Transit

Il blog di Alessandra Corubolo e Daniele Mattioli (on-line, in varie forme, dal 2005.)

Dieci righe 6

Probabilmente qualcuno, da qualche parte scriverà se mi aspettavo qualcosa di diverso dalla sentenza definitiva sul #RubyTer e su #Berlusconi. L' errore è a monte. Non è quello che penso io, l'importante. Come diceva qualcuno, non molto tempo fa, “...uno vale uno.” Il che è una cosa molto grande, se vista da vicino, ma che resta sullo sfondo rispetto a quello che si dovrebbe aspettare un paese intero, una Nazione. La legge non è affatto uguale per tutti e nei tribunali farebbero meglio a toglierla, quella frase. Perciò l'opinione su questa vicenda va chiesta a tutti quanti gli Italiani, soprattutto a coloro che sono onesti (la maggioranza.) Il loro sarebbe il vero giudizio inappellabile. Certo che fa paura. Scommettiamo?

#Blog #Italia #Giustizia #Opinioni #Opinions #Legge

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Dieci righe 5

A quanto pare ieri hanno vinto tutti. #Calenda, che è un opportunista come pochi lamenta il fatto che “...che votiamo per ragioni sbagliate: appartenenza e moda.” Sulla seconda poco si può eccepire. Si sa che molte persone sono banderuole cui basta una bava di vento per cambiare direzione e non importa quale sia. Sulla prima ritengo che sia l'ennesima stupidaggine detta da qualcuno che se ne intende. L'appartenenza, se scelta come un luogo, come una comunità, come condivisone di ideali spesso più alti dei numeri, non è un difetto. Dovrebbe saperlo lui che conosce come nella realtà dei fatti sia proprio la mancanza di appartenenza che è di moda. Quindi che aiuta quelli che non sanno che fare a combinare casini alle urne. Dovrebbe stare attento a questo, piuttosto che a #Twitter.

#ElezioniRegionali2023 #Lazio #Lombardia #TerzoPolo #Opinioni #Opinions #Politica #Italia #Blog

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Dieci righe 4

Già da ora possiamo dire che le elezioni regionali nel #Lazio ed in #Lombardia raccontano una storia già nota. Tutte le analisi che verranno fatte sull'astensionismo, le solite peraltro, non tengono conto di un dato incontrovertibile: le persone sono rintanate nelle loro vite, tra i loro recinti, belli o brutti che siano. La politica è partecipazione. Non lo scrivo perchè ho quasi sessant'anni, ma è un dato storico. Il “popolo”, termine abusato in modo indicibile, dovrebbe essere l'unico che comprende appieno che una parvenza di democrazia passa dal suo impegno. Unico giudice ed unico imputato, questa massa di persone è diventata un unicum con il pensiero più in voga: me ne frego degli altri.

#Politica #Politics #Italia #ElezioniRegionali #Opinioni #Opinions #Blog

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Dieci righe 3

Mi dicono spesso che sono troppo serio, sempre incazzato. Una cosa la accetto: la serietà, soprattutto sul lavoro. D'altro canto preferisco l'ironia alla facile battuta da trivio, quella che ancora va per la maggiore. “Per far ridere bisogna essere seri”, diceva Sordi. Anche perchè sorridere è impegnativo, per me, e ci vuole qualcosa che non sia proprio diretto e benché meno stupido. Quindi una certa politica ridanciana, il cui supremo esempio è Berlusconi, fa battute, ma non fa affatto ridere. Se ne accorgono anche nella UE. Quando la #Meloni fa “gnè gnè” non la invitano a giocare, come all'asilo. Peccato che quel che c'è intorno a queste scaramucce infantili sia serio, molto serio. Mi sa che per milioni di persone queste stupidaggini no, non fanno ridere per nulla.

#GovernoMeloni #Blog #Me #Personal #Opinion #Opinions #Politica #Politics

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Dieci righe 2

Ogni cosa cambia. Ogni cosa può essere presa a cuore o meno. Ogni persona ha le sue priorità e non sono in discussione. Così accade che, nonostante i quasi vent'anni di frequentazione del web, riesca ancora ad incazzarmi quando a nessuno (lo dicono i #feedback, come piace dire) interessa del #CCNL della mia categoria lavorativa. Un articolo esaustivo lo trovate [(qui)] (https://www.lastampa.it/cronaca/2023/02/08/news/guardie_giurate_contratto_scaduto_da_oltre_7_anni_chi_protegge_al_via_la_campagna_di_denuncia_delle_guardie_giurate-12630167/) Nel contempo mi considero un pirla: l'egoismo e il menefreghismo italico sono cose note a chiunque. Resta un pochino di amaro in bocca, che, per chi come me, deve restare lontano da ogni tipo di cibo zuccheroso è anche peggio. Si va avanti a incazzature personali e piccole delusioni. Niente che anche io non elargisca a piene mani. Pari, patta e poveri.

#DieciRighe #Me #Personal #Opinioni #Opinions #Lavoro #Italia

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Dieci righe 1.

L'esercizio è importante. Quello fisico e quello mentale. Forse il secondo è più faticoso: implica il pensiero e l'attitudine ad esso. In questi tempi disgraziati (e quando mai non lo sono?) la scusa per non applicarsi è enorme. Ed anche questo è un fatto conclamato dal passato. Grazie persino alle applicazioni che scriveranno per noi e penseranno alla maniera migliore di mettere giù ogni argomento, atrofizzeremo ogni singolo neurone. Lo metteremo in modalità “ricezione” solo delle stronzate. Dato che il cervello ha un'enorme attività elettrica risparmieremo. E' l'obiettivo finale. La scusa perfetta per scivolare nell'oblio della profondità infinita del nulla.

#DieciRighe #Me #Personal #Blog #Riflessioni #Opinioni #Opinions #Reflections

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Ricorda un certo tipo di fantascienza la storia della #bidellapendolare, che così tanto ci ha impegnato in questi giorni. Quel tipo di letteratura o film in cui, tramite una storia fantastica e proiettata in un futuro -di qualsiasi genere-, si parla in realtà del presente, degli accadimenti già passati o di qualche storia accaduta realmente. Si maschera la realtà con la fantasia del dopo, del divenire.

Gli somiglia perchè, senza andare lontano, quello che contiene è la foto di una parte dell'Italia attuale, una grande parte. Quella fetta di paese che vivacchia con lavori sempre meno solidi, dei pendolari eterni, delle paghe insultanti, della mobilità traballante. Non sta di certo a me dire se quello che ha occupato il web in queste ore sia vero o no. C'è chi ve/ce lo dirà con cognizione di causa (o di #debunking.)

Gli elementi che la compongono, però, dovrebbero indurre a quella riflessione che siamo così intenti a demandare da permettere che tutto quello di cui sopra sia argomento d'interesse sempre per troppa poca gente. Potete partire dagli affitti, ma senza circoscrivere il problema a Milano, dato che è comune a tutta Italia, ma proprio tutta.

Se volete, invece, si potrebbe discutere degli stipendi. Quelli che sono definiti così impropriamente, dato che il termine esatto sarebbe “elemosina.” O, ancora, dai prezzi dei trasporti: dato che è chiaro che l'erosione dei salari la pagano solo quelli che li hanno bassi e che per muoversi nessuno gli fa sconti, il conto è presto fatto.

Direi, quindi, che questa vicenda l'ho “letta” come un lungo sottotesto (quello che sta tra le righe, per dirla come un tempo) e ciò che vi ho trovato non è consolante, per niente e nessuno. Tutto il resto sono orpelli da #SocialNetwoek, per la maggior parte inutili e ridondanti. Come metà delle cose che scriviamo.

#Opinioni #Opinions #Italia #Lavoro #SocialNetwork

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Il fatto che sia arrivato alla lettura de “Il potere segreto” (ed. “Chiarelettere” . acquistabile su https://www.illibraio.it/librerie/) di @smaurizi@mastodon.social solo in questi giorni, renderà queste brevi note di commento piuttosto inutili. In moltissimi, e di certo più bravi, ne hanno scritto e parlato nei mesi scorsi: la stessa Maurizi è molto attiva e i suoi incontri con il pubblico e la stampa numerosi. Quindi, come sempre, cercherò una minima sintesi.

L'opera della Maurizi ha grandi meriti. Il primo è indubbiamente quello di essere un'opera di inchiesta: di quelle inchieste che nel mondo veloce e spesso superficiale della “comunicazione” in Internet si fa poco, ormai, e di certo pochissimo in Italia. La sua passione per la vicenda di #JulianAssange e di #Wikileaks travalica il limite della semplice informazione. Entra nel personale, cambia la vita e dovrebbe, comunque, essere divulgata in maniera capillare. Il valore di quello che viene narrato è esiziale per comprendere una società prona verso il potere persuasivo e nascosto di pochissimi Stati che sono sovrani, in qualche modo, su tutto il mondo. La portata di #Wikileaks è ancora sottovalutata e distorta, proprio ad opera di quegli elementi e governi che hanno un grandioso interesse nel perseguire un assoluto controllo sulle vite delle persone, di tutte le persone. I loro soldi, le loro idee, le loro debolezze vengono usate in nome di una ipotetica “lotta al terrore (o al terrorismo)” che è una scusa. Semplicemente una scusa. Banale, traballante, inumana, inaccettabile, ma sempre una scusa.

Ed ha il merito di riportare, con puntualità, le tappe di una prigionia assurda da qualsiasi contesto la si guardi: quella di #JulianAssange, che ha avuto quel coraggio che pochissimi altri hanno dimostrato nella storia dell'informazione. E per questo, per il solo fatto di aver svelato l'ipocrisia violenta e senza scrupoli di stati in guerra perenne (ma mai sul loro suolo), di aver detto alla gente la verità anche su se stessi, è vessato, perseguitato in maniera inumana. Non lo dice solo la Maurizi: lo dice l'ONU, lo dicono centinaia di organizzazioni umanitarie, ovunque. Eppure siamo così impregnati di retorica imperialistica ad ogni livello che scambiamo, anche se facciamo finta di non saperlo, la nostra libertà con una finta morale buona e giusta: imposta con le armi, con la sopraffazione, ma giusta.

#JulianAssange continua la sua battaglia senza voce: Stefania Maurizi, mettendoci la propria (e pagando tutto letteralmente di tasca sua) e scrivendo questo libro diviene, a sua volta, megafono di un'informazione realmente al servizio della nostra libertà. Quella che ci permette di vivere in una bolla di beata ignavia, che abbiamo barattato con una finta pace.

Leggete il “Potere segreto” e parlatene. E' una cosa giusta come poche. (D.)

(Piccola nota a margine. A livello sintattico la ripetizione di molti dati e di accadimenti -in maniera eguale per tutta la lunghezza del libro- lo ha reso, a mio parere, a volte un po' lento. Si potrebbe rivedere la stesura, in alcune parti, per rendere il tutto più agile. Ripeto: opinione da lettore. Senza acrimonia: oserei dire per affetto.)

@freeassange@poliverso.org #FreeAssangeNow #Libri #Books #Journalism #DirittiCivili #DirittiUmani

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C'è stato un tempo in cui avrei voluto essere famoso in #Internet. Poi ci sono stati due problemi irrisolvibili (allo stato attuale): il mio carattere e la mia stupidità. Il primo è abbastanza evidente, se riuscite a seguire il poco che metto sui #SocialNetwork (in particolare #Mastodon.)

Il secondo (o la seconda) non è abbastanza vasta per competere con quella di coloro che sono davvero famosi in rete. Come vedete, davvero non c'è nulla da poter fare. Per fortuna. (D.)

#Personal #Personale #Opinioni #Opinions

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Ci vorrebbe un bugiardino, proprio come quello delle medicine. Ci vorrebbe per i #socialnetwork. Non eviterebbe gli effetti collaterali, che di norma sono molti più dei benefici, ma almeno qualcosa si potrebbe evitare. O no? Quando discutiamo di un mezzo usato da miliardi di persone nello stesso giorno non ci sono formule o avvertimenti che tengano. E' un paradosso. E' impossibile.

La parola che più posso, con i miei limiti, avvicinare a quel foglietto è “netiquette.” Ammetto che era da qualche tempo che non ne leggevo così diffusamente: è certo che sia data per scontata, ormai, come molte cose da molte persone. E' implicita, ma dandola per ovvia, tante persone fanno finta che non esista più. Premettendo che io per primo sono colpevole (e da qui in avanti questa affermazione non va dimenticata), c'è da domandarsi come mai adesso, su #Mastodon, si accetti con entusiasmo. Anzi, che sia premessa per ogni interazione di questa piattaforma, che venga ricordata tanto frequentemente, che sia “esposta.”

Mettiamo che il presupposto sia la saturazione che deriva dalla tossicità (definiamola così per brevità) di cui sono intasati i social. Malattia che è prodotta unicamente dai fruitori. Chi fornisce le piattaforme ne trae guadagno, nel caso non sia “Mastodon”: quindi ha un ritorno dalle interazioni, da tutte le interazioni, senza discernere di che tipo siano. Lasciamo perdere le moderazioni ed i manifesti anti qualcosa. La realtà fattuale è quella di un far west più o meno senza regole. Tutto è fagocitato dai numeri che si traducono in soldi: quindi, adattarsi o crepare.

Però sembra che di regole chiare, non fraintendibili, ci fosse bisogno come l'acqua in un deserto. Il che può presupporre un'analisi di coscienza approfondita. O solo del buonismo. La seconda ipotesi mi sento di volerla scartare a priori: tanto vale restare su “Twitter” o “Facebook” e raccontare un monte di fregnacce. Mica esiste un controllo dei pensieri. La prima è molto migliore. Implica il raggiungimento di un livello di saturazione elevato, un rifuggire dall'ipocrisia che tutti abbiamo usato (e usiamo) con troppa disinvoltura. Non appaia un pensiero paternalistico: se si ha un Blog si scrive, prima che ad ogni altro, a se stessi.

Non è una cosa semplice ribaltare anni ed anni di incazzature, strali, offese e risposte violente: quando ci vuole ci vuole, non si dice così? Non è affatto facile rivedere il proprio modus operandi mettendo tanti e tanti paletti. Non è solo immediato, è anche faticoso. Quello che non si vuole da un social: l'arduo compito di mettersi d'impegno. Se dovessi andare dietro all'ego, al carattere, alle mie (e di tantissimi) brutte abitudini, alla mia ipocrisia su “Mastodon” non ci sarei dovuto arrivare. Invece, contravvenendo a tutto questo, mi sento fiducioso. Assai. Potrei dire che sudo, che mi mordo la lingua, che lascio metà delle risposte nella mia mente, ed è tutto vero. Ma è altrettanto vero che il tempo che ho va speso bene, meglio, anzi parecchio (per citare uno dei Maestri.) E siccome non mi pagano, meglio averne un ritorno in termini di pacificazione. Il che non significa essere buonisti o passare per fessi, ma rimettersi in gioco. Palla al centro e pedalare.

(Sempre e solo con l'avallo di Alessandra.)

#netiquette #Mastodon #socialnetworks #Blog #opinioni #opinions

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