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Per i fatti dell'aprile del 2020 ci sono 108 imputati, 50 dei quali dovranno rispondere per la prima volta in Italia del reato di tortura

Il Post, 15 dicembre 2021

Oggi comincia, con l’udienza preliminare, il processo per le violenze subite lo scorso aprile dai detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. È un processo storico perché a 50 dei 108 imputati viene contestato, per la prima volta in Italia, il reato di tortura, introdotto nel nostro ordinamento nel 2017. Ed è un processo molto complesso che sarà, probabilmente, anche molto lungo.

Si svolgerà in due aule collegate via video all’interno del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, un edificio adiacente al carcere dove si svolsero i fatti. I 108 imputati, di cui venti ancora agli arresti domiciliari, devono rispondere a vario titolo di tortura, lesioni, abuso di autorità, falso in atto pubblico e cooperazione nell’omicidio colposo del detenuto algerino Lakimi Hamine. Tra difensori degli imputati e parti civili saranno presenti oltre 200 avvocati.

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Il Riformista, 27 novembre 2021

Michele Nardi, dopo aver lavorato come giudice a Trani, ha prestato servizio all’Ispettorato del Ministero della giustizia e quindi alla Procura di Roma come pm. Nel 2016 è stato indagato dalla Procura di Lecce con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e al falso. Dal 14 gennaio 2019 al 24 giugno del 2020 è stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere. La Cassazione, per tre volte, ha annullato il provvedimento di carcerazione preventiva. L’anno scorso è stato condannato in primo grado 16 anni e 9 mesi di reclusione. Attualmente è sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Questa settimana ha chiesto al Csm di poter tornare in servizio. Si è sempre proclamato innocente ed ha depositato a Palazzo dei Marescialli un dossier sul modo in cui sono state condotte le indagini ed il processo. Alla base delle accuse vi fu la testimonianza dell’imprenditore pugliese Flavio D’Introno. Quando Nardi venne arrestato era titolare di importanti fascicoli su esponenti politici di primo piano. Pubblichiamo qui di seguito la lettera che Michele Nardi ha inviato al presidente Mattarella in occasione della scorsa Pasqua, direttamente dal carcere di Matera.

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di Susanna Marietti

Nelle scorse ore ho visitato insieme a un mio collega il carcere per adulti di Torino. Di carceri ne ho viste tante in vita mia, in Italia e anche all’estero, ma raramente mi era capitato di assistere a quanto ho avuto modo di vedere nel capoluogo piemontese.

Vi è una sezione, chiamata Sestante, che funge da articolazione psichiatrica dell’istituto. Mi auguro che qualche giornalista legga quello che sto per raccontare e che in tanti decidano di andare là dentro a vedere. Che pretendano di portare con sé le videocamere per mostrare a tutti cosa accade in quelle quattro mura. Mi auguro che tutti noi ci indigniamo in massa e pretendiamo che queste cose non succedano mai più, che quel reparto venga chiuso immediatamente: non domani, non tra una settimana, non tra mese. Ci hanno detto che stanno per fare dei lavori di ristrutturazione. Non basta. Sono anni che Antigone, anche attraverso i suoi Rapporti annuali, denuncia le condizioni di vita interne, ma nulla è cambiato.

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