📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

1In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo.

Rifioritura della nazione e nuova alleanza 2Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace». 3Da lontano mi è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. 4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. 5Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno. 6Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: “Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio”. 7Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. 8Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. 9Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito». 10Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge». 11Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. 12Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio, i piccoli del gregge e del bestiame. Saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. 13La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. «Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. 14Nutrirò i sacerdoti di carni prelibate e il mio popolo sarà saziato dei miei beni». Oracolo del Signore. 15Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». 16Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. 17C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. 18Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio. 19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; quando me lo hai fatto capire, mi sono battuto il petto, mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l’infamia della mia giovinezza”. 20Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore. 21Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d’Israele, ritorna alle tue città. 22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l’uomo! 23Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Quando avrò cambiato la loro sorte, nella terra di Giuda e nelle sue città si dirà ancora questa parola: “Il Signore ti benedica, sede di giustizia, monte santo”. 24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, gli agricoltori e coloro che conducono le greggi. 25Poiché ristorerò chi è stanco e sazierò coloro che languono». 26A questo punto mi sono destato e ho guardato: era stato un bel sogno. 27«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali renderò la casa d’Israele e la casa di Giuda feconde di uomini e bestiame. 28Allora, come ho vegliato su di loro per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di loro per edificare e per piantare. Oracolo del Signore. 29In quei giorni non si dirà più: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!”, 30ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; si allegheranno i denti solo a chi mangia l’uva acerba. 31Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. 32Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. 33Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato». 35Così dice il Signore, che ha posto il sole come luce del giorno, la luna e le stelle come luce della notte, che agita il mare così che ne fremano i flutti e il cui nome è Signore degli eserciti: 36«Quando verranno meno queste leggi dinanzi a me – oracolo del Signore –, allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere un popolo davanti a me per sempre». 37Così dice il Signore: «Se qualcuno riuscirà a misurare in alto i cieli e ad esplorare in basso le fondamenta della terra, allora anch’io respingerò tutta la discendenza d’Israele per tutto ciò che ha commesso. Oracolo del Signore. 38Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali la città sarà riedificata per il Signore, dalla torre di Cananèl fino alla porta dell’Angolo. 39La corda per misurare sarà stesa in linea retta fino alla collina di Gareb, volgendo poi verso Goa. 40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all’angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno sacri al Signore; non saranno più devastati né mai più distrutti».

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Approfondimenti

Rifioritura della nazione e nuova alleanza 31,2-40 È una girandola di temi tutti incentrati sull'idea di rifioritura della nazione ed espressi con oracoli brevi, talora brevissimi (cfr. vv. 27s. 29s.) a prescindere dal primo poema piuttosto ampio (vv. 2-14). Si possono in genere assegnare al primo periodo dell'attività geremiana, ma non mancano inserzioni tardive (cfr. vv. 23-27) che chiamano in causa Giuda.

2-14. Apre la serie un poemetto che prospetta con tenerezza insolita in Geremia – richiama Os 2,16s. – un futuro di gioia e di pace per il popolo, con delicata allusione al passato intriso dell'amore di Dio (v. 3: «amore eterno») e in particolare al soggiorno nel deserto che il profeta anche altrove (cfr. 2,2s.) guarda con particolare simpatia. Il deserto, infatti, dopo l'uscita dall'Egitto è stato come il grembo materno per la nascita di Israele; così nel deserto dell'esilio rinascerà il popolo per l'amore misericordioso (cfr. v. 2: «grazia», ebr. hesed) di Dio (cfr. il Deuteroisaia). Un Dio che appare agli esiliati, per ricondurli in patria, da «lontano»: forse supponendo la Palestina come dimora di JHWH da cui si muove per andare dai deportati in Assiria (Babilonia). Ma l'espressione può essere tradotta anche «dai tempi antichi», «da lungo tempo», con riferimento alla vicenda dell'esodo e del deserto sinaitico: da allora Dio ha conservato al popolo la sua benevolenza («pietà»: ebr. hesed). E ora l'amore diventa forza liberatrice e rinnovatrice in grazia della quale Israele può ripresentarsi al mondo come giovane donna in danza al ritmo dei tamburelli (v. 4). La danza, spontanea nel tempo della vendemmia, diventa danza religiosa (v. 6), di pellegrini festanti verso Gerusalemme ridivenuta per le tribù del Nord santuario centrale (cfr. Is 2,2s.). JHWH che «ha salvato il suo popolo» (v. 7) ha la sua dimora in Sion e lì si dirige il corteo che è ormai una processione di fede (v. 8). Ma di lì anche si irraggia la benedizione divina per la terra che rende ferace, per una vita agiata e serena, da godersi con animo riconoscente (vv. 11-14). Tutte le genti devono conoscere la straordinaria avventura di questo popolo, prima nel «pianto» della terra straniera, ora nelle «consolazioni» di una terra di delizie, dono di un «padre» al figlio «primogenito».

15-17. Si ritorna alla terra dell'esilio, propriamente allo strazio della deportazione del regno settentrionale, descritto poeticamente come una madre in lutto per la morte dei figli. Rachele è chiamata in causa in quanto madre di Giuseppe, a sua volta padre di Efraim, al quale si faceva risalire la tribù più forte del regno settentrionale. Rachele è immaginata «in Rama», località a pochi km a nord di Gerusalemme, dove una tradizione antica ne indicava il sepolcro, precisamente «sul confine con Beniamino in Zelzach» (1Sam 10,2). La collocazione a sud di Gerusalemme, nelle vicinanze di Betlemme, come suppone Mt 2,18, è tradizione posteriore, dovuta alla presenza nella zona di un clan efraimita con il quale il sepolcro della matriarca è collegato in Gn 35,19 (cfr. Mic 5,1). Al pianto della madre risponde (vv. 16s.) una parola di consolazione di Dio che assicura il ritorno dei sopravvissuti.

18-20. Il tema del ritorno è sviluppato con un elegante gioco di parole imperniato sul verbo swb, «volgersi», e quindi «tornare», ma anche «volgersi altrove»: «fammi rivolgere verso di teperché dopo il mio volgermi altrove...». È il riconoscimento della giustezza del castigo per il traviamento, per cui si prova rimorso e fastidio («battersi l'anca»: v. 19) e la confessione della propria incapacità a operare un cambiamento senza l'intervento di Dio, confessione che sbocca in una professione di fede (v. 18c). Vi fa eco l'amore misericordioso di Dio (v. 20), incapace di lungo sdegno nei confronti del «fanciullo prediletto». 21-22. L'oracolo che segue è una promessa probabilmente messianica, tenuto conto dell'oggetto e della formulazione. Il profeta invita gli esuli a intraprendere la via del ritorno (si suppone da parte di questi incertezza ed esitazione: vv. 21c-22a), previamente segnata per non smarrirsi. E per incoraggiare, assicura una realtà eccezionale («creare» è verbo propriamente divino in quanto fa riferimento a qualcosa di straordinario che solo Dio può realizzare) nella terra di Israele. «La donna cingerà l'uomo»: può intendersi, tenuto conto del rapporto tra Israele e Dio quale matrimonio, come riferito a una situazione di fedeltà e di amore da parte della sposa Israele così profonda da costituire una novità straordinaria che solo Dio può creare. In tale spiegazione i termini chiave (neqēbâ-ge-ber. di per sé «femmina» e «vigoroso») sono riferiti agli sposi. Ma forse si potrebbe pensare a una condizione di tranquillità lungo il percorso del ritorno, talmente eccezionale che le «donne» staranno a difesa («circonderanno») degli uomini. Si può anche vedere qui espressa una promessa di protezione divina che creerà nel paese di Israele una pace senza confronti: nel paese desolato tornerà a vivere il popolo di Dio e si ritornerà a sperimentare la gioia della vita familiare: l'unione tra l'uomo e la donna e la prole.

23-26. Benedizione per Giuda e Gerusalemme, che può essere collegata con la distruzione del 587: il profeta pronuncia a nome di Dio una parola di speranza, assicurando la rinascita in termini di ripresa delle colture tradizionali. L'accenno al risveglio dal sonno (v. 26) indica, con linguaggio figurato, la reazione del profeta alla prospettiva enunciata: gli pare di aver sognato.

27-28. Anche la successiva promessa di rifondazione dei due regni israelitici suppone il disastro del 587 ed è quindi da considerarsi posteriore all'insieme del capitolo. Essa si ricollega, per riaffermarne un radicale rovesciamento, al compito ricevuto dal profeta al momento della sua vocazione (cfr. 1, 10).

29-30. Contro il diffuso malumore del popolo che pensa di essere ingiustamente punito da Dio per i peccati dei padri in forza di una solidarietà che si sente ormai oppressiva e ingiusta (il proverbio lo esprime con amara ironia), il profeta annuncia il principio della responsabilità personale, che Ezechiele formulerà poi con termini giuridici (cfr. Ez 18). Geremia guarda al futuro non perché al presente il singolo non sia chiamato in causa, ma prevedendo un tempo di più viva coscienza delle proprie scelte. Il disastro del 587 ha costretto a guardare con più sofferta attenzione al problema del dolore degli innocenti: la vecchia risposta solidarista non basta più e affiora il valore dell'individuo di fronte a Dio. La parola rispecchia questo faticoso progredire della coscienza umana sotto la guida di Dio che pone dei segni nella storia e invita e aiuta i più attenti a decifrarli. «In quei giorni» esprime in tal caso la previsione del profeta di questa maturazione che egli ha già anticipatamente raggiunto.

31-34. Vertice della predicazione di Geremia, questo brano famosissimo costituisce anche una delle punte più avanzate della teologia anticotestamentaria, che si protende e attinge ormai il NT. La promessa di una nuova alleanza tocca il cuore della rivelazione dell'AT, il vincolo speciale che univa Dio al popolo di Israele. Per tutto l'arco della sua missione Geremia ha constatato l'incapacità del popolo di essere fedele a un patto che, per essere bilaterale, non poteva sussistere data la pervicacia dell'uomo. È un incapacità che il profeta giunge a considerare radicale, per una malformazione congenita nel cuore dell'uomo che gli fa sentire come estraneo, e quindi inautentico e oppressivo, quell'elemento fondamentale dell'alleanza che è la legge. Allora il Dio della condiscendenza promette un cambiamento radicale che prevede la capacità nell'uomo di sentire la legge come consentanea alle aspirazioni e quindi da attuarsi per esigenze interiori. Ciò sarà possibile solo liberando l'uomo dalla sua condizione di colpa (v. 34b) e interiorizzando il rapporto con Dio, non più formulato in norme imposte dall'esterno, ma inserito nell'intimo con un riconoscimento quasi spontaneo della sua verità. Dio e il popolo saranno allora profondamente e durevolmente uniti (v. 33b) in comunione intima di vita. Ez 36, che riprende e sviluppa il pensiero di Geremia, preciserà che si tratta da parte di Dio di cambiare il cuore dell'uomo, insanabile in sé. Geremia sembra pensare ad una possibilità di ricupero del cuore umano come sede delle decisioni: per dono straordinario di Dio, nei tempi ultimi. L'alleanza diventerà allora unilaterale perché i due partner consentiranno nelle scelte: quelle della legge. Il NT ha sentito l'importanza fondamentale di questo testo e Gesù nell'istituzione dell'Eucaristia (cfr. Lc 22,20) lo proclama realizzato nel suo sacrificio. Paolo (2Cor 3,6) preciserà che nell'uomo la promessa si attua con il dono dello Spirito che è la legge della nuova alleanza (cfr, anche Eb 8,6-13). C'è stato chi ha giudicato non di Geremia questo oracolo per ragioni di stile, ma il pensiero è indubbiamente suo, anche se ritocchi, o addirittura una rielaborazione, vanno presi in considerazione.

35-37. Il richiamo all'indefettibile struttura dell'universo, in particolare degli astri, per sottolineare la fedeltà di un atteggiamento divino, non è infrequente nella Bibbia (cfr. Gn 8,22; Sal 72,5; 89,38; Mt 5,18, ecc.). Qui si assicura che l'amore di Dio per Israele non verrà mai meno.

38-40. La stessa perennità viene assicurata a Gerusalemme, riedificata dopo la distruzione del 587, in un futuro di grazia e di santità («per il Signore»: v. 38; cfr. v. 40b) che non si tinge però ancora, come in Ez 40-48, dei colori dell'utopia. Le annotazioni topografiche non sono tutte precisabili: la torre di Cananeel si trovava nelle mura di nord-est; la porta dell'Angolo a nord-ovest e quella dei Cavalli a sud-est. Quanto alla collina di Gareb sembra da situare nella zona nord-ovest della città che viene così ad estendersi tra le valli della Geenna («dei cada-veri»), a sud-ovest, e del Cedron, a est, includendo a nord-ovest parte delle alture.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LIBRO DELLA CONSOLAZIONE

Avvenire di gioia 1Parola rivolta a Geremia da parte del Signore: 2«Così dice il Signore, Dio d’Israele: Scriviti in un libro tutte le cose che ti ho detto, 3perché, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali cambierò la sorte del mio popolo, d’Israele e di Giuda – dice il Signore – e li ricondurrò nella terra che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso». 4Queste sono le parole che il Signore pronunciò riguardo a Israele e a Giuda: 5«Così dice il Signore: Si ode un grido di spavento, di terrore, non di pace. 6Provate a vedere se un maschio può partorire. Perché allora vedo tutti gli uomini con le mani sui fianchi come una partoriente? Perché ogni faccia è stravolta, impallidita? Ohimè! 7Grande è quel giorno, non ce n’è uno simile! Sarà un tempo di angoscia per Giacobbe, ma ne uscirà salvo. 8In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non serviranno più gli stranieri. 9Serviranno il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, che farò sorgere in mezzo a loro. 10Ma tu non temere, Giacobbe, mio servo – oracolo del Signore –, non abbatterti, Israele, perché io libererò te dalla terra lontana, la tua discendenza dalla terra del suo esilio. Giacobbe ritornerà e avrà riposo, vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà, 11perché io sono con te per salvarti. Oracolo del Signore. Sterminerò tutte le nazioni tra le quali ti ho disperso, ma non sterminerò te; ti castigherò secondo giustizia, non ti lascerò del tutto impunito. 12Così dice il Signore: La tua ferita è incurabile, la tua piaga è molto grave. 13Nessuno ti fa giustizia; per un’ulcera vi sono rimedi, ma non c’è guarigione per te. 14Ti hanno dimenticato tutti i tuoi amanti, non ti cercano più; poiché ti ho colpito come colpisce un nemico, con un castigo spietato, per la tua grande iniquità, perché sono cresciuti i tuoi peccati. 15Perché gridi per la tua ferita? Incurabile è la tua piaga. Ti ho trattato così per la tua grande iniquità, perché sono cresciuti i tuoi peccati. 16Però quanti ti divorano saranno divorati, i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù; i tuoi saccheggiatori saranno saccheggiati, diverranno preda quanti ti hanno depredato. 17Curerò infatti la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe – oracolo del Signore –, poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion, quella che nessuno ricerca.

Ricostruzione d'Israele 18Così dice il Signore: Ecco, cambierò la sorte delle tende di Giacobbe e avrò compassione delle sue dimore. Sulle sue rovine sarà ricostruita la città e il palazzo sorgerà al suo giusto posto. 19Vi risuoneranno inni di lode, voci di gente in festa. Li farò crescere e non diminuiranno, li onorerò e non saranno disprezzati; 20i loro figli saranno come un tempo, la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me, mentre punirò tutti i loro oppressori. 21Avranno come capo uno di loro, un sovrano uscito dal loro popolo; io lo farò avvicinare a me ed egli si accosterà. Altrimenti chi rischierebbe la vita per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore. 22Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. 23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena; una tempesta travolgente turbina sul capo dei malvagi. 24Non cesserà l’ira ardente del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni lo comprenderete pienamente! [31,1In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo.]

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Approfondimenti

LIBRO DELLA CONSOLAZIONE I capitoli 30-31 (con 32 e 33 come espansione) costituiscono quello che comunemente è chiamato “libro della consolazione” in quanto formato da oracoli di speranza e promesse di salvezza. Sono un po' il cuore delle profezie di Geremia, recando in sé il preannuncio del rinnovamento messianico con la profezia della nuova alleanza (31,31-34). Il complesso non è omogeneo né letterariamente né cronologicamente. Ci sono brani in poesia e brani in prosa (discorsi), i quali più profondamente risentono di elaborazioni successive che, almeno in parte, potrebbero essere attribuite al profeta stesso. Si può affermare che la maggior parte degli oracoli risale al primo periodo dell'attività del profeta, sotto Giosia, pervasi come sono dalla speranza vibrante di un riscatto nazionale e della riunione fra i due tronconi del popolo di Israele. La primavera di libertà politica e di rinnovamento spirituale, caratteristica del regno di Giosia, è la situazione storica più consentanea all'atmosfera degli oracoli di questa sezione. La catastrofe del 587 ha probabilmente spinto a rileggere e adattare quanto allora sperato, includendo anche Giuda nell'anelito di liberazione e di riscatto. Così si potrebbero spiegare alcuni ritocchi che si riscontrano qua e là (cfr. 30,3s.; 31,31; 30,8s.; 31,1-23.26-27). Sul filo poi dell'esperienza, guidata dalla fede, la riflessione successiva ha approfondito la speranza, orientandola verso un futuro messianico, un tempo di grazia e di pace in cui il progetto divino si sarebbe fatto realtà concreta. Israele, riunificato e in pace nella sua terra, diventa il simbolo della salvezza, e il tema sarà sviluppato dai profeti successivi. Ma Geremia stesso ha certamente intuito e in parte annunciato un tempo di rinnovamento interiore, trasfigurando le attese di libertà in speranza di redenzione, senza peraltro sganciarsi dal vissuto concreto che diventa insieme segno del futuro e inizio della sua realizzazione, sacramento della salvezza divino-umana,

Avvenire di gioia 30,1-17 È un'alternanza di lamenti e di promesse al popolo di Israele. A un'introduzione (vv. 1-4) in prosa con l'invito a mettere per iscritto gli oracoli (allusione palese a una prima iniziativa di raccogliere le profezie geremiane), seguono una lamentazione (vv. 5-7) sulla sventura di Giacobbe, un'assicurazione che Dio interverrà a liberare (vv. 8-11), un altro lamento sulle sofferenze senza fine del popolo (vv. 12-17) con prospettiva di guarigione, una luminosa promessa che Israele ritornerà nella condizione di popolo eletto, amato da Dio e a lui fedele (vv. 18-24).

