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Salari

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(Salari)

Ormai non c'è nemmeno da fare dei distinguo sulle fonti o cercare di trovare chi è palesemente schierato con il liberismo “all'italiana”: i salari crescono dell'1% in trent'anni. Qui. Nel resto dell'Europa questo dato è al 32,5% mediamente (i dati li trovate qui). Una soluzione sarebbe, tanto per annoiarci, il salario minimo. Oppure capire chi e cosa ha permesso, in questo arco temporale, alle aziende -di tutte le dimensioni- di potersi permettere di fare ricadere che questa miseria sulle retribuzioni dei dipendenti.

Semplicemente gli imprenditori guadagnano e i lavoratori no. Non tutti e non sempre, ma su questi numeri non si va per il sottile. Uno Stato non è composto solo da contratti degni ed impresari illuminati -sic-, ma dal totale dei suoi cittadini, senza alcuna distinzione di comodo.

E altrettanto semplicemente balza in testa la consapevolezza che i sindacati non sono sati in grado, o non hanno voluto, fare quasi nulla. Con gli slogan non si mangia: almeno i lavoratori, forse i sindacalisti sì. Perchè non è possibile che in tutti questi anni si arrivi a dati così disastrosi, così avvilenti, così gravi.

Tutto può influire, concordiamo: dall'inflazione, alle politiche sociali errate, alle concessioni sempre più ampie al privato (sanità, per dire), perfino al cambiamento climatico. Ma l'immobilismo fattuale delle sigle sindacali ricade su chi deve far quadrare i conti, quindi su tutti.

A forza si continua a cianciare di unità dei lavoratori, della loro ormai flebile voglia di appartenenza, della scarsa attitudine all'impegno. Ma che si vuole ancora? Che oltre a fare quasi la fame ci si schieri con organizzazioni che alimentano una protesta che non porta da nessuna parte?

Chi scrive ha creduto e crede ancora fermamente nell'idea del sindacato, ma è ormai disilluso, ormai è francamente critico, almeno per quanto riguarda le tre sigle maggiori. Se c'è una fievole -purtroppo- voce che si può sentire è quella delle organizzazioni di base. Perlomeno si intravede quel desiderio di lotta dal basso, dal lavoro, dalle mani che altri hanno barattato con inutili e vaghe contrattazioni di palazzo.

E' amaro arrivare a tali considerazioni, soprattutto per coloro che stanno a galla con quei contratti che non mettono mai nella somma la dignità delle persone. Firmati anche da signori che si animano per risultati che non si possono che definire ridicoli, ma che fanno tanto chiasso e vanno bene per i post sui social.

Nel mentre, senza nessuna forma di almeno posticcio ravvedimento da parte dei soggetti di cui sopra, milioni di italiani scivolano nell'oblio, nella povertà e nell'insoddisfazione. Certamente sarà un problema che si affronterà, dato il notorio interesse per tali argomenti da parte dei Governi e delle istituzioni economiche italiane. Tempi previsti non pervenuti. Auguri. (D.)

#Blog #Italia #Economia #Salari #UE

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Dieci righe 48

Inflazione e caro vita

Sono anni che i #Salari Italiani non salgono. Anzi decenni. Mentre nel resto d'#Europa si è fatto qualcosa, anche (e spesso) sul #SalarioMinimo, da noi l'unica cosa certa è che tutti i #Governi parlano di crisi, una dietro l'altra. Intanto, come si può leggere (qui), in pratica più di metà del Paese non ce la fa proprio. Perchè la matematica non è un'opinione, purtroppo: se non guadagno di più e tutto, ma tutto aumenta, non ce la posso fare. Mai. Uno Stato che non tutela in questo senso i propri cittadini non sta facendo il suo dovere, ma ti chiede di fare il tuo e pure zitto. A me sembra ingiusto. Quello che mi aumenta la rabbia è la constatazione che certi discorsi, tutti insieme, oltre il proprio “stato sociale”, non li facciamo. Avanti straccioni, ma divisi. (D.)

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Dieci righe 40

Lo scrivo una volta e basterà: non sono Laureato, ho un diploma superiore e lavoro da più di trent'anni, quasi sempre facendo altro rispetto a ciò che ho studiato. Lo affermo per sgombrare il campo e lasciarlo sempre a chi ne sa più di me. Imparare più che si può, sempre. Ma anche esprimere un'opinione, se mi va. E, quindi, da “non economista” mi sto chiedendo come mai siamo molto tempestivi nel salvare le #banche (qui), ma non altrettanto a pensare a chi in quelle banche deve, obbligatoriamente, metterci i soldi. Ovvero come mai non c'è questa fretta di ridiscutere i #salari, distrutti dalle “crisi” economiche ricorrenti, dall'#inflazione, dal sistema sbagliato del #capitalismo? Com'è che nessuno si precipita a mettere in salvo gli ultimi, i lavoratori #poveri, i pensionati? Non sarà che questi devono pagare e tacere perchè, comunque, si dica che evitiamo cose peggiori? Non sarà che il mondo è sbagliato? Chiedo a chi è preparato, ovviamente. (D.)

#Blog #DieciRighe #Economia #DirittiCivili #Italia

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Nel biennio 2021 – 2022 i salari sono scesi del 3,1% in Italia. Se non si comprende che il problema investe tutti allora il vero guaio è questo. Ad essere complottisti (sic) si potrebbe vedere un disegno, dietro a tali dati: quello, essenzialmente, di spazzare via il surplus delle persone, quelle più deboli, più attaccabili.

Per mia natura rifiuto una spiegazione così cinica e, mi auguro, improbabile, ma la storia economica liberista e capitalista dell'ultimo secolo si è fondata sul sistematico accumulo di beni nelle mani dei pochissimi che sappiamo. Così come sappiamo che questi fatti sono stati ampiamente diffusi e non solo dai partiti che, a Sinistra, vogliono stare dalla parte di coloro che stanno affannando. Molti economisti, e non solo quelli giovani, stanno ammonendo su un crollo di questa economia insostenibile per l'uomo ed il pianeta. Quindi, niente di nuovo. Quello che non si sradica è la pervicacia con cui questa ideologia ha intriso ogni ambito del nostro vivere: inconsapevolmente, o meno, facciamo parte di un sistema talmente ramificato da essere invisibile, in cui cadiamo (ed a cui cediamo) senza resistenza.

“Anche l'operaio vuole il figlio dottore”, cantava Paolo Pietrangeli ed ancora così, ancor di più. Per giustificarci ci sono milioni di frasi e pensieri e non tutti, per forza, errati. Essere umani è anche divenire egoisti. Quello che continua a latitare è un afflato di comunità, un unirsi per scopi comuni di comune crescita. In Italia, poi, che non ha mai brillato per tali prospettive, “sedersi ed aspettare” che altri si sporchino le mani è un classico. Quando scrivo queste banali riflessioni mi metto tra “...coloro che son sospesi”, avendo ben chiaro il fatto che avrei dovuto, dovrei e dovrò fare molto di più. Intanto, liberissimi, banche, governi e affaristi ci stanno massacrando ogni ora che passa. Ci stanno dicendo senza velature che non contiamo un cazzo e che sfogarci sui social a loro va benissimo.

Importante è che ricordiamo che città e piazza non vanno sporcate, non si deve urlare per non disturbare i nostri vicini ipocriti e contenti dell'andazzo. Sia mai, lo scrivo sempre. Sia mai che a sbattere contro il muro ci svegliamo tutti, ma tutti tutti.

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