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DIARIO DI LETTURA: Regole; a Diogneto ● PROFETI ● Concilio Vaticano II ● NUOVO TESTAMENTO

I RAGAZZI EBREI ALLA CORTE DI NABUCODONOSOR

1L’anno terzo del regno di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia, marciò su Gerusalemme e la cinse d’assedio. 2Il Signore diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò nel paese di Sinar, nel tempio del suo dio, e li depositò nel tesoro del tempio del suo dio. 3Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe regale o di famiglia nobile, 4senza difetti, di bell’aspetto, dotati di ogni sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, e di insegnare loro la scrittura e la lingua dei Caldei. 5Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli beveva; dovevano essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. 6Fra loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Anania, Misaele e Azaria; 7però il capo dei funzionari di corte diede loro altri nomi, chiamando Daniele Baltassàr, Anania Sadrac, Misaele Mesac e Azaria Abdènego. 8Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi. 9Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. 10Però egli disse a Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e così mi rendereste responsabile davanti al re». 11Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Anania, Misaele e Azaria: 12«Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare verdure e da bere acqua, 13poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con i tuoi servi come avrai constatato». 14Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni, 15al termine dei quali si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. 16Da allora in poi il sovrintendente fece togliere l’assegnazione delle vivande e del vino che bevevano, e diede loro soltanto verdure. 17Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza, e rese Daniele interprete di visioni e di sogni. 18Terminato il tempo, stabilito dal re, entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor. 19Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali rimasero al servizio del re; 20su qualunque argomento in fatto di sapienza e intelligenza il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i maghi e indovini che c’erano in tutto il suo regno. 21Così Daniele vi rimase fino al primo anno del re Ciro.

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Approfondimenti

I RAGAZZI EBREI ALLA CORTE DI NABUCODONOSOR 1,1-21 La narrazione si apre alla corte di Nabucodonosor. Si può dire che in un certo qual modo questo capitolo iniziale rappresenta una introduzione a tutto il libro, stabilendo già la cornice di spazio e di tempo entro la quale si snoderanno le successive narrazioni relative alla figura di Daniele.

Il sovrano chiede che gli siano condotti dei giovani israeliti di stirpe nobile (vv. 3-4) per farne dei paggi adeguatamente istruiti nelle lettere caldaiche: il testo dice alla lettera «libro e lingua dei Caldei» (v. 4); la consuetudine di assumere come paggi o funzionari, per la corte del re vincitore, dei giovani presi dalle famiglie nobili del popolo vinto era abbastanza diffusa nell'Oriente antico. Tra essi vi è un Giudeo, Daniele, il cui nome viene mutato in Baltazzar. Con lui vi sono anche altri tre giovani Giudei. Essi, scrupolosamente osservanti dei precetti alimentari, ottengono di non mangiare i medesimi cibi provenienti dalle mense del re (vv. 9-16), anche se non si capisce bene perché essi si astengano anche dal vino, bevanda non proibita da alcuna legge giudaica; probabilmente a questa rinuncia soggiace l'idea che esso potesse precedentemente essere stato offerto agli idoli. Comunque sia, Dio interviene in loro favore sia volgendo verso di loro la benevolenza del capo dei funzionari (v. 9), sia rendendo florido il loro aspetto così da non tradire l'astinenza alla quale si erano sottoposti per ragioni di coscienza.

Alla fine del periodo di formazione, essi entrano al servizio del re e Dio interviene soprattutto in loro favore con doni di conoscenza: in tal modo la loro sapienza appare di gran lunga superiore a quella degli altri sapienti, maghi e astrologi del regno babilonese (vv. 17-20).

Questo capitolo, col quale si apre il libro di Daniele, gode di una sua unità strutturale: il luogo dove si svolge l'azione è il medesimo, cioè la corte babilonese; i personaggi sono i medesimi: quattro giovani Giudei deportati, protagonisti di questa prima narrazione; la tematica della narrazione ruota intorno ad un'unica idea: Dio interviene in favore dei suoi fedeli nel momento della prova. Tematica, questa, che ritornerà più volte nell'arco di tutto il libro. Nel contesto del presente capitolo, l'intervento di Dio a favore dei fanciulli deportati, come già abbiamo avuto occasione di notare, consiste nella comunicazione di una sapienza superiore (v. 17) e nel volgere in loro favore il cuore del capo dei funzionari del re (v. 9), mentre la fedeltà di Daniele e dei suoi compagni è descritta nei termini dell'osservanza delle prescrizioni alimentari (v. 8), la cui trasgressione, nel periodo della persecuzione ellenizzante, era né più né meno che una forma di apostasia,(cfr. anche 1Mac 1,62).

Il c. 1, nella sua funzione introduttiva al libro, si apre e si chiude con una nota di carattere cronologico determinata dalla menzione dei re la cui dominazione identifica i due estremi in cui vanno inquadrati la vicenda ed il ministero di Daniele: Nabucodonosor e Ciro (vv. 1. 21), ovvero tutto il periodo della deportazione babilonese. I ventuno versetti di questo capitolo del libro vanno dunque letti come un'unica sezione.

La narrazione, come abbiamo già notato, si apre con un preciso riferimento storico: Gerusalemme viene assediata da Nabucodonosor nell'anno terzo del regno di Ioiakim, re di Giuda (v. 1). A prima vista sembra che l'autore intenda collocare la sua narrazione in un momento preciso della storia.

Se però si rilegge questo versetto con una attenzione maggiore ci si rende subito conto che il vero senso di questa precisazione cronologica forse non è storico ma teologico. Infatti, se si considera che Ioiakim fu posto sul trono di Giuda dal faraone Necao Il dopo la morte di Giosia, e precisamente nell'anno 609, ne consegue che il suo terzo anno di regno era il 606, mentre Nabucodonosor ottenne il trono nell'anno 605. Sappiamo inoltre che Gerusalemme passò sotto il controllo di Nabucodonosor alla fine del 598 a.C., che nel 588 egli la strinse d'assedio per arginare le trame di alcuni ribelli e che infine la città cadde nelle mani del re di Babilonia e fu incendiata nel 587 e non nel 606.

L'autore, dunque, non sembra molto preoccupato di seguire una tecnica ed un rigore storiografico, non intende collocare la sua narrazione in un punto scientificamente determinato della storia, ma soltanto all'interno di un arco o di un periodo di essa (la fase della deportazione babilonese) che acquista un valore teologico proprio a partire dalla sua stessa indeterminatezza. La distruzione di Gerusalemme ed il trafugamento degli arredi sacri del tempio (v. 2) rappresentano l'inizio di un'era di oscurità, un tempo favorevole alla sopraffazione per i regni umani e un tempo di persecuzione per il popolo di Dio. In un tempo di dolore e di persecuzione, dietro il quale si cela la prevaricazione di Antioco IV Epifane e la sua politica ellenizzante, Dio viene presentato nell'atto di combattere al fianco del suoi fedeli fino alla parola definitiva con cui si instaurerà un regno eterno per i santi dell'Altissimo (ctr. 7, 27).

Il cambiamento dei nomi dei quattro giovani Giudei da parte del funzionario regio (cfr. v. 7) tradisce ovviamente la mentalità o la consuetudine, che si era andata diffondendo di pari passo col processo di ellenizzazione di Gerusalemme, di trasformare i nomi di origine ebraica in nomi dalla forma greca; nell'ambito di questa narrazione, i loro nomi ebraici vengono trasformati in nomi babilonesi per una maggiore conformità all'ambiente culturale della corte di Nabucodonosor, sulla base di un antico diritto che i popoli vincitori ritenevano di avere sui popoli vinti, il diritto cioè di imporre loro la propria cultura.

Il capitolo si chiude sull'immagine della straordinaria sapienza di Daniele che supera tutti i saggi di Babilonia in ogni ambito dello scibile (vv. 17-20), un'immagine che rivela già l'atmosfera polemica nella quale il libro stesso viene alla luce e che si mostra gravida di alcune affermazioni basilari: nessuna sapienza può essere paragonata neppure lontanamente a quella del Dio degli Ebrei, nessuno può combattere contro Dio senza essere sconfitto, nessuno affronta la persecuzione a motivo della sua fedeltà a Dio senza essere da Dio stesso difeso e consolato.

(cf. VINCENZO CUFFARO, Daniele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Suddivisione tra le tribù 1Questi sono i nomi delle tribù: dal confine settentrionale, lungo la via di Chetlon, all’ingresso di Camat, fino a Casar-Enàn, con a settentrione il confine di Damasco e lungo il territorio di Camat, dal lato d’oriente fino al mare, sarà assegnata a Dan una parte. 2Sul confine di Dan, dal lato orientale al lato occidentale: Aser, una parte. 3Sul confine di Aser, dal lato orientale fino al lato occidentale: Nèftali, una parte. 4Sul confine di Nèftali, dal lato orientale fino al lato occidentale: Manasse, una parte. 5Sul confine di Manasse, dal lato orientale fino al lato occidentale: Èfraim, una parte. 6Sul confine di Èfraim, dal lato orientale fino al lato occidentale: Ruben, una parte. 7Sul confine di Ruben, dal lato orientale fino al lato occidentale: Giuda, una parte. 8Sul confine di Giuda, dal lato orientale fino al lato occidentale, starà la porzione che preleverete come tributo, larga venticinquemila cubiti e lunga come una delle parti dal lato orientale fino al lato occidentale: in mezzo sorgerà il santuario. 9La parte che voi preleverete come tributo per il Signore avrà venticinquemila cubiti di lunghezza per ventimila di larghezza. 10Ai sacerdoti apparterrà la parte sacra del territorio, prelevata come tributo: venticinquemila cubiti a settentrione e diecimila di larghezza a occidente, diecimila cubiti di larghezza a oriente e venticinquemila cubiti di lunghezza a mezzogiorno. In mezzo sorgerà il santuario del Signore. 11Essa apparterrà ai sacerdoti consacrati, ai figli di Sadoc, che furono fedeli alla mia osservanza e non si traviarono nel traviamento dei figli d’Israele, come si traviarono i leviti. 12Sarà per loro come una parte sacra prelevata sulla parte consacrata del paese, cosa santissima, a fianco del territorio assegnato ai leviti. 13I leviti, lungo il territorio dei sacerdoti, avranno una parte di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza: tutta la lunghezza sarà di venticinquemila cubiti e tutta la larghezza di diecimila. 14Essi non ne potranno vendere né permutare, né potrà essere alienata questa parte migliore del paese, perché è sacra al Signore. 15I cinquemila cubiti di lunghezza che restano sui venticinquemila, saranno terreno profano per la città, per abitazioni e dintorni; in mezzo sorgerà la città. 16Le sue misure saranno le seguenti: il lato settentrionale avrà quattromilacinquecento cubiti, il lato meridionale quattromilacinquecento cubiti, il lato orientale quattromilacinquecento cubiti e il lato occidentale quattromilacinquecento cubiti. 17I dintorni della città saranno duecentocinquanta cubiti a settentrione, duecentocinquanta a mezzogiorno, duecentocinquanta a oriente e duecentocinquanta a occidente. 18Rimarrà accanto alla parte sacra un terreno lungo diecimila cubiti a oriente e diecimila a occidente, i cui prodotti saranno il cibo per coloro che prestano servizio nella città, 19i quali saranno presi da tutte le tribù d’Israele. 20Tutta la parte prelevata come tributo sarà di venticinquemila cubiti per venticinquemila. Preleverete, come possesso della città, un quarto della zona sacra. 21Il resto sarà per il principe: da una parte e dall’altra della zona sacra e del possesso della città, su un fronte di venticinquemila cubiti della zona sacra a oriente, verso il confine orientale, e a occidente, su un fronte di venticinquemila cubiti verso il confine occidentale, parallelamente alle parti, sarà per il principe. La zona sacra e il santuario del tempio rimarranno in mezzo, 22fra il possesso dei leviti e il possesso della città, e in mezzo a ciò che spetta al principe; quel che si trova tra la frontiera di Giuda e quella di Beniamino sarà del principe. 23Per le altre tribù, dal lato orientale a quello occidentale: Beniamino, una parte. 24Al confine di Beniamino, dal lato orientale a quello occidentale: Simeone, una parte. 25Al confine di Simeone, dal lato orientale a quello occidentale: Ìssacar, una parte. 26Al confine di Ìssacar, dal lato orientale a quello occidentale: Zàbulon, una parte. 27Al confine di Zàbulon, dal lato orientale a quello occidentale: Gad, una parte. 28Al confine di Gad, dal lato meridionale verso mezzogiorno, il confine andrà da Tamar alle acque di Merìba di Kades e al torrente che va al Mare Grande. 29Questo è il territorio che voi dividerete a sorte in eredità alle tribù d’Israele e queste le loro parti. Oracolo del Signore Dio. 30Queste saranno le uscite della città. Sul lato settentrionale: quattromilacinquecento cubiti. 31Le porte della città porteranno i nomi delle tribù d’Israele. Tre porte a settentrione: la porta di Ruben, una; la porta di Giuda, una; la porta di Levi, una. 32Sul lato orientale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Giuseppe, una; la porta di Beniamino, una; la porta di Dan, una. 33Sul lato meridionale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Simeone, una; la porta di Ìssacar, una; la porta di Zàbulon, una. 34Sul lato occidentale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Gad, una; la porta di Aser, una; la porta di Nèftali, una. 35Perimetro totale: diciottomila cubiti. La città si chiamerà da quel giorno in poi: “Là è il Signore”».