1-4. L'introduzione, nella sua solennità, esprime non solo l'inizio di una nuova sezione, ma anche l'importanza che questa riveste nell'economia del libro. Si tratta di esuli – la promessa è di ritorno (v. 3) – cioè con tutta probabilità degli abitanti del regno del Nord deportati dagli Assiri, ma la stessa promessa viene considerata valida per Giuda dopo lo sfacelo del 587: Dio garantisce un futuro di grazia al suo popolo nel momento del suo intervento risolutore («ecco, verranno giorni»).

5-9. Una terribile minaccia si profila all'orizzonte («quel giorno», v. 7, è la scadenza dell'evento catastrofico) le cui ripercussioni sono descritte con un'immagine un po' barocca ma efficace: gli uomini si contorcono come donne nelle doglie del parto. Ma è appunto la sofferenza che precede una nuova vita, da salvati. Israele ritornerà libero, rinnovato interiormente e nelle istituzioni espresse da una dinastia davidica che corrisponderà alle attese di Dio. La chiara promessa messianica, contenuta nei vv. 8-9, sembra aggiunta posteriore volta insieme a precisare il contenuto dell'annuncio più generico di salvezza (v. 7b) e a estenderlo a Giuda (i verbi al plurale indicherebbero che ci si riferisce ai due regni).

10-11. Ritornando a Giacobbe, JHWH assicura che il castigo sarà limitato: quanto è necessario per espiare gli errori («secondo giustizia»); poi ritornerà libero in tranquillità per dono di Dio che riprenderà con lui relazioni amicali per la realizzazione di un progetto divino che in questo caso è la ricostruzione della vita nazionale nella «pace», contro ogni pericolo («per salvarti»).

12-17. Il poemetto che segue può essere intitolato: “La piaga cicatrizzata”, perché questo tema ne costituisce il leitmotiv: la ferita di Israele è inguaribile e del resto nessuno si dà pensiero di curarla. Solo Dio, che pure l'ha causata per i peccati del popolo eletto, interverrà di nuovo a risanare trasferendo la punizione sugli oppressori.

Ricostruzione d'Israele 30,18-31,1 Strettamente congiunto, un oracolo poetico di promessa: Dio assicura la ricostruzione del popolo nelle varie articolazioni della vita sociale. Punto di partenza è la constatazione che Sion è così mal ridotta che la voce comune l'addita come ripudiata dallo sposo divino. Dio contrappone a quella diceria la sua parola onnipotente («così dice il Signore») che rovescia la situazione alla base, in quanto reintroduce Israele nella condizione di partner. Di conseguenza le spettanze della sua dignità riacquistata le vengono riconsegnate, dalle case riabitate da «gente festante» (v. 19) alla possibilità di celebrare il culto nelle assemblee festive, all'indipendenza politica. Insolitamente, questa è prospettata senza agganci specifici con il casato di Davide. L'attenzione è al «capo-comandante» che sarà dato a Israele e che si preoccuperà in primo luogo del rapporto con Dio: compito del re, secondo la scuola deuteronomistica, è di ricercare la volontà di Dio per aiutare il popolo e dirigerlo nell'attuazione di essa (cfr. 1Re 3,9). Questo impegno, finora disatteso, sarà allora pienamente realizzato.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Lettera ai deportati 1Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al resto degli anziani in esilio, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il popolo che Nabucodònosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia; 2la mandò dopo che il re Ieconia, la regina madre, i dignitari di corte, i capi di Giuda e di Gerusalemme, gli artigiani e i fabbri erano partiti da Gerusalemme. 3Fu recata per mezzo di Elasà, figlio di Safan, e di Ghemaria, figlio di Chelkia, che Sedecìa, re di Giuda, aveva inviati a Nabucodònosor, re di Babilonia, a Babilonia. Essa diceva: 4«Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia: 5Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; 6prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie, e costoro abbiano figlie e figli. Lì moltiplicatevi e non diminuite. 7Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare, e pregate per esso il Signore, perché dal benessere suo dipende il vostro. 8Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni che essi sognano, 9perché falsamente profetizzano nel mio nome: io non li ho inviati. Oracolo del Signore. 10Pertanto così dice il Signore: Quando saranno compiuti a Babilonia settant’anni, vi visiterò e realizzerò la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo. 11Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – oracolo del Signore –, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. 12Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò. 13Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; 14mi lascerò trovare da voi. Oracolo del Signore. Cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho disperso. Oracolo del Signore. Vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto deportare. 15Voi dite: “Il Signore ci ha suscitato profeti a Babilonia”. 16Ebbene, così dice il Signore al re che siede sul trono di Davide e a tutto il popolo che abita in questa città, ai vostri fratelli che non sono partiti con voi nella deportazione: 17Così dice il Signore degli eserciti: Ecco, manderò contro di loro la spada, la fame e la peste e li renderò come i fichi guasti, che non si possono mangiare tanto sono cattivi. 18Li perseguiterò con la spada, la fame e la peste; li renderò un esempio terrificante per tutti i regni della terra, e maledizione, stupore, scherno e obbrobrio in tutte le nazioni nelle quali li ho dispersi, 19perché non hanno ascoltato le mie parole – oracolo del Signore – quando con assidua premura mandavo loro i miei servi, i profeti, ed essi non hanno ascoltato. Oracolo del Signore. 20Voi però, deportati tutti, che ho mandato da Gerusalemme a Babilonia, ascoltate la parola del Signore. 21Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, riguardo ad Acab, figlio di Kolaià, e a Sedecìa, figlio di Maasia, che vi profetizzano menzogne nel mio nome: Ecco, li darò in mano a Nabucodònosor, re di Babilonia, che li ucciderà sotto i vostri occhi. 22E se ne trarrà una formula di maledizione che si diffonderà presso tutti i deportati di Giuda a Babilonia; si dirà: “Ti tratti il Signore come Sedecìa e Acab, che il re di Babilonia fece arrostire sul fuoco!”. 23Poiché essi hanno operato cose nefande a Gerusalemme, hanno commesso adulterio con le mogli del prossimo, hanno proferito nel mio nome parole menzognere senza che io avessi dato loro alcun ordine. Io stesso lo so bene e ne sono testimone. Oracolo del Signore. 24E dirai a Semaià, il Nechelamita: 25Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Hai mandato nel tuo nome lettere a tutto il popolo di Gerusalemme e a Sofonia, figlio di Maasia, il sacerdote, e a tutti i sacerdoti, dicendo: 26“Il Signore ti ha costituito sacerdote al posto del sacerdote Ioiadà, perché fossi sovrintendente nel tempio del Signore, per reprimere qualunque forsennato che fa il profeta, ponendolo in ceppi e in catene: 27orbene, perché non reprimi Geremia di Anatòt, che fa profezie fra di voi? 28Infatti egli ci ha mandato a dire a Babilonia: Durerà a lungo la vostra situazione! Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti!”». 29Il sacerdote Sofonia lesse questa lettera in presenza del profeta Geremia. 30Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia: 31«Invia questo messaggio a tutti i deportati: Così dice il Signore riguardo a Semaià, il Nechelamita: Poiché Semaià ha parlato a voi come profeta mentre io non l’avevo mandato e vi ha fatto confidare nella menzogna, 32per questo dice il Signore: Ecco, punirò Semaià, il Nechelamita, e la sua discendenza; nessuno dei suoi dimorerà in mezzo a questo popolo, né vedrà il bene che farò al mio popolo – oracolo del Signore –, perché ha predicato la ribellione al Signore».

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Approfondimenti

Lettera ai deportati 29,1-32 Contiene una lunga lettera di Geremia agli esiliati del 597 (vv. 4-23), scritta in occasione di una missione diplomatica a Babilonia, probabilmente nel 593 (cfr. 51,59) e un oracolo contro Semaia che aveva chiesto misure energiche contro Geremia (vv. 24-32).

1-23. La lettera testimonia non solo la preoccupazione che suscitava in patria la sorte dei deportati, ma anche le illusioni che si coltivavano in proposito, alle quali ancora una volta si oppone Geremia che prevede una lunga permanenza in esilio (nel v. 10 ritorna la cifra di 70 anni; cfr. 25,11) e invita a viverla con serena fiducia. Si ha qui un esempio di lettura dei segni dei tempi libera e anticonformista: Geremia insiste nel presentare l'esilio come parte del disegno di Dio da accettare quale espiazione e via al rientro nell'amicizia divina mediante una conversione in profondità (v. 12: «mi cercherete con tutto il cuore»). Non manca nella lettera la polemica contro quelli che alimentano con sogni e visioni la speranza di un ritorno tra breve, soprattutto contro alcuni più scalmanati (vv. 21ss.) ai quali Geremia preannuncia un terribile castigo (cfr. v. 22). Ma il tono generale è di fiducia e lo sguardo sull'avvenire è colmo di speranza: il Signore verrà a liberarli (v. 10: «vi visiterò») e ristabilirà con essi rapporti amichevoli come un tempo.

24-32. Come appendice è riportata una specie di polemica profetica a distanza tra Geremia e Semaia: questi, dall'esilio, incita le autorità di Gerusalemme a prendere provvedimenti contro Geremia per quanto ha scritto; Geremia risponde con la predizione della rovina a cui Semaia è stato condannato da Dio per il suo comportamento.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1In quell’anno, all’inizio del regno di Sedecìa, re di Giuda, nell’anno quarto, nel quinto mese, Anania, figlio di Azzur, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo: 2«Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia! 3Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia. 4Farò ritornare in questo luogo – oracolo del Signore – Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia». 5Il profeta Geremia rispose al profeta Anania, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo, che stavano nel tempio del Signore. 6Il profeta Geremia disse: «Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai profetizzato, facendo ritornare gli arredi nel tempio e da Babilonia tutti i deportati. 7Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire a te e a tutto il popolo. 8I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. 9Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà». 10Allora il profeta Anania strappò il giogo dal collo del profeta Geremia, lo ruppe 11e disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor, re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni». Il profeta Geremia se ne andò per la sua strada. 12Dopo che il profeta Anania ebbe rotto il giogo che il profeta Geremia portava sul collo, fu rivolta a Geremia questa parola del Signore: 13«Va’ e riferisci ad Anania: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno, ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. 14Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Pongo un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia, e lo servano; persino le bestie selvatiche gli consegno». 15Allora il profeta Geremia disse al profeta Anania: «Ascolta, Anania! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; 16perciò dice il Signore: Ecco, ti faccio sparire dalla faccia della terra; quest’anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione al Signore». 17In quello stesso anno, nel settimo mese, il profeta Anania morì.

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Approfondimenti

Il giogo di Babilonia e le reazioni di Anania 27,1-28,17 La posizione sostenuta da profeta Geremia provoca la reazione dei filo egiziani. Se ne fa portavoce il profeta Anania che dà luogo a una scena drammatica per lo scontro tra profetismo vero e non, e per l'incertezza nel distinguere una parola autentica di Dio da una sua contraffazione. Sia Anania che Geremia sembrano muoversi sullo stesso piano (cfr. 28,2-5: Anania è qualificato, come Geremia, «profeta») e persino Geremia riconosce (28,5ss.) la possibilità che la parola di Anania sia un vero oracolo di JHWH. Anche un profeta autentico non ha sempre la certezza di ciò che vuole Dio e Geremia deve attendere che si faccia chiarezza, portando l'umiliazione di apparire, lui, un profeta inautentico (28,6-10b). Il discernimento della profezia, come la valutazione dei profeti, ha sempre costituito un problema a cui Dt 18,21 dà un criterio simile a quello di Geremia (28,7-9). Che il preannuncio di sventura abbia maggiori garanzie di autenticità deriva dal fatto che il profeta si trova di fronte a una realtà di peccato che non può non denunciare a nome di Dio, e per esprimere il rifiuto divino della deviazione dell'uomo si serve abitualmente del concetto di punizione. Ciò tuttavia non esclude che ci possano essere oracoli autentici di benedizione, come lo stesso Geremia testimonia abbondantemente nel suo libro (cfr. i cc. 30-33). D'altra parte, realizzazioni constatate di una predizione (cfr. v. 17) sono una conferma, seppure non assoluta, di una investitura profetica.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Il giogo di Babilonia e le reazioni di Anania 1Al principio del regno di Sedecìa, figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta questa parola a Geremia da parte del Signore: 2«Così mi dice il Signore: Procùrati capestri e un giogo e mettili al collo. 3Quindi manda un messaggio al re di Edom, di Moab, degli Ammoniti, di Tiro e di Sidone, per mezzo dei loro ambasciatori venuti a Gerusalemme dal re di Giuda, Sedecìa; 4affida loro questo mandato per i loro signori: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Così parlerete ai vostri signori: 5La terra, l’uomo e gli animali che sono sulla terra, li ho fatti io con la mia grande potenza e con il mio braccio potente e li do a chi voglio. 6Ora consegno tutte quelle regioni in mano al mio servo Nabucodònosor, re di Babilonia; persino le bestie selvatiche gli consegno, perché lo servano. 7A lui, a suo figlio e al figlio di suo figlio saranno soggette tutte le nazioni, finché anche per il suo paese non verrà il momento stabilito e allora molte nazioni e re potenti lo assoggetteranno. 8Ma intanto la nazione o il regno che non si assoggetterà a Nabucodònosor, re di Babilonia, e che non sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia, quella nazione la punirò con la spada, la fame e la peste – oracolo del Signore –, finché non li avrò messi in suo potere. 9Non date retta ai vostri profeti, indovini, sognatori, maghi e stregoni, che vi dicono: “Non sarete soggetti al re di Babilonia!”. 10Vi predicono menzogne per farvi andare lontano dalla vostra terra e perché io vi disperda e così andiate in rovina. 11Invece la nazione che sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia e gli sarà soggetta io la lascerò stare tranquilla sul proprio suolo, lo coltiverà e lo abiterà. Oracolo del Signore». 12A Sedecìa, re di Giuda, io ho parlato proprio allo stesso modo: «Piegate il collo al giogo del re di Babilonia, siate soggetti a lui e al suo popolo e avrete salva la vita. 13Perché tu e il tuo popolo vorreste morire di spada, di fame e di peste, come ha preannunciato il Signore per la nazione che non si assoggetterà al re di Babilonia? 14Non date retta alle parole dei profeti che vi dicono: “Non sarete soggetti al re di Babilonia!”. Vi profetizzano menzogne. 15Io infatti non li ho mandati – oracolo del Signore – ed essi profetizzano menzogne nel mio nome; perciò io vi scaccerò e perirete voi e i profeti che vi fanno tali profezie». 16Ai sacerdoti e a tutto questo popolo ho detto: «Dice il Signore: Non ascoltate le parole dei vostri profeti che vi predicono che gli arredi del tempio del Signore saranno subito riportati da Babilonia, perché essi vi profetizzano menzogne. 17Non ascoltateli! Servite il re di Babilonia e vivrete. Perché questa città dovrebbe essere ridotta a una desolazione? 18Se quelli sono veri profeti e se la parola del Signore è con loro, intercedano presso il Signore degli eserciti, perché gli arredi rimasti nel tempio del Signore e nella casa del re di Giuda e a Gerusalemme non vadano a Babilonia». 19Così dice infatti il Signore degli eserciti riguardo alle colonne, al Mare, ai carrelli e al resto degli arredi lasciati in città 20e che Nabucodònosor, re di Babilonia, non prese quando deportò Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, da Gerusalemme a Babilonia, con tutti i notabili di Giuda e di Gerusalemme. 21Dice dunque così il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, riguardo agli arredi rimasti nel tempio del Signore, nella casa del re di Giuda e a Gerusalemme: 22«Saranno portati a Babilonia e là rimarranno finché non li ricercherò – oracolo del Signore – e li porterò indietro e li riporrò in questo luogo».

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Approfondimenti

Il giogo di Babilonia e le reazioni di Anania 27,1-28,17 27,1 – 28, 17. Vanno letti insieme in quanto il secondo è la continuazione del primo e la sua conclusione. In realtà anche il c. 29 è cronologicamente, tematicamente e lessicalmente legato agli altri due, collocandosi nello stesso loro tempo e collegandosi con l'esilio, dato che riproduce la lettera di Geremia ai deportati. Si preferisce però trattarlo separatamente perché abbastanza autonomo e concluso in se stesso.

