📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA: Regole; a Diogneto ● PROFETI ● Concilio Vaticano II ● NUOVO TESTAMENTO

Strage di Gog e trionfo di Dio 1E tu, figlio dell’uomo, profetizza contro Gog e annuncia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, capo supremo di Mesec e Tubal. 2Io ti sospingerò e ti condurrò e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti porterò sui monti d’Israele. 3Spezzerò l’arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra. 4Tu cadrai sui monti d’Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d’ogni specie e alle bestie selvatiche. 5Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io ho parlato. Oracolo del Signore Dio. 6Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole. Sapranno che io sono il Signore. 7Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele, e non permetterò che il mio santo nome sia profanato. Le nazioni sapranno che io sono il Signore, santo in Israele. 8Ecco, questo avviene e si compie – oracolo del Signore Dio –; è questo il giorno di cui ho parlato.

9Gli abitanti delle città d’Israele usciranno e per accendere il fuoco bruceranno armi, scudi grandi e piccoli, e archi e frecce e mazze e giavellotti, e con quelle alimenteranno il fuoco per sette anni. 10Non andranno a prendere la legna nei campi e neppure a tagliarla nei boschi, perché faranno il fuoco con le armi: spoglieranno coloro che li avevano spogliati e deprederanno coloro che li avevano saccheggiati. Oracolo del Signore Dio. 11In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà valle della Moltitudine di Gog. 12La casa d’Israele darà loro sepoltura per sette mesi per purificare il paese. 13Lì seppellirà tutta la popolazione del paese e sarà per loro glorioso il giorno in cui manifesterò la mia gloria. Oracolo del Signore Dio. 14Saranno scelti uomini che percorreranno di continuo il paese per seppellire con l’aiuto dei viandanti quelli che sono rimasti a fior di terra, per renderla pura; cominceranno le ricerche alla fine del settimo mese. 15Quando, percorrendo il paese, vedranno ossa umane, vi porranno un segnale, finché i seppellitori non le sotterrino nella valle della Moltitudine di Gog: 16Amonà sarà chiamata la città. Così purificheranno il paese. 17A te, figlio dell’uomo, così dice il Signore Dio: Annuncia agli uccelli d’ogni specie e a tutte le bestie selvatiche: Radunatevi, venite; raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande, sui monti d’Israele. Mangerete carne e berrete sangue; 18mangerete carne d’eroi, berrete sangue di prìncipi del paese: sono tutti montoni, agnelli, capri e tori grassi di Basan. 19Mangerete grasso a sazietà e berrete fino all’ebbrezza il sangue del sacrificio che preparo per voi. 20Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri di ogni razza. Oracolo del Signore Dio.

21Fra le nazioni manifesterò la mia gloria e tutte le nazioni vedranno la giustizia che avrò fatto e la mano che avrò posto su di voi. 22La casa d’Israele da quel giorno in poi saprà che io sono il Signore, loro Dio. 23Le nazioni sapranno che la casa d’Israele per la sua iniquità era stata condotta in schiavitù, perché si era ribellata a me e io avevo nascosto loro il mio volto e li avevo dati in mano ai loro nemici, perché tutti cadessero di spada. 24Secondo le loro impurità e le loro trasgressioni io li trattai e nascosi loro la faccia. 25Perciò così dice il Signore Dio: Ora io ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione di tutta la casa d’Israele e sarò geloso del mio santo nome. 26Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno della loro ignominia e di tutte le ribellioni che hanno commesso contro di me. 27Quando io li avrò ricondotti dai popoli e li avrò radunati dalle terre dei loro nemici e avrò mostrato in loro la mia santità, davanti a numerose nazioni, 28allora sapranno che io sono il Signore, loro Dio, poiché, dopo averli condotti in schiavitù fra le nazioni, li avrò radunati nella loro terra e non ne avrò lasciato fuori neppure uno. 29Allora non nasconderò più loro il mio volto, perché diffonderò il mio spirito sulla casa d’Israele». Oracolo del Signore Dio.

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Approfondimenti

Strage di Gog e trionfo di Dio 39,1-29

Il c. 39 è un'espansione del precedente: contiene la specificazione del disastro di Gog e di tutta la sua moltitudine, e la descrizione del grande trionfo del Dio d'Israele.

1-8. Dopo la ripresentazione della causalità divina nell'irruzione dei popoli contro i monti d'Israele, il Signore ne annunzia la pronta sconfitta con l'immagine dell'arco che si spezza nella mano sinistra e delle frecce che cadono dalla mano destra: si troverà completamente inerme al momento del turbine lanciato da JHWH (v. 3). Colpiti a morte, saranno preda delle bestie e degli uccelli. Si compirà quanto era stato da lui predetto, e risplenderà la gloria del suo nome (v. 8).

9-20. La descrizione dell'enorme strage, evidentemente simbolica, è presentata in tre scene:

  1. incenerimento delle armi (vv. 9-10). Saranno così ingenti gli attrezzi di cui erano forniti i guerrieri morti, che gli Israeliti non avranno bisogno di far legna nei loro campi per attizzare il fuoco, per 7 anni: basterà togliere quelle spoglie a coloro che li volevano depredare e usarle come legna;
  2. sepoltura (vv. 11-16). Tutti i cadaveri saranno sepolti nella valle a est del Mar Morto, fuori quindi del territorio sacro (47,18; 48,18), che sarà denominata «Valle della moltitudine di Gog»; vi saranno impegnati per 7 mesi gli abitanti del luogo; e se dopo i 7 mesi i passanti troveranno ancora qualche osso umano, vi porranno accanto un segnale, perché gli affossatori lo sotterrino nella suddetta valle: nulla di impuro dovrà restare nel paese di JHWH;
  3. pasto di belve (vv. 17-20). Nel frattempo saranno invitati gli uccelli e le fiere dei campi a nutrirsi di carni scelte, come di animali prelibati (tori, agnelli, arieti, cioè i prodi e i capi di quei popoli), e di sangue in abbondanza: è un'immensa ecatombe sacrificale preparata dal Signore (v. 17).

21-29. Le genti scorgeranno allora la trascendente grandezza di JHWH; la riconoscerà in modo speciale il suo stesso popolo: tutti capiranno che l'esilio inflitto a Israele non è stato causato dallo strapotere dei suoi nemici o dalla debolezza del suo Dio; ma semplicemente dall'infedeltà dei figli di Giacobbe. Solo per questo l'Altissimo nascose loro il suo volto e li abbandonò in mano dei nemici (v. 21-24). Ma adesso – il veggente nel tratto finale dei vv. 25-29 pare si rivolga ai suoi uditori in esilio – il Signore farà sì che i deportati tornino in patria e vi dimorino in perfetta tranquillità, senza che alcuno di loro sia lasciato fuori e senza che mai più ne siano allontanati: poiché in essi lui infonderà il suo spirito ed essi gli aderiranno con perenne fedeltà e umiltà, pentiti del male commesso in passato. Ritornano qui i concetti espressi negli oracoli precedenti (16,60-63; 20,42-44; 36,25-32). Con questa visione, quasi apocalittica, viene riaffermata la concezione del nostro profeta e di conseguenza dei suoi discepoli riguardo al piano di JHWH sulla storia sacra. Le potenze del male, spinte dalla loro avidità, tenteranno l'annientamento del ricostituito popolo eletto, che vive in pace al centro dei popoli (5,5). Ma sarà stato certamente il Signore dell'universo a permettere loro di dirigersi con tutta la loro arroganza contro i monti di Giuda. Con estrema chiarezza è anzitutto presentata la duplice causalità di ogni evento storico: la causa prima del Dio trascendente, e quella seconda delle sue creature libere, senza nulla detrarre alla loro sostanziale identità. La causa trascendente opererà in pieno rispetto della libertà della causa creaturale; ma allo stesso tempo questa viene indefettibilmente indirizzata ai fini del supremo protagonista. E quando tutto potrà sembrare prossimo al crollo sotto gli attacchi della malvagità umana, un istantaneo misterioso colpo di scena getterà lo sgomento nell'agguerrita moltitudine degli invasori, e il mite clan d'Israele assisterà allo sfacelo dell'orda nemica; e non potrà non riconoscervi l'azione del suo divino salvatore, che da secoli gli aveva preannunziato un'immancabile protezione a gloria del suo nome (20,5s. 33); come faranno altrettanto gli altri popoli, i quali comprenderanno che se a volte Israele è stato allontanato dalla sua divina presenza, ciò è derivato unicamente dalle sue trasgressioni. Il Dio di Giacobbe si dimostrerà sempre fedele al suo disegno di glorificarsi in Israele; e questi non avrà mai nulla da temere finché si lascerà guidare dal suo spirito. Vi è qui una specie di paradigma della sorte storica del popolo del Dio altissimo.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Sicurezza escatologica d'Israele