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Approfondimenti

Suddivisione tra le tribù 48,1-35 Le varie tribù sono disposte in fasce rettangolari tutte uguali, senza alcuna espressa misurazione; dal confine nord verso il settore sacro del centro, secondo quest'ordine: la tribù di Dan, Aser, Neftali (dai figli delle schiave di Giacobbe), Manasse, Efraim, Ruben, Giuda, il quale risulterà il più vicino alla zona sacra, così suddivisa, come già si è visto (45,1-7):

  1. un grande quadrato di ca. 78.000 km di lato, di cui una prima porzione è assegnata ai leviti; una seconda ai sacerdoti sadociti con in mezzo il tempio; una terza all'uso comune di tutte le tribù con in mezzo la città-capitale: vv. 9-20;
  2. la porzione restante a destra e sinistra del quadrato, larga 25.000 canne (cfr. 45, 1), è attribuita al principe e alla sua famiglia: v. 21-22;
  3. a sud di questo quadrato, altre 5 fasce di terra apparterranno, in ordine, alla tribù di Beniamino – il figlio prediletto di Giacobbe, che quindi sarà, dal sud, il più vicino alla zona più sacra, come Giuda, l'erede speciale di Giacobbe (Gn 49,10) lo sarà dal nord – di Simeone, Issacar, Zabulon, Gad (altro figlio di una schiava, messo al margine: Gn 30,1-13).

Tutte le tribù ricevono porzioni identiche nel nuovo assetto religioso e civile; non vi saranno preferenze personali di fronte ai loro doveri e diritti. La loro maggiore vicinanza al tempio sarà basata non su speciali doti umane, ma sulla benevola scelta che li legava ai primi depositari delle promesse e benedizioni divine (i figli delle mogli di Giacobbe in confronto con quelli delle schiave, Dan, Neftali, Aser, Gad; Giuda e Beniamino particolarmente benedetti da Giacobbe; sacerdoti di Zadok fedeli a Davide). Infine vengono indicate e denominate le porte della nuova Sion, anch'essa a forma di quadrato di 4.500 canne per lato: tre porte al nord, tre a est, tre al sud, tre a ovest, si chiameranno col nome delle singole tribù; mentre la città, da quel tempo, non sarà più detta Gerusalemme Yerûsalaîm, «edificio» del dio Salem, ma (forse per una certa significativa assonanza) JHWH-šāmmāh «Là è JHWH» (v. 35). Il ritorno della gloria di JHWH nel Santo dei Santi (43,1-9) ricostruito è come al centro di tutta la visione dei cc. 40-48 e rappresenta l'inaugurazione della nuova era di santità e di prosperità per Israele.

Allontanatasi dal tempio in fiamme (10,18; 11,22s.), scesa in Babilonia presso il Chebar (1,4-28) e sul resto del suo popolo in esilio (11,16), la maestà divina, ora, in visione, adempie la sua promessa (cfr. 37,27s.): riappare nel tempio purificato e nel culto riorganizzato, ricostituendo in perfetto ordine la convivenza sociale e religiosa, e vivificando con l'energia sgorgante dall'altare tutta la potenzialità dello spirito e della natura inerte. La nuova città, presso cui abita il Dio del cielo e della terra non potrà essere chiamata che «Là è JHWH»: è lui che tutto rinnova e armonizza e fa risplendere: come luminosamente si verificherà con la venuta dell'Emmanuele (Is 7,14; 9,1-6; Mic 4,1-5), il Verbo divino dimorante nel cuore della nuova umanità con la sua misteriosa presenza ecclesiale e eucaristica (Gv 1,14).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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La sorgente del tempio 1Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. 2Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. 3Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. 4Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. 5Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. 6Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?». Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; 7voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra. 8Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. 9Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. 10Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande. 11Però le sue paludi e le sue lagune non saranno risanate: saranno abbandonate al sale. 12Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina.

Confini e divisione del paese 13Così dice il Signore Dio: Questi saranno i confini della terra che spartirete in eredità fra le dodici tribù d’Israele, dando a Giuseppe due parti. 14Ognuno di voi possederà come l’altro la parte di territorio che io alzando la mano ho giurato di dare ai vostri padri: questa terra spetterà a voi in eredità. 15Ecco dunque quali saranno i confini della terra. Dal lato settentrionale, dal Mare Grande lungo la via di Chetlon fino a Sedad, 16il territorio di Camat, Berotà, Sibràim, che è fra il territorio di Damasco e quello di Camat, Caser-Ticòn, che è sulla frontiera dell’Hauràn. 17Quindi la frontiera si estenderà dal mare fino a Casar-Enàn, con il territorio di Damasco e quello di Camat a settentrione. Questo il lato settentrionale. 18Dal lato orientale, fra l’Hauràn e Damasco, fra il Gàlaad e il paese d’Israele, sarà di confine il Giordano, fino al mare orientale, e verso Tamar. Questo il lato orientale. 19Dal lato meridionale, verso Tamar fino alle acque di Merìba di Kades, fino al torrente verso il Mare Grande. Questo il lato meridionale verso il mezzogiorno. 20Dal lato occidentale, il Mare Grande, dal confine sino di fronte all’ingresso di Camat. Questo il lato occidentale. 21Vi dividerete questo territorio secondo le tribù d’Israele. 22Lo distribuirete in eredità fra voi e i forestieri che abitano con voi, i quali hanno generato figli in mezzo a voi; questi saranno per voi come indigeni tra i figli d’Israele e riceveranno in sorte con voi la loro parte di eredità in mezzo alle tribù d’Israele. 23Nella tribù in cui lo straniero è stabilito, là gli darete la sua parte di eredità. Oracolo del Signore Dio.

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Approfondimenti

La sorgente del tempio 47,1-12 Dopo aver mostrata la disposizione della nuova dimora di JHWH e la perfetta organizzazione del culto sacro, l'angelo del Signore riconduce il veggente all'ingresso del santuario e qui lo fa assistere a un mirabile fenomeno, lo scorrere dell'acqua vivificante dal uogo santo (47,1-12); e poi gli fa conoscere la divisione e l'assegnazione del territorio ai componenti del popolo eletto (47,13-48,35).

Dalla soglia del Santo, precisamente dall'angolo sud, sgorgano delle acque, che si dirigono verso est, attraversando l'atrio interno a destra dell'altare. Il veggente intanto è trasportato fuori del tempio di fronte alla porta orientale (è la 4ª volta). All'angolo destro (sud) di quella porta, che è sempre chiusa (44,2), vede le acque che scorrono rapidamente verso est. Avevano già coperto un lungo tratto della regione desertica a est del monte Sion, e la guida con la sua cordicella (40,3) lo misura: ha subito raggiunto 1.000 cubiti (m 525). Ezechiele è invitato ad attraversarlo: l'acqua gli arriva alle caviglie. L'angelo misura poi altri 1.000 cubiti: l'acqua è salita fino alle ginocchia del profeta. Dopo ancora 1.000 cubiti gli arriva ai fianchi, e dopo altri 1.000 non è più possibile guadarla; si può passare solo a nuoto, tanto è profonda. Così grande è la vitalità rappresentata da quell'acqua derivante dal centro del santuario divino! (31,4s.). Se ne vedranno presto gli effetti salutari. Riportato lungo la riva di quel fiume, Ezechiele si accorge che da una parte e dall'altra sorgono un gran numero di alberi e viene informato dalla guida che quell'acqua ha il potere di risanare le acque del Mar Morto, nel quale l'alta percentuale degli elementi salini provoca la morte di ogni organismo; renderà anzi fecondo di abbondante pesca quel mare, lasciando solo alcuni spazi paludosi per la produzione del sale (47, 11), e conferirà tale fertilità alle due spiagge che le foglie degli alberi saranno sempre verdeggianti e i loro frutti matureranno ogni mese per la cura e il sostentamento della gente. Il simbolo è della massima evidenza: la completa prosperità del popolo nuovo è intimamente collegata con la sorgente della vera vita, la sede di «colui che è».