I cc. 27-28 raccontano un'azione simbolica di Geremia: girare per la città di Gerusalemme con un giogo da buoi sulle spalle per significare la sottomissione a Babilonia. Siamo probabilmente dopo il 597 («principio del regno di Sédecia»: v.1), nel 593 tenuto conto di 28,1: «quinto mese», cioè gennaio-febbraio. Fermenti di ribellione alla potenza dominante si erano fatti sentire, alimentati dall'Egitto che con Psammetico andava stuzzicando movimenti di rivolta negli stati assoggettati a Babilonia. Anche Giuda vi aderisce, anzi pare prendere l'iniziativa di radunare i re della coalizione (v. 3). Geremia si affanna a predicare la sottomissione con oracoli agli ambasciatori (27,1-11), al re (27,12-15), ai sacerdoti e al popolo (27, 16-22). I motivi sono di saggezza politica e soprattutto teologica: accettare l'esilio come purificazione voluta da Dio, riconoscendo di avere sbagliato ed entrando così nella dinamica della conversione, e confessare Dio come signore della storia oltre che della natura (vv. 5-8). È questo un tema caro al Deuteroisaia che qui viene anticipato.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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RACCONTI SU GEREMIA E ORACOLI DI CONSOLAZIONE

Profetismo vero e falso

Arresto e giudizio di Geremia 1All’inizio del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore: 2«Così dice il Signore: Va’ nell’atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunciare loro; non tralasciare neppure una parola. 3Forse ti ascolteranno e ciascuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso mi pentirò di tutto il male che pensavo di fare loro per la malvagità delle loro azioni. 4Tu dunque dirai loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi 5e se non ascolterete le parole dei profeti, miei servi, che ho inviato a voi con assidua premura, ma che voi non avete ascoltato, 6io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città una maledizione per tutti i popoli della terra». 7I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore. 8Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo lo arrestarono dicendo: «Devi morire! 9Perché hai predetto nel nome del Signore: “Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata”?». Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore. 10I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all’ingresso della porta Nuova del tempio del Signore. 11Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: «Una condanna a morte merita quest’uomo, perché ha profetizzato contro questa città, come avete udito con i vostri orecchi!». 12Ma Geremia rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: «Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltato. 13Migliorate dunque la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore, vostro Dio, e il Signore si pentirà del male che ha annunciato contro di voi. 14Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto; 15ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, sarete responsabili del sangue innocente, voi e tutti gli abitanti di questa città, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per dire ai vostri orecchi tutte queste parole». 16I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: «Non ci deve essere condanna a morte per quest’uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore, nostro Dio». 17Allora si alzarono alcuni anziani del paese e dissero a tutta l’assemblea del popolo: 18«Michea di Morèset, che profetizzava al tempo di Ezechia, re di Giuda, affermò a tutto il popolo di Giuda: “Così dice il Signore degli eserciti: Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine, il monte del tempio un’altura boscosa!”. 19Forse Ezechia, re di Giuda, e tutti quelli di Giuda lo uccisero? Non temettero piuttosto il Signore e non lo supplicarono, e così il Signore si pentì del male che aveva loro annunciato? Noi, invece, stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno». 20C’era anche un altro uomo che profetizzava nel nome del Signore, Uria, figlio di Semaià, da Kiriat-Iearìm; egli profetizzò contro questa città e contro questo paese con parole simili a quelle di Geremia. 21Il re Ioiakìm, tutte le sue guardie e tutti i capi udirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere, ebbe paura e fuggì, andandosene in Egitto. 22Allora il re Ioiakìm inviò degli uomini in Egitto, Elnatàn, figlio di Acbor, e altri con lui. 23Costoro fecero uscire dall’Egitto Uria e lo condussero al re Ioiakìm, che lo fece uccidere di spada e fece gettare il suo cadavere nelle fosse della gente comune. 24Ma la mano di Achikàm, figlio di Safan, fu a favore di Geremia, perché non lo consegnassero al popolo per metterlo a morte.

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Approfondimenti

RACCONTI SU GEREMIA E ORACOLI DI CONSOLAZIONE Con il c. 26 iniziano i brani narrativi su Geremia, attribuiti a Baruc, che si estendono in una prima sezione fino al c. 29 per riprendere dopo il c. 33. La distribuzione di questi episodi non sembra rispecchiare, almeno nel contesto attuale, un criterio propriamente temporale, anche se l'episodio di apertura (c. 26) pare effettivamente il più antico della serie, e dal c. 37 in poi ci si muove secondo una linea cronologica. Si direbbe piuttosto che qui si voglia delineare il progressivo inasprimento dell'ostilità contro il profeta e la sua crescente forza di resistenza che mostra veramente attuata la promessa divina iniziale di fare di lui «una fortezza, un muro di bronzo» (1,18). I cc. 26-29 possono considerarsi legati, seppure tenuemente, dal tema di Geremia vero profeta: a motivo di questa caratteristica gli toccano rischi mortali (c. 26) e umiliazioni cocenti (c. 28). Sullo sfondo (cfr. 26,7.11.16) o in primo piano (c. 28) sta il contrasto tra il profetismo vero e quello inautentico.

Arresto e giudizio di Geremia 26,1-24 Il capitolo ci dà le coordinate di tempo (a. 609/608) e di luogo del discorso riportato nel c. 7 e qui compendiato in tre versetti (4-6): Geremia, inviato a predicare nell'atrio del tempio, vi solleva un tumulto e rischia il linciaggio. Sembra che a sobillare i disordini siano stati «i sacerdoti e i profeti» (cfr. vv. 8.11) che manipolano il popolo (cfr. 9b) per liberarsi con un giudizio sommario di chi li aveva gravemente urtati nei loro interessi. Ma il rumore della folla mette in allarme le autorità civili (v. 10) che accorrono per sedare il tumulto. Si istruisce un regolare processo nella sede adatta, con esposizione dei capi d'accusa (v. 11), difesa dell'imputato (vv. 12-15) e verdetto di assoluzione (v. 16). Geremia è salvo, diversamente da quanto capitò al profeta Uria.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Rovina di Israele, condanna delle nazioni 1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè nel primo anno del regno di Nabucodònosor, re di Babilonia. 2Il profeta Geremia l’annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: 3«Dall’anno tredicesimo del regno di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi con premura e insistenza, ma voi non avete ascoltato. 4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare 5quando vi diceva: “Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvagie; allora potrete abitare nella terra che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre. 6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male. 7Ma voi non mi avete ascoltato – oracolo del Signore – e mi avete provocato con l’opera delle vostre mani per vostra disgrazia”. 8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, 9ecco, manderò a prendere tutte le tribù del settentrione – oracolo del Signore – e Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo, e li farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. 10Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. 11Tutta questa regione sarà distrutta e desolata e queste genti serviranno il re di Babilonia per settanta anni. 12Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il re di Babilonia e quel popolo – oracolo del Signore –, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne. 13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunciato a suo riguardo, tutto quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva profetizzato contro tutte le nazioni. 14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni e le opere delle loro mani». 15Così mi disse il Signore, Dio d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio, 16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro». 17Presi dunque la coppa dalla mano del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: 18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai re e ai capi, per abbandonarli alla distruzione, all’orrore, allo scherno e alla maledizione, come avviene ancora oggi; 19anche al faraone, re d’Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo, 20alla gente d’ogni razza e a tutti i re del paese di Us, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Àscalon, a Gaza, a Ekron e ai superstiti di Asdod, 21a Edom, a Moab e ad Ammon, 22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidone e ai re dell’isola che è al di là del mare, 23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono le tempie, 24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto, 25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell’Elam e a tutti i re della Media, 26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesac berrà dopo di loro. 27«Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. 28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano la coppa da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Berrete per forza! 29Ecco, io comincio a castigare la città che porta il mio nome, e voi pretendete di rimanere impuniti? No, non resterete impuniti, perché io farò venire la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti. 30Profetizzerai tutte queste cose e dirai loro: Il Signore ruggisce dall’alto, dalla sua santa dimora fa udire la sua voce; alza il suo ruggito contro la prateria, manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve, contro tutti gli abitanti della terra. 31Il rumore giunge fino all’estremità della terra, perché il Signore fa un processo alle nazioni; chiama in giudizio ogni uomo, condanna a morte gli empi. Oracolo del Signore. 32Dice il Signore degli eserciti: Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, si alza un grande turbine dall’estremità della terra». 33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un’estremità all’altra della terra; non saranno rimpianti né raccolti né sepolti, ma diverranno come letame sul suolo. 34Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del gregge! Perché sono giunti i giorni del vostro macello; stramazzerete come vaso prezioso. 35Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi del gregge. 36Voci e grida dei pastori, urla delle guide del gregge, perché il Signore distrugge il loro pascolo; 37sono devastati i prati tranquilli a causa dell’ardente ira del Signore. 38Il leone abbandona la sua tana, la loro terra è diventata una desolazione, a causa della spada devastatrice e della sua ira ardente.

