📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

IL MESSIA, RE E SACERDOTE 1 Di Davide. Salmo.

Oracolo del Signore al mio signore: “Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”.

2 Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici!

3 A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato.

4 Il Signore ha giurato e non si pente: “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”.

5 Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira,

6 sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra;

7 lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa.

_________________ Note

110,1 Regalità e sacerdozio sono i motivi che confluiscono in questo salmo che, insieme con Sal 2, nella tradizione giudaica e cristiana è stato interpretato in chiave messianica (e cristologica, per i cristiani). Si tratta di una composizione molto antica, ma continuamente attualizzata nella liturgia e citata spesso nel NT (Mt 22,41-45; Mc 12,35-37; Lc 20,41-44; vedi anche At 2,34-35; 1Cor 15,25.27; Eb 1,13; 10,12-13). Il primo oracolo (vv. 1-3) riguarda l’investitura regale e ha come sfondo 2Sam 7; il secondo oracolo (vv. 4-6) è pronunciato durante l’investitura sacerdotale. La dignità sacerdotale del re non viene ricondotta al sacerdozio levitico (di cui Aronne era il rappresentante principale), ma a quella di Melchìsedek, il re-sacerdote della città di Gerusalemme non ancora conquistata da Davide (Gen 14). È da ricordare che il re di discendenza davidica, benché non fosse di stirpe sacerdotale, tuttavia esercitava, in particolari situazioni, compiti sacerdotali (vedi 1Re 8,62-66).

110,1 Oracolo: designa una dichiarazione di particolare importanza; signore è il titolo attribuito al re; la destra è il posto d’onore; sgabello dei tuoi piedi è riferito ai nemici, sui quali il re vittorioso poneva il piede in segno di dominio.

110,3 Questo versetto viene tradotto qui secondo la versione greca dei LXX. Il testo ebraico dice: “Il tuo popolo è pronto nel giorno della tua potenza; a te, tra santi splendori, dal grembo dell’aurora viene la rugiada della tua giovinezza”.

110,4 La figura di Melchìsedek compare in Gen 14,18. Nella lettera agli Ebrei il sacerdozio di Cristo è descritto a partire dal Sal 110 (vedi Eb 5,6.10; 6,20; 7,11.17).

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Approfondimenti

Il Messia re e sacerdote Salmo regale

L'orante riporta in questo salmo sostanzialmente due oracoli, con i quali un sovrano del regno di Giuda viene investito sia della regalità (vv. 1-3) come nel Sal 2, sia del sacerdozio, la cui origine ed esercizio non è da vedersi in Aronne, ma in Melchisedek (vv. 4-7). Si tratta di un componimento arcaico; è uno dei salmi più importanti del Salterio e tra i più commentati. Molto probabilmente risale all'epoca davidica, ma liturgicamente è stato continuamente attualizzato fino a che, con la scomparsa della monarchia, ha ricevuto una chiara interpretazione messianica. Nel salmo si evidenzia la figura di un re-guerriero che si addice di più a Davide. La simbologia corrente è quella spaziale, regale, bellica e politica. Lo stato del TM è globalmente accettabile anche se presenta delle incertezze e alcuni problemi d'interpretazione (cfr. v. 3). Nel v. 1 c'è (in ebraico) l'assonanza tra «al mio signore... alla mia destra» (la’adōnî/lîmînî) e «i tuoi nemici... ai tuoi piedi» (’ōybêka/lᵉraglêka). Nei vv. 1b-3 prevale la rima in... êka. Strutturalmente si divide in due quadretti riportanti ciascuno un oracolo. Il primo oracolo (la regalità) ha come sfondo 2Sam 7 e il secondo (il sacerdozio) Gn 14,18-20.

Divisione:

  • vv. 1-3: oracolo regale;
  • vv. 4-7: oracolo sacerdotale.

v. 1a. Un profeta cultuale si rivolge al sovrano con lo stile di corte, indirizzandogli un oracolo di intronizzazione. «al mio Signore»: «mio Signore» (’adōnî): così con una certa solennità, nello stile di corte, è chiamato il re (cfr. 1Sam 22,12; 25,25; 26,18; 1Re 1,13.17).

v. 1b. «Siedi alla mia destra..»: è la formula di intronizzazione. Il sedersi alla destra esprime una posizione di prestigio, la partecipazione alla stessa dignità della persona alla cui destra si siede. Alla destra del re siede la regina (Sal 45, 10), la madre di Salomone (1Re 2,19). Qui sị tratta della stessa partecipazione alla dignità di Dio, di cui il re è il luogotenente sulla terra. «finché io ponga...»: è il Signore che, nel momento dell'investitura, promette al re di assisterlo nella difesa del suo popolo sconfiggendo i suoi nemici. «sgabello dei tuoi piedi»: il simbolismo è noto nella Bibbia (cfr. Gs 10,24; Sal 99,5; Dn 7,14) e molto comune nell'Antico Oriente come segno dell'annientamento completo dei nemici.

v. 2. «Lo scettro del tuo potere...»: al simbolismo del trono e dello sgabello del v. 1 subentra quello dello scettro, simbolo di vittoria sui propri nemici. Ma non viene adoperato per la voce «scettro» il termine regale specifico šebet (Sal 2,9; 45,7; Is 9,3; 11,4; 14,5; Nm 17,16-25), ma maṭṭēh, un sinonimo più generico con il significato di «bastone pastorale» di comando (cfr. Ger 48,17; Ez 19,11), come il bastone di Aronne (Es 7,9.10.12); «stende il Signore da Sion»: si sottolinea che il potere del re viene dal Signore, il cui tempio terrestre sta in Sion. La posizione “ancipite” dell'espressione «da Sion» fa sì che si possa accordare sia con l'espressione precedente che con la seguente. Il Signore «da Sion» perciò è fonte sia dell'autorità regale che del dominio del re.

v. 3. «A te il principato...»: il v. 3 è oscuro e si presta a diverse interpretazioni. Secondo la traduzione dei LXX, ripresa dalla Vulgata, si ha qui un nuovo oracolo riguardante la filiazione adottiva divina del re, secondo il «protocollo regale» come nel Sal 2, e nella linea dell'oracolo di Natan (2Sam 7,14; Sal 89,27). Molti esegeti scorgono almeno un'allusione a una predestinazione fin dal seno materno del re-Messia. Ma il versetto si inserisce probabilmente con gli altri nello stesso contesto della cerimonia dell'incoronazione del sovrano. Così, davanti all'esercito schierato per la parata solenne dell'incoronazione, tutto il popolo presente proclama il suo impegno a combattere per il re e per la nazione. Una traduzione più aderente al TM può essere: «Il tuo popolo è generosità (= si impegna volentieri) nel giorno in cui appare la tua potenza (militare), negli splendori di santità. Dal grembo dell'aurora per te è la rugiada della (tua) gioventù (i tuoi giovani soldati)». Quindi, sulla scia del pensiero del v. 2, il v. 3 descrive la forza e l'abnegazione del popolo e dei suoi giovani militari, che il Signore mette a disposizione del re per dominare sui nemici. «dal seno dell'aurora, come rugiada..»: il «seno dell'aurora» da cui scaturisce la rugiada è un simbolismo che richiama ad antichi miti. È segno di fecondità, di forza e di vita. Secondo la traduzione dei LXX l'espressione poetica alluderebbe all'origine misteriosa del Messia. «io ti ho generato»: mentre nel Sal 2,7 l'espressione indica la figliolanza adottiva del re nel giorno dell'incoronazione, qui sembra indicare in un certo modo la figliolanza divina in senso stretto.

v. 4a. «Il Signore ha giurato»: per il giuramento solenne del Signore a Davide cfr. Sal 89,4.36.50; 132,11.

v. 4b. «Tu sei sacerdote per sempre..»: il Signore dà al sovrano accanto alla dignità regale anche quella sacerdotale: esse dureranno «sempre» perché Dio non si pentirà mai. L'investitura sacerdotale viene direttamente da lui, a differenza del sacerdozio aronnitico che si trasmetteva per l'imposizione delle mani (Lv 8-9; Es 34). Così Davide fu re e sacerdote insieme (2Sam 6) e anche suo figlio Salomone (1Re 8). «al modo di Melchisedek»: si specifica il tipo di sacerdozio. Ci si richiama al sacerdozio di Melchisedek (Gn 14,18-20) che benedisse Abramo. Si collega così la figura del re a quella di Melchisedek, re e sacerdote insieme.

v. 5a. «Il Signore è alla tua destra»: i vv. 5-7 che commentano l'oracolo si aprono con un'acclamazione che riprende liberamente il v. 1 «Siedi alla mia destra», con la variante che nel v. 1 il re è invitato a sedere alla destra di Dio, ma qui è il Signore che sta alla destra del re! L'espressione indica protezione.

vv. 5b-6. Il salmista descrive l'effetto della collera di Dio (cfr. Sal 2,5). Ma secondo un'altra interpretazione si tratta della collera del re che si inserisce su quella di Dio, perché i due agiscono all'unisono (cfr. Sal 2,9-12).

v. 7. «Lungo il cammino... alta la testa»: il versetto è enigmatico se si suppone che il soggetto sia Dio come nei vv. 5-6. Nel caso, con un forte antropomorfismo, si descrive Dio con l'atteggiamento dell'eroe, che dopo una vittoriosa battaglia, si disseta e solleva il capo in atteggiamento vittorioso (cfr. Sal 27,6). Se i vv. 5b-7 sono attribuiti al re si comprende di più la sua sosta ristoratrice dopo la battaglia e il sollevamento della testa in segno di trionfo, in contrasto con le teste dei suoi nemici cadute del v. 6.

v. 11. v. 1 è citato direttamente da Gesù in Mc 12,36 (Mt 22,44; Lc 20,42), e inoltre, come citazione semplificata, in Mt 26,64 (cfr. Mc 14,62; Lc 22,69). La lettera agli Ebrei riflette sul Sal 110; per il v. 1 (Cristo siede alla destra di Dio) cfr. Eb 1,3.13; 2.5.8; 10,12-13; 12,2; 1Pt 3,22. Il v. 4 (Cristo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedek) è citato in particolare in Eb 7 e inoltre in Eb 5,6; 8,1.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SUPPLICA A DIO CONTRO GLI EMPI 1 Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.

Dio della mia lode, non tacere, 2 perché contro di me si sono aperte la bocca malvagia e la bocca ingannatrice, e mi parlano con lingua bugiarda.

3 Parole di odio mi circondano, mi aggrediscono senza motivo.

4 In cambio del mio amore mi muovono accuse, io invece sono in preghiera.

5 Mi rendono male per bene e odio in cambio del mio amore.

6 Suscita un malvagio contro di lui e un accusatore stia alla sua destra!

7 Citato in giudizio, ne esca colpevole e la sua preghiera si trasformi in peccato.

8 Pochi siano i suoi giorni e il suo posto l'occupi un altro.

9 I suoi figli rimangano orfani e vedova sua moglie.

10 Vadano raminghi i suoi figli, mendicando, rovistino fra le loro rovine.

11 L'usuraio divori tutti i suoi averi e gli estranei saccheggino il frutto delle sue fatiche.

12 Nessuno gli dimostri clemenza, nessuno abbia pietà dei suoi orfani.

13 La sua discendenza sia votata allo sterminio, nella generazione che segue sia cancellato il suo nome.

14 La colpa dei suoi padri sia ricordata al Signore, il peccato di sua madre non sia mai cancellato:

15 siano sempre davanti al Signore ed egli elimini dalla terra il loro ricordo.

16 Perché non si è ricordato di usare clemenza e ha perseguitato un uomo povero e misero, con il cuore affranto, per farlo morire.

17 Ha amato la maledizione: ricada su di lui! Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!

18 Si è avvolto di maledizione come di una veste: è penetrata come acqua nel suo intimo e come olio nelle sue ossa.

19 Sia per lui come vestito che lo avvolge, come cintura che sempre lo cinge.

20 Sia questa da parte del Signore la ricompensa per chi mi accusa, per chi parla male contro la mia vita.

21 Ma tu, Signore Dio, trattami come si addice al tuo nome: liberami, perché buona è la tua grazia.

22 Io sono povero e misero, dentro di me il mio cuore è ferito.

23 Come ombra che declina me ne vado, scacciato via come una locusta.

24 Le mie ginocchia vacillano per il digiuno, scarno è il mio corpo e dimagrito.

25 Sono diventato per loro oggetto di scherno: quando mi vedono, scuotono il capo.

26 Aiutami, Signore mio Dio, salvami per il tuo amore.

27 Sappiano che qui c'è la tua mano: sei tu, Signore, che hai fatto questo.

28 Essi maledicano pure, ma tu benedici! Insorgano, ma siano svergognati e il tuo servo sia nella gioia.

29 Si coprano d'infamia i miei accusatori, siano avvolti di vergogna come di un mantello.

30 A piena voce ringrazierò il Signore, in mezzo alla folla canterò la sua lode,

31 perché si è messo alla destra del misero per salvarlo da quelli che lo condannano.

_________________ Note

109,1 È considerato il salmo “imprecatorio” per eccellenza. Sono chiamati “imprecatori” alcuni salmi nei quali l’orante chiede a Dio di far ricadere, come giusta vendetta, sul capo dell’avversario, una serie di mali, come appunto avviene nei vv. 6-20 di questo salmo. Sono considerati “imprecatori”, oltre al Sal 109, in particolare i Salmi 35; 58; 69; 140; ma espressioni simili si leggono anche in altri salmi e nei profeti (ad es. Sal 55,24; 59,12-14; 79,6.10-12; 94,23; 137,8-9; Ger 17,18; 18,21-22). Vanno compresi alla luce della mentalità dell’uomo dell’AT, che vede il ristabilimento della giustizia nell’applicazione della legge del taglione e, spesso, non è in grado di distinguere tra nemici personali e nemici di YHWH. Egli pensa, inoltre, che non esistano nell’aldilà premio e punizione (vedi Gb 3,17 e nota), sicché il tempo della giustizia di Dio è limitato a questa vita. È da tener conto anche dell’enfasi tipica degli orientali. E tuttavia, generalmente, il cristiano trova difficoltà nel pregare con espressioni simili, che sente lontane dall’insegnamento e dall’esempio di Gesù, quali appaiono nei vangeli (vedi, ad es., i racconti della passione; Mt 5,38-48;...

109,8 e il suo posto...: in At 1,20 questo testo è citato a proposito del tradimento di Giuda.

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Approfondimenti

Supplica di un innocente Supplica individuale

Il carme è considerato “il più imprecatorio dei salmi” a causa dei vv. 6-19 ritenuti “maledizioni”, ma interpretati dai Padri della Chiesa come “predizioni” in forma imprecatoria. Questo salmo è completamente omesso dal salterio liturgico, dopo la riforma del Concilio Vaticano II. Anche l'antica liturgia sinagogale espunge tutto il salmo dall'uso liturgico. Alcuni autori tendono a vedere le imprecazioni dei vv. 6-19 come uscite dalla bocca degli accusatori e introdotte ex abrupto come accade altre volte nei salmi (2,3; 12,6; 75,3; 91,14; 95,8). Altri, anche tra i moderni, insistono tuttavia sull'interpretazione imprecatoria dei versetti, tenendo presente la legge del taglione. (Es 21,12-23.25; Lv 24,17-21). La simbologia prevalente è quella giudiziaria (uso simbolico della parola e dei verba dicendi) e antropologica. Il ruolo di parola-chiave è svolto dalla radice verbale śṭn (avversare, accusare) che ricorre nei vv. 4.20.29 e come sostantivo (accusatore) nel v. 6. Nel NT si intravede in questo salmo il tradimento di Giuda (At 1,16-20). C'è un'inclusione tra la voce «lode» (tᵉhillâ) del v. 2 e l'espressione «lo esalterò» (’ahalᵉlennû) del v. 30 derivanti ambedue dalla radice verbale hll (=lodare). La struttura si snoda in tre strofe con l'inserimento del blocco delle imprecazioni come amplificazione della prima strofa:

  • vv. 1b-5 (I strofa);
  • vv. 6-20: imprecazioni;
  • vv. 21-25 (II strofa);
  • vv. 26-31 (III strofa).

v. 1b. «Dio della mia lode, non tacere»: il salmista chiama la sua supplica «lode», e Dio cui è rivolta «Dio della mia lode» (cfr. Sal 22,4), perché è certo che Dio lo ascolterà e il suo lamento si trasformerà in lode.

v. 4. «In cambio del mio amore»: l'espressione è ripetuta nel v. 5. Si sottolinea forse che gli avversari non gli sono estranei, ma provengono dalla cerchia della sua parentela e degli amici (cfr. Sal 35,12; 38,21; 120,7; Prv 17,13).

v. 20. «Sia questa da parte del Signore..»: l'orante riassumendo («questa»: zō’t ha qui valore retrospettivo) le maledizioni dei suoi accusatori, riconoscendosi non colpevole, auspica che il Signore le riversi sui suoi accusatori, secondo la legge del taglione.

v. 21. «Ma tu...»: l'espressione «ma tu» stilisticamente segna un chiaro distacco tra ciò che precede e ciò che segue, cfr. Sal 86,5; 102,13.

v. 26. «Aiutami... salvami per il tuo amore»: l'espressione richiama il v. 21. Ha la sua stessa funzione introduttiva. Vi ritorna anche la voce ḥesed (grazia, amore); è una ripresa della supplica.

v. 31. «poiché si è messo alla destra del povero»: anziché l'empio accusatore auspicato nel v. 6 per l'orante, è il Signore, in qualità di avvocato, che si è messo alla sua destra. Il Signore si mostra insieme vero giudice e avvocato difensore.

Nel NT l'espressione del v. 8 «il suo posto l'occupi un altro» è visto realizzato da Pietro nella sorte finale di Giuda (At 1,16.20).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, RE VITTORIOSO 1 Canto. Salmo. Di Davide.

2 Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore.

Voglio cantare, voglio inneggiare: svégliati, mio cuore, 3 svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora.

4 Ti loderò fra i popoli, Signore, a te canterò inni fra le nazioni:

5 grande fino ai cieli è il tuo amore e la tua fedeltà fino alle nubi.

6 Innàlzati sopra il cielo, o Dio; su tutta la terra la tua gloria!

7 Perché siano liberati i tuoi amici, salvaci con la tua destra e rispondici.

8 Dio ha parlato nel suo santuario: “Esulto e divido Sichem, spartisco la valle di Succot.

9 Mio è Gàlaad, mio è Manasse, Èfraim è l'elmo del mio capo, Giuda lo scettro del mio comando.

10 Moab è il catino per lavarmi, su Edom getterò i miei sandali, sulla Filistea canterò vittoria”.

11 Chi mi condurrà alla città fortificata, chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,

12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?

13 Nell'oppressione vieni in nostro aiuto, perché vana è la salvezza dell'uomo.

14 Con Dio noi faremo prodezze, egli calpesterà i nostri nemici.

_________________ Note

108,1 L'inno si presenta come la fusione di Sal 57,8-12 (che corrisponde ai vv. 2-6) con Sal 60,7-14 (corrispondente ai vv. 7-14). Da una parte contiene una preghiera che sgorga dal cuore dell'orante all’aurora, dall'altra un oracolo divino (vv. 8-10) che ridona speranza alla comunità d’Israele, la quale, in un momento difficile, si sente abbandonata da Dio e ne implora l’intervento. È in questa particolare circostanza che essa reinterpreta i due salmi e li fonde in un’unica preghiera.

108,8-10 Vedi nota a Sal 60,8-10.

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Approfondimenti

Inno e supplica di liberazione Supplica individuale (+ motivi innici, di ringraziamento e oracolo profetico)

Il salmo risulta materialmente composto dalla giustapposizione di due parti di altri salmi (i vv. 2-6 riportano Sal 57,8-12; i vv. 7-14 riprendono Sal 60,7-14) sebbene vi siano alcune varianti accidentali rispetto ai salmi originali. La datazione è del tardo postesilio. Allo stato attuale, tuttavia, il salmo va al di là della semplice giustapposizione delle sue parti, perché raggiunge un diverso significato in un nuovo orizzonte. Il carme infatti in un'atmosfera innico-liturgica invita la comunità d'Israele ad attendere, lavorando e lottando, l'avvento di una nuova realtà. Il salmo è un buon esempio di attualizzazione della parola di Dio in contesti nuovi e diversi. Le gesta di Dio nel passato devono essere segno e fonte di speranza per il presente. La simbologia è di carattere innico, cosmico-spaziale e bellico.

Divisione:

  • vv. 2-6: (I parte) introduzione innica (Sal 57, 8-12);
  • vv. 7-14: (II parte) supplica e oracolo (= Sal 60, 7-14).

v. 2-4. C'è un'inclusione tra i vv. 2 e 4 sul verbo zmr (inneggiare, cantare inni). «Saldo... saldo...»: l'aggettivo «saldo» (nākôn) esprime sia prontezza e decisione, sia fermezza nella fede e attaccamento al Signore (cfr. Sal 51,12). Nel TM non è ripetuta per la seconda volta la frase «saldo è il mio cuore». La traduzione BC armonizza con Sal 57,8.

v. 5. «perché la tua bontà... la tua verità...»: si esprime la motivazione della lode. La «bontà» e la «verità», virtù dell'alleanza, che indicano stabilità dell'amore divino, sono esaltate per la loro immensità e grandezza «fino ai cieli», «fino alle nubi», cfr. Sal 136.

v. 6. «Innalzati...»: si ricalca il motivo del v. 5. La voce rûmâ nel TM può essere intesa sia come imperativo («innalzati») riferito a Dio, sia come sostantivo («grandezza, altezza») in parallelo con «gloria» del secondo emistichio.

v. 7. «la tua destra»: la mano destra come il braccio destro riferiti a Dio, oltre che essere un antropomorfismo, sono segno di potenza e di protezione secondo il linguaggio tipico dell'esodo (Sal 28,2; 31,6; 80,18; Is 11,11). «i tuoi amici»: si può tradurre anche «i tuoi diletti», cfr. Sal 84,12; 127,2. Gli amici di Dio sono i «pii» e quelli che gli sono fedeli.

vv. 8-10. La pericope è composta da una cornice (v. 8a) che ambienta l'oracolo nel tempio e dai vv. 8b-10 riportanti l'oracolo di Dio, che poteva essere pronunciato nel tempio da un sacerdote o da un profeta cultuale (cfr. Sal 60,9-14).

v. 8. «Esulterò...»: cfr. Gs 18,10. Il corrispondente verbo ebraico (‘lz) si riferisce al grido di vittoria. Si indica così il trionfo divino sui nemici. Dio è immaginato come un eroe vittorioso che si divide il bottino e si lava dopo la vittoria. «voglio dividere»: si allude alla spartizione del territorio palestinese tra le diverse tribù, cfr. Gs 13-21. C'è l'immagine antropomorfica di Dio come geometra e lottizzatore del territorio.

v. 10. «catino per lavarmi»: il riferimento è geografico (Moab è il litorale orientale del Mar Morto) e politico. Infatti il vassallo ribelle sconfitto è come uno schiavo che lava i piedi al suo padrone (Gn 18,4; 19,2; 24,32; Gdc 19,21).

v. 13. «Contro il nemico...»: si rinnova la petizione di aiuto (cfr. v. 7) e si ammette l'inutilità delle alleanze umane, perché «vana è la salvezza dell'uomo».

v. 14. Il salmo termina con una professione di fede e fiducia sconfinata nella potenza e nel soccorso divino. Con Dio si compiono grandi imprese. Egli annienterà i nemici. Non Israele da solo, o con alleati umani, ma con Dio riuscirà vincitore.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SALMI – LIBRO QIUNTO (107-150)

INNO DI RINGRAZIAMENTO

1 Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

2 Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato, che ha riscattato dalla mano dell'oppressore

3 e ha radunato da terre diverse, dall'oriente e dall'occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno.

4 Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute, senza trovare una città in cui abitare.

5 Erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita.

6 Nell'angustia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angosce.

7 Li guidò per una strada sicura, perché andassero verso una città in cui abitare.

8 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,

9 perché ha saziato un animo assetato, un animo affamato ha ricolmato di bene.

10 Altri abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ferri,

11 perché si erano ribellati alle parole di Dio e avevano disprezzato il progetto dell'Altissimo.

12 Egli umiliò il loro cuore con le fatiche: cadevano e nessuno li aiutava.

13 Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.

14 Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte e spezzò le loro catene.

15 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,

16 perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le sbarre di ferro.

17 Altri, stolti per la loro condotta ribelle, soffrivano per le loro colpe;

18 rifiutavano ogni sorta di cibo e già toccavano le soglie della morte.

19 Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.

20 Mandò la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa.

21 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.

22 Offrano a lui sacrifici di ringraziamento, narrino le sue opere con canti di gioia.

23 Altri, che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque,

24 videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo.

25 Egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde:

26 salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo.

27 Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilità era svanita.

28 Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce.

29 La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare.

30 Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato.

31 Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.

32 Lo esaltino nell'assemblea del popolo, lo lodino nell'adunanza degli anziani.

33 Cambiò i fiumi in deserto, in luoghi aridi le fonti d'acqua

34 e la terra fertile in palude, per la malvagità dei suoi abitanti.

35 Poi cambiò il deserto in distese d'acqua e la terra arida in sorgenti d'acqua.

36 Là fece abitare gli affamati, ed essi fondarono una città in cui abitare.

37 Seminarono campi e piantarono vigne, che produssero frutti abbondanti.

38 Li benedisse e si moltiplicarono, e non lasciò diminuire il loro bestiame.

39 Poi diminuirono e furono abbattuti dall'oppressione, dal male e dal dolore.

40 Colui che getta il disprezzo sui potenti li fece vagare nel vuoto, senza strade.

41 Ma risollevò il povero dalla miseria e moltiplicò le sue famiglie come greggi.

42 Vedano i giusti e ne gioiscano, e ogni malvagio chiuda la bocca.

43 Chi è saggio osservi queste cose e comprenderà l'amore del Signore.

_________________ Note

107,1 Nel contesto di una liturgia, quattro diverse categorie di persone vengono invitate alla lode e alla preghiera a Dio (vv. 4-32): i membri di una carovana, smarritisi nel deserto e non più capaci di orientarsi; prigionieri privi della speranza di riacquistare la libertà; infermi, oppressi da varie malattie e prossimi alla morte; una compagnia di marinai che avevano rischiato il naufragio e la morte in mezzo ai flutti. La seconda parte del salmo (vv. 33-43) si trasforma in un inno che sgorga da tutta la comunità d’Israele radunata in preghiera. Questo salmo viene cantato dagli Ebrei nella vigilia della festa di Pasqua.

107,20 fossa: sinonimo di morte.

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Approfondimenti

La comunità e i segni di salvezza Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici, profetici e sapienziali)

Questo carme introduce il quinto libro dei Salmi ed è adoperato nella vigilia pasquale nella liturgia ebraica. È un componimento di un certo rilievo, robusto, preciso e, almeno nel nucleo centrale originario, ben impostato letterariamente. Il TM è buono nella sostanza e il ritmo di 3 + 3 accenti è abbastanza uniforme. Negli elementi strutturali dei quattro gruppi di persone si ritrova lo schema del libro di Tobia (cfr. cc. 3.8.13) nella sequenza di “prova-supplica-liberazione”. Strutturalmente i ritornelli dell'invocazione (vv. 6.13.19.28) e del ringraziamento (vv. 8.15.21.31) sono costanti nelle strofe delle quattro categorie di persone della prima parte. La simbologia è soprattutto cosmica (cfr. v. 3) e teologica. Le immagini fondamentali della prima parte vengono applicate allegoricamente all'intero Israele nella seconda parte.

Divisione:

  • vv. 1-3: solenne introduzione;
  • vv. 4-32: le quattro categorie di persone;
  • vv. 33-43: la storia della salvezza d'Israele.

vv. 4-32. La pericope si suddivide in 4 strofe sebbene non tutte di uguale numero di versi:

  • vv. 4-9: i carovanieri smarriti nel deserto;
  • vv. 10-16: i prigionieri;
  • vv. 17-22: i malati;
  • vv. 23-32: i marinai.

Ogni singola strofa si compone di 4 elementi: presentazione della situazione, supplica, liberazione e ringraziamento.

v. 10. «nelle tenebre e nell'ombra di morte»: l'espressione che si ripete nel v. 14 indica la più tetra oscurità, L'oscurità completa allude al regno delle ombre, allo šᵉ’ôl (cfr. Gb 36,8; Ger 38,6). Il Deuteroisaia descrive l'esilio a Babilonia come una prigione-tomba (cfr. Is 42,7.22; 49,9; 51,14.17-20).

v. 20. «Mandò la sua parola»: la parola di Dio, qui personificata (cfr. Sal 33,6), guarisce da ogni disordine e peccato (Sap 16,12) e consola, come un soldato che fa giustizia (Sap 18,14-15) o la sentenza del Messia (Is 11,4), e fa scaturire spontaneo il canto di ringraziamento.

v. 24. «videro le opere...»: può essere un'anticipazione del v. 29, oppure si descrive la serenità di coloro che nel mare immenso contemplavano la potenza creatrice di Dio, cfr. Sal 104,25-26; Sir 43,25. In questo caso il versetto è di grande effetto psicologico, preparando lo scoppio della tempesta dei vv. 25-27.

v. 25. «Egli parlò...»: la tempesta è attribuita direttamente a Dio, non essendoci nell'AT la distinzione tra causa prima e seconda (Gn 1,4). L'espressione è di grande effetto drammatico. Sulla scena è Dio creatore e onnipotente, cfr. Gn 1,6-9.

v. 27. «Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi»: si descrive plasticamente l'effetto della violenta tempesta, cfr. Prv 23,33-34.

v. 28. «li liberò»: alla lett. «li fece uscire». Si intravvede qui un accenno velato anche alle acque del Mare dei Giunchi.

**vv. 33-43. La storia della salvezza d'Israele. La pericope, senza una particolare introduzione, presenta in tre quadri antitetici gli eventi fondamentali della storia salvifica:

  • l'esodo (vv. 33-35),
  • la terra promessa (vv. 36-39),
  • l'esilio babilonese e il ritorno (vv. 40-42).

Ogni scena offre l'aspetto negativo e positivo.

vv. 33-35. «Ridusse i fiumi a deserto... poi cambiò il deserto in lago...»: Il salmista esalta il dominio di Dio sugli elementi (Is 35,1-2; Sap 19,18-22; Gb 38,26-27) e sulla storia. Egli presenta l'irruzione di Dio creatore e salvatore nella realtà cosmica e nella storia di salvezza (cfr. Es 17,1-7). Viene richiamato anche il secondo esodo, quello da Babilonia, cfr. Is 40,1-11.

v. 39. «ridotti a pochi, furono abbattuti...»: il verso ricorda la catastrofe della distruzione di Gerusalemme del 587 a.C. e le sventure che l'accompagnarono e la seguirono (cfr. Dt 28,63; Ger 42,2).

v. 40. «Colui che getta il disprezzo sui potenti...»: il Signore, che aveva piegato la superbia del faraone, dei principi cananei e dei potenti di questo mondo (cfr. Sal 146,3; 1Sam 1,8-9), abbatté anche il suo popolo ribelle e infedele, mandandolo in esilio.

v. 42. «Vedono i giusti e ne gioiscono e ogni iniquo chiude la sua bocca»: il «chiudere la bocca» è un gesto giuriridico e sapienziale insieme. È il gesto di chi si sente pesantemente sconfitto, cfr. Gb 40,4.

v. 43. Il sapiente, con questa aggiunta finale al salmo (cfr. Os 14,10), che di per sé si conclude con il v. 42, invita tutti a meditare saggiamente sulla storia e gli interventi potenti e salvifici di Dio, per scorgervi la sua bontà e ringraziarlo. Tutto ciò che è stato narrato nel salmo è solo frutto dell'amore di Dio. Infatti la parola ḥesed, tradotta con «bontà», incornicia il salmo in inclusione (cfr. v. 1: «misericordia»).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LA FEDELTÀ DI DIO E L’INFEDELTÀ D’ISRAELE

1 Alleluia.

Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

2 Chi può narrare le prodezze del Signore, far risuonare tutta la sua lode?

3 Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni tempo.

4 Ricòrdati di me, Signore, per amore del tuo popolo, visitami con la tua salvezza,

5 perché io veda il bene dei tuoi eletti, gioisca della gioia del tuo popolo, mi vanti della tua eredità.

6 Abbiamo peccato con i nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso.

7 I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso.

8 Ma Dio li salvò per il suo nome, per far conoscere la sua potenza.

9 Minacciò il Mar Rosso e fu prosciugato, li fece camminare negli abissi come nel deserto.

10 Li salvò dalla mano di chi li odiava, li riscattò dalla mano del nemico.

11 L'acqua sommerse i loro avversari, non ne sopravvisse neppure uno.

12 Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua lode.

