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from Corsa disordinata

Perché anche stamattina?

Ieri ho programmato un giro in bici per bere un caffè, un giro da 35km, niente di faticoso, solo per recuperare tra l'allenamento di ieri e quello di domani. Preparo i vestiti per uscire e non ne ho voglia, potrei lasciarli li, nel cassetto ma, no li prendo e mi vesto. Potrei anche non uscire ma, no. Esco e pedalo, bé almeno i primi 10km vanno, a fatica, nemmeno cosi male. Anche se non ne ho voglia nella testa percorro la strada che vorrei fare, anche se non ne ho voglia. Arrivo a 10km e causa lavori devo tornare indietro e prendere un altra strada se voglio fare il giro che volevo fare ma anche no. Torno proprio indietro e ora mi chiedo:” Se non ne ho voglia perché sono uscito? Perché ho preparato i vestiti? In fondo oggi potevo evitare eppure ho preparato i vestiti e fuori a pedalare, poco 1h eppure sono uscito, la misera risposta che mi sono dato è stata che sono uscito per abitudine. Non perché mi servisse non perché l'avessi da programma ma proprio perché sono abituato ad uscire o ad allenarmi tra una corsa e l'altra. La nota positiva è che ci ho messo giusto giusto il tempo per ascoltarmi un podcast dedicato a A.Barbero. Ci fossero altre motivazioni non ne ho trovate

 
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from Pensieri sparsi

Ho questo ricordo che si presenta apparentemente senza causa scatenante. Sono piccolo, molto piccolo, non so ancora camminare e questo lo so per certo dalla percezione che ho di me nel ricordo.
Sono seduto sul sedile posteriore dell'auto dei miei genitori, probabilmente racchiuso in una specie di seggiolino – si sta parlando della seconda metà degli anni '70 del secolo scorso, quindi non so quali fossero i sistemi di sicurezza per i viaggi in auto dei neonati, ma credo che già la presenza della cintura di sicurezza fosse quasi fantascienza – . Il ricordo è breve e inizia in questo momento. Nella mente ho l'immagine di mia madre che si infila nel vano della porta dell'auto e mi raccoglie. Sono infagottato in quello che in età adulta posso definire come un plaid, realizzato con il classico tema che ricorda il Kilt scozzese. Mi ricordo perfettamente il punto di vista che ho quando sono fuori dalla vettura; stiamo entrando attraverso il cancello carrabile nel vialetto di ghiaia che porta sul retro della casa dei miei nonni materni. Mia nonna si sta avvicinando e io mi sento quasi in volo nel momento in cui le mani di mia madre mi staccano dal suo petto e mi porgono verso le mani dell'altra. Un attimo di volo leggero, dura pochissimo, il tempo di cogliere il punto di vista dal petto di lei verso mia madre che ci saluta, poi probabilmente mi sono addormentato. Come detto il ricordo è di per sé brevissimo e confrontandomi con altre persone non ho mai trovato nessun altro che avesse un ricordo così posteriore della sua vita. Per pura curiosità e speculazione personale, mi sono anche chiesto cosa determini il mantenimento di un ricordo così lontano nella memoria a lungo termine , quando in teoria i processi cognitivi del mio cervello dovrebbero considerarlo decisamente inutile da trattenere. Mi chiedo se il ricordo non mi abbia abbandonato negli anni perché, in fin dei conti, è probabilmente quello che amo di più; è un brevissimo flash che nella sua rapidità riesco comunque a mantenere a lungo nella mia mente e ogni volta mi appaga profondamente per la sensazione che ho nel ritrovarmi nei miei occhi di neonato o poco più, per la sensazione di poter fuggire per un attimo dalla realtà tangibile del qui e ora e potermi godere nuovamente una frazione di semplice e candida vita biologica slegata da tutto ciò che è il filtro della mente, mente che da quando inizia a pensare in modo cosciente non ci abbandona più. Adesso che sto scrivendo capisco che forse è proprio questo il motivo per il quale il ricordo permane; probabilmente è un piccolo momento di fuga che la mia mente ha mantenuto vivo sapendo che lì posso ritrovare un attimo di pace, che posso ritornare indietro nel tempo in un momento della mia vita dove tutto era semplice, dove non sapevo nulla e mi bastavano due mani che mi tenessero avvolto in un caldo plaid.

 
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from Mondo Oscuro / World Obscure

Rendez vous

Un'ora dopo, minuto più, minuto meno, Calvin Ross fermò il suo fuoristrada davanti a una casa dall'aspetto abbandonato. Una vecchia villa, appena fuori Providence, al limite con il confine vigilato per la minaccia del Buio e di ciò che ne consegue.

Scese e chiuse la portiera, guardando quella costruzione che un tempo doveva essere stata particolarmente elegante, oltre che un ottimo ricordo di un periodo architettonico che teneva conto della bellezza e non solo di canoni costruttivi senz'anima.

La consueta pioggerellina fastidiosa e il cielo grigio senza sole davano un'aria spettrale alla scena. Si fece avanti, guardandosi attorno.

Il silenzio era interrotto da alcuni versi di animali, cosa che capitava in campagna. Anche se con meno frequenza: il Buio non guardava in faccia a nessuno e ciò che era successo al genere umano aveva colpito in egual misura tutto l'ecosistema biologico terrestre.

Salì i pochi scalini che portavano a una veranda aperta con due colonne a sostenerla e con la mano guantata diede tre colpi decisi all'assito della porta, che scricchiolò pericolosamente. Tanto che al terzo colpo che diede la porta cedette aprendosi davanti a lui. Dentro era buio e il cigolio della porta non era rassicurante.

« Professore? Solo?»

La sua voce si perse all'interno, senza ricevere risposta.

Poi qualcosa di freddo si appoggiò alla sua gola.

« E tu chi sei? Non ti conosco.»

Calvin rimase immobile: sapeva riconoscere una lama affilata anche senza doverla provare. Allargò le mani con i palmi aperti, per mostrare che non aveva cattive intenzioni.

« Mi chiamo Calvin Ross e ho appuntamento con il Professor Solo. Potrebbe togliere quella lama dalla mia gola, ora?»

Una risatina alle sue spalle.

« La vera minaccia non sono io.»

La lama non si spostò, ma qualcosa si mosse nel buio oltre la porta. Calvin deglutì, ma con prudenza. Si accese un pallino rosso che saettò verso il suo petto, all'altezza del cuore.

Uscendo dall'oscurità, una donna ricoperta di una tuta tattica lo teneva sotto tiro con un fucile di precisione munito di silenziatore. Il mirino laser non lasciava dubbi su dove avrebbe colpito. Gli occhi neri della donna lo scrutarono a lungo.

« Non ti abbiamo mai visto qui. Né altrove, se è per quello. Che rapporti hai con Wilson?»