Confini e divisione del paese 47,13-48,35 47,13-23. Da 47,13 viene tracciata la topografia e la distribuzione di tutto il territorio del nuovo regno israelitico. Anzitutto i confini geografici; a nord, dalla costa del Mar Mediterraneo al paese di Camat (47,15-17); a est, da Cazer-Enon (sotto Damasco) lungo il fiume Giordano e il Mar Morto fino a Tamar (presso l'antica Sodoma); a sud, da Tamar fino alle acque di Meriba-Kades (presso l'attuale 'Ain-Qedeis) fino al torrente che dà sul Mediterraneo (detto altrove «il torrente d'Egitto»); ad ovest, dal torrente d'Egitto lungo il Mar Mediterraneo fino all'ingresso di Camat. I destinatari di queste terre sono le 12 tribù di Giacobbe, di cui una avrà una doppia porzione (quella di Giuseppe divisa in due famiglie: Efraim e Manasse), e una (quella di Levi) avrà in uso la porzione riservata al culto di JHWH. Con essi parteciperanno gli eventuali stranieri che si troveranno a vivere tra gli Israeliti, aderendo alla fede jahvista. Nel nuovo regno teocratico saranno cooptati anche individui di provenienza pagana, convertiti al culto del vero Dio, “i proseliti”: un inizio di apertura ecumenica.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1Così dice il Signore Dio: La porta del cortile interno rivolta a oriente rimarrà chiusa nei sei giorni di lavoro; sarà aperta il sabato e nei giorni del novilunio. 2Il principe entrerà dal di fuori passando dal vestibolo della porta esterna e si fermerà presso lo stipite della porta, mentre i sacerdoti offriranno il suo olocausto e il suo sacrificio di comunione. Egli si prostrerà sulla soglia della porta, poi uscirà e la porta non sarà chiusa fino al tramonto. 3La popolazione del paese si prostrerà nei sabati e nei giorni del novilunio all’ingresso della porta, davanti al Signore. 4L’olocausto che il principe offrirà al Signore nel giorno di sabato sarà di sei agnelli e un montone senza difetti. 5Come oblazione offrirà un’efa per il montone, per gli agnelli quell’offerta che potrà dare; di olio un hin per ogni efa. 6Nel giorno del novilunio offrirà un giovenco senza difetti, sei agnelli e un montone senza difetti; 7in oblazione, un’efa per il giovenco e un’efa per il montone e per gli agnelli quanto potrà dare; d’olio, un hin per ogni efa. 8Quando il principe entrerà, dovrà entrare passando per il vestibolo della porta e da esso uscirà. 9Quando verrà la popolazione del paese davanti al Signore nelle solennità, coloro che saranno entrati dalla porta di settentrione per adorare, usciranno dalla porta di mezzogiorno; quelli che saranno entrati dalla porta di mezzogiorno usciranno dalla porta di settentrione. Nessuno uscirà dalla porta da cui è entrato, ma uscirà da quella opposta. 10Il principe sarà in mezzo a loro; entrerà come entrano loro e uscirà come escono loro. 11Nelle feste e nelle solennità l’oblazione sarà di un’efa per il giovenco e di un’efa per il montone; per gli agnelli quello che potrà dare; l’olio sarà di un hin per ogni efa. 12Quando il principe vorrà offrire spontaneamente al Signore un olocausto o sacrifici di comunione, gli sarà aperta la porta rivolta a oriente e offrirà l’olocausto e il sacrificio di comunione come li offre nei giorni di sabato; poi uscirà e la porta verrà chiusa appena sarà uscito. 13Ogni giorno tu offrirai in olocausto al Signore un agnello di un anno, senza difetti; l’offrirai ogni mattina. 14Su di esso farai ogni mattina un’oblazione di un sesto di efa; di olio offrirai un terzo di hin per intridere il fior di farina: è un’oblazione al Signore, la legge dell’olocausto perenne. 15Si offrirà dunque l’agnello, l’oblazione e l’olio, ogni mattina: è l’olocausto perenne. 16Così dice il Signore Dio: Se il principe darà in dono a uno dei suoi figli qualcosa della sua eredità, il dono rimarrà ai suoi figli come eredità. 17Se invece egli farà sulla sua eredità un dono a uno dei suoi servi, il dono apparterrà al servo fino all’anno della liberazione, poi ritornerà al principe: ma la sua eredità resterà ai suoi figli. 18Il principe non prenderà niente dell’eredità del popolo, privandolo, con esazioni, del suo possesso; egli lascerà in eredità ai suoi figli parte di quanto possiede, perché nessuno del mio popolo sia scacciato dal suo possesso». 19Poi egli mi condusse, per il corridoio che sta sul fianco della porta, alle stanze del santuario destinate ai sacerdoti, le quali guardavano a settentrione: ed ecco, all’estremità occidentale un posto riservato. 20Mi disse: «Questo è il luogo dove i sacerdoti cuoceranno le carni dei sacrifici di riparazione e dei sacrifici per il peccato e dove cuoceranno le oblazioni, senza portarle fuori nel cortile esterno e correre il rischio di comunicare la consacrazione al popolo». 21Mi condusse nel cortile esterno e mi fece passare presso i quattro angoli del cortile e a ciascun angolo del cortile vi era un cortile; 22quindi ai quattro angoli del cortile vi erano quattro piccoli cortili lunghi quaranta cubiti e larghi trenta, tutti di una stessa misura. 23Un muro girava intorno a tutt’e quattro e dei fornelli erano costruiti in basso intorno al muro. 24Egli mi disse: «Queste sono le cucine dove i servi del tempio cuoceranno i sacrifici del popolo».

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Approfondimenti

46,1-15. Proseguono altre precisazioni riguardanti il servizio sacro nel tempio. Oltre la porta orientale dell'atrio esterno, è prescritto che rimanga chiusa anche quella orientale dell'atrio interno. Mentre però la prima rimarrà sempre chiusa, la seconda verrà aperta nei sabati e nelle noemenie (il 1° di ogni mese), in modo da dare la possibilità al principe di assistere, attraverso il vestibolo di detta porta, ai sacrifici che si compiono sull'altare dell'atrio interno; e al popolo, che verrà ad adorare JHWH, di assistervi da fuori della medesima porta (vv. 1-3). Principe e popolo usciranno poi dal tempio attraverso l'atrio esterno della porta settentrionale o meridionale (vv. 8-10). Vengono quindi stabiliti quantità e qualità dei sacrifici: nel sabato, 6 agnelli e 1 ariete senza macchia; nelle neomenie, 1 giovenco, 6 agnelli, 1 ariete senza macchia, più una certa misura di farina e di olio; ogni giorno, di mattina, un agnello senza macchia, più una certa quantità di farina e di olio, qual è prescritta anche per i sacrifici di altre solennità (v. 11). Se inoltre il principe vorrà offrire del sacrifici spontanei, non imposti cioè da alcun dovere, potrà assistervi dalla porta dell'atrio interno, come gli è permesso nel sabato (v. 12).

46,16-24. Ancora altre due norme: una riguarda l'inalienabilità dei possessi del principe (45,7s.). Se ne fa dono a uno dei suoi sudditi, questi ne usufruirà fino all'anno dell'affrancamento degli schiavi (Ger 34,14-17; Is 61,1s.) che ricorre ogni 7 anni. Quell'anno la donazione dovrà ritornare al principe o ai suoi eredi. Si eviterà così il pericolo di avidità e di vessazioni da parte dei governanti contro le proprietà della gente (v. 18). L'altra norma riguarda le cucine. Alcune, destinate per cucinare le carni spettanti ai sacerdoti (ad es. nei sacrifici di espiazione: 42,13; 44,29), si trovavano dietro il Santo dei santi lontano dall'accesso del popolo, perché questi non ne rimanesse “santificato-contaminato” (v. 20). Altre, per le carni dei sacrifici salutari e votivi spettanti agli offerenti e loro invitati, erano poste ai 4 angoli dell'atrio esterno: vi accudivano i leviti. Tutto era in tal modo santo e ben sistemato a lode del Dio onnipotente e con gioia e sollievo del suo popolo.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Divisione del paese 1Quando voi spartirete a sorte la terra, in eredità, preleverete dal territorio, in offerta al Signore, una porzione sacra, lunga venticinquemila cubiti e larga ventimila: essa sarà santa per tutta la sua estensione. 2Di essa sarà per il santuario un quadrato di cinquecento cubiti per cinquecento, con una zona libera all’intorno di cinquanta cubiti. 3In quella superficie misurerai un tratto di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza, dove sarà il santuario, il Santo dei Santi. 4Esso sarà la parte sacra del paese, sarà per i sacerdoti ministri del santuario, che si avvicinano per servire il Signore: questo luogo servirà per le loro case e come luogo sacro per il santuario. 5Uno spazio di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza sarà il possesso dei leviti che servono nel tempio, con città dove abitare. 6Come possesso poi della città assegnerete un tratto di cinquemila cubiti di larghezza per venticinquemila di lunghezza, parallelo alla parte assegnata al santuario: apparterrà a tutta la casa d’Israele. 7Al principe sarà assegnato un possesso di qua e di là della parte sacra e del territorio della città, al fianco della parte sacra offerta e al fianco del territorio della città, a occidente fino all’estremità occidentale e a oriente fino al confine orientale, per una lunghezza uguale a ognuna delle parti, dal confine occidentale fino a quello orientale. 8Questa sarà la sua terra, il suo possesso in Israele e così i miei prìncipi non opprimeranno il mio popolo, ma lasceranno la terra alla casa d’Israele, alle sue tribù. 9Così dice il Signore Dio: Basta, prìncipi d’Israele, basta con le violenze e le rapine! Agite secondo il diritto e la giustizia; eliminate le vostre estorsioni dal mio popolo. Oracolo del Signore Dio. 10Abbiate bilance giuste, efa giusta, bat giusto. 11L’efa e il bat saranno della medesima misura, in modo che il bat e l’efa contengano un decimo di homer; la loro misura sarà in relazione all’homer. 12Il siclo sarà di venti ghera: venti sicli, venticinque sicli e quindici sicli saranno la vostra mina. 13Questa sarà l’offerta che voi preleverete: un sesto di efa per ogni homer di frumento e un sesto di efa per ogni homer di orzo. 14Norma per l’olio – che si misura con il bat – è un decimo di bat per ogni kor. Dieci bat corrispondono a un homer, perché dieci bat formano un homer. 15Dal gregge, dai prati fertili d’Israele, una pecora ogni duecento. Questa sarà data per le oblazioni, per gli olocausti, per i sacrifici di comunione, in espiazione per loro. Oracolo del Signore Dio. 16Tutta la popolazione del paese dovrà prelevare quest’offerta per il principe d’Israele. 17A carico del principe saranno gli olocausti, le oblazioni e le libagioni nelle solennità, nei noviluni e nei sabati, in tutte le feste della casa d’Israele. Egli provvederà per il sacrificio per il peccato, l’oblazione, l’olocausto e il sacrificio di comunione per l’espiazione della casa d’Israele. 18Così dice il Signore Dio: Il primo giorno del primo mese, prenderai un giovenco senza difetti e purificherai il santuario. 19Il sacerdote prenderà il sangue della vittima del sacrificio per il peccato e lo metterà sugli stipiti del tempio e sui quattro angoli dello zoccolo dell’altare e sugli stipiti delle porte del cortile interno. 20Lo stesso farà il sette del mese per chi abbia peccato per errore o per ignoranza: così purificherete il tempio. 21Il quattordici del primo mese sarà per voi la Pasqua, festa d’una settimana di giorni: si mangerà pane azzimo. 22In quel giorno il principe offrirà, per sé e per tutta la popolazione del paese, un giovenco in sacrificio per il peccato; 23nei sette giorni della festa offrirà in olocausto al Signore sette giovenchi e sette montoni, senza difetti, in ognuno dei sette giorni, e un capro in sacrificio per il peccato, ogni giorno. 24In oblazione offrirà un’efa per giovenco e un’efa per montone, con un hin di olio per ogni efa. 25Il quindici del settimo mese, alla festa, farà altrettanto per sette giorni, per i sacrifici per il peccato, per gli olocausti, le oblazioni e l’olio.