L'assalto di Gog 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, capo supremo di Mesec e Tubal, e profetizza contro di lui. Annuncerai: 3Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, capo supremo di Mesec e Tubal; 4io ti aggirerò, ti metterò ganci alle mascelle e ti farò uscire con tutto il tuo esercito, cavalli e cavalieri, tutti ben equipaggiati, tutti muniti di spada, truppa immensa con scudi grandi e piccoli. 5La Persia, l’Etiopia e Put sono con loro, tutti con scudi ed elmi. 6Gomer e tutte le sue schiere, la casa di Togarmà, le estreme regioni del settentrione e tutte le loro schiere. Popoli numerosi sono con te. 7Sta’ pronto, fa’ i preparativi insieme con tutta la moltitudine che si è radunata intorno a te: sii a mia disposizione. 8Dopo molto tempo ti sarà dato l’ordine: alla fine degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d’Israele, rimasti lungamente deserti. Essa è uscita dai popoli e tutti abitano tranquilli. 9Tu vi salirai, vi giungerai come un uragano: sarai come un nembo che avvolge la terra, tu con tutte le tue schiere e con i popoli numerosi che sono con te. 10Così dice il Signore Dio: In quel giorno ti sorgeranno in mente dei pensieri e concepirai progetti malvagi. 11Tu dirai: “Andrò contro una terra indifesa, assalirò quelli che abitano tranquilli e se ne stanno sicuri, che abitano tutti in luoghi senza mura, che non hanno né sbarre né porte”, 12per depredare, saccheggiare, mettere la mano su rovine ora ripopolate e sopra un popolo che si è riunito dalle nazioni, dedito agli armenti e ai propri affari, che abita al centro della terra. 13Saba, Dedan, i commercianti di Tarsis e tutti i suoi leoncelli ti domanderanno: “Vieni per saccheggiare? Hai radunato la tua gente per venire a depredare e portare via argento e oro, per rapire armenti e averi e per fare grosso bottino?”. 14Perciò profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia a Gog: Così dice il Signore Dio: In quel giorno, quando il mio popolo Israele dimorerà del tutto sicuro, tu ti leverai, 15verrai dalla tua dimora, dagli estremi confini del settentrione, tu e i popoli numerosi che sono con te, tutti su cavalli, una turba grande, un esercito potente. 16Verrai contro il mio popolo Israele, come un nembo per coprire la terra. Alla fine dei giorni io ti manderò sulla mia terra perché le nazioni mi conoscano quando per mezzo tuo, o Gog, manifesterò la mia santità davanti ai loro occhi. 17Così dice il Signore Dio: Non sei tu quegli di cui parlai nei tempi antichi per mezzo dei miei servi, i profeti d’Israele, i quali, in quei tempi e per molti anni, profetizzarono che io ti avrei mandato contro di loro? 18Ma quando Gog giungerà nella terra d’Israele – oracolo del Signore Dio – divamperà la mia collera. 19Nella mia gelosia e nel mio furore ardente io vi dichiaro: In quel giorno ci sarà un grande terremoto nella terra d’Israele: 20davanti a me tremeranno i pesci del mare, gli uccelli del cielo, gli animali selvatici, tutti i rettili che strisciano sul terreno e ogni uomo che è sulla terra: i monti franeranno, le rocce cadranno e ogni muro rovinerà al suolo. 21Contro di lui, su tutti i monti d’Israele, chiamerò la spada. Oracolo del Signore Dio. La spada di ognuno di loro sarà contro il proprio fratello. 22Farò giustizia di lui con la peste e con il sangue: riverserò su di lui e le sue schiere, sopra i popoli numerosi che sono con lui, una pioggia torrenziale, grandine come pietre, fuoco e zolfo. 23Io mostrerò la mia potenza e la mia santità e mi rivelerò davanti a nazioni numerose e sapranno che io sono il Signore.

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Approfondimenti

Sicurezza escatologica d'Israele 38,1-39,29 Questi due capitoli, probabilmente amplificati dai più tardi discepoli di Ezechiele, sono un'unica rappresentazione profetica della sicurezza di cui godrà il futuro regno teocratico d'Israele. E il Signore che continua a parlare nel suo portavoce (38,1; 39,1). Egli deve volgere il suo sguardo verso un tipico avversario del suo popolo: «Gog nel paese di Magog, principe capo di Mesech e Tubal» (38,2). Sono state date varie identificazioni storiche di Gog; ma sembra si tratti di un personaggio metastorico, figura dell'insieme dei nemici del popolo sacro a JHWH. Magog ne sarebbe la sede; Mesech e Tubal, due regioni a nord della Mesopotamia: localizzazioni ideali, come probabilmente i famosi fiumi dell'Eden (Gn 2,10-14). In 38,1-23 è descritto l'assalto dell'avversario e la sua disfatta; in 39,1-29 la paurosa strage col trionfo di JHWH.

L'assalto di Gog 38,1-23 L'assalto di Gog è presentato in un primo piano come l'opera di Dio stesso, in quanto è lui che permette anche alle forze del male di agire, per utilizzarle ai suoi fini (v. 3-9); ma poi si indicherà pure, in un secondo tempo, la libera iniziativa della creatura (vv. 10-16a); per riproporre infine l'intervento diretto di JHwH (vv. 16b-23).

3-9. Il Signore ha Gog a sua completa disposizione: lo trascina con dei raffi infissi nelle sue mascelle, come fa il vincitore con i vinti prigionieri (19,4; 29,4), assieme a tutta la sua gente, guerrieri e strumenti d assalto (vv. 3-4). Sono enumerate le varie popolazioni che compongono il suo esercito, fra cui Persia, Etiopia, Put (27,10) del Nord Africa, Gomer (i Cimmeri) delle sponde del Mar Nero, Togarma (l'attuale Armenia). Gli dà l'ordine di tenersi pronto per l'assalto a un popolo che, raccolto dalla dispersione, ora vive tranquillo sui monti d'Israele: gli dovrà cadere addosso «come un nembo che avvolge la terra», in un tempo non ben definito, b'aharît hassanim, che letteralmente può tradursi «nel seguito degli anni», oppure «negli anni successivi» (v. 8): un'espressione che significa «un'epoca successiva a un dato evento», senza una precisa determinazione; tanto più che qui è unita a un'altra vaga indicazione: «dopo molti anni» (v. 8). Probabilmente si intendeva accennare a un'epoca futura lontana, posteriore alla lunga era di tranquillità del popolo eletto, in cui si attendeva uno speciale intervento di JHWH senza gli esatti contorni del messianismo cristiano (escatologica anticotestamentaria).

10-16a. In quel giorno-tempo (v. 10; cfr. 24,25s.), cioè nell'epoca predetta sopra, sarà Gog medesimo a concepire il malvagio progetto di piombare su un popolo pacifico che non ha grandi eserciti e armi in sua difesa e abita in sicurezza «al centro della terra» (v. 12), per depredarlo di tutti i suoi beni, con l'ausilio dei commercianti di Saba (27,22s.), di Dedan (27,20) e di Tarsis (27,12) e delle sue agguerrite schiere (vv. 14s.). Ora è Gog che si muove e sospinge tutti i suoi alleati contro il popolo di Dio (vv. 11.13).

16b-23. Ma su quell'orda sanguinaria riappare la sovrana disposizione di JHwH, che consiste nel permettere un sì imponente attacco contro la sua nazione con una precisa finalità: la manifestazione della sua fedeltà e della sua grandezza agli occhi di tutti i popoli (v. 16b). Quell'assalto sarà la realizzazione di predizioni già proclamate a mezzo dei suoi profeti nei tempi passati (quali Ger 1,14s.; Is 34,4-10; Mic 4,1-14; Gi 4,9-13) e confermerà la trascendenza del Dio d'Israele; ma l'immediata irresistibile controffensiva ne farà risplendere l'onnipotenza e la gloria. Con immagini antropomorfiche viene descritto lo zelo della giustizia divina, e la forza devastante dei suoi flagelli: sconvolgimento in tutta la natura attorno al territorio d'Israele, peste e sangue, torrenti di pioggia, grandine, fuoco e zolfo dal cielo, terrore e ecatombe dei guerrieri di Gog (v. 19-22): tutti potranno assistere al glorioso intervento di JHWH (v. 23).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Restaurazione e riunificazione del popolo

Le ossa aride 1La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; 2mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. 3Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». 4Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. 5Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. 6Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”». 7Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. 8Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro. 9Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: “Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”». 10Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. 11Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi vanno dicendo: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti”. 12Perciò profetizza e annuncia loro: “Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. 13Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. 14Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò”». Oracolo del Signore Dio.

Riunificazione d'Israele 15Mi fu rivolta questa parola del Signore: 16«Figlio dell’uomo, prendi un legno e scrivici sopra: “Giuda e i figli d’Israele uniti a lui”; poi prendi un altro legno e scrivici sopra: “Giuseppe, legno di Èfraim, e tutta la casa d’Israele unita a lui”. 17Accostali l’uno all’altro in modo da fare un legno solo, che formino una cosa sola nella tua mano. 18Quando i figli del tuo popolo ti diranno: “Ci vuoi spiegare che cosa significa questo per te?”, 19tu dirai loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io prendo il legno di Giuseppe, che è in mano a Èfraim, e le tribù d’Israele unite a lui, e lo metto sul legno di Giuda per farne un legno solo; diventeranno una cosa sola in mano mia. 20Tieni in mano sotto i loro occhi i legni sui quali hai scritto 21e di’ loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: 22farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno più divisi in due regni. 23Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 24Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. 25Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre. 26Farò con loro un’alleanza di pace; sarà un’alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. 27In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 28Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre».

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Approfondimenti

Restaurazione e riunificazione del popolo 37,1-28 Nel c. 37 viene dato l'annunzio simbolico della restaurazione nazionale degli esuli (vv. 1-14), e della riunificazione di tutti i dispersi d'Israele (vv. 15-28).

Le ossa aride 37,1-14 Il Signore fa contemplare al profeta, entrato in estasi, un'enorme quantità di ossa in una pianura (probabilmente nei pressi del fiume Chebar: 3,22s.); e gli chiede se reputa che quei residui di esseri umani possano lì per lì riavere la vita (v. 3). È un modo di interpellare qualcuno per fargli constatare l'obiettiva assurdità di una situazione (8,12; 17,10.15). Basandosi infatti sulle semplici potenzialità naturali, la risposta non poteva essere che negativa. Ma, guardando al potere del divino interlocutore, non c'era da esitare: dipendeva tutto dal suo volere, noto a lui solo (v. 3b): Tu lo sai, se ne prendi la decisione. Ed è proprio ciò che l'Onnipotente ha deciso. Ordina pertanto al suo portavoce di riferire a quell'esercito di estinti la sua parola creatrice, che ha tratto dal nulla tutte le cose e ha dato esistenza ai primi uomini (Gn 1,3; 2,7), infondendo in loro il soffio vitale (vv. 4s.). E difatti il messaggero di JHWH proferisce i comandi divini: che quelle ossa si ricompongano l'uno accanto all'altro suo corrispondente, si rivestano di nervi, di carne, di pelle; e che lo spirito, rievocato dai 4 angoli della terra, dove si pensava risiedesse (Sal 135,7), scenda su quei corpi (vv. 7-9). E, man mano, venivano su migliaia di organismi umani e, animati dalla rûah, un esercito di viventi (v. 10). Dio a mezzo del suo portavoce ha realizzato l'impossibile: la risurrezione di una moltitudine di ossa aride.

11-14. È la risposta allo scoraggiamento dei compagni di Ezechiele, che riecheggia le tristi prospettive degli anziani di 20,32 (v. 11; cfr. 33,10). Non è vero!, rassicura energicamente la voce del Dio vivente, quella voce che costituiva il figlio di Chelkia suo strumento («per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare» (Ger 1,10); quella stessa voce afferma, a mezzo del figlio di Buzi, che sta per aprire le loro tombe e trarre fuori il suo popolo (vv. 12s.): infonderà in essi il suo spirito e li farà rivivere e li ricondurrà nel loro paese (v. 14). Riconosceranno da questo straordinario evento che lui è il Dio grande rivelatosi ai loro antenati e che ha il potere di compiere tutto ciò che promette (v. 14b). Ne risulta un motivo di immensa consolazione per tutti i credenti. L'onnipotenza salvatrice di JHWH non ha alcun limite: come ha potuto chiamare all'esistenza con la sola sua parola tutto il cosmo (Gn 1-2) e moltiplicare come le stelle del cielo la discendenza di Abramo (Gn 12), così potrà far risorgere dalla polvere un'intera nazione e ricostituirla in tutto il suo splendore. Ma il simbolo qui adoperato, al comando del Dio della vita, prelude alla futura proclamazione della salvezza integrale dell'umanità: la risurrezione anche corporale, in unione al Cristo risorto, alla fine del tempi (1Cor 15).

Riunificazione d'Israele 37,15-28 Dal tempo di Geroboamo (933-911 a.C.), l'antica discendenza di Giacobbe era vissuta in due sezioni, tribù del Nord e tribù del Sud: le prime aggregate al clan di Efraim, figlio di Giuseppe, le altre al clan di Giuda. Tutti i loro componenti erano stati dispersi in varie regioni pagane, alcuni nel 721 dopo l'invasione assira, gli altri dopo la conquista dei Babilonesi del 586. Ricostituendo il “resto d'Israele” nella terra santa, JHWH vuole che ormai formino un'unità, un solo regno. Ezechiele deve rappresentarlo plasticamente, sotto gli occhi dei suoi uditori, su due pezzi di legno (probabilmente due tavolette): inciderà su ciascuno il nome dei due gruppi di tribù, e quindi li avvicinerà l'uno all'altro come a formare un unico legno (v. 17). Alla richiesta di spiegazione, dichiarerà il progetto del Signore per la prossima restaurazione: col ritorno degli esuli in patria si costituirà un unico popolo, cesserà la distinzione dei figli di Giacobbe del Nord e del Sud; sui monti d'Israele dove hanno abitato il loro capostipite e i loro primi antenati, dimorerà un'unica nazione con un unico pastore e sovrano, il Davide redivivo; vi si verificheranno tutte le altre predizioni, delineate già negli oracoli precedenti: osservanza fedele della torah, bando assoluto dei culti idolatrici, realizzazione dell'antica alleanza (v. 27), prosperità e sicurezza, santuario di JHWH in mezzo a loro (v. 26). Tutto contribuirà a dimostrare che colui che agisce in loro e li santifica è il Dio grande e onnipotente dei padri (v. 28). Nell'unità del popolo eletto, ritornato ai fulgori del regno davidico, risplenderà al più alto grado la gloria del Dio santo e santificatore. Vi è qui adombrata l'unità messianica del futuro popolo del Signore, raccolto da tutte le contrade del mondo, e la perennità del regno escatologico di pace e di amore, sotto la guida del più sublime discendente davidico, il Signore Gesù, faro di luce per tutte le genti (Lc 2,30ss.; Gv 10,16).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Si risollevano i monti d'Israele 1Ora, figlio dell’uomo, profetizza ai monti d’Israele e di’: Monti d’Israele, udite la parola del Signore. 2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: “Bene! I colli eterni sono diventati il nostro possesso”, 3ebbene, profetizza e annuncia: Così dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati, perseguitati dai vicini, resi possesso delle altre nazioni, e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d’insulto della gente, 4ebbene, monti d’Israele, udite la parola del Signore Dio: Così dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte, che furono preda e scherno delle nazioni vicine: 5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro le altre nazioni e contro tutto Edom, che con il cuore colmo di gioia e l’animo pieno di disprezzo hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo. 6Per questo profetizza alla terra d’Israele e annuncia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Così dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore; poiché voi avete sopportato l’insulto delle nazioni, 7ebbene – così dice il Signore Dio –, io alzando la mano giuro: anche le nazioni che vi stanno intorno sopporteranno il loro insulto. 8E voi, monti d’Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo Israele, perché sta per tornare. 9Ecco, infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati. 10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta quanta la casa d’Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite. 11Farò abbondare su di voi uomini e bestie e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore. 12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli. 13Così dice il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: “Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo”, 14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio. 15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non subirai più lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua nazione». Oracolo del Signore.

Restaurazione integrale e gloria divina 16Mi fu rivolta questa parola del Signore: 17«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Come l’impurità delle mestruazioni è stata la loro condotta davanti a me. 18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. 19Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. 20Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. 21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta. 22Perciò annuncia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. 23Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. 24Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. 25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, 26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. 28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. 29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. 30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le nazioni. 31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e i vostri abomini. 32Non per riguardo a voi io agisco – oracolo del Signore Dio –, sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o casa d’Israele. 33Così dice il Signore Dio: Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. 34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà di nuovo coltivata 35e si dirà: “La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell’Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate”. 36Le nazioni che saranno rimaste attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e coltivato di nuovo la terra che era un deserto. Io, il Signore, l’ho detto e lo farò. 37Così dice il Signore Dio: Lascerò ancora che la casa d’Israele mi supplichi e le concederò questo: moltiplicherò gli uomini come greggi, 38come greggi consacrate, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saranno ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore».

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Approfondimenti

Si risollevano i monti d'Israele 36,1-15 Nel secondo quadro, l'oracolo è rivolto ai monti di Giuda: è una rivendicazione dell'onore divino oltraggiato dai vicini popoli pagani, in particolare da Edom. Ha la forma di un solenne giudizio favorevole al popolo eletto, con il ya'an, «Poiché», nella protasi e il lākēn, «ebbene», nell'apodosi. Nella prima sono esposte le parole di scherno e di astio contro il paese che JHWH aveva dato ai figli d'Israele (v. 3b). Nell'apodosi vengono annunziate tutte le benedizioni che il Signore darà invece al suo popolo (v. 8), ricostituito nella sua terra. Al centro vi è il grande zelo (v. 6), che il Dio dei padri nutre per gli Israeliti, anzi «nel fuoco della sua gelosia» (v. 5). Parole di astio (vv. 2-4). Benedizioni: giuramento divino (v. 8), mentre per i monti d'Israele ci sarà fioritura, ricostruzione, ripopolamento di Israeliti, che mai più ne saranno ricacciati né sentiranno più l'insulto dei gentili (vv. 9-15). Alle maledizioni dei pagani, nemici del popolo eletto, corrisponderanno più abbondanti le assicurazioni di pace (šālôm) del Dio dei padri, geloso del suo nome e fedele alle sue promesse. Sono prospettive d'immensa consolazione per gli abbattuti esuli di Babilonia!

Restaurazione integrale e gloria divina 36,16-38 Con un analogo procedimento viene preannunziata la restaurazione integrale dei dispersi figli di Giuda. Una purificazione interiore e una splendida ricostituzione nella terra a lui sacra (vv. 25-38), in risposta al disonore del nome santo di JHWH, provocato tra le genti dal castigo della deportazione del suo popolo (vv. 16-24).

16-24. La gente d'Israele ha contaminato la terra di JHWH con le sue trasgressioni legali e morali (delitti di sangue e idolatrie: cfr. cc. 8.22): la cui gravità è sottolineata dal ribrezzo che suscita l'immagine dell'immondezza della mestruata (v. 17b). La logica della giustizia divina, come più volte è stato rilevato (5,11ss.), era la devastazione del paese e l'esilio in regioni straniere (20, 23s.). Ne derivò una grande profanazione dell'onore del Dio dei loro padri, simile a quella che stava per verificarsi dopo l'uscita dall'Egitto (v. 20; cfr. 20, 9). I popoli hanno pensato all'incapacità di JHWH a salvare Israele: un Dio che si lascia privare del culto della sua gente, allontanata dalla dimora sacra (2Re 5,17), non si dimostrava “santo”, né trascendente né onnipotente; ha come abdicato alla sua gloria. Non capivano quegli idolatri le profonde motivazioni spirituali dell'agire divino. Occorreva, però, a tempo opportuno, intervenire a correggere quella falsa concezione a beneficio stesso delle genti. Come? Trasformando la disposizione interiore degli Israeliti verso i divini voleri e quindi ricostituendoli in pace e prosperità nella loro terra (vv. 22.24). Si sarebbe allora messo in chiaro che il disastro di quel popolo non proveniva dalla debolezza di JHWH, ma dalla sua giustizia e santità; e la splendida restaurazione, dalla sua onnipotenza. Ne sarebbe risaltata in pieno la sua grande gloria (v. 23).

25-38. Viene pertanto affermata per il prossimo futuro questa azione salvifica e questa finalità (vv.25.28s.). Precede la purificazione profonda con la metafora del versamento di acqua pura, a somiglianza dell'acqua lustrale (Nm 19,7-22; Sal 51,9), con infondere cioè sentimenti di sincero pentimento per i delitti di ogni genere e per le pratiche paganeggianti (v. 25). Viene quindi l'immissione di un nuovo spirito (rûah, principio interiore di attività) e di un cuore nuovo (lēb, atteggiamento di stima e di rispetto per le realtà divine), in modo da esser capaci di osservare tutti i voleri del Signore e ricomporre l'alleanza dei padri (vv. 26-28). Ritorna qui la formula del patto sinaitico, basato ora su un principio interiore di comportamento religioso, un'inclinazione di amore e di riverenza verso l'eccelso sovrano. Segue l'elargizione di ogni benessere nei campi e nelle città ripopolate (vv. 30.34s.). Lo scopo primario di questo mirabile intervento viene ripetutamente sottolineato: si sente che sta molto a cuore dell'interlocutore divino l'onore del suo nome santo (vv. 21.32). Essi non meritavano affatto un tale trattamento di benevolenza, e ciò dovrà farli vergognare e far loro provare un perenne dispiacere per i crimini commessi contro il loro misericordioso Signore. È un concetto che ritorna più volte negli oracoli di restaurazione del nostro profeta (16,60s.; 20,43s.): l'agire pietoso e trascendente di JHWH svela al cuore umano l'abiezione e la malizia delle sue trasgressioni e lo muovono al più sincero pentimento.