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Approfondimenti

Rovina di Israele, condanna delle nazioni 25,1-38 Consta di due parti nettamente distinte ma legate tra loro dal fatto di essere ambedue un compendio di quanto precede e di quanto, nella stesura primitiva, seguiva.

  • I primi 13 vv., infatti, riassumono l'attività profetica di Geremia sino al 605, con probabile riferimento al rotolo di cui si parla al c. 36 e il cui materiale è passato, almeno in parte, negli attuali primi 24 capitoli.
  • I vv. 14-38 aprono il discorso contro le nazioni, che però nel TM è continuato nei cc. 46-51, mentre segue immediatamente nei LXX, con una collocazione probabilmente più originaria. Va anche notato che TM e LXX divergono qui notevolmente anche come ampiezza, giacché manca nel testo greco molto della seconda parte (vv, 14-38). In ogni caso il capitolo, in certo senso centrale, riesce a darci una raffigurazione completa del profeta di Anatot, instancabile annunciatore della parola di Dio al suo popolo e «profeta delle nazioni», come nella vocazione era stato preannunciato (cfr. 1,5).

1-13. La collocazione cronologica è accurata: nel 605. Ciò però riguarda solo il contenuto del brano, perché la forma presenta marcate connotazioni deuteronomistiche che fanno concludere a una stesura più recente. In evidenza è l'indocilità di Giuda ai richiami divini, rivolti pressantemente ad opera dei profeti. Conseguentemente viene ribadita la punizione ad opera di Nabucodonosor che attuerà una distruzione feroce e una deportazione di cui si dà la durata in cifra tonda (70 anni), il che solleciterà speculazioni successive (cfr. Dn 9). La minaccia si chiude con uno spiraglio di liberazione.

14-38. Con Israele, anche le nazioni sono oggetto dell'ira divina, espressione dell'avversione per il peccato e del rifiuto di ogni compromissione con ciò che rovina l'uomo. Il profeta filtra questo atteggiamento di Dio attraverso la sua sensibilità umana e gli presta il sapore acre della vendetta per il male subito dal suo popolo (vv. 17 ss.). Il brano comprende una parte in prosa (vv. 14-29) in cui il profeta in visione riceve da Dio una coppa di vino gagliardo che prepara al castigo i popoli vicini a Israele, condannati alla spada (vv. 27.29). Questi sono elencati secondo un criterio geografico con riferimento a Gerusalemme, al centro: si va dall'Egitto a Babilonia («Sesach», v. 26, è probabilmente crittogramma per Babilonia). Ma è palese che c'è stato un processo di accrescimento dell'elenco a mano a mano che aumentavano i popoli ostili a Israele, e ciò ha imbrogliato lo schema primitivo. La parte in poesia che segue (vv. 30-38) è, a sua volta, costituita da due componimenti: uno (due versi in poesia e uno in prosa) descrive il giudizio divino sui popoli della terra in generale (vv. 30-32) toccando il tema del dominio di Dio su tutti gli uomini, ed è comunemente considerato postesilico: un altro (vv. 34-38) preannuncia la rovina di Israele e della sua terra, con toni violenti (cfr. v. 34) come opera di un leone, un'immagine che può essere riferita sia a Dio sia a Nabucodonosor.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Contro i rimasti in patria 1Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio del Signore, dopo che Nabucodònosor, re di Babilonia, aveva deportato da Gerusalemme Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia. 2Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l’altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare. 3Il Signore mi disse: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Dei fichi; i fichi buoni sono molto buoni, quelli cattivi sono molto cattivi, tanto che non si possono mangiare». 4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 5«Così dice il Signore, Dio d’Israele: Come si trattano con riguardo i fichi buoni, così io tratterò i deportati di Giuda che ho mandato da questo luogo nel paese dei Caldei. 6Poserò lo sguardo su di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li edificherò e non li abbatterò, li pianterò e non li sradicherò mai più. 7Darò loro un cuore per conoscermi, perché io sono il Signore; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore. 8Come invece si trattano i fichi cattivi, che non si possono mangiare tanto sono cattivi – così dice il Signore –, così io tratterò Sedecìa, re di Giuda, i suoi capi e il resto di Gerusalemme, ossia i superstiti in questo paese, e coloro che abitano nella terra d’Egitto. 9Li renderò un esempio terrificante per tutti i regni della terra, l’obbrobrio, la favola, lo zimbello e la maledizione in tutti i luoghi dove li scaccerò. 10Manderò contro di loro la spada, la fame e la peste, finché non saranno eliminati dalla terra che io diedi a loro e ai loro padri».

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Approfondimenti

Contro i rimasti in patria 24,1-10 Una visione mostra al profeta qual è nel progetto di Dio la posizione dei due gruppi di Israeliti formatisi in conseguenza della campagna di Nabucodonosor del 597: gli esiliati e i rimasti in patria. Ai primi, che sembrano più colpevoli perché puniti con la deportazione, viene assicurato il ritorno e una situazione nuova di amicizia con Dio («essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio» è formula di alleanza), in termini che richiamano Ger 31,31ss. circa il cambiamento all'interno dell'uomo («cuore») che lo renderà capace di nuovi rapporti con Dio. L'azione di salvezza promessa (v. 6) è proprio il rovescio di quella affidata al profeta al momento della sua vocazione (cfr. 1,10): inizia una vita nuova, che solo la grazia di Dio è in grado di realizzare. In esilio, invece, duramente colpiti, andranno gli attuali rimasti perché sono corrotti come «fichi» portati al tempio quale offerta votiva, ma divenuti immangiabili. Pur non espressa, la responsabilità dell'uomo è palesemente sottintesa: i Giudei di Palestina (quelli d'«Egitto» sono probabilmente i rifugiati in tale paese) si ostinano nel tradimento dell'alleanza; riceveranno il castigo dei fedifraghi, la cacciata di casa.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Contro le guide spirituali d'Israele 1«Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. 2Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore. 3Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. 4Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore. 5Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. 6Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia. 7Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, 8ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra». 9Contro i profeti. Mi si spezza il cuore nel petto, tremano tutte le mie ossa, sono come un ubriaco e come uno inebetito dal vino, a causa del Signore e delle sue sante parole. 10La terra è piena di adùlteri; per la maledizione tutta la terra è in lutto, sono inariditi i pascoli della steppa. La loro corsa è diretta al male e la loro forza è l’ingiustizia. 11«Persino il profeta, persino il sacerdote sono empi, persino nella mia casa ho trovato la loro malvagità. Oracolo del Signore. 12Perciò la loro strada sarà per loro come sentiero sdrucciolevole, saranno sospinti nelle tenebre e cadranno in esse, poiché io manderò su di loro la sventura, nell’anno del loro castigo. Oracolo del Signore. 13Tra i profeti di Samaria ho visto cose stolte: profetavano in nome di Baal e traviavano il mio popolo Israele. 14Ma tra i profeti di Gerusalemme ho visto cose nefande: commettono adultèri e praticano la menzogna, danno aiuto ai malfattori, e nessuno si converte dalla sua malvagità; per me sono tutti come Sòdoma e i suoi abitanti come Gomorra». 15Pertanto così dice il Signore degli eserciti contro i profeti: «Ecco, farò loro ingoiare assenzio e bere acque avvelenate, perché dai profeti di Gerusalemme l’empietà si è sparsa su tutta la terra». 16Così dice il Signore degli eserciti: «Non ascoltate le parole dei profeti che profetizzano per voi; essi vi fanno vaneggiare, vi annunciano fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore. 17A coloro che disprezzano la parola del Signore, dicono: “Avrete la pace!”, e a quanti, ostinati, seguono il loro cuore: “Non vi coglierà la sventura!”. 18Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l’ha visto e ha udito la sua parola? Chi vi ha fatto attenzione e ha obbedito? 19Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena; una tempesta travolgente turbina sul capo dei malvagi. 20Non cesserà l’ira del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni lo comprenderete pienamente! 21Io non ho inviato questi profeti ed essi corrono; non ho parlato a loro ed essi profetizzano. 22Se hanno assistito al mio consiglio, facciano udire le mie parole al mio popolo e li distolgano dalla loro condotta perversa e dalla malvagità delle loro azioni. 23Sono forse Dio solo da vicino? Oracolo del Signore. Non sono Dio anche da lontano? 24Può nascondersi un uomo nel nascondiglio senza che io lo veda? Oracolo del Signore. Non riempio io il cielo e la terra? Oracolo del Signore. 25Ho sentito quanto affermano i profeti che profetizzano falsamente nel mio nome: “Ho avuto un sogno, ho avuto un sogno!”. 26Fino a quando ci saranno nel mio popolo profeti che predicono cose false e profetizzano le fantasie del loro cuore? 27Essi credono di far dimenticare il mio nome al mio popolo con i loro sogni, che si raccontano l’un l’altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal! 28Il profeta che ha avuto un sogno racconti il suo sogno; chi ha udito la mia parola annunci fedelmente la mia parola. Che cosa ha in comune la paglia con il grano? Oracolo del Signore. 29La mia parola non è forse come il fuoco – oracolo del Signore – e come un martello che spacca la roccia? 30Perciò, eccomi contro i profeti – oracolo del Signore – i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole. 31Eccomi contro i profeti – oracolo del Signore – che muovono la lingua per dare oracoli. 32Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri – oracolo del Signore – che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato loro alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo. Oracolo del Signore. 33Quando dunque questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà: “Qual è il peso del messaggio del Signore?”, tu riferirai loro: “Voi siete il peso del Signore; io vi rigetterò”. Oracolo del Signore. 34E il profeta o il sacerdote o il popolo che dica: “Peso del Signore!”, io lo punirò nella persona e nella famiglia. 35Direte l’uno all’altro: “Che cosa ha risposto il Signore?”, e: “Che cosa ha detto il Signore?”. 36Non farete più menzione del peso del Signore, altrimenti per chiunque la sua stessa parola sarà considerata un peso, per avere travisato le parole del Dio vivente, del Signore degli eserciti, nostro Dio. 37Così dirai al profeta: “Che cosa ti ha risposto il Signore?”, e: “Che cosa ha detto il Signore?”. 38Ma se direte: “Peso del Signore”, allora così parla il Signore: Poiché ripetete: “Peso del Signore”, mentre vi avevo ordinato di non dire più: “Peso del Signore”, 39ecco, proprio per questo, io mi caricherò di voi come di un peso e getterò lontano dal mio volto voi e la città che ho dato a voi e ai vostri padri. 40Vi coprirò di obbrobrio perenne e di confusione perenne, che non sarà mai dimenticata».