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Approfondimenti

Divisione del paese 45,1-46,24 Continuando nel suo discorso, JHWH designa gli spazi destinati alle varie categorie, di sacerdoti e leviti, del principe d'Israele, della comunità in genere, e dà pure altre prescrizioni

45,1-8. Al centro dell'altipiano ideale di Sion c'è il complesso del tempio di JHWH, un quadrato di 500 canne (= m 1.550 ca.), recintato da una striscia di terreno larga 50 cubiti (= m 25,250): la parte più alta e preziosa (42, 15-20). Attorno ad esso, un primo rettangolo di 25.000 canne (= km 78.750) per 10.000 (= km 31,50), destinati ai sacerdoti sadociti per le loro dimore e per i pascoli dei loro greggi; parallelo ad esso, verso il nord, un secondo rettangolo di 25.000 canne per 10.000 è per la classe dei leviti che vi costruiranno le loro case: sarà a loro uso. Delle due zone, sacerdoti e leviti ne avranno l'usufrutto; ma ne resterà proprietario il Signore (44,28; Dt 10,9). Un terzo rettangolo di 25.000 canne per 5.000 (= km 15.750) si stende, verso il sud, lasciato in uso comune per tutta la gente d'Israele, con in mezzo la nuova città, di cui si parlerà in 48, 15-17. In tutto risulterà un grande quadrato di 25.000 canne per 25.000; ai suoi due lati, orientale e occidentale, per la larghezza di 25.000 canne, una vasta estensione di terreno apparterrà al principe d'Israele (v. 8). Una sistemazione saggia, che eviterà i soprusi e le violenze del passato: i governanti non avranno più motivo di angariare il popolo. Un buon ordinamento dei diritti e dei doveri di ogni classe sociale crea rispetto e concordia tra i singoli cittadini: è la meta dell'alleanza di pace del Dio d'Israele (34, 29-31; 37, 26s.).

45,9-17. Viene ricordato, a questo proposito, l'impegno di tutti a trattare gli altri con sincerità, come, ad es., nel commercio e nelle prestazioni stabilite per il tempio: usare l'efa (per i solidi: grano, orzo) e il bat (per i liquidi), del valore di ca. 135, sempre come un decimo del comer; e il siclo, come 20 ghere (1 ghera d'argento = gr 14,200), e la mina, come 60 sicli (20+25+15: v. 12). Secondo tali misure si presenteranno i dovuti contributi al principe, che a sua volta curerà le oblazioni e gli olocausti comunitari nelle varie solennità.

45,18-25. Quanto aisingoli sacrifici, ecco le modalità: nel 1° giorno dell'anno (richiamo alla creazione del cosmo), cioè del mese di Nisan (marzo-aprile), si offrirà un giovenco senza alcuna macchia per la purificazione del tempio, versandone il sangue presso la porta del santuario, l'altare e la porta dell'atrio interno. Lo stesso si farà il giorno di quel mese per le espiazioni di tutte le trasgressioni piuttosto involontarie del popolo. Il 14 di Ni-san, in ricordo dell'uscita dall'Egitto, inizia la celebrazione della Pasqua. Da allora si mangerà pane azzimo; in quel primo giorno il principe offrirà un giovenco in espiazione dei peccati suoi e del popolo, e per ognuno dei 7 giorni successivi un olocausto di 7 giovenchi e 7 arieti e il sacrificio espiatorio di un capro, con l'aggiunta di un'efa di farina e di un hin (sesto di bat) di olio. Lo stesso si praticherà il 15° giorno del 7° mese (settembre-ottobre) per la durata di 7 giorni (ricorreva la festa delle Capanne, in ricordo della dimora nel deserto sinaitico, prima dell'ingresso in Canaan). Il popolo eletto dovrà rivivere la memoria delle grandi gesta salvifiche compiute da JHWH nelle vicende della sua storia. Le prescrizioni suggerite sono, in molti punti, diverse da quelle date nella torah mosaica: vogliono simboleggiare l'esattezza e la generosità delle prestazioni cultuali a lode dell'Altissimo.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Il nuovo culto

Nuove disposizioni cultuali 1Mi condusse poi alla porta esterna del santuario rivolta a oriente; essa era chiusa. 2Il Signore mi disse: «Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c’è passato il Signore, Dio d’Israele. Perciò resterà chiusa. 3Ma il principe, in quanto principe, siederà in essa per cibarsi davanti al Signore; entrerà dal vestibolo della porta e di lì uscirà». 4Poi mi condusse per la porta settentrionale, davanti al tempio. Guardai, ed ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio. Caddi con la faccia a terra 5e il Signore mi disse: «Figlio dell’uomo, sta’ attento, osserva bene e ascolta quanto io ti dirò sui regolamenti riguardo al tempio e su tutte le sue leggi; sta’ attento a come si entra nel tempio da tutti gli accessi del santuario. 6Riferirai a quei ribelli, alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Troppi sono stati per voi gli abomini, o casa d’Israele! 7Avete introdotto figli stranieri, non circoncisi di cuore e non circoncisi di carne, perché stessero nel mio santuario e profanassero il mio tempio, mentre mi offrivate il mio cibo, il grasso e il sangue, infrangendo così la mia alleanza con tutti i vostri abomini. 8Non vi siete presi voi la cura delle mie cose sante ma, al vostro posto, avete affidato loro la custodia del mio santuario. 9Così dice il Signore Dio: Nessuno straniero, non circonciso di cuore, non circonciso di carne, entrerà nel mio santuario, nessuno di tutti gli stranieri che sono in mezzo ai figli d’Israele. 10Anche i leviti, che si sono allontanati da me nel traviamento d’Israele e hanno seguito i loro idoli, sconteranno la propria iniquità; 11serviranno nel mio santuario come guardie delle porte del tempio e come servi del tempio; sgozzeranno gli olocausti e le vittime per il popolo e staranno davanti ad esso pronti al suo servizio. 12Poiché l’hanno servito davanti ai suoi idoli e sono stati per la casa d’Israele occasione di peccato, perciò io ho alzato la mano su di loro – oracolo del Signore Dio – ed essi sconteranno la loro iniquità. 13Non si avvicineranno più a me per esercitare il sacerdozio e per accostarsi a tutte le mie cose sante e santissime, ma sconteranno la vergogna e gli abomini che hanno compiuto. 14Affido loro la custodia del tempio e ogni suo servizio e qualunque cosa da compiere in esso. 15I sacerdoti leviti figli di Sadoc, che hanno osservato le prescrizioni del mio santuario quando i figli d’Israele si erano allontanati da me, si avvicineranno a me per servirmi e staranno davanti a me per offrirmi il grasso e il sangue. Oracolo del Signore Dio. 16Essi entreranno nel mio santuario e si avvicineranno alla mia tavola per servirmi e custodiranno le mie prescrizioni. 17Quando entreranno dalle porte del cortile interno, indosseranno vesti di lino; non porteranno alcun indumento di lana, durante il loro servizio alle porte del cortile interno e nel tempio. 18Porteranno in capo turbanti di lino e avranno calzoni di lino sui fianchi: non si cingeranno con indumenti che fanno sudare. 19Quando usciranno nel cortile esterno verso il popolo, si toglieranno le vesti con le quali hanno officiato e le deporranno nelle stanze del santuario: indosseranno altre vesti per non comunicare con esse la consacrazione al popolo. 20Non si raderanno il capo né si lasceranno crescere la chioma, ma avranno i capelli normalmente tagliati. 21Nessun sacerdote berrà vino quando dovrà entrare nel cortile interno. 22Non prenderanno in sposa una vedova né una ripudiata, ma solo una vergine della stirpe d’Israele: potranno sposare però una vedova, se è la vedova di un sacerdote. 23Indicheranno al mio popolo ciò che è sacro e ciò che è profano, e gli insegneranno ciò che è impuro e ciò che è puro. 24Nelle liti essi saranno i giudici e decideranno secondo le mie norme. In tutte le mie feste osserveranno le mie leggi e i miei regolamenti e santificheranno i miei sabati. 25Nessuno di essi si avvicinerà a un cadavere per non rendersi impuro, ma potrà rendersi impuro per il padre, la madre, un figlio, una figlia, un fratello o una sorella non maritata: 26dopo essersi purificato, gli si conteranno sette giorni 27e quando egli rientrerà nel luogo santo, nel cortile interno per servire nel santuario, offrirà il suo sacrificio per il peccato. Oracolo del Signore Dio. 28Essi non avranno alcuna eredità: io sarò la loro eredità. Non sarà dato loro alcun possesso in Israele: io sono il loro possesso. 29Saranno loro cibo le oblazioni, i sacrifici per il peccato, i sacrifici di riparazione; apparterrà loro quanto è stato votato allo sterminio in Israele. 30La parte migliore di tutte le vostre primizie e ogni specie di tributo da voi offerto apparterranno ai sacerdoti: così darete al sacerdote le primizie dei vostri macinati, per far scendere la benedizione sulla vostra casa. 31I sacerdoti non mangeranno la carne di alcun animale morto di morte naturale o sbranato, di uccelli o di altri animali.

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Approfondimenti

Il nuovo culto 44,1-46,24 Vengono date le norme del nuovo culto (44,2-31), e vengono assegnati gli spazi abitabili per sacerdoti e leviti, per il principe della comunità (cc. 45-46).

Nuove disposizioni cultuali 44,1-31 1-3. Angelo guida e profeta si ritrovano, per la 3° volta, dinanzi alla porta orientale del recinto esterno (40,6; 41,1). Ora la vedono chiusa e la guida spiega: «Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c'è passato il Signore» (v. 2). Vi si potrà accostare solo il futuro principe della gente d'Israele (che ormai si chiamerà naśî' «chi è in alto», e non melek «re»: 34,24), giungendovi però dal vestibolo dell'atrio esterno, per consumarvi le carni offerte al Signore (43,27), uscendone poi per la stessa via. È noto che alcuni Padri hanno visto in tale disposizione un simbolo della perpetua verginità della madre di Gesù, senza che tuttavia si possa arguire dalle loro affermazioni un significato biblico oggettivo. Qualcosa di simile riscontriamo negli antichi palazzi orientali: vi erano dei posti riservati ai re o eroi: nessun altro vi poteva accedere o transitare (Sal 24,7-10).

