𝓟𝓮𝓷𝓼𝓲𝓮𝓻𝓲 𝓭𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓢𝓮𝓻𝓪

Il viaggio di un'anima. Un diario segreto che nessuno leggerà.

Ci sono tanti significati per l'amore, sono tutti diversi e forse tutti esatti. Per me l'amore è prendersi cura della persona amata, accettando le sue fragilità e camminando insieme a lei soprattutto nei momenti bui. E' facile amarsi quando va tutto bene, più difficile voler bene quando le cose vanno a rotoli, quando la vita ci pone di fronte a problemi apparentemente insormontabili.

A volte basta solo esserci, non c'è bisogno di fare atti eroici, di fare grandi cose. Farsi sentire accanto, con il cuore ed il pensiero prima che col fisico.

Ecco, l'amore vero si vede nelle tempeste e mai nella bonaccia.

Per commenti: @signoredibaux@mastodon.uno

In questo “diario di bordo” dove descrivo un pò gli episodi della mia vita ed i pensieri, non ho mai scritto del mio lavoro. E' un lavoro difficile da comprendere per la maggior parte delle persone. E' uno di quei lavori che fanno funzionare le cose che si usano tutti i giorni, ma che non fa nascere mai la domanda “come fanno a funzionare queste cose?”, almeno fintanto che funzionano. Ci si accorge che c'è qualcuno che le cura, solo quando non funzionano.

L'amore per il proprio lavoro è una condizione felice e maledetta. Penso che solo una minima parte dei lavoratori abbia a cuore il proprio lavoro, altrimenti non si spiegherebbero la disorganizzazione, i ritardi, gli errori ed altre amenità che affliggono la pubblica amministrazione ed il mondo del lavoro in generale. Ovviamente ci sono anche altre cause, ma non è possibile descriverle tutte altrimenti c'è da farne un libro in 7 tomi.

Ma veniamo a me.

Non ho deciso io di vestire una divisa, ma fu mio padre a fare domanda per me, visto i deludenti risultati dell'università. In tutta sincerità, era l'ultima cosa che avrei voluto fare. Ma con la sicurezza che non mi avrebbero mai preso, lasciai andare la cosa. Invece, come spesso succede, quando fai una cosa sicuro che non andrà in porto, la legge di “Murphy” fa succedere il contrario. Riuscii ad entrare nell'Esercito e, dopo tre mesi della cosiddetta “naia”, dove vissi il peggio del peggio della mia vita militare, andai a fare il corso per diventare Sottufficiale.

Il servizio militare obbligatorio, la famosa “naia”, richiederebbe un capitolo a parte. Ma parlando di me, diciamo che ho scampato per poco una coltellata o la galera per omicidio.

Al corso mi sforzai di fare il massimo che potevo negli studi e nelle attività fisiche (la mia nota dolente da sempre), spinto dal pensiero che a casa non avevo alternative lavorative valide. Poi come tanti altri, seguirono la specializzazione, il primo reparto operativo lontanissimo da casa e il ritorno a Napoli, nella mia regione.

Per mia fortuna, ero riuscito a ricavarmi il mio spazio con le cose che amavo. L'informatica, i libri, la musica, l'amicizia.

Scartando i libri,che non riesco più a leggere per problemi di vista, le restanti tre cose fanno ancora parte della mia vita e lo saranno fino alla fine.

Amo il mio lavoro, e questo mi aiuta a sopportare molte difficoltà, compreso l'essere incompreso (scusate il gioco di parole). Nella pubblica amministrazione, dove lo stipendio è legato non a quello che fai, ma al tempo che passi chiuso dentro un edificio, ho sempre cercato di “guadagnarmi il pane” facendo per bene il mio lavoro. Purtroppo mio padre mi ha insegnato l'onestà. Dico purtroppo perché vedo i disonesti vivere molto più agiatamente di me e con molti meno pensieri. Ma come si dice “chi nasce tondo non può diventare quadro” ed io non sono capace di forzare la mia natura.

L'amore per il proprio lavoro ti porta anche a spendere soldi per migliorare la condizione di lavoro. E sottolineo questo, perché ci sono persone che starebbero con le mani in mano perché l'azienda non gli fornisce la penna per scrivere.

L'amore per il proprio lavoro ti porta a contribuire con idee nuove per migliorare le condizioni della tua azienda, anche se ogni volta vengono ignorate.

L'amore per il proprio lavoro ti porta a costruire sistemi e procedure che funzionano, relazioni serene con i colleghi, rapporti di stima con i capi. Ti porta a voler trasmettere le tue conoscenze anche agli altri, senza gelosie e senza vanità, semplicemente perché ami ciò che fai, ci metti cura nel farlo, ci metti passione nel trasmetterle, desideri che le cose funzionino e vuoi dare un senso alla tua giornata, anche se sai che la paga sarà la stessa del tuo collega che passa il tempo senza fare nulla.

Amo il mio lavoro e per esso ho sopportato anche soprusi, invidie, gelosie, diffamazioni e attacchi personali. Ho lasciato passare senza reagire anche offese personali, facendo violenza a me stesso.

