un tempio interiore.
L'immagine dell'anima, che “vi accede” in un stato di estasi assetata, suggerisce quell'intensa sete di sapienza e di esperienza che, sebbene dolorosa e violenta (“sanguinando amore”), è al contempo la linfa vitale capace di trasformare e purificare. Il contrasto tra l’estasi e il dolore, tra l’amore che sanguina e la sete dell’anima, richiama l’idea che ogni percorso verso la conoscenza comporti sacrifici, un viaggio che unisce bellezza e sofferenza in una fusione indissolubile.
Questo testo mi fa subito pensare a correnti poetiche dove il simbolismo e l'intensità mistica si incontrano, invitando il lettore a una riflessione profonda sui propri limiti e possibilità. Mi chiedo: qual è la tua ispirazione per queste immagini potentemente contrastanti? Ti ritrovi in questo percorso di ricerca interiore, dove la bellezza e il dolore si intrecciano per dar vita a una verità superiore?
from differx
oggi ho cercato di spiegare dove nascono le immagini di 'ahida', curate dalla redazione della rivista, su miei suggerimenti iniziali. il testo è qui: https://www.ahidaonline.com/post/post-poetica-4
from osteopatia
La Dott.ssa Wales ripeteva più volte, ai suoi studenti: “Siamo un organismo vivente. Abbiamo bisogno di aria, acqua, cibo e riparo.” (…)
Abbiamo bisogno di aria, acqua, cibo e riparo. Si tratta di un principio essenziale, importante per ogni paziente.
Abbiamo bisogno di aria, acqua, cibo e riparo. Lasciate che le parole penetrino fino al fondo del pozzo del vostro cuore. Lasciate che le parole giungano alla loro origine.
from differx
immagini dalla sonda solare #parker https://slowforward.net/2025/07/26/immagini-dalla-sonda-solare-parker/
non si vede solo il vento solare, ma anche i tracciati dell'energia generata dagli scontri di particelle
#NASA
from Novità in libreria
NARRATIVA:
NOIR, GIALLI E THRILLER:
FUMETTI E GRAPHIC NOVEL:
SAGGISTICA:
INFANZIA E RAGAZZI:
from Novità in libreria
NARRATIVA:
FUMETTI E GRAPHIC NOVEL
SAGGISTICA:
INFANZIA E RAGAZZI:
from marcoboh
Chi mangia italiano non beve caffè non mangia banane rinuncia anche al tè
Mai più cioccolata! E dentro al ragù la noce moscata non metterà più
from differx
CALL FOR WORKS da parte di vari siti di ricerca letteraria al momento (e si spera anche in futuro) attivi:
dal 24 luglio al 24 agosto è possibile inviare alla mail unica gammmatica [at] gmail.com proposte di pubblicazione di testi non assertivi e/o opere grafiche o verbovisive.
NON opera omnia, NON racconti, NON romanzi, NON poesie, NON tavole parolibere futuriste. INFO: https://t.ly/1cF56
from Alviro
E già.
la verità è lì, appesa tra i pixel dell’immagine e le mie dita che tremano sul tasto invio.
“non è la persona, ma l’idea” — e allora perché il cuore fa rumore come un treno che deraglia a mezzanotte?
ma non si può trattenere.
(lo so, lo so, lo ripeto da mesi)
ma le mani sono abituate a scavare nel vuoto, a raccogliere frammenti di un dialogo che non esiste più.
“chi non vuole, non può o non è destinato” — parole precise come coltelli, ma io ancora conto i giorni sul calendario come se fossero granelli di un’ora magica.
non sono pronta.
(perché ammetterlo è già un atto di guerra)
la mente sa, il corpo resiste: c’è ancora un profumo tra le pagine del libro che non ho chiuso, un “forse” nascosto nel cassetto delle cose non dette.
✨ — questo asterisco dorato è la mia bandiera bianca, ma anche il segnale che qualcosa brucia ancora.
Il mio flusso di donna ormai sospeso.