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Approfondimenti

Contro le guide spirituali d'Israele 23,1-40 Contro le guide spirituali di Israele, responsabili delle sue deviazioni. Il tema non è nuovo (cfr. Os 4,4-10; 5,1-7; Ger 2,8; 10,21, ecc.) e troverà la sua formulazione più sviluppata in Ez 34. In Geremia si inizia con il rimprovero alle guide in genere (vv. 1-8) e si passa poi, molto più diffusamente, a contestare i falsi profeti (23,9-40), con una serie di oracoli probabilmente riuniti antecedentemente in una raccolta a se stante.

23,1-8. Questa prima sezione consta di tre brani alternativamente in prosa e in poesia:

  • minaccia ai pastori indegni (vv. 1-4) con promessa di nuove guide;
  • preannuncio di un futuro pastore perfetto (vv. 5s.);
  • garanzia di ritorno dall'esilio (vv. 7s.) già presentata in 16,14-15.

Il brano, in poesia (vv. 5-6), con l'implicito riferimento a Sedecia, sembra da assegnare al periodo di tale re; il primo sembra posteriore, vista l'allusione all'esilio (v. 3), e il terzo può riferirsi ai primordi dell'attività di Geremia.

1-4. Il brano, ricco di giochi di parole (i pascolatori pascolanti [v. 2] che non hanno visitato il gregge, saranno visitati da Dio che radunerà le pecore da dove le aveva fatte disperdere, perché essi le avevano disperse [vv. 2.3]), è soprattutto un oracolo di benessere: l'accento è sul dono prospettato di nuovi capi per una nuova condizione di vita. La tonalità è messianica.

5-8. Ancora più accentuatamente messianico è l'oracolo successivo (cfr. Zc 3,8; 6,12) introdotto dall'espressione che troviamo spesso nelle promesse di un futuro di benedizione, talvolta escatologico: «ecco, verranno giorni». Si colloca nella linea del messianismo regale, che collega la salvezza divina con il casato di Davide (cfr. Is 7,14ss.; 9,1-6; 11,1-5; Mic 5,1-4; Ger 33,15; Zc 3,8), ma insieme lo trascende per un intervento speciale di Dio. Qui si dice che il «germoglio» del ceppo davidico (cfr. Is 9,1; 4,1) realizzerà in maniera perfetta l'azione divina di «diritto e giustizia» sui due tronconi del popolo di Israele (v. 5) finalmente riunito (v. 6), sì da diventarne come l'incarnazione visibile. Il soprannome che lo designa («Signore nostra giustizia») non solo lo contrappone al re del momento (Sedecia = «Signore mia giustizia»), ma preannuncia in lui una presenza singolare del Dio giusto e salvatore.

23,9-40. Nella sezione si distinguono brani cronologicamente e anche tematicamente non sempre coerenti, appartenenti a diversi periodi dell'attività di Geremia: dal tempo di Giosia a quello dell'esilio. L'affinità di argomento (l'accusa contro i falsi profeti) ha favorito la raccolta di questi oracoli, di particolare interesse storico-psicologico, oltre che teologico.

9-15. Anche così delimitato, il brano non è contenutisticamente unitario. Inizia con un cenno autobiografico di grande drammaticità (v. 9), che richiama 15,17 e 20,9 e descrive le ripercussioni sulla personalità del profeta della rivelazione divina: ne è sconvolto a livello somatico, oltre che psichico e affettivo. Segue (vv. 10-12) una generica denuncia dell'empietà che contamina anche coloro che sono chiamati ad essere di esempio. Si conclude (vv. 13-15) con l'amara constatazione che i profeti del regno meridionale sono peggiori di quelli del regno settentrionale (cfr. Ez 16,44-52). In realtà, al tempo di Geremia non esisteva più il regno settentrionale di cui Samaria fu capitale (cfr. 2Re 17). Si fa perciò riferimento al tempo in cui esisteva il regno settentrionale, considerato sempre parte di Israele, anche dopo il 722 (cfr. Ez 23). Nel contesto attuale l'argomento dei falsi profeti entra nel tema più vasto riguardante la corruzione del popolo eletto. I profeti di Gerusalemme sono ritenuti ancora più spregevoli di quelli di Samaria, anche se accusa rivolta ad entrambi è la stessa: hanno incoraggiato la comunità a commettere il male. Mentre tuttavia dei profeti del Nord si dice solo che «profetavano in nome di Baal» (v. 13), dei profeti del Sud invece si condanna anche il comportamento perverso (v. 14), descritto nei dettagli. L'asprezza dell'accusa rivolta ai profeti di Gerusalemme manifesta l'astio del profeta nel loro confronti: la loro condotta è talmente perversa che si possono identificare con Sodoma e Gomorra, le città distrutte da JHWH per la loro corruzione (Gn 19; per il paragone con le due città, cfr. anche Is 1,10; Ez 16,46.48). Se i profeti di Samaria hanno fatto traviare il popolo, quelli di Gerusalemme hanno reso se stessi Sodoma e Gomorra, cioè sono diventati i veri nemici di Dio.

16-18. Non più la condotta bensì l'esercizio del compito profetico viene ora stigmatizzato: i profeti affermano falsamente di aver ricevuto una comunicazione divina e insistono nel presentare come parola di Dio, a coloro che di Dio non si curano, l'affermazione che tutto andrà per il meglio («avrete la pace»: v. 17). Il v. 18, forse una glossa, per respingere tale pretesa si richiama alla concezione del profeta come partecipe privilegiato del consiglio del Signore (cfr. 1Re 22,19-23).

19-24. Questa idea è ripresa e sviluppata nel brano successivo. Geremia, per la propria sofferta esperienza della parola di Dio, non può non sdegnarsi e preannunciare «tempesta» a chi se ne fa carico con tanta leggerezza e disinvoltura. Divenuto portavoce di un Dio che ha presente tutta la condotta dell'uomo («anche Dio da lontano»: v. 23), il profeta non può che esortare alla conversione.

25-32. La valutazione dei sogni da parte della Bibbia non è univoca: condanna o approvazione dipendono dalle circostanze storiche in cui il fenomeno è vissuto. Dalla presentazione favorevole di Genesi (cfr. 15,12-21; 20,3-6; 28,11-22, есс.) o addirittura ufficiale di 2Sam 7,4ss., si va alla condanna di Dt 13,2-6. A partire da un certo momento i sogni sono stati considerati con diffidenza, probabilmente per reazione alla pratica delle religioni ambientali. Geremia si mostra in questo passo non del tutto sfavorevole: un sogno può essere considerato tramite di comunicazione divina se le circostanze lo avallano. L'importante è discernere il vero dal falso messaggio di Dio (v. 28b), il «grano» dalla «paglia», contro la quale la parola di Dio è fuoco divoratore.