4-9. Condotto attraverso la porta settentrionale dell'atrio esterno, il profeta è fatto entrare nell'atrio interno di fronte al portico del santuario: rivede la gloria e, caduto faccia a terra, riode la voce dell'Altissimo: «il Signore mi disse» (v. 5). Viene qui richiesta una nuova attenzione, perché possa riferire con esattezza le norme che gli verranno segnalate. Queste assumono un rilievo particolare nel contesto della visione (v. 6). Nel passato si è permesso di accostarsi al santuario a gente profana: «non circoncisi di cuore e non circoncisi di carne» (v. 7). Ci si riferisce probabilmente a quei non ebrei prigionieri di guerra o semplici immigrati, che venivano adibiti per i servizi più umili del tempio, come trasportare l'acqua, la legna e le vittime per il sacrificio, e avevano così l'occasione di assistere all'offerta delle cose sacre al Dio d'Israele. «cibo, grasso, sangue» (v. 7b) erano i doni più preziosi che si presentavano dai sacerdoti sull'altare: la loro sacralità veniva contaminata dalla presenza di quegli stranieri incirconcisi. Ormai nel nuovo tempio si sarebbe dovuto prestare il culto più puro; doveva essere tenuto lontano qualsiasi ombra di difetto, sia rituale (mancanza di circoncisione fisica “segno di consacrazione a JHWH”: Gn 17,10s.), sia morale (mancanza di circoncisione del cuore, cioè di docilità ai divini precetti: Ger 4,4).

10-14. Al posto dei servi laici dovranno subentrare unicamente gli appartenenti alla tribù di Levi, come era già stato stabilito dal tempo di Mosè (Nm 18,1-7). Ad essi sono demandate la manutenzione del santuario, la custodia del suo accesso, e le prestazioni preparatorie dei sacrifici (sgozzare e ripulire le vittime, cfr. 40,39). Alcuni di loro nel periodo preesilico partecipavano alle funzioni più alte “sacerdotali”, come deporre le vittime sull'altare, offrire gli olocausti e l'incenso, cibarsi dei sacrifici d'espia-zione (Lv 6, 18-20). Erano una parte dei discendenti di Aronne, cioè quelli della famiglia di Ebiatar. Ma poiché, dopo la divisione delle 12 tribù del tempo di Geroboamo, essi si macchiarono di idolatria e «furono per la gente d'Israele occasione di peccato» (v. 12), nel tempio rinnovato saranno retrocessi e accomunati alla massa degli altri leviti: dovranno così espiare la loro colpa, servendo in quegli uffici umili e tenendosi a distanza dai luoghi più venerandi. Saranno di monito per chi osasse trasgredire le supreme leggi del culto divino (v. 12b).

15-22. Resteranno invece incaricati delle mansioni puramente sacerdotali i soli sadociti, i discendenti levitici cioè di quel capo-sacerdote, Zadok, che si dimostrò fedele alla legittima dinastia davidica (1Re 2,2-35), e al retto culto del tempio di Sion (vv. 15s.). A loro saranno riservati la presentazione delle vittime e del loro sangue sull'altare, l'accesso vicino al Santo dei Santi, la proposizione del pane e l'accensione delle lampade sulla mensa sacra. Ma per essi vengono prescritte norme particolari, affinché l'adempimento del loro ufficio sia il più perfetto possibile. Dovendosi accostare al santuario, indosseranno abiti di lino; eviteranno così il sudore causato dai soliti indumenti di lana e si terranno fisicamente più mondi. Anche il turbante e la biancheria intima saranno di lino, per la medesima ragione (v. 17-18). Terminato poi il servizio sacro, deporranno nelle apposite stanze quegli abiti, usandone altri, per non comunicare la loro sacralità ai profani e obbligarli così a rituali purificazioni (Lv 21,12; 22,14-16). Non porteranno capelli lunghi (i capelli, ritenuti sacri, se lasciati crescere troppo, potevano essere esposti a necessarie purificazioni), né si raderanno la testa (si radeva la testa e si lasciava crescere i capelli chi era in lutto: Ez 7,18; Is 22,12). Era loro proibito bere vino quando dovevano entrare in servizio: per l'esercizio del sacro ministero occorreva limpidezza di mente e serenità di spirito. Si proibiva poi a tutti i sacerdoti di Zadok quel che il Levitico (Lv 21,13s.) prescriveva per il solo sommo sacerdote, sposare cioè una vedova qualsiasi o una ripudiata o una non israelita: un gradino di più nella santità matrimoniale (v. 22).

23-27. Le altre norme richiamano quelle già sancite dalla legge mosaica: il compito di istruire il popolo sui precetti morali e rituali, “distinguere fra il sacro e il profano” (22,26; Dt 19,17), di dirimere imparzialmente le liti, di santificare il sabato e le altre solennità, di non contaminarsi accostandosi a qualche cadavere (a meno che non sia di qualche parente stretto, che poi esigerà la purificazione), o cibandosi di animali morti (Lv 22,8): la morte originata dalla colpa dell'umanità contamina ritualmente ogni fedele, ma particolarmente i ministri del Signore della vita (Lv 21, 1-4; Nm 19,11).

28-31. Consacrati interamente all'onore di JHWH, saranno sostentati dalle principali offerte sacre del suo altare. Non avranno alcun possesso ereditario nel territorio del popolo ebraico: loro tonte di energia sarà il Dio vivente. In particolare vengono designate le parti loro spettanti dei sacrifici e dei doni presentati al Signore: le semplici offerte di animali, le oblazioni, le vittime di espiazione per colpe sia morali che rituali, le vittime per ammenda di qualche danno (Lv 7,6; Nm 19,8), il meglio delle primizie dei campi, e tutto ciò che era stato votato al Signore (kol-hērem, v. 29: da hrm «separare, riservare»; per sé: «ciò che è separato da tutto» a causa della sua corruzione o abominazione, ovvero a causa della sua completa dedicazione a Dio; qui è preso in questo secondo senso). I sacerdoti divengono così testimonianza radicale della santità divina: esseri consegnati al Dio trascendente e alimentati solo dalla sua gloria!

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Ritorno della gloria e nuovo altare 1Mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente 2ed ecco che la gloria del Dio d’Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria. 3La visione che io vidi era simile a quella che avevo visto quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo visto presso il fiume Chebar. Io caddi con la faccia a terra. 4La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente. 5Lo spirito mi prese e mi condusse nel cortile interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio. 6Mentre quell’uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava 7e mi diceva: «Figlio dell’uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo ai figli d’Israele, per sempre. E la casa d’Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro stele, 8collocando la loro soglia accanto alla mia soglia e i loro stipiti accanto ai miei stipiti, con un semplice muro fra me e loro; hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commesso, perciò li ho distrutti con ira. 9Ma d’ora in poi essi allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo a loro per sempre. 10Tu, figlio dell’uomo, descrivi questo tempio alla casa d’Israele, perché arrossiscano delle loro iniquità; ne misurino la pianta 11e, se si vergogneranno di quanto hanno fatto, manifesta loro la forma di questo tempio, la sua disposizione, le sue uscite, i suoi ingressi, tutti i suoi aspetti, tutti i suoi regolamenti, tutte le sue forme e tutte le sue leggi: mettili per iscritto davanti ai loro occhi, perché osservino tutte queste leggi e tutti questi regolamenti e li mettano in pratica. 12Questa è la legge del tempio: alla sommità del monte, tutto il territorio che lo circonda è santissimo; ecco, questa è la legge del tempio». 13Queste sono le misure dell’altare in cubiti, ciascuno di un cubito e un palmo. La base era di un cubito di altezza per un cubito di larghezza: il suo bordo intorno era un palmo. Tale lo zoccolo dell’altare. 14Dalla base che posava a terra fino alla piattaforma inferiore vi erano due cubiti di altezza e un cubito di larghezza: dalla piattaforma piccola alla piattaforma più grande vi erano quattro cubiti di altezza e un cubito di larghezza. 15Il focolare era di quattro cubiti e sul focolare vi erano quattro corni. 16Il focolare era dodici cubiti di lunghezza per dodici di larghezza, cioè quadrato. 17La piattaforma superiore era un quadrato di quattordici cubiti di lunghezza per quattordici cubiti di larghezza, con un orlo intorno di mezzo cubito, e la base, intorno, di un cubito: i suoi gradini guardavano a oriente. 18Egli mi disse: «Figlio dell’uomo, così dice il Signore Dio: Queste sono le leggi dell’altare, quando verrà costruito per offrirvi sopra l’olocausto e aspergervi il sangue. 19Ai sacerdoti leviti della stirpe di Sadoc, che si avvicineranno a me per servirmi, tu darai – oracolo del Signore Dio – un giovenco per il sacrificio per il peccato. 20Prenderai di quel sangue e lo spanderai sui quattro corni dell’altare, sui quattro angoli della piattaforma e intorno all’orlo. Così lo purificherai e ne farai l’espiazione. 21Prenderai poi il giovenco del sacrificio per il peccato e lo brucerai in un luogo appartato del tempio, fuori del santuario. 22Il secondo giorno offrirai, per il peccato, un capro senza difetto e farai la purificazione dell’altare come hai fatto con il giovenco. 23Terminato il rito della purificazione, offrirai un giovenco senza difetti e un montone del gregge senza difetti. 24Tu li offrirai al Signore e i sacerdoti getteranno il sale su di loro, poi li offriranno in olocausto al Signore. 25Per sette giorni sacrificherai per il peccato un capro al giorno e verrà offerto anche un giovenco e un montone del gregge senza difetti. 26Per sette giorni si farà l’espiazione dell’altare e lo si purificherà e consacrerà. 27Finiti questi giorni, dall’ottavo in poi, i sacerdoti immoleranno sopra l’altare i vostri olocausti, i vostri sacrifici di comunione e io vi sarò propizio». Oracolo del Signore Dio.

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Approfondimenti

Ritorno della gloria e nuovo altare 43,1-27 Osservate le disposizioni del nuovo tempio, i due visitatori tornano al punto di partenza, di fronte alla porta del primo recinto, che guarda a oriente (40,6). Sempre in estasi (43,3), il veggente assiste a un grande evento, il rientro della gloria di JHWH nella sua risorta dimora (vv. 1-12), e, quasi a complemento delle indicazioni precedenti (cc. 40-42), contempla il modello del nuovo altare (vv. 13-27).

