📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

MEDITAZIONE SULLA LEGGE DEL SIGNORE

א Alef 1 Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.

2 Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.

3 Non commette certo ingiustizie e cammina nelle sue vie.

4 Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente.

5 Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.

6 Non dovrò allora vergognarmi, se avrò considerato tutti i tuoi comandi.

7 Ti loderò con cuore sincero, quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.

8 Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai.

ב Bet 9 Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Osservando la tua parola.

10 Con tutto il mio cuore ti cerco: non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

11 Ripongo nel cuore la tua promessa per non peccare contro di te.

12 Benedetto sei tu, Signore: insegnami i tuoi decreti.

13 Con le mie labbra ho raccontato tutti i giudizi della tua bocca.

14 Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, più che in tutte le ricchezze.

15 Voglio meditare i tuoi precetti, considerare le tue vie.

16 Nei tuoi decreti è la mia delizia, non dimenticherò la tua parola.

ג Ghimel 17 Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita, osserverò la tua parola.

18 Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge.

19 Forestiero sono qui sulla terra: non nascondermi i tuoi comandi.

20 Io mi consumo nel desiderio dei tuoi giudizi in ogni momento.

21 Tu minacci gli orgogliosi, i maledetti, che deviano dai tuoi comandi.

22 Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho custodito i tuoi insegnamenti.

23 Anche se i potenti siedono e mi calunniano, il tuo servo medita i tuoi decreti.

24 I tuoi insegnamenti sono la mia delizia: sono essi i miei consiglieri.

ד Dalet 25 La mia vita è incollata alla polvere: fammi vivere secondo la tua parola.

26 Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto; insegnami i tuoi decreti.

27 Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò le tue meraviglie.

28 Io piango lacrime di tristezza; fammi rialzare secondo la tua parola.

29 Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge.

30 Ho scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi.

31 Ho aderito ai tuoi insegnamenti: Signore, che io non debba vergognarmi.

32 Corro sulla via dei tuoi comandi, perché hai allargato il mio cuore.

ה He 33 Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti e la custodirò sino alla fine.

34 Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore.

35 Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità.

36 Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso il guadagno.

37 Distogli i miei occhi dal guardare cose vane, fammi vivere nella tua via.

38 Con il tuo servo mantieni la tua promessa, perché di te si abbia timore.

39 Allontana l’insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni.

40 Ecco, desidero i tuoi precetti: fammi vivere nella tua giustizia.

ו Vau 41 Venga a me, Signore, il tuo amore, la tua salvezza secondo la tua promessa.

42 A chi mi insulta darò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola.

43 Non togliere dalla mia bocca la parola vera, perché spero nei tuoi giudizi.

44 Osserverò continuamente la tua legge, in eterno, per sempre.

45 Camminerò in un luogo spazioso, perché ho ricercato i tuoi precetti.

46 Davanti ai re parlerò dei tuoi insegnamenti e non dovrò vergognarmi.

47 La mia delizia sarà nei tuoi comandi, che io amo.

48 Alzerò le mani verso i tuoi comandi che amo, mediterò i tuoi decreti.

ז Zain 49 Ricòrdati della parola detta al tuo servo, con la quale mi hai dato speranza.

50 Questo mi consola nella mia miseria: la tua promessa mi fa vivere.

51 Gli orgogliosi mi insultano aspramente, ma io non mi allontano dalla tua legge.

52 Ricordo i tuoi eterni giudizi, o Signore, e ne sono consolato.

53 Mi ha invaso il furore contro i malvagi che abbandonano la tua legge.

54 I tuoi decreti sono il mio canto nella dimora del mio esilio.

55 Nella notte ricordo il tuo nome, Signore, e osservo la tua legge.

56 Tutto questo mi accade perché ho custodito i tuoi precetti.

ח Het 57 La mia parte è il Signore: ho deciso di osservare le tue parole.

58 Con tutto il cuore ho placato il tuo volto: abbi pietà di me secondo la tua promessa.

59 Ho esaminato le mie vie, ho rivolto i miei piedi verso i tuoi insegnamenti.

60 Mi affretto e non voglio tardare a osservare i tuoi comandi.

61 I lacci dei malvagi mi hanno avvolto: non ho dimenticato la tua legge.

62 Nel cuore della notte mi alzo a renderti grazie per i tuoi giusti giudizi.

63 Sono amico di coloro che ti temono e osservano i tuoi precetti.

64 Del tuo amore, Signore, è piena la terra; insegnami i tuoi decreti.

ט Tet 65 Hai fatto del bene al tuo servo, secondo la tua parola, Signore.

66 Insegnami il gusto del bene e la conoscenza, perché ho fiducia nei tuoi comandi.

67 Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua promessa.

68 Tu sei buono e fai il bene: insegnami i tuoi decreti.

69 Gli orgogliosi mi hanno coperto di menzogne, ma io con tutto il cuore custodisco i tuoi precetti.

70 Insensibile come il grasso è il loro cuore: nella tua legge io trovo la mia delizia.

71 Bene per me se sono stato umiliato, perché impari i tuoi decreti.

72 Bene per me è la legge della tua bocca, più di mille pezzi d’oro e d’argento.

י Iod 73 Le tue mani mi hanno fatto e plasmato: fammi capire e imparerò i tuoi comandi.

74 Quelli che ti temono al vedermi avranno gioia, perché spero nella tua parola.

75 Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti e con ragione mi hai umiliato.

76 Il tuo amore sia la mia consolazione, secondo la promessa fatta al tuo servo.

77 Venga a me la tua misericordia e io avrò vita, perché la tua legge è la mia delizia.

78 Si vergognino gli orgogliosi che mi opprimono con menzogne: io mediterò i tuoi precetti.

79 Si volgano a me quelli che ti temono e che conoscono i tuoi insegnamenti.

80 Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti, perché non debba vergognarmi.

כ Caf 81 Mi consumo nell’attesa della tua salvezza, spero nella tua parola.

82 Si consumano i miei occhi per la tua promessa, dicendo: «Quando mi darai conforto?».

83 Io sono come un otre esposto al fumo, non dimentico i tuoi decreti.

84 Quanti saranno i giorni del tuo servo? Quando terrai il giudizio contro i miei persecutori?

85 Mi hanno scavato fosse gli orgogliosi, che non seguono la tua legge.

86 Fedeli sono tutti i tuoi comandi. A torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto!

87 Per poco non mi hanno fatto sparire dalla terra, ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.

88 Secondo il tuo amore fammi vivere e osserverò l’insegnamento della tua bocca.

ל Lamed 89 Per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli.

90 La tua fedeltà di generazione in generazione; hai fondato la terra ed essa è salda.

91 Per i tuoi giudizi tutto è stabile fino ad oggi, perché ogni cosa è al tuo servizio.

92 Se la tua legge non fosse la mia delizia, davvero morirei nella mia miseria.

93 Mai dimenticherò i tuoi precetti, perché con essi tu mi fai vivere.

94 Io sono tuo: salvami, perché ho ricercato i tuoi precetti.

95 I malvagi sperano di rovinarmi; io presto attenzione ai tuoi insegnamenti.

96 Di ogni cosa perfetta ho visto il confine: l’ampiezza dei tuoi comandi è infinita.

מ Mem 97 Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno.

98 Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici, perché esso è sempre con me.

99 Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti.

100 Ho più intelligenza degli anziani, perché custodisco i tuoi precetti.

101 Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero, per osservare la tua parola.

102 Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi.

103 Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca.

104 I tuoi precetti mi danno intelligenza, perciò odio ogni falso sentiero.

נ Nun 105 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.

106 Ho giurato, e lo confermo, di osservare i tuoi giusti giudizi.

107 Sono tanto umiliato, Signore: dammi vita secondo la tua parola.

108 Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi.

109 La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge.

110 I malvagi mi hanno teso un tranello, ma io non ho deviato dai tuoi precetti.

111 Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, perché sono essi la gioia del mio cuore.

112 Ho piegato il mio cuore a compiere i tuoi decreti, in eterno, senza fine.

ס Samec 113 Odio chi ha il cuore diviso; io invece amo la tua legge.

114 Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella tua parola.

115 Allontanatevi da me, o malvagi: voglio custodire i comandi del mio Dio.

116 Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita, non deludere la mia speranza.

117 Aiutami e sarò salvo, non perderò mai di vista i tuoi decreti.

118 Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti, perché menzogne sono i suoi pensieri.

119 Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra, perciò amo i tuoi insegnamenti.

120 Per paura di te la mia pelle rabbrividisce: io temo i tuoi giudizi.

ע Ain 121 Ho agito secondo giudizio e giustizia; non abbandonarmi ai miei oppressori.

122 Assicura il bene al tuo servo; non mi opprimano gli orgogliosi.

123 I miei occhi si consumano nell’attesa della tua salvezza e per la promessa della tua giustizia.

124 Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore e insegnami i tuoi decreti.