« Professionali, strettamente professionali. Ed è evidente che siete dei professionisti anche voi, quindi... Perché non facciamo tutti un bel respiro e affrontiamo questa chiacchierata con più calma e meno armi spianate?»

« Hai un bel sangue freddo, Calvin Ross. Draco?»

La lama si tolse dal suo collo, ma mani poderose lo perquisirono senza troppa gentilezza.

« È pulito.»

« All'interno della città-fortezza solo la Sicurezza può portare armi, non lo sapete? Se vi trovano vi arrestano e vi portano dentro.»

La risata alle sue spalle si fece ancora più forte e roca.

« Devono solo provarci.»

Gli occhi della donna sfavillarono.

« E prima devono trovarci, no? Chi altri sa che sei qui?»

« Il comando della Sicurezza Cittadina, per esempio.»

In quel momento la donna smise di tenerlo sotto tiro, appoggiando il fucile a terra con la canna in alto. Fece un cenno con il mento al suo collega.

« Eccolo.»

Ora che nessuna minaccia gli impediva di muoversi, Calvin si voltò e vide Wilson Solo avvicinarsi a piedi, coperto da un poncho nero che lo ricopriva dalla testa ai piedi. L'uomo chiamato Draco era un marcantonio di notevoli dimensioni, anche lui ricoperto da una tutta tattica alla quale erano assicurate una serie impressionante di armi di ogni tipo, anche vecchie, forse antiche.

« Andate dentro! I saluti li facciamo all'asciutto!»

La voce di Wilson li raggiunse prima del suo arrivo e i tre si misero sotto la veranda, al coperto dalla pioggia che si stava facendo più insistente, con un corollario di tuoni lontani che annunciavano un peggioramento.

Quando Solo li raggiunse, si sfilò il poncho, si tolse il bonnie hat che gli ricopriva il cranio rasato e appoggiò a terra lo zaino che portava in spalla. Il primo a farsi avanti fu Draco, che lo abbracciò con la consueta forza.

« Fratello, mi stai per spezzare a metà.»

« È bello rivederti, Solo. Pensavo non ti saresti più mosso dalla tua tana.»

« Ringrazia lui, allora.»

Lo sguardo di tutti si puntò su Calvin che alzò le mani imbarazzato. La donna gli passò davanti ignorandolo e allargò le braccia ad accogliere l'amico ritrovato.

« Wilson, ci sei mancato.»

« Anche tu, Mytrin.»

La abbracciò, con trasporto e rimasero in silenzio per qualche secondo. Poi sciolsero l'abbraccio ed entrarono. Appena la porta si chiuse, la casa cambiò sotto lo sguardo confuso di Calvin.

D'improvviso si accesero tutte le luci, illuminandola a giorno. Tutte le pareti diroccate e bucate si sistemarono diventando di un riposante color carta da zucchero. Il mobilio cadente tornò ad essere perfetto e in puro stile liberty. La casa ora non sembrava più cadente o abbandonata.

Draco e Mytrin non sembravano per nulla stupiti, anzi. Come fossero a casa loro, appoggiarono le loro sacche negli armadi, poi lei si diresse in cucina e lui prese posto in una delle poltrone.

« Per la Luna del Cacciatore, era da mesi che non sedevo in qualcosa di così comodo. Mi sei mancata anche tu, tesoro.»

Calvin, immobile in entrata, si guardava attorno incapace di dire una parola. Wilson gli si fermò a fianco.

« Un vecchio incantesimo di trasfigurazione. Farla apparire come abbandonata e al limite di una casa di fantasmi evita che persino i barboni vengano ad occuparla. Avanti, agente Ross, vai a sederti vicino a Draco.»

Calvin si mosse in automatico, prendendo posto su un divano vicino. Mytrin arrivò con un vassoio pieno di tramezzini appena fatti, che appoggiò al tavolino. In cucina si udì il tintinnare di alcune bottiglie e Wilson fece il suo ritorno in sala con quattro bottiglie di birra gelide. Allungò la prima a Draco che la aprì con i denti. Mytrin scosse la testa.

« Spaccone. Vedi di scheggiarteli.»

« Figurati.»

Draco fu anche il primo a prendere un tramezzino e a ingurgitarlo quasi per intero in pochi morsi. La donna ne prese uno e sedette su uno sgabello che stazionava davanti al mobile bar poco lontano. Wilson, in piedi, bevve un sorso di birra.

« Agente Ross, hai il nostro trasporto?»

L'altro si scosse da ciò che stava accadendo e sbattè un paio di volte gli occhi. Draco lo guardò.

« Ma è del mestiere, questo?»

« Lo è, ma è poco avvezzo ad essere così vicino agli eventi. Nonostante le sue ventisette missioni lo rendano uno dei mortali meno dotati ad esserci andato parecchio, parecchio vicino.»

« Ventisette missioni di cosa?»

Stavolta fu Calvin a prendere la parola.

« Sono un agente della Sicurezza del Protettorato di Providence. Non sono un soldato, sono più un agente sotto copertura, per così dire. Un tempo forse sarei stato una spia, ma con i tempi che corrono, non c'è nulla da spiare, se non quei quattro esseri umani che ancora non hanno capito che la minaccia è il Buio e non un altro essere umano. Ho partecipato a ventisette missioni in giro per il mondo, sempre per capire il Buio e cosa si cela dietro di esso.»

« E alla ventisettesima è capitato a casa mia, Draco. Ecco perchè sono qui e lui pure. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda. Hai il trasporto?»

« Come dicevo, devo sapere dove andiamo. Il Buio ha complicato parecchio i viaggi al di fuori delle città-fortezza, lo sapete bene. Voi magari più di lui, che è stato in esilio fino a qualche giorno fa.»

Draco annuì deciso.

« Il ragazzino ha ragione, Zio. Per quanto faccia schifo, persino Providence è un paradiso in confronto a quanto c'è fuori dai confini vigilati. Qui almeno vigila l'ordine, oltre ad essere un territorio protetto. Ma nella maggior parte dei territori aperti... È peggio che in un film posto apocalittico di serie B.»

Wilson si umettò le labbra, dopo aver bevuto la birra.

« La meta è Juarez.»

Il silenzio successivo fu al tempo stesso teso e imbarazzato. Lo ruppe Calvin.

« Stiamo parlando di quella Juarez? Ciudad Juarez?»

« Quella.»

Draco si lasciò sfuggire un fischio.

« Accidenti Zio, sembra che tu abbia organizzato un rientro in grande stile.»

« Di certo ne avrei fatto a meno.»

« Beh, lascia che ti dica che già prima non era un bel posto dove andare a fare una scampagnata, ma ora... È praticamente un suicidio.»

Calvin si intromise con aria preoccupata.

« Esatto. Dal crollo delle strutture governative, non tutte le città sono state fortunate come Providence. La maggior parte sono territorio di contesa per la sopravvivenza. Juarez, che prima era un inferno, ora è anche peggio. Perché vuoi andare laggiù?»

« Ho un amico da rivedere.»

« Perchè non ti basto io?»

Draco scoppio a ridere dopo aver parlato. Wilson fece un paio di passi, piantandosi davanti a Calvin.

« Tu sei venuto a casa mia. Tu mi hai voluto qui. Ora mi devi un trasporto.»

L'agente si schiacciò nella poltrona, tenendo gli occhi fissi su di lui. Draco, al suo fianco, appoggiò la bottiglia al tavolino, prese un tramezzino e fece schioccare le dita della mano libera, semplicemente aprendo e chiudendo il pugno.

« Ok, ok, allora direi che, tra le scelte, il viaggio aereo è quello meno pericoloso.»

« Il tuo ultimo viaggio aereo non è finito molto bene, agente Ross.»

« Una tragica fatalità. In ogni caso meno pericoloso che percorrere 2.400 miglia su ruota in un giorno e mezzo di viaggio, forse due dovendo evitare alcune zone buie. Ma non possiamo atterrare a Juarez. Qualsiasi velivolo che solchi i suoi cieli viene abbattuto dai cartelli del narcotraffico. Dobbiamo atterrare a El Paso.»

Wilson mise le mani sui fianchi e guardò Mytrin.

« Avete contatti laggiù?»

« Noi abbiamo contatti ovunque, Zio. Quanto tempo ho per organizzarmi?»

Tutti guardarono Calvin, che assunse un'espressione possibilista.

« Due giorni?»

Wilson sbuffò.

« Mi hai fatto fretta, agente Ross. Ora ho fretta.»

« Meno di un giorno è impossibile.»

« Ventiquattro ore sono accettabili, di questi tempi. Muoviti, allora, che il tempo vola.»

L'uomo si spostò e Calvin si alzò in piedi, dirigendosi verso l'uscita sotto lo sguardo dei tre. Alzò una mano in segno di saluto e uscì.

Draco finì l'ultimo tramezzino.

« Zio, ma che diavolo ha fatto quell'uomo per convincerti a tornare tra di noi?»

Wilson fissava la porta chiusa, sempre con le mani appoggiate ai fianchi.

« È venuto ad avvisarmi che mio figlio è sparito.»

 
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from Transit

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(Femminicidi)

Il femminicidio è un problema culturale che affligge molte società in tutto il mondo, rivelando profonde problematiche culturali e strutturali. Si tratta di omicidi perpetrati contro le donne a causa del loro sesso, manifestazione estrema di una violenza di genere radicata in una cultura che spesso non riconosce e non affronta adeguatamente il valore e i diritti delle donne. Il femminicidio è alimentato da stereotipi dannosi che contribuiscono a creare un clima di discriminazione e oppressione. Le donne sono, talvolta, percepite come inferiori, deboli o subordinate agli uomini, e questa visione distorta può portare a credere giustificabili comportamenti violenti. La cultura del patriarcato, che attribuisce un valore superiore agli uomini, è uno dei principali contesti in cui si sviluppa il femminicidio. La società spesso perpetua norme e valori che minimizzano la violenza contro le donne o che addirittura la giustificano. L'idea errata che le donne siano di proprietà degli uomini o che debbano conformarsi a determinati ruoli tradizionali può alimentare un ambiente che favorisce la violenza. In molte società, la vergogna associata alle vittime può anche ostacolare la denuncia di abusi e violenze, creando un ciclo di silenzio e impunità.

Le istituzioni legali e giudiziarie spesso riflettono e perpetuano queste disuguaglianze. Le leggi e le normative possono essere inadeguate o applicate in modo discriminato, offrendo poco sostegno alle vittime di femminicidio. L'assenza di misure preventive e protettive adeguate può esporre ulteriormente le donne al rischio di violenza, creando un circolo vizioso difficilmente interrompibile.

La mancanza di educazione e consapevolezza sulla questione contribuisce ulteriormente alla sua perpetuazione. La società, spesso, trascura di affrontare il problema alla radice, fornendo poca istruzione sul rispetto dei diritti delle donne e sulla necessità di costruire relazioni basate sull'uguaglianza e il rispetto reciproco, sull’affettività. L'educazione è uno strumento fondamentale per cambiare le mentalità e le prospettive culturali che sostengono la violenza di genere.

Anche la presenza diffusa dei media nella società moderna può influenzare notevolmente la percezione collettiva del femminicidio. Tuttavia, spesso i “social media” possono contribuire involontariamente alla normalizzazione della violenza di genere, attraverso la rappresentazione distorta delle donne e la sensazionalizzazione dei casi di femminicidio. Un approccio più responsabile e consapevole da parte del giornalismo e degli utenti stessi potrebbe giocare un ruolo chiave nel cambiamento dell'opinione pubblica e nella promozione di cambiamenti culturali.

La lotta contro il femminicidio richiede un impegno a livello globale per cambiare mentalità e istituzioni. È essenziale che governi, organizzazioni non governative e cittadini lavorino insieme per implementare e rafforzare leggi che proteggano le donne, promuovano l'uguaglianza di genere e puniscano severamente coloro che commettono femminicidio. L'educazione deve svolgere un ruolo centrale in questa lotta, con programmi che insegnino il rispetto reciproco, l'uguaglianza di genere e il rifiuto della violenza. È importante anche promuovere la consapevolezza sui segnali di abuso e la disponibilità di risorse per le vittime, incoraggiando la denuncia e riducendo la vergogna associata alla violenza domestica.

Il femminicidio è un problema culturale complesso che richiede un approccio integrato a livello sociale, legale ed educativo. Solo attraverso un impegno collettivo e sostenuto è possibile sperare di porre fine a questa forma estrema di violenza di genere e costruire una società in cui le donne possano vivere libere da paura e violenza. In cui ci sia realmente una parità di genere, che può portare, in qualsiasi ambito, una crescita, un salto definitivo verso un’umanità più giusta, più vera.

#Blog #Italia #DirittiCivili #DirittiUmani #Opnioni

 
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from L'isola di Ula-Ula

Allegata ai Topolino #3510 e #3511 si poteva acquistare la limousine di Paperone. Per fortuna il corpo dell'auto era completamente montato e gli unici pezzi che mancavano da sistemare erano le ruote, alcuni elementi nel cofano e intorno all'auto e i personaggi di Battista e dello stesso Paperone. Quello che segue è l'unboxing e il montaggio della limousine:

#unboxing #limousine #ZioPaperone #Topolino #Disney

 
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from Trust Lo Zio

Tempistiche di scrittura e pubblicazione

L'atto creativo è un momento emotivamente dispendioso in termini di tempo, impegno e concentrazione.

Mediamente ho verificato che dopo aver scritto anche una breve scena, il tempo di recupero è comunque necessario.

Pertanto darei indicativamente una scansione temporale di questo genere:

Settimana 1: scrittura e preparazione dei testi alla pubblicazione (verifica ortografica, analisi del periodo, revisione, caccia al refuso)

Settimana 2: pubblicazione su No Blogo con cadenza 1 o 2 giorni tra una scena e l'altra.

L'impegno è riuscire a produrre una quantità di contenuto adatta al pubblico per non sentirsi troppo impegnato, ma nemmeno rarefare troppo la partecipazione agli eventi dei protagonisti.

Allo stato dell'arte dell'opera, ovvero agli inizi, è possibile che tale scansione temporale si modifichi nel tempo. Ma non credo, dato che la vita reale richiede attenzione e cura e, avendo essa la precedenza su questo mio impegno e divertissement, non posso esimermi da ritmi da essa imposti.

Resta per fermo il ringraziamento a chi persisterà nella lettura. Per eventuali richieste o info, potete raggiungermi al profilo di Mastodon.

Immeritatamente vostro, Wilson Solo aka Lo Zio

 
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from Novità in libreria

Bando alle ciance, ecco le novità di Messaggerie in uscita oggi:

NARRATIVA:

  • LIBERO E SALVAGGIO di Ignacio Dean (Ediciclo): un giro del mondo a piedi, in cui l'autore ne ha viste e vissute di tutti i colori: avventura e pericoli di un viaggio intorno a un pianeta bellissimo.
  • TEX – LA MANO ROSSA di Gianluigi Bonelli (Lo Scarabeo): la prima, primissima storia di Tex, in un'edizione bella, grossa e rilegata che raccoglie le tavole originali, con tutte le tracce della lavorazione.
  • A proposito di fumetti, sempre per Lo Scarabeo esce un nuovo classico dell'horror vittoriano a firma di Corrado Roi (celebre disegnatore di Dylan Dog): FRANKENSTEIN – NEL NOME DEL PADRE. Tavole raffinatissime, in bianco e nero, che trasmettono tutta l'atmosfera opprimente del romanzo di Mary Shelley.
  • IL LADRO di Michael Finkel (Solferino): la storia vera di Stéphan Breitweiser, uno dei più scaltri e abili ladri d'arte della storia. Ciò che lo differenzia dagli altri ladri, a parte la sopraffina abilità, è la motivazione: Stéphan infatti ruba l'opera d'arte per la sua bellezza, non per i soldi.

SAGGISTICA:

  • Per i tipi di Edizioni Mediterranee, due volumi dedicati all'esoterismo: STORIA DELL'OCCULTISMO MAGICO di François Ribadeau Dumas, un volume pieno di illustrazioni e incisioni su come l'uomo, nei secoli, abbia sempre cercato nell'occultismo e nella magia risposte e strumenti di vita, e GRAFOLOGIA PLANETARIA di Marisa Paschero, un manuale che associa la disciplina dell'analisi della calligrafia con l'astrologia.
  • IL PUNTO DOVE SCAVARE di Michael Scott (Bollati Boringhieri): una libro di storia dell'archeologia raccontata attraverso otto sensazionali scoperte fondamentali che hanno determinato punti di svolta nell'analisi del nostro stesso passato.
  • I COLORI DELLA MODA di Caroline Young (24 Ore Cultura): la storia dell'abbigliamento, raccontata attraverso dieci colori. Ovviamente è un volume pieno di illustrazioni e fotografie.
  • GERUSALEMME E GAZA – GUERRA E PACE NELLA TERRA DI ABRAMO di Massimo Giuliani (Scholé): un agile libretto che ripercorre i rapporti tra Gerusalemme e Gaza nella Bibbia e nelle tradizioni rabbinica e islamica. Simboli e credenze religiose che si intrecciano con la politica: un libro che mi sembra molto utile per capire l'attuale conflitto israelo-palestinese (quanto meno una delle sue sfaccettature).
  • SE LO SAPEVO NASCEVO RICCO di Paolo Avaro (Verdechiaro): un libro di auto aiuto dallo strano titolo che cerca di rispondere alle classiche domande esistenziali: “chi sono? da dove vengo? dove sto andando?” eccetera. Tesi di questo libro: conosci te stesso e potrai rispondere a quelle domande. Molto spirituale.
  • GOYA – LA RIBELLIONE DELLA RAGIONE (24 Ore Cultura): catalogo della mostra di Milano (Palazzo Reale, dal 31 ottobre 2023 al 3 marzo 2024).
  • RITORNO AL NUCLEARE di Elena Stramentinoli e Luigi Mastropaolo (Dedalo): un'inchiesta che cerca di analizzare tutti i dubbi che circondano la produzione dell'energia nucleare, dai costi alla gestione delle scorie, fino alla partita geopolitica che si gioca dietro a questa fonte di energia. Prefazione di Riccardo Iacona.
  • MARIA CALLAS – LA DIVA UMANA di Annarita Briganti (Cairo): la vita tormentata della star della lirica, famosissima in tutto il mondo (si tratta di uno dei tanti volumi su Maria Callas in uscita per il centenario della sua nascita).
  • IL PRESEPE E LE SUE STORIE a cura di Paolo Reineri (Ave Editrice): esattamente come recita il titolo, una piccola raccolta delle storie che ruotano attorno al Presepe, in una lettura spirituale dei luoghi e dei personaggi della Natività.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • Per le edizioni Panini escono oggi ADORABILI PICCOLI ORCHI di Clotilde Perrin, albo illustrato che racconta la vita quotidiana di due piccoli orchetti che sembrano tanto gentili ed educati, ma se si gira pagina... (età di lettura dai 5 anni) e poi LA PIRAMIDE DEI DESTINI INCROCIATI di Alessandro Vincenzi, un libro-game pieno di enigmi e giochi che, se risolti, permetteranno alle mummie egizie di entrare finalmente nel mondo dell'Aldilà (età di lettura: dai 9 anni).
  • COME VORREI... di Cao Wenxuan, illustrazione di Alessandro Sanna (Lapis): albo illustrato con i bellissimi e delicati colori di Alessandro Sanna in cui ognuno vorrebbe essere altro da sé. Interessante e poetico. Età di lettura: dai 3 anni.
  • SORELLE SCIENZIATE di Linda Elovitz Marshall e Elena e Anna Balbusso (Giralangolo): un albo illustrato che racconta il legame tra Marie Curie e Bronia Dluska, due sorelle dedite alla ricerca scientifica, contro le convenzioni sociali del loro tempo. Età di lettura: dai 6 anni.
  • IL FAVOLOSO MONDO DELLE PIANTE di Stefano Mancuso, illustrato da Philip Giordano (Aboca): un'avventura tutta vegetale tra piante straordinarie, magiche, dotate quasi di “superpoteri”, alla scoperta del loro mondo e di tutto quello che ci danno: legno, tessuti, cibo, addirittura medicine per curarci. Età di lettura: dai 6 anni.
  • ROSE & VIOLE di Gry Kappel Jensen (Gallucci): un romantico fantasy molto femminile/femminista, ambientato nella prestigiosa scuola di magia di Rosenholm. Pericoli, amicizia, primi amori, misteri e magie. Mi ricorda qualcosa... Età di lettura: dai 13 anni.
  • Sempre per Gallucci, ecco SACAGAWEA di Philippe Nessmann: la storia avventurosa della nativa americana Sacagawea che si unì alla spedizione Lewis e Clark, partita da Saint Louis per arrivare al Pacifico. L'aiuto di Sacagawea fu fondamentale per portare a termine l'esplorazione di quei vasti territori selvaggi.
  • CHE FACCIO DA GRANDE? di Fraffrog e Savuland (Gigaciao): con la sua simpatia e la sua ironia autocritica, Fraffrog scrive un libro a fumetti cercando di riflettere con leggerezza su una domanda (quella del titolo) che possiamo trasformare in un'opportunità per fare sempre cose nuove.
 
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from Corsa disordinata

Premessa, sarò veloce...

Premessa: non sono una cima. Sarò Veloce: sono stufo.

Ecco in due righe espresso un concetto! Boom fine. Ho già dato la soluzione, e se il concetto che volessi esprimere fosse più ampio? Più complesso? No, non va bene perché bisogna essere rapidi e diretti per avere l’attenzione. Ma se l’attenzione non la volessi? Se volessi invece esprimere un ragionamento? Come faccio? Bè lo esprimo e chi se ne frega! Ma le persone non hanno tempo da perdere! Ok, va bene ma non è un mio problema.

In matematica esiste lo svolgimento per arrivare alla soluzione, altrimenti come si capisce la soluzione?

Ah la Premessa! Spesso non la capisco, perché devo avvisare chi legge cosa andrà a leggere? In fondo l’italiano, se usato correttamente, è una lingua ricca e in grado di esprimere sfaccettature certo è anche libera d’essere interpretata ma comunque si può dialogare senza polemica.

 
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from Solarpunk Reflections

So I found this “cyberpunk story” written with an AI and it infuriated me so much that I decided to debunk it line-by-line. You can read it if you want, but you shouldn’t. I’m going to quote all the relevant parts of critique, and what I don’t quote, you’ll notice, is meaningless.


As they approached a bustling night market, Sarek couldn't help but wonder about the origin of Nyx's peculiar aura. Was it a consequence of the city's relentless grind, or did it hide a deeper, more profound secret?

Supposedly, Sarek knows Nyx. He wouldn’t wonder such things, or likely even not care about them. This is the AI just trying to bait you with fake mystery crumbs.

His cybernetic curiosity mingled with a growing sense of attachment, a connection that transcended the wires and circuits embedded within him.

What the fuck is a cybernetic curiosity??

Nyx's gaze met his, and for the first time, a subtle flicker of emotion crossed her features. It was a momentary glimpse into a world hidden beneath the surface — a world waiting to be discovered in the neon-lit tapestry of their unfolding story.

There is no story thoughhhh

Sarek's cybernetic enhancements hummed with a subtle energy

Is he… purring?

resonating with the mysterious frequency that seemed to emanate from Nyx. They sat in companionable silence, the cityscape serving as a canvas for the unspoken connection between them.

The AI can’t imagine what this connection can be. It literally cannot. So it keeps hinting at it in the most vague possible way, and you, the reader, are baited to fill in the gaps.

Sarek broke the quietude, his voice carrying a mixture of curiosity and introspection. “There's something about you, Nyx. Something that my cybernetics can't quite comprehend.”

How does a voice carry introspection? What does it mean? What even are “his cybernetics” and why would they comprehend a person in front of him better than he can?

Nyx turned to him, her gaze meeting his with a newfound intensity. In that moment, the vacant expression she had worn like a mask dissolved, revealing a hint of vulnerability.

Out of the blue, and for no reason whatsoever, the woman is vulnerable. Expect the trope with the strong charismatic man taking the lead.

“I've been searching for answers,” Sarek continued, his cybernetic eyes reflecting the neon glow. “Answers about these enhancements, about the connection I feel with you.”

...and here it is. Also, can we stop spamming the words “cybernetic” and “neon”? I got it, he has implants, we’re in a cyberpunk setting. I don’t forget it every other paragraph, because as a reader I have memory; but the AI doesn’t, so it needs to periodically remind itself that yes, we’re still in a cyberpunk world!

The cybernetic currents surged, weaving a tapestry of shared experiences that transcended the limitations of language.

This is supposed to be hinting at love, but it couldn’t be more vague. Which experiences? Are they feeling good, or grieving together about a past event? Are they frightened about some upcoming menace, are they being chased? None of this is told.

The cybernetics that bound Sarek to the city's clandestine secrets now resonated in harmony with Nyx's own mysterious essence.

In order to write proper mystery stories, you have to make the reader engaged, make them ask questions. Repeating “mysterious” and “secret” not only is not enough, but it makes the reader disengage.

Little did they know that the cybernetic currents that pulsed between them held the key to unlocking the secrets of both their pasts—a revelation that would reshape the contours of their intertwined narrative in the neon-lit tapestry of love and mystery.

Literally all I complained about so far, but mashed together and cranked to 110. Disgusting word salad.


By now we’re at the end of “chapter” three (they’re barely even paragraphs), and you should’ve noticed that nothing is really happening. There is no real dialogue, no actual events taking place, no one’s backstory or intentions are being shown and none of the characters is making any decisions. Had I been one of the guys writing fillers for Naruto’s anime, this shit would’ve been a godsend.


The following days found Sarek and Nyx navigating the intricate alleys and hidden corners of Night City, their connection growing stronger with each shared moment. Sarek's cybernetics, once a mysterious enigma, now resonated in harmony with Nyx's presence, as if they were two pieces of a larger, interconnected puzzle.

Again, zero details. What are they doing in these days that makes “their connection grow stronger”? Are they investigating on a dodgy corporate crime? Are they looking for some friend who has been kidnapped after a strike? They might be overcoming the challenges in their relationship as they face these obstacles, but since an AI cannot imagine the process of “initial state → confrontation → growth”, this can’t happen.

His inquiries led them through the underbelly of the city, where whispers of a clandestine organization reached his enhanced ears.

A vague enemy pops out of nowhere. I wasn’t even interested in how he found out about this place! Investigations are so boring that you can dismiss them with “his inquiries led them” and call it a day, apparently.

Nyx, ever the silent accomplice

Of course, she’s the woman in the story.

it was a convergence of fates written in the binary code that governed their cybernetic existence.

Another word salad. Sounds cool, doesn’t mean anything.

guided by the whispers in the code and the unspoken connection that bound them—a connection that held the key to unraveling the mysteries of their cybernetic origins and the love that blossomed amidst the neon-lit chaos.

I’m starting that if I reiterate all the points I made so far about these kinds of lines I will end up like the AI-sounding one. Repeat, repeat, repeat. All the LLM can do.

Sarek and Nyx, their cybernetic bond growing stronger

So this is a thing that just… happens. We’re not given any insight into how that happens, that’s not something an Ai can provide. What it can do is notice that in most stories the MCs get closer, and so these two have to, as well.

The duo's investigation brought them to a hidden data vault

I bet the very boring part where they could’ve caught a grunt and snatched the info about the hideout from them has not been included for a very valid reason!

Nyx, a silent accomplice

Sigh.

CipherTech's clandestine operations extended beyond cybernetic experimentation; they were architects of a grander scheme, manipulating the very foundation of Night City's reality.

This is supposed to be the scary/disquieting part, the climax of the story where the MCs find out the real purpose of the villain, which threatens their loved ones or dear places or their future. But there are zero details about it, so I don’t give a shit. Why should I give a shit about “the very foundation of Night City’s reality”, how does that mess with the MCs or any other element that I might’ve gotten attached to so far? It doesn’t.

Nyx, attuned to the currents of his emotions, stood by him, a steadfast presence in the face of the impending storm.

What impending storm? What is about to happen? Neither CipherTech nor OmniCorp (btw these are comically silly names for villains lmao) seem to have a step-by-step plan to do whatever, and even if they have I can’t know because it’s not being told in the story.


By the end of chapter five we realize the whole story has been built on the utterly embarrassing premise that a random person (remember, Sarek is not a head of state or a particularly important man, and if he is we’re not told in the story) has implants of unknown origin because two evil corporations want to fuck up the city. Make it make sense.


The revelation of betrayal had ignited a spark within Sarek, fanning the flames of rebellion against the corporate machinations that sought to control him.

The dude has not talked to anyone in five chapters. What kind of rebellion has he built? Who’s following him? Apparently only me and the pet woman, and not for long.

Sarek, his cybernetic enhancements glowing with an iridescent intensity, breached the digital defenses of CipherTech's mainframe.

So not only these dumbasses have no clear plan or reason to be generically evil, they even gave this random man the necessary tech to break their own system asunder. A villain this stupid shouldn’t even be able to ride a fucking bike, imagine threaten a city. But this is another rule of scifi: no author can write characters smarter than themself. We’re seeing the consequences of this in full right here.

Nyx, her silent presence a testament to their shared determination, stood by his side

We can read this as a summary of women’s roles in modern scifi, and in that sense it’s a scathing commentary. Unintentional satire by our pal ChatGPT, don’t give it credit!

The cybernetic enhancements they had bestowed upon him were but a small part of a grander design — a plan to mold a new breed of augmented individuals under the guise of progress.

Bet every single one of them can hack the company too!

CipherTech guards, enhanced with cybernetic augmentations of their own, proved to be formidable adversaries. Sarek, his own enhancements a testament to the merging of man and machine, met each challenge head-on, his movements fluid and precise.

This stupid ass company can’t even give their own employees better tech than they gave to a random man. But also: what did Sarek do exactly? Did he beat them up, did he dodge bullets faster than sound? Did he win a dance-off?

The AI, a digital amalgamation of intelligence and malevolence

Here it gets meta. An AI writes a story where the villain (who by the way has changed like four times through the story, but it was never important to begin with) is an evil AI. It’s not trying to scare you off, mind: it’s just the average villain of cyberpunk stories. And now it will be defeated in order to prove that the machine alone can’t compete against the machine/human hybrid.

Sarek and Nyx stood at the precipice of a cybernetic revolution, ready to rewrite the code of their intertwined destinies.

This just made me laugh. Literally you can cut-paste this line everywhere in the story and it doesn’t make a difference. When this happens, it means the line isn’t adding anything.

Nyx, it seemed, had been a prototype — an experiment that predated Sarek's own cybernetic enhancements. CipherTech, in their insatiable quest for power, had sought to create beings with the ability to navigate the digital tapestry of the city, transcending the limitations of mere mortals.

So the “prototype”, who has been useless for the whole story, turns out to be even more instrumental in the company’s demise. Talk about tech unicorns…


At the end of chapter seven the conflict has immediately vanished in the background. The city’s fate doesn’t matter anymore (it never has), it goes back to the two MCs’ “love” as it has been barely hinted in the first two chapters (they held hands, perhaps? It wasn’t even clear), after the female character has been shelved for half the story only to return as the hero’s prize.


It became apparent that Nyx, like Sarek, had been a victim of experimentation

One last time: notice here that the two characters are in the same condition at the beginning of the story, but one is “driven by newfound purpose” (the man) and the other is just… there.

Their journey led them to the edge of Night City, where the outskirts held the promise of a fresh start.

Wasn’t there a rebellion brewing somewhere? Instead they literally fuck off to the suburbs. This is some strong Ameribrain conclusion: get the bread, leave everyone else behind and build an isolated family away from SocietyTM.


NERO, in a 5m music video, manages to tell a better cyberpunk love story than this one. So at least you can enjoy something decent after this statistical parrot has murdered the meaning of cyberpunk.

 
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from pixelfed

Gli utenti dell'applicazione mobile Flipboard possono sfogliare visivamente i post e le foto di Pixelfed, Mastodon e Bluesky, commentare, preferire, rispondere e scorrere i feed personalizzati.

E' possibile collegare il proprio account Pixelfed a Flipboard. Pixelfed è l'alternativa open-source a Instagram che fa parte del social web federato “fediverso”. Integrandosi con Flipboard, i contenuti di Pixelfed si uniscono a una serie di altri feed e raccolte di Flipboard legati alla fotografia, tra cui #photography e The Photography Exchange, offrendo agli appassionati di fotografia un unico luogo dove tenersi aggiornati sul proprio settore, sulla propria attività e sulla propria comunità.

Ecco come collegare il proprio account Pixelfed a Flipboard per ottenere le foto di Pixelfed in un bellissimo formato sfogliabile all'interno dell'app. Se non avete un account Pixelfed, potete crearne uno qui.

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Sebbene per impostazione predefinita #Flipboard opti per un layout più visivo in cui si sfogliano i post, nelle impostazioni è disponibile un'opzione per passare a un feed scorrevole se si desidera un'interfaccia utente più simile a quella di Twitter.

Dalla sua fondazione, oltre dieci anni fa, Flipboard si è concentrata sulla costruzione di una piattaforma che consente agli utenti di scoprire contenuti da tutto il web e di creare “riviste” dedicate ai loro interessi, curando i contenuti da siti di media, blog e vari #socialnetwork.

Le nuove integrazioni fanno parte degli sforzi più ampi di Flipboard per abbracciare il futuro del social web, che ora include una spinta verso la #decentralizzazione ed il #fediverso.

Questo è un altro grande passo oltre i “giardini recintati” dei social media di oggi. Restate sintonizzati per ulteriori notizie sul futuro federato seguendoci su noblogo @pixelfed@noblogo.org e anche su mastodon: @pixelfed@mastodon.uno

Questa blog (e molti altri servizi per pixelfed) sono possibili solo grazie al sostegno degli utenti su ko-fi. Grazie!

 
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from Transit

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(Sciopero)

Il diritto allo sciopero in Italia rappresenta un fondamento del sistema democratico e dei diritti dei lavoratori. La storia del movimento operaio è segnata da lotte e conquiste che hanno progressivamente consolidato questo diritto, riconoscendolo come un mezzo legittimo di protesta e di difesa degli interessi dei lavoratori. Nonostante i progressi compiuti nel corso degli anni, il tema dello sciopero in Italia continua a sollevare dibattiti e questioni di rilevanza sociale e politica.

L'articolo 40 della Costituzione Italiana sancisce il diritto di sciopero per i lavoratori, affermando che “...la legge può limitarne l'esercizio solo per motivi di solidarietà familiare o per assicurare la difesa della libertà del lavoro.” Questa disposizione riflette il riconoscimento del valore sociale dello sciopero come strumento di difesa dei diritti dei lavoratori. Tuttavia, la questione dei limiti all'esercizio di questo diritto apre la strada a discussioni sul bilanciamento tra la libertà sindacale e l'interesse generale.

Il panorama normativo dello sciopero in Italia è regolato principalmente dallo “Statuto dei Lavoratori”, approvato nel 1970. Questa legge ha introdotto importanti disposizioni a favore dei lavoratori, riconoscendo il diritto di sciopero e stabilendo le modalità per il suo esercizio. Uno degli aspetti più significativi è la previsione dell'obbligo di preavviso, che impone alle organizzazioni sindacali di notificare con anticipo la data, l'orario e le modalità dello sciopero alle aziende interessate.

Viene anche definita la differenza tra uno sciopero economico ed uno di solidarietà. Gli scioperi di tipo economico sono quelli finalizzati a migliorare le condizioni di lavoro, come la negoziazione di salari e benefici. Gli scioperi di solidarietà, invece, sono quelli indetti in sostegno ad altre categorie di lavoratori o per esprimere dissenso su questioni di carattere generale. Entrambi i tipi di sciopero sono riconosciuti dalla legge, ma possono essere soggetti a diverse regolamentazioni.

Nonostante la tutela normativa, l'esercizio del diritto allo sciopero in Italia è oggetto di controversie e tensioni. Le vertenze sindacali, i contrasti con le aziende e le questioni legate agli scioperi selvaggi sollevano interrogativi sulla giusta bilancia tra la libertà sindacale e l'efficacia delle azioni di protesta. Inoltre, le restrizioni imposte da leggi successive, come la Legge Treu del 1997, hanno introdotto nuovi criteri e limitazioni all'esercizio del diritto di sciopero.

Determinante è il rapporto tra i sindacati maggiori (non più i rappresentativi, ormai) e governo. Le relazioni sindacali spesso si intrecciano con le dinamiche politiche e economiche del paese. L'intervento del governo può assumere diverse forme, dalla mediazione nella risoluzione di conflitti al tentativo di limitare gli scioperi considerati eccessivi o dannosi per l'economia nazionale. Questo rapporto delicato pone la questione della separazione tra potere politico e sindacale, elemento cruciale per garantire l'effettiva autonomia del movimento sindacale e la tutela dei diritti dei lavoratori.

Va notato che la percezione sociale degli scioperi in Italia è varia. Da un lato, c'è chi li vede come un diritto sacrosanto, un mezzo legittimo di difesa degli interessi dei lavoratori contro possibili abusi da parte delle aziende. Dall'altro lato, vi è chi critica gli scioperi, considerandoli un ostacolo allo sviluppo economico e un fattore di instabilità. Queste divergenze di opinione evidenziano la complessità del tema e la necessità di un costante dialogo tra le parti coinvolte.

Il diritto allo sciopero in Italia è un elemento cruciale della lotta sociale. Se da un lato la normativa costituzionale e lo Statuto dei Lavoratori riconoscono e regolamentano questo diritto, dall'altro persistono dibattiti e tensioni legate alle modalità di esercizio e alle possibili limitazioni imposte dalle leggi successive. La sfida per il paese è trovare un equilibrio che garantisca la libera espressione delle istanze sindacali, preservando al contempo l'interesse generale e il corretto funzionamento dell'economia nazionale.

Naturalmente, con il governo attuale e con Salvini tutto questo è aleatorio. Basta un post, ormai, per far capire da che parte tira il vento.

#Blog #Italia #Lavoro #Sciopero #Opinioni

 
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from TECNOLOGIA BANALE

Faceva caldo e l'ultima volta che ho scritto un articolo era estate. Amo la mia costanza.

Ma é anche questo il bello di fare come si vuole: sentire scorrere tra le dita quel senso di libertá e di completa autonomia che ci fa fare un po' come caspita vogliamo noi.

Forse la stessa sensazione l'avrá provata TiTiNoNero quando ha deciso di tirare su completamente dal nulla la FBI, ovvero la Federazione dei Blog Indipendenti.

Ammettiamolo, a noi il web degli anni novanta piace e tutti assumiamo una espressione beota quando ripensiamo a quei tempi gloriosi. Intendiamoci, tutto ció che oggi viene dal passato assume d'ufficio questa aura mitica, ma forse é anche giusto cosí, dati tempi attuali e la progressiva enshittification di tutto ció che ci circonda.

La Federazione dei Blog Indipenenti vuole recuperare quello spirito pionieristico e farsi baluardo, nel suo piccolo, di un web libero e soprattutto privo di incursioni pubblicitarie, markette e soprattutto di tracciamento.

Non so voi, ma io non vedo l'ora di mandare a quel paese termini come SEO, KEYWORD, BOUNCE RATE e tanti inutili inglesismi atti a piegare la creativitá del web alle logiche di mercato, quasi fossimo trattati come pecore al pascolo. Facciamo regnare finalmente la libertá di scrivere un articolo ogni 4 mesi, cosí almeno non devo sentirmi in debito con voi.

Io ho deciso di partecipare alla Federazione e se anche tu sei un articolista della domenica come il sottoscritto, puoi aderire compilando il form messo a disposizione.

Passiamo agli RSS

Ma non siamo qui a fare proclami. Qui c'é gente che vuole dare un senso al titolo di questo articolo.