1-12. La gloria di Dio che si era allontanata dal suo santuario, uscendo verso est (10,18s.; 11,22s.), adesso ritorna dall'est dirigendosi verso l'interno attraverso la porta orientale. La sua fulgente configurazione era esattamente come quella vista dal profeta presso la riva del Chebar (1,1-28) e poi al momento della distruzione del tempio (10,1-22). Un grande bagliore si diffondeva sul monte e intorno risuonava un enorme fragore, come quello di immense acque. Il profeta, come presso il Chebar, si prostra al suolo nell'atteggiamento di chi ha già concepito la più grande riverenza per il Dio santissimo dimorante nei cieli e in quel suo magnifico edificio (Is 6,3-5). Ancora una volta viene sollevato dalla rûah e trasportato nell'atrio interno (v. 5), dove può ammirare l'espandersi della nube della gloria nel suo santuario; e da lì una voce risuona. Non era quella dell'angelo che gli stava sempre accanto, ma di Uno che lo interpella come dallo splendido carro del Chebar (1,28): gli dichiara anzitutto che il nuovo tempio, in cui saranno attuate le norme della più perfetta santità, sarà la sede della sua suprema maestà (v. 7). Cesserà allora ogni pericolo di profanazione del nome e della santità divina, quale si era compiuta nel passato per via dei culti paganeggianti entro lo stesso tempio (8,5-17; 22,3-8), o nelle immediate vicinanze (la reggia costruita attorno al santuario, piena di stele e are idolatriche, peger, nel senso di “oggetti idolatrici”, anziché di “cadaveri”): causa del loro grande castigo, per cui «li ho distrutti con ira» (v. 8). A tale scopo viene ribadito a Ezechiele di mettere diligentemente in iscritto tutta la serie delle nuove sezioni e misure del recinto sacro e poi tutte le prescrizioni che ne regolino l'accesso e le pratiche cultuali, affinché i suoi concittadini provino vivo pentimento e vi si adeguino ora con la loro condotta: temi già delineati in oracoli precedenti: sentire confusione e dispiacere per i gravi errori commessi (16,60-63; 20,43s.; 36,31s.), al confronto con le nuove esperienze.

13-17. In un intermezzo gli è mostrato il modello del nuovo altare (v. 13). Sorge su una base alta ca. 50 cm, con un bordo di ca. 8 cm all'intorno per il deflusso del sangue proveniente dall'alto. Sulla base si eleva una piattaforma, alta ca. 100 cm con una sporgenza larga 50 cm; su di essa una 2ª piattaforma alta 2 m con una sporgenza di 50 cm; su quest'ultima, la 3ª piattaforma alta anch'essa 2 m, chiamata 'arîēl o «focolare»: era un quadrato di m 6,30 per lato; mentre la piattaforma sottostante misurava ca. m 7,30 per lato. Ai 4 angoli sporgevano 4 specie di «corni», forse residui di antiche stele che si erigevano in luoghi sacri e si consideravano dotati di speciale santità.

18-27. Riprende quindi a parlare JHWH (v. 18). Vengono indicati i riti per la consacrazione dell'altare posto al centro dell'atrio interno. Per 7 giorni si immoleranno giovenchi e montoni senza difetti e se ne verserà il sangue sugli angoli delle piattaforme e sul bordo della base. Tutto il materiale veniva così liberato da ogni contaminazione («espiazione»), e «purificato» e reso adatto al culto divino (“santificazione” –“consacrazione”) (vv. 20.26). Vengono determinate le vittime per i singoli giorni: un giovenco per il primo giorno, che sarà poi offerto in olocausto fuori del tempio, quasi a consumare ogni profanazione riversata in esso (v. 21); per gli altri 6 giorni un capro, immolato per la purificazione, mentre un giovenco e un montone, aspersi col sale, saranno offerti in olocausto (vv. 22-25). Dall'ottavo giorno in poi si potranno offrire sacrifici graditi a Dio (v. 27). Tale consacrazione sarà compito di sacerdoti leviti della stirpe di Zadok, i veri prescelti del Signore (40,46; 44,15), non di ogni discendente di Aronne (Dt 18, 3-6). Gli esegeti notano anche in questa cerimonia molte differenze con le prescrizioni dell'Esodo (Es 29,11.36), del Levitico (Lv 8,15.18-31), del Deuteronomio (Dt 18,3-6). Le indicazioni di Ezechiele non pretendono di essere normative, ma mirate solo a suscitare il massimo di attenzione e di rispetto per il culto divino da parte del nuovo Israele.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Fabbricati annessi 1Allora mi fece uscire nel cortile esterno dal lato settentrionale e mi condusse all’appartamento che sta di fronte allo spazio libero prospiciente l’edificio verso settentrione. 2Nella facciata aveva una lunghezza di cento cubiti, verso settentrione, e cinquanta cubiti di larghezza. 3Di fronte ai venti cubiti del cortile interno e di fronte al lastricato esterno, vi era un porticato davanti a un altro porticato a tre piani; 4davanti alle stanze c’era un corridoio di dieci cubiti di larghezza per cento di lunghezza: gli ingressi delle stanze guardavano a settentrione. 5Le stanze superiori erano più strette delle inferiori e intermedie, perché i porticati occupavano parte dello spazio. 6Erano a tre piani, ma non avevano colonne come quelle degli altri, e perciò le stanze superiori erano più strette rispetto a quelle intermedie e a quelle inferiori. 7Il muro esterno parallelo alle stanze, dal lato del cortile esterno, aveva, davanti alle stanze, una lunghezza di cinquanta cubiti. 8Infatti la lunghezza delle stanze del cortile esterno era di cinquanta cubiti, mentre dal lato dell’aula era di cento cubiti. 9In basso le stanze avevano l’ingresso rivolto verso oriente, entrando dal cortile esterno, 10sulla larghezza del muro del cortile. A mezzogiorno, di fronte allo spazio libero e all’edificio, c’erano stanze 11e, davanti ad esse, un passaggio simile a quello delle stanze poste a settentrione: la lunghezza e la larghezza erano uguali a quelle, come anche le varie uscite e le loro disposizioni. Come gli ingressi di quelle, 12così erano gli ingressi delle stanze che davano a mezzogiorno; un ingresso era al principio dell’ambulacro, lungo il muro corrispondente a oriente di chi entra. 13Egli mi disse: «Le stanze a settentrione e quelle a mezzogiorno, di fronte allo spazio libero, sono le stanze sacre, dove i sacerdoti che si accostano al Signore mangeranno le cose santissime: ivi riporranno le cose santissime, le oblazioni e le vittime di espiazione e di riparazione, perché santo è questo luogo. 14Quando i sacerdoti vi saranno entrati, non usciranno dal luogo santo verso il cortile esterno, ma deporranno là le loro vesti con le quali hanno prestato servizio, perché esse sono sante: indosseranno altre vesti e così si avvicineranno al luogo destinato al popolo». 15Quando ebbe terminato di misurare l’interno del tempio, egli mi condusse fuori per la porta che guarda a oriente, e misurò la cinta intorno. 16Misurò il lato orientale con la canna da misura: era cinquecento canne, in canne da misura, all’intorno. 17Misurò il lato settentrionale: era cinquecento canne, in canne da misura, all’intorno. 18Misurò il lato meridionale: era cinquecento canne, in canne da misura. 19Si volse al lato occidentale: misurò cinquecento canne, in canne da misura. 20Da quattro lati egli misurò il tempio; aveva intorno un muro lungo cinquecento canne e largo cinquecento, per separare il sacro dal profano.

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Approfondimenti

Fabbricati annessi 42,1-20 Dal portico nord dell'atrio interno l'angelo conduce il profeta verso un nuovo complesso di camere: si trova a sinistra di chi esce dal santuario e parallelo a questo; consta di stanze disposte in tre piani con portici rivolti verso il lato nord: si dispongono per la lunghezza di 52,50 m quanto è lungo tutto il santuario con una larghezza a pian terreno di m 10,5. Dinanzi ad esse c'è un corridoio largo m 5,25 e lungo m 52,50. Parallelamente a questo corridoio si allineano per m 25,25 altri tre piani di stanze uguali alle precedenti. Da notare che qui le stanze superiori erano più corte di quelle inferiori a causa dei loro portici che riducevano gli spazi. Vi si poteva accedere da un ingresso aperto verso il lato orientale (v. 9). Stesse camere e stessa posizione e misure si trovavano nel lato meridionale, cioè a destra di chi esce dal santuario (vv. 10-12).

L'angelo spiega (vv. 13-20) che quelle stanze serviranno ai sacerdoti: per consumarvi le parti più sacre, e precisamente le porzioni loro spettanti (oblazioni incruente di vegetali, farina, olio: Lv 2,1-3) dei sacrifici d'espiazione (per colpe che non ledevano i diritti di altri: Lv 6,17-22), dei sacrifici di riparazione (per colpe con danni di altri: Lv 5,14ss.); per deporvi le vesti sacre adoperate nel culto: i ministri dell'altare non potranno uscire dal santuario se non indossando altri abiti, perché non contaminino il sacro col profano (v. 14).

A conclusione, angelo e profeta si portano fuori del recinto esterno è misurano il lungo muro che circonda tutti gli edifici sacri: un quadrato di 500 canne, cioè di m 1.570 ca. per lato.

Dimensioni e posizione dei luoghi riservati al culto dovevano ispirare ai futuri ministri e agli stessi fedeli una somma venerazione per JHWH e la più sincera rettitudine di vita: recinto previo di tutto il complesso (40,5), primo atrio “esterno” a 7 gradini di altezza (40,22), secondo atrio “interno” a 8 gradini di altezza (40,34), uno spazio di forma quadrata, dedicato alle aule più sacre, il vestibolo, il “Santo”, il “Santo dei santi” (anch'esso un quadrato), elevato sull'atrio interno di 10 gradini; vittime purificate già prima di entrare nel luogo santo (40,38-43); sacerdoti della stirpe integra di Zadok, che non possono uscire dal santuario con le stesse vesti adibite per il sacrificio (42,14), adoratori che dovranno attraversare più spazi recintati (i vari vestiboli e cortili) prima di essere ammessi nelle vicinanze del santuario (42,15-20). Tutto ha un significato simbolico: inculcare il massimo rispetto interiore ed esteriore per il Dio trascendente che abita in mezzo al suo popolo, nella sua nuova santissima dimora!