125 Io sono tuo servo: fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti.

126 È tempo che tu agisca, Signore: hanno infranto la tua legge.

127 Perciò amo i tuoi comandi, più dell’oro, dell’oro più fino.

128 Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti e odio ogni falso sentiero.

פ Pe 129 Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti: per questo li custodisco.

130 La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai semplici.

131 Apro anelante la mia bocca, perché ho sete dei tuoi comandi.

132 Volgiti a me e abbi pietà, con il giudizio che riservi a chi ama il tuo nome.

133 Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa e non permettere che mi domini alcun male.

134 Riscattami dall’oppressione dell’uomo e osserverò i tuoi precetti.

135 Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti.

136 Torrenti di lacrime scorrono dai miei occhi, perché non si osserva la tua legge.

צ Sade 137 Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi.

138 Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti e con grande fedeltà.

139 Uno zelo ardente mi consuma, perché i miei avversari dimenticano le tue parole.

140 Limpida e pura è la tua promessa e il tuo servo la ama.

141 Io sono piccolo e disprezzato: non dimentico i tuoi precetti.

142 La tua giustizia è giustizia eterna e la tua legge è verità.

143 Angoscia e affanno mi hanno colto: i tuoi comandi sono la mia delizia.

144 Giustizia eterna sono i tuoi insegnamenti: fammi comprendere e avrò la vita.

ק Kof 145 Invoco con tutto il cuore: Signore, rispondimi; custodirò i tuoi decreti.

146 Io t’invoco: salvami e osserverò i tuoi insegnamenti.

147 Precedo l’aurora e grido aiuto, spero nelle tue parole.

148 I miei occhi precedono il mattino, per meditare sulla tua promessa.

149 Ascolta la mia voce, secondo il tuo amore; Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.

150 Si avvicinano quelli che seguono il male: sono lontani dalla tua legge.

151 Tu, Signore, sei vicino; tutti i tuoi comandi sono verità.

152 Da tempo lo so: i tuoi insegnamenti li hai stabiliti per sempre.

ר Res 153 Vedi la mia miseria e liberami, perché non ho dimenticato la tua legge.

154 Difendi la mia causa e riscattami, secondo la tua promessa fammi vivere.

155 Lontana dai malvagi è la salvezza, perché essi non ricercano i tuoi decreti.

156 Grande è la tua tenerezza, Signore: fammi vivere secondo i tuoi giudizi.

157 Molti mi perseguitano e mi affliggono, ma io non abbandono i tuoi insegnamenti.

158 Ho visto i traditori e ne ho provato ribrezzo, perché non osservano la tua promessa.

159 Vedi che io amo i tuoi precetti: Signore, secondo il tuo amore dammi vita.

160 La verità è fondamento della tua parola, ogni tuo giusto giudizio dura in eterno.

ש Sin 161 I potenti mi perseguitano senza motivo, ma il mio cuore teme solo le tue parole.

162 Io gioisco per la tua promessa, come chi trova un grande bottino.

163 Odio la menzogna e la detesto, amo la tua legge.

164 Sette volte al giorno io ti lodo, per i tuoi giusti giudizi.

165 Grande pace per chi ama la tua legge: nel suo cammino non trova inciampo.

166 Aspetto da te la salvezza, Signore, e metto in pratica i tuoi comandi.

167 Io osservo i tuoi insegnamenti e li amo intensamente.

168 Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti: davanti a te sono tutte le mie vie.

ת Tau 169 Giunga il mio grido davanti a te, Signore, fammi comprendere secondo la tua parola.

170 Venga davanti a te la mia supplica, liberami secondo la tua promessa.

171 Sgorghi dalle mie labbra la tua lode, perché mi insegni i tuoi decreti.

172 La mia lingua canti la tua promessa, perché tutti i tuoi comandi sono giustizia.

173 Mi venga in aiuto la tua mano, perché ho scelto i tuoi precetti.

174 Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è la mia delizia.

175 Che io possa vivere e darti lode: mi aiutino i tuoi giudizi.

176 Mi sono perso come pecora smarrita; cerca il tuo servo: non ho dimenticato i tuoi comandi.

_________________ Note

119,1 La più estesa composizione del Salterio è racchiusa in queste 22 strofe, quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico, le quali, nel loro ordine di successione, contraddistinguono le singole strofe e le iniziali dei singoli versetti che le compongono (ognuna delle 22 strofe è formata da otto versetti). L’uso di questa tecnica compositiva probabilmente aveva lo scopo di favorire, nel fedele, l’apprendimento mnemonico (vedi anche nota a Sal 9). La legge non è intesa come un insieme di prescrizioni, ma come la rivelazione che Dio fa di se stesso e della sua volontà, come la parola di Dio che illumina e salva, alimenta e guida tutta l’esistenza dell’uomo. Ciò spiega la varietà dei vocaboli usati per designare quella realtà così profonda che il termine legge esprime: insegnamenti, decreti, comandi, giusti giudizi, promessa, precetti, parole, ordini, comandamenti, via, via della giustizia, alleanza, giudizi.

119,48 Alzerò le mani: gesto di preghiera.

119,83 come un otre esposto al fumo: probabilmente l’immagine si riferisce agli otri appesi che si deterioravano per il fumo che saliva dal focolare.

119,164 Sette: simbolo di pienezza; denota qui una preghiera intensa e continua.

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Approfondimenti

La legge fonte di gioia e di pace Salmo sapienziale (d'ispirazione deuteronomica, + motivi di lamentazione, di supplica e innici)

Il salmo è stato classificato da alcuni come “lamentazione individuale”, per i vari motivi di supplica di liberazione dai nemici che vi si trovano (vv. 23.42 ecc.). Il carme è l'acrostico alfabetico più lungo di tutto il salterio con i suoi 176 versetti. E formato da 22 ottonari (strofe). Gli otto versi che compongono un singolo ottonario iniziano con l'identica lettera assegnata all'intera strofa. L'autore mostra così la sua profonda conoscenza della lingua ebraica, la sua virtuosità e abilità nel maneggiarla. È ispirato al Deuteronomio per il suo contenuto e a Geremia per il carattere interiore e spirituale della legge vista come espressione dell'alleanza (cfr. Ger 31,31-34; Ez 36,25-27). Il metro nel TM è quello della qînâ (3 + 2 accenti). Il salmo è stato giudicato sin dall'antichità in senso positivo e in senso negativo. Per Agostino «contiene una profondità accessibile a pochi». Per la sua quasi interminabile lunghezza è paragonabile a un canto che riecheggia i suoi motivi quasi all'infinito. È la torah, parola di Dio che agisce e che salva, al centro del carme, come nel Sal 1 e 19. Essa richiede una risposta gioiosa e un'adesione completa e incondizionata. Il discorso ruota intorno a un ottonario lessicale di base che si ritrova al completo o quasi in tutte le strofe: legge (torah), parola (dābār), testimonianza (‘edût/‘edâ), giudizio (mišpāṭ), detto (’imrâ), decreto (ḥôq), precetti (piqqûdim), comando (miṣwâ). La composizione del carme risale al postesilio. Il campo semantico e simbolico è spaziale, temporale, antropologico, teologico, somatico e psicologico.

vv. 1-2. «Beato l'uomo... Beato chi..»: il salmo inizia con una doppia beatitudine, che è come il portale d'ingresso di tutto il carme, cfr. Sal 1,1; 15,2; 112,1. Questi due versetti condensano la tematica essenziale del salmo: la gioia (beatitudine), data dalla osservanza della legge, dalla fedeltà e dalla ricerca continua, spassionata con tutto l'essere («con tutto il cuore»), e il simbolo della «via» perfetta (la legge). «di integra condotta»: lett. «gli integri di via».

v. 14. «più che in ogni altro bene»: cfr. Prv 2,4.

v. 19. «Io sono straniero...»: cfr. Sal 39,13.

v. 21. «maledetto...»: sono maledetti coloro che non rispettano gli impegni dell'alleanza, ma benedetti coloro che sono fedeli, cfr. Dt 28,1-4.

v. 36. «la sete del guadagno»: è la brama disordinata del guadagno, della ricchezza, che allontana da Dio.

v. 37. «cose vane»: sono gli idoli così chiamati dai profeti, cfr. Sal 24,4; 101,3.

**v. 44. «per sempre, nei secoli, in eterno»: è un'iperbole. Sottolinea il fermo proposito dell'orante di osservare sempre la legge del Signore.

v. 48. «Alzerò le mani...»: è un gesto di preghiera. Qui l'orante alza le mani verso i precetti del Signore, che personificano Dio stesso, pronto a accoglierli dalla sua bocca e praticarli (Sal 28,2; 42,9; 63,7-9; 73,28; Lam 3,41).

v. 57. «La mia sorte...»: il salmista si esprime come un levita (cfr. Sal 16,5; 73,26), la cui eredità era il Signore (Nm 18,20; Dt 10,9).

v. 61. «I lacci degli empi...»: per l'espressione cfr. Sal 18,6; 116,3.

v. 64. «Del tuo amore...»: è citato il Sal 33,5.

v. 65. «Hai fatto il bene...»: il Signore ha fatto il «bene» perché egli è «buono» e «fa il bene» (v. 68).

v. 67. «Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua parola»: il tema ritorna nei vv. 71.75.141. L'orante avverte di aver percorso in modo personale l'itinerario dell'esodo del suo popolo, cfr. Dt 8,2; Ger 31,18; Os 6,1.

v. 72. «d'oro e d'argento»: la legge di Dio, come la sapienza, vale più di ogni metallo prezioso, cfr. Pr 3,14; 8,10-11.19; 16,16.

v. 73. «Le tue mani mi hanno fatto e plasmato»: con un antropomorfismo si evocano le mani di Dio, che come un vasaio ha creato e plasmato l'uomo, cfr. Gn 2,7.

v. 83. «come un otre esposto al fumo»: con quest'immagine pittoresca l'orante descrive il suo stato di estrema gravità, fisica e spirituale, cfr. Gb 30,30. Sull'interpretazione esatta dell'immagine non c'è consenso.

v. 91. «ogni cosa è al tuo servizio»: tutta la creazione esegue gli ordini di Dio, mentre nel Sal 104,4 erano solo i venti.

v. 94. «Io sono tuo: salvami»: il salmista appartiene a Dio perché inserito nell'alleanza del suo popolo con lui.

v. 98. «mi fa più saggio...»: cfr. Dt 4,5-6; Sir 6,37.

v. 108. «le offerte delle mie labbra»: sono i sacrifici spirituali della lode divina, cfr. Os 14,3; Sal 50,14.23; 51,19; 141,2; Sir 35,1.

v. 113. «incostanti»: è una traduzione congetturale dell'hapax sē‘apîm, che descrive gli empi.

v. 129. «la tua alleanza»: lett. «i tuoi precetti».

v. 131. «Apro anelante la bocca...»: l'espressione plastica indica l'attesa. Come la terra assetata si spacca in attesa della pioggia, così il salmista mostra il suo desiderio ardente della parola di Dio, cfr. Sal 81,11; Am 8,11; Gb 29,23.

v. 135. «Fa' risplendere il volto...»: cfr. Sal 4,7; 31,17; 42,2-3; 63,2; 67,2; 80,4 e la “benedizione sacerdotale” di Nm 6,25-26.

v. 136. «Fiumi di lacrime...»: è un'iperbole di derivazione geremiana, cfr. Ger 8,23; 9,17; 13,17; 14,17; Lam 1,16; 3,48. Il salmista si dispiace fino al pianto a dirotto per il peccato di chi non osserva la legge. Egli si sente davvero coinvolto nell'amore della legge e per Dio che l'ha donata.

v. 145. «con tutto il cuore»: è un'espressione che ricorre spesso in questo salmo, cfr. vv. 2.10.34.58.69...145.

v. 147. «Precedo l'aurora e grido aiuto»: all'alba si attendeva l'aiuto divino, cfr. Sal 17,15; 130,6.

v. 148. «prevengono le veglie...»: si riferisce alla preghiera notturna nel tempio, detta “incubazione sacra”.

v. 151. «Ma tu, Signore, sei vicino»: il salmista esprime la convinzione d'Israele di avere Dio vicino in senso assoluto. Egli è infatti l'Emmanuele (= Dio con noi) (Is 7,14).

v. 160. «La verità è principio della tua parola»: si enuncia un'affermazione generale. Il vocabolo rō’š (= capo, principio) significa anche «l'elemento essenziale... la cosa più importante...» (cfr. Sal 141,5; Es 30,23; Am 6,6; Qo 9,8). Perciò per il salmista è la verità-fedeltà (’emet) l'essenza della legge. Ci si richiama quindi al concetto di alleanza.

v. 162. «come uno che trova grande tesoro»: l'immagine è di origine bellica e evidenzia la gioia istintiva della vittoria militare (cfr. Sal 68,13; Is 9,2; 53,12; 2Sam 1,24).

v. 164. «Sette volte al giorno io ti lodo»: per i simbolismo del numero «sette» che indica completezza, totalità, perfezione, l'espressione denota una preghiera continua (cfr. Gn 4,15; 1Sam 2,5; Prv 24,16; Sal 12,7; 79,12; Mt 18,21). La tradizione cristiana ha assunto alla lettera l'espressione nel dividere la preghiera ufficiale della Chiesa della Liturgia delle Ore nelle sette “ore” canoniche.

v. 176. «Come pecora smarrita»: è una professione di umiltà. Il salmista si è dichiarato nel salmo sempre ligio all'osservanza della legge, nonostante i pericoli e i numerosi nemici denigratori, ma la vita, comportando sempre dei rischi di smarrirsi, necessita del buon pastore che guidi e segua con amore il suo gregge (Sal 23; Ez 34,22).

Nel NT molti dei titoli e simboli riferiti in questo salmo alla legge sono attribuiti a Cristo in persona. Gesù è la parola incarnata che illumina ogni uomo (Gv 1,1-18) ed è l'ultima e definitiva (Eb 1,1-4).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI RINGRAZIAMENTO

1 Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

2 Dica Israele: “Il suo amore è per sempre”.

3 Dica la casa di Aronne: “Il suo amore è per sempre”.

4 Dicano quelli che temono il Signore: “Il suo amore è per sempre”.

5 Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

6 Il Signore è per me, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo?

7 Il Signore è per me, è il mio aiuto, e io guarderò dall'alto i miei nemici.

8 È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo.

9 È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.

10 Tutte le nazioni mi hanno circondato, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

11 Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

12 Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte.

13 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto.

14 Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza.

15 Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze,

16 la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze.

17 Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore.

18 Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte.

19 Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore.

20 È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti.

21 Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza.

22 La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo.

23 Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!

25 Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!

26 Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore.

27 Il Signore è Dio, egli ci illumina. Formate il corteo con rami frondosi fino agli angoli dell'altare.

28 Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto.

29 Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

_________________ Note

118,1 Tutto Israele, con i suoi sacerdoti e con quanti osservano fedelmente la legge, viene esortato alla lode e al ringraziamento a Dio per il suo agire amorevole e provvidenziale (vv. 1-4). L’inno prosegue poi con la storia personale del salmista, contrassegnata da pericoli, prove e sofferenze (vv. 5-18), ma sempre custodita e protetta dal Signore. I vv. 19-27 collocano l’orante all’ingresso del tempio, dove si snoda una processione festosa attorno all’altare (con allusioni alla festa delle Capanne).

118,19 porte della giustizia: le porte del tempio.

118,22 La pietra è simbolo del popolo d’Israele e, nel NT, di Cristo (vedi Mt 21,42-44; Ef 2,20 1Pt 2,7). La pietra d’angolo (o chiave di volta) univa due muri, assicurandone la stabilità (vedi anche Is 28,16; Ger 51,26; Zc 4,7).

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Approfondimenti

Solenne e festoso ringraziamento per la premurosa bontà di Dio Salmo di ringraziamento collettivo (+ motivi liturgici e sapienziali)

È l'ultimo dell'Hallel pasquale. E pieno di vivacità e di articolazioni interne. Infatti è un salmo di ringraziamento che ha anche chiare tracce dello stesso cerimoniale liturgico effettuato o immaginato poeticamente, in cui intervengono vari personaggi (l'orante principale, il coro, i sacerdoti...). Il testo attuale rispecchia l'atmosfera del postesilio (cfr. Ne 9,13-18; 12,27-28). Il ritmo nel TM è a volte di 3 + 3 accenti e a volte di 3 + 2 (qînâ). Nel TM il nome Signore (JHWH) ricorre 27 volte, e l'espressione «nel nome del Signore» 4 volte (vv. 10. 11.12.26). C'è inclusione tra il primo e l'ultimo versetto (v. 1.36). La simbologia è molto ricca. È spaziale, temporale, liturgica, antropomorfica, bellica.

Divisione:

  • vv. 1-4: solenne invito a lodare;
  • vv. 5-18: narrazione dell'esperienza dell'orante;
  • vv. 19-28: ringraziamento nel tempio;
  • v. 29: invito a lodare (inclusione con il v. 1).

v. 1. «Celebrate il Signore...: il salmo si apre con l'antifona caratteristica del Sal 136 (Grande Hallel) e dei Sal 106; 107 e termina con la stessa (vv. 1.29). Nei vv. 1-4 si segue la formula solista-coro (cfr. Sal 136; 1Cr 16,34; 2Cr 5,13). All'invito-acclamazione del solista: «Celebrate...» il coro risponde «perché eterna è la sua misericordia».

vv. 2-4. «Israele... la casa di Aronne... chi teme Dio»: con queste espressioni si invitano rispettivamente gli Israeliti in genere, i sacerdoti e leviti, e coloro che sono particolarmente impegnati a osservare la legge di Dio.

vv. 6-7. «Il Signore è con me...»: cfr. Gs 1,9. Questi versetti sono del solista. La fedeltà e la vicinanza del Signore ai suoi inviati è fonte di sicurezza e di vittoria sui nemici, cfr. Is 40,10; Sal 56,12.

vv. 8-9. «E meglio rifugiarsi...»: il coro risponde al solista, approvando e generalizzando quanto è scaturito dalla testomonianza personale del solista stesso. La ripetizione anaforica di «È meglio confidare...» serve al poeta a meglio ribadire il concetto di fiducia nel solo Dio.

v. 10. «li ho sconfitti»: alla lett. «li ho circoncisi». L'espressione è realistica e significa «li ho fatti a pezzi» sterminandoli.

v. 14. «Mia forza e mio canto è il Signore...»: è il grido di esultanza dopo la liberazione. Il versetto è frutto di un collage tra il cantico di Mosè (Es 15,2b = v. 14a) e Is 12,26.

vv. 15-16. Il coro acclama. Il v. 15a è un invito ad ascoltare le grida di vittoria e di festa che si elevano nelle tende (case) dei salvati, oggetto della giustizia salvifica di Dio e delle sue promesse. I vv. 15b-16 sono un'elaborazione di Es 15,2.

v. 17. «Non morirò...»: ritorna l'orante-solista che annuncia il suo proposito di propagandare, finché avrà vita, i benefici del Signore. Egli vuole essere una viva testimonianza delle sue opere. È un motivo comune nei salmi di ringraziamento.

v. 18. «Il Signore mi ha provato...»: il salmista conclude la testimonianza ammettendo la dura prova del Signore, ma anche la sua salvezza. Si allude al valore della sofferenza dell'uomo in generale, in funzione pedagogica e purificatrice, cfr. Sal 6,2; Prv 3,11-12; Ger 10,24; 31,18; Lam 3,31-33.

v. 19. «le porte della giustizia»: sono le porte dalle quali entrano solo i giusti, cfr. v. 20. In questo versetto l'orante-solista chiede di entrare nel tempio.

v. 20. «E questa la porta...»: i sacerdoti indicano all'orante la porta del tempio, da cui entrano i giusti, come lui.

v. 22. «La pietra scartata...»: nell'interpretazione individuale è l'orante che viene identificato con la pietra che ha cambiato destinazione: da pietra di scarto è diventata la più importante («testata d'angolo»), che tiene uniti saldamente due muri che si congiungono ad angolo. Il paragone diventa più chiaro se si pensa all'importanza della “chiave di volta” dei tempi più recenti. Nell'interpretazione collettiva la «pietra» è Israele che, prima scartato, rigettato dal Signore con l'esilio, poi è stato rivalutato con la restaurazione, ricevendo da lui il suo posto “chiave” nella comunità dei popoli (cfr. Is 28,16; Sal 60,3.12-14). Ma il sostegno di questa «pietra» (Israele) è sempre il Signore (cfr. Esd 3,10-11).

v. 24. «Questo è il giorno...»: è un giorno speciale, in cui il Signore ha dato la sua salvezza all'orante, perciò il coro si associa nella gioia per lodare il Signore.

v. 25. «Dona... la tua salvezza»: alla lett. «Dona la salvezza». È qui più che una supplica, un acclamazione del coro, come un “evviva”. Il coro festante riconosce che tutto viene dal Signore (v. 23).

v. 26. I sacerdoti nel tempio benedicono sia l'orante che avanza sia il corteo che lo accompagna.

v. 27a. «Dio, il Signore, è nostra luce...»: alla benedizione sacerdotale di Nm 6,24-25, il popolo risponde richiamandosi a essa con una professione collettiva di fede e di assenso in Dio «luce» di salvezza, che porta gioia e benessere.

v. 27b. «Ordinate il corteo...»: con un nuovo intervento i sacerdoti comandano di organizzare la processione. Il versetto è la citazione di una rubrica liturgica. «con rami frondosi...»: c'è probabilmente il richiamo alla festa della Capanne (Sukkôt) (Lv 23,40; Ne 8,15; 2Mac 10,7). I rami frondosi sono segno di vitalità. «ai lati dell'altare»: alla lett.: «ai corni dell'altare». Ogni altare ne aveva quattro. Essi sono segno della potenza efficace di Dio. La loro esistenza è documentata anche dalle scoperte archeologiche.

v. 28. «Sei tu il mio Dio...»: l'orante beneficato unisce a quella del popolo anche la sua professione di fede e di fedeltà. Ritorna a ringraziare il Signore, come nel cantico di Mosè in Es 15,2b. La professione di fede del v. 28a è composta, nel TM, da cinque parole tutte inizianti con la lettera alef (cfr. Es 15, 9).

Nel NT il v. 22 («la pietra scartata») è citato da Lc 20,17. Mt 21,42 e Mc 12,10 citano, oltre al v. 22, anche il 23 secondo i LXX. Lo stesso v. 22 è citato in At 4,11-12, che lo applica anche a Gesù. 1Pt 2,6-7 cita il v. 22, ma unito a Is 28,16. In Ef 2,19-22 si usa l'immagine della pietra angolare (v. 22 del salmo) in chiave ecclesiologica.

Il v. 25 è riportato come grido della folla osannante a Gesù nell'ingresso in Gerusalemme e nel tempio da Mt 21,9; Mc 11,9-11; Lc 19,18; Gv 12,13. In Mt 23,39 si trova citato ancora il v. 26 nel contesto del lamento di Gesù su Gerusalemme.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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DA TUTTI I POPOLI, LODE AL SIGNORE

1 Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode,

2 perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Alleluia.

_________________ Note

117,1 Con le sole 17 parole che lo compongono nel testo ebraico, questo inno si presenta come il salmo più breve. Tuttavia è anche uno dei più intensi nel proporre il cuore della fede biblica (l’amore e la fedeltà del Signore, v. 2) e l'universalità della salvezza offerta da Dio.

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Approfondimenti

Lode a Dio per il suo amore Inno

È il più breve di tutto il Salterio. Qualcuno dubita che in origine sia stato un canto a sé stante, ma lo crede piuttosto un'introduzione a un inno (cfr. Sal 117,1; 135,1). Tuttavia, pur nella sua brevità, il salmo ha tutti gli elementi del genere letterario degli inni e nella Bibbia si trovano altri inni simili (cfr. Is 49,13; Ger 20,13). Ciascuno dei due versetti che lo compongono ha un perfetto parallelismo: c'è un duplice invito (v. 1) e una duplice motivazione.

Divisione:

  • v. 1: doppio invito;
  • v. 2: doppia motivazione.

v. 1. «popoli tutti...»: si esprime la totalità dei popoli, l'universalità degli uomini senza esclusione di qualsiasi genere.

v. 2. «perché forte è il suo amore..»: cfr. Sal 103,11. È adoperato il verbo ebraico gbr (= essere forte, robusto, valido) che di solito richiama a contesti bellici. Il Signore stesso è chiamato «Dio forte» (’el gibbôr) (Dt 10,17; Is 9,5; 10,21) e si vede in azione tra l'altro in Es 15,1-21. L'amore del Signore perciò ha mostrato la sua fortezza nel prevalere sui nemici del suo popolo; lo difende sempre e supera anche la sua durezza di cuore e l'infedeltà all'alleanza, restandogli fedele, «per noi»: alla lett. «su di noi»; suggerisce la stabilità dell'amore di Dio «su Israele».

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1 Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera.

2 Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo.

3 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia.

4 Allora ho invocato il nome del Signore: “Ti prego, liberami, Signore”.

5 Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso.

6 Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato.

7 Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficato.

8 Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta.

9 Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

10 (115,1) Ho creduto anche quando dicevo: “Sono troppo infelice”.

11 (115,2) Ho detto con sgomento: “Ogni uomo è bugiardo”.

12 (115,3) Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?

13 (115,4) Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.

14 (115,5) Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo.

15 (115,6) Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli.

16 (115,7) Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene.

17 (115,8) A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore.

18 (115,9) Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo,

19 (115,10) negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme.

Alleluia. _________________ Note

116,1 Diviso in due diverse composizioni dalle antiche versioni greca e latina (dando così origine ai Sal 114 e 115), questo inno contiene la professione di fede dell’orante, che Dio ha liberato dalla morte, e il suo ringraziamento nel tempio, con l’offerta di sacrifici e libagioni.

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Approfondimenti

Fiducia e sacrificio di lode Salmo di ringraziamento (+ motivi di lamentazione-supplica e di fiducia)

Il salmo si presenta spezzato in due nei LXX e nella Vulgata (v. 1-9 = Sal 114; vv. 10-19 = Sal 115), ma la sua unità è corroborata dall'identità di stile, di sintassi, dall'uso di aramaismi (vv. 7.12.16) e da altri indizi nelle due parti. In particolare rilievo è il verbo «invocare» (qr’) (vv. 2.4.13.17) e l'espressione «invocare il nome del Signore» (vv. 4.13.17) che svolgono un ruolo strutturante. Si tratta di una lirica personalizzata, carica di passione e di sincerità, sebbene ricorra a citazioni e luoghi comuni. La simbologia è quella del dialogo, della morte-vita e liturgica.

Divisione:

  • vv. 1-2: introduzione;
  • vv. 3-13: I movimento: narrazione e soliloquio;
  • vv. 14-19: II movimento: soliloquio e ringraziamento.

v. 1. «Amo il Signore...»: è una professione schietta e intensa di amore al Signore. È una formula che si ispira al Deuteronomio (vv. 6,5; 10,12; 11,1; 19,9) ed è originale all'inizio di un salmo. «perché ascolta»: è la motivazione della dichiarazione di amore, e anche una professione di fede.

v. 3. «funi di morte... lacci degli inferi»: cfr. Sal 18,4-7. La morte e gli inferi sono personificati. Essi sono visti come spietati avversari che stringono l'orante in una morsa per farlo morire. Si allude qui o alla morte reale o a quella morale determinata da pene e amarezze della vita (cfr. Sal 13; 31,11; 107,39; 119,28; Ger 20,18).

v. 7. «Ritorna, anima mia...»: alla lett. «Ritorna, anima mia, al tuo riposo». L'orante dialoga con se stesso in un autoincoraggiamento (cfr. Sal 42,6.12; 103,1-5) riconsiderando il beneficio del Signore, che lo ha sottratto alla morte (v. 8), e invita la sua coscienza a stare tranquilla, perché l'incubo mortale è passato.

v. 9. «Camminerò alla presenza del Signore..»: il salmista, sottratto alla morte dal Signore, adesso può stare tra i vivi, essere felice della vita, lodare e ringraziare Dio camminando alla luce dei suoi precetti. Si tratta perciò di una risurrezione fisica e spirituale, come per i reduci da Babilonia (cfr. Is 40,1-11).

vv. 10-11. Riprendendo il soliloquio il salmista ricorda la sua fede incrollabile del momento di angustia e di dolore mortale, mentre constata la fragilità e la caducità della condizione umana (v. 11).

vv. 12-13. «Che cosa renderò...»: dalla considerazione del beneficio avuto dal Signore l'orante non può non pensare a come mostrargli la sua riconoscenza: manifesterà il suo ringraziamento con una pubblica celebrazione.

v. 13. «calice della salvezza»: l'espressione si trova solo qui nella Bibbia. Può alludere a un banchetto rituale festoso di ringraziamento, cfr. Sal 16,5; 22,27, ma può riferirsi anche alla libazione rituale col vino e con l'olio (Es 29,40-41; Lv 6,14).

v. 14. «Adempirò i miei voti...»: l'espressione si ripete identica nel v. 18, quasi come ritornello e includendo quest'ultima strofa del salmo. «Sciogliere il voto» è basilare nell'Oriente Antico e nella Bibbia, ove è prevista una dettagliata normativa (cfr. Lv 7,16-17; 22,17-25; Nm 6; 15,1-10). L'adempimento avveniva mediante un sacrificio di ringraziamento (= o di lode), come il salmista è intenzionato a fare (v. 17).

v. 15. «Preziosa agli occhi del Signore...»: il salmista, partendo dalla sua esperienza trascorsa, asserisce che la morte dei fedeli non può lasciare Dio inattivo e indifferente, come non lo è stato nei suoi riguardi.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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L’UNICO VERO DIO E I FALSI IDOLI

1 (113,9) Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per il tuo amore, per la tua fedeltà.

2 (113,10) Perché le genti dovrebbero dire: “Dov'è il loro Dio?”.

3 (113,11) Il nostro Dio è nei cieli: tutto ciò che vuole, egli lo compie.

4 (113,12) I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo.

5 (113,13) Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono,

6 (113,14) hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano.

7 (113,15) Le loro mani non palpano, i loro piedi non camminano; dalla loro gola non escono suoni!

8 (113,16) Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida!

9 (113,17) Israele, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.

10 (113,18) Casa di Aronne, confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.

11 (113,19) Voi che temete il Signore, confidate nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo.

12 (113,20) Il Signore si ricorda di noi, ci benedice: benedice la casa d'Israele, benedice la casa di Aronne.

13 (113,21) Benedice quelli che temono il Signore, i piccoli e i grandi.

14 (113,22) Vi renda numerosi il Signore, voi e i vostri figli.

15 (113,23) Siate benedetti dal Signore, che ha fatto cielo e terra.

16 (113,24) I cieli sono i cieli del Signore, ma la terra l'ha data ai figli dell'uomo.

17 (113,25) Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel silenzio,

18 (113,26) ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre.

Alleluia. _________________ Note

115,1 (113,9) Questo salmo, che le antiche versioni greca e latina hanno unito al precedente, ha come sfondo la comunità d’Israele (chiamata casa d’Israele, v. 12, vedi anche v. 9), che con i suoi sacerdoti (chiamati casa di Aronne, vv. 10.12) loda e celebra la grandezza del suo Dio.

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Approfondimenti

Gloria e fiducia nell’unico vero Dio Salmo di fiducia (+ motivi di supplica, liturgici e innici)

Il carme è stato classificato come “penitenziale”, “di rinnovamento dell'alleanza» o “per una generica funzione liturgica”. È indubbio tuttavia la sua origine nell’ambiente liturgico, tanto più che fa parte dell'Hallel pasquale. Probabilmente risale al post-esilio. II TM è ben conservato ed è ritmato con 3 + 3 accenti; nei vv. 4-8 è ripreso dal Sal 135, 15-18 con delle varianti. A livello strutturale ha la tendenza a procedere per agganci di parole, come «Dio» (nei vv. 2-3), «opera» (nei vv. 3-4), «confidare» (nel vv. 8-9), «cielo e terra» (nei vv. 15-16). La voce «cieli» fa da inclusione nei vv. 3 e 16. Lo sviluppo del pensiero è per antitesi. Il nome del Signore (JHWH) ricorre 12 volte. La simbologia è personale-somatica, spaziale-temporale (universalità), liturgica.

Divisione:

  • v. 1: introduzione: supplica d'intervento di Dio;
  • vv. 2-8: polemica antidolatrica;
  • vv. 9-15: fiducia e benedizione;
  • vv. 16-18: inno corale finale.

v. 1. «Non a noi...»: la comunità d'Israele non chiede direttamene il suo interesse, ma quello del Signore. È la sua gloria che desidera. E Dio stesso è pregato di manifestarla ancora.

v. 2. «Dov'è il loro Dio»: con l'intervento salvifico d'Israele Dio attesta la sua esistenza e la sua potenza presso i popoli, che ne hanno messo in dubbio ironicamente la sua esistenza e potenza (cfr. Sal 42,4-11; 79,10) ed è perciò un atto di gloria alla sua persona («suo nome») (cfr. Is 42,8; 48,11).

v. 3. Il salmista professa la fede nella trascendenza e onnipotenza di Dio. È la risposta alla provocazione dei pagani.

v. 8. «Sia come loro..»: è un'imprecazione contro i fabbricanti di idoli e chi pone in essi (idoli) la sua fiducia (cfr. Is 44,9).

v. 9. «loro aiuto e loro scudo»: l'espressione si ripete anche nei vv. 10b.11b, cfr. Sal 33,20; Dt 33,29.

v. 10. «la casa di Aronne»: si riferisce ai sacerdoti (Nm 3,10), custode del tempio e responsabile del culto divino.

v. 14. L'effetto della benedizione si manifesta nella fecondità, cfr. Gn 1,28; 8,17; 9,1; Dt 1,11; 1Cr 21,3. Ciò vale specialmente nel contesto storico del postesilio, dopo le sofferenze e la decimazione della popolazione.

v. 16. «I cieli sono i cieli del Signore»: in linea con i vv. 3-7 si afferma ancora che solo il Signore abita i cieli e non gli altri dei. Solamente lui è il re dell'universo. Egli ha dato la terra agli uomini per abitarla. Ad Israele ha dato la terra di Canaan nel contesto dell'alleanza.

Nel NT si riprende la polemica antidolatrica dei vv. 4-7 in 1 Cor 10,19-20; 12,2; Rm 1,23; Ap 9,20.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LE MERAVIGLIE DELL’ESODO DALL’EGITTO

1 Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,

2 Giuda divenne il suo santuario, Israele il suo dominio.

3 Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro,

4 le montagne saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge.

5 Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, per volgerti indietro?

6 Perché voi, montagne, saltellate come arieti e voi, colline, come agnelli di un gregge?

7 Trema, o terra, davanti al Signore, davanti al Dio di Giacobbe,

8 che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d'acqua.

_________________ Note

114,1 Evocazione dell’esodo dall’Egitto, che abbraccia poesia e preghiera, fede e storia, lode e canto. A Dio che stende la mano per liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana, risponde con prontezza tutto il creato, alleandosi con lui in questa prodigiosa opera.

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Approfondimenti

La natura rema ed esulta Inno

Il salmo celebra la liberazione dall'Egitto e l'elezione d'Israele a essere santuario e dominio di Dio. Il tutto è visto nella luce di un unico intervento teofanico. È una lirica bella, vivace, ritmica, essenziale, regolare nei suoi elementi e ardita nelle immagini. Il centro del salmo è dato dal v. 2 ove si dice che Giuda e Israele diventano santuario e dominio di Dio; i restanti versetti sono esplicativi e evocativi. C'è un effetto di suspense perché il Signore, soggetto delle azioni, si rivela solo al v. 7, alla fine. La natura è personificata: mare, Giordano, monti, colline, terra si muovono e tremano davanti all'epifania del Signore. Gli accenti nel TM sono 3 + 3. L'invito iniziale alla lode, comune negli inni, è dato semplicemente dall'alleluia d'inizio. Non c'è conclusione. Nelle antiche versioni (LXX, Vulgata), il Sal 114 era considerato unito al 115, ma è del tutto diverso da esso per genere letterario e per stile.

La divisione formale è:

  • vv. 1-2 (I strofa): Esodo ed elezione d'Israele;
  • vv. 3-4 (II strofa): i miracoli dell'esodo (mare, Giordano, monti);
  • vv. 5-6 (III strofa): domande al mare, al Giordano e ai monti protagonisti dei miracoli dell'esodo;
  • vv. 7-8 (IV strofa): teofania e prodigi nel deserto.

v. 1. «da un popolo barbaro»: alla lettera: «popolo balbuziente», nel senso che parla una lingua incomprensibile, straniera (cfr. Dt 28,49; Is 28,11; 33,19; Ger 5,15).  v. 2. «Giuda... Israele»: sebbene indichino i due regni divisi dopo Salomone, qui per la legge del parallelismo si riferiscono al popolo d'Israele nella sua unità e totalità. «il suo santuario... il suo dominio»: i due sostantivi sono da prendersi sia in senso territoriale che in senso spirituale. Si afferma la sacralità del popolo d'Israele, e del suo territorio, come anche il possesso divino sia d'Israele geografico, sia d'Israele come popolo. Le due dimensioni, quella territoriale e quella esistenziale, qui convergono.  v. 3. «il Giordano si volse indietro»: stando al verbo originale sbb (girare), che è adoperato anche per il girare frenetico del danzatori, si allude qui al vorticoso movimento delle acque del fiume, che si ritira in fretta come un nemico messo in fuga. In questo versetto il poeta supera nella sua visione immaginifica il dato di Gs 3,16, ove si parla solo di arresto del fiume, e non di fuga all'indietro. Si accentua così maggiormente l'aspetto prodigioso.

v. 4. «i monti saltellarono come arieti..»: il poeta descrive il terremoto della teofania del Sinai (Es 19) con l'immagine di un gregge improvvisamente impaurito o invasato, che si abbandona a una danza frenetica determinata da eccitati sobbalzi.

v. 7. «Trema»: il verbo ḥwl significa specificamente «contorcersi» per i dolori del parto (cfr. Sal 96,9; Ab 3,10). La terra deve contorcersi come una donna che sta per partorire, davanti all'apparizione maestosa dell'onnipotenza del Dio di Giacobbe.

v. 8. «che muta la rupe in un lago...»: tra tutti i prodigi avvenuti nel cammino del deserto, il salmista prende solo quello dell'acqua fatta scaturire dalla roccia (a Refidim e a Kades), e lo ingigantisce nella sua visione poetica, come ha fatto per il miracolo del Giordano. «che muta»: si usa qui un participio innico (hahōpkî) sottolineando la durata dell'azione. Significa quindi che Dio dà sempre acqua abbondante al suo popolo (Is 41,18; 48,21; cfr. Sal 78,15-16.20; 107,35).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO A DIO, AMOREVOLE VERSO I POVERI

1 Alleluia.

Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore.

2 Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre.

3 Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore.

4 Su tutte le genti eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria.

5 Chi è come il Signore, nostro Dio, che siede nell'alto

6 e si china a guardare sui cieli e sulla terra?

7 Solleva dalla polvere il debole, dall'immondizia rialza il povero,

8 per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo.

9 Fa abitare nella casa la sterile, come madre gioiosa di figli.

Alleluia.

_________________ Note

113,1 La collezione dei Sal 113-118 è conosciuta con il nome di Hallel, o “piccolo Hallel” (“inno di lode”, dall’acclamazione Alleluia, “Lodate il Signore”, che contraddistingue le singole composizioni) e fa da sfondo alla celebrazione di varie solennità della liturgia ebraica, soprattutto quella di Pasqua (vedi anche Mt 26,30; Mc 14,26). Da questo inno sale una lode universale a Dio che, con la sua bontà, abbraccia ogni ambito della vita dell’uomo e ogni dimensione del suo mondo ed estende la sua signoria su tutto il creato.

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Approfondimenti

Dio eccelso, giusto e pietoso Inno

È il primo del gruppo di salmi formanti l'Hallel (Sal 113-118), adoperati nel culto in occasione delle maggiori feste d'Israele (Pasqua, Pentecoste, Capanne, Dedicazione, Novilunio). Stando alla Mishnah, nella celebrazione pasquale, i primi due (Sal 113-114) venivano recitati prima della cena e gli altri (Sal 115-118) dopo. Nei vv. 5-9 si hanno nel TM le forme verbali con desinenza in y (segno di arcaizzazione o di antichità del salmo?). Tra gli elementi strutturanti abbiamo: un chiasmo tra i vv. 2a e 3b: «il nome del Signore sia benedetto... sia lodato il nome del Signore», e in 2b e 3a due polarismi di carattere temporale «ora e sempre» e «dal sorgere... al tramonto». Si noti il gioco di parole tra «sole» (šemeš) e «nome» (šēm) nel v. 3. Il movimento interno del salmo è in senso spaziale discendente nei vv. 4-6 e in senso ascendente nei vv. 7-8.

Divisione:

  • vv. 1-3: introduzione: invito alla lode;
  • vv. 4-9: corpo: motivazioni della lode. Manca la conclusione.

v. 1. «servi del Signore»: sono in senso stretto i sacerdoti o i leviti come in Sal 135,2, o più genericamente i fedeli (cfr. Sal 19,12.14; 27,9; 31,17; 34,23).

v. 4. «Su tutti i popoli eccelso è il Signore...»: si sottolinea la regalità e la maestà divina sugli uomini e sul creato, cfr. Sal 46,11; 92,2.

vv. 5-6. Questi due versetti centrali del salmo presentano nello stesso tempo la trascendenza (v. 5) e la condiscendenza di Dio (v. 6). Egli, la cui dimora sta oltre i cieli, al di sopra del firmamento (cfr. Sal 8,2; 47,10; 57,6.12; 104,3), «si china a guardare...» (v. 6), oltre i cieli che stanno ai suoi piedi, anche la terra, per venire incontro all'uomo.

vv. 7-9. I versetti riecheggiano il cantico di Anna (1Sam 2,1-10). Con alcune esemplificazioni si descrivono due casi di condiscendenza di Dio: il caso dell'indigente e del povero, e quello della sterile.

vv. 7-8. «l'indigente... il povero»: Dio solleva dallo stato di sofferenza, di miseria, di angoscia e di emarginazione l'indigente (ebr. dāl), colui che non ha un volto decoroso, e il povero (ebr. ’ebyôn) desideroso di pane e di dignità «polvere... immondizia»: l'indigente e il povero, come Giobbe (Gb 2,7-9), sono emarginati. Ma Dio li solleva dalla polvere e dall'immondizia, intese in senso materiale e morale, dando loro benessere e dignità (cfr. Gb 36,7).

v. 9. «Fa abitare la sterile...»: la sterilità nell'antico Israele era considerata maledizione di Dio (cfr. Gn 16,4-5; 1Sam 1,5-6; 2,5; Os 9,14). La sterile qui diventa madre, non solo, ma con numerosa prole; da triste ed emarginata si trasforma in «gioiosa».

Nel NT il Sal 113 ha contatti con il Magnificat: il v. 6 con Lc 1,48, e il v. 7 con Lc 1,52.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI ELOGIO DEL GIUSTO

1 Alleluia.

א Alef Beato l'uomo che teme il Signore ב Bet e nei suoi precetti trova grande gioia.

ג Ghimel 2 Potente sulla terra sarà la sua stirpe, ד Dalet la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

ה He 3 Prosperità e ricchezza nella sua casa, ו Vau la sua giustizia rimane per sempre.

ז Zain 4 Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: ח Het misericordioso, pietoso e giusto.

ט Tet 5 Felice l'uomo pietoso che dà in prestito, י Iod amministra i suoi beni con giustizia.

כ Caf 6 Egli non vacillerà in eterno: ל Lamed eterno sarà il ricordo del giusto.

מ Mem 7 Cattive notizie non avrà da temere, נ Nun saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

ס Samec 8 Sicuro è il suo cuore, non teme, ע Ain finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.

פ Pe 9 Egli dona largamente ai poveri, צ Sade la sua giustizia rimane per sempre, ק Kof la sua fronte s'innalza nella gloria.

ר Res 10 Il malvagio vede e va in collera, ש Sin digrigna i denti e si consuma. ת Tau Ma il desiderio dei malvagi va in rovina.

_________________ Note

112,1 La tecnica letteraria della composizione alfabetica avvicina questo inno (come il precedente) alla riflessione sapienziale, caratterizzata dall’elogio del giusto e dalla disapprovazione del malvagio (vedi anche Sal 1).

112,10 digrigna i denti: immagine di disperazione e di irrimediabile sconfitta.

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Approfondimenti

Chi teme il Signore avrà successo Salmo sapienziale

Il salmo si basa sulla dottrina della retribuzione terrena. Si mostra molto legato strutturalmente e ideologicamente con il Sal 111 che lo precede. Tra l'altro in ambedue c'è l'identica frase «la sua giustizia permane per sempre» (Sal 112,3b.9b / Sal 111,3b), inoltre il Sal 111,10 (ultimo versetto) termina con l'accenno al «timore del Signore» che si ritrova nel Sal 112,1 (all'inizio), e il ritratto del giusto è presente sia in Sal 111,1-2 che in Sal 112,2. Ma non si può parlare di completa identità, perché nel Sal 111 si evidenzia la bontà di Dio verso il suo popolo, e nel Sal 112, a livello più individuale, si mettono in risalto gli effetti della risposta positiva (vv. 2-9) o negativa (v. 10) dell'uomo nei riguardi di Dio. Il salmo è acrostico, ma per emistichi. Per la dottrina della retribuzione terrena è in sintonia con il Sal 37. Il campo semantico e simbolico è dato dallo spazio e dal tempo, dal corpo e dalla psiche, e dall'immagine bellica.

Divisione: * v. 1: beatitudine; * vv. 2-9: sviluppo della beatitudine per il giusto; * v. 10: rabbia dell'empio.

v. 1. «che teme il Signore»: cfr. Sal 111,10.

v. 2. «Potente sulla terra»: la potenza riguarda sia la solidità che l'abbondanza della discendenza nella «terra promessa».

v. 4. «come luce»: cfr. Is 58,10. «buono, misericordioso e giusto»: si attribuiscono al giusto le stesse qualità di Dio (unico caso nella Bibbia), cfr. Es 34,6; Sal 111,4.

v. 5. «con giustizia»: il giusto amministra i suoi beni con equità, senza inganno e illeciti interessi a differenza dell'empio (cfr. Sal 37,21).

v. 9. «Egli dona largamente ai poveri»: cfr. Prv 19,17; Tb 4,7-8. «la sua giustizia»: la giustizia qui significa «generosità, misericordia, munificenza», cfr. Mt 6,1; 2Cor 9,7-9.

v. 10. «L'empio vede...»: con forte contrasto e in antitesi è descritta, in un solo versetto, la rabbia e la delusione dell'empio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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INNO DI LODE A DIO

1 Alleluia.

Alef Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, Bet tra gli uomini retti riuniti in assemblea.

Ghimel 2 Grandi sono le opere del Signore: Dalet le ricerchino coloro che le amano.

He 3 Il suo agire è splendido e maestoso, Vau la sua giustizia rimane per sempre.

Zain 4 Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie: Het misericordioso e pietoso è il Signore.

Tet 5 Egli dà il cibo a chi lo teme, Iod si ricorda sempre della sua alleanza.

Caf 6 Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, Lamed gli diede l'eredità delle genti.

Mem 7 Le opere delle sue mani sono verità e diritto, Nun stabili sono tutti i suoi comandi,

Samec 8 immutabili nei secoli, per sempre, Ain da eseguire con verità e rettitudine.

Pe 9 Mandò a liberare il suo popolo, Sade stabilì la sua alleanza per sempre. Kof Santo e terribile è il suo nome.

Res 10 Principio della sapienza è il timore del Signore: Sin rende saggio chi ne esegue i precetti. Tau La lode del Signore rimane per sempre.

_________________ Note

111,1 Accanto alla lode e al ringraziamento a Dio per i grandi prodigi compiuti nella storia della salvezza e accanto allo stupore per il suo agire, sempre caratterizzato dalla giustizia, dalla fedeltà, dalla misericordia e dalla pietà, l’orante rinnova l’impegno di mantenersi fedele all’alleanza e alla legge ricevuta dal suo Dio. Per il ricorso alla tecnica della composizione alfabetica vedi nota a Sal 9.

111,6 l’eredità delle genti: la terra promessa.

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Approfondimenti

Lode e ringraziamento per le opere di Dio Inno

Salmo alleluiatico, come tutti i successivi fino al Sal 117. È acrostico alfabetico come il seguente Sal 112, ma per singoli emistichi e non per interi versetti. Dato il carattere più marcatamente liturgico (cfr. v. 1), è probabile il suo impiego nelle feste di rinnovamento dell'alleanza (cfr. v. 9) o nella festa di Pasqua, per l'accenno al «ricordo/memoriale» (cfr. v. 4a). Risale probabilmente al tempo del postesilio, per la fissità e stilizzazione delle formule della storia salvifica usate. Risente di qualche influsso sapienziale (cfr. v. 10) e deuteronomistico (cfr. vv. 1.4). Dal punto di vista letterario, il salmista, considerata la scelta dell'acrostico per emistichio, si avvale di formule dense e stringate, rinunciando alla legge del parallelismo. Adopera spesso lo stato enfatico (cfr. TM), come per es., nei vv. 2a (grandi), 3a (splendore), 4a (ricordo), 5a (cibo), 9a (redenzione). Gli accenti nel TM sono 3 + 3. Risalta nel salmo il dinamismo dell'attività di Dio (cfr. i vari verbi di azione) e la simbologia del “tempo” di Dio che corrisponde all'eternità. Il salmo si può così dividere:

  • v. 1: introduzione: proposito di ringraziare il Signore;
  • vv. 2-3: motivazione generale solenne;
  • vv. 4-9: corpo: racconto delle azioni salvifiche di Dio;
  • v. 10: conclusione: riflessione sapienziale (stimolo alla risposta dell'uomo).

v. 5. «Egli dà il cibo.»: la voce «cibo» (ṭerep) nel TM sta in stato enfatico e di per sé significa: preda, bottino, provvista. Oltre al riferimento storico della manna e delle quaglie di Es 16 e Nm 11, si evidenzia sia la gratuità del dono («dà») che la sua quotidianità. Dio infatti, come lo ha dato allora, lo dà tutti i giorni, perché «si ricorda sempre della sua alleanza» (cfr. Sal 81,17; 136,25; 147,14).

vv. 7-8. Professando la «stabilità, fedeltà» (verità) e l'equità (diritto) delle opere di Dio, precedentemente accennate, il salmista applica le stesse qualità alla legge. Facendo un paragone dice che come le sue opere sono stabili e giuste, così anche i suoi vari precetti.

v. 10. «Principio della sapienza è il timore del Signore»: «principio» (rē’šît) più che nel senso di «inizio» è da vedersi nel senso di «massima espressione, culmine» della sapienza (ḥokmāh), che è completa conoscenza della realtà. Il «timore di Dio»: esprime la risposta riverenziale religiosa di fede a Dio che si manifesta all'uomo. «la lode del Signore è senza fine»: come la sua giustizia del v. 3b, con cui il v. 10c fa inclusione, anche la lode di Dio non ha fine. L'espressione è un atto di fede e un augurio nello stesso tempo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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IL MESSIA, RE E SACERDOTE 1 Di Davide. Salmo.

Oracolo del Signore al mio signore: “Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”.

2 Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici!

3 A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato.

4 Il Signore ha giurato e non si pente: “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”.

5 Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira,

6 sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra;

7 lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa.

_________________ Note

110,1 Regalità e sacerdozio sono i motivi che confluiscono in questo salmo che, insieme con Sal 2, nella tradizione giudaica e cristiana è stato interpretato in chiave messianica (e cristologica, per i cristiani). Si tratta di una composizione molto antica, ma continuamente attualizzata nella liturgia e citata spesso nel NT (Mt 22,41-45; Mc 12,35-37; Lc 20,41-44; vedi anche At 2,34-35; 1Cor 15,25.27; Eb 1,13; 10,12-13). Il primo oracolo (vv. 1-3) riguarda l’investitura regale e ha come sfondo 2Sam 7; il secondo oracolo (vv. 4-6) è pronunciato durante l’investitura sacerdotale. La dignità sacerdotale del re non viene ricondotta al sacerdozio levitico (di cui Aronne era il rappresentante principale), ma a quella di Melchìsedek, il re-sacerdote della città di Gerusalemme non ancora conquistata da Davide (Gen 14). È da ricordare che il re di discendenza davidica, benché non fosse di stirpe sacerdotale, tuttavia esercitava, in particolari situazioni, compiti sacerdotali (vedi 1Re 8,62-66).

110,1 Oracolo: designa una dichiarazione di particolare importanza; signore è il titolo attribuito al re; la destra è il posto d’onore; sgabello dei tuoi piedi è riferito ai nemici, sui quali il re vittorioso poneva il piede in segno di dominio.

110,3 Questo versetto viene tradotto qui secondo la versione greca dei LXX. Il testo ebraico dice: “Il tuo popolo è pronto nel giorno della tua potenza; a te, tra santi splendori, dal grembo dell’aurora viene la rugiada della tua giovinezza”.

110,4 La figura di Melchìsedek compare in Gen 14,18. Nella lettera agli Ebrei il sacerdozio di Cristo è descritto a partire dal Sal 110 (vedi Eb 5,6.10; 6,20; 7,11.17).

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Approfondimenti

Il Messia re e sacerdote Salmo regale

L'orante riporta in questo salmo sostanzialmente due oracoli, con i quali un sovrano del regno di Giuda viene investito sia della regalità (vv. 1-3) come nel Sal 2, sia del sacerdozio, la cui origine ed esercizio non è da vedersi in Aronne, ma in Melchisedek (vv. 4-7). Si tratta di un componimento arcaico; è uno dei salmi più importanti del Salterio e tra i più commentati. Molto probabilmente risale all'epoca davidica, ma liturgicamente è stato continuamente attualizzato fino a che, con la scomparsa della monarchia, ha ricevuto una chiara interpretazione messianica. Nel salmo si evidenzia la figura di un re-guerriero che si addice di più a Davide. La simbologia corrente è quella spaziale, regale, bellica e politica. Lo stato del TM è globalmente accettabile anche se presenta delle incertezze e alcuni problemi d'interpretazione (cfr. v. 3). Nel v. 1 c'è (in ebraico) l'assonanza tra «al mio signore... alla mia destra» (la’adōnî/lîmînî) e «i tuoi nemici... ai tuoi piedi» (’ōybêka/lᵉraglêka). Nei vv. 1b-3 prevale la rima in... êka. Strutturalmente si divide in due quadretti riportanti ciascuno un oracolo. Il primo oracolo (la regalità) ha come sfondo 2Sam 7 e il secondo (il sacerdozio) Gn 14,18-20.

Divisione:

  • vv. 1-3: oracolo regale;
  • vv. 4-7: oracolo sacerdotale.

v. 1a. Un profeta cultuale si rivolge al sovrano con lo stile di corte, indirizzandogli un oracolo di intronizzazione. «al mio Signore»: «mio Signore» (’adōnî): così con una certa solennità, nello stile di corte, è chiamato il re (cfr. 1Sam 22,12; 25,25; 26,18; 1Re 1,13.17).

v. 1b. «Siedi alla mia destra..»: è la formula di intronizzazione. Il sedersi alla destra esprime una posizione di prestigio, la partecipazione alla stessa dignità della persona alla cui destra si siede. Alla destra del re siede la regina (Sal 45, 10), la madre di Salomone (1Re 2,19). Qui sị tratta della stessa partecipazione alla dignità di Dio, di cui il re è il luogotenente sulla terra. «finché io ponga...»: è il Signore che, nel momento dell'investitura, promette al re di assisterlo nella difesa del suo popolo sconfiggendo i suoi nemici. «sgabello dei tuoi piedi»: il simbolismo è noto nella Bibbia (cfr. Gs 10,24; Sal 99,5; Dn 7,14) e molto comune nell'Antico Oriente come segno dell'annientamento completo dei nemici.

v. 2. «Lo scettro del tuo potere...»: al simbolismo del trono e dello sgabello del v. 1 subentra quello dello scettro, simbolo di vittoria sui propri nemici. Ma non viene adoperato per la voce «scettro» il termine regale specifico šebet (Sal 2,9; 45,7; Is 9,3; 11,4; 14,5; Nm 17,16-25), ma maṭṭēh, un sinonimo più generico con il significato di «bastone pastorale» di comando (cfr. Ger 48,17; Ez 19,11), come il bastone di Aronne (Es 7,9.10.12); «stende il Signore da Sion»: si sottolinea che il potere del re viene dal Signore, il cui tempio terrestre sta in Sion. La posizione “ancipite” dell'espressione «da Sion» fa sì che si possa accordare sia con l'espressione precedente che con la seguente. Il Signore «da Sion» perciò è fonte sia dell'autorità regale che del dominio del re.

v. 3. «A te il principato...»: il v. 3 è oscuro e si presta a diverse interpretazioni. Secondo la traduzione dei LXX, ripresa dalla Vulgata, si ha qui un nuovo oracolo riguardante la filiazione adottiva divina del re, secondo il «protocollo regale» come nel Sal 2, e nella linea dell'oracolo di Natan (2Sam 7,14; Sal 89,27). Molti esegeti scorgono almeno un'allusione a una predestinazione fin dal seno materno del re-Messia. Ma il versetto si inserisce probabilmente con gli altri nello stesso contesto della cerimonia dell'incoronazione del sovrano. Così, davanti all'esercito schierato per la parata solenne dell'incoronazione, tutto il popolo presente proclama il suo impegno a combattere per il re e per la nazione. Una traduzione più aderente al TM può essere: «Il tuo popolo è generosità (= si impegna volentieri) nel giorno in cui appare la tua potenza (militare), negli splendori di santità. Dal grembo dell'aurora per te è la rugiada della (tua) gioventù (i tuoi giovani soldati)». Quindi, sulla scia del pensiero del v. 2, il v. 3 descrive la forza e l'abnegazione del popolo e dei suoi giovani militari, che il Signore mette a disposizione del re per dominare sui nemici. «dal seno dell'aurora, come rugiada..»: il «seno dell'aurora» da cui scaturisce la rugiada è un simbolismo che richiama ad antichi miti. È segno di fecondità, di forza e di vita. Secondo la traduzione dei LXX l'espressione poetica alluderebbe all'origine misteriosa del Messia. «io ti ho generato»: mentre nel Sal 2,7 l'espressione indica la figliolanza adottiva del re nel giorno dell'incoronazione, qui sembra indicare in un certo modo la figliolanza divina in senso stretto.

v. 4a. «Il Signore ha giurato»: per il giuramento solenne del Signore a Davide cfr. Sal 89,4.36.50; 132,11.

v. 4b. «Tu sei sacerdote per sempre..»: il Signore dà al sovrano accanto alla dignità regale anche quella sacerdotale: esse dureranno «sempre» perché Dio non si pentirà mai. L'investitura sacerdotale viene direttamente da lui, a differenza del sacerdozio aronnitico che si trasmetteva per l'imposizione delle mani (Lv 8-9; Es 34). Così Davide fu re e sacerdote insieme (2Sam 6) e anche suo figlio Salomone (1Re 8). «al modo di Melchisedek»: si specifica il tipo di sacerdozio. Ci si richiama al sacerdozio di Melchisedek (Gn 14,18-20) che benedisse Abramo. Si collega così la figura del re a quella di Melchisedek, re e sacerdote insieme.

v. 5a. «Il Signore è alla tua destra»: i vv. 5-7 che commentano l'oracolo si aprono con un'acclamazione che riprende liberamente il v. 1 «Siedi alla mia destra», con la variante che nel v. 1 il re è invitato a sedere alla destra di Dio, ma qui è il Signore che sta alla destra del re! L'espressione indica protezione.

vv. 5b-6. Il salmista descrive l'effetto della collera di Dio (cfr. Sal 2,5). Ma secondo un'altra interpretazione si tratta della collera del re che si inserisce su quella di Dio, perché i due agiscono all'unisono (cfr. Sal 2,9-12).

v. 7. «Lungo il cammino... alta la testa»: il versetto è enigmatico se si suppone che il soggetto sia Dio come nei vv. 5-6. Nel caso, con un forte antropomorfismo, si descrive Dio con l'atteggiamento dell'eroe, che dopo una vittoriosa battaglia, si disseta e solleva il capo in atteggiamento vittorioso (cfr. Sal 27,6). Se i vv. 5b-7 sono attribuiti al re si comprende di più la sua sosta ristoratrice dopo la battaglia e il sollevamento della testa in segno di trionfo, in contrasto con le teste dei suoi nemici cadute del v. 6.

v. 11. v. 1 è citato direttamente da Gesù in Mc 12,36 (Mt 22,44; Lc 20,42), e inoltre, come citazione semplificata, in Mt 26,64 (cfr. Mc 14,62; Lc 22,69). La lettera agli Ebrei riflette sul Sal 110; per il v. 1 (Cristo siede alla destra di Dio) cfr. Eb 1,3.13; 2.5.8; 10,12-13; 12,2; 1Pt 3,22. Il v. 4 (Cristo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedek) è citato in particolare in Eb 7 e inoltre in Eb 5,6; 8,1.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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