Ebbene, questo nasce con un intento ben preciso: farvi capire come i Feed RSS, sebbene apparentemente siano una tecnologia ormai finita nel dimenticatoio e poco osteggiata dai maggiori spacciatori di contenuti ai tempi della giá citata enshittification, siano in realtá uno strumento straordinariamente attuale e soprattutto in grado di migliorarvi la vita.

Prendo spunto a piene mani da una interessantissima lettura che ho trovato sul sito openrss.org, portale che propone ai massimi livelli il concetto di feed rss come strumento di contrasto alla ormai quotidiana fruizione di notizie attraverso i social network.

Sono infatti loro le principali fonti di informazione oggi e sanno di esserlo. Questo, come abbiamo imparato a capire, comporta scarsissimi benefici e tanti, troppi punti critici, come dimostrato da questo articolo scientifico.

Fortunatamente OpenRSS ci fornisce alcuni spunti di riflessione che possono tornarci utili per considerare la tecnologia dei feed rss come una valida alleata nella fruizione di contenuti quotidianamente. Vediamone alcuni:

Zero distrazioni

Avete mai fatto caso a quanti elementi di distrazione sono presenti in una singola pagina web? Magari apriamo X (quanto odio non chiamarlo piú Twitter) per leggere un tweet completo e alla fine ci ritroviamo incastrati in un turbine di stimoli e di pulsanti da cliccare, con tanti saluti al nostro intento iniziale.

Riprendi da dove hai lasciato

La timeline, che concetto straordinariamente malvagio. Immaginate un vagone di un treno che viaggia all'infinito e che non torna piú indietro. Scendereste mai, sapendo di non mai poter fare marcia indietro? Quanti paesaggi vi perdereste anche solo chiudendo gli occhi? Ecco, la timeline di qualsiasi social é questo, un lungo flusso di notizie che non si puó mai fermare. Questo é ció che in gran parte contribuisce a sviluppare la cosiddetta FOMO, ovvero la paura di perdervi notizie o avvenimenti negli intervalli di tempo in cui non siete collegati.

Niente scrolling infinito

Ovviamente la timeline sa di essere malvagia e cinica e fa di tutto per tenerti incollata a lei. Ti senti immune all'inesorabilitá del suo scorrere? Sei piú veloce del flusso? Lei ti premia: ti regalerá sempre qualcosa da leggere o qualche video breve da guardare. Basti pensare a quanto tempo viene perso dietro a social come Instagram o soprattutto TikTok: quante volte vi siete trovati con le gambe completamente addormentate solo perché avevate voglia di ammazzare il tempo sul vostro trono bianco di ceramica?

Sei il padrone del tuo feed

E proprio qui si lega l'ultimo punto: decidete voi cosa vedere e soprattutto da quali fonti. Questo é il vero atto di dissidenza. La maggior parte dei fruitori di social network oggi é costretta a subire logiche di consumo passivo, tradendo di fatto le aspettative del fu Web 2.0. Non é l'utente a decidere di cosa fruire, ma é il misterioso algoritmo a decidere, rendendoci dei metaforici Alex DeLarge di Arancia Meccanica, legati ai nostri dispositivi e obbligati ad assistere all'ennesima challenge idiota.

Non male eh?

Vi ho dato ben 4 spunti di discussione per ammorbare i vostri amici al prossimo aperitivo insieme. Non ringraziatemi.

Ringraziate invece chi ogni giorno fa di tutto per mantenere Internet un posto vivibile, come i ragazzi di OpenRSS, TitinoNero e chi crede nella sua causa.

Appuntamento al prossimo sproloquio.

#feedrss #fomo #rss #feed #fbi #federazioneblogindipendenti

 
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from La galerie des mots oubliés

Poème / Sweet mélancolie

Dans la fosse commune des espoirs Les oubliés sans frontière sont dehors Parce que tout se résume en une histoire Des étoiles aux étoiles à la vie à la mort

Dans les friches de nos souvenirs Quelques images à pardonner Tant de peut-être à retenir Le remords pour seule monnaie

Et l’on cultive sur les champs de la faim Parce qu’il reste encore trois mondes à refaire L’argent qui vit comme un aigrefin Et tout ça, pour la vie, pour l’enfer

Looping

 
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from Corsa disordinata

Basta una parola e i sogni muoiono e rinascono…

Negli anni uno si fa una lista di gare da fare, che vorrebbe fare e, quelle che in realtà si possono fare. E poi basta una semplice parola per cancellare tutto e tutto quello segnato negli anni mandato alle ortiche.

Perchè quando percepisci dalle parole di chi ha vissuto non una gara ma un esperienza da 100Miglia, non bruscolini, non importa più il resto vuoi solo vivere quell'esperienza. Non per vantarsi con gli altri, anche perché non si corre mai per gli altri, ma solo per noi stessi e voler vivere quelle esperienza ti fa capire che puoi correre dai 5km a 100Miglia la fatica sarà sempre e solo tua ma il contorno è quello che non dipende da te. Chi ti circonda, chi organizza e il perchè la organizza, che cambia tutto. Correre deve essere una festa per te che fai fatica e per chi è in torno.

In Italia purtroppo le corse competitive sono viste solo come un disagio, semplicemente delle “persone che non c'hanno un cazzo da fare la domenica. Sti scemi che corrono e bloccano il traffico”. Chiunque di chi corre in Italia ha sentito epiteti di questo tipo, mentre all'estero è più facile avere parole diverse. Mentalità, abitudini? Tutto può essere, la mentalità e le abitudini si possono cambiare ma intanto bisogna provare anche altro!

Bene anche questa volta sono partito da una parte e sono finito dall'altra... Comunque correte la distanza che volete dando sempre il massimo e divertendovi il più possibile.

 
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from L'isola di Ula-Ula

Nel 2022, quindi ormai un anno fa, in occasione dei mondiali di calcio in Quatar, la redazione di Topolino ha allegato al settimanale un gioco da tavolo sul calcio. E' piuttosto complicato, tanto che quando ho provato a giocarci con altre persone, mi hanno detto (più o meno testuali parole) “di rimetterlo nella scatola”. Quindi non ho un parere vero sul gioco. Però, dopo un anno, sono finalmente riuscito a completare gli unboxing delle cinque uscite, per cui ve li propongo qui sotto di seguito uno dietro l'altro, iniziando dal gioco completo, uscito su Topolino dal #3496 al #3498:

A questo sono da aggiungere le due uscite dell'espansione su Paperino #510 e Paperinik #72:

Non sono gli unici unboxing che mi resta da recuperare, quindi potrebbe arrivare prossimamente un post ad hoc. Stay tuned, come si suol dire!

#unboxing #fumetti #Topolino #Disney #PaniniComics

 
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