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Il santuario 1M’introdusse poi nell’aula e misurò i pilastri: erano larghi sei cubiti da una parte e sei cubiti dall’altra. 2L’ingresso era largo dieci cubiti e i lati dell’ingresso cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall’altra. Misurò quindi l’aula: era lunga quaranta cubiti e larga venti. 3Andò poi nell’interno e misurò i pilastri dell’ingresso, due cubiti, e l’ingresso, sei cubiti; la larghezza dell’ingresso era di sette cubiti. 4Ne misurò ancora la lunghezza, venti cubiti e la larghezza, davanti all’aula, venti cubiti; poi mi disse: «Questo è il Santo dei Santi». 5Misurò poi il muro del tempio, sei cubiti; poi la larghezza dell’edificio laterale, quattro cubiti, intorno al tempio. 6Le celle laterali erano una sull’altra, trenta per tre piani. Per le celle all’intorno, c’erano, nel muro del tempio, delle rientranze in modo che fossero collegate fra loro, ma non collegate al muro del tempio. 7Salendo da un piano all’altro l’ampiezza delle celle aumentava, perciò la costruzione era più larga verso l’alto. Dal piano inferiore si poteva salire al piano di mezzo e da questo a quello più alto. 8Io vidi intorno al tempio un’elevazione. I basamenti dell’edificio laterale erano di una canna intera di sei cubiti. 9La larghezza del muro esterno dell’edificio laterale era di cinque cubiti, come quella dello spazio rimanente. Fra l’edificio laterale del tempio 10e le stanze c’era una larghezza di venti cubiti intorno al tempio. 11Gli ingressi dell’edificio laterale rimanevano sullo spazio libero; un ingresso dava a settentrione e uno a mezzogiorno. Lo spazio libero era di cinque cubiti tutt’intorno. 12La costruzione che era di fronte allo spazio libero sul lato occidentale, aveva settanta cubiti di larghezza; il muro della costruzione era tutt’intorno dello spessore di cinque cubiti, la sua lunghezza di novanta cubiti. 13Poi misurò il tempio: lunghezza cento cubiti; lo spazio libero, l’edificio e le sue mura, anch’essi cento cubiti. 14La larghezza della facciata del tempio con lo spazio libero a oriente, cento cubiti. 15Misurò ancora la larghezza dell’edificio di fronte allo spazio libero nella parte retrostante, con le gallerie di qua e di là: era cento cubiti. L’interno dell’aula, il suo vestibolo, 16gli stipiti, le finestre a grate e le gallerie attorno a tutti e tre, a cominciare dalla soglia, erano rivestiti di tavole di legno, tutt’intorno, dal pavimento fino alle finestre, che erano velate. 17Dall’ingresso, dentro e fuori del tempio e su tutte le pareti interne ed esterne erano dipinti 18cherubini e palme. Fra cherubino e cherubino c’era una palma; ogni cherubino aveva due aspetti: 19aspetto d’uomo verso una palma e aspetto di leone verso l’altra palma, effigiati intorno a tutto il tempio. 20Da terra fin sopra l’ingresso erano disposti cherubini e palme sulle pareti del santuario. 21Gli stipiti dell’aula erano quadrangolari. Davanti al santuario c’era come 22un altare di legno, alto tre cubiti, due cubiti di lunghezza e due di larghezza. Gli angoli, la base e i lati erano di legno. Mi disse: «Questa è la tavola che sta davanti al Signore». 23L’aula e il santuario avevano due porte ciascuno. 24Ogni porta aveva due battenti girevoli: due per una porta e due per l’altra. 25Sulle porte erano dipinti cherubini e palme come sulle pareti: una cancellata di legno era sulla facciata del vestibolo all’esterno. 26Finestre e grate e palme erano da tutt’e due le parti, ai lati del vestibolo, alle celle annesse al tempio e alle ali laterali.

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Approfondimenti

Il santuario 40,48-41,26 41,1-4. Attraversato il vestibolo, viene misurato il hê-kāl (etimologicamente dal sumerico E-Gal che significa «grande casa») chiamato anche «il Santo» (qādôš) antistante alla cella più intima: vi si accede tra due enormi pilastri (spessore m 3,15) che sostengono una porta larga m 5,50; grandezza del «Santo»: m 21 x 10,5. Quindi la guida celeste entra da sola nel «Santissimo» (qōdeš haqqodāšîim, lett. «Santo dei santi», un superlativo), detto anche d'bîr, completamente al buio e dopo la distruzione del 587 a.C. vuoto, ritenuto dimora del Dio altissimo, JHWH: era un quadrato di m 10,5 per lato, la cui porta con lo stipite centrale era larga m 3,70 ca. Vi entrava una volta l'anno il sommo sacerdote per il giorno dell'Espiazione. Ezechiele, essendo semplice sacerdote, rimase fuori (10,6s.). A questo punto viene rotto il silenzio, che finora ha avvolto tutto l'itinerario, amplificando l'interiore riverenza dei due visitatori: «Questo (proclama l'angelo) è il Santo dei santi», cioè la veneranda abitazione del Dio tre volte santo (Is 6,1-3).

41,5-16. Viene poi misurato lo spessore del muro del santuario (m 3,15) e di un secondo muro che lo circonda a breve distanza (m 2,10). Fra i due muri vi sono tre piani, ciascuno con 30 piccole stanze, disposte in modo che poggiassero su delle sporgenze del muro del santuario, e non nello stesso muro (sempre per rispetto della sacralità), e le più alte risultassero più larghe delle altre. In questa fila di stanze si aprivano lateralmente due porte, una verso nord e una verso sud. Si notava infine un'altra serie di camere alla distanza di ca. 10 metri dal suddetto marciapiede, a nord e sud del santuario; e inoltre a ovest una grande costruzione rettangolare di m 47,30 x 36,70 con un muro spesso m 2,60. Questa prima tappa termina con una misurazione generale (vv. 13s.): tutto il tempio-santuario con le aree ad esso riservate (edificio, mura e spazio libero) risulta un grande quadrato, come il temenos mesopotamico dalla forma perfetta, di metri 2,30 per lato.

41,17-26. Il veggente può ancora osservare alcuni particolari. Le pareti interne del vestibolo e del santuario e le pareti interiori degli stipiti e delle finestre erano tutte ricoperte di legno, e fino all'altezza della porta erano dipinte con figure di palme e di cherubini, dal duplice aspetto di uomo nel viso e di leone nel corpo; ognuno di essi stava tra due palme. Dinanzi al Santo dei santi vi era una specie di altare di legno (alto m 1,60 x 1,5 di lunghezza e 1,5 di larghezza) con angoli e base di legno speciale, denominato dall'angelo «tavola che sta davanti al Signore» (v. 22), poiché vi si ponevano l'incenso e i pani di proposizione. Sul fronte del vestibolo vi era un'architrave di legno. Santo e Santo dei santi avevano una doppia porta con due battenti girevoli; anch'essi ornati di palme: tutti gli esseri rendono omaggio a JHWH.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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NUOVO TEMPIO E NUOVA TERRA

Descrizione del tempio

Gli atri 1Nell’anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell’anno, il dieci del mese, quattordici anni da quando era stata presa la città, in quel medesimo giorno, la mano del Signore fu sopra di me ed egli mi condusse là. 2In visione divina mi condusse nella terra d’Israele e mi pose sopra un monte altissimo, sul quale sembrava costruita una città, dal lato di mezzogiorno. 3Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino in mano e una canna per misurare. 4Quell’uomo mi disse: «Figlio dell’uomo: osserva e ascolta attentamente e fa’ attenzione a quanto io sto per mostrarti. Tu sei stato condotto qui perché io te lo mostri e tu poi manifesti alla casa d’Israele quello che avrai visto». 5Ed ecco, il tempio era tutto recinto da un muro. La canna per misurare che l’uomo teneva in mano era di sei cubiti, ciascuno di un cubito e un palmo. Egli misurò lo spessore del muro: era una canna, e l’altezza una canna. 6Poi andò alla porta che guarda a oriente, salì i gradini e misurò la soglia della porta; era una canna di larghezza. 7Ogni stanza misurava una canna di lunghezza e una di larghezza, da una stanza all’altra vi erano cinque cubiti: anche la soglia della porta dal lato del vestibolo della porta stessa, verso l’interno, era di una canna. 8Misurò il vestibolo della porta: 9era di otto cubiti; i pilastri di due cubiti. Il vestibolo della porta era verso l’interno. 10Le stanze della porta a oriente erano tre da una parte e tre dall’altra, tutt’e tre della stessa grandezza, come di una stessa misura erano i pilastri da una parte e dall’altra. 11Misurò la larghezza dell’apertura della porta: era di dieci cubiti; l’ampiezza della porta era di tredici cubiti. 12Davanti alle stanze vi era un parapetto di un cubito, da un lato e dall’altro; ogni stanza misurava sei cubiti per lato. 13Misurò poi la porta dal tetto di una stanza al suo opposto: la larghezza era di venticinque cubiti, da un’apertura all’altra. 14I pilastri li calcolò alti sessanta cubiti; dai pilastri cominciava il cortile che circondava la porta. 15Dalla facciata della porta d’ingresso alla facciata del vestibolo della porta interna vi era uno spazio di cinquanta cubiti. 16Le stanze e i pilastri avevano finestre con grate verso l’interno intorno alla porta, come anche vi erano finestre intorno che davano sull’interno del vestibolo. Sui pilastri erano disegnate delle palme. 17Poi mi condusse nel cortile esterno e vidi delle stanze e un lastricato costruito intorno al cortile; trenta erano le stanze lungo il lastricato. 18Il lastricato si estendeva ai lati delle porte per una estensione uguale alla larghezza delle porte stesse: era il lastricato inferiore. 19Misurò lo spazio dalla facciata della porta inferiore alla facciata della porta interna, erano cento cubiti a oriente e a settentrione. 20Poi misurò la lunghezza e la larghezza della porta che guarda a settentrione e conduce al cortile esterno. 21Le sue stanze, tre da una parte e tre dall’altra, i pilastri, il vestibolo avevano le stesse dimensioni della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 22Le finestre, il vestibolo e le palme avevano le stesse dimensioni di quelle della porta che guarda a oriente. Vi si accedeva per sette scalini: il vestibolo era davanti. 23Vi era una porta verso il cortile interno, di fronte alla porta settentrionale, come quella orientale; misurò la distanza fra porta e porta: erano cento cubiti. 24Mi condusse poi verso mezzogiorno: ecco una porta rivolta a mezzogiorno. Ne misurò i pilastri e il vestibolo: avevano le stesse dimensioni. 25Intorno alla porta, come intorno al vestibolo, vi erano finestre uguali alle altre finestre: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 26Vi si accedeva per sette gradini: il vestibolo stava verso l’interno. Sui pilastri, da una parte e dall’altra, vi erano ornamenti di palme. 27Il cortile interno aveva una porta verso mezzogiorno; egli misurò la distanza fra porta e porta in direzione del mezzogiorno: erano cento cubiti. 28Allora mi introdusse nel cortile interno, per la porta meridionale, e misurò questa porta: aveva le stesse dimensioni. 29Le stanze, i pilastri e il vestibolo avevano le medesime misure. Intorno alla porta, come intorno al vestibolo, vi erano finestre: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 30Intorno vi erano vestiboli di venticinque cubiti di lunghezza per cinque di larghezza. 31Il suo vestibolo era rivolto verso il cortile esterno; sui pilastri c’erano ornamenti di palme, e i gradini per i quali vi si accedeva erano otto. 32Poi mi condusse nel cortile interno che guarda a oriente e misurò la porta: aveva le solite dimensioni. 33Le stanze, i pilastri e il vestibolo avevano le stesse dimensioni. Intorno alla porta, come intorno al vestibolo, vi erano finestre: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 34Il suo vestibolo dava sul cortile esterno: sui pilastri, da una parte e dall’altra, vi erano ornamenti di palme, e i gradini per i quali vi si accedeva erano otto. 35Poi mi condusse alla porta settentrionale e la misurò: aveva le solite dimensioni, 36come le stanze, i pilastri e il vestibolo. Intorno vi erano finestre: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 37Il suo vestibolo dava sul cortile esterno; sui pilastri, da una parte e dall’altra, c’erano ornamenti di palme, e i gradini per cui vi si accedeva erano otto. 38C’era anche una stanza con un’entrata propria vicino ai pilastri delle porte; là venivano lavati gli olocausti. 39Nel vestibolo della porta vi erano due tavole da una parte e due dall’altra, sulle quali venivano sgozzati gli olocausti e i sacrifici per il peccato e i sacrifici di riparazione. 40Altre due tavole erano sul lato esterno, a settentrione di chi entra per la porta, e due tavole all’altro lato, presso il vestibolo della porta. 41Così a ciascun lato della porta c’erano quattro tavole da una parte e quattro tavole dall’altra: otto tavole in tutto. Su di esse si sgozzavano le vittime. 42C’erano poi altre quattro tavole di pietre squadrate, per gli olocausti, lunghe un cubito e mezzo, larghe un cubito e mezzo e alte un cubito: su di esse venivano deposti gli strumenti con i quali si immolavano gli olocausti e gli altri sacrifici. 43Uncini d’un palmo erano attaccati all’interno tutt’intorno; sulle tavole si mettevano le carni delle offerte. 44Fuori della porta interna, nel cortile interno, vi erano due stanze: quella accanto alla porta settentrionale guardava a mezzogiorno, l’altra accanto alla porta meridionale guardava a settentrione. 45Egli mi disse: «La stanza che guarda a mezzogiorno è per i sacerdoti che hanno cura del tempio, 46mentre la stanza che guarda a settentrione è per i sacerdoti che hanno cura dell’altare: sono essi i figli di Sadoc, che, tra i figli di Levi, si avvicinano al Signore per il suo servizio». 47Misurò quindi il cortile: era un quadrato di cento cubiti di larghezza per cento di lunghezza. L’altare era di fronte al tempio. 48Mi condusse poi nel vestibolo del tempio e ne misurò i pilastri: erano ognuno cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall’altra; la larghezza della porta era di tre cubiti da una parte e tre cubiti dall’altra. 49La lunghezza del vestibolo era di venti cubiti e la larghezza di dodici cubiti. Vi si accedeva per mezzo di dieci gradini; accanto ai pilastri c’erano due colonne, una da una parte e una dall’altra.