13 Presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo progetto,

14 arsero di desiderio nel deserto e tentarono Dio nella steppa.

15 Concesse loro quanto chiedevano e li saziò fino alla nausea.

16 Divennero gelosi di Mosè nell'accampamento e di Aronne, il consacrato del Signore.

17 Allora si spalancò la terra e inghiottì Datan e ricoprì la gente di Abiràm.

18 Un fuoco divorò quella gente e una fiamma consumò quei malvagi.

19 Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a una statua di metallo;

20 scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba.

21 Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi,

22 meraviglie nella terra di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso.

23 Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli.

24 Rifiutarono una terra di delizie, non credettero alla sua parola.

25 Mormorarono nelle loro tende, non ascoltarono la voce del Signore.

26 Allora egli alzò la mano contro di loro, giurando di abbatterli nel deserto,

27 di disperdere la loro discendenza tra le nazioni e disseminarli nelle loro terre.

28 Adorarono Baal-Peor e mangiarono i sacrifici dei morti.

29 Lo provocarono con tali azioni, e tra loro scoppiò la peste.

30 Ma Fineès si alzò per fare giustizia: allora la peste cessò.

31 Ciò fu considerato per lui un atto di giustizia di generazione in generazione, per sempre.

32 Lo irritarono anche alle acque di Merìba e Mosè fu punito per causa loro:

33 poiché avevano amareggiato il suo spirito ed egli aveva parlato senza riflettere.

34 Non sterminarono i popoli come aveva ordinato il Signore,

35 ma si mescolarono con le genti e impararono ad agire come loro.

36 Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello.

37 Immolarono i loro figli e le loro figlie ai falsi dèi.

38 Versarono sangue innocente, il sangue dei loro figli e delle loro figlie, sacrificàti agli idoli di Canaan, e la terra fu profanata dal sangue.

39 Si contaminarono con le loro opere, si prostituirono con le loro azioni.

40 L'ira del Signore si accese contro il suo popolo ed egli ebbe in orrore la sua eredità.

41 Li consegnò in mano alle genti, li dominarono quelli che li odiavano.

42 Li oppressero i loro nemici: essi dovettero piegarsi sotto la loro mano.

43 Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti e furono abbattuti per le loro colpe;

44 ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido.

45 Si ricordò della sua alleanza con loro e si mosse a compassione, per il suo grande amore.

46 Li affidò alla misericordia di quelli che li avevano deportati.

47 Salvaci, Signore Dio nostro, radunaci dalle genti, perché ringraziamo il tuo nome santo: lodarti sarà la nostra gloria.

48 Benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre e per sempre. Tutto il popolo dica: Amen.

Alleluia.

_________________ Note

106,1 Il salmo è una rilettura del periodo storico che dall’esodo dall'Egitto si estende fino all’esilio babilonese. Accanto alla fedeltà di Dio, mai venuta meno, emerge l'infedeltà d'Israele, che sta all’origine dell’intervento punitivo di Dio: l'esilio. Il versetto finale è la conclusione del quarto libro dei salmi, secondo la divisione in cinque libri che del Salterio ha fatto la tradizione ebraica.

106,16 Aronne: è chiamato consacrato perché sommo sacerdote.

106,17 Allusione all’episodio narrato in Nm 16.

106,19 Oreb: altro nome del monte Sinai.

106,22 terra di Cam: l’Egitto.

106,28 Baal-Peor (“il signore di Peor”): divinità pagana; Peor: monte nella regione di Moab.

106,30 Fineès (o Pincas): nipote di Aronne, di lui si parla in Nm 25.

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Approfondimenti

Bontà del Signore e infedeltà del popolo Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi innici, penitenziali, di supplica e di fiducia)

Questo salmo chiude il quarto libro del Salterio (cfr. v. 48: dossologia finale). È simile per composizione ai Sal 78 e 105. Tutti e tre infatti trattano della bontà del Signore verso il suo popolo nonostante le continue infedeltà, passando in rassegna diversi periodi della storia biblica. Il Sal 78 tocca il periodo dall'esodo alla scelta di Davide (Es-Nm, Gdc, 1Sam), il 105 da Abramo alla conquista di Canaan (Gn, Es-Nm), il 106 sottolinea le infedeltà dal periodo dell'esodo a quello di 2Re. Il salmo è armonico e di una certa musicalità. L'autore usa la figura del chiasmo (v. 5) e rima i versi per lo più servendosi dei pronomi personali suffissi. Il ritmo nel TM è dato da 3 + 3 accenti. La simbologia è spaziale e temporale. Le confessioni dei peccati dei padri dei vv. 6-46 seguono grosso modo lo schema teologico biblico di “peccato-castigo-supplica-perdono”, che si trova anche in Gdc 2,11ss.

Divisione:

  • vv. 1-6: invito alla lode e appello introduttivo;
  • vv. 7-46: confessione dei peccati dei padri in otto quadri;
  • v. 47: supplica;
  • v. 48: benedizione dossologica liturgica.

v. 4. «Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo, visitaci...»: i due emistichi di questo versetto sono aperti da due imperativi pressanti: «ricordati di noi... visitaci...». Il ricordo di Dio è efficace e potente (cfr. Sal 105,8.42) perché porta la salvezza. Al «ricordo» di Dio (v. 4.45) si contrappone il «non ricordare» dei padri(v. 7), e il loro «dimenticare» (vv. 13.21).

v. 20. «toro che mangia fieno»: l'appellativo «che mangia fieno» paragonato alla «gloria del Signore» indica qui grande disprezzo.

v. 23. «se Mosè... non fosse stato sulla breccia di fronte a lui»: l'intercessione di Mosè (Es 32,11-14) è descritta plasticamente come un contrapporsi coraggioso di un eroe, che si piazza proprio dove il nemico ha aperto una breccia nelle mura della città, per opporgli resistenza e respingerlo. Il peccato del popolo aveva aperto una breccia nella muraglia di fede del popolo che si era scelto un altro “dio”. Mosè deve sbarrare il passo alla collera di Dio.

v. 28. «Si asservirono...»: è un vero e proprio peccato di prostituzione. «i sacrifici dei morti»: si tratta di cibarsi della carne immolata agli idoli che essendo inesistenti sono chiamati «morti». L'espressione abbina orrore religioso con orrore naturale, trattandosi nel caso di “necrofagia”.

v. 30. «Ma Finees si alzò...»: Finees (secondo i LXX e la Vulgata), o Pincas (secondo il TM), nipote di Aronne, punì i colpevoli («si fece giudice») e così frenò l'ira di Dio che stava per scatenarsi su Israele. Agì in questo caso da «intercessore» come Mosè (Nm 11,2; 21,7) e tale opera gli fu computata a merito.

v. 32. «Mosè fu punito per causa loro»: l'episodio di per sé è rimasto in parte misterioso. Il salmista, non negando la colpa di Mosè (che è secondo la tradizione), cerca di attenuarne la responsabilità adducendo la provocazione del popolo (v. 33).

v. 43. «Molte volte...»: cfr. Sal 78,38. L'espressione «molte volte» abbraccia tutta la dinamica del peccato-perdono che si protrae fino al v. 46.

*v. 47. Dopo la constatazione dei peccati dei padri e nello stesso tempo della misericordia di Dio (vv. 43-46), il salmista richiama il v. 6 ove si accenna alla confessione dei peccati. Guarda all'attuale situazione dell'esilio a Babilonia, effetto di quei peccati, e chiede fiducioso al Signore la liberazione e il ritorno in patria dei deportati, per poterlo lodare e ringraziare.

v. 48. Sebbene questo versetto sia aggiunto a chiusura del quarto libro dei Salmi, si intona bene anche con il v. 47. È una formula di benedizione liturgica che esplicita il suo proposito di «proclamare» il nome di Dio e di lodarlo.

Nel NT i vv. 10a e 45a del salmo sono ripresi da Lc 1,71.72, mentre il v. 48a è citato da Lc 1,68.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI LODE A DIO, FEDELE VERSO ISRAELE

1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere.

2 A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie.

3 Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

4 Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto.

5 Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,

6 voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.

7 È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi.

8 Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni,

9 dell'alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco.

10 L'ha stabilita per Giacobbe come decreto, per Israele come alleanza eterna,

11 quando disse: “Ti darò il paese di Canaan come parte della vostra eredità”.

12 Quando erano in piccolo numero, pochi e stranieri in quel luogo,

13 e se ne andavano di nazione in nazione, da un regno a un altro popolo,

14 non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro:

15 “Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”.

16 Chiamò la carestia su quella terra, togliendo il sostegno del pane.

17 Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo.

18 Gli strinsero i piedi con ceppi, il ferro gli serrò la gola,

19 finché non si avverò la sua parola e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza.

20 Il re mandò a scioglierlo, il capo dei popoli lo fece liberare;

21 lo costituì signore del suo palazzo, capo di tutti i suoi averi,

22 per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio e insegnare la saggezza agli anziani.

23 E Israele venne in Egitto, Giacobbe emigrò nel paese di Cam.

24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi oppressori.

25 Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo e agissero con inganno contro i suoi servi.

26 Mandò Mosè, suo servo, e Aronne, che si era scelto:

27 misero in atto contro di loro i suoi segni e i suoi prodigi nella terra di Cam.

28 Mandò le tenebre e si fece buio, ma essi resistettero alle sue parole.

29 Cambiò le loro acque in sangue e fece morire i pesci.

30 La loro terra brulicò di rane fino alle stanze regali.

31 Parlò e vennero tafani, zanzare in tutto il territorio.

32 Invece di piogge diede loro la grandine, vampe di fuoco sulla loro terra.

33 Colpì le loro vigne e i loro fichi, schiantò gli alberi del territorio.

34 Parlò e vennero le locuste e bruchi senza numero:

35 divorarono tutta l'erba della loro terra, divorarono il frutto del loro suolo.

36 Colpì ogni primogenito nella loro terra, la primizia di ogni loro vigore.

37 Allora li fece uscire con argento e oro; nelle tribù nessuno vacillava.

38 Quando uscirono, gioì l'Egitto, che era stato colpito dal loro terrore.

39 Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte.

40 Alla loro richiesta fece venire le quaglie e li saziò con il pane del cielo.

41 Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque: scorrevano come fiumi nel deserto.

42 Così si è ricordato della sua parola santa, data ad Abramo suo servo.

43 Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia.

44 Ha dato loro le terre delle nazioni e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,

45 perché osservassero i suoi decreti e custodissero le sue leggi.

Alleluia.

_________________ Note

105,1 È tutto Israele in preghiera (forse nella cornice liturgica della rinnovazione dell'alleanza) a proclamare, con questo salmo di ringraziamento, la sua storia come storia della salvezza. Le varie tappe si susseguono alla luce dello stupendo progetto di Dio.

105,15 I patriarchi vengono chiamati qui consacrati e profeti, perché scelti da Dio come destinatari delle sue promesse e della sua benedizione (vedi anche Gen 15,1-6; 20,7).