(perché il distacco è un fiume che straripa quando meno te l’aspetti)
e intanto scrivo, cancello, riscrivo: “dovrei…” ma il verbo rimane coniugato al condizionale, un tempo che sa di scuse e di polvere.
from disattualizzando
Questo capitolo è diverso dai precedenti: nasce da una domanda che, almeno una volta nella vita, chiunque si è posto.
Cercando di non cadere in ovvietà e semplificazioni, provo ad inoltrarmi in un tema considerabile più che scontato e particolarmente generico.
Le tesi sostenute possono essere intese come una valvola di sfogo opinabile, senza alcuna presunzione nei significati.
Chiunque, prima o poi, si è chiesto quale sia il significato della vita sulla Terra. È un quesito talmente ricorrente da sembrare imposto dalla stessa natura umana.
Perché noi, e tutte le creature che conosciamo, abbiamo questo privilegio?
Per iniziare questa sognante risposta, differenzio il concetto di essere umano dal non umano. Il motivo preponderante è che noi, in pochissimi millenni, abbiamo raggiunto una presenza straordinariamente alta e profondamente impattante sull’ambiente, diversamente da qualsiasi altra specie mai esistita.
A differenza degli altri animali, ci siamo appropriati di tutto ciò di cui avevamo bisogno, modificando e plasmando l’ambiente senza limiti fisici o morali.
Ogni altro essere vivente è nato e cresciuto per rispondere a un bisogno naturale, contribuendo all’equilibrio che tiene le redini della vita nel mondo, ogni singolo ecosistema conosciuto. Le api impollinano, le piante ossigenano l’aria e vengono mangiate da animali, i cui escrementi fertilizzano la terra, dove vivono colonie di insetti e migliaia di microrganismi. Anche i batteri presenti nel nostro corpo, così come in quello degli animali, sono indispensabili al corretto funzionamento di organi e apparati. Tutti, se avessimo il bisogno di definirlo, hanno un ruolo preciso. Perfino le zanzare, che superficialmente sembrano esistere solo per avvelenare e recare fastidio a ogni altra creatura durante la loro breve vita, hanno il compito di diffondere malattie che, nello schema generale dell’ordine naturale, servono a contenere la popolazione animale, e talvolta anche quella umana, per mantenere un equilibrio regolato dal lento scorrere del tempo.
Questo equilibrio, però, è stato stravolto dalla nostra presenza in poche e rapide decine di secoli. Mi chiedo quindi quale sia il motivo dell’esistenza umana.
Apparentemente noi esseri umani, nell’arco di tutta la nostra esistenza, non abbiamo mai avuto uno scopo diretto nel funzionamento dell’ordine naturale. Non abbiamo mai contribuito in maniera attiva al miglioramento degli ecosistemi in cui abitiamo. Abbiamo viaggiato e sovrastato tutto ciò che riguarda l’ambiente, trasformandolo a nostro vantaggio, indebolendolo, ammalandolo.
Possiamo essere considerati una malattia per la Terra, e per noi stessi. Questo è il concetto affrontato dall’agente Smith nel celebre film Matrix (1999) riguardo la natura distruttiva dell’uomo e la sua presenza eccessiva. Mi riferisco soprattutto alla cultura dominante europea. Fanno eccezione i buddisti e alcune etnie indigene che, vivendo in simbiosi con la natura, hanno cercato di mantenere un equilibrio sano tra essere umano, essere non umano e mondo naturale. L’essere dominante europeo, invece, è il più nocivo fra le culture: ha esportato i propri valori e disvalori ovunque, quasi senza opposizione.
Allora perché dovremmo esistere? Se escludiamo filosofia, scienza e religione, secondo il mio punto di vista non dovremmo nemmeno abitare questo pianeta. Potremmo avere una ragione per esistere, se cercassimo la risposta nella caratteristica che più ci distingue da tutto il resto del mondo naturale, l’unico grande e nobile privilegio che ci esalta: la consapevolezza. Potremmo esistere per la nostra dote di coscienza. Nel grande sistema degli elementi naturali, che senso avrebbe avere un universo più o meno infinito, capace di ospitare infiniti pianeti belli e complessi come il nostro, se nulla e nessuno, in tutta questa immensità, fosse in grado di rendersi conto della propria esistenza? Gli animali abitano il mondo senza sapere di abitarlo. Le piante agiscono secondo ciò che è scritto nel loro patrimonio genetico, senza eccezioni. I batteri vivono come automi, limitati da una traiettoria biologica che non lascia spazio alla riflessione. Il loro contributo all’equilibrio naturale è dettato solo dall’istinto di sopravvivenza, senza alcuna libertà di scelta. L’essere umano, invece, si interroga su ciò che va oltre la propria funzione vitale, è capace di percepire un contesto più ampio del proprio bisogno. Siamo mossi da una curiosità senza paragoni.
