Transit

SocialMedia

Dieci righe 111 (avevamo saltato la numerazione -sic-).

(De Angelis)

Noi siamo liberi cittadini. Anche #DeAngelis lo è. Come tale può esprimere la sua opinione, seppur sciagurata ed idiota, come tutti sui #SocialMedia. Andrebbe ribadito, perchè ai somari così bisogna approcciarsi, che un ruolo pubblico, seppur considerato meno importante di quello politico, ha degli obblighi (qui). Suvvia, esistono ancora i bar, le tragiche chat di #WhatsApp, perfino i circoli dei fascisti più accaniti per ribadire la propria pochezza. Se sei pagato dai contribuenti ti dai una calmata, soprattutto ed anche sulle piattaforme on-line. Bisogna dirvi tutti venti volte, sant'iddio. (A&D)

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Dieci righe 112

(Otto e mezzo)

Nel finale di “Otto ½” di #FedericoFellini, c'è la giostra di personaggi. Tutti, anche solo quelli immaginati da Guido, il protagonista (“Snaporaz” è più bello, però), sono lì. Anche lui e sua moglie si uniscono a questo girotondo immenso sulle note di #NinoRota. E' una liberazione, è un'accettazione dell'incompiutezza, la consapevolezza che possa esistere la felicità seppur intrisa di una totale mancanza di logica. Il regista del film, che è il regista del film, corre invano per comprendere che la comprensione è irraggiungibile. A me sembra una metafora perfetta, dopo sessant'anni, della illogica logica dei #SocialMedia: un correre affannato dietro a se stessi, in una sorta di cerchio in cui la fine è vedersi di spalle davanti a milioni di altri. Non è affermare che siano inutili, dato che sarebbe perlomeno ipocrita detto da chi li usa. Diciamo che la ricerca di un senso a questi mezzi declina sempre più verso una imperfezione che si maschera dietro alla parola “Social”, al #sociale. Che è tutt'altro, sempre detto personalmente. E poi, da qualche mese, sento che è meglio non esserci sempre e per forza. In maniera altalenante, certo. Perchè non scordiamo che ogni cosa che abbiamo inventato e che inventeremo è destinata a finire od a evolversi. Non è pessimismo, ma quello che è. E questa cos la ripeto da anni, con molte persone concordi. Sarebbe auspicabile una sorta di nuovo realismo, un disincanto, un battere il tempo in maniera che può andare oltre ad un ritmo imposto. Sempre scritto da chi non è nessuno, consapevolmente. (D. con A.)

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Dieci righe 110

(Sinead)

La verità è che #SineadOConnor (o Shuhada' Davitt, come si faceva chiamare da quando ha abbracciato l'Islam) non la ascoltavo da anni. Bisogna essere onesti, in queste cose, dato che i “#SocialMedia” ci hanno abituato al cordoglio mondiale istantaneo (Nota). Credo che molti siano rimasti a “Nothing Compares 2 U”, di tanti e tanti anni fa. Da lì in avanti, e io ci sono stato -almeno per qualche tempo-, questa artista volubile e talentuosa ha scritto e cantato cose egregie, ma sempre più rare, diverse, personali. Ogni vita, a questo mondo, è difficile: ogni persona vive problemi e chi sta fuori non ne ha mai, e dico mai, una vera contezza. E' così che funziona. Rimarcare come Sinead abbia attraversato l'oceano oscuro del bipolarismo, di amori sfortunati, di figli problematici e di tragedie che fanno paura solo a pensarle serve a molto poco. Forse l'unica cosa che dovrebbe interessare, interessarci, è proprio quella delle malattie psicologiche, così devastanti e così misteriose. Se la musica ci aiuta a vivere meglio, a sanarci, servono anche coloro che attraverso quest'arte ci confessano una fragilità ed un'umanità così vicine e, nello stesso momento, così violente e spiazzanti che può mancare il fiato. L' eredità degli essere umani dovrebbe essere sempre l'umanità. (Nota): è una cosa che faccio anche io. Non sono migliore di nessun altro. (D.)