105,27 La terra di Cam è l’Egitto (vedi v. 23).

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Approfondimenti

Le meraviglie di Dio nella storia d'Israele Salmo di ringraziamento collettivo (+motivi innici)

È il primo della serie dei “Salmi alleluiatici”. Viene usato nella liturgia, infatti la lode del salmo è inquadrata nella cornice liturgica del rinnovo dell'alleanza (vv. 1-8). La riprova di ciò è data dal fatto che i vv. 1-15 sono stati assunti dai vv. 8-22 del carme di 1Cr 16,8-36, nel contesto del trasporto e dell'istallazione dell'arca a Gerusalemme per opera di Davide. Il salmo nel TM ha 3 + 3 accenti, è limpido nel suo stile per lo più descrittivo anziché lirico, a differenza del Sal 104. Il salmista usa molto, e bene, la figura del chiasmo cercando di dare vivacità alla composizione (cfr. vv. 1-6.7.15.22.43-45). Adopera la tecnica “dell'esplicitazione” ritardata, collocando il soggetto spesso alla fine del periodo (cfr. vv. 3.5-16.17.19). La struttura è piuttosto esterna al testo, perché data dalle varie tappe degli eventi salvifici dei patriarchi ed esodali che vengono riportati. Un elemento strutturante è offerto dalla voce «terra» (’ereṣ) che ricorre 10 volte (cfr. vv. 7.11.16.23.27.30.32.35.36.44), dal verbo «mandare» (v. 17.20.26.28), dal verbo «uscire» (yṣ’) (vv. 37.38.43). Il salmo non ha una vera e propria conclusione. Il v. 42 può essere considerato un'inclusione con elementi dei primi versetti, come «parola» (v. 8), «santo» (v. 1), «Abramo» (vv. 6.9). Dal punto di vista simbolico si descrive la personalità di Dio in azione e tutto il testo è inquadrato nella cornice spazio-temporale. Si può dividere così:

  • vv. 1-6: Introduzione: invito alla lode;
  • v. 7: professione di fede;
  • vv. 8-44: il credo storico in cinque tappe:

a) vv. 8-15: i patriarchi; b) vv. 16-22: Giuseppe; c) vv. 23-36: le piaghe; d) vv. 37-43: l'esodo e il deserto; e) v. 44: il dono della terra;

  • v. 45: conclusione: doveri dell'alleanza.

v. 2. «meditate»: il verbo syḥ tradotto generalmente con «meditare» significa di per sé «mormorare» e indica perciò l'aspetto pubblico della meditazione, che suppone una comunicazione con gli altri. I prodigi del Signore non vanno solo lodati, ma sono oggetto di riflessione.

v. 5. «Ricordate»: l'appello pressante e insistente dei versetti 1-4 raggiunge ora l'apice con l'invito a ricordare, a fare memoria (si usa il verbo zkr, da cui zikkārôn = memoriale). Il ricordo dei prodigi del Signore a favore del popolo deve servire a spronare alla fedeltà all'alleanza; è ciò che viene ricordato a chiusura del salmo (v. 45).

v. 7. «È lui il Signore, nostro Dio»: questo versetto riporta la motivazione della lode. La professione di fede nel Signore (JHWH) unico Dio d'Israele, comporta anche il riconoscimento del suo regno universale che egli amministra con giustizia («giudizi»).

v. 15. «i miei consacrati... miei profeti»: i patriarchi vengono chiamati in senso lato «i miei unti» (= Messia). È un titolo dato loro nella Bibbia solo qui. Essi sono infatti sotto la protezione di Dio, che a loro si è rivelato. «i miei profeti»: i patriarchi sono profeti in quanto amici e portavoce di Dio e perciò posti sotto la sua protezione. Abramo è chiamato esplicitamente profeta da Abimelech (cfr. Gn 20,7) e in Gn 15,1-6 è descritto con le caratteristiche di un profeta.

v. 16. «e distrusse ogni riserva di pane»: alla lett. «ogni bastone del pane spezzò». È usata qui una metonimia per indicare la mancanza di pane. La parola ebraica maṭṭēh (= bastone) può alludere o alla pertica per battere il grano sulle aie per liberarlo dalla pula (cfr. Is 28,27; Gdc 6,11; Rt 2,17), o alla pala per estrarre dal forno il pane o rigirarlo per meglio cuocerlo (Os 7,4.7.8), o al bastone che serviva a raccogliere i pani a forma di ciambella per meglio trasportarli o per appenderli, evitando che ammuffissero.

v. 17. «Davanti a loro mandò un uomo»: si sottolinea l'aspetto provvidenziale della storia. È Dio che la guida e che manda Giuseppe servendosi della cattiveria dei fratelli. «venduto come schiavo»: il testo non dice, per discrezione, che fu venduto dai fratelli come in Gn 37.

v. 28. «Mandò le tenebre...»: anche per le piaghe si adopera il verbo «mandare» che ha per soggetto Dio, come per Giuseppe (v. 17) e Mosè (v. 26). Le piaghe riportate nei vv. 28-36, differiscono per ordine e per numero sia dal Sal 78,44-51, (ove ne sono riportate sette), sia da Es 7-12 (tradizione J + E) ove ne sono riportate dieci. Il Sal 78 e il Sal 105 sembrano richiamare uno strato più arcaico della tradizione. Il nostro testo (vv. 28-36) ne enumera otto: tenebre, Nilo rosso, rane, mosche, zanzare, grandine, locuste e bruchi, morte dei primogeniti.

v. 42. «perché ricordò la sua parola santa...»: è un'inclusione generale del salmo soprattutto con il v. 8. Essa riprende dall'invitatorio le quattro parole fondamentali: il ricordo di Dio (v. 8), la parola-promessa (v. 8), la santità (v. 3) e Abramo suo servo (6.8). E come una sottolineatura ulteriore della fedeltà di Dio che rispetta l'alleanza.

v. 43. «Fece uscire... con esultanza»: si sintetizza la storia della liberazione e della libertà del popolo eletto. Si noti il grande rilievo dato alla gioia, con le espressioni «con esultanza» e «con canti di gioia». Si allude al canto di vittoria di Es 15,1-18 che abbraccia tutta l'esperienza di liberazione fino all'ingresso nella terra promessa.

v. 44. «Diede loro le terre dei popoli». Il salmista ricorda il dono della terra ormai ricevuta. La terra non è stata così frutto di meriti e umane conquiste, ma è semplicemente dono gratuito. Infatti la terra è stata strappata da Dio alle genti che la abitavano e l'avevano resa ricca e prospera con la loro fatica.

v. 45. «perché custodissero i suoi decreti...»: dal dono della terra scaturisce, a maggior ragione, l'impegno, come risposta a Dio, a osservarne i comandamenti. E questo il patto dell'alleanza costantemente ribadito dal Deuteronomio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, CREATORE

1 Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore,

2 avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda,

3 costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento,

4 fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.

5 Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare.

6 Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste; al di sopra dei monti stavano le acque.

7 Al tuo rimprovero esse fuggirono, al fragore del tuo tuono si ritrassero atterrite.

8 Salirono sui monti, discesero nelle valli, verso il luogo che avevi loro assegnato;

9 hai fissato loro un confine da non oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra.

10 Tu mandi nelle valli acque sorgive perché scorrano tra i monti,

11 dissetino tutte le bestie dei campi e gli asini selvatici estinguano la loro sete.

12 In alto abitano gli uccelli del cielo e cantano tra le fronde.

13 Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.

14 Tu fai crescere l'erba per il bestiame e le piante che l'uomo coltiva per trarre cibo dalla terra,

15 vino che allieta il cuore dell'uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore.

16 Sono sazi gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.

17 Là gli uccelli fanno il loro nido e sui cipressi la cicogna ha la sua casa;

18 le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio per gli iràci.

19 Hai fatto la luna per segnare i tempi e il sole che sa l'ora del tramonto.

20 Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta;

21 ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.

22 Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane.

23 Allora l'uomo esce per il suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.

24 Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.

25 Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi;

26 lo solcano le navi e il Leviatàn che tu hai plasmato per giocare con lui.

27 Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.

28 Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.

29 Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere.

30 Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

31 Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.

32 Egli guarda la terra ed essa trema, tocca i monti ed essi fumano.

33 Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto.

34 A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore.

35 Scompaiano i peccatori dalla terra e i malvagi non esistano più. Benedici il Signore, anima mia. Alleluia.

_________________ Note

104,1 L'inno è la rievocazione poetica ed estatica dell'opera della creazione, condensata nel libro della Genesi nei sei giorni, lungo i quali Dio ha chiamato all’esistenza ogni cosa (Gen 1). Il linguaggio è ricco di immagini e di poesia, e sembra risentire, anche se indirettamente, dell’influsso di altre composizioni simili, diffuse tra i popoli del Vicino Oriente antico.

104,26 Leviatàn: mostro dell’antica mitologia orientale, simbolo delle forze avverse a Dio.

104,35 L'armonia e la bellezza della creazione si conservano se l’uomo non le contamina con il peccato. Alleluia significa: “Lodate il Signore”.

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Approfondimenti

Dio creatore e provvidente Inno

Il salmo celebra Dio creatore e provvidente. È un'altra perla del Salterio, degna di stare tra i capolavori della letteratura mondiale. È simile, in alcuni punti, al celebre Inno al Sole del faraone Amenofi IV (Akenaton) del sec. XIV a.C. Lo scenario d'azione è cosmico-spazio-temporale. Si adoperano nel salmo alcuni elementi mitici, come mezzi espressivi, ma senza preoccupazione demitizzante. Inizia e termina con l'inclusione antifonale «Benedici il Signore, anima mia» come il Sal 103. Il ritmo nel TM è dato per lo più da 3 + 3 accenti e prevale il distico. C'è il passaggio frequente tra la terza e la seconda persona (salto innico). Il salmo va letto nella scia dei Sal 8, 19, 29, 148, e altri frammenti poetici riguardanti descrizioni della natura di altri carmi, e di altri testi, come per es. Gn 1,1-2,4a; Prv 8,22-31; Gb 38-39.40-41; Sir 42,15-43,33; Dn 3,52-90. In questo salmo si nota inoltre un timido tentativo di comprendere anche razionalmente il lato “tecnico” dell'operare di Dio nella natura (G. von Rad). Un notevole ruolo strutturante lo svolge la «luce» (v. 2) con il suo campo semantico, dato da vocaboli come «splendore» (v. 1), «fiamma» (v. 4), «brillare» (v. 15), «sole» (v. 19.22). Una simile funzione è svolta anche dalla voce «acqua» (vv. 3.6) e il suo ambito semantico, con vocaboli come «oceano» (v. 6), «sorgente» (v. 10), «bere» e «sete» (v. 11), «mare» (v. 25). Si tratta, come si vede, delle acque superiori, su cui è la dimora di Dio (v. 3), delle acque primordiali che avvolgevano la terra (v. 6), delle acque delle sorgenti e dei fiumi (v. 10), delle acque della pioggia (v. 13) e delle acque del mare (v. 25). Degna di rilievo è anche la ricorrenza della voce omofona rûaḥ, che nei vv. 3-4 significa «vento», e nei vv. 39.30 «spirito di Dio». Il salmo si può così suddividere:

  • v. 1a): autoinvito a benedire il Signore;
  • vv. 1b-4 (I strofa): la teofania e il cielo;
  • vv. 5-9 (II strofa): la terra e le acque primordiali;
  • vv. 10-18 (III strofa): l'acqua e i suoi effetti benefici sulla terra: fecondità e vita;
  • vv. 19-23 (IV strofa): il tempo;
  • v. 24: esclamazione antifonale di meraviglia;
  • vv. 25-26 (V strofa): il mare;
  • vv. 27-30 (VI strofa): l'azione provvidente di Dio;
  • vv. 31-35a: dossologia finale;
  • v. 35b: (inclusione): autoinvito a benedire il Signore.

v. 1b. «quanto sei grande!»: l'espressione esprime stupore e meraviglia nella contemplazione di uno scenario grandioso: Dio creatore. La grandezza si riferisce all'opera creatrice e provvidente di Dio espressa nel creato.

v. 2. «avvolto di luce come di un manto»: la luce è stata creata per prima da Dio (cfr. Gn 1,3-5). L'immagine regale di Dio suggerita dal testo è nota nella letteratura orientale. «come una tenda»: la volta del cielo è paragonata come nell'antica cosmogonia a una tenda di beduini piantata per terra; cfr. Is 40,22; Sal 19,2-7.

v. 3. «costruisci sulle acque la tua dimora»: cfr. Sal 29,10; sono le acque superiori distinte nella cosmogonia biblica da quelle inferiori divise dal firmamento (cfr. Gn 1,6-8). «fai delle nubi il tuo carro»: la metafora di Dio che cavalca le nubi appartiene alla tradizione cananaica, specialmente ugaritica; cfr. Dt 33,26; Is 19,1; Sal 68,5. La nube è un elemento teofanico ambivalente. Infatti da una parte esprime la trascendenza di Dio (Es 16,10; 19,9; Lv 16,2; Dn 7,13), dall'altra, in quanto apportatrice di pioggia, la sua immanenza nel mondo attraverso l'opera fecondatrice dell'acqua.

v. 5. «Hai fondato la terra sulle sue basi...»: secondo la cosmogonia biblica, la piattaforma terrestre poggia su solide colonne conficcate nell'abisso; cfr. Gb 26,7; 38,4-6.

v. 7. «Alla tua minaccia sono fuggite»: le acque si ritirano fuggendo per lasciare l'asciutto all'ordine creativo di Dio, come dei nemici sconfitti in battaglia.

v. 10. «Fai scaturire le sorgenti...»: le sorgenti sono immaginate come «occhi» (dall'ebraico ‘ayin = occhio e sorgente), aperti sulla superficie della terra, da cui Dio vi fa emergere le acque dell'abisso.

v. 11. «gli onagri»: l'onagro è un asino selvatico di Siria e Palestina, forte e amante della libertà. È difficile domarlo. Nella Bibbia è considerato come simbolo di forza e di ribellione.

v. 13. «Dalle tue alte dimore irrighi i monti»: il Signore manda dall'alto della sua sede (v. 3) la pioggia, che, secondo la concezione biblica e orientale, cade giù dai serbatoi celesti (le acque che stanno al di sopra del firmamento), cfr. Gb 37,9; Sal 135,7.

v. 17. «la cicogna..»: è chiamata «la pia» (ḥasîdâ). Con questo appellativo è nota anche presso i Latini (cfr. Petronio, Plinio) e i Greci (cfr. Aristotele). Colpiva della cicogna la sua premurosa dedizione ai piccoli.

vv. 19-23. Il ritmo del tempo è segnato dalla luna e dal sole (v. 19), con l'alternarsi della notte e del giorno. I due corpi celesti influiscono sugli animali nella loro vita notturna (v. 20-22) e sull'uomo nella sua vita diurna (v. 23). Il salmista segue il racconto dell'opera del quarto giorno della creazione (cfr. Gn 1,14-19), ma vi si discosta nel non considerare le stelle e nel mettere al primo posto la luna anziché il sole.

v. 24. «Quanto sono grandi... le tue opere... con saggezza...»: è un'esclamazione antifonale di meraviglia. Il poeta non può fare a meno di esprimere il suo stupore. Il v. 24 fa da cerniera che chiude il precedente e apre i vv. seguenti con l'espediente psicologico dell'interruzione per vivacizzare la descrizione e attirare l'attenzione del lettore.

vv. 25-26. «Ecco il mare spazioso e vasto»: il mare è descritto come «vasto» e «spazioso» (alla lett. «largo di mani»), sia nel senso che non può essere abbracciato da mani, sia nel senso che le sue braccia non hanno limiti (senso personificato). «Leviatan», antico mostro anti-creazione, è stato domato da Dio ed è diventato oggetto del suo gioco; cfr. Sal 74,14; Gb 40,27-41,26.

vv. 27-28. Si descrive l'azione provvidenziale di Dio che, come un buon padre di famiglia (immagine di Dio che si evince da tutto il salmo) provvede a uomini e animali non solo, ma «a tempo opportuno» e a sazietà.

v. 27. «Tutti da te aspettano...»: con un forte antropomorfismo anche gli animali sono visti in atteggiamento di oranti che chiedono dal Signore il cibo.

vv. 29-30. Nell'ambito dell'azione provvidenziale di Dio si situa lo stesso ciclo vitale di «morte-vita». Il movimento di riflessione va dal negativo al positivo, dalla morte (v. 29) alla vita (v. 30) e non secondo l'ordine normale «vita-morte» (cfr. lo stesso ordine: notte-giorno nei vv. 19-22). I due versetti stanno tra loro in parallelismo antitetico. Si ribadisce maggiormente, anche con un espediente poetico, di più la seconda realtà: la vita.

v. 29. «il respiro...»: alla lett.: «lo spirito» (rûaḥ). Esso è il principio vitale dell'uomo e degli animali derivante da Dio. Se egli ritira il suo spirito essi muoiono ritornando nella polvere (cfr. Gn 2,7; 3,19; Qo 12,7).

v. 30. «Mandi il tuo spirito, sono creati...»: è il riscontro positivo di quanto detto in negativo nel v. 29. Si ribadisce che la morte e la vita stanno nelle mani di Dio, dipendono dalla sua azione creatrice (cfr. Gb 12,10; 33,4). È usato il verbo «creare» (br’), verbo tecnico della creazione, riferito nella Bibbia solo a Dio (cfr. Gn 1,1; Sal 148,5). «e rinnovi la faccia della terra»: con questo intervento vitale di Dio (morte e vita), egli provvede al ringiovanimento del creato, in una continua creazione.

v. 35. «Scompaiano i peccatori dalla terra.»: in questo slancio contemplativo e di adorazione gioiosa al Signore per l'opera perfetta del creato, il salmista chiede, in un momento di collera imprecatoria, la sparizione dei peccatori dalla terra. Questi, infatti, con il loro peccato gettano un'ombra sulla gioia di Dio e con il loro operato inquinano in certo qual modo la perfezione del creato.

Nel NT si cita il Sal 104,4 in Eb 1,7.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO ALLA BONTÀ E ALL’AMORE DI DIO 1 Di Davide.

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.

2 Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.

3 Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità,

4 salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia,

5 sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza.

6 Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi.

7 Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d'Israele.

8 Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore.

9 Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno.

10 Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

12 quanto dista l'oriente dall'occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.

13 Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,

14 perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.

15 L'uomo: come l'erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce.

16 Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora.

17 Ma l'amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono, e la sua giustizia per i figli dei figli,

18 per quelli che custodiscono la sua alleanza e ricordano i suoi precetti per osservarli.

19 Il Signore ha posto il suo trono nei cieli e il suo regno domina l'universo.

20 Benedite il Signore, angeli suoi, potenti esecutori dei suoi comandi, attenti alla voce della sua parola.

21 Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà.

22 Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in tutti i luoghi del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia.

_________________ Note

103,1 Consapevole del grande amore di Dio e grato per i molti benefici da lui ricevuti, l'orante di questo salmo gli innalza un canto di lode e di ringraziamento. In questo canto egli è coinvolto nella totalità della sua persona, ma viene coinvolta anche l'intera comunità d'Israele, lungo la cui storia Dio ha lasciato i segni della sua tenerezza di padre e della sua cura di pastore. L'orizzonte dell’orante spazia poi sulla stessa condizione umana, posta sotto i segni della caducità e della fragilità. Alla fine l'inno invita tutte le creature a rendere grazie al Signore.

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Approfondimenti

Dio è grande nell'amore Inno

Il salmo vuole celebrare, sotto forma di benedizione, il Signore, che come padre provvido e misericordioso si china sulla fragilità dei suoi figli e ne perdona i peccati. Per la sua avanzata teologia e profonda spiritualità può competere con le pagine più alte del NT. Anche se non è un salmo acrostico, tuttavia è composto di 22 versetti, secondo il numero delle lettere dell'alfabeto ebraico. Si vuole così significare la completezza e la perfezione della lode. Per alcuni “aramaismi”, per i pensiero teologico abbastanza sviluppato e gli indubbi contatti con la profezia contemporanea, il salmo è ascritto al periodo del post-esilio (V-IV sec. a.C). Tra gli elementi strutturanti ricordiamo la parola «Signore» (JHWH) che ricorre undici volte, l'inclusione tra il v. 1 e il 22 con l'espressione «Benedici il Signore, anima mia». Il verbo «benedire» (brk) ricorre inoltre tre volte nei versetti 1-2 (iniziali) e quattro nei vv. 20-22 (finali) tanto da formare due strofe-cornice. Un parallelo inclusivo tra i vv. 3 e 10 è dato dalla parola «colpa» (‘awān) e tra i vv. 11 e 19 dalla voce «cielo» (šāmayim). Un altro parallelo sta tra i verbi «non dimenticare» (v. 2) e «ricordare» (v. 18). Lo sviluppo del pensiero procede in crescendo, espandendo sempre più la panoramica dal salmista (vv. 1-5) all'intero universo (v. 19). L'orizzonte s'allarga passando dal singolo (v. 1-5), da Mosè e dal popolo eletto (vv. 7-10), da ogni uomo (vv. 14-18) e dagli angeli (vv. 20-21) a tutta la creazione (v. 22).