Si rivela così in forma più esplicita il progetto del Signore d'Israele nel condurre la storia. Ha eletto per sé come popolo suo speciale il clan di Giacobbe perché lo servisse fedelmente al cospetto degli altri popoli e facesse risplendere dinanzi a loro la sua immensa gloria (20, 5s.). Divenuto infedele, lo ha punito in varie epoche, ma non lo ha mai sterminato come avrebbe meritato, per amore del suo nome impegnato con la loro stirpe (20,8-33). Lo ha ultimamente privato della terra loro concessa e di tutti gli altri beni, scacciandoli in schiavitù tra le genti. Ma non li lascerà perire in mezzo a loro. Ancora una volta li riporterà nel paese promesso ai loro padri, dopo averli cambiati interiormente e indotti a seguire i suoi divini voleri. Non permetterà mai che venga meno il prestigio del suo nome, pronto a mettere in moto tutte le risorse della sua infinita bontà e sapienza in vista della loro conversione: l'indefettibile meta del suo agire nelle vicende del suo popolo e di tutte le nazioni. Ci ha fatti a gloria della sua bontà (Ef 1,6), cioè a gloria dell'impegno d'amore assunto per noi sue creature razionali; e questa gloria egli intende conseguire, nel rispetto della nostra autonomia, con la nostra libera adesione al suo indefettibile amore: adesione che egli stesso sollecita e sostenta. Ci ama d'un amore davvero gratuito e generoso.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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I monti di Edom e i monti d'Israele

Crollano i monti di Seir 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, volgiti verso il monte Seir e profetizza contro di esso. 3Annuncerai: Così dice il Signore Dio: Eccomi a te, monte Seir, anche su di te stenderò il mio braccio e farò di te una solitudine, un luogo desolato. 4Ridurrò le tue città in rovina, e tu diventerai un deserto; così saprai che io sono il Signore. 5Tu hai nutrito un odio secolare contro gli Israeliti e li hai consegnati alla spada al tempo della loro sventura, al colmo della loro iniquità; 6per questo, com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, ti abbandonerò alla violenza del sangue e il sangue ti perseguiterà; tu non hai odiato la violenza del sangue e il sangue ti perseguiterà. 7Farò del monte Seir una solitudine e un deserto, e vi eliminerò chiunque lo percorre. 8Riempirò di cadaveri i tuoi monti; sulle tue alture, per le tue pendici, in tutte le tue valli cadranno i trafitti di spada. 9In solitudine perenne ti ridurrò e le tue città non saranno più abitate: saprete che io sono il Signore. 10Poiché hai detto: “Questi due popoli, questi due territori saranno miei, noi li possederemo”, anche se là è il Signore, 11per questo, com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io agirò secondo quell’ira e quel furore che tu hai dimostrato nell’odio contro di loro e mi farò conoscere in mezzo a loro quando farò giustizia di te: 12saprai allora che io sono il Signore. Ho udito tutti gli insulti che tu hai proferito contro i monti d’Israele, dicendo: “Sono deserti; sono dati a noi perché li divoriamo”. 13Contro di me avete fatto discorsi insolenti, contro di me avete moltiplicato le parole: ho udito tutto. 14Così dice il Signore Dio: Poiché tutto il paese ha gioito, farò di te una solitudine: 15poiché tu hai gioito per l’eredità della casa d’Israele quando era devastata, così io tratterò te: sarai ridotto a una solitudine, o monte Seir, e anche tu Edom, tutto intero. Sapranno che io sono il Signore.

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Approfondimenti

I monti di Edom e i monti d'Israele 35,1-36,38 In questi due capitoli abbiamo un dittico parallelo a quello del c. 34. Come nell'ambito sociale saranno messi da parte i cattivi pastori e sostituiti da una guida sicura, così per l'ambito territoriale saranno tolti di mezzo quei nemici che si erano impossessati del paese sacro, per far posto ai rimpatriati figli di Giacobbe. L'evento è presentato in un doppio oracolo, che Ezechiele deve pronunziare con lo sguardo rivolto verso i monti di Seir, cioè la regione montana abitata dal popolo edomita a sudest della Giudea (c. 35); poi verso i monti d'Israele o di Giuda (36, 1-15). Il negativo, l'abbassamento degli idolatri avversari del popolo eletto, mette in grande risalto il positivo, cioè il risollevarsi dei monti di Efraim (6,2-7) e il trionfo dell'onore di JHwH.

Crollano i monti di Seir 35,1-15 Gli Edomiti erano imparentati con i figli di Giacobbe per via di Esaù, ma i loro rapporti erano segnati da un'atavica rivalità (2Re 24,2; Ml 1,2-4). Già nel c. 25 erano stati giudicati per la loro compiacenza nel vedere la rovina della città santa. Ora vengono condannati per aver infierito, con i Caldei, sui deportati di Giuda e aver progettato di impossessarsi del loro territorio (v. 10). La sentenza divina si apre con un «Eccomi a te, monte Seir» (v. 3): la formula di sfida contro un avversario insolente, a cui dovrà darsi una risposta esemplare; che consisterà nell'agire «con braccio possente», cioè con tale potenza e furore (20,34) da produrre un'impressionante radicale rovina (al v. 3 ci sono due sinonimi, che formano una specie di superlativo): servirà a farne riconoscere l'origine trascendente (v. 4).

Nei vv. 5-15, una nuova formulazione ha la struttura di un giudizio dimostrativo. Accusa: Edom ha mostrato di avere un odio implacabile colpendo gli Israeliti quando, al colmo della loro iniquità, caddero in disgrazia (v. 5). Sentenza: le sorti un giorno si invertiranno; saranno colpiti a loro volta dai loro consanguinei (v. 6); le loro alture saranno coperte di cadaveri e dovranno riconoscere l'onnipotenza di JHWH (v. 9). Una terza formulazione poggia sulle insane ambizioni degli Edomiti (vv. 13.15). La condanna sarà una corrispondente terribile devastazione (v. 15).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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I pastori d'Israele

Guai contro i cattivi pastori 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? 3Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. 4Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. 5Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. 6Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. 7Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: 8Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, 9udite quindi, pastori, la parola del Signore: 10Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.

Sollecitudine per il popolo fedele 11Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. 12Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. 13Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. 14Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. 15Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. 16Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. 17A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. 18Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidire con i piedi quella che resta. 19Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidito. 20Perciò così dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra. 21Poiché voi avete urtato con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna contro le più deboli fino a cacciarle e disperderle, 22io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora.

Nuovo pastore e nuova alleanza 23Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. 24Io, il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. 25Stringerò con loro un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive. Abiteranno tranquilli anche nel deserto e riposeranno nelle selve. 26Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. 27Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano. 28Non saranno più preda delle nazioni, né li divoreranno le bestie selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà. 29Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle nazioni. 30Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, ed essi, la casa d’Israele, sono il mio popolo. Oracolo del Signore Dio. 31Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio». Oracolo del Signore Dio.

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Approfondimenti

I pastori d'Israele 34,1-31 Questo primo discorso del ministero consolatorio di Ezechiele non porta alcuna data, ma è molto illuminante e significativo: ci apre un grande spiraglio sulla condizione in cui il popolo eletto si è trovato sotto la guida dei suoi governanti per lunghi secoli e sulla prospettiva della restaurazione escatologica. E stato un passato di disorientamento e di oppressione a causa dell'egoismo dei capi e della prepotenza di una parte dei sudditi. Sarà adesso un'era di riorganizzazione e di tranquillità a opera dello stesso sovrano d'Israele e di un suo degno rappresentante: delineata con l'allegoria, cara ai semiti, del pastore ideale. Consta di tre parti:

  1. vv. 1-10: un oracolo di «guai» contro i cattivi pastori e la loro condanna;
  2. vv. 11-22: sollecitudine di JHWH per le sue pecore, ormai sbandate e maltrattate dagli stessi montoni;
  3. vv. 23-31: costituzione di un nuovo pastore e di una nuova alleanza di pace, preludio dell'era messianica.

Guai contro i cattivi pastori 34,1-10 Questo primo brano è un'accusa e una condanna contro i passati governanti: sono i capi elencati in 22,23-31, principi, sacerdoti, anziani, profeti di professione. La loro colpa fondamentale è stata l'egoismo e la ricerca del proprio interesse, trascurando il compito di assistere e guidare le persone loro affidate. I pastori hanno certo il diritto di sostentarsi con i prodotti del gregge «latte», «lana», v. 3), ma hanno il dovere di custodire sia le singole pecore, sia l'intero gregge; dovranno difenderle dalle fiere dei campi, guidarle in buoni pascoli, andare in cerca di quelle sbandate, curare le più deboli. I responsabili del popolo di Dio, invece, hanno pensato unicamente a trarre profitto dal loro prestigio e dal loro posto di comando, e hanno lasciato che i figli d'Israele cadessero in balia di gente malvagia e i più poveri si riducessero in estrema miseria (vv. 4-6). Allo sguardo degli uditori si delineano chiaramente le tristi scene del loro recente passato: incuria della moralità e dell'ordine sociale da parte dei dirigenti, invasione dei culti idolatrici dei popoli circonvicini, deportazioni in massa, sbandamento e disagio dei pochi rimasti in patria. La sentenza divina è categorica: il Signore supremo chiederà conto dei danni causati dalla cattiva gestione dei suoi rappresentanti, e farà sì che costoro non abbiano più potere sul suo popolo (v. 10; cfr. 13,23).

Sollecitudine per il popolo fedele 34,11-22 Nel secondo brano abbiamo un oracolo di incoraggiamento. Interverrà ora JHWH a riorganizzare la comunità a lui fedele e a prendersi cura di ciascuno personalmente (v. 11). Le espressioni dell'attività della guida divina si fanno delicate e rassicuranti. Ritorna l'immagine bucolica. Egli sarà come il pastore che ama le sue pecore e di continuo le passa in rassegna, per accertarsi che nessuna manchi; le recupererà dovunque siano disperse e le ricondurrà nei verdi pascoli del loro paese, le tratterà tutte con sollecitudine secondo la loro necessità, e se qualcuna di loro oserà agire con prepotenza verso le altre, saprà come farle rigare. In altre parole, il sovrano d'Israele, dopo gli anni del caos e dell'oscurità, prospetta ai dispersi un'era di ordine e di serenità, il diretto suo interessamento, il richiamo degli esuli nella loro terra, la restaurazione sociale e religiosa presso i monti di Sion. Ma non si limiterà qui la sua azione.

