📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA DAL 25 DICEMBRE 2022

LA RESTAURAZIONE FINALE DI GERUSALEMME

Il combattimento escatologico 1Oracolo. Parola del Signore su Israele. Oracolo del Signore che ha dispiegato i cieli e fondato la terra, che ha formato il soffio vitale nell’intimo dell’uomo: 2«Ecco, io farò di Gerusalemme come una coppa che dà le vertigini a tutti i popoli vicini, e anche Giuda sarà in angoscia nell’assedio contro Gerusalemme. 3In quel giorno io farò di Gerusalemme come una pietra pesante per tutti i popoli: quanti vorranno sollevarla ne resteranno graffiati; contro di essa si raduneranno tutte le nazioni della terra. 4In quel giorno – oracolo del Signore – colpirò tutti i cavalli di terrore, e i loro cavalieri di pazzia; mentre sulla casa di Giuda terrò aperti i miei occhi, colpirò di cecità tutti i cavalli dei popoli. 5Allora i capi di Giuda penseranno: “La forza dei cittadini di Gerusalemme sta nel Signore degli eserciti, loro Dio”. 6In quel giorno farò dei capi di Giuda come un braciere acceso in mezzo a una catasta di legna e come una torcia ardente fra i covoni; essi divoreranno a destra e a sinistra tutti i popoli vicini. Solo Gerusalemme resterà al suo posto. 7Il Signore salverà in primo luogo le tende di Giuda, perché la gloria della casa di Davide e la gloria degli abitanti di Gerusalemme non cresca più di quella di Giuda. 8In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l’angelo del Signore davanti a loro. 9In quel giorno io mi impegnerò a distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme.

Grande lamento sul trafitto 10Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. 11In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. 12Farà lutto il paese, famiglia per famiglia: la famiglia della casa di Davide a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Natan a parte e le loro donne a parte; 13la famiglia della casa di Levi a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Simei a parte e le loro donne a parte; 14tutte le altre famiglie a parte e le loro donne a parte.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

LA RESTAURAZIONE FINALE DI GERUSALEMME 12,1-14,21 Gli oracoli di questa seconda parte del Deuterozaccaria introdotti spesso con l'espressione «in quel giorno» (16 volte) e redatti in prosa ritmata, rappresentano un mosaico di vaticini consacrati alla vittoria definitiva sui nemici di Israele, alla conversione del popolo e alla gloria escatologica di Gerusalemme, che diventa la capitale spirituale del regno di Dio.

Il combattimento escatologico 12,1-9 Nella grande lotta finale i popoli si scagliano contro la città santa (vv. 1-3), ma essa, insieme alla casa di Davide e tutto il paese di Giuda, viene prodigiosamente liberata (vv. 4-9). Il brano presenta quattro oracoli che iniziano con la formula «in quel giorno» (vv. 3.4.6.8.). Di Gerusalemme e di Giuda si parla in modo differenziato. Gerusalemme occupa il primo posto nei vv. 3a, 4ac, 5, mentre Giuda è al secondo posto (vv. 3b.4b). Nei vv. 6s. Giuda si trova messo in evidenza, mentre Gerusalemme è al secondo posto (vv. 6b.7b). Probabilmente si tratta di due tradizioni non completamente amalgamate, riguardanti l'antagonismo tra la capitale e gli abitanti della campagna, e le rivendicazioni di questi ultimi per avere gli stessi diritti dei cittadini di Gerusalemme. Si accumulano immagini in parte nuove per illustrare la guerra: la «coppa» (v. 2), la «pietra da carico» (v. 3), «cavalli e cavalieri» (v. 4), la «catasta di legna», la «torcia ardente» (v. 6).

v. 1. Le prime parole del v. sono probabilmente un titolo aggiunto dall'editore agli ultimi cc. del libro. «Israele» indica tutto il popolo eletto, non solamente il regno del Nord come nel v. 11.

v. 2. La «coppa» significa metaforicamente il castigo provocato dalla collera del Signore, e che consiste nella perdita del giusto ragionamento (cfr. Is 51,17; Ger 25,15; 49,12; Ez 23,31-34; Ab 2,16; Sal 75,9).

v. 5. «terrò aperti i miei occhi»: immagine che indica la conoscenza e la protezione divina. La cecità è una piaga, come lo stordimento e la paura (cfr. Dt 28,28).

v. 7. «le tende di Giuda»: questa locuzione arcaizzante designa tutta la tribù meridionale (cfr. Gdc 7,8; 19,9; 20,8); «la casa di Davide: è da intendersi della classe dirigente, anziché della dinastia davidica propriamente detta. La provincia sarà salvata prima della capitale. Si nota una certa disistima per la discendenza di Davide.

v. 8. Il v. illustra il rinnovamento della comunità. Davide è il tipo dell'uomo coraggioso, audace in battaglia (cfr. 1Sam 18,6-16). Gli abitanti di Gerusalemme saranno benedetti, in modo da poter affrontare eroicamente il conflitto finale (cfr. Gl 4,10). «come Dio»: audace termine di paragone che comporta un invincibile slancio nella lotta (cfr. 2Sam 14,17; Is 9,5-7). «L'angelo del Signore»: ricorda l'antica tradizione del deserto, per cui Dio si rendeva presente e operante mediante l'angelo (cfr. Es 33,2).

Grande lamento sul trafitto 12,10-14 Brano particolarmente oscuro e introdotto in modo brusco, in cui è presentato un personaggio che viene colpito a morte ed è pianto da tutto il popolo che si converte a Dio.

v. 10. «spirito di grazia e di consolazione»: alla lettera «di buona volontà e di implorazione». Sono delle disposizioni interne che caratterizzano l'uomo nel suo rapporto con Dio. Lo spirito del Signore (cfr. Ez 39,29; Gl 3,1s.) opera una profonda trasformazione negli abitanti di Gerusalemme, che si rivolgono a Dio con sincera fiducia (Ez 36,27-31); «a colui che hanno trafitto»: letteralmente: «a me che hanno trafitto». Dio stesso si dichiara colpito dalla morte inflitta al suo inviato. Nelle sentenze che seguono, personaggio è distinto da Dio. Il lutto per la morte del figlio unico esprime il più acuto dolore. Negli scritti giovannei la frase «volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» è applicata come profezia a Cristo crocifisso (Gv 19,37; Ap 1,7).

v. 11. «Adad-Rimmon» è una divinità fenicia, che si credeva morisse alla fine del raccolto e rivivesse al ritorno delle piogge. Questo culto era praticato anche nella pianura di Esdrelon, nella quale sorge la fortezza di Meghiddo (ctr. Ez 8,14). Il lutto nazionale in onore del «trafitto» è paragonato al grande dolore che accompagna il culto cananeo.

v. 12. La liturgia penitenziale si svolge in modo ordinato secondo i clan e il sesso. La «famiglia» è da intendersi in senso largo di parentela. La monotona ripetizione delle stesse parole tenta di ritrarre le fluttuazioni sonore del lamento. «Natan» è un figlio di Davide (cfr. 2Sam 5,14). Sono menzionati per primi i membri della famiglia reale, poi quelli delle famiglie sacerdotali.

v. 13. Simei è un discendente di Gerson, figlio di Levi (Nm 3,21), perciò è di stirpe sacerdotale.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

Umiliazione dei potenti 1Apri, Libano, le tue porte, e il fuoco divori i tuoi cedri. 2Urla, cipresso, perché il cedro è caduto, gli splendidi alberi sono distrutti. Urlate, querce di Basan, perché la foresta impenetrabile è abbattuta! 3Si ode il lamento dei pastori, perché la loro gloria è distrutta! Si ode il ruggito dei leoncelli, perché è devastata la magnificenza del Giordano!