Il salmo si suddivide in:

  • vv. 1-2 (inizio): autoinvito a benedire il Signore;
  • vv. 3-19 (corpo): le motivazioni della lode: a) vv. 3-5: benefici personali; b) vv. 6-19: benefici generali;
  • vv. 20-22 (conclusione): invito alla benedizione corale.

vv. 1-2. «Benedici il Signore, anima mia»: il salmista due volte invita se stesso, il suo “io”, in una finzione letterario-psicologica di sdoppiamento della personalità (cfr. Sal 42,6-7; 146,1), a benedire il Signore, cioè a cantare la sua vita e il suo amore che egli partecipa all'uomo (cfr. Ez 36,26-27). «non dimenticare»: l'espressione fa inclusione con il «ricordare» del v. 18. Nel Deuteronomio segue spesso alle esortazioni (cfr. Dt 4,9-23; 6,12; 8,11; 9,7; 32,18). «tanti suoi benefici: alla lett. «tutti.». L'aggettivo «tutto» si ripete anche nel v. 3 a proposito delle «colpe» e delle «malattie», e nel v. 6 circa gli oppressi: l'amore di Dio è totale. I benefici del Signore non si possono enumerare. I suoi doni sono vari e molteplici. Il salmista tenta di esemplificarne alcuni incominciando da quelli ricevuti personalmente (vv. 3-5) e accennando poi a quelli di carattere più generale (vv. 6-19). Si tratta di benefici di carattere spirituale e materiale.

v. 3. «tutte le tue malattie»: la malattia insieme alla sventura e alla stessa morte era considerata come un castigo a causa del peccato (cfr. 1Re 16,19; 2Re 24,3). Il rapporto tra colpa e malattia è messo in evidenza dalla legge del parallelismo come quello di causa ed effetto, o anche di equivalenza, cfr. Ger 7,19; Tb 12,10; Sap 1,16.

v. 4. «salva dalla fossa»: il Signore viene chiamato «il redentore» (gō’ēl) nell'AT, in particolare nell'Esodo, ove si descrive la sua azione di liberazione. Con il nome «fossa» si indica lo šᵉ’ôl (regno delle ombre) ove tutti gli uomini devono andare. «ti corona»: l'immagine della corona fa pensare alla dignità regale e all'abbondanza a essa collegata. Il Signore elargisce quindi in piena misura, come per i re, la sua grazia e la sua misericordia.

v. 6. «Il Signore agisce con giustizia... verso tutti gli oppressi»: è la tesi generale. Il Signore viene in aiuto di tutti gli oppressi. Nei vv. 7-12 lo si riscontra nella storia del popolo eletto.

vv. 7-12. Questi versetti sintetizzano gli interventi di Dio a favore del suo popolo oppresso al tempo di Mosè, cui il Signore ha rivelato i piani di liberazione dalla schiavitù egiziana (cfr. Es 3,7-10; 33,13). Nello stesso tempo con successive pennellate vengono rivelate le molteplici facce dell'amore paterno di Dio.

v. 8. «Buono e pietoso è il Signore...»: il versetto richiama la rivelazione di Dio a Mosè (cfr. Es 34,6-7) dopo l'episodio increscioso del vitello d'oro e la rottura delle prime tavole della legge.

v. 9. «Egli non continua a contestare...»: cfr. Es 34,9-10.

v. 10. «Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe»: si supera la teoria della retribuzione terrena secondo cui le malattie, le avversità e la morte prematura erano conseguenze e punizioni per il peccato. Dio nel suo amore non applica la fredda giustizia retributiva, ma preferisce sospendere l'ira e applicare la misericordia a condizione che l'uomo riconosca il suo peccato (cfr. Ger 3,12-13).

vv. 11-13. «Come il cielo è alto... come dista l'oriente dall'occidente... come un padre..»: con le immagini spaziali della dimensione verticale (v. 11), di quella orizzontale (v. 12), e con l'immagine dell'amore paterno (v. 13) il salmista descrive l'immensità dell'amore misericordioso del Signore. Per l'immagine di Dio come padre cfr. Dt 32,6; Os 11,1-11; Is 64,7; Ger 3,19.22; 31,9. «quanti lo temono»: l'espressione, che ricorre alla fine dei vv. 11.13.17, designa i destinatari dell'amore misericordioso di Dio Padre: quelli che lo riconoscono come tale e lo rispettano osservando i suoi precetti.

vv. 14-16. «Perché egli sa di che siamo plasmati...»: con il ricordo della creazione e con il ricorso a immagini sapienziali, il salmista motiva l'amore misericordioso di Dio Padre verso l'uomo. Esso si fonda sull'immagine della creazione dell'uomo tratto dalla polvere della terra (Gn 2,7) e sulla stessa fragilità e fugacità della creatura umana (cfr. Is 40,6-8; Sal 90,5-6). La sua debolezza perciò causa e spiega l'amore indulgente di Dio.

vv. 17-19. In contrasto con la fragilità e fugacità dell'uomo espresse nei vv. 14-16 il salmista ribadisce la stabilità e l'eternità dell'amore di Dio verso quelli che «lo temono».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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PREGHIERA DURANTE LA PROVA 1 Preghiera di un povero che è sfinito ed effonde davanti al Signore il suo lamento.

2 Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido di aiuto.

3 Non nascondermi il tuo volto nel giorno in cui sono nell'angoscia. Tendi verso di me l'orecchio, quando t'invoco, presto, rispondimi!

4 Svaniscono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa.

5 Falciato come erba, inaridisce il mio cuore; dimentico di mangiare il mio pane.

6 A forza di gridare il mio lamento mi si attacca la pelle alle ossa.

7 Sono come la civetta del deserto, sono come il gufo delle rovine.

8 Resto a vegliare: sono come un passero solitario sopra il tetto.

9 Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro di me.

10 Cenere mangio come fosse pane, alla mia bevanda mescolo il pianto;

11 per il tuo sdegno e la tua collera mi hai sollevato e scagliato lontano.

12 I miei giorni declinano come ombra e io come erba inaridisco.

13 Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo di generazione in generazione.

14 Ti alzerai e avrai compassione di Sion: è tempo di averne pietà, l'ora è venuta!

15 Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua polvere.

16 Le genti temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria,

17 quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.

18 Egli si volge alla preghiera dei derelitti, non disprezza la loro preghiera.

19 Questo si scriva per la generazione futura e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:

20 “Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra,

21 per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte,

22 perché si proclami in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme,

23 quando si raduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore”.

24 Lungo il cammino mi ha tolto le forze, ha abbreviato i miei giorni.

25 Io dico: mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano di generazione in generazione.

26 In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani.

27 Essi periranno, tu rimani; si logorano tutti come un vestito, come un abito tu li muterai ed essi svaniranno.

28 Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non hanno fine.

29 I figli dei tuoi servi avranno una dimora, la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza.

_________________ Note

102,1 Come è nello stile delle lamentazioni, è un’umanità sofferente e prostrata quella che rivolge il grido di aiuto a Dio (vv. 2-12). La seconda parte del salmo (vv. 13-23) si apre sull’orizzonte più ampio della comunità d’Israele, raccolta in preghiera per la ricostruzione materiale e spirituale di Gerusalemme. La preghiera si chiude con un nuovo richiamo alla precarietà della condizione umana, ma anche con la fiduciosa speranza dell’orante di venir accolto nell’abbraccio di bontà del suo Dio (vv. 24-29). Questa composizione è stata collocata dalla tradizione cristiana tra i sette “salmi penitenziali” (vedi Sal 6).

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Approfondimenti

Supplica personale e per la nazione Supplica individuale [di un malato] (+ motivi innici e di supplica per la restaurazione nazionale)

Il salmo consta fondamentalmente di due preghiere distinte: una supplica personale e una per la ricostruzione di Sion. La cosa si può rilevare, oltre che dal tema, anche dalla metrica. Infatti nei vv. 2-12 + 24-28 si hanno nel TM 3 + 3 accenti e 4 + 3 nei vv. 13-23. Tuttavia allo stato attuale il testo non si lascia facilmente smembrare in due tronconi, sebbene vi siano state varie ipotesi per farlo. Oggi si è orientati per l'unità del testo. Infatti allo stato attuale può essere considerato come un corpo unitariamemte vivo e che si mostra cresciuto con lo sviluppo della storia e della speranza della nazione ebraica. Strutturalmente si ha un'inclusione nella prima parte tra i vv. 4 e 12 con la voce «miei giorni» (yāmāy) e con il tema dello «svanire» (vv. 5 e 12). Nei vv. 13-23 (II parte) si ha una struttura chiastica concentrica, essendoci all'inizio, al centro e alla fine il binomio JHWH-Sion (vv. 13-14; v. 17; vv. 22-23). Nei vv. 24-29 si ha la ripresa della I parte con l'inclusione «miei giorni» nei vv. 24-25 (cfr. vv. 4.12) richiamati da «tuoi anni» (vv. 25-28). La simbologia riguarda lo spazio e il tempo nonché il corpo e la psiche, rispecchiando la psicologia di un malato grave nello stato febbrile. C'è inoltre l'asse semantico di tempo ed eternità ovvero di caducità ed eternità, e il rapporto individuo e comunità. L'accenno al «tempo» è frequente, come nel Sal 90; tra l'altro la voce «giorno» si trova nei vv. 3.4.9.12.24.25. Il salmo abbonda di paragoni nella parte riguardante la lamentazione (vv. 4b.5a.7ab.8.10.12ab.27a) e mostra vari contatti letterari con altri testi dell'AT. È soffuso di un'atmosfera malinconica, ma anche di fede e di speranza. Non difetta di una certa originalità artistica. E il quinto dei “Salmi penitenziali”.

Divisione:

  • vv. 2-12 (I parte): lamentazione personale;
  • vv. 13-23 (II parte): lamentazione e supplica per la restaurazione di Sion;
  • vv. 24-28 (III parte): ripresa della lamentazione iniziale;
  • v. 29: conclusione generale.

vv. 2-3. In questi pressanti appelli introduttivi si richiama l'attenzione di Dio per averne il soccorso nella situazione di angoscia dettata dalla malattia. Si tratta di invocazioni tradizionali (cfr. Sal 18,7; 27,9; 39,13; 69,18; 88,3). Si ricorre al simbolismo dell'orecchio e del grido (simbolismo auditivo) e al simbolismo del volto (simbolismo visivo).

v. 3. «Non nascondermi il tuo volto»: il nascondere il volto da parte di Dio può indicare sdegno o disinteresse, cfr. Sal 13,2-3; 30,7-11; 69,18; 89,47. Il mostrare invece il volto è segno di benevolenza, di protezione e fonte di gioia, cfr. Sal 17,15; 44,4; 67,2; 89,16-19.

v. 4. «in fumo»: a differenza di altri salmi (37,20; 68,3) ove il fumo simboleggia il dileguarsi dei nemici sconfitti, qui come in Is 51,6 indica il rapido svanire dell'umana esistenza.

vv. 7-9. L'orante descrive un'amara solitudine, richiamando il deserto e le rovine, come effetto della sua grave malattia, solitudine che è interrotta solo dalle imprecazioni dei nemici (v. 9). Si usano le immagini dei volatili: «pellicano, gufo, uccello solitario». Il salmista è come loro perché solitario «veglia e geme», mentre «tutto il giorno» i suoi nemici l'insultano. È sottintesa qui la teoria della retribuzione che vuole la malattia come conseguenza di una colpa. Cosicché l'orante oltre alle sofferenze fisiche deve sopportare anche quelle morali, effetto delle accuse e ingiurie dei nemici.

v. 7. «simile al pellicano del deserto»: la voce qa’at, che la tradizione e le antiche versioni interpretano come «pellicano», è difficile da identificare. In più bisogna aggiungere che il «pellicano» non vive solitario né tra le rovine, ma in stormi e presso i fiumi e le paludi. Altri pensano a un «rapace» o a una «civetta».

