DJTOMBINO

Northern

#Northern soul, una storia

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Tutto ebbe inizio da due cd, due complilations, una era pure doppia, che mi aveva prestato per l’ascolto, come una volta era la norma nella mia piccola cerchia di amici, un amico tornato entusiasta da un week end a Londra. Che poi, questo amico, lo chiameremo A. era andato a Londra con una sua amica ed un’altra coppia, per il concerto di Bruce Springsteen, e qui si chiude un cerchio visto l’omaggio recente al soul del boss del New Jersey. La sera prima del concerto il quartetto andò a ballare (A. e company, un po’ come me, aveva scoperto quasi a 40 anni che ballare era divertente) finendo forse per caso e forse no, in un piccolo club che proponeva una serata di Northern soul, che per loro come definizione di genere musicale era del tutto nuova. Insomma passarono una grande serata, A. tornò a casa entusiasmato e con questi due cd comprati nel locale e per un po’ parlò solo di questo Northern soul. A me i due cd, al primo ascolto, non dicevano niente, canzonette uptempo, melodiche, boh. Il meglio doveva ancora venire. In quel periodo, alla metà dei primi dieci anni del nuovo secolo, gestivamo ancora delle serate a Verbania, sotto l’insegna dell’associazione Perché no? nello spazio chiamato Kantiere, che recentemente si è riattivato e propone concerti e cultura. Accadde che per ravvivare la situazione, in provincia attirare la gente bei locali “alternativi” è spesso un’impresa che presenta una certa difficoltà, accadde dicevo che decidemmo di fare una serata con djset e tramite raccomandazione chiamammo un certo DjHenry, da Milano, che ci dissero, chiedeva poco ed era molto bravo. Ne uscì una seratona che se la ricordano tutti ancora oggi, tra l’altro mai più ripetuta a livello di qualità e partecipazione. Henry spaziò dalla musica bianca alla nera pescando le perle della sua collezione di 45 giri originali e facendo ballare per ore circa 200 persone. Personalmente, credo di non aver riconosciuto una sola canzone in tutta la serata (forse esagero), c’era un mondo da scoprire. Sempre A., a questo punto della storia un pioniere o solamente un tipo molto fortunato, qualche mese dopo, sullo slancio di quella serata andò ad una festa in Trentino, una roba anni 60,con i mods, sai quelli come nel film, quello degli Who con Sting, quadrophenia, non è che all’epoca ne sapessimo molto di più. Ancora una volta A tornò con l’entusiasmo a mille, tutto un Lavarone di qua Lavarone di la, pareva avesse scoperto l’acqua nel deserto, e ovviamente, c’era anche il northern soul. Nel frattempo, avevo deciso di riascoltare i cd, che avevo masterizzato, come si usava all’epoca. Finalmente, fu amore, scattò qualcosa che collega testa cuore e gambe, avevo capito, era meraviglioso. Il passaggio successivo non fu immediato, ma due anni dopo mi decisi e qualche settimana prima della festa dissi ad A. “Portami a Lavarone”, e andammo. Era l’edizione del 2008, per inciso l’ultima con DjHenry tra i dispensatori di musica per riempire il dancefloor, almeno ad oggi. Edizione 2008 dell’all saints mod party, per me l’anno 0 del resto della mia vita, ma della festa scriverò un’altra volta, o forse dovrei scriverci un libro. A quel punto, il Northern soul era diventato il mio genere musicale preferito, non tanto per l’ascolto, certo anche per quello, ma la musica che mi piace ascoltare è molto varia, era la musica perfetta per ballare. Il Northern soul come definizione di genere musicale ha una storia abbastanza recente, che in tanti conoscono e che tanti hanno raccontato e approfondito, ultimo ma non ultimo Antonio Bacciocchi con il suo volume “Northern soul, il culto dei giovani ribelli soul”, che ha il pregio di essere forse il primo libro dedicato scritto in italiano, del quale racconterò in altra puntata. Vasta per non dire immensa è la bibliografia in lingua inglese, pescando nella quale consiglio una sorta di Bibbia, per valore e contenuto (sono un sacco di pagine) “the story of Northern soul, a definitive history of the dance scene that refused to die” Di David Newell. Il Northern soul si nutre di 45 giri, quei dischetti in vinile, per la quasi totalità usciti negli anni 60’s, singoli per lo più sconosciuti al grande pubblico, canzoni che in un’epoca ricca di successi hanno faticato a trovare un pubblico, addirittura in molti casi la canzone che trovava la via del dancefloor NS era il lato B di un singolo, magari neanche di successo. Caratteristica principale di queste canzoni l’essere nella grande parte dei casi, un up tempo, cioè una canzone veloce, ballabile e coinvolgente. Il Northern soul come