Nuovo pastore e nuova alleanza 34,23-31 Una volta ricondotti nella terra dei padri, JHWH governerà gli Israeliti attraverso un suo speciale rappresentante, “un pastore unico”: sarà l'autentica loro guida, un Davide redivivo, fedelissimo servitore di JHWH (2Re 8,19). Si profila qualcosa di nuovo: in contrapposizione ai numerosi fallimentari governanti del passato, con al vertice il re, si annunzia un particolare “unto” del Signore, che sarà semplicemente un nāśî' (principe), dalle caratteristiche davidiche: discendente del primo sovrano d'Israele, gradito a Dio come lui (v. 24). A individuare la personalità del pastore che dirigerà il ricostituito popolo viene segnalata l'alleanza di pace che sarà stipulata da parte del supremo Signore: per via del governo di giustizia e di concordia, esercitato da quel degno servitore, e in forza del principio di solidarietà tra il capo e i componenti della sua comunità, sarà assicurata la benedizione dell'alto a tutta la regione attorno al colle di Sion, la difesa degli assalti nemici, una tranquillità perenne, sigillata dal mutuo rapporto d'amore secondo la formula del patto sinaitico (v. 31). In quest'era di pace i figli di Giacobbe esperimenteranno la grandezza e bontà del Dio che da secoli li ha prediletti come suo popolo (cfr. 20,5); e le genti d'attorno riconosceranno la gloriosa presenza di JHWH in Israele (v. 30). Al culmine di questo duplice magnifico quadro del governo teocratico israelitico, preesilico e postesilico, è preconizzato con straordinario intuito l'evento escatologico del regno messianico. Probabilmente lo sguardo del profeta si posava immediatamente sulla realizzazione prossima (v. 27) della restaurazione civile-religiosa del tempo di Zorobabele (Ne 7,7s.; Esd 2,8ss.) e poi dei Maccabei (1Mac 2,6). Ma in filigrana percepiva un attualizzazione più piena, dai lineamenti più sublimi, che travalicavano i confini del tempo e dello spazio; un Davide, perfetto servo di JHWH, simile all'eletto operatore di giustizia e di salvezza di Is 42,1-4; 52,13-53,12, una sicurezza inalterabile, una liberazione da tutte le oppressioni fisiche e morali: una percezione qual è stata individuata da Pietro quando scriveva: «Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata» (1Pt 1,10): un probabile contatto con l'escatologismo relativo e quello assoluto.

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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ORACOLI DI RESTAURAZIONE E CONFORTO

Il profeta come sentinella 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, parla ai figli del tuo popolo e di’ loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quel paese prende uno di loro e lo pone quale sentinella e 3questi, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona il corno e dà l’allarme al popolo, 4se colui che sente chiaramente il suono del corno non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. 5Aveva udito il suono del corno, ma non vi ha prestato attenzione: sarà responsabile della sua rovina; se vi avesse prestato attenzione, si sarebbe salvato. 6Se invece la sentinella vede giungere la spada e non suona il corno e il popolo non è avvertito e la spada giunge e porta via qualcuno, questi sarà portato via per la sua iniquità, ma della sua morte domanderò conto alla sentinella. 7O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. 8Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. 9Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato.

Responsabilità esistenziale 10Tu, figlio dell’uomo, annuncia alla casa d’Israele: Voi dite: “I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?”. 11Di’ loro: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d’Israele? 12Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. 13Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso. 14Se dico al malvagio: “Morirai”, ed egli si converte dal suo peccato e compie ciò che è retto e giusto, 15rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; 16nessuno dei peccati commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà. 17Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: “Non è retta la via del Signore”. È la loro via invece che non è retta! 18Se il giusto si allontana dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà. 19Se il malvagio si converte dalla sua malvagità e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà. 20Voi andate dicendo: “Non è retta la via del Signore”. Giudicherò ciascuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele».

La conferma del profugo 21Nell’anno dodicesimo della nostra deportazione, nel decimo mese, il cinque del mese, arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: «La città è presa». 22La sera prima dell’arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto.

La pretesa dei superstiti in Giudea 23Mi fu rivolta questa parola del Signore: 24«Figlio dell’uomo, gli abitanti di quelle rovine, nella terra d’Israele, vanno dicendo: “Abramo era uno solo ed ebbe in possesso la terra e noi siamo molti: a noi dunque è stata data in possesso la terra!”. 25Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso la terra? 26Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso la terra? 27Annuncerai loro: Così dice il Signore Dio: Com’è vero ch’io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna, e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste. 28Ridurrò la terra a una solitudine e a un deserto e cesserà l’orgoglio della sua forza. I monti d’Israele saranno devastati, non vi passerà più nessuno. 29Sapranno che io sono il Signore quando farò della loro terra una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commesso.

Sincero ascolto della parola 30Figlio dell’uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l’un l’altro: “Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore”. 31In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno. 32Ecco, tu sei per loro come una canzone d’amore: bella è la voce e piacevole l’accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. 33Ma quando ciò avverrà, ed ecco avviene, sapranno che c’è un profeta in mezzo a loro».

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Approfondimenti

ORACOLI DI RESTAURAZIONE E CONFORTO 33,1-39,29 Con questo capitolo riprende il discorso profetico rivolto a Israele in esilio (cc. 2-24), dopo la caduta di Gerusalemme e dietro la conferma della triste notizia recata da un profugo della Giudea. È composto da cinque piccole sezioni, che fanno da collegamento tra il primo ministero di annunzio di «guai» e il nuovo compito di conforto e di incoraggiamento (cc. 34-39):

  1. vv. 1-9: ufficio di sentinella;
  2. vv. 10-20: responsabilità personale, esistenziale;
  3. vv. 21-22: la conferma del profugo;
  4. vv. 23-29: la pretesa dei rimasti in Giudea;
  5. vv. 30-33: ascolto sincero della parola.

Nel momento in cui andavano in frantumi i sogni dei deportati di Sion (24,21) e l'autorità del profeta del Chebar riceveva una valida conferma dagli avvenimenti, JHWH muoveva il suo portavoce a riprendere la parola con nuovo slancio: ad ammonire, ad esortare in vista di una sincera conversione (33,1-20), a sgombrare l'animo da pregiudizi (false interpretazioni del principio di responsabilità: 33,10-20), dalla paura dei cattivi governanti del passato e dei prepotenti popoli vicini (cc. 34.35), dalla superficialità nell'ascolto della parola (33,30-33), dal timore di inadeguatezza per la prospettata rinascita religiosa e nazionale (cc. 36.37). Ezechiele è lì sulla breccia a confortare, a promettere assistenza dall'alto (36,24-27; 37,1-14), a tracciare meravigliosi traguardi di prosperità, di pace e di ricostituzione civile, cultuale, escatologica (cc. 38-48): un ministero fervente, in perfetta sintonia col Dio misericordioso dell'elezione e con lo stato di apertura e di attesa in cui il resto d'Israele si era venuto a trovare.

Il profeta come sentinella 33,1-9 Il primo brano sembrerebbe un doppione di 3,7-21. Ezechiele viene designato come la sentinella della sua gente (v. 7: identica frase in 3,17). Nel nostro testo però vi è una premessa sul compito e la responsabilità di chi è posto a guardia di una città. Egli ha l'obbligo di vigilare in continuazione e dare l'avvertimento a tutto il popolo: se ha trascurato di farlo e qualcuno sarà colto di sorpresa fuori le mura e ucciso dal nemico, lui dovrà pagare dinanzi alla comunità per la morte di quel cittadino; sarà invece esente da ogni responsabilità, qualora abbia dato l'allarme e qualche cittadino per sua rovina non ne abbia tenuto conto. Il profeta nei confronti del suo popolo ha i medesimi obblighi: egli è inviato dal Dio d'Israele perché lo guidi nella via della vita e faccia conoscere i pericoli che incombono alla comunità e quindi anche ai singoli, quando si oltrepassino certi limiti nella condotta morale. Se lui per viltà o negligenza non riferisce i chiari ammonimenti che gli vengono suggeriti, è responsabile della rovina che eventualmente colpirà chi non ha desistito dalla sua malvagità; sarà immune da colpa e per nulla responsabile della perdita altrui se, invece, avrà compiuto il suo dovere di portavoce del Signore (v. 9). Il paragone è stringente e l'eletto di JHWH ne sente ora tutto il peso. Tale compito non valeva soltanto all'inizio della sua missione, quando i compagni d'esilio avevano bisogno di essere smontati dalle loro illusioni e riportati a una seria conversione, ma anche e soprattutto adesso che la fine di tutte le loro speranze li induceva al disfattismo e al completo abbandono della fede jahvista (20,32; 33,31; 37,11). La sentinella di Dio deve stare sempre sulla breccia, non dovrà mai esimersi dal vegliare sul popolo a cui è inviata: in qualsiasi situazione, si tratta sempre di vita o di morte per l'avvenire dei suoi fratelli.

