Di come i videogiochi e i numeri correlati preannuncino la fine dei tempi
Non sappiamo esattamente come evolveranno gli anni futuri ma sembra che un po’ tutti siano coscienti di una cosa: così non può durare. La frequenza delle lamentele fra la gente ormai non può più rivelare soltanto un atteggiamento viziato e petulante; è l’indizio che ci indica come qualche presupposto su cui abbiamo fondato la nostra società negli anni passati sia destinato definitivamente a crollare. E la sensazione allarmante è che questo crollo travolgerà tutto.
Passo indietro
Un paio di settimane fa pubblicai un giochino, se vogliamo ‘mediocre’, su itch.io. Questo giochino, totalmente gratuito, ha collezionato la “bellezza” di 16 visualizzazioni in 4 giorni. Poi basta. Vero è che non c’è stata promozione e che la schermata iniziale è stata fatta volutamente con un titolo nel font Arial: il più banale e bistrattato font di tutto l’universo fontesco. Però questo giochino, oggi chiamato “Zombie Hams” non è nuovo. L’avevo pubblicato qualche anno addietro su un altro portale per giochi chiamato Game Jolt. In Game Jolt c’è una specie di condivisione dei guadagni pubblicitari per cui, a seconda delle impressions e del numero delle giocate, c’hai la tua piccola fetta di introito. Continuo a considerare questo giochino abbastanza carino, difatti ho registrato pure qualche sincero apprezzamento tra i commenti, oltre che molte più visualizzazioni rispetto a itch.io. Ma forse erano tempi diversi e, soprattutto, piattaforme diverse.
Qualche tempo prima avevo pubblicato su Game Jolt un altro gioco che aveva una teoria del complotto sia nel sottotitolo sia nella trama, facendo riferimento ad una nota vip americana: avevo preso questa teoria del complotto da quella cloaca che tutti conoscete chiamata 4chan e avevo deciso di fare la classica roba un po’ scioccante (se pur divertente nelle meccaniche di gioco: anche lì una sorta di platform/puzzle). Qualcuno aveva pure deciso di farci un video su Youtube: un aspirante youtuber destinato a rimanere tale, almeno ai fini del reddito e della qualifica da scrivere sulla carta d’identità. La cosa più importante però era quella di esser stato messo nella homepage del portale e, soprattutto, esserci rimasto per qualche giorno.
Dice un’antica maledizione cinese: possano i tuoi sogni avverarsi.
Al termine del mio soggiorno in homepage, i numeri della mia dashboard parlavano di migliaia di visualizzazioni e di giocate. Quelli del mio saldo in soldoni fisici arrivavano sì e no ad un paio di dollari. Così si inizia a fare due conti: se si vogliono almeno i soldi per la pizza, occorre promuovere, scioccare, pubblicare su molti portali, avere un portfolio di giochini di buon livello, curare i social, creare una reputazione online… Però… fermi tutti. Aspettate un attimo. Questo è una specie di lavoro a paga aleatoria! Allora ti vengono in mente, come dice Fabio Volo, i minatori e quelli che asfaltano le strade sotto il sole di agosto e dici a te stesso: “Sei un viziato! Fai i giochini e non sopporti nemmeno un po’ di sporco lavoro di promozione, di cura della tua presenza online! E poi, quanto ti aspetti da un giochino online?”. Così ripensi a quanto tempo ci hai messo a fare Zombie Hams. Diciamo che l’hai fatto nei ritagli di tempo e che non ci hai impiegato più di cinque ore. Diciamo che il tuo guadagno è di cento dollari (cifra ultraottimista, ma diciamolo). Converti in euro, togli il 30% di tasse, ci metti i 60 euri del commercialista che devi pagare perché non basta più il Cud avendo come unico introito il tuo lavoro “normale” ma c’occorre la dichiarazione dei redditi. Quanto hai guadagnato? Nulla: hai perso 5 ore e qualche spicciolo.
Parliamoci chiaro, siamo tutti a favore di un mondo che sappia muoversi anche al di fuori della logica del profitto. Ma non possiamo contemplare un mondo che ignori, in generale, le regole dell’economia. Quando lo facciamo, vengono fuori perversioni di ogni genere, tipo l’associazione nazionale per la promozione della filologia romanza e della provola affumicata nelle grotte di Castellana, ovvero cose per le quali nessuno nella vita sborserebbe una lira, tranne lo Stato e qualche politico compiacente. Tutto ciò che è gratuito, inclusi i principali social network (Zurkerberg, scelgo te!) s’è scoperto dopo che ha potuto consolidare la sua esistenza solo grazie allo Stato e all’aspetto strategico e di controllo cui la funzione lasciava presagire. Quante start-up avete sentito nominare nei vostri tg locali di questo o quel giovane che creavano un nuovo social network molto di nicchia? Io, qualche anno fa, sentivo spesso di queste presunte success stories ma poi mi dicevo: questo ha preso un piccolo finanziamento a fondo perduto elargito dallo Stato e dal politico compiacente. Difatti, molto onestamente il giovane spesso si accontentava del contributo pubblico senza ambire alla benevolenza del mercato. C’era pure qualcuna di queste start-up che faceva un bel social network per chi doveva portare a pisciare i cani. Ma alla fin fine, pensavi, conveniva creare un gruppo Facebook sugli “Esploratori di luoghi ove portare i nostri amici a quattro zampe alla minzione”. Perché in conclusione il banco vince sempre.
E’ una questione matematica, si chiama “rovina del giocatore”.: certi siti matematici vi spiegano come, anche in presenza di un gioco equo, la differenza nella disponibilità finanziaria conduce alla fine il giocatore a perdere tutti i suoi soldi, a meno che non esca prima dal gioco.
In un gioco equo contro un banco illimitato ogni giocatore e' destinato a perdere.
Ovviamente, se il gioco non è equo, le probabilità di terminare prima per insufficienza di fondi sono moooolto più alte.
Qual è la conclusione a cui si arriva seguendo questo percorso tortuoso e carico di digressioni? Semplice: prima o poi l’economia viene a reclamare il suo tributo in termini di razionalità. E alla fine tutti gli entusiasmi si smorzano contro i numeri che non sono a favore.
Questo, secondo me, crea il presupposto per l’agire delle forze del caos (rappresentate dalla maggioranza della popolazione mondiale) affinché si rendano conto che esiste un modo più semplice per vincere: puntare una pistola alla tempia del banco. Non passerà molto tempo prima che qualcuno ci arrivi. Poi un altro. Poi un altro ancora. Quella sarà la fine dei tempi.
Gippo for Comitato Yamashita