33-40. Il profeta gioca in questo passo sul duplice senso del termine ebraico maśśā' che significa sia «peso» sia «oracolo» (cfr. Is 13,1; 14,28; 19,1; Zc 9,1, ecc.) di minaccia, gravoso. Si suppone che tra il popolo si vada ripetendo con tono di lamento (o magari di ironia?) che gli oracoli sono un peso e ci si domanda quando il prossimo «peso» si farà sentire. Il profeta a nome di Dio invita a smetterla di parlare in questo modo perché è il popolo, semmai, un peso per il Signore; se continueranno cosi, proprio come peso fastidioso Dio li scaricherà lontano da sé e la parola stessa diverrà un peso schiacciante per chi l'ha pronunciata.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1Così dice il Signore: «Scendi nella casa del re di Giuda e là proclama questo messaggio. 2Tu dirai: Ascolta la parola del Signore, o re di Giuda che siedi sul trono di Davide, tu, i tuoi ministri e il tuo popolo, che entrano per queste porte. 3Dice il Signore: Praticate il diritto e la giustizia, liberate il derubato dalle mani dell’oppressore, non frodate e non opprimete il forestiero, l’orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo. 4Se osserverete lealmente quest’ordine, entreranno ancora per le porte di questa casa i re che siedono sul trono di Davide, montati su carri e cavalli, insieme ai loro ministri e al loro popolo. 5Ma se non ascolterete queste parole, io lo giuro per me stesso – oracolo del Signore –, questa casa diventerà una rovina. 6Poiché così dice il Signore riguardo alla casa del re di Giuda: Tu sei per me come Gàlaad, come una vetta del Libano, ma ti ridurrò simile a un deserto, a città disabitate. 7Sto preparando i tuoi distruttori, ognuno con le armi. Abbatteranno i tuoi cedri migliori, li getteranno nel fuoco. 8Molte genti passeranno vicino a questa città e si chiederanno: “Perché il Signore ha trattato in questo modo una città così grande?”. 9E risponderanno: “Perché hanno abbandonato l’alleanza del Signore, loro Dio, hanno adorato e servito altri dèi”». 10Non piangete sul morto e non fate lamenti per lui, ma piangete amaramente su chi parte, perché non tornerà più, non rivedrà la terra natale. 11Poiché dice il Signore riguardo a Sallum, figlio di Giosia, re di Giuda, che regna al posto di Giosia, suo padre: «Chi esce da questo luogo non vi farà più ritorno, 12ma morirà nel luogo dove lo condurranno prigioniero e non rivedrà più questa terra». 13Guai a chi costruisce la sua casa senza giustizia e i suoi piani superiori senza equità, fa lavorare il prossimo per niente, senza dargli il salario, 14e dice: «Mi costruirò una casa grande con vasti saloni ai piani superiori», e vi apre finestre e la riveste di tavolati di cedro e la dipinge di rosso. 15Pensi di essere un re, perché ostenti passione per il cedro? Forse tuo padre non mangiava e beveva? Ma egli praticava il diritto e la giustizia e tutto andava bene, 16tutelava la causa del povero e del misero e tutto andava bene; non è questo che significa conoscermi? Oracolo del Signore. 17Invece i tuoi occhi e il tuo cuore non badano che al tuo interesse, a spargere sangue innocente, a commettere violenze e angherie. 18Per questo così dice il Signore su Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda: «Non faranno per lui il lamento: “Ahi, fratello mio! Ahi, sorella!”. Non faranno per lui il lamento: “Ahi, signore! Ahi, maestà!”. 19Sarà sepolto come si seppellisce un asino, lo trascineranno e lo getteranno al di là delle porte di Gerusalemme». 20Sali sul Libano e grida e in Basan alza la voce; grida dai monti Abarìm, perché tutti i tuoi amanti sono abbattuti. 21Ti parlai al tempo della tua prosperità, ma tu dicesti: «Non voglio ascoltare». Questa è stata la tua condotta fin dalla giovinezza: non hai ascoltato la mia voce. 22Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento e i tuoi amanti andranno schiavi. Allora ti vergognerai e sarai confusa, per tutta la tua malvagità. 23Tu che dimori sul Libano, che ti sei fatta il nido tra i cedri, come gemerai quando ti coglieranno i dolori, come le doglie di una partoriente! 24«Per la mia vita – oracolo del Signore –, anche se Conìa, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia destra, io me lo strapperei. 25Ti metterò nelle mani di chi vuole la tua vita, nelle mani di quanti tu temi, nelle mani di Nabucodònosor, re di Babilonia, e nelle mani dei Caldei. 26Scaccerò te e tua madre che ti ha generato in un paese dove non siete nati e là morirete. 27Ma nella terra in cui brameranno tornare, non torneranno». 28Questo Conìa è forse un vaso spregevole, rotto, un oggetto che non piace più a nessuno? Perché dunque lui e la sua discendenza sono scacciati e gettati in una terra che non conoscono? 29Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore! 30Dice il Signore: «Registrate quest’uomo come uno senza figli, un uomo che non ha successo nella vita, perché nessuno della sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide e di regnare ancora su Giuda».

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Approfondimenti

22,1-30. Questa raccolta di oracoli contro la casa di Davide è stata redatta evidentemente con un criterio tematico, non cronologico. Oltre infatti al primo brano (vv. 1-9), riferito probabilmente a Sedecia, troviamo oracoli contro Ioacaz, Ioiakim e Ioiachin, cioè praticamente contro tutti i re che si succedettero, seppur per brevissimo tempo, sul trono di Giuda dopo la morte di Giosia.

1-5. Il luogo cui si fa riferimento sembra essere la reggia collocata più in basso rispetto al tempio. E vero che si parla di «queste porte» per cui entra il «popolo» (v. 2), di «questo luogo» (v. 3), di «questa casa» (v. 4), tutte espressioni che nel libro di Geremia comunemente si riferiscono al tempio. Ma è ovvio pensare che la «casa» sia quella abitata dal re e dai dignitari, a cui anche il popolo poteva in qualche caso accedere per questioni giudiziarie. Il fatto poi che il profeta sia invitato nella reggia (v. 1) per parlare al re e alla sua corte, fa supporre un tempo diverso da quello di Ioiakim (salvo a pensare ai primissimi tempi del regno), perché allora il profeta difficilmente avrebbe potuto eseguire il comando (cfr. cc. 26. 36). Probabilmente si tratta del tempo di Sedecia, e l'invito è a praticare la giustizia soprattutto nei confronti dei più deboli (cfr. Es 22,21; Dt 24,17ss.).

6-9. Dalla casa del re il discorso spontaneamente (cfr. 21,11-14) si allarga, almeno nel contesto attuale (sembra che il brano in prosa sia un'aggiunta: i vv 6s. riguardano la sola reggia), alla città di Gerusalemme (cfr. vv. 6-8) a cui si predice la distruzione mediante il «fuoco» che coinvolgerà anche la reggia (v. 7: «i migliori dei tuoi cedri» potrebbe essere allusione alla sala chiamata «foresta del Libano»: 1Re 7,2). Nel v. 7 «sto preparando» può anche essere tradotto: «io santificherò» (cfr. 6,4) e si può vedere qui un'allusione alla guerra santa, anche se in questo caso il movimento è inverso rispetto a quello presentato nelle tradizioni sacre d'Israele contenute nei libri di Giosuè e dei Giudici. In questo caso, il nemico contro il quale JHWH muove guerra non sono più le nazioni straniere, ma Giuda e in particolare la città di Gerusalemme.

10-12. Breve lamento in poesia (che invita a non fare cordoglio per chi è morto perché ben più degno di compassione è chi è condotto in esilio), seguito da un breve commento che l'applica a Sallum/Ioacaz (il morto in questo caso è Giosia, ucciso in battaglia a Meghiddo nel 609) che fu deposto da Necao vincitore, e deportato in Egitto dove effettivamente morì.

13-19. A Ioiakim viene rimproverato uno sfarzo eccessivo, in contrasto con la condotta più morigerata e sobria di suo padre Giosia, che pur viveva da re («Forse tuo padre non mangiava e beveva?»: v. 15), e urtante perché congiunto con l'ingiustizia (v. 13), la misconoscenza di Dio (v. 16) e lo sfruttamento (v. 17). La punizione sarà una sepoltura illacrimata e sconveniente (vv. 18s.).

20-30. La prima parte del brano (vv. 20-23) è un'arringa contro Gerusalemme, presentata come una donna di facili costumi, umiliata e colpita nelle sue cose più care («amanti» sembra qui designare i capi, ma ci si può chiedere se primitivamente non indicasse gli alleati: cfr. 4, 30). Ora non può far altro che gridare di dolore sulle montagne che circondano il suo territorio («Libano, Basan e Abarim» a est del Giordano) e gemere come una partoriente (v. 23). La seconda parte (vv. 24-30) si rivolge a Ioiachin, chiamato Conia, per comunicargli l'esilio a Babilonia e la cessazione di un discendente di Davide sul trono (v. 30). A lui infatti, deportato nel 589, succedette lo zio Mattania/Sedecia, dopo di che la stirpe davidica non cinse più il diadema regale.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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