genere musicale distinto dalla soul music, anche se pienamente dentro la soul music, nasce negli anni 70 nel nord dell’Inghilterra, quando in particolare a Wigan e Blackpool vengono aperte delle sale da ballo secondo la formula degli allnighter, serate che iniziavano molto tardi la sera e che si concludevano alle prime luci dell’alba. I ragazzi e le ragazze inglesi vi arrivavano con mezzi propri o con pulman dedicati, si portavano in borse di cuoio le scarpe adatte a ballare e vestiti non sempre eleganti, anche se alcuni di loro erano mods, ma sempre comodi. La musica era veloce, lo stile di ballo completamente inventato da loro stessi, divenne un mix tra passi di ballo istintivi, mosse da Kung fu prese di peso dai film di Bruce Lee, piroette copiate dalla nascente break dance americana e qualsiasi cosa venisse in mente di fare purché si adattasse al ritmo della canzone, compreso battere le mani o dare calci all’aria o ruotare su se stessi, eseguire un back drop, cioè cadere all’indietro piegando le gambe e appoggiando le mani e risalire riprendendo a ballare, il tutto con un radar nella testa per non finire addosso o sui piedi di chi ballava vicino. Dicevo del termine Northern soul, visto il successo di queste serate, i ragazzi iniziarono a comprare e ricercare questi 45 giri, va ricordato che in Inghilterra ai tempi non c’era quasi import musicale e certe cose erano rarità, i più fortunati facevano un viaggio negli USA e andavano a caccia di dischi, altri se li facevano spedire, magari in stock, selezionando poi i pezzi più adatti. Quando un dj scopriva un pezzo che riempiva la pista, un floorfiller, poteva nascondere le scritte sul disco per assicurarsi il più a lungo possibile di essere l’unico ad averlo e attirare pubblico e fama. Ma i ragazzi cercavano i dischi anche nei più forniti negozi di Londra e quando un negoziante (Dave Godin) si accorse che questi giovani del nord cercavano un certo tipo di soul, inaugurò uno scaffale dedicato chiamandolo Northern soul, per cui possiamo dire che il NS è un genere che in realtà in se non esiste, ma è una caratteristica della Soul music, al cui interno negli anni, da Ray Charles in poi, ha conosciuto moltissime evoluzioni fino a generare la disco music, che ultimamente sta iniziando ad avere un certo revival, passando da ulteriori generi e sotto generi quali il Modern soul, il crossover, lo sweet soul e altro ancora. In Italia il Northern soul si è imposto negli anni 80 in appendice alla nascita del movimento e della cultura giovanile dei mods, letteralmente esplosa quando il film Quadrophenia degli Who e il successo di band come Specials, Madness e Jam hanno spinto un ritorno del Mod in Inghilterra dal 1979 in poi. Da allora anche in Italia il NS ha conosciuto periodi di grande fortuna e diffusione, sia nell’ambito di serate Mod con una certa varietà di generi musicali, sia in serate dedicate al solo Northern o alla soul music in senso più ampio. Eventi spesso annuali come il mitico Cannonball di Carpi organizzato dal dj/produttore/scrittore Alberto Zanini, come Il Ducale di Parma, come i soul all nighters di Pordenone e il Black trefoil di Genova, per passare sulla rotta Milano Fucecchio e l’incrocio di serate Hang on e On the real side, il fantastico Dig this che si teneva al Ligera, sempre a Milano e veramente tanti altri, troppi per ricordarli o nominarli. Per tacere poi degli eventi nel resto d’Europa. Molti di quelli che hanno letto fino a questo punto sanno molto più e meglio di me, altri forse vorranno interessarsi un po’ di più alla soul music o alla famigerata musica Mod, personalmente recensirò alcuni libri usciti in Italia recentemente e magari tornerò sull’argomento in questo raffazzonato, basic ma sincero blog. Ciao.

PS: va detto a mia discolpa che questo articolo è frutto in gran parte della mia memoria, con una buona dose autobiografica e qua e la non escludo di essermi inventato qualcosa, in effetti ero partito quasi per scrivere un racconto, visto che va tanto di moda l’autofiction, ma poi l’argomento mi ha preso la mano e non ho resistito a scrivere una breve e insufficiente storia del northern soul. Consiglio a chi volesse saperne molto di più la lettura del sopracitato libro a firma Antonio Bacciocchi e per chi sa l’inglese consiglio anche The History of Northern soul di David Nowell, se invece mettete le mani su Too darn soulful dello stesso autore, è lo stesso libro in una precedente e poco più succinta edizione, ed infine Young soul rebels, di Stuart Cossgrove, del quale merita la trilogia sulla black music, della quale varrà sicuramente la pena raccontare in altro articolo. That’s all, alla prossima.