#Salinger, Holden, un film e azzardati paragoni

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Dicono, dicono che Il giovane Holden, titolo italiano del romanzo di JD Salinger The catcher in the rye, letteralmente Il ricevitore (o prenditore se volete) nella segale, sia un libro da leggere da adolescenti. Un libro che si apprezzerebbe di più avendo la stessa età del protagonista. Non lo so, non ne sono convinto, e comunque, come dice Holden Caulfield alla fine del romanzo, come fai a sapere che farai una cosa finchè non la fai? Io Il giovane Holden così l’ho letto la prima volta che avevo già più di 20 anni, quindi chissà, magari hanno ragione. Però l’ho letto e riletto più volte, sempre a distanza di qualche anno, un paio di volte più recentemente, in lingua originale, esperienza consigliabile, magari con l’ausilio di un dizionario per decifrare i termini più desueti e non più utilizzati nella letteratura di lingua inglese, tipo che dough vuol dire soldi, per esempio. In ogni caso, a qualsiasi età lo leggiate, è una bellissima esperienza che si arricchisce ogni volta, Il giovane Holden è uno di quei romanzi che non stancano mai e che penso avranno sempre successo ad ogni ricambio generazionale di lettrici e lettori. Per chi non la conoscesse, non riassumerò la trama, ma butto lì qualche suggestione, magari come dicono gli sceneggiatori in Boris, “così, senza senso”. La storia del giovane Holden Caulfield, che, sapendo di essere in procinto di venire espulso dall’ennesima scuola privata per figli di gente benestante (ricca) non molto fuori New York, inizia a girovagare per la grande mela, facendo incontri e chiedendo a diverse persone dove andranno mai a finire le anatre del Central Park in inverno. E’ una storia che a me ha ricordato un poco l’Ulisse di Joyce, in fin dei conti anche Leopold Bloom vaga per Dublino incontrando gente e facendo cose, morettianamente e mi ha ricordato anche un po’ Quadrophenia nel personaggio di Jimmy, un ragazzo un po’ problematico, anche se alla fine un ragazzo d’oro, che si caccia nei guai ma se ne tira fuori all’ultimo, di entrambi poi, sia Caulfield che Jimmy Cooper, non si sa che ne sarà dopo la parola fine, del romanzo e del film. Non male questi due paragoni, fateci caso, se vi capita di realizzare il triplete, cioè la lettura dei due romanzi e la visione del film. Il giovane Holden è stato pubblicato la prima volta nel 1951 negli Stati Uniti e dieci anni dopo in Italia, il linguaggio della versione originale, che per fortuna (o purtroppo?) non può essere modernizzato è molto particolare e suppongo che all’epoca fosse a sua volta molto moderno e giovane, tant’è che è sempre stato tradotto in un modo molto “slang giovanile”, da questo punto di vista la lettura mi ha ricordato quella di un romanzo inglese (del quale un giorno vorrei scrivere) uscito pochi anni dopo, Absolute beginners di Colin Macinnes, anch’esso strapieno di modi di dire e di sinomini di parole decisamente non più in uso oggi, ma di dominio pubblico, almeno tra i giovani, nella Londra di fine anni 50 all’alba dell’era “swinging”. Nel giro di poco più di 24 ore, a pochi giorni dal Natale, Holden incontrerà adulti e coetanei, verrà malmenato più volte, verrà, forse, molestato, vi racconterà di suo fratello che scriveva veri romanzi e poi si è venduto a Hollywood per andare a scrivere sceneggiature per quei film che H odia eppure sembra anche amare e conoscere, vi farà incontrare quel tesoro della sua sorellina Phoebe, forse il centro esatto della sua vita, capace in extremis di riportalo sulla via di casa, vi parlerà del guantone da baseball di suo fratello Allie, spenderete con lui un sacco di soldi e sarete trasgressivi come si poteva esserlo nel 1951 fumando e bevendo alcolici da minorenni. The catcher in the rye è l’opera più famosa e amata di JD Salinger, ma non l’unica, altri romanzi brevi e soprattutto racconti contribuiscono a formarne la bibliografia, ne ho letti alcuni ma troppi anni fa, ho intenzione di rimediare presto e di proseguire nella lettura in inglese, che consiglio a tutti, specialmente quando di un romanzo avete già letto la traduzione, che vi può sempre essere d’aiuto. A me ha fatto molto comodo averlo letto questa volta in edizione digitale, insomma, sul kindle, perché ho potuto avvantaggiarmi di una funzione che va automaticamente a proporre una spiegazione, una sorta di traduzione dei termini più complessi, illuminante quasi quanto una guida alla lettura. L’idea di rileggere il romanzo mi è venuta dopo aver visto un film intitolato Il mio anno con Salinger, un bel film che è stato paragonato a Il diavolo veste Prada, per alcune somiglianze nella trama. In questa pellicola, una giovane scrittrice riesce a farsi assumere da una agenzia letteraria e il suo unico compito all’inizio sarà di leggere tutta la corrispondenza indirizzata a Salinger e di usare una formula prestabilita come risposta, rispondendo sempre, ma mai venendo incontro ai desideri degli autori/autrici delle lettere. Lo scopo di tutto questo è non scontentare nè Salinger nè i lettori e al tempo stesso verificare che nessuno squilibrato abbia lasciato indizi di una sua possibile intenzione di fare del male allo scrittore, paura indotta dal fatto che l’assassino di John Lennon fu trovato che leggeva appunto Il giovane Holden dopo aver compiuto l’omicidio. La ragazza, che tra l’altro non ha mai letto nulla di JDS, avrà modo durante la storia, di parlare al telefono con lo scrittore, che la esorterà a scrivere tutti i giorni (parole sante) e si metterà nei guai quando deciderà di impersonare Salinger rispondendo in modo creativo alle lettere secondo lei più meritevoli. E’ un bel film nel quale si respira amore per la letteratura, per i libri e se non vi farà venire voglia di scrivere, almeno vi farà venire voglia di leggere, magari proprio Salinger. Disclaimer: questo “articolo”, un po’ come tutti quelli che “pubblico”, non ha alcuna pretesa di essere esaustivo o professionale, anzi, forse tutto il contrario. C’è un desiderio di intrattenere e invogliare, questo sicuramente, a letture, ascolti o visioni, per ricavarne magari opinioni diverse dalle mie. E mi scuso, anche retroattivamente, se a volte faccio perdere qualche minuto a chi “sa già”. Comunque leggeteli, i libri, e andate al cinema.