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Dieci righe 104

(Sessismo)

#Facci e simili (sono milioni) fanno pornografia (qui). Non quella cui state pensando tutti, ma la più diffusa attualmente: il desiderio di essere qualcuno, soprattutto on-line. Hanno capito quello di cui scriviamo spesso, ovvero che ormai si vive nella mente altrui. E' quello l'obiettivo. Influenzare, velocemente e soprattutto sguaiatamente, il “pensiero” delle masse che vivacchiano sui #SocialMedia. Già di per sé molti uomini, spaventati a morte dall'intelligenza ed indipendenza femminile, si difendono offendendo e con la violenza -purtroppo-. In questo schifo si insinuano certi tristi mestatori, come quelli di cui sopra. Persone assai mediocri, di solito vendute all'ideale dell'effimera fama, che sicuramente si porteranno nella tomba. Ci sarebbero i mezzi per difendersi, ma servono cultura e sforzi. Non scherziamo. Fa già caldo e non si può pretendere molto da una società, come quella Italiana, che non sa mai e mai andare avanti, ma solo divenire più cialtrona e retrograda. In quello è “numero uno.” (A&D)

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Dieci righe 102

(Twitter limits)

Sfrondiamo (questa notizia) da tutto ciò che la circonda, iniziando con l'opinione che si può avere di #ElonMusk, uno che se fa una cosa è solo per soldi. Nient'altro. Superiamo anche la nobile, quanto fuori tempo, idea che usare i #SocialMedia sia sempre a portata di tutti, senza alcuna restrizione: ciò che fa #Facebook, per dire, è il simbolo che la libertà non esiste, né gratis né se paghi. Non decidiamo nulla e ci siamo venduti dati ed anima molto tempo fa. Però, all'osso, dire che non si possono fare post o tweet a valanga -anche se i limiti non li consideriamo tali dati (questi) numeri- non è sbagliata in toto. Chi non si è fatto o si fa prendere la mano quasi ogni giorno la alzi, per cortesia. Forse questa cosa aiuterebbe a scrivere meglio, solo di argomenti che si ritengono importanti, con più cura, più ponderazione. E' un “forse” enorme come una montagna, visto il comportamento medio dell'utente medio del social media medio. Non ci va di passare per snob del piffero, dato che siamo anche noi eguali a tutti gli altri. Diciamo che non per forza ogni idea deve essere cattiva perchè immaginiamo che ci freni. Ogni cosa ed ogni persona può avere i suoi di confini. Basta che sia un modo per fare un po' meglio, a noi stessi e a questi strumenti. Tanto si scrolla come non ci fosse un domani. (A&D)

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Dieci righe 97

(Turné)

“Uno passa la vita a farsi dire che prima è troppo giovane, poi dopo diventa troppo vecchio... ci sarà una fase centrale in cui uno deve correre, no?” Così recitava il personaggio di Diego Abatantuono in un film di #GabrieleSalvatores, “Turnè” (si parla del 1993, un'era fa, praticamente.) Questa frase, con gli anni, non è più un dato da associare ad un'età anagrafica: è il nostro modo di vivere quotidiano. C'è un punto in cui, senza averne più coscienza, ogni giorno, ci affrettiamo e nel contempo ci giustifichiamo. Intendiamoci. Le nostre attività lavorative, la nostra vita sociale, quella familiare, qualsiasi esse siano, vanno affrontate come meglio crediamo. Non si pontifica sul tempo che ognuno vuole dedicare o perdere facendo quello che deve o vuole. E' il pensiero che quasi senza alternativa ci facciamo prendere dalla fretta, inconsciamente, in maniera obbligatoria e sovrappensiero. Volano ore, giorni, anni e ci si ritrova un po' spiazzati dalla montagna di cose che si “devono” fare, sentire, gustare. Tranne, poi, notare che quello è una sapore amaro. Dall'avvento dei #SocialMedia è anche peggio: una continua corsa a leggere, commentare, controbattere, pensare o non farlo, ma velocemente. Il tempo può fare tanto, ma non tornare. Ci dovremmo ragionare su la prossima volta che una giornata si riduce al solo impulso a compiere più azioni di quelle necessarie. “Dovremmo”, condizionale. Un tempo anche questo. (A&D)

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Dieci righe 89

(Piantedosi)

Non avendo stima del Ministro #Piantedosi, e ne abbiamo ben donde, facciamo un po' di fatica a dargli atto che le parole sul “...#femminicidio (...) è che non si tratta di un fatto individuale ma sociale.” (Qui) sono giuste. In #Italia le evidenze, prima o poi, puzzano di stantio. Le cose accadono, fino alle estreme conseguenze: se ne conoscono origini e modalità, ma non sembra esserci un limite, prima che si comprendano le motivazioni culturali di certi accadimenti. E anche la parola #cultura appare, così come abbiamo scritto -purtroppo- decine di volte, quasi un'offesa riferita alle uccisioni delle donne (od agli assassini, di tutti i “tipi”.) Ma si sa che è questo lo scoglio contro cui sbatte il mare dell'ipocrisia maschile ancora così ampiamente diffusa e così ampiamente abbracciata e difesa. L'ignoranza che sostiene questo comportamento, questa -non vergogniamoci ad usare questo aggettivo- ideologia non viene contrastata, perchè chi dovrebbe farlo viene anch'egli da un modo di vivere le relazioni, i rapporti tra i sessi ampiamente sbilanciato verso il “maschio”, verso una storia fatta di dislivelli umani ed intellettuali che, nella realtà, nessuno ha mai voluto sradicare davvero. Ad iniziare dalle famiglie e dalle tradizioni, che sono tali perchè immutabili: come tali, e come il pensiero imperante, intoccabili. Piangere decine di donne all'anno servirà solo ai #SocialMedia e a quel che resta dell'informazione. Per chi vuole usarlo, il cervello, rimane una sconfitta atroce ed incolmabile. Non è una maniera corretta di definirsi umani. (A&D)

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Dieci righe 87

(Come stai?)

La trasformazione sta avvenendo, è qui. Su tutti i “media” mainstream gira a palla la pubblicità che vedete in foto. Come abbiamo già detto, molto americana, molto hollywoodiana: ci sono decine di film che parlano delle assicurazioni mediche, ci sono stati politici veri che su questa cosa si sono giocati tutto. Eppure non riusciamo ancora a pensare che uno Stato con una #sanitàpubblica che è, per Costituzione, data a tutti stia scivolando verso questa vergogna. E' semplice, lo si intuisce: ci saranno categorie protette e curate e, dopo, tutti gli altri. Molto dopo. Lo smantellamento è, in realtà, in atto da decenni e nessun Governo è innocente. Più o meno nascostamente si è continuato a sottrarre fondi, professionalità e persino umanità alle strutture sanitarie: siamo allo sprofondo, in moltissime Regioni. Ma non può e non deve mai essere solo una questione di soldi. La salute ed il benessere dei cittadini è una delle priorità dello #Stato (di altre, altrettanto vessate, abbiamo parlato). Il #GovernoMeloni ha la forza, per ora, e l'appoggio per fare di questo scempio una sorta di “riforma” a favore dei propri veri sostenitori: le lobby, il capitalismo, il #welfare che arricchisce coloro che si sentono ispirati dal liberismo criminale. Il tutto suffragato dal sostegno di milioni di Italiani, così presi dal loro status, dalla loro (presunta) tranquillità economica che possono allegramente sbattersene degli altri. In un mondo sempre più arrogante e disfunzionale, dove regna un'anarchia morale che schiaccia i deboli ci stiamo uniformando. Chi non lotta contro questa e tutte le altre infamie, sul #lavoro, nella #politica, nella vita dei nostri figli, nella scuola, è solo un vigliacco destinato a svegliarsi quando sarà troppo tardi. (A&D)

Nota: questo post, leggermente diverso, è apparso su altri #SocialMedia, sempre nella giornata di oggi.

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