#soul e northern, una recensione per mantenere la fede

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Pochi anni fa, nell’era pre covid, sono andato in un grazioso localino sul lago di Iseo, il caffè letterario Melville, per godere dello spettacolo che Antonio Bacciocchi e Alex Loggia stavano portando in giro, intitolato Mods,nel quale l’artista un tempo noto come Tony Face e il chitarrista delle prime formazioni degli Statuto raccontavano in parole e musica cosa si cela dietro al termine Mod ed alla cultura modernista, con molta ironia, tanta autobiografia e parecchia musica bellissima per voce e chitarra acustica. L’argomento “la musica dei mods” merita un libro intero, ma forse un giorno ne scriverò un ben più modesto articoletto, in ogni caso la soul music è senz’altro tra i generi musicali più rappresentativi e rappresentati nei gusti dei Mods italiani e internazionali. E, all’interno dell’arcipelago soul, quello che viene definito Northern soul, come disse quella sera Tony, merita un libro e forse uno spettacolo a parte. La scorsa estate, alla presentazione del libro “Soul, la musica dell’anima” ero pronto a fare ad Antonio la domanda “ma quando esce il libro sul Northern?”, ma sono stato battuto sul tempo dallo stesso Bacciocchi che lo annunciò in uscita per Ottobre, come puntualmente avvenuto. Il volume uscito in estate, dedicato alla Soul music, dalla nascita del genere, figlio della musica nera e dell’evoluzione di Blues e Jazz, con Ray Charles riconosciuto padre e primo pioniere già sul finire degli anni 50, è un libro molto prezioso per chi si avvicina alla musica nera e vuole conoscere e approfondire un po’ tutto quello che riguarda e circonda i suoni di questo ampio ramo della black music. Vengono raccontate in modo piacevole e non didascalico le storie delle varie etichette, la genesi del genere, le trame delle vite musicali dei protagonisti più famosi anche con aneddoti sconosciuti ai più e viene data una buona panoramica a tutto quello che partendo dalla radice Soul si è evoluto in sotto generi dalla vita propria come il Deep soul, Sweet soul, Soulful house, Soul crossover e così via fino ad approdare alla disco music, che a mio avviso ad un certo punto è diventata un genere totalmente emancipato dal soul, una cosa diversa, che può piacere o meno, ma che certamente negli anni 70 aveva ancora molto di Soul ed esprimeva la voglia di dimenticare le difficoltà e le cose brutte per sfogarsi sulla pista da ballo, quasi senza più traccia dell’impegno sociale molto sentito dagli artisti Soul di “vecchia” scuola. Il volume Northern soul, il culto dei giovani ribelli soul è invece un libro concepito diversamente e con numerosi pregi che lo rendono secondo me una lettura “obbligata” per i fans italiani, siano essi neofiti o già “svezzati”. In primo luogo a mia memoria è il primo e per ora l’unico libro sul Northern soul scritto in italiano da un italiano, esistendo già molte pubblicazioni in inglese, facilmente recuperabili , ma che richiedono la conoscenza della lingua ed un certo sforzo per procurarseli e leggerli. In secondo luogo è ricco di informazioni e di contributi, è frutto di un serio studio della “materia”. Attraverso le storie dei protagonisti della scena inglese dalla fine degli anni 60 sino ai primi 80 con i successivi revival quando anche in italia, assieme alla cultura mod è approdato il genere Northern, per alcuni anni egemone alle serate ed ai raduni, Bacciocchi racconta e lascia raccontare come si partì da serate di appassionati nel nord dell’Inghilterra all’apertura di locali, di fatto discoteche, ma molto particolari e belli nell’estetica fino ad arrivare ad una musica che è un vero e proprio culto per appassionati, non più fenomeno da migliaia di dancers, ma genere un po’ di nicchia, tuttavia con uno zoccolo duro che per usare il motto dei Soulies “keep the faith”, mantiene la fede. Non fosse per tutto quello che precede, un piatto veramente ricco che comprende tutte le sfaccettature di una storia entusiasmante, il pezzo forte sono i contributi di alcuni dei protagonisti della scena italiana, scelti tra dj, produttori e ballerini/e che raccontano cos'è per loro e cosa è stato nella loro vita il northern soul. Le esperienze riconducono un po’ tutte alle piste da ballo della scena mod italiana, sin dai primi raduni a Rimini per arrivare ad oggi, con le serate dedicate alla sola musica soul e alcune al solo Northern. È bello leggere le esperienze di chi ha sudato ettolitri sui dancefloor e chi si è fatto ore di volo per andare a cercare i dischi più ballabili, escono teorie personali sul fatto che il ballo Northern, che indubbiamente è nato dal basso, si è partiti dalla musica e ognuno ci ha messo quello che ha voluto finché si è arrivati allo stile originale che si vede ancora oggi ballare, c’è chi afferma che si può insegnare, c’è chi invece dice che bisogna essere autodidatti, chi si preparava a casa ballando nel proprio salotto per prepararsi alle serate e chi ha imparato tutto lanciandosi in pista, chi ha avuto esperienze all’estero, ovviamente in Inghilterra, dove hai sempre una serata a pochi chilometri da dove ti trovi. L’amore per il ballo Soul e Northern, anche se si è un po’ dissociato dalla gran parte delle serate più “generaliste” è ancora molto alto e attivo, con serate dedicate e in alcuni casi, anche italiani, interi weekender. Concludendo, se il volume sul Soul è soprattutto consigliabile ai neofiti, ai più giovani che si stanno interessando di black music, quello sul Northern soul è in grado di dire e arricchire anche il più consumato soul man o soul woman ed è veramente consigliato a tutti/e. Tra l’altro i volumi inglesi spesso partono già dal successo del Wigan casino e danno per scontata tutta una genesi che personalmente (ho alcuni volumi britannici che arricchiscono la mia collezione, ma che devo ancora leggere) non conoscevo. Due libri meritevoli delle chiacchiere che hanno generato, per gran parte positive e che meritano di essere letti e poi esibiti con soddisfazione sui propri scaffali.