v. 11. «perché mi sollevi e mi scagli lontano»: l'orante si vede nella sua malattia come punito da Dio (cfr. Sal 90,7-9), che, come un uragano, sradica gli alberi e quanto incontra per scaraventarli lontano (cfr. Sal 18,43; Gb 27,21; 30,19.22).

v. 12. «I miei giorni... come erba..»: si riprendono i due temi in inclusione con i vv. 4-5.

vv. 13-15. Questi versetti iniziano con un forte contrasto con quelli precedenti. Sono segnati stilisticamente dall'espressione «Ma tu», che come di frequente nei salmi segna una svolta di pensiero, e dal verbo «rimanere» (yšl) rafforzato da «in eterno». Infatti, mentre nei vv. 3-12 si era parlato della fugacità della vita umana, qui si parla della stabilità di Dio.

v. 14. «Tu sorgerai»: nota il contrasto tra il «rimanere» (yšl) del v. 13 e il «sorgere» (qwm) del v. 14. Anche le due espressioni sono similmente costruite. «perché è tempo... l'ora è giunta...»: secondo una caratteristica formula profetica e salmica (Sal 12,6; 85,10) l'orante sottolinea l'imminenza dell'intervento salvifico di Dio scandendola due volte. Si tratta dell'ora di realizzare il progetto salvifico divino (Ab 2,3; Dn 8,19).

v. 15. «sono care le sue pietre»: l'orante esprime con tenerezza l'amore verso la città di Gerusalemme (Sion: vv. 14.17.22). Si richiama il tema della nostalgia verso la propria patria, che non è solo un fatto ideale, ma concreto, di amore anche per la sua conformazione fisica, per la terra in sé e per sé, cfr. Sal 137; Is 52,9.

vv. 16-23. Sion, come in una visione profetica, è vista, già ricostruita, come centro universale di attrazione dei popoli della terra (Is 2; 60; Zc 14,16-19). Vi si realizzano le profezie del Deuteroisaia (Is 40,5; 52,10) e del Tritoisaia (Is 59,19; 60,3.10). Il salmista evoca tutto ciò ricorrendo anche a motivi dei “Salmi della regalità” (cfr. Sal 96,3.7-10; 97,6; 98,2-3; 100 ecc.).

v. 19. Il versetto dal punto di vista strutturale fa da ponte tra il precedente e il seguente. Mentre esorta a fissare per iscritto quanto detto nei vv. 16-18 (primo emistichio), invita, nel secondo emistichio, il popolo «ricreato» a lodare il Signore: è ciò che viene sviluppato nei vv. 20-23. «un popolo nuovo»: alla lett. «un popolo che sarà creato» (cfr. Sal 22,32; Is 43,21). Si usa il verbo ’br (creare). Il riferimento è al popolo che ha subito l'esilio. Liberato finalmente dal Signore è come «ricreato», tratto dalla polvere dell'umiliazione in cui era stato gettato. Non si tratta di sola rinascita spirituale come nel Sal 51,12, dopo il peccato, ma di una rinascita globale (fisica, spirituale, nazionale e liturgica) che abbraccia tutto l'uomo nelle sue manifestazioni di vita. Sulle labbra di questo nuovo popolo, finalmente libero e in patria, rifiorisce la gioia di vivere significata dalla lode e dal canto, ciò che non poteva realizzarsi in esilio (cfr. Sal 137,3-4).

v. 20. «Il Signore si è affacciato...»: c'è un antropomorfismo, che di per sé indica interessamento di Dio in senso negativo o in senso positivo: cfr. Es 14,24; Sal 14,2, Dt 26,15. Qui l'affacciarsi di Dio è positivo, significa aiuto e soccorso (v. 21).

v. 23. «si aduneranno insieme i popoli e i regni...»: tra i «servi» (v. 15) ci saranno non solo gli Israeliti, ma anche i «popoli pagani» (‘ammîm) e gli altri regni. Tutti «serviranno» il Signore.

vv. 24-28. Dopo l'interruzione profetico-innica universalistica dei vv. 16-23, si riprende il genere della lamentazione individuale dei vv. 2-12, non senza aver subito l'influenza della parte innica. Il v. 24 inizia ex abrupto. Siamo di fronte alla presentazione del “caso” fatta in due tempi, come avviene a volte nelle lamentazioni (cfr. Sal 22,7.13-19; 88,4-9.15-19). Si riporta subito il lettore davanti al quadro della sofferenza descritta nei vv. 2-12.

v. 25. «a metà dei miei giorni»: si indica qui la morte prematura, cfr. Is 38,10; Sal 55,24.

vv. 26-28. Facendo contrasto con la fugacità della vita umana, come nei vv. 13-14, in chiave cosmica, si argomenta sull'eternità di Dio e quindi sulla sua immutabilità salvifica. Ciò è motivo di certezza e di speranza per l'esaudimento della preghiera del v. 25a. Questi versetti in ebraico sono costruiti in modo raffinato e in forma concentrica. C'è il gioco delle antitesi. Si ricorre all'immagine del vestito per indicare la breve durata della vita dell'uomo.

Nel NT i vv. 26-28 sono citati da Eb 1,10-12, secondo i LXX, per dimostrare la trascendente superiorità di Cristo su tutti gli esseri creati.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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SOLENNE IMPEGNO DEL RE PER LA GIUSTIZIA 1 Di Davide. Salmo.

Amore e giustizia io voglio cantare, voglio cantare inni a te, Signore.

2 Agirò con saggezza nella via dell'innocenza: quando a me verrai? Camminerò con cuore innocente dentro la mia casa.

3 Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie, detesto chi compie delitti: non mi starà vicino.

4 Lontano da me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere.

5 Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo ridurrò al silenzio; chi ha occhio altero e cuore superbo non lo potrò sopportare.

6 I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino accanto a me: chi cammina nella via dell'innocenza, costui sarà al mio servizio.

7 Non abiterà dentro la mia casa chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza.

8 Ridurrò al silenzio ogni mattino tutti i malvagi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male.

_________________ Note

101,1 L'orante, probabilmente il re o un personaggio rivestito di una particolare autorità, delinea in questa preghiera il profilo interiore di chi è posto alla guida del popolo. In primo luogo viene messa in evidenza la piena adesione alla legge del Signore (chiamata via dell’innocenza, v. 2), fonte di saggezza e norma di buon governo; poi, emerge quasi un decalogo sociale, al quale il re promette di attenersi per reggere con giustizia il popolo.

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Approfondimenti

Programma ideale di un re giusto e saggio Salmo regale

L'orante presenta nella finzione poetica o nella realtà una bozza di un “discorso della corona” tenuto davanti a un'assemblea, in cui una suprema autorità (probabilmente il re) si impegna a rispettare e a far rispettare i precetti dell'alleanza divina. È un salmo regale in senso largo e a sfondo liturgico. Anche se il re non viene esplicitamente nominato, che ci si riferisca a lui lo si intuisce da quanto possiede (una grande casa per accogliere molti: vv. 2.6.7) e da ciò che ha intenzione di fare, che non è certo nelle possibilità di un privato cittadino (vv. 5.6.8). Per alcuni aspetti il Sal 101 è parallelo al Sal 18,21-25 (a proposito della protesta d'innocenza), ma mentre là ci si riferiva alle azioni passate, nel Sal 101 le promesse d'impegno sono per il futuro. Scomparsa la monarchia, il salmo ricevette l'interpretazione messianica. Il protagonista parla in prima persona. È una composizione abbastanza sobria, ben organizzata e strutturata in distici quasi sempre regolari. Procede solitamente per antitesi, basandosi sulla menzione positiva delle azioni del re, contrarie a quelle negative degli empi. Il nome del Signore (JHWH) fa da inclusione nel v. 1 e 8. Altri elementi di struttura sono le voci: via (vv. 2.6), cuore (vv. 2.4.5), casa (vv. 2.7), occhi (vv. 3.6.7), paese (vv. 6.8). La simbologia è spaziale (cfr.: via, casa, paese, città) e somatico-psicologica (cfr.: cuore, occhi).

Divisione:

  • v. 1: dossologia d'inizio;
  • vv. 2-8: impegni programmatici del re.

v. 1. La dossologia è per alcuni un'aggiunta posteriore per adattare il salmo alla lode liturgica. La formulazione è stereotipa, ma agganciata tematicamente al contenuto degli altri versetti. «Amore e giustizia...»: è la coppia delle virtù dell'alleanza. Nell'evidenziarle, in quanto osservate da Dio nella sua fedeltà, il salmista di riflesso le indica al re per l'esercizio concreto del suo governo.

v. 2. «Agirò con saggezza»: il re si impegna prima con se stesso (Sal 78,72; 1Re 9,4; Sap 9) a essere fedele alla legge di Dio. Alla lett. «voglio essere sapiente» (’aśkîlâ). È la sapienza pratica, che chiese Salomone al Signore per ben governare (1Re 3). «quando verrai a me?»: è la richiesta al Signore di una sua visita per essere confortato e benedetto nell'azione di governo, secondo il principio della retribuzione, dato che egli, il re, si prefigge di agire secondo la legge. «con cuore integro»: cioè con fedeltà di cuore, che implica coerenza di vita e piena sincerità (cfr. Prv 11,20; Sal 119,1), come Davide (cfr. Sal 18,21.24; 78,72).

v. 3. «Non sopporterò davanti ai miei occhi...»: il re dichiara la sua ferma intenzione di non compromettersi con le ingiustizie e di non farsi complice di chi le compie. «azioni malvagie»: alla lett. «parola di Belial» (cfr. Sal 41,9; cfr. Es 10,10; Dt 15,9).

v. 5. «occhi altezzosi e cuore superbo»: alla lett. «alto di occhi e largo di cuore». Si designano gli ambiziosi che hanno come scopo il successo anche a costo di nuocere agli altri e perfino eliminandoli se gli sono di ostacolo (cfr. Prv 16,5; 21,4; 28,25; Sal 18,28; 131,1).

vv. 6-7. «i fedeli del paese... chi cammina per la via integra»: coloro che praticano la fedeltà alla legge del Signore come il re (v. 2b) (cfr. Nm 12,7; 1Sam 2,35; Pr 25,13), abitando presso il santuario del Signore (Sal 15, 1; 61,5) possono abitare anche presso il re. «Non abiterà nella mia casa...»: coloro che come il bugiardo e il fraudolento non sono degni di abitare nella casa del Signore, non lo sono neanche per abitare nella casa del re.

v. 8. «Sterminerò ogni mattino...»: con una forte esagerazione il re proclama il suo fermo proposito di liberare tutto il paese dagli empi e la città santa di Gerusalemme dagli operatori iniqui, anche ricorrendo a estremi mezzi di coercizione quali le sentenze di morte. «ogni mattino...»: cfr. Ger 21,12. Il mattino è l'ora della celebrazione dei processi. L'espressione indica la sollecitudine e la vigilanza del re per il suo programma di «purificazione» del paese e della città santa.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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