Responsabilità esistenziale 33,10-20 È appunto di quel tipo la condizione degli esuli, dopo appresa la terribile notizia: la caduta della città santa. Il Signore stesso pone sotto gli occhi del suo portavoce l'errato atteggiamento dei suoi compagni, come al c. 18,2s.; e gli suggerisce l'adeguato consiglio da proclamare. Il brano è a forma di dialogo indiretto (v. 10). Essi dicono: La sventura che ci ha colpito è segno che ormai le colpe commesse pesano inesorabilmente su di noi e siamo avviati alla deriva. Tale asserto riflette il principio della retribuzione terrena collettiva, spinto agli estremi; un grave generale disastro suppone un'enorme malizia, come una grande prosperità è segno di molta santità. Ne deducono che per loro tutto è finito; non c'è possibilità di alcuna ripresa (37,11). La risposta del Signore: finché l'uomo è in cammino verso l'aldilà da questo mondo, non esistono situazioni immutabili. Il Dio vivente non ama la morte di nessuno: egli invita ed esorta instantemente il perverso a ritirarsi dalla iniquità che lo conduce alla morte; non desidera altro che la sua conversione e la sua salvezza (v. 11). Ciò significa che rimane a chiunque la capacità di cambiare comportamento e la possibilità di una nuova vita (v. 11). Chiarificato questo principio, le conseguenze sono evidenti: la perdita di comunione con Dio e di pace integrale (šālôm) è imputabile all'attuale condotta morale di ciascuno; come, al contrario, il conferimento della «vita» è collegato al sincero cambiamento del perverso (es. restituzione del rubato e del pegno, e ritorno all'osservanza delle leggi divine: vv. 14s.). Cade così ogni obiezione contro il giusto modo di agire del Signore in occasione dell'immane sventura della nazione giudaica: questa non pesa in maniera ineluttabile e definitiva sui figli infedeli d'Israele. Per chiunque lo voglia, resta sempre uno spiraglio di speranza e di salvezza. Il confidente di JHWH dev'essere portavoce di sì salutari istruzioni e ammonimenti (vv. 14ss.).

La conferma del profugo 33,21-22 Nel c. 24 il profeta aveva registrato la data dell'inizio dell'assedio di Gerusalemme, che era il giorno stesso in cui Dio glielo rilevava: il 10 del 10° mese dell'anno 9°. Da allora egli ha atteso in silenzio e in lutto, con la prospettiva di riprendere a parlare in pubblico dal giorno in cui uno scampato giunto tra i deportati di Tel-Aviv avrebbe portato la testimonianza dell'espugnazione della città santa (24,26). Adesso, dopo la presentazione dei due precedenti oracoli (vv. 1-20), viene data l'informazione dell'arrivo del profugo da Gerusalemme: era il 5 del 10° mese dell'anno 12°, cioè nel dicembre-gennaio del 586, a ca. un anno e mezzo dalla fine della capitale giudaica. Non occorreva certo tutto quel tempo per percorrere la distanza dalla Palestina in Babilonia (ca. 1.000 km: cfr. Esd 7,9); ma non sappiamo attraverso quali peripezie un fuggiasco sia potuto approdare presso i suoi connazionali in terra straniera. La sera precedente, Ezechiele ne aveva avuto un soprannaturale presentimento: «la mano del Signore fu su di me», come nella sua prima esperienza presso il Chebar (1,3); e da quel giorno la sua lingua si sciolse e poté parlare liberamente ai suoi compagni d'esilio: quasi una nuova chiamata per un più alto ministero. La realizzazione degli eventi predetti danno prestigio e ardimento agli autentici messaggeri di JHWH.

La pretesa dei superstiti in Giudea 33,23-29 Un primo messaggio il profeta dovette rivolgerlo, quasi a conforto degli scoraggiati connazionali di Tel-Aviv, contro la pretesa di coloro che, dopo il disastro del 586, erano ancora rimasti tra le rovine della città. Ne avrà forse riferito lo stesso profugo. Essi tuttora ritengono, come in Ez 11,15, di essere gli eredi delle promesse fatte ai padri, e quindi i legittimi padroni del paese sacro, a somiglianza di Abramo (v. 24). Egli, pur essendo solo, poté prender possesso, per via della donazione divina (Gn 15,18), della terra di Canaan; a maggior ragione questa toccherà in sorte ai molti superstiti suoi discendenti, in forza della ereditarietà (Gn 12,7). La risposta dell'oracolo è tagliente: essi continuano nella ribellione, come i loro concittadini uccisi e deportati; prestano culto agli idoli, fanno valere i propri interessi con la violenza, praticano l'adulterio e altre azioni illecite (v. 26; cfr. 22,9; At 15,29s.). La sentenza del Signore non può essere che quella già emanata per i loro simili: devastazione e morte fino a ridurre tutto il paese a un deserto, perché possano riconoscere che il Dio dei loro padri è il Signore che ama la giustizia e aborre ogni contaminazione (vv. 27-29). Rimangono invece inalterate le prospettive di restaurazione degli esuli che intraprenderanno la via del ritorno al loro Dio (33,14-16; 34,17-31).

Sincero ascolto della parola 33,30-33 Un altro messaggio di conforto è riservato al profeta medesimo. Ora che egli ha ripreso con nuova fiducia la sua attività oratoria, i suoi connazionali cominciano a guardarlo con un certo entusiasmo; e tutti ne parlano e si esortano ad accorrere presso di lui, ritenendo di poter ascoltare comunicazioni sovrumane. Se ne compiacciono infatti come ci si diletta ad udire belle canzoni (v. 32). Il portavoce di JHWH però è avvertito a non lasciarsi illudere da quell'atteggiamento. Vi è sicuramente del positivo, ma occorre badare all'esecuzione dei suggerimenti divini. Il veggente non si fermi nella proclamazione delle luminose prospettive del futuro, ma insista pure nell'esigere la corrispondenza della loro condotta; senza la quale, come era già stato dichiarato, non valgono a nulla le promesse fatte ai padri né le eventuali benemerenze del passato (18,21s.; 33,16). Diversamente, quando anche queste previsioni si compiranno, troppo tardi e inutilmente per loro, dovranno constatare che un vero messaggero dell'alto era stato in mezzo a loro (v. 33). Gli insegnamenti di questi oracoli ribadiscono quelli analoghi incontrati nel primo ministero: responsabilità dei portatori della parola divina verso le persone loro affidate (3,16-27); sollecitudine del Signore misericordioso per la salvezza di tutti i componenti del suo popolo (cc. 13.14); urgenza esistenziale e giusta esigenza di una seria conversione della comunità e dei singoli (cc. 14.18); conferma che egli dà alla missione dei suoi profeti con la puntuale verifica delle loro predizioni e con la realizzazione delle sue promesse (cc. 12.24).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Lamentazione sul dragone 1Nell’anno dodicesimo, nel dodicesimo mese, il primo del mese, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, intona un lamento sul faraone, re d’Egitto, dicendo: Leone fra le nazioni eri considerato; ma eri come un coccodrillo nelle acque, erompevi nei tuoi fiumi e agitavi le acque con le tue zampe, intorbidendone i corsi. 3Così dice il Signore Dio: Tenderò contro di te la mia rete con una grande assemblea di popoli e ti tireranno su con la mia rete. 4Ti getterò sulla terraferma e ti scaglierò al suolo. Farò posare su di te tutti gli uccelli del cielo e sazierò di te tutte le bestie della terra. 5Spargerò per i monti la tua carne e riempirò le valli della tua carogna. 6Farò bere alla terra il tuo scolo, il tuo sangue, fino ai monti, e i burroni saranno pieni di te. 7Quando cadrai estinto, coprirò il cielo e oscurerò le sue stelle, velerò il sole di nubi e la luna non brillerà. 8Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te e stenderò sulla tua terra le tenebre. Oracolo del Signore Dio. 9Renderò sgomento il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della tua rovina alle genti, in regioni a te sconosciute. 10Per te farò stupire molti popoli e tremeranno i loro re a causa tua, quando brandirò la spada davanti a loro. Nel giorno della tua rovina ognuno tremerà ad ogni istante per la sua vita. 11Poiché così dice il Signore Dio: La spada del re di Babilonia ti raggiungerà. 12Abbatterò la tua gente con la spada dei prodi, i più feroci tra le nazioni; distruggeranno l’orgoglio dell’Egitto e tutta la sua gente sarà sterminata. 13Farò perire tutto il suo bestiame sulle rive delle grandi acque, che non saranno più intorbidite da piede d’uomo, né unghia d’animale le intorbiderà. 14Allora farò ritornare tranquille le loro acque e farò scorrere i loro fiumi come olio. Oracolo del Signore. 15Quando avrò fatto dell’Egitto una terra desolata, priva di quanto contiene, quando avrò percosso tutti i suoi abitanti, allora sapranno che io sono il Signore. 16Questo è un lamento e lo si canterà. Lo canteranno le figlie delle nazioni, lo canteranno sull’Egitto e su tutta la sua gente». Oracolo del Signore Dio.

Lamentazione funebre sul faraone 17Nell’anno dodicesimo, il quindici del mese, mi fu rivolta questa parola del Signore: 18«Figlio dell’uomo, intona un canto funebre sugli abitanti dell’Egitto. Falli scendere, insieme con le figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa. 19Di chi tu saresti più bello? Scendi e giaci con i non circoncisi. 20Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l’Egitto e tutta la sua gente. 21Gli eroi più potenti si rivolgeranno a lui e ai suoi aiutanti e dagli inferi diranno: “Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada”. 22Là è Assur e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro, tutti uccisi, trafitti di spada; 23poiché le loro sepolture sono poste nel fondo della fossa e la sua gente è intorno al suo sepolcro: tutti uccisi, trafitti di spada, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. 24Là, intorno al suo sepolcro, è Elam e tutta la sua gente. Tutti uccisi, trafitti di spada, scesi non circoncisi nella regione sotterranea, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. Ora portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa. 25In mezzo ai trafitti posero il suo giaciglio e intorno al suo sepolcro tutta la sua gente, tutti non circoncisi, trafitti di spada; perché avevano seminato il terrore nella terra dei viventi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa. Sono stati collocati in mezzo ai trafitti di spada. 26Là, intorno al suo sepolcro, è Mesec, Tubal e tutta la sua gente: tutti non circoncisi, trafitti di spada, perché avevano seminato il terrore nella terra dei viventi. 27Non giaceranno al fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero negli inferi con le armi da guerra, con le spade disposte sotto il loro capo e con gli scudi sulle loro ossa, perché tali eroi erano un terrore nella terra dei viventi. 28Così tu giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada. 29Là è Edom, i suoi re e tutti i suoi prìncipi che, nonostante il loro valore, sono posti con i trafitti di spada: giacciono con i non circoncisi e con quelli che scendono nella fossa. 30Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti quelli di Sidone, che scesero con i trafitti, coperti di vergogna nonostante il terrore sparso dalla loro potenza; giacciono non circoncisi con i trafitti di spada e portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa. 31Il faraone li vedrà e si consolerà per tutta la sua gente; il faraone e tutto il suo esercito saranno trafitti di spada. Oracolo del Signore Dio. 32Poiché aveva seminato il terrore nella terra dei viventi, il faraone con tutta la sua gente giace in mezzo ai non circoncisi, con i trafitti di spada». Oracolo del Signore Dio.

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Approfondimenti

Lamentazione sul dragone 32,1-16 Il sesto oracolo è un lamento particolareggiato sulla fine del faraone, datato al 12° mese dell'anno 12° cioè del 586, a più di un anno dall'oracolo 5° (31,1). Contiene il duplice elemento del lamento funebre: descrizione dell'eccellenza dell'interessato prima della sua fine: v. 2; esposizione del suo miserrimo stato, dopo: vv. 3-16. Con una certa ironia viene detto che il re d'Egitto era considerato tra le genti come un «leone», una rispettabile potenza; ma in realtà era un semplice coccodrillo, incapace di competere con gli imperi d'Oriente, Assur e Babilonia; esercitava il potere solo sulle rive del suo fiume, con grande strepito e arroganza: una pura illusione per lo stesso Israele (v. 3). Ma subito, in sintonia con il simbolo acquatico, viene annunziata la sua completa rovina: a opera di una moltitudine di feroci predatori sarà catturato nella rete, gettato fuori delle acque e esposto alla voracità delle bestie: e cioè sarà sorpreso dal più potente degli eserciti di allora, che ne devasterà la terra e abbatterà l'orgoglio (v. 12). Una metafora escatologica drammatizza con i fenomeni del cosmo lo sgomento e lo stupore delle nazioni per la notizia di quel collasso (vv. 6-8). Le donne che vi assisteranno potranno intonare, come per il più illustre scomparso, la loro lamentazione. Tutto convergerà al riconoscimento di JHWH, che abbassa ogni orgoglio (v. 15).

Lamentazione funebre sul faraone 32,17-32 Il settimo oracolo è suggerito dalla voce divina alcuni giorni dopo il precedente, nel gennaio 586. Ha la forma di un invito rivolto all'Egitto, ormai colpito a morte, a scendere fra i popoli non circoncisi sospinti tragicamente nel profondo š'ôl (vv. 18s.). Benché gli Egiziani, come gli stessi Fenici (v. 30), praticassero la circoncisione, tuttavia morendo non meritavano di trovarsi nello š'ôl accanto ai circoncisi, ma dovevano sprofondare nel più buio abisso con gli incirconcisi, a causa della loro grande malvagità. Lì il faraone dovrà subire un eterno disonorevole confronto. Precede anche qui un'interrogazione retorica (v. 19): sei tu forse più nobile di qualcuno dei popoli scomparsi da secoli dalla scena del mondo? Essi furono precipitati in quella perenne ignominia per via del terrore che «avevano seminato nella terra dei viventi» (v. 23): potresti tu sfuggire alla loro sorte? Hai meriti superiori ad essi? La risposta è chiara. Ma ora segue la presentazione dei più famosi popoli dell'antichità giacenti nel più profondo dello š'ôl a rendere più tragica la situazione del più pernicioso dei nemici del popolo eletto: Assur, il potente re di Ninive, è indicato per primo; era noto per la sua smisurata crudeltà; sta chiuso nella sua tomba, circondato dai truci suoi guerrieri, che vi scesero tutti massacrati, a loro volta, dalla spada (vv. 22s.); quindi Elam, un regno a nord del golfo persico e a oriente di Babilonia, sempre in contrasto con Ninive: è nella medesima situazione di Assur, con attorno la schiera dei propri guerrieri (vv. 24s.); poi Mesech e Tubal, popoli dell'antica Asia Minore; di essi si dice che sparsero il terrore come gli altri; ma che non giaceranno accanto ai grandi eroi del passato: questi infatti, scesi nello š'ôl perché anch'essi furono il terrore per i loro contemporanei, vi furono accolti tuttavia con onore assieme alle loro armi e ai loro scudi, a riconoscimento del loro valore. Non potrà certamente sperare una simile onorificenza il faraone con tutti i suoi guerrieri «trafitti di spada» (vv. 26-28); infine giaceranno là, ingloriosi, Edomiti e Fenici e altri regni vissuti nelle vicinanze del paese d'Israele (vv. 29-30). La conclusione si impone: tra poco trafitto dalla spada di Babilonia, che domina tuttora nel mondo dei vivi, cadrà il re del Nilo con tutto il suo popolo e, precipitando nel fondo dello š'ôl, si potrà rallegrare – è detto ironicamente – al vedere quell'illustre compagnia di incirconcisi, assieme alla quale dovrà scontare nell'infamia il terrore sparso tra i viventi (vv. 31s.). Nei 7 oracoli contro l'Egitto vengono riprese le tematiche già rilevate negli altrettanti oracoli contro i regni che circondano il paese di Giuda. Contro il grande impero dei faraoni, però, nemico del popolo eletto, il portavoce di JHWH adopera tutta la sua foga oratoria e drammatica, per neutralizzarne il malefico influsso e cancellarne perfino l'ombra dalla mente dei suoi connazionali; mentre, d'altra parte, esalta l'opera del re di Babilonia che ha servito in quegli anni ai disegni del Dio d'Israele. Ne denuncia, come in Tiro, il senso di autosufficienza e di smisurato orgoglio (cc. 29.31.32), l'essere stato occasione di rivolta per il popolo giudaico (c. 29) e terrore per altre nazioni (c. 32); ne preannunzia una radicale devastazione fino a ridursi a un misero clan, a beneficio del re di Babilonia, monito e rimprovero per chi ha confidato nel suo appoggio (c. 29), il popolo della sua alleanza. Il procedimento della storia, agli occhi del veggente del Chebar, ruota attorno al centro del mondo (5,5; 38,12), cioè intorno a quella piccola nazione, nella quale Dio ha posto il suo nome e la manifestazione della sua gloria (20,44; 36,23).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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La caduta del grande cedro 1Nell’anno undicesimo, nel terzo mese, il primo del mese, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, di’ al faraone, re d’Egitto, e alla sua gente: A chi credi di essere simile nella tua grandezza? 3Ecco, l’Assiria era un cedro del Libano, bello di rami e folto di fronde, alto di tronco; fra le nubi era la sua cima. 4Le acque lo avevano nutrito, l’abisso lo aveva fatto innalzare, inviando i suoi fiumi attorno al suolo dov’era piantato e mandando i suoi ruscelli anche a tutti gli alberi dei campi. 5Per questo aveva superato in altezza tutti gli alberi dei campi: durante la sua crescita i suoi rami si erano moltiplicati, le sue fronde si erano distese per l’abbondanza delle acque. 6Fra i suoi rami fecero il nido tutti gli uccelli del cielo, sotto le sue fronde partorirono tutte le bestie selvatiche, alla sua ombra sedettero tutte le grandi nazioni. 7Era bello nella sua altezza e nell’ampiezza dei suoi rami, poiché la sua radice era presso grandi acque. 8I cedri non l’uguagliavano nel giardino di Dio, i cipressi non gli assomigliavano con le loro fronde, i platani non erano neppure come uno dei suoi rami: nessun albero nel giardino di Dio lo pareggiava in magnificenza. 9Bello lo aveva fatto nella moltitudine dei suoi rami, perciò lo invidiavano tutti gli alberi dell’Eden nel giardino di Dio. 10Perciò dice il Signore Dio: Poiché si era elevato in altezza e aveva messo la cima fra le nubi e il suo cuore si era inorgoglito per la sua grandezza, 11io lo diedi in balìa di un principe di nazioni; lo rigettai a causa della sua empietà. 12Nazioni straniere, fra le più barbare, lo tagliarono e lo gettarono sui monti. Per ogni valle caddero i suoi rami e su ogni pendice della terra furono spezzate le sue fronde. Tutti i popoli del paese si allontanarono dalla sua ombra e lo abbandonarono. 13Sui suoi resti si posano tutti gli uccelli del cielo e fra i suoi rami ogni bestia selvatica, 14perché ogni albero irrigato dalle acque non si esalti nella sua altezza fino a elevare la cima fra le nubi; ogni albero che beve le acque non confidi in sé per la propria grandezza, poiché tutti sono destinati alla morte, alla regione sotterranea, in mezzo ai figli dell’uomo, fra coloro che scendono nella fossa. 15Così dice il Signore Dio: Quando scese negli inferi, io proclamai il lutto: coprii per lui l’abisso, arrestai i suoi fiumi e le grandi acque si fermarono; per lui feci vestire il Libano a lutto e tutti gli alberi del campo languirono per lui. 16Al rumore della sua caduta feci tremare le nazioni, quando lo feci scendere negli inferi con quelli che scendono nella fossa. Si consolarono nella regione sotterranea tutti gli alberi dell’Eden, la parte più scelta e più bella del Libano, tutti quelli abbeverati dalle acque. 17Anch’essi con lui erano scesi negli inferi fra i trafitti di spada, quelli che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra. 18A chi credi di essere simile per gloria e per grandezza fra gli alberi dell’Eden? Anche tu sarai precipitato insieme con gli alberi dell’Eden nella regione sotterranea; giacerai fra i non circoncisi insieme con i trafitti di spada. Tale sarà il faraone e tutta la sua moltitudine». Oracolo del Signore Dio.

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Approfondimenti

La caduta del grande cedro 31,1-18 Il quinto oracolo di questa sezione, si apre con un'interrogazione retorica, che accosta l'Egitto alla situazione della grande Ninive. Il faraone (che sempre impersona il suo regno) ha creduto di essere alla pari in altezza con il re assiro (vv. 2s.); ma adesso viene invitato ad assistere alla sorte di quell'impero, come per una lezione di teologia della storia: si svolge in tre fasi: grandiosità di Assur (vv. 3-9); il suo peccato d'orgoglio (v. 10); la caduta nello š'ôl (vv. 11-17); segue l'applicazione al re d'Egitto (v. 18).

3-9. Lo splendore degli Assiri è presentato con la magnifica allegoria del cedro del Libano. Alcuni hanno voluto vedere direttamente nell'immagine del cedro lo stesso Egitto, eliminando dal TM il vocabolo «Assur»: ma senza un serio fondamento di critica testuale; mentre dal punto di vista letterario il simbolo del cedro libanese si armonizza assai bene con un regno mesopotamico, anziché col paese del Nilo, raffigurato nel coccodrillo (29,3). Il cedro detto «del Libano» è il più maestoso fra gli altri cedri, li supera in sontuosità e in altezza (v. 3). Si suppone alimentato immediatamente dalle acque del profondo abisso, da cui poi diramano le piccole sorgenti e i rivoli, per irrigare gli altri alberi: si tratta di una speciale benedizione del creatore (per l'abbondanza e preziosità delle acque, cfr. Sal 1,3; 46,5). Per questo poté svilupparsi e moltiplicare i suoi rami, attirando sotto le sue fronde numerosi volatili e gli animali dei campi: son qui indicate l'estensione del dominio degli Assiri e l'aggregazione dei vari rami d'Oriente, dai più piccoli ai più grandi, tanto da suscitare ammirazione fra i grandi alberi del giardino di Dio (Gn 2,8), cioè tra i popoli della terra.

10. Come avvenne per il principe di Tiro (28,2s.) e per la stessa nazione di JHWH (16,24), il re di Assur si lasciò inebriare dalla propria altezza, si credette autonomo dal creatore e unico artefice della sua gloria: cadde nel solito peccato della hybris.

11-18. Non gli spetta che il castigo, per la sua pretesa di autosufficienza. Il datore di ogni bene, in nome della giustizia, rifiuterà di alimentarlo ancora con le sue acque, lo lascerà anzi in potere di energici demolitori (gli eserciti medi e caldei); i quali – in coerenza con le precedenti metafore – lo spezzeranno, ne spargeranno i rami per monti e valli, faranno fuggire gli animali dalle sue fronde e lo precipiteranno nella regione sotterranea. È il disfacimento dell'impero assiro e la conseguente liberazione del popoli dal suo giogo, con la chiara finalità dell'agire divino negli eventi storici dell'umanità (v. 14), perché ogni società comprenda che non è lecito attribuire a sé la prosperità conseguita con l'aiuto dell'alto ed ergersi orgogliosamente al di sopra degli altri. La sentenza finale è corroborata da un'ulteriore parola di JHWH (v. 15): una lugubre rappresentazione dello stato dei trapassati in fondo allo š'ôl, i quali o tremano per lo stupore al vedere il grande Assur precipitato in mezzo a loro, ovvero se ne rallegrano perché ne avevano già subito la tirannia e il terrore (vv. 16s.). Nella conclusione, ritorna l'interrogazione iniziale (v. 18). Visto com'è scomparso nella polvere il più grande di tutti gli alberi della terra, il cedro del Libano, e come ivi giacciono quelli dell'Eden, non gli rimane che la confusione della scelta. Ma qualunque sia la sua preferenza, data la sua enorme superbia, non potrà aspettarsi che il precipitare, con tutti i trafitti di spada e con tutti gli sconfitti dalle armi nemiche, nella fossa tenebrosa. Ecco che cosa sta per succedere al famoso sovrano delle piramidi e ai suoi alleati (v. 18b)! Ancora una luminosa lezione sui processi storici degli imperi da parte del supremo protagonista «che umilia l'albero alto... e fa germogliare l'albero secco» (17, 24).

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Il giorno del Signore 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Figlio dell’uomo, profetizza e di’: Così dice il Signore Dio: Gemete: “Ah, che giorno!”. 3Perché il giorno è vicino, vicino è il giorno del Signore, giorno di nubi sarà il giorno delle nazioni. 4La spada verrà sull’Egitto e ci sarà l’angoscia in Etiopia, quando cadranno in Egitto i trafitti, le sue ricchezze saranno asportate e le sue fondamenta disfatte. 5Etiopia, Put e Lud e stranieri d’ogni specie e Cub e i figli del paese dell’alleanza cadranno con loro di spada. 6Così dice il Signore: Cadranno gli alleati dell’Egitto e sarà abbattuto l’orgoglio della sua forza: da Migdol fino a Siene cadranno di spada. Oracolo del Signore Dio. 7Sarà un deserto fra terre devastate e le sue città fra città desolate. 8Sapranno che io sono il Signore quando darò fuoco all’Egitto e tutti i suoi sostenitori saranno schiacciati. 9In quel giorno da parte mia partiranno su navi messaggeri a spargere il terrore in Etiopia, che si crede sicura. E in essa, come nel giorno dell’Egitto, vi sarà spavento: ecco, già viene quel giorno. 10Così dice il Signore Dio: Farò cessare l’opulenza dell’Egitto per mezzo di Nabucodònosor, re di Babilonia. 11Egli e il suo popolo, il più violento dei popoli, saranno inviati a devastare il paese e sguaineranno la loro spada contro l’Egitto e riempiranno il terreno di cadaveri. 12Farò seccare il Nilo e darò il paese in mano a nazioni barbare, devasterò il territorio e ciò che contiene, per mezzo di stranieri. Io, il Signore, ho parlato. 13Così dice il Signore Dio: Distruggerò gli idoli e farò sparire gli dèi da Menfi. Non ci sarà più principe nella terra d’Egitto, spanderò il terrore nella terra d’Egitto, 14devasterò Patros, darò fuoco a Tanis, farò giustizia su Tebe. 15Scatenerò l’ira su Sin, la roccaforte d’Egitto, sterminerò la moltitudine di Tebe. 16Metterò a fuoco l’Egitto: Sin si torcerà dal dolore, Tebe sarà squassata, Menfi sarà smantellata dai nemici in pieno giorno. 17I giovani di Eliòpoli e di Bubasti cadranno di spada e queste città andranno in schiavitù. 18A Tafni si oscurerà il giorno, quando vi spezzerò i gioghi imposti dall’Egitto e verrà meno in lei l’orgoglio della sua potenza; una nube la coprirà e le sue figlie saranno condotte schiave. 19Farò giustizia dell’Egitto e sapranno che io sono il Signore».

Ho spezzato il braccio del faraone 20Nell’anno undicesimo, nel primo mese, il sette del mese, mi fu rivolta questa parola del Signore: 21«Figlio dell’uomo, ho spezzato il braccio del faraone, re d’Egitto; egli non è stato curato con medicamenti né fasciato con bende per fargli riprendere forza e maneggiare la spada. 22Perciò così dice il Signore Dio: Eccomi contro il faraone, re d’Egitto: gli spezzerò il braccio ancora valido e gli farò cadere la spada di mano. 23Disperderò gli Egiziani fra le genti e li disseminerò in paesi stranieri. 24Invece rafforzerò le braccia del re di Babilonia e nella sua mano porrò la mia spada: spezzerò le braccia del faraone, che gemerà davanti a lui come geme uno ferito a morte. 25Fortificherò le braccia del re di Babilonia, mentre le braccia del faraone cadranno. Sapranno che io sono il Signore, quando porrò la mia spada nella mano del re di Babilonia ed egli la stenderà sulla terra d’Egitto. 26Disperderò gli Egiziani fra le genti e li disseminerò in paesi stranieri: sapranno che io sono il Signore».

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Approfondimenti

Il giorno del Signore 30,1-19 Il terzo oracolo non è datato; assume la forma di una lamentazione per il fatidico «giorno» del regno dei faraoni, con l'invito al compianto (vv. 2s.). Sarà solo un assaggio del grande castigo che si dovrà abbattere sulle genti ostili al popolo di JHwH, «il giorno» delle nazioni (38,14; 39,8). Nella rovina del paese del Nilo saranno coinvolte le popolazioni che gli sono associate: l'Etiopia, Put (Somalia), Lud (tribù del Nord-Africa), Cub (prob. Lub-Libia) e altri clan uniti con un patto con l'Egitto («paese dell'alleanza»). L'orgoglio dei faraoni sarà così atterrato per tutta l'estensione del loro impero, dalla regione del delta (Migdol) fino a Siene con immensa desolazione: tanto da far riconoscere l'azione onnipotente del Dio d'Israele, all'annunzio che ne diffonderanno i naviganti fino ai tranquilli confini d'Etiopia (vv. 8s.). Questi grandi disastri faranno riflettere chiunque ne verrà a conoscenza.

10-19. Sono un'espansione del brano precedente e ripetono concetti di 29,8-12. Indicano nome e qualità dello strumento punitivo: sarà Nabucodonosor col suo irresistibile esercito, «il più violento dei popoli» (v. 11), che riempirà di cadaveri il paese e distruggerà i canali del Nilo. Dio si serve anche dei barbari più spietati per il compimento dei suoi disegni di giustizia. Riprende poi l'enumerazione delle località colpite: l'antica Menfi a sud del Cairo, con i suoi santuari, sarà annientata; così Patros (la Tebaide nel Nord-Egitto) con le due famose città di Tanis e Tebe; Sin, una roccaforte nel delta orientale, Eliopoli col tempio al dio Sole-Râ e Bubaste e Tafni, grandiose metropoli, sempre a nord-est, cadranno per prime sotto gli attacchi dell'invasore proveniente dal deserto sinaitico. Si oscurerà perfino il sole al sopraggiungere di quel pauroso nembo di guerrieri (v. 18). Si farà evidente la giustizia del Dio d'Israele (v. 19).

Ho spezzato il braccio del faraone 30,20-26 Il quarto oracolo porta la data dell'11° anno, primo mese, cioè del marzo-aprile 587. Siamo a tre mesi di distanza dalla proclamazione del 1° (29,1). Si annunzia una nuova, più completa disfatta del faraone: gli è stato già «spezzato il braccio» (v. 21), che finora nessun rimedio ha potuto risanare. Si accenna con tutta probabilità alla sconfitta subita dal faraone Ofra quando volle intervenire a favore dei Giudei nel 588-587 e fu costretto dalle truppe babilonesi a ritirarsi nei suoi confini (Ger 37,5-10). Da quel tempo non osò più mettersi in contrasto con i potenti Caldei, nella cui «mano Dio ha posto la sua spada» (v. 25). Sarà invece rivisitato dai grandi dominatori d'Oriente, resi più validi per le recenti conquiste, e snidato con tutti i suoi sudditi dal paese del Fiume; umiliato ai piedi del vincitore, dovrà riconoscere la grandezza del vero Dio (vv. 25s.). È lui, il sovrano d'Israele, che dirige gli eventi dei popoli ai suoi fini, e si dimostra l'unico Signore della storia!

(cf. GAETANO SAVOCA, Ezechiele – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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