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Approfondimenti

NUOVO TEMPIO E NUOVA TERRA 40,1-48,35 Nell'ultima parte del volume viene descritta la rivelazione che il profeta riceve dal Signore sul nuovo tempio (cc. 40-42), sull'ordinamento del nuovo culto (cc. 43-46) e sulla sistemazione del territorio sacro nell'era nuova (cc. 47-48). Non si tratta di una planimetria del santuario da ricostruire, né di una precisa riorganizzazione dei riti e delle aree abitabili. Molti dati della visione sono astratti e imprecisi e spesso in discordanza con le descrizioni dei testi del Pentateuco (es. Lv 2; 4; 8s.; 17; Es 29; Nm 28). È piuttosto una presentazione simbolica, ideale che esalta la maestà e la trascendenza di JHWH, e che dovrà ispirare il comportamento del popolo rinnovato dallo spirito in tutti i suoi rapporti col Dio santissimo: precisamente come certe narrazioni del passato servivano a glorificare la potenza e la fedeltà del Dio dei padri (cfr. Es 7-17; Gs 2-22). Non tutto probabilmente è di provenienza del nostro profeta. La moderna esegesi attribuisce larghi tratti all'opera dei suoi discepoli o redattori, ma sempre nella prospettiva del veggente di Tel-Aviv (ad es. 40,38-46; 41,16-26; 42,1-14; 43,13-26; 44,26-31; 46,1-3).

Descrizione del tempio 40,1-42,20 In questi tre capitoli abbiamo tre scene: 1. 40,1-47: dopo una breve introduzione sull'epoca e l'oggetto della visione (vv. 1-4), assistiamo alla presentazione, e misurazione dei cortili del tempio; 2. 40,48-41,26: presentazione e misurazione del santuario più alto; 3. 42,1-20: presentazione dei fabbricati laterali annessi.

Gli atri 40,1-47 1-4. Si era nel 25° anno dalla deportazione, cioè nel 573-572, a 14 anni dalla distruzione della città santa e del tempio salomonico: forse nei primi giorni del nuovo anno ebraico (marzo-aprile). Ancora una volta il veggente si sente trasportato in estasi (vv. 1s.; 8,3). C'è già un primo elemento simbolico: il monte Sion in realtà non è altissimo; è però, come dirà Is 2,2, il più alto dei monti per la sua funzione rivelatrice universale. Dinanzi a sé scorge una grande costruzione, non come le piccole case di Tel-Aviv, ma simile ai grandi palazzi delle città; e presso la porta dell'edificio un uomo dall'aspetto ultraterreno («come di bronzo», v. 3), che ha in mano una «cordicella» e una «canna»; questa, di circa m 3,15, serve per le piccole misure, la prima per le grandi. L'essere celeste gli rivolge la parola, come ha fatto finora JHWH, con l'appellativo «Figlio dell'uomo». Gli richiama il compito per cui è stato eletto: riferire quel che il Signore gli fa vedere e sentire alla sua gente; per questo è stato trasportato ancora adesso in quel monte; faccia dunque molta attenzione a ciò che sarà mostrato, come già gli è stato raccomandato all'inizio del suo ministero (cfr. 3,10s.). Il portavoce di JHWH è abilitato a percepire i suoi messaggi, non tanto per sé, quanto a vantaggio dei suoi fratelli. Essi ora hanno bisogno di imparare a riverire convenientemente la maestà divina, come attraverso le terribili visioni della rovina di Sion hanno dovuto valutare la mostruosità dei loro crimini (cc. 8-11).

5-27. Inizia ora una dettagliata misurazione del grande edificio. La seguiremo a grandi linee per rilevarne il significato religioso. Anzitutto è misurato il muro che lo circonda e lo separa dal mondo profano: è già un segno di sacralità. Era alto e largo una canna (la quale era di 6 cubiti, e quindi 6 x cm 2, = m 3,15: noi qui ne daremo un'approssimativa equivalenza nel nostro sistema metrico), cioè era m 3,15 di altezza e 3,15 di larghezza. Poi viene misurata la porta rivolta ad oriente: la sua soglia aveva lo stesso spessore del muro di cinta, cioè m 3,15; vi si accedeva per 7 gradini (vv. 22. 26). Attraversatala, si allineavano 3 stanze a destra e 3 a sinistra, tutte uguali, separate tra loro da larghi pilastri. Dopo le 3 stanze c'erano ancora due pilastri (larghi m 3,15) e quindi il vestibolo che immetteva nell'atrio esterno del tempio. Vengono date le misure in altezza dei pilastri (m 31,50) e della lunghezza complessiva del portico e del vestibolo (m 26,25); delle finestre erano disposte nelle pareti delle stanze, e sui pilastri erano incise delle palme. Un ingresso imponente doveva produrre fin dall'inizio un profondo senso di stupore e di riverenza a chi vi si accostava! Entrati nell'atrio esterno (il più basso), tutt'intorno al muro di cinta vi era un lastricato e su di esso erano distribuite 30 camere (v. 17; cfr. 1Cr 28,12). Dal limite del vestibolo orientale fino al portico dell'atrio interno, furono misurati m 52,50 (100 cubiti). Un identico vestibolo e portico con altrettanti pilastri e stanze e stesse dimensioni si trovavano nel lato nord e nel lato meridionale (vv. 20-26).

28-47. Dopo aver visitato tutto l'atrio esterno, il veggente è introdotto in quello più interno attraverso la porta meridionale: vi si saliva per 8 gradini; e tutto l'ingresso era uguale a quello visto e misurato negli ingressi del primo atrio, con identiche stanze, pilastri e ornamenti di palme, salvo che il vestibolo era rivolto verso l'esterno, anziché dall'altra parte. Stessa disposizione si osserva negli ingressi dei lati nord e orientale (vv. 28-37). Al profeta vengono quindi segnalate una camera con entrata particolare presso i pilastri delle porte, che doveva servire per lavarvi le vittime prima di essere offerte sull'altare (v. 38); 8 tavole disposte nel vestibolo presso la porta, sulle quali dovevano sgozzarsi le vittime degli olocausti o di altri sacrifici; mentre su 4 tavole più piccole si sarebbero deposti gli attrezzi adoperati, e a degli uncini sistemati sulle pareti si sarebbero appesi gli animali sgozzati (vv. 39-43); poiché nell'area del santo sacrificio (cioè presso l'altare) non potevano introdursi che offerte pure e ben preparate: un nuovo simbolo della sacralità del luogo. Fuori della porta del lato nord vi era inoltre una stanza rivolta verso il sud; e fuori della porta del lato sud, un'altra stanza rivolta verso nord. La prima era riservata ai sacerdoti che servivano nel santuario; la seconda per quelli addetti al servizio dell'altare: tutti discendenti di Zadok cioè di quel sacerdote della stirpe di Aronne il quale a differenza di Ebiatar rimase molto fedele a Davide in momenti critici (1Re 1,32-45; 2,26). Furono infine prese le misure di tutto l'atrio interno: un quadrato di m 52,50 per lato, al cui centro stava l'altare degli olocausti (v. 47). Viene qui notata una importante differenza tra le prescrizioni del Levitico e della visione di Ezechiele, riguardanti il rituale dei sacrifici: in Lv 1, 11 le vittime venivano sgozzate dai sacerdoti immediatamente sull'altare; per Ezechiele, dovevano esserlo ancora fuori dell'atrio interno, nel vestibolo (v. 39): 1l sacerdote-proteta ha più alte esigenze!

Il santuario 40,48-41,26 48-49. I due visitatori avanzano verso il santuario: devono salire ancora 10 gradini; attraversano il vestibolo, che con la soglia e i pilastri ha la lunghezza di ca. 10 m e la larghezza di 6 m: qualcosa di maestoso anche qui! Accanto ai pilastri si elevano due colonne, probabilmente come quelle di bronzo del tempio di Salomone (1Re 7,31.41).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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