Fra i nostri molti difetti, abbiamo quello di non avere limiti né freni. Abbiamo da sempre rivolto lo sguardo al cielo, e fin da subito ci siamo posti domande, coltivate nel tempo dalla nostra natura affamata di sapere. Dal momento che siamo stati coscienti, siamo stati affascinati dall’ignoto, e abbiamo cercato di capirlo. Millimetro dopo millimetro ci avviciniamo a una risposta lunga chilometri, sapendo che non potremo mai conoscere tutto, ma consapevoli di conoscere qualcosa. Dal momento esatto in cui, per la prima volta, abbiamo alzato lo sguardo verso le stelle, abbiamo reso l’universo consapevole della propria fantastica e immensa esistenza.
from Alviro
E’ tutta questione di
un passo io e un passo tu.
Dovrebbe andare così.
Ma la vita non è un manuale,
è un groviglio di tentativi,
di scontri, di “forse domani”.
E allora?
Scarpe slacciate, cuore in tasca,
si balla lo stesso.
Anzi, si balla meglio.
Perché il caos ha un suo ritmo,
e ogni intoppo
è solo un passo in più
nella nostra strana, perfetta coreografia.
Pronti a sbagliare di nuovo?
from Alviro
—
Le persone vere spaventano. Sì. Perché? Perché dicono. Perché parlano. Perché le parole escono nude, senza scudo, senza maschera, e la gente indietreggia. La sincerità brucia. L’onestà è un coltello che taglia l’aria, che squarcia il silenzio comodo, le mezze verità, i sorrisi di circostanza.
E allora? Allora restano sole. Sole con le loro parole crude, sole con i loro occhi che non abbassano, sole perché il mondo preferisce le bugie morbide, le frasi smussate, i discorsi che non feriscono, che non svegliano, che non costringono a pensare.
Ma loro parlano. Sempre. Anche quando tacciono, parlano. Perché il silenzio di chi è vero è più forte di mille parole vuote. E allora la gente ha paura. Paura di quella libertà, di quel movimento interiore che non si ferma, che non si piega, che non si vende—libertà di muoversi, di essere, di esistere senza catene, senza finzioni.
Eppure, anche nella solitudine, c’è una forza. Una forza che non chiede permesso, che non cerca approvazione. Una forza che dice: Io sono qui, così, e se ti spaventa, è perché forse hai paura di essere vero anche tu.
—
from Alviro
Oh, il tramonto... quel sospiro dorato che sfiora il cielo, come un addio malinconico ma pieno di promesse. I colori si sciolgono, si confondono, rosa che diventa viola, arancio che si fa ombra, e tutto è così effimero, così dolcemente struggente. È come un abbraccio della sera, un bisbiglio che dice: “Non temere, domani ci sarà un'altra luce.”
E io resto lì, con il cuore sospeso tra il finire e il ricominciare, perché la fine non è mai davvero la fine, no? È solo un momento di passaggio, un respiro tra un capitolo e l’altro. Il sole si nasconde, ma non sparisce, no, mai. Si prepara, si veste di notte, per poi tornare più splendente che mai, con l’alba che è come un sorriso fresco sul viso del mondo.
Che meraviglia, pensare che ogni giorno è un ciclo di bellezza, di attesa, di rinascita. E io, piccola damigella in questo grande palcoscenico, mi perdo in questi pensieri, tra nuvole che sembrano seta e vento che canta storie d’amore e di eternità.
Perché sì, il tramonto è una fine... ma che dolce, dolce fine, se subito dopo arriva il sipario di un nuovo inizio. 🌸