Adesso, con il peso degli anni e delle difficoltà che ancora mi attanagliano il corpo e l'anima, ho imparato ad usare l'ironia. Ho dato tanto al mio lavoro che se anche adesso mi mettessero a contare i piccioni in piazza del Duomo ci andrei senza protestare. Quello che ho fatto ho cercato di farlo sempre nel migliore dei modi per lasciare il mondo un pò migliore di come l'ho trovato.

Per commenti: @signoredibaux@mastodon.uno

Sabato scorso, insieme ai soliti amici, decidemmo di andare a mangiare la pizza ad Aversa, in un locale chiamato “Addò meza cap”.

Appena entrati, fummo accolti dal proprietario che ci guardò con aria cupa e accusatrice come a dire: “E mo chist chi so' e che vonn”.

Il locale era insolitamente vuoto, pur essendo di Sabato sera, e questo ci insospettì non poco. Ma ormai eravamo là, ed era troppo tardi per prenotare altrove.

Il titolare ci accompagnò ad un tavolo e non facemmo in tempo a sederci che esclamò: “Egregi signori, considerato che è Sabato sera, in riferimento all'attività in oggetto e a guadagno di tempo in ottica lungimirante, abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere non aspettare e in riferimento a quanto sopra affermato, considerato la scarsità delle risorse di tempo, possiamo servire delle pizze già pronte. Volendo si possono avere già tagliate e pre-masticate. Ve le porto e “chiurimm sta pratica”. Che ne dite?”

Dopo 15 minuti di imbarazzo, dove ci guardammo in faccia l'un l'altro come a dire: “Ma ci è o ci fa?”, rispondemmo timidamente che avremmo preferito seguire la pratica tradizionale, cioè che il pizzaiolo fa delle pizze nuove, le cuoce nel forno e ce le serve intere nel piatto.

Alla nostra risposta, il figuro se ne tornò bestemmiando in cucina e ci mandò l'unico cameriere presente in sala per le ordinazioni.

Il cameriere era un personaggio dall'aria umile e dimessa, come un cane appena bastonato, triste come uno che ha appena ricevuto una cartella esattoriale. Anticipando che non c'erano dei menu di carta perché non bisognava sprecare il danaro, iniziò ad elencare i pochi tipi di pizza specialità della casa:

  • pizza “a guadagno di tempo” (Pizza semicruda con pomodoro e origano)
  • pizza “te faccio biondo” (Pomodorino giallo e crema di zafferato)
  • pizza “o' criaturo galleggiante” (Nutella spalmata con pezzi di cioccolato fondente)
  • pizza “ARQ” (Cipolla di tropea tritata e peperoncino a volontà)
  • pizza “''O caxx mio che palle e fratm” (Pomodoro e bocconcini di bufala)
  • pizza “'O Cerino mman” (Pizza bruciata a metà, con olio e salame piccante)

Poi c'erano le pizze gourmet:

  • pizza “Meza cap” (Aglio, gorgonzola e conciato romano)
  • pizza “Chiav varrat” (Salame piccante, peperoncino e salsa chili).

Scelte le pizze, passò alle bibite: – acqua di rubinetto in brocca – coca-cola avanzata dai 18 anni di Pippo Baudo – birra “Neubourgh” ai 4 verbali

Completate le ordinazioni, dopo cinque minuti arrivò il cameriere caricato come un asino da soma portando insieme pizze e bibite. Non erano trascorsi nemmeno cinque minuti che il proprietario cominciò a girarci intorno come a dire: “Facit ampress ca rat fastidio”.

Ci ingozzammo in fretta perchè ormai non vedevamo l'ora di uscire dal locale e chiedemmo il conto. Il cameriere si avviò in cucina tutto esitante come uno che sta andando alla forca.

Poco dopo lo vedemmo uscire dalla cucina con i vestiti strappati e laceri, come se fosse stato aggredito da una belva feroce, portando con mano tremante un foglio di carta usato e lercio.

Sotto il conto c'era scritto a chiare lettere: “BO'”

Per commenti: @signoredibaux@mastodon.uno

Un giorno a meza cap biribim, biribim, biribim, bombom

Un giorno a meza cap biribim, biribim, biribim, bombom

L'ARQ arrivò, oo, oo L'ARQ arrivò, oo, oo L'ARQ arrivò, fii, bum.

L'evento era funesto biribim, biribim, biribim, bombom

L'evento era funesto biribim, biribim, biribim, bombom

La testa gli partì, ìì, ìì La testa gli partì, ìì, ìì La testa gli partì, fii, bum.

Aveva gli occhi rossi biribim, biribim, biribim, bombom

Aveva gli occhi rossi biribim, biribim, biribim, bombom

La rabbia lo rapì, ìì, ìì La rabbia lo rapì, ìì, ìì La rabbia lo rapì, fii, bum.

Il bianco lo guardava biribim, biribim, biribim, bombom

Il bianco lo guardava biribim, biribim, biribim, bombom

Con terrore lo osservò, òò, òò Con terrore lo osservