📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

INVOCAZIONE A DIO CONTRO I NEMICI D'ISRAELE 1 Canto delle salite

Quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza – lo dica Israele –,

2 quanto mi hanno perseguitato fin dalla giovinezza, ma su di me non hanno prevalso!

3 Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno scavato lunghi solchi.

4 Il Signore è giusto: ha spezzato le funi dei malvagi.

5 Si vergognino e volgano le spalle tutti quelli che odiano Sion.

6 Siano come l'erba dei tetti: prima che sia strappata, è già secca;

7 non riempie la mano al mietitore né il grembo a chi raccoglie covoni.

8 I passanti non possono dire: “La benedizione del Signore sia su di voi, vi benediciamo nel nome del Signore”.

_________________ Note

129,1 Rievocando le molte situazioni di oppressione che hanno scandito la sua storia (nei vv. 1-2 l'accenno alla giovinezza forse allude alla prima oppressione, quella egiziana), la comunità d’Israele riconferma la propria fiducia nel Dio dei padri, che mai ha esitato nell’offrire salvezza e liberazione.

129,6 l’erba dei tetti: cresciuta sulle terrazze in terra battuta, che facevano da tetto alle case, quindi con scarse radici.

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Approfondimenti

La fiducia in Dio: certezza per Israele Salmo di fiducia

Il ritmo del salmo nel TM è quello dell'elegia (qînâ), di 3 + 2 accenti. Probabilmente è del postesilio. Strutturalmente è a intreccio graduale nei vv. 1-2. I vv. 1-4 riguardano il passato e i vv. 5-6 il futuro. Nella prima parte c'è l'immagine dell'aratura (v. 3) e nella seconda quella della mietitura (v. 7). La simbologia è temporale, spaziale, agricola e liturgica. È simile al Sal 124 e per l'ostilità menzionata riecheggia il Sal 120.

Divisione:

  • vv. 1-4: racconto del passato doloroso;
  • vv. 5-8: supplica per un futuro migliore.

v. 1. «dalla giovinezza»: allusione al periodo dell'esodo (cfr. Os 2,17; Ger 2,2). «ma non hanno prevalso»: il salmista può dirlo con orgoglio, a nome d'Israele, di non essere stato schiacciato e annullato definitivamente dai nemici, per grazia di Dio (v. 3) (cfr. Lam 3,2).

v. 3. «Sul mio dorso hanno arato...»: il simbolo agricolo dell'aratura richiama la flagellazione e la devastazione della guerra (cfr. Mic 3,12; Is 50,6; 53,4-5).

v. 4. «Il Signore è giusto...»: si attribuisce la causa della sopravvivenza a tante angherie e oppressioni al Signore che è «giusto» (= fedele alla sua alleanza).

v. 5 «quanti odiano Sion»: sono quelli che odiano il Signore e il suo popolo (cfr. Is 4,3; 64,10; Mic 3,10.12; Sal 51,20). Sion è luogo della presenza della casa di Davide e del tempio del Signore, ove si raccoglie il popolo a pregare.

v. 7. «non se ne riempie la mano il mietitore...»: dopo l'immagine dell'erba dei tetti (gramigna), che non avendo radici subito dissecca (v. 6), segue l'immagine del grano, che falciato si rivela inservibile, perché poco consistente per non aver maturato il seme nella spiga. Ambedue i paragoni (v. 6-7) servono a descrivere il rapido annientamento dei nemici di Dio e del suo popolo, auspicato dal salmista.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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FELICITÀ DELLA FAMIGLIA BENEDETTA DAL SIGNORE 1 Canto delle salite

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

2 Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene.

3 La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa.

4 Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore.

5 Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita!

6 Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele! _________________ Note

128,1 Ritmano questa serena e gioiosa composizione le immagini che si riferiscono all'uomo che teme il Signore (vv. 1.4: il verbo temere va inteso qui come sinonimo di amare) e cammina nelle sue vie (il verbo camminare è immagine del comportamento dell'uomo; le vie del Signore indicano la sua legge: v. 1). Unito alla sua donna (paragonata alla vite, simbolo del popolo di Dio, benedetto dal Signore), questo uomo è all'origine della famiglia, voluta dall'amore di entrambi e arricchita dal Signore con il dono dei figli (paragonati ai virgulti d'ulivo, l'albero che nella Bibbia è simbolo di benessere, v. 3).

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Approfondimenti

Dio dà prosperità e pace a chi lo teme Salmo sapienziale (+ motivi liturgici)

Rappresenta la continuazione ideale del Sal 127 che lo precede. Ispira pace, gioia e serenità. È del postesilio. Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, vegetale, liturgico.

Divisione:

  • v. 1: beatitudine;
  • vv. 2-4: descrizione della beatitudine;
  • vv. 5-6: augurio di benedizione finale.

v. 1. «Beato l'uomo...»: cfr. Sal 1,1; 112,1; 119,1. «che teme il Signore»: il timore del Signore in quanto risposta alla sua alleanza implica l'amore rispettoso e riverente verso di lui, cfr. Dt 10,12-13. «vie»: immagine simbolica per indicare i voleri divini, cfr. Sal 112,1.

v. 3. «come vite feconda... virgulti d'ulivo»: la vite e l'ulivo, piante fruttuose e molto comuni della vita agricola palestinese, indicano la fecondità e l'abbondanza di frutti dell'intimità familiare. Per le immagini, cfr. Sal 104,15; Ez 19,10; Sir 39,26.

v. 5a. «Ti benedica il Signore..»: è la rubrica liturgica che introduce la benedizione, cfr. Nm 6,23.

v. 6. «i figli dei tuoi figli»: la benedizione riguarda la fecondità a livello personale e familiare. È segno di longevità il «vedere» i nipoti, che sono la «corona dei vecchi» (Prv 17,6). «Pace su Israele»: è un'aggiunta liturgica (cfr. Sal 125,5) che allarga ancora di più l'orizzonte della benedizione. Dalla prosperità di Gerusalemme si passa alla pace (= pienezza di beni) dell'intero Israele.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA FORZA DI DIO SORREGGE LE FATICHE DELL'UOMO 1 Canto delle salite. Di Salomone.

Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella.

2 Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno.

3 Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo.

4 Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza.

5 Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici.

_________________ Note

127,1 La benedizione del Signore è la fonte di ogni bene, è l’origine del progresso della comunità d’Israele, delle sue famiglie e delle sue città. Questa stessa benedizione si estende in particolare al dono dei figli, segno della presenza e della provvidenza di Dio.

127,4 frecce: immagine di forza e potenza; I figli avuti in giovinezza esprimono vigore e sono garanzia di successo. Nell’antichità la vita sociale si svolgeva presso la porta della città.

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Approfondimenti

Dio protegge e dà prosperità Salmo sapienziale

Il salmo è focalizzato sull'efficacia della partecipazione di Dio alla vita sociale e personale. L'unità del carme, che sembra a prima vista diviso in due parti, è data dall'ambivalenza della voce «casa» (bayit), che nella prima parte (v. 1-2) è usata nel senso reale, e nella seconda parte è supposta nel suo significato traslato di «famiglia». Il salmo è abbastanza armonico. Il metro nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, bellico, antropologico.

Divisione:

  • vv. 1-2: la «casa» senza il Signore;
  • vv. 3-5: la «casa-famiglia» con il Signore.

v. 1. «Se il Signore non costruisce la casa...»: il Signore è il «custode d'Israele» (cfr. Sal 121,4), vigilante (Ger 1,11-12) su Israele che in lui spera, cfr. Sal 130,5-7.

v. 2. «il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno»: in questo versetto è descritta la fatica dell'uomo per guadagnarsi il pane avvertendo però che senza Dio il risultato è negativo. Ma con Dio, quando si è «suoi amici», i frutti vengono più facilmente anche quando si dorme.

v. 3. «dono del Signore sono i figli»: lett. «eredità del Signore» (naḥalat JHWH). È la stessa definizione della terra promessa, di cui i figli servono a assicurare e rafforzare il possesso. Per i «figli» come dono di Dio, cfr. Gn 17,16.

v. 4. «Come frecce..»: l'immagine è bellica. I figli avuti nella giovane età sono creduti essere più forti e robusti di quelli avuti dai genitori già avanzati negli anni (cfr. Gn 37,3). Nel contesto del salmo con questa metafora si vuole significare che un padre con i figli forti può come un «eroe» affrontare la vita.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA GIOIA DEL RITORNO 1 Canto delle salite.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare.

2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Allora si diceva tra le genti: “Il Signore ha fatto grandi cose per loro”.

3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia.

4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb.

5 Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.

6 Nell'andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.

_________________ Note

126,1 Più che al ritorno dall’esilio babilonese (a cui sembrerebbe riferirsi una diversa traduzione del v. 1: “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion”), questa supplica sembra alludere al ritorno nella situazione di armonia e di pace in cui il Signore colloca l’orante (e la sua comunità) dopo alterne vicende di dolore, di sofferenza e di pericolo.

126,4 i torrenti del Negheb: in questa regione arida le piogge primaverili portano acqua ai torrenti e fanno rivivere la natura.

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Approfondimenti

Dal pianto alla gioia Supplica collettiva (+ motivi di ringraziamento e sapienziali)

Il salmo in pochi versi esprime con intenso lirismo i genuini sentimenti di gioia, di riconoscenza e di supplica. Il ritmo nel TM è di 4 + 3 accenti nei vv. 1-3 e di 3 + 2 nei vv. 4-6. La voce «Signore» (JHWH) ricorre quattro volte nei vv. 1-4. Al termine del 2b e all'inizio del v. 3a c'è la ripresa dell'espressione «grandi cose..», assai comune nei “Salmi delle ascensioni”, cui il nostro formalmente appartiene. La simbologia riguarda il campo della gioia, lo spazio, il tempo e la vita agricola.

Divisione:

  • vv. 1-3: ricordo gioioso e riconoscente della liberazione passata;
  • vv. 4-6: supplica per il rinnovo dei prodigi.

v. 1. «ricondusse»: il salmista accenna al secondo esodo (Is 40-55) che realizzò la profezia di Ger 30,18 e Ez 34,16. «ci sembrava di sognare»: più che la descrizione dell'effetto psicologico di un'improvvisa e inaspettata liberazione, qui si accenna all'attuazione delle “visioni” profetiche. Infatti il verbo ebraico usato ḥlm (sognare) ha un nesso con tali visioni (cfr. Gl 3,1).

v. 2. «la nostra bocca si aprì al sorriso...»: si ricorda l'entusiasmo e la gioia piena per la liberazione e il ringraziamento al Signore con «canti di gioia» (cfr. Is 35,10; 54,1). «si diceva tra i popoli...»: cfr. Ger 33,9; Ez 36,23-24. Al contrario della domanda ironica e blasfema «dov'è il loro Dio?», espressa dai popoli altre volte (Sal 42,4.11; 79,10), qui le nazioni straniere si ricredono e riconoscono apertamente l'operato prodigioso di Dio a favore del suo popolo.

v. 4. «Riconduci, Signore...»: la traduzione è incerta per la corruzione del testo. Si può tradurre anche: «cambia Signore le nostre sorti». L'espressione richiama per inclusione quella simile del v. 1, ove il verbo šwb (ritornare) gioca un ruolo importante. «come i torrenti del Negheb»: il paragone è pregnante e significativo. Suppone la conoscenza geografica della terra palestinese. I torrenti (wadi) del Negheb (= regione a sud della Palestina) sono secchi per mancanza di pioggia, ma al suo cadere si riempiono a tal punto da essere travolgenti nella furia precipitosa delle acque che danno vita (cfr. Is 35,6-7).

v. 5. «Chi semina nelle lacrime...»: il salmista cita forse un proverbio come espressione di speranza nell'esaudimento della supplica del v. 4. L'immagine è presa dal mondo agricolo. Alla fatica e alla privazione della semina segue la gioia e l'abbondanza del raccolto, cfr. Sal 30,6. Per la gioia del tempo del raccolto cfr. Sal 4,8; Is 9,2; 61,3.

v. 6. «Nell'andare se ne va e piange...»: tutto il versetto è un'amplificazione del detto proverbiale di v. 5, insistendo sull'immagine agricola della semina e del raccolto.

Nel NT la liberazione di Pietro in At 12,9 richiama la stessa esperienza di “sogno” di v. 1 del salmo. L'espressione «grandi cose ha fatto il Signore..» dei v. 2b-3a riecheggia in Lc 1,49. Per il riferimento all'immagine agricola della semina e della mietitura, che ricorre spesso nel NT, tra l'altro cfr. Mt 13,3-9.18-32.36-43 e paralleli; Gv 4,35-38; 12,24; Gal 6,7-10; 1Cor 9,11; 15,36; 2Cor 9,6-7.10. Al cambiamento delle «lacrime» in «giubilo» dei vv. 5-6 fanno eco tra l'altro Mt 5,5; Gv 16,20; Ap 21,4.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DIO, NOSTRA SALDA PROTEZIONE 1 Canto delle salite.

Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre.

2 I monti circondano Gerusalemme: il Signore circonda il suo popolo, da ora e per sempre.

3 Non resterà lo scettro dei malvagi sull'eredità dei giusti, perché i giusti non tendano le mani a compiere il male.

4 Sii buono, Signore, con i buoni e con i retti di cuore.

5 Ma quelli che deviano per sentieri tortuosi il Signore li associ ai malfattori. Pace su Israele!

_________________ Note

125,1 La stabilità dei monti di Gerusalemme (e, più in particolare, del monte Sion, sede del tempio) ispira questa supplica, nella quale l’orante fa appello alla stabilità incrollabile di Dio.

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Approfondimenti

Il Signore abbraccia il suo popolo come i monti Gerusalemme Salmo di fiducia (+ motivi sapienziali)

Lo sfondo geografico della breve lirica è dato dall'orografia di Gerusalemme, che è circondata da monti. Nella composizione unitaria si intravvedono due linee opposte: quella della giustizia e quella dell'empietà. Alla stabilità di chi ha fiducia in Dio, corrisponde, in inclusione antitetica, l'instabilità e rovina degli empi. La simbologia è spaziale.

Divisione:

  • v. 1: introduzione tematica: professione di fede;
  • v. 2: esempio illustrativo;
  • v. 3: oracolo attualizzante;
  • v. 4-5: sorte dei buoni e degli empi.

v. 1 «Chi confida»: alla lett. «coloro che confidano». «come il monte Sion»: il monte Sion indica qui Gerusalemme (cfr. Sal 87). La montagna è segno di stabilità.

v. 2 «I monti cingono Gerusalemme..»: non si accenna alle mura della città, ma alla corona di monti che circondano l'antica “città di Davide”, posta sull'Ofel o Sion, a sud dell'attuale spianata del tempio. Gerusalemme di fatti è circondata da monti eccetto che al lato nord, da dove sono venute per il passato le invasioni.

v. 3 «Egli non lascerà pesare...»: il v. 3, introdotto nel testo originale da (= perché), è un'affermazione oracolare, che applica il concetto della protezione divina alla situazione di sofferenza e alla paura attuale d'Israele; «non lascerà pesare»: alla lett. «non riposerà». «scettro degli empi»: lo scettro è segno di potere e di autorità. La voce šebet, significando anche tribù, può designare nel caso un popolo perverso. «possesso»: il possesso (gôral) designa qui il territorio giudaico assegnato come eredità dal Signore (cfr. Sal 37,3.9.18.22.29).

vv. 4-5. In questi due versetti sotto forma di appello si richiama il dogma della retribuzione terrena; premio per i buoni e castigo per i malvagi (cfr. Ez 18). «pace su Israele»: sebbene sia considerata un'aggiunta liturgica (Sal 128,6), il richiamo alla «pace» (šalôm) che allude al nome di Gerusalemme (yᵉrûšalaim), fa sì che quanto detto di Gerusalemme venga augurato a tutto Israele.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DIO, NOSTRO AIUTO E NOSTRO LIBERATORE 1 Canto delle salite. Di Davide.

Se il Signore non fosse stato per noi – lo dica Israele –,

2 se il Signore non fosse stato per noi, quando eravamo assaliti,

3 allora ci avrebbero inghiottiti vivi, quando divampò contro di noi la loro collera.

4 Allora le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi;

5 allora ci avrebbero sommersi acque impetuose.

6 Sia benedetto il Signore, che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

7 Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati.

8 Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra.

_________________ Note

124,1 In questo quinto “canto delle salite” esplode il ringraziamento di tutto Israele per la liberazione ottenuta dal Signore. Assediato da travolgenti pericoli, Israele nutre la fiducia di avere in Dio sempre il suo salvatore e liberatore.

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Approfondimenti

Ringraziamento al Signore liberatore Salmo di ringraziamento collettivo

Il salmo è di un'intensità quasi travolgente, tuttavia è poco originale perché adopera immagini stereotipe e reminiscenze di altre composizioni. Il ritmo nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). La lingua (aramaizzante) e lo stile inducono a pensare al tardo postesilio come epoca della sua composizione. Il poeta si attarda nei vv. 1-5 sulla descrizione dell'incubo dell'assalto dei nemici. La costruzione è quella della “protasi (vv. 1-2) – apodosi (vv. 3-5)”. La protasi è doppia, e l'apodosi si estende nei tre versetti seguenti (vv. 3-5). La simbologia riguarda il fuoco, l'acqua, la caccia e la psicologia.

Divisione:

  • vv. 1-5 (I sezione): invitatorio;
  • vv. 6-7 (II sezione): ringraziamento;
  • v. 8: professione di fede e di fiducia.

v. 2. «uomini ci assalirono...»: si tratta di espressione generica. Si intuisce il caso di estremo pericolo (vv. 3-5), ma non è possibile saperne di più.

v. 3. «inghiottiti vivi»: i nemici sono immaginati come draghi feroci e famelici.

vv. 4-5. «Le acque...»: per l'immagine delle acque tumultuose (zêdônîm) cfr. Sal 18,5.7.17-18. Si richiamano così il fuoco (v. 3) e l'acqua (vv. 4-5), simboli dei pericoli morali. Nel fuoco si raffigura la furiosa collera del nemico e nell'acqua la sua irruente arroganza.

v. 7. «come un uccello»: la liberazione e lo scampato pericolo sono descritti con l'immagine venatoria dell'uccello liberato dal laccio dei cacciatori, cfr. Prv 6,5; Sal 11,1.

v. 8. «Il nostro aiuto...»: l'orante professa infine la sua fede e fiducia solo in Dio onnipotente, che ha creato l'universo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA FIDUCIOSA A DIO 1 Canto delle salite. Di Davide.

A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli.

2 Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni, come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.

3 Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo,

4 troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi.

_________________ Note

123,1 Gli occhi del salmista si elevano a Dio, imploranti e in fiduciosa attesa. Quegli occhi diventano gli occhi di tutta la comunità d’Israele che, in mezzo a difficoltà interne ed esterne, attende da Dio salvezza e liberazione.

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Approfondimenti

Occhi e mani rivolti al Signore Salmo di fiducia (+ motivo di supplica)

Il salmo può rispecchiare il periodo storico del ritorno dall'esilio babilonese, quando l'entusiasmo iniziale cedette allo scoraggiamento per gli ostacoli interni ed esterni intervenuti nell'opera di ricostruzione, specialmente da parte dei popoli circostanti (cfr. Ne 2,19; 3,36). Il salmo è profondamente unitario e dotato di commovente lirismo. Il ritmo nel TM è quello elegiaco della qînâ (3 + 2 accenti). Il fulcro del carme è dato dalla triplice ripetizione del verbo «avere pietà» (bnn) (vv. 2b-3a). La supplica è al singolare nel v. 1 e al plurale nei vv. 2-4. La simbologia è somatica (occhio, mani...), spaziale e della sazietà (vv. 3b-4).

Divisione:

  • v. 1b: introduzione;
  • v. 2: descrizione dell'atteggiamento di fiducia;
  • vv. 3-4 supplica con motivazione.

v. 1b. «A te levo i miei occhi..»: è l'atteggiamento della preghiera biblica (cfr. Sal 121,1). «che abiti nei cieli»: i cieli sono considerati la sede celeste di Dio ove egli ha il suo trono, cfr. Sal 2,4; 11,4; 1Re 8,27.30.

v. 2. Il gesto dell'alzata degli occhi, è come quello di un servo o di una serva verso il suo padrone o padrona, quindi è segno di implorazione e di fiduciosa attesa.

v. 4. «scherni dei gaudenti»: questi personaggi sono gli spensierati che si sentono tranquilli (cfr. Am 6,1), si mostrano indifferenti nei riguardi di Dio e lo sfidano con arroganza (cfr. Is 5,19); «disprezzo dei superbi»: è quel disprezzo da parte di chi è orgoglioso, presuntuoso e umilia i poveri e i giusti, che sono particolarmente protetti dal Signore. In queste categorie di persone si possono scorgere i nemici oppressori di Israele e i popoli che nel postesilio hanno creato problemi per la ricostruzione della nazione.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SALUTO A GERUSALEMME, CITTÀ DI PACE 1 Canto delle salite. Di Davide.

Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!”.

2 Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!

3 Gerusalemme è costruita come città unita e compatta.

4 È là che salgono le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge d'Israele, per lodare il nome del Signore.

5 Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide.

6 Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano;

7 sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi.

8 Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: “Su te sia pace!”.

9 Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.

_________________ Note

122,1 Mentre sta per entrare nella città santa (v. 2), il pellegrino intona questo gioioso canto di lode (considerato uno dei “canti di Sion”, vedi nota a Sal 46), al quale si uniscono il saluto e l’augurio perché Gerusalemme rimanga sempre centro di tutto Israele e città della pace.

122,4 Allusione al pellegrinaggio collegato con le tre maggiori feste dell’anno (ved Sal 120).

122,5 A Gerusalemme, come capitale del regno, si amministrava la giustizia sotto la guida del re.

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Approfondimenti

Verso Gerusalemme, città di pace _ Salmo di pellegrinaggio (o Cantico di Sion)_

Come il Sal 84, questo salmo è legato più direttamente al pellegrinaggio. Sebbene usi un linguaggio arcaizzante, alcuni aramaismi ne rivelano la composizione tardiva al tempo del postesilio, ma prima dell'epoca maccabaica. Lo stile è limpido e appassionato. La voce «Gerusalemme» ricorre tre volte e in punti chiave della composizione (vv. 2.3.6); si gioca inoltre sulla sua etimologia popolare (= città della pace) nei vv. 6-7. E proprio la parola «pace» risuona insistentemente quattro volte nel finale (vv. 6-8). Nel v. 6 del TM c'è il fenomeno dell'allitterazione. Il simbolismo spaziale è molto marcato: Gerusalemme è ben descritta nella sua struttura architettonica armonica e compatta.

Il salmo si divide in tre strofe:

  • vv. 1-2 (I strofa): desiderio e arrivo in Gerusalemme;
  • vv. 3-5 (II strofa): descrizione materiale e teologica di Gerusalemme;
  • vv. 6-9 (I strofa): auguri per Gerusalemme.

v. 1b. «Quale gioia»: lett. «Mi rallegrai...». La gioia dà il tono e crea la serena atmosfera del salmo. «Andremo alla casa del Signore»: l'espressione è con ogni probabilità una formula fissa indicante l'inizio ufficiale del viaggio-pellegrinaggio (cfr. Is 2,3).

v. 2. «i nostri piedi... alle tue porte»: sono due sineddochi (parte per il tutto). I piedi indicano tutta la persona, mentre le porte tutta la città. Le porte possono qui indicare anche la cinta di mura protettive della città.

v. 3. «Gerusalemme... città salda e compatta»: è la prima impressione globale del pellegrino. In una visione dall'alto delle colline circostanti la città, essa appare come una roccaforte ben compaginata, a differenza dei villaggi con casupole sparse, a prima vista senz'ordine pianificato.

v. 4. «Là salgono insieme le tribù»: l'orante ricorda i pellegrinaggi che da tutte le tribù, per il passato e il presente, si dirigono verso la città; «secondo la legge del Signore»: questa legge (‘ēdût) prescrive il pellegrinaggio in occasione delle tre grandi feste annuali di Pasqua, Pentecoste e delle Capanne (Dt 12,5-9; 16,16).

v. 5. «Là sono posti i seggi del giudizio»: l'esercizio della giustizia avveniva alle porte dei villaggi (Dt 17,8; Rt 4,1-12). Ma in Gerusalemme c'era il tribunale dell'ultima istanza. Gerusalemme, quindi, a maggior ragione dev'essere la «città della giustizia», «i seggi della casa di Davide»: «casa» (= dinastia). Gerusalemme è particolarmente legata a Davide che la conquistò dai Gebusei (2Sam 5,7) e perché lì ricevette da Natan la promessa della stabilità della sua dinastia (2Sam 7,16).

vv. 6-7. «pace per Gerusalemme»: alla lett. «pace di Gerusalemme». Il genitivo può essere sia soggettivo sia oggettivo. Si tratta della pace che da essa deriva per quanti l'amano (cfr. v. 8) e quella che si augura a essa e al suoi abitanti. La radice šlm, nota in tutta l'area semitica, esprime la totalità e la pienezza di ogni bene. La pace augurata a Gerusalemme, nonostante il suo significato globale di pienezza, è specificamente articolata quasi come i festosi rintocchi di una campana. Si augura pace a «quelli che l'amano», «sulle sue mura», e «nei suoi palazzzi simili a baluardi».

vv. 8-9. «Per i miei fratelli...»: il salmista si fa voce anche dei fratelli e degli amici rimasti a casa per moltiplicare il suo augurio (v. 8) ed esporne la motivazione superiore: perché in Gerusalemme c'è il tempio del Signore (v. 9).

v. 9. «chiederò per te il bene»: il «bene» (ṭôb) è sinonimo di «pace». La pace dei vv. 6-8 è richiamata nel v. 9 dal «bene».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LODE A DIO, CUSTODE D’ISRAELE 1 Canto delle salite

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto?

2 Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra.

3 Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode.

4 Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d'Israele.

5 Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra.

6 Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.

7 Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita.

8 Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

_________________ Note

121,1 Preghiera e dialogo, lode e fiducia si alternano in questa composizione, che sembra accompagnare i primi passi del pellegrino. Qua e là, sui monti che l’attorniano, sono visibili luoghi di culto idolatrico; ma il salmista ha già scelto la sua meta: è il monte Sion, dove Dio dimora e da dove gli verrà l’aiuto.

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Approfondimenti

Fiducia in Dio, custode d'Israele Salmo di fiducia

Dal punto di vista strutturale il salmo è caratterizzato dalla ripresa progressiva di termini da un versetto all'altro, e dalla presenza di alcune espressioni “polari” indicanti la totalità come «cielo e terra» (v. 2), «sole e luna» e «giorno e notte» (v. 6), «esci e... entri» (v. 8). Un rilievo nella struttura ha il verbo «custodire» (šmr) che ricorre sei volte (vv. 3b.4b.5b.7a.7b.8a). L'ambientazione geografica suppone la città di Gerusalemme sullo sfondo, circondata da monti (Sal 125,2), luogo della divina presenza. Il salmo può essere letto anche nella forma di dialogo liturgico tra l'orante e un sacerdote o levita. La simbologia è somatica e spazio-temporale.

Divisione:

  • vv. 1-2: introduzione;
  • vv. 3-8: sviluppo del v. 2.

v. 1b. «Alzo gli occhi...»: più che il guardare comune è qui un atteggiamento di supplica, cfr. Sal 123,2. «monti»: sono i monti che circondano Gerusalemme e quelli su cui è la stessa città. Ma se l'espressione è considerata come plurale d'eccellenza, indica il monte del tempio.

v. 2. «Il mio aiuto viene dal Signore...»: cfr. Sal 124,8. «che ha fatto...»: l'accenno alla creazione, segno di potenza, rende più certo e sicuro l'aiuto divino.

vv. 3-8. In questi versetti si sviluppa, circostanziandolo e motivandolo, l'aiuto certo del Signore. La motivazione fondamentale è che il Signore è il «custode d'Israele» (v. 4).

v. 6. «né la luna di notte»: anche i raggi della luna erano ritenuti pericolosi. I raggi del sole e della luna sono emblema di tutti i mali dell'uomo, da cui il Signore libera l'orante. Ciò è detto chiaramente nel v. 7.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INVOCAZIONE PER LA PACE 1 Canto delle salite

Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto.

2 Signore, libera la mia vita dalle labbra bugiarde, dalla lingua ingannatrice.

3 Che cosa ti darà, come ti ripagherà, o lingua ingannatrice?

4 Frecce acute di un prode con braci ardenti di ginestra!

5 Ahimè, io abito straniero in Mesec, dimoro fra le tende di Kedar!

6 Troppo tempo ho abitato con chi detesta la pace.

7 Io sono per la pace, ma essi, appena parlo, sono per la guerra.

_________________ Note

120,1 All’interno del Salterio, i Sal 120-134 compongono una piccola raccolta chiamata “canti delle salite” (o di pellegrinaggio). Si tratta di quindici composizioni destinate ai pellegrini che salivano a Gerusalemme (alla città santa, infatti, si “sale”, data la sua altitudine di oltre 700 metri) in occasione delle feste di Pasqua, Pentecoste e Capanne. Il Sal 120, probabilmente, è stato inserito in un secondo momento in questa raccolta, poiché si presenta come una supplica che sale a Dio dall’orante per essere liberato da chi lo calunnia e lo inganna e da chi non favorisce la pace all’interno della comunità e della città.

120,5 Mesec e Kedar: designano regioni lontane (la prima forse era nel Caucaso, la seconda nell’Arabia) e la loro popolazione bellicosa e selvaggia.

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Approfondimenti

Supplica di un uomo pacifico Supplica individuale

Questo carme apre la raccolta dei “Cantici delle ascensioni”, ma la sua inclusione è probabilmente avvenuta in un secondo momento, data la notevole differenza che lo distingue dagli altri. Il breve salmo riesce a creare un'intensità espressiva molto forte, movimentata anche da un dialogo fittizio. La simbologia è bellica e somatica. Nel TM il sintagma napšî (= mia vita) del v. 2 fa inclusione con lo stesso del v. 6.

Divisione:

  • v. 1: dichiarazione di fiducia iniziale;
  • vv. 2-4 (I strofa): supplica di liberazione;
  • vv. 5-7 (II strofa): esposizione del caso.

v. 1. «Nella mia angoscia ho gridato...: l'espressione «al Signore (JHWH)» è in stato enfatico ™ e apre il salmo come un'esplosione di fiducia e di speranza. Il salmista attesta la sua precedente esperienza di ricorso al Signore e della sua positiva risposta. «nella mia angoscia»: l'angoscia, propriamente «prigionia» (ṣārātâ) si riferisce a una difficile situazione esterna, come nel caso di un giusto perseguitato e oppresso, che porta riflessi interiori con sensazioni di soffocamento.

v. 2. «dalle labbra di menzogna, dalla lingua ingannatrice»: sono due espressioni sinonime con le quali si descrive il nemico. Si tratta di gente falsa, menzognera. Il salmista si sente circondato come da fiamme di menzogne e calunnie! La parola menzognera è anche quella degli idolatri. Gli idoli infatti sono inganno e falsità. In questo caso la prima strofa si accorda meglio con la seconda in cui il salmista dice di trovarsi in territorio straniero.

v. 3. «Che ti posso dare...»: lett. «Che darà a te...». I LXX e la Vg hanno visto un passivo: «Che cosa si darà a te?». Nell'uno e nell'altro caso si sottintende come soggetto «il SIgnore». È un interrogativo retorico che vivacizza il testo. Si chiede così al Signore di intervanire con una sua punizione esemplare di giustizia (legge del taglione) contro i nemici falsi e calunniatori. Può trattarsi anche di giuramento imprecatorio.

v. 4. «Frecce acute... carboni di ginepro»: è la risposta di Dio. Le due immagini «frecce» e «carboni di ginepro», corrispondono alla legge del contrappasso. Poiché le parole sono come dardi, le parole punitrici di Dio sono come frecce appuntite; e per di più sono scagliate da un uomo valoroso, segno che colpiscono infallibilmente l'obiettivo!

v. 5. «Me infelice»: la strofa si apre con un'esclamazione onomatopeica ’ôyāh (lett. «Ahimè!»), che esprime angoscia e paura. «Mosoch»: ebr. Mešek. In Gn 10,2 con questo nome è chiamato il figlio di Iafet e indica le regioni del Nord (tra il Mar Nero e il Caucaso). «Cedar»: ebr. Qēdār, cfr. Gn 25,13-14. È collegata con il secondo figlio di Ismaele e richiama le tribù della penisola arabica o del deserto della Siria (cfr. Is 21,16-17; 42,11-13; 60,7; Ct 1,5).

v. 6. «Troppo io ho dimorato..»: lett. «Troppo ha dimorato per sé l'anima mia». L'espressione (anima mia) fa inclusione con il v. 2. L'orante si pronunzia sul tempo della sua dimora. Egli sente che è stata lunga e insostenibile la sua situazione di trovarsi come straniero in mezzo a gente bellicosa e idolatra. Si avverte l'ansia di un Ebreo della diaspora che si sente a disagio in terra straniera e che desidera al più presto far ritorno in patria.

v. 7. «Io sono per la pace...»: viene contrastata l'espressione del v. 6b. Il versetto originale è ellittico, ma il parallelismo antitetico è comprensibile. Il verso suona: «io-pace, ma se parlo, essi per la guerra». Il salmista con il binomio antitetico «pace-guerra» qualifica se stesso come «pace» e i nemici come «guerra», egli stesso come uomo pacifico, i nemici come uomini bellicosi.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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