Allegoria dei due pastori 4Così parla il Signore, mio Dio: «Pascola quelle pecore da macello 5che i compratori sgozzano impunemente e di cui i venditori dicono: “Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito”, e i loro pastori non ne hanno pietà. 6Neppure io perdonerò agli abitanti del paese. Oracolo del Signore. Ecco, io abbandonerò gli uomini ognuno in balìa del suo vicino e del suo re, perché devastino il paese, e non mi curerò di liberarli dalle loro mani». 7Io dunque mi misi a pascolare le pecore da macello per conto dei mercanti di pecore. Presi due bastoni: uno lo chiamai Benevolenza e l’altro Unione, e condussi al pascolo le pecore. 8Nel volgere di un solo mese eliminai tre pastori. Ma io mi irritai contro di esse, perché anch’esse mi detestavano. 9Perciò io dissi: «Non sarò più il vostro pastore. Chi vuole morire muoia, chi vuole perire perisca, quelle che rimangono si divorino pure fra loro!». 10Presi il bastone chiamato Benevolenza e lo spezzai: ruppi così l’alleanza da me stabilita con tutti i popoli. 11Lo ruppi in quel medesimo giorno; i mercanti di pecore che mi osservavano, riconobbero che quello era l’ordine del Signore. 12Poi dissi loro: «Se vi pare giusto, datemi la mia paga; se no, lasciate stare». Essi allora pesarono trenta sicli d’argento come mia paga. 13Ma il Signore mi disse: «Porta al fonditore questa grandiosa somma, con cui sono stato da loro valutato!». Io presi i trenta sicli d’argento e li portai al fonditore della casa del Signore. 14Poi feci a pezzi il secondo bastone chiamato Unione, per rompere così la fratellanza fra Giuda e Israele. 15Quindi il Signore mi disse: «Prendi ancora gli attrezzi di un pastore insensato, 16poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le giovani, non curerà le malate, non nutrirà quelle ancora sane; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro persino le unghie. 17Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada colpisca il suo braccio e il suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Umiliazione dei potenti 11,1-3 Patetica lamentazione, che offusca la precedente gioia della restaurazione, sulla caduta di Giuda e di Giuseppe presentati allegoricamente sotto la figura di alberi pregiati (cfr. Am 5,2; Is 14,4-21; Ger 6,1-5). Tre volte è ripetuto il termine «urlo» applicato agli alberi e ai leoni.

v. 1. «le porte» sono gli accessi che introducono nelle fitte foreste che diventano preda del fuoco.

v. 2. «i cipressi, i cedri, le querce di Basan» sono simboli delle potenze mondane fiere e orgogliose (cfr. 2Re 19,33; Am 2,9; Is 14,8; 37,24; 60,13; Ez 27,6; Sal 29,5).

v. 3. «la magnificenza del Giordano» è la foresta di cipressi che si trova alle foci del fiume (cfr. Ger 49,19; 50,44). L'ampiezza del disastro è espressa dal lamento dei pastori, cioè dei capi inetti, e dei leoncelli, che designano gli spietati tiranni di Israele (cfr. Dt 33,22; Ger 35,34-37).

Allegoria dei due pastori 11,4-17 Brano allegorico in prosa e in prima persona, contenente azioni simboliche di difficile interpretazione. Viene descritta in modo simbolico l'attività del buon pastore che si sforza di tenere unito il gregge (vv. 4-7), ma ripudiato dalle pecore, egli perde la pazienza e rinuncia al suo ufficio; perciò spezza i due vincastri «Benevolenza» e «Unione» e getta nel tempio lo stipendio di trenta denari (vv. 8-14). Un pastore inetto che sfrutta le pecore, viene colpito dalla maledizione (vv. 15ss.). Probabilmente nel capitolo si trovano delle allusioni ad alcuni eventi a noi sconosciuti; comunque il brano, che si ispira a Ez 34, ha uno scopo didattico: Dio si premura di governare il popolo oppresso, che però si dimostra refrattario.

v. 4. «quelle pecore da macello»: il profeta è incaricato da Dio dell'ufficio di pascere un popolo che è vittima di capi che lo conducono alla morte (cfr. Ger 12,3; 23,1-6; Ez 34,17-31; Sal 44,12.23).

v. 5. «compratori... venditori»: sono i capi sfruttatori del popolo, che bestemmiano Dio, in quanto lo fanno responsabile del loro iniquo guadagno, che in realtà è dovuto all'incuria dei dirigenti. Dopo l'esilio babilonese il popolo era governato dai sacerdoti.

v. 6. Il v. è probabilmente un'aggiunta posteriore, poiché interrompe l'allegoria del pastore e l'orizzonte si estende all'universo.

v. 7. «due bastoni»: sono le aste usate dai pastori per dirigere il percorso delle pecore e per il proprio sostegno (ctr. Ez 37,15-28). «Benevolenza» indica il favore divino, sorgente di prosperità (cfr. Sal 90,17), «Unione» designa l'unità del popolo che obbedisce ai precetti dell'alleanza.

v. 8. Il numero tre, cifra perfetta e talvolta simbolica, indica una serie di pastori inetti, che vengono rimossi. Probabilmente si tratta di sommi sacerdoti, ma la loro identificazione rimane oscura; «nel volger di un solo mese», indica, nello stile apocalittico, un breve intervallo di tempo (cfr. Os 5,7).

v. 9. Il popolo, diventato ingovernabile, cade nell'anarchia che lo porta alla rovina.

v. 10. Solenne annuncio della rottura dell'alleanza sinaitica destinata a coinvolgere tutti i popoli (cfr. Os 2,20; Ger 2,3).

v. 12. «trenta sicli d'argento» sono il prezzo di uno schiavo. Questa somma irrisoria è un insulto per il Signore, rappresentato dal profeta. Nel tempio di Gerusalemme c'era anche una banca, in cui si poteva depositare il denaro. In Mt 27,3-10 i vv. 12s. sono applicati (però sono attribuiti al profeta Geremia) al tradimento di Cristo compiuto da Giuda. Il testo è interpretato in un senso globale. Come il profeta è stato ripudiato dal popolo e vilmente apprezzato, così Gesù è stato rifiutato e tradito per un vile prezzo.

v. 13. Dio comanda ironicamente di consegnare il denaro al tesoro del tempio, perché non poteva essere considerato come una giusta ricompensa per la sollecitudine che il pastore aveva dimostrato verso il popolo.

v. 14. Si può scorgere una possibile allusione allegorica alla definitiva separazione della comunità samaritana da quella di Gerusalemme. Nel IV sec. a.C. i Samaritani costruirono il loro tempio sul monte Garizim. In questo modo tramontava il rinnovato sogno di riunificare l'antico popolo di Dio (cfr. Os 2,1s.; Ez 37,15-28; Ger 3,1-18).

v. 16. Viene simbolicamente descritta la pessima condotta dei capi. Le pecore che si perdono sono quelle in pericolo di essere rapite o sbranate da un lupo.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

Il dono della pioggia 1Chiedete al Signore la pioggia tardiva di primavera; è il Signore che forma i nembi, egli riversa pioggia abbondante, dona all’uomo il pane, a ognuno l’erba dei campi. 2Poiché i terafìm dicono menzogne, gli indovini vedono il falso, raccontano sogni fallaci, danno vane consolazioni: perciò vagano come un gregge, sono oppressi, perché senza pastore.

Ritorno e restaurazione 3Contro i pastori divampa il mio sdegno e contro i montoni dirigo lo sguardo, poiché il Signore degli eserciti visiterà il suo gregge e ne farà come un cavallo splendido in battaglia. 4Da lui uscirà la pietra d’angolo, da lui il piolo, da lui l’arco di guerra, da lui tutti quanti i condottieri. 5Saranno come prodi che calpestano il fango delle strade in battaglia. Combatteranno, perché il Signore è con loro, e rimarranno confusi coloro che cavalcano i destrieri. 6Io rafforzerò la casa di Giuda e renderò vittoriosa la casa di Giuseppe: li ricondurrò, poiché ne ho avuto pietà; saranno come se non li avessi mai ripudiati, poiché io sono il Signore, loro Dio, e li esaudirò. 7Saranno come un eroe quelli di Èfraim, gioirà il loro cuore come inebriato dal vino, i loro figli vedranno e gioiranno e il loro cuore esulterà nel Signore. 8Con un fischio li chiamerò a raccolta, quando li avrò riscattati, e saranno numerosi come prima. 9Dopo che li avrò dispersi fra i popoli, nelle regioni remote si ricorderanno di me, vi alleveranno figli e torneranno. 10Li farò ritornare dalla terra d’Egitto, li raccoglierò dall’Assiria, per ricondurli nella terra di Gàlaad e del Libano, e non basterà per loro lo spazio. 11Attraverseranno il mare d’Egitto, percuoteranno le onde del mare, saranno inariditi i gorghi del Nilo. Sarà abbattuto l’orgoglio dell'Assiria e rimosso lo scettro d’Egitto. 12Li renderò forti nel Signore e cammineranno nel suo nome». Oracolo del Signore.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Il dono della pioggia 10,1-2 Ammonimento di eccellente fattura letteraria rivolto al popolo perché chieda solamente al Signore la pioggia e non agli altri idoli, incapaci di procurare la salvezza (cfr. Ger 14,22; 51,16). Viene ripresa la polemica tradizionale contro l'idolatria.

v. 1. «La pioggia tardiva» è quella dei mesi di aprile-maggio, particolarmente benefica per i cereali e gli altri prodotti del suolo (cfr. Dt 11,14; Os 6,3; Ger 3,3; 5,24; Gl 2,23). La pioggia diventa un'immagine della prosperità salvifica del popolo.

v. 2. «strumenti divinatori», letteralmente in ebraico terafim. In origine essi erano dei piccoli idoli considerati come divinità tutelari del focolare domestico; in seguito divennero strumenti di divinazione (1Sam 15,33; 2Re 23,24; Es 21,26). I profeti combatterono strenuamente contro questa superstizione (cfr. Ger 27,9; Mic 3,7), «gli indovini» mediante l'interpretazione di segni materiali pretendono di scoprire la volontà di Dio (cfr. Dt 18,10.14); in realtà essi inventano delle cose inesistenti e predicono delle falsità che piacciono al popolo (Nm 22,7; 23,23).

Ritorno e restaurazione 10,3-12 Oracolo di salvezza simile a 9,11-17, redatto in stile epico, in cui si annuncia il ritorno in patria dei dispersi grazie alla restaurazione dei due regni del Nord e del Sud (vv. 3-6) e la vittoria del regni uniti sopra i nemici (vv. 7-12). Frequenti sono le immagini belliche e i motivi esodici. Si alternano oracoli messi in bocca al Signore in prima persona (vv. 3ab.6.8ss.12) e sentenze in terza persona attribuite al profeta (vv. 3cd.4s.7.11).

v. 3. «pastori... montoni»: sono metafore che indicano probabilmente i capi indegni del popolo eletto (cfr. Ger 2,8; 3,15; 10,21; 23,2; Ez 34). «visiterà»: il termine indica un intervento salvifico di Dio in prospettiva escatologica (cfr. Is 24,21; 26,21; 27,1; Sap 3,7). «cavallo da parata»: questa immagine strana è applicata al popolo eletto, che diventa il cavallo d'onore di Dio.

v. 4. «Da lui», cioè da Giuda chiamato a dirigere le operazioni belliche; «la pietra d'angolo», «il chiodo» e «l'arco» sono espressioni metaforiche che designano i capi locali dell'esercito e di tutto il paese (cfr. Gdc 20,2; 1Sam 14,38; Is 19,13).

v. 5. «coloro che cavalcano i destrieri»: sono i nemici del popolo eletto, che nei vv. 10s. sono identificati con l'Assiria e con l'Egitto.

v. 6. «Giuda... Giuseppe»: indicano gli abitanti del regno del Sud e del Nord che ritornano in patria dall'esilio, facendo l'esperienza di un nuovo esodo, comportante il passaggio del Mare dei Giunchi e il cammino attraverso il deserto (cfr. v. 11). La gioia dei reduci richiama quella dell'oracolo messianico del v. 9,9.

v. 8. «Con un fischio»: l'immagine è presa dalla vita pastorale; in questo modo il pastore raduna le sue pecore (cfr. Is 5,26; 7,18), e Dio dà il via al rimpatrio.

v. 9. Il ricordo del Signore suppone la fede, l'obbedienza e il rendimento di grazie per i benefici ricevuti (cfr. Dt 7,18; Is 26,13; 46,8s.; 63,7; Ger 51,50; Ez 6,9).

v. 10. «l'Egitto» e «l'Assiria», paesi oppressori degli Ebrei, rappresentano simbolicamente ogni potenza nemica del popolo eletto. «Galaad», regione ricca di pascoli e foreste, si trova in Transgiordania (cfr. Nm 32; Dt 3,12; Gdc 13,11). Questo territorio e «il Libano», cioè la regione montuosa della Galilea settentrionale, saranno abitate dai reduci ebrei; però lo spazio non sarà sufficiente ad accogliere il loro numero imponente.

v. 11. Il ritorno sarà accompagnato dai prodigi dell'esodo dall'Egitto. «il mare verso Tiro»: lezione congetturale; il Testo masoretico legge: «mare della sciagura». Sarebbe possibile adottare anche la lezione: «il mare d'Egitto».

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

IL DEUTEROZACCARIA

TEMI MESSIANICI

Il nuovo popolo di Dio 1Oracolo. «La parola del Signore è sulla terra di Adrac e si posa su Damasco, poiché al Signore appartiene la perla di Aram e tutte le tribù d’Israele, 2e anche Camat sua confinante e Tiro e Sidone, ricche di sapienza. 3Tiro si è costruita una fortezza e vi ha accumulato argento come polvere e oro come fango delle strade. 4Ecco, il Signore se ne impossesserà, sprofonderà nel mare le sue mura ed essa sarà divorata dal fuoco. 5Àscalon vedrà e ne sarà spaventata, Gaza sarà in grandi dolori, e così pure Ekron, perché svanirà la sua fiducia; scomparirà il re da Gaza e Àscalon rimarrà disabitata. 6Bastardi dimoreranno ad Asdod, abbatterò l’orgoglio del Filisteo. 7Toglierò il sangue dalla sua bocca e i suoi abomini dai suoi denti. Diventerà anche lui un resto per il nostro Dio, sarà come una famiglia in Giuda ed Ekron sarà simile al Gebuseo. 8Mi porrò come sentinella per la mia casa contro chi va e chi viene, non vi passerà più l’oppressore, perché ora io stesso sorveglio con i miei occhi.

L'avvento del Messia umile 9Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. 10Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra.

Liberazione e vittoria 11Quanto a te, per il sangue dell’alleanza con te, estrarrò i tuoi prigionieri dal pozzo senz’acqua. 12Ritornate alla cittadella, prigionieri della speranza! Ve l’annuncio oggi stesso: vi ripagherò due volte. 13Tendo Giuda come mio arco, faccio di Èfraim la mia arma; ecciterò i tuoi figli, Sion, contro i tuoi figli, Iavan, ti renderò come spada di un eroe. 14Allora il Signore comparirà contro di loro, come fulmine guizzeranno le sue frecce; il Signore darà fiato al corno e marcerà fra i turbini che vengono dal mezzogiorno. 15Il Signore degli eserciti li proteggerà: divoreranno e calpesteranno le pietre della fionda, berranno il loro sangue come vino, ne saranno pieni come bacini, come i corni dell’altare. 16Il Signore, loro Dio, in quel giorno li salverà, come gregge del suo popolo; come gemme di un diadema brilleranno sulla sua terra. 17Che ricchezza, che felicità! Il grano darà forza ai giovani e il vino nuovo alle fanciulle.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

IL DEUTEROZACCARIA Pur ammettendo delle somiglianze linguistiche e letterarie tra i cc. 1-8 e 9-14 di Zaccaria, tuttavia le differenze di ordine filologico, contenutistico e storico fra le due parti, sono così profonde che la maggioranza degli esegeti tratta separatamente l'ultima sezione del libro di Zaccaria. I cc. 9-14 sono una raccolta anonima di oracoli, senza chiare indicazioni cronologiche; si suppone che il tempio di Gerusalemme sia già stato ricostruito e che gli unici capi della comunità siano quelli religiosi, dei quali non si fanno i nomi. I vari popoli menzionati, come gli Egiziani o gli Assiri (10,10s.) o i Filistei (9,6) o i Gebusei (9,7) non ebbero alcun rapporto con la Giudea del sec. VI a. C. Molto discusso è il problema dell'autore. Basandosi su un'analisi assai personale della struttura chiastica, su un presunto sfondo storico unitario e sullo stile antologico, alcuni esegeti difendono l'unità d'autore. Altri esegeti ammettono due autori diversi per le due sezioni: uno per i temi messianici, un altro per la restaurazione finale di Gerusalemme. Infine, non pochi sono coloro che sostengono che i cc. 9-14 sono una giustapposizione di brani originariamente indipendenti, dovuti a diversi autori, che un redattore finale avrebbe raccolto insieme facendovi delle aggiunte.

TEMI MESSIANICI 9,1-11,17 Nella prima parte della profezia del Deuterozaccaria predominano i temi che riguardano il messianismo e la costituzione della comunità religiosa, giacché si parla della sconfitta dei regni, del re ideale, del ritorno dalla diaspora e dei cattivi pastori che sfruttano il popolo. Non manca la prospettiva escatologica.

Il nuovo popolo di Dio 9,1-8 In forma molto vivace viene narrata la strepitosa avanzata di Dio contro le nazioni confinanti di Giuda, e cioè la Siria, la Fenicia e la Filistea, che vengono sottomesse (vv. 1-6a), purificate e aggregate al popolo eletto (vv. 6b-8). Il brano, ricco di motivi arcaizzanti e impostato sul genere letterario del giudizio contro le nazioni e della promessa salvifica, è verosimilmente un'interpretazione teologico-escatologica di un importante evento storico, cioè molto probabilmente della conquista del Medio Oriente da parte di Alessandro Magno (333 a.C.). È notevole l'afflato universalistico di questa pericope.

v. 1. «Oracolo»: in ebraico «peso», col significato di «messaggio». Lo stesso termine si trova anche in Zc 12,1 e Ml 1,1. «La parola del Signore» personificata, è considerata come una potenza sovrana che avanza come un esercito e punisce i nemici (cfr. Sal 29,3-9; 107,20; 147,15; Sir 24,1-23). «Cadrach»: è il nome di una città e di un territorio situato nella Siria centrale. La città fu distrutta dagli Assiri nel sec. VIII a.C.; «la perla di Aram» è Damasco, che diventa possesso del Signore.

v. 2. «Amat»: è una città della Siria situata sul fiume Oronte. Le tre principali città siriane (Cadrach, Damasco e Amat) rappresentano tutto il paese accupato spiritualmente dal Signore.

v. 3. «Sidone» e «Tiro» sono due celebri centri marinari e commerciali della Fenicia. Tiro, imprendibile per terra e potentemente difesa dal mare, era una città che possedeva una ricchezza proverbiale (Ez 26,12; 28,2-6).

v. 4. La rovina di Tiro eseguita da una forza misteriosa e inarrestabile mediante l'acqua e il fuoco, è ricordata in Is 23,9-11 ed Ez 27,25-36.

9,5-7 Drammatica è la descrizione della conquista da parte di Dio di quattro città filistee, che nel IV sec. a.C. non esistevano come entità autonome; esse rappresentano i popoli pagani. Il discorso è alternativamente messo in bocca al profeta (vv. 5-6a.7acd) e a Dio (vv. 6b-7ab.8). Il possesso delle città da parte di Dio non verrà mai impedito. Non è menzionata la quinta città della pentapoli filistea, perché Gat era sparita da molto tempo.

v. 6. «Bastardi»: con la conquista di Alessandro Magno Asdod conobbe la colonizzazione greca, per cui nella città si insediò una popolazione mista. Fieri della purezza della loro razza, i Filistei vivranno mescolati nelle città devastate con coloni di altra origine; «abbatterò l'orgoglio dei Filistei»: il primo effetto della conquista è l'umiliazione del popolo filisteo, che per alcuni secoli dominò delle regioni appartenenti a Israele (cfr. Is 28,32; Ger 37; Ez 35,15-17).

v. 7. «il sangue»: è quello mangiato con la carne, delitto abominevole, condannato dalla legislazione mosaica (Lv 11,1-23; Dt 14,3-21); «gli abomini» sono gli idoli o le carni degli animali immondi (cfr: 1Re 11,5.7; 2Re 23,13; Dn 12,11; 9,27); «un resto»: purificati dall'azione divina, i Filistei diventeranno un gruppo che si affiancherà alla comunità jahvistica, prendendo come esempio «il resto d'Israele» (cfr. Is 1,9; 12,14; 37,31; Ger 31,7; Ag 1,12; Mic 2,12; 5,6; Ne 7,72), «una famiglia in Giuda»: nel senso di una tribù che si affiancherà alle dodici tribù d'Israele; «simile al Gebuseo»: i Filistei saranno incorporati a Israele, come già i Gebusei dopo l'occupazione di Gerusalemme da parte del re Davide (cfr. 2Sam 5,6-9).

v. 8. «la mia casa»: cioè la Palestina e i territori abitati dai Siriani e dai Filistei.

L'avvento del Messia umile 9,9-10 Senza transizione e introduzione viene solennemente proclamata l'apparizione in Gerusalemme del re-Messia, del quale vengono menzionate le doti caratteristiche (v. 9), l'azione pacificatrice e il dominio universale (v. 10). Il genere letterario è quello dell'investitura regale in contesto liturgico. Le linee del più autentico messianismo dinastico (1Sam 7,12-16) si tingono di elementi nuovi e inaspettati (Is 2,1-5; 42,1-4). Viene proposto il paradosso di un re umile che domina l'universo.

v. 9. «Esulta... giubila»: invito alla gioia e grido di trionfo usati per celebrare la regalità del Signore (cfr. Is 65,18; 66,10; Ab 3,18; Sal 47,2; 66,1; 81,2; 95,1-2; 98,4-6) e l'avvento dell'era messianica (Is 15,4; 42,13; 44,23; Sof 3,14; Gl 2,20). «figlia di Sion... di Gerusalemme»: metafore che indicano gli abitanti di Gerusalemme quali rappresentanti di tutto il popolo di Dio. «a te viene il tuo re»: il Messia è presentato proletticamente come già presente. Il termine «re» suppone la discendenza davidica, però la sua apparizione è istantanea e avvolta di mistero. «giusto» nel senso che esegue perfettamente la volontà del Signore e rende giustizia ai poveri (cfr. Gn 6,9; 7,1; 1Sam 24,18; 2Sam 4,11; 23,3; Is 1,1-5; 32,1-5; Ger 23,5). «vittorioso»: lett. «salvato», cioè protetto da Dio e liberato dai nemici. «umile»: significa modesto, che non si esalta né davanti a Dio né davanti agli uomini. A differenza dei re mondani avidi di potenza e di pompa, il Messia si accontenta della semplice e pacifica cavalcatura degli antichi principi (cfr. Gn 49,11; Gdc 5,10; 10,4; 12,14). L'asino e il puledro, figlio d'asina, indicano un solo animale, secondo il parallelismo poetico ebraico. Gesù compì questa profezia entrando solennemente in Gerusalemme prima della Pasqua (Mt 21,1-5; Gv 12,14).

v. 10. «I carri», «i cavalli» e «l'arco» appartengono all'apparato bellico condannato dai profeti (Is 2,7; Mic 5,9) e soppresso dal re-Messia. «Efraim» indica il regno di Samaria. Si suppone abrogata la divisione tra il regno del Nord e quello del Sud; «il fiume» è l'Eufrate; «fino ai confini della terra»: l'espressione babilonese, derivata dallo stile di corte, designa l'estensione ideale del regno di Israele al tempo di Salomone (cfr. 1Re 5,1.4; 8,65; Sal 80,12). La pace e il dominio universale (cfr. Is 2,2-5; 9,6; Mic 4,1-3; Sal 76) realizzati dal re-Messia portano a compimento la benedizione promessa a tutte le genti per mezzo di Abramo (Gn 12,1-3).

Liberazione e vittoria 9,11-17 Questo oracolo, molto corrotto dal punto di vista testuale, comprende tre parti: la liberazione dalla schiavitù (vv. 11s.), la vittoria di Giuda e Efraim (vv. 13ss.) e la salvezza (vv. 16s.). I vv. 11ss. sono messi in bocca al Signore, mentre di lui si parla in terza persona nei vv. 14ss. Il v. 17 è una conclusione retorica. Alcuni temi svolti nell'oracolo, come il ricordo dell'alleanza, la doppia compensazione, il ritorno dei dispersi, il raduno del gregge, la prosperità della terra, si rifanno al Deuteroisaia e a Ger 30-31.

v. 11. «Quanto a te»: il profeta si rivolge a Sion come nel v. 9. «per il sangue»: espressione strana che allude alla conclusione del patto sinaitico mediante l'offerta del sacrificio (Es 24,8). «dell'alleanza con te»: nel senso di: tua alleanza con me o della mia alleanza con te (cfr. Ez 16,60s.). «i tuoi prigionieri»: non si tratta della diaspora ebraica del periodo babilonese, ma probabilmente di una deportazione avvenuta sotto Artaserse III Oco o Tolomeo I. «il pozzo senz'acqua»: può significare una cisterna-prigione (Gn 37,24; Ger 38,7) ovvero una prigione qualsiasi (Gn 12,29; Is 24,22; Lam 3,53ss.). Il termine indica metaforicamente il disagio fisico e morale degli Ebrei lontani dalla patria.

v. 12. Il discorso è rivolto a prigionieri. La «cittadella» è Sion restaurata. «vi ripagherò due volte»: la felicità finale sorpasserà due volte la punizione. Lo stesso concetto si legge in Is 40,2; 61,1.7; Ger 51,24. Il ritorno dei prigionieri è una replica della liberazione degli esuli di Babilonia.

v. 13. Brillanti e ardite metafore di tenore apocalittico descrivono l'intervento liberatore di Dio. Come un valente capitano il Signore si serve delle forze di tutto il popolo eletto (Giuda, Efraim, Sion) per sconfiggere i nemici. «Grecia»: in Gn 10,4 Iavan figlio di Iafet indica le genti abitanti le coste del Mediterraneo orientale; in questo passo il termine designa i nemici del Signore, che saranno sgominati nel combattimento finale (cfr. Is 66,19; Ez 38,3; Gl 4,6). Alcuni studiosi per motivi metrici, ritengono una glossa la menzione della Grecia.

v. 14. Impressionante teofania evocata con le tradizionali immagini belliche (trombe, fulmini, tempesta; cfr. Sal 18,15). «i turbini del mezzogiorno»: l'espressione arcaizzante allude alla teofania del Sinai (cfr. Gdc 5,4; Dt 33,2; Ab 3,3s.; Sal 18,15). Nei testi più recenti la venuta escatologica di Dio segue il percorso che parte dal nord (Is 14,13; Ez 1,4; 28,14).

v. 15. «le pietre della fionda» o «i figli della fionda»: versetto corrotto di difficile interpretazione. Le iperboliche espressioni sono sconcertanti. La carneficina potrebbe essere intesa nel senso di un banchetto sacrificale (cfr. Ger 46,10; Ez 39,17-20). «i figli della fionda» possono indicar e i portatori di fionda (cfr. 1Sam 25,29), ovvero i chicchi di grandine.

v. 16. La salvezza del popolo è descritta in modo idilliaco mediante le immagini del «gregge» radunato dal Signore (metafora che ricorrerà ancora nei cc. seguenti) e delle pietre preziose che arricchiscono il territorio della Palestina (cfr. Es 24,10; Is 62,3; Ez 34; Sal 95,7).

v. 17. Quattro sono gli elementi che descrivono l'idilliaca prosperità del popolo di Dio: due fattori umani – numerosi giovani e fanciulle – (cfr. Sal 127,4; 128,3; 144,12), e due fattori agricoli: grano e vino in abbondanza (Zc 8,12; Gl 2,23s.; Sal 104,15; Qo 10,19; Sir 31,27s.; 40,20).

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

L'epoca messianica 1La parola del Signore degli eserciti fu rivolta in questi termini: 2«Così dice il Signore degli eserciti: Sono molto geloso di Sion, un grande ardore m’infiamma per lei. 3Così dice il Signore: Tornerò a Sion e dimorerò a Gerusalemme. Gerusalemme sarà chiamata “Città fedele” e il monte del Signore degli eserciti “Monte santo”. 4Così dice il Signore degli eserciti: Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. 5Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze. 6Così dice il Signore degli eserciti: Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi? Oracolo del Signore degli eserciti. 7Così dice il Signore degli eserciti: Ecco, io salvo il mio popolo dall’oriente e dall’occidente: 8li ricondurrò ad abitare a Gerusalemme; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia. 9Così dice il Signore degli eserciti: Riprendano forza le vostre mani. Voi in questi giorni ascoltate queste parole pronunciate dai profeti quando furono poste le fondamenta della casa del Signore degli eserciti per la ricostruzione del tempio. 10Ma prima di questi giorni non c’era salario per l’uomo né salario per l’animale; non c’era sicurezza alcuna per chi andava e per chi veniva, a causa degli invasori: io stesso mettevo gli uomini l’uno contro l’altro. 11Ora invece verso il resto di questo popolo io non sarò più come sono stato prima. Oracolo del Signore degli eserciti. 12Ecco il seme della pace: la vite produrrà il suo frutto, la terra darà i suoi prodotti, i cieli daranno la rugiada: darò tutto ciò al resto di questo popolo. 13Come foste oggetto di maledizione fra le nazioni, o casa di Giuda e d’Israele, così, quando vi avrò salvati, diverrete una benedizione. Non temete dunque: riprendano forza le vostre mani. 14Così dice il Signore degli eserciti: Come decisi di affliggervi quando i vostri padri mi provocarono all’ira – dice il Signore degli eserciti – e non volli ravvedermi, 15così mi darò premura in questi giorni di fare del bene a Gerusalemme e alla casa di Giuda: Non temete! 16Ecco ciò che voi dovrete fare: dite la verità ciascuno con il suo prossimo; veraci e portatori di pace siano i giudizi che pronuncerete nei vostri tribunali. 17Nessuno trami nel cuore il male contro il proprio fratello; non amate il giuramento falso, poiché io detesto tutto questo». Oracolo del Signore.

Risposta alla questione del digiuno 18Mi fu rivolta questa parola del Signore degli eserciti: 19«Così dice il Signore degli eserciti: Il digiuno del quarto, quinto, settimo e decimo mese si cambierà per la casa di Giuda in gioia, in giubilo e in giorni di festa, purché amiate la verità e la pace.

La salvezza universale 20Così dice il Signore degli eserciti: Anche popoli e abitanti di numerose città si raduneranno 21e si diranno l’un l’altro: “Su, andiamo a supplicare il Signore, a trovare il Signore degli eserciti. Anch’io voglio venire”. 22Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a cercare il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore. 23Così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: “Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi”».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

L'epoca messianica 8,1-17 L'avvenire messianico è descritto nei primi cinque oracoli (vv. 2.3.4-5.6.7-8) come compimento delle promesse divine che riguardano la permanenza di JHWH su Sion e il ritorno degli esuli. Nei vv. 9-13 di carattere prosaico, sono presentate le benedizioni divine volte a incoraggiare la costruzione del tempio. Nel settimo oracolo (vv. 14-17), di indole programmatica, il Signore garantisce il nuovo ordine di cose, ma esige da Israele fedeltà e obbedienza. Il numero sette applicato alle promesse, come anche alle visioni notturne, è simbolo di pienezza.

v. 2. La «grande gelosia» di Dio per Sion e il suo ardore illustrano l'intenso amore per il popolo, il quale viene ricolmato di ogni benedizione (1,14; Sof 1,18; Ez 39,25; Ne 1,2).

v. 3. I titoli inediti dati a Gerusalemme indicano il profondo cambiamento intervenuto nella popolazione della capitale (cfr. Is 1,21.26; 60,14; 62,4.12).

vv. 4-5. Idillico quadro della felicità futura. Nel periodo di pace aumenta il numero degli abitanti e si raggiunge un'invidiabile longevità (cfr. Dt 5,30; Is 65,20; Sal 91,16; Prv 3,2.16; 9,11; 10,27).

vv. 7-8. Il ritorno in patria di tutti i dispersi e non solo degli esuli di Babilonia si conclude con la stipulazione di una nuova alleanza significata dalla formula della mutua appartenenza (cfr. Os 2,25; Ger 30,22). I temi della tradizione profetica concernenti l'alleanza sono riattualizzati da Zaccaria in favore della nuova comunità che si fonda a Gerusalemme. Malgrado il suo piccolo numero essa è l'erede delle promesse divine.

v. 9. Fervido appello rivolto al popolo in forma diretta perché riprenda coraggio (cfr. Gdc 7,11; 2Sam 2,7; 16,21).

vv. 10-11. Opposizione tra due periodi: il passato, caratterizzato dal marasma economico e dall'insicurezza generale, e l'avvenire, iniziato con la ricostruzione del tempio (cfr. Ag 1,14; 2,15-19).

v. 12. La prosperità è descritta con le tipiche immagini materiali della benedizione divina (cfr. Os 2,23s.; Gl 2,22s.).

v. 13. «diverrete una benedizione»: è un'allusione alla promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza, segno della benedizione per tutti i popoli (Gn 12,3).

vv. 14-15. Promessa di salvezza basata sul ricordo della condanna dei padri e sul cambiamento intervenuto nell'atteggiamento divino.

vv. 16-17. L'esortazione morale contiene un piccolo codice simile a 7,9s., ma dominato dal principio della verità, che sola è capace di creare l'armonia della comunità: la veracità, che assicura la fiducia, l'equità nei processi, la sincerità che agisce allo scoperto (cfr. 7,10) e la lealtà nei giuramenti (5,3s.).

Risposta alla questione del digiuno 8,18-19 La soluzione al problema del digiuno sollevato in 7,3 è la seguente: è passato il tempo della penitenza, il lutto deve cedere il posto alla gioia e alla festa (cfr. Is 22,13; 35,10; 51,3.11; Sal 51,10).

v. 18. Il digiuno del quarto mese commemorava la breccia fatta nelle mura di Gerusalemme nel 587 a.C. (cfr. 2Re 25,3s.; Ger 52,61); quello del decimo mese ricordava l'inizio dell'assedio del 584 (cfr. 2Re 25,1; Ger 39,1). Il digiuno del quinto mese è rievocato nel v. 7,3.

La salvezza universale 8,20-23 Gli ultimi due oracoli, di tenore universalistico, trattano della conversione dei pagani al vero Dio (vv. 20-22) e del ruolo che i Giudei svolgeranno nell'era definitiva (v. 23).

v. 21. Tra i diversi popoli nasce una specie di emulazione espressa con un breve dialogo per colui che per primo sale in pellegrinaggio a Gerusalemme; «trovare il Signore degli eserciti»: alla lettera «cercare...» significa apprendere la legge del Signore e metterla in pratica (cfr. Dt 4,29; 2Sam 12,16; Os 5,6; Sof 2,3; Ger 29,13; 2Cr 20,4). Gerusalemme, visitata dalle grandi città del mondo, è il centro di un'universale attrazione (cfr. Is 2,2-5; Mic 4,1-5).

v. 23. Scena pittoresca che descrive lo zelo col quale gli stranieri si associano al servizio del Signore in compagnia dei Giudei. Il numero «dieci» simboleggia un gruppo numeroso e compatto (cfr. Gn 31,7.41; Lv 26,26; Gb 19,3; Ne 4,6). Il termine «Giudeo» è usato qui per la prima volta in senso linguistico e gentilizio, non politico (cfr. Is 36,11; Ne 13,24; 2Cr 32,18). «Dio è con voi» (cfr. Is 7,14; 8,8.10): la ragione è che ha compiuto in modo meraviglioso la restaurazione del popolo d'Israele.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

IL LIBRO DEI DISCORSI

Il digiuno commemorativo 1L’anno quarto del re Dario, il quarto giorno del nono mese, detto Chisleu, la parola del Signore fu rivolta a Zaccaria. 2Betel aveva inviato Sarèser, alto ufficiale del re, con i suoi uomini a supplicare il Signore 3e a domandare ai sacerdoti addetti al tempio del Signore degli eserciti e ai profeti: «Devo io continuare a far lutto e astinenza nel quinto mese, come ho fatto in questi anni passati?».

La lezione degli antichi 4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore degli eserciti: 5«Parla a tutto il popolo del paese e a tutti i sacerdoti e di’ loro: Quando avete fatto digiuni e lamenti nel quinto e nel settimo mese per questi settant’anni, lo facevate forse per me? 6Quando avete mangiato e bevuto non lo facevate forse per voi? 7Non è questa forse la parola che vi proclamava il Signore per mezzo dei profeti del passato, quando Gerusalemme era ancora abitata e in pace, ed erano abitate le città vicine e il Negheb e la Sefela?». 8Questa parola del Signore fu rivolta a Zaccaria: 9«Ecco ciò che dice il Signore degli eserciti: Praticate una giustizia vera: abbiate amore e misericordia ciascuno verso il suo prossimo. 10Non frodate la vedova, l’orfano, il forestiero, il misero e nessuno nel cuore trami il male contro il proprio fratello. 11Ma essi hanno rifiutato di ascoltarmi, mi hanno voltato le spalle, hanno indurito gli orecchi per non sentire. 12Indurirono il cuore come un diamante, per non udire la legge e le parole che il Signore degli eserciti rivolgeva loro mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti del passato. Così fu grande lo sdegno del Signore degli eserciti. 13Come quando egli chiamava essi non vollero dare ascolto, così quando essi chiameranno io non li ascolterò, dice il Signore degli eserciti. 14Io li ho dispersi fra tutte quelle nazioni che essi non conoscevano e il paese è rimasto deserto dietro di loro, senza che vi sia chi va e chi viene; la terra di delizie è stata ridotta a desolazione».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

IL LIBRO DEI DISCORSI La terza parte della profezia, datata dal dicembre 518 a.C., contiene una raccolta di detti diversi tra loro per argomento specifico, ma aventi una certa prospettiva omogenea. Si riscontrano due oracoli sul digiuno (7,1ss.; 4-14; 8,18s.) e una serie di dieci brevi vaticini, introdotti con la formula «dice il Signore», che trattano dell'era messianico-escatologica nei suoi vari aspetti storici e trascendenti (8,1-17.20-23).

Il digiuno commemorativo 7,1-3 Una delegazione di Ebrei proveniente da Babilonia solleva la questione della legittimità del digiuno osservato nel quinto mese a ricordo della distruzione di Gerusalemme e del tempio avvenuta nel 587 a.C. Infatti era già iniziata la ricostruzione del tempio. La risposta verrà data in 8,18s. Il brano che tratta dell'osservanza della legge e dell'esempio dei padri (7,4-14) si ricollega con la prima pericope del libretto (1,1-6).

v. 2. «Betel» è qui un nome proprio, non il nome di un santuario.

v. 3. I «sacerdoti» del tempio e i «profeti» erano l'unica autorità competente a prendere una decisione circa il digiuno, cioè a interpretare la volontà divina.

La lezione degli antichi 7,4-14 Oracolo artificialmente collegato con la pericope precedente, che tratta in generale del digiuno in tre tappe: che cosa significa propriamente il digiuno? (vv. 4-7); contano soprattutto le disposizioni morali (vv. 8ss.); i padri che non hanno osservato queste esigenze sono stati puniti (vv. 11-14).

v. 5. Il digiuno del settimo mese ricordava l'assassinio di Godolia (cfr. 2Re 25,25; Ger 41,1). Il numero settanta, cifra arrotondata, indica un lungo periodo.

v. 7. Il passato d'Israele viene idealizzato descrivendo la capitale tranquilla, situata al centro di una provincia disseminata di prosperi villaggi a ovest e a sud (cfr. Ger 32,44; 33,13).

vv. 9-10. Sintesi della predicazione morale dei profeti esposta in formule ritmate in una specie di schema catechistico: giustizia nei tribunali (cfr. Am 5,14s.; Ger 7,5), lealtà nei rapporti sociali (Mic 6,8; Ger 22,3), protezione dei deboli (Is 1,17; 10,2), benevolenza fraterna (Mic 2,1s.; Sal 140,3).

v. 12. La disobbedienza dei padri è descritta con una serie di termini presi dalla tradizione profetica: disattenzione (1,4) rivolta (cfr. Os 4,16), indurimento del cuore e delle orecchie (Is 6,10; Ez 3,9). La predicazione profetica deriva da Dio e trae la sua efficacia dalla potenza divina, cioè dallo spirito del Signore. Nuova è la formulazione dell'autorità dei profeti (cfr. Is 42,1; 61,1; Gl 3,1).

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

I quattro carri 1Alzai ancora gli occhi per osservare, ed ecco quattro carri uscire in mezzo a due montagne e le montagne erano di bronzo. 2Il primo carro aveva cavalli rossi, il secondo cavalli neri, 3il terzo cavalli bianchi e il quarto cavalli pezzati, screziati. 4Domandai all’angelo che parlava con me: «Che cosa significano quelli, mio signore?». 5E l’angelo: «Sono i quattro venti del cielo che partono dopo essersi presentati al Signore di tutta la terra. 6I cavalli neri vanno verso la terra del settentrione, seguiti da quelli bianchi; i pezzati invece si dirigono verso la terra del mezzogiorno, 7quelli screziati escono e fremono di percorrere la terra». Egli disse loro: «Andate, percorrete la terra». Essi partirono per percorrere la terra. 8Poi mi chiamò e mi disse: «Ecco, quelli che vanno verso la terra del settentrione calmano il mio spirito su quella terra».

La corona per Giosuè 9Mi fu rivolta questa parola del Signore: 10«Prendi fra i deportati, fra quelli di Cheldài, di Tobia e di Iedaià, oro e argento e va’ nel medesimo giorno a casa di Giosia, figlio di Sofonia, che è ritornato da Babilonia. 11Prendi quell’argento e quell’oro e ne farai una corona che porrai sul capo di Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote. 12Gli riferirai: Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: fiorirà dove si trova e ricostruirà il tempio del Signore. 13Sì, egli ricostruirà il tempio del Signore, egli riceverà la gloria, egli siederà da sovrano sul suo trono. Un sacerdote siederà sul suo trono e fra i due regnerà una pace perfetta. 14La corona resterà come gradito memoriale nel tempio del Signore, in onore di Cheldài, Tobia, Iedaià e in onore del figlio di Sofonia. 15Anche da lontano verranno a riedificare il tempio del Signore. Così riconoscerete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. Ciò avverrà, se ascolterete la voce del Signore, vostro Dio».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

I quattro carri 6,1-8 L'ottava visione, che collegandosi alla prima forma una significativa inclusione, rinnova il messaggio di fiducia nell'intervento divino. Quattro cavalieri celesti ricevono l'ordine di eseguire una speciale missione. «Quattro carri» tirati da cavalli di diverso colore e rappresentanti i venti, partono per i quattro punti cardinaLi (v. 1-5). Il carro tirato dai cavalli neri si dirige verso il settentrione, cioè verso Babilonia, simbolo del peccato, per sottometterla al giudizio (vv. 6ss.), La visione riguarda gli esuli ebrei rimasti ancora in Mesopotamia. Anche ad essi è inviato lo spirito del Signore, che li invita a ritornare in patria e collaborare alla ricostruzione del tempio.

v. 1. «le montagne di bronzo»: secondo la mitologia babilonese, introducono nella dimora degli dei. In questo versetto esse sono un'immagine indicante che la scena seguente si situa alle porte della dimora celeste di Dio.

v. 8. «il mio spirito» indica la collera divina (cfr. Gdc 8,3; Prv 16,32), che si è calmata dopo l'umiliazione del nemici del popolo di Dio.

La corona per Giosuè 6,9-15 Questa pericope, che segue le visioni, è un epilogo che presenta un'azione simbolica e un oracolo profetico riguardante l'investitura del re messianico. Il testo abbonda di difficoltà testuali e letterarie. Il profeta riceve l'ordine di intrecciare, con l'oro e l'argento offerto dai rimpatriati da Babilonia, delle corone da porre sul capo di Giosuè (vv. 9-11) e poi da deporre nel tempio come memoriale (v. 14). Il contenuto dei vv. 12ss. e il termine «Germoglio» dato al discendente del trono davidico (cfr. 3,8; Ag 2,23), rendono probabile l'ipotesi che il destinatario primitivo della corona fosse Zorobabele. Probabilmente quando questi ritornò in Babilonia, il suo nome fu sostituito con quello di Giosuè. L'azione simbolica significa che la serie dei re davidici riprenderà il ruolo direttivo della nazione nella persona di Zorobabele, dando così inizio all'ora della salvezza.

v. 12. Il termine messianico «Germoglio» è direttamente applicato a Zorobabele, portatore delle promesse messianiche.

v. 13. «la gloria», che di solito significa la maestà divina in quanto si rivela (cfr. Ab 3,3; Sal 8,3; 148,13), indica qui la funzione regale (cfr. Ger 22,8; Dn 11,21; Sal 21,6; 45,4). Il potere messianico civile e il sacerdozio sono considerati come due poteri distinti, ma pienamente accordati (4,14), il che si è raramente verificato durante l'epoca monarchica.

v. 14. La corona da conservarsi nel tempio doveva rammentare il contributo dato dai rimpatriati alla sua confezione e perpetuare il ricordo della cordiale accoglienza che essi avevano ricevuto nella città santa. Inoltre la corona doveva essere una durevole testimonianza della fedeltà di Dio nel realizzare l'era messianica.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

Il rotolo volante 1Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava. 2L’angelo mi domandò: «Che cosa vedi?». E io: «Vedo un rotolo che vola: è lungo venti cubiti e largo dieci». 3Egli soggiunse: «Questa è la maledizione che si diffonde su tutta la terra: ogni ladro sarà scacciato via di qui come quel rotolo; ogni spergiuro sarà scacciato via di qui come quel rotolo. 4Io scatenerò la maledizione, dice il Signore degli eserciti, in modo che essa penetri nella casa del ladro e nella casa di chi giura il falso nel mio nome; rimarrà in quella casa e la consumerà insieme con le sue travi e le sue pietre».

La donna rinchiusa nell'efa 5Poi l’angelo che parlava con me si avvicinò e mi disse: «Alza gli occhi e osserva ciò che appare». 6E io: «Che cos’è quella?». Mi rispose: «È un’efa che avanza». Poi soggiunse: «Non hanno occhi che per essa in tutta la terra». 7Fu quindi alzato un coperchio di piombo; ecco, dentro all’efa vi era una donna. 8Disse: «Questa è l’empietà!». Poi la ricacciò dentro l’efa e ricoprì l’apertura con il coperchio di piombo. 9Alzai di nuovo gli occhi per osservare e vidi venire due donne: il vento agitava le loro ali, poiché avevano ali come quelle delle cicogne, e sollevarono l’efa fra la terra e il cielo. 10Domandai all’angelo che parlava con me: «Dove portano l’efa costoro?». 11Mi rispose: «Vanno nella terra di Sinar, per costruirle una casa. Appena costruita, l’efa sarà posta sopra il suo piedistallo».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Il rotolo volante 5,1-4 La sesta e la settima visione, che sono simmetriche come la seconda e la terza, annunciano la purificazione del paese, quale condizione necessaria per l'avvento dell'era messianica. Un rotolo volante coperto di maledizioni contro i bestemmiatori e gli spergiuri è un'immagine della punizione che colpirà i peccatori del paese di Giuda. In questo modo verrà mondata tutta la nazione (vv. 1-4).

v. 1. Il rotolo scritto di dentro e di fuori (cfr. Ez 2,1-15), che vola davanti al profeta, possiede delle dimensioni eccezionali (nove metri di lunghezza e quattro e mezzo di larghezza). Esso personifica “la maledizione” che si estende a tutto il paese e lo ripulisce dalla presenza di coloro che infrangono il terzo e l'ottavo precetto della legge.

v. 4. La maledizione personificata realizza in modo irresistibile e autonomo ciò che proclama (cfr. Nm 5,11-31; Gdc 17,1ss.; Ger 51,59-64; Sal 109,6-21). Essa scaccia i malvagi dal paese e penetra nelle loro case consumandole (cfr. Es 11,1-10; Sal 69,25s.). La maledizione possiede la stessa efficacia della parola divina (cfr. Dt 11,29; 29,19; Ger 23,10; Is 24,6).

La donna rinchiusa nell'efa 5,5-11 La settima visione, che ha lo stesso significato della visione precedente descrive una donna, simbolo dell'iniquità, rinchiusa in un recipiente che contiene circa quaranta litri di materia non liquida (vv. 5-8). Il suo trasporto in Babilonia da parte di due donne alate indica che la Giudea è stata liberata da ogni malvagità e perciò può diventare la dimora di Dio (vv. 9-11).

v. 6. L'«efa», cioè un moggio, di per sé non può contenere una persona, perciò rappresenta un recipiente simbolico.

v. 11. La «terra di Sennaar» è un nome arcaico che designa Babilonia, nemica di Israele (cfr. Gn 11,2; Is 13; 14,3-21). All'empietà considerata come falsa divinità viene eretto un tempio, lontano dalla Terra santa, che in questo modo è sottratta alla potenza del male e rimane incontaminata.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

Il candelabro e i due olivi 1L’angelo che mi parlava venne a destarmi, come si desta uno dal sonno, 2e mi disse: «Che cosa vedi?». Risposi: «Vedo un candelabro tutto d’oro; in cima ha una coppa con sette lucerne e sette beccucci per ognuna delle lucerne. 3Due olivi gli stanno vicino, uno a destra della coppa e uno a sinistra». 4Allora domandai all’angelo che mi parlava: «Che cosa significano, mio signore, queste cose?». 5Egli mi rispose: «Non comprendi dunque il loro significato?». E io: «No, mio signore». 6Egli mi rispose: «Questa è la parola del Signore a Zorobabele: “Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito”, dice il Signore degli eserciti! 7Chi sei tu, o grande monte? Davanti a Zorobabele diventa pianura! Egli estrarrà la pietra di vertice, mentre si acclamerà: “Quanto è bella!”. 8Mi fu rivolta questa parola del Signore: 9Le mani di Zorobabele hanno fondato questa casa: le sue mani la compiranno e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. 10Chi oserà disprezzare il giorno di così modesti inizi? Si gioirà vedendo il filo a piombo in mano a Zorobabele. Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra». 11Quindi gli domandai: «Che cosa significano quei due olivi a destra e a sinistra del candelabro?». E aggiunsi: 12«Quei due rami d’olivo che sono a fianco dei due canaletti d’oro, che vi stillano oro dentro?». 13Mi rispose: «Non comprendi dunque il significato di queste cose?». E io: «No, mio signore». 14«Questi – soggiunse – sono i due consacrati con olio che assistono il dominatore di tutta la terra».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Il candelabro e i due olivi 4,1-14 Nella quinta visione, dalla struttura composita e sovraccarica dovuta all'intensa attività redazionale praticata sul testo, il profeta vede un candelabro d'oro con sette lampade situato tra due olivi che le alimentano con l'olio. Il candelabro significa la comunità, le lampade sono la luce di Dio e i due olivi rappresentano il potere civile e religioso personificati da Zorobabele, di stirpe davidica, e da Giosuè, sommo sacerdote (vv. 1-5.10b-14). Nella visione furono inserite tre promesse rivolte a Zorobabele circa la completa ricostruzione del tempio (vv. 6-10a). La visione perciò tratta della sinfonia esistente tra i due poteri della nazione, il politico e il religioso.

v. 1. Questo candelabro è diverso da quello a sette braccia, conservato nel secondo tempio, che al tempo del profeta Zaccaria non era ancora ricostruito (cfr. Es 25,31-40; 37,17-24; Lv 24,2ss.).

v. 6. L'opera di salvezza non si realizzerà con mezzi militari (cfr. 2Sam 22,40; Sal 18,33.40) o diplomatici, ma grazie all'intervento diretto di Dio («spirito»), come nella creazione (cfr. Gn 1,2) e nell'esodo dall'Egitto (cfr. Dt 8,17; Gdc 6,14; 1Sam 2,9; Is 63,11; Ne 9,20; Sal 33,16). Solo Dio infatti governa il mondo e dirige la storia.

v. 7. Il «grande monte» può significare il cumulo di macerie dal quale si doveva estrarre la pietra destinata al tempio, ovvero può indicare metaforicamente le varie difficoltà incontrate nella ricostruzione del tempio, come ad es. la mancanza di mezzi, lo scoraggiamento, l'opposizione delle autorità (cfr. Is 41,15; Ger 51,24ss.).

v. 10. «il giorno di così modesti inizi»: è un'espressione popolare, che fa riferimento al difficile momento della rifondazione del tempio (cfr. Ag 1,2ss.).

v. 14. I «due consacrati», lett. «figli dell'olio», sono Giosuè e Zorobabele, designati come capi della futura comunità messianica, che si costruisce sin da ora. In Ger 33,14-18 il tempo dei due unti è annunciato come una straordinaria epoca di salvezza.

I capitoli 3 e 4 sono importanti per il messianismo postesilico. Il loro contenuto è anzitutto in rapporto con la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, che ebbe luogo nel 520 a.C. Tuttavia i termini «la pietra» (3,9; 4,7), «il Germoglio» (3,8) e il tempio stesso possiedono un significato più profondo. Benché non sia dichiarato espressamente, il tempio è collegato con i due «figli dell'olio» (4,14), cioè Giosuè, sommo sacerdote, e Zorobabele, principe davidico. I due insieme, sono portatori di una nuova speranza per la comunità. Per mezzo del sacerdote è ottenuto il perdono e reso possibile l'accesso alla speranza di Dio; per mezzo del principe è ricostruito il tempio e il candelabro può diffondere intorno a sé la luce. I due consacrati esplicano due funzioni coordinate; l'una non è separabile dall'altra; ambedue hanno la stessa dignità e importanza. Dopo la morte di Zorobabele il sommo sacerdozio accrescerà il suo potere temporale, mentre i governatori di Gerusalemme vedranno decrescere la loro autorità; però le promesse fatte alla casa di Davide non verranno dimenticate. A Qumran si aspetteranno due messia, uno sacerdotale e l'altro davidico. Cristo unirà in modo inaspettato le due funzioni.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage

Giosuè e il «Germoglio» 1Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all’angelo del Signore, e Satana era alla sua destra per accusarlo. 2L’angelo del Signore disse a Satana: «Ti rimprovera il Signore, o Satana! Ti rimprovera il Signore che ha eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?». 3Giosuè infatti era rivestito di vesti sporche e stava in piedi davanti all’angelo, 4il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: «Toglietegli quelle vesti sporche». Poi disse a Giosuè: «Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti preziosi». 5Poi soggiunse: «Mettetegli sul capo un turbante purificato». E gli misero un turbante purificato sul capo, lo rivestirono di vesti alla presenza dell’angelo del Signore. 6Poi l’angelo del Signore dichiarò a Giosuè: 7«Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e custodirai i miei precetti, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui. 8Ascolta dunque, Giosuè, sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi sono un segno: ecco, io manderò il mio servo Germoglio. 9Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest’unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione – oracolo del Signore degli eserciti – e rimuoverò in un solo giorno l’iniquità da questo paese. 10In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico».

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Giosuè e il «Germoglio» 3,1-10 Questa quarta visione, che presenta una struttura diversa dalle altre e ha anche uno stile proprio, tratta del rinnovamento del sacerdozio levitico. Al tribunale celeste, l'ultimo sommo sacerdote preesilico, Giosuè, vestito di abiti immondi, è accusato da Satana (vv. 1ss.), ma l'angelo del Signore fa rivestire Giosuè di indumenti puri e del turbante (vv. 4-7). Ciò significa che i peccati dei leviti e del popolo sono perdonati e il sacerdozio è restituito alla sua nobile missione. La visione prelude all'affermazione del potere esclusivo sacerdotale nella vita cultuale postesilica, la quale è fatta coincidere con l'inizio dell'era escatologica. Nell'appendice si annuncia l'evento del «Germoglio» messianico, cioè di Zorobabele, discendente davidico, favorito dalla promozione del sacerdozio e inoltre si tratta della ricostruzione del tempio di Gerusalemme (vv. 8ss.).

v. 1. Nella corte celeste di giustizia sono presenti Giosuè come accusato, Satana come accusatore, cioè un angelo avverso agli uomini ma non ancora a Dio (cfr. Gb 1,6), e l'angelo difensore di Giosuè. Più tardi si svilupperà la concezione di Satana nemico di Dio (cfr. 1Re 22,22; 1Cr 21,1; Sap 2,24).

v. 2. Il «tizzone sottratto al fuoco» allude alla sopravvivenza di Giosuè nella catastrofe della distruzione di Gerusalemme e dell'esilio (cfr. Am 4,11; Dt 4,20; Ger 11,4).

v. 4. Le vesti sudice sono simbolo del peccato e dell'ira divina, mentre quelle monde simboleggiano il perdono e la grazia (cfr. Gn 35,2; Ez 24,17; Gn 45,22; Qo 9,6).

v. 7. L'osservanza delle esigenze dell'alleanza nel campo morale e rituale assicura al sacerdozio la piena autorità sul tempio di Gerusalemme, cosa che non avvenne prima dell'esilio, quando il culto era sotto la vigilanza del re (cfr. 1Re 8,62-66; 2Re 16,10-18; 22,3-7). Inoltre a Giosuè viene promesso il diretto rapporto con Dio, che era il privilegio degli esseri celesti. In questo modo il sacerdote diventa il messaggero della volontà divina (cfr. 1Re 22,19).

v. 8. «presagio»: indica il segno di un evento futuro. Giosuè e il corpo sacerdotale sono una garanzia dell'imminenza dell'era messianica (cfr. Is 8,18; 20,3; Ez 12,6.10). «Germoglio» è un titolo messianico derivato da Is 11,1 e già usato da Ger 23,5; 33,15. Esso è riferito alla casa davidica, di cui Zorobabele è discendente. Seguendo i LXX che hanno tradotto il termine con anatolē, la Vg traduce Oriens. Nel Benedictus (Lc 1,78) «oriente» (BC ha «sole che sorge») è un titolo applicato a Cristo.

v. 9. «la pietra» indica probabilmente non il pettorale del sacerdote (cfr. Es 28,9-30), ma il tempio (cfr. Is 28,16), che viene affidato a Giosuè e sul quale Dio stesso scolpisce delle decorazioni (cfr. 1Re 6,29; 2Cr 3,7; Sal 74,6). I «sette occhi» significano la presenza di Dio e la sua universale vigilanza (cfr. 4,10).

v. 10. Lo stare sotto la vite e il fico è una tradizionale immagine di felicità e pace, applicata qui all'era messianica, quasi fosse un ritorno all'epoca paradisiaca (cfr. 1Re 5,5; Mic 4,4; 1Mac 14,12; Prv 27,18).

(cf. STEFANO VIRGULIN, Zaccaria – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


🔝C A L E N D A R I OHomepage