#Pros e cons di Manuel Agnelli

È domenica, inizio Dicembre, fa freddo ma neanche a livello glaciale, appuntamento un po’ sul presto, verso le 18, per evitare eventuali code dei milanesi che rientrano dopo il week end al lago, direzione Milano. Le code poi non le troveremo e io, D e C arriveremo con un certo anticipo all'Alcatraz club di Milano, in via Valtellina. Entriamo e C subito si fionda in zona palco, super fan, non vuole perdersi la visuale su Manuel, io e D troviamo il tempo di fare una puntata all’esterno, dopo aver scartato la zona fumatori in quanto luogo desertico e un po’ triste, non vogliamo perdere il mood festaiolo. Dato che non guido, investo 10 euro in un drink, birra invece per C e D, in una serata nella quale alla fine di cena non se ne parla, sarà la musica il nutrimento. E musica sia, puntuale il gruppo di supporto è un duo, scopriremo dopo che sono il chitarrista e il batterista, in questo caso anche cantante, della band di Agnelli, sinceramente senza infamia e senza lode, con un gruppetto di fans tra il pubblico, mentre il locale si è riempito come raramente lo abbiamo visto, per esempio, anni fa per i Bloc Party all’apice del successo, c’era meno gente. Alle 21.10 inizia il main event e durante quasi due ore di concerto, Manuel Agnelli sciorinerà un repertorio che pesca dal suo primo album solista Ama il prossimo tuo come te stesso e da quasi tutti quelli degli Afterhours, mi è sembrato, almeno una canzone da ogni disco tranne Germi, ma sono ammesse correzioni. L’attitudine è la solita, un rock molto energico e chittaroso con arrangiamenti secondo me abbastanza hard, lontano dalla plastica di un Bon Jovi, per dire, forse più vicino a Billy Corgan e alle sue zucche spiaccicate, in più alcune ballate, anche romantiche, mai smielate. Il pubblico più giovane e figlio di Xfactor conosce bene i testi delle nuove canzoni, ma la massa cantante si scatena per i pezzi più longevi, fino ad arrivare a quelli tratti dal capolavoro (il mio disco italiano preferito di sempre, sono di parte) Hai paura del buio? Un tempo arrivato ad odiare il karaoke che si scatenava ai concerti degli Afterhours, ora Agnelli mostra di apprezzare ed a tratti incoraggia il pubblico al canto. Un fattore divisivo tra pro e contro è il gruppo di supporto, tra chi ha nostalgia del super gruppo che sono stati gli Afterhours, con grandi musicisti e personalità sul palco, e questa band composta da quattro giovanissimi, a me son sembrati tutti e 4 ben sotto i 30, forse 25enni, chitarra basso batteria e una tastierista percussionista (per me l’unica vestita bene sul palco) che ha la stessa età (?) della figlia di Agnelli, Emma, e che la sostituisce alla voce nel pezzo Lo sposo sulla torta, il personalmente ho apprezzato molto che l’artista 56enne stia portando in giro per la penisola, su palchi importanti, un gruppo di giovanissimi, immagino reclutati ad Xfactor, che personalmente non seguo, e nemmeno guardo Sanremo (anche se quest’anno…Paola e Chiara…). Manuel Agnelli sul palco, sta all’eleganza qui da noi quanto Springsteen negli USA, un tamarro. Pantaloni attillati di pelle, vista pacco, braccia muscolose esposte, quella leggere prominenza ombelicale che non è ciccia, ma è caratteristica dei palestrati, o forse è ciccia dato che Manuel è noto, ogni tanto alza il gomito, ma pare, con lo champagne. La scaletta del concerto piace, piace molto, per la mia gioia esegue Ballata per la mia piccola jena, la mia preferita nel suo repertorio, ma fa anche l’attesissima Non è per sempre e molti altri brani che i fans aspettano. Però però però, è qualche anno che la scaletta è questa e se rimescolasse un po’ le carte, sorprendendo e pescando altre perle, ce ne sono tante nei suoi dischi, il tutto avrebbe un altro brio, una nuova freschezza. Agnelli ogni tanto, parla, intendo, parla tra un brano e l’altro, fa un po’ il messia, pontifica su polemiche inesistenti (ma che ci frega Manuel se hai scritto una canzone per un film, che tra l’altro è Diabolik, se la canzone è bella, e lo è, siamo tutti felici), qualche parolaccia qua e la, molto amore per il pubblico, un sacco di ringraziamenti dopo le canzoni, forse troppi (less talk and more rock, please) e qualche siparietto comico con la band, in particolare con il chitarrista, reo di impazienza nell’attacco dei pezzi. Alla fine, sulla via del ritorno, io, C e D discorreremo a lungo su questi argomenti post concerto, trovandoci in piacevole disaccordo su alcune cose e in altrettanto piacevole accordo su altre, mentre da qualche parte, Manuel Agnelli e la band, vincenti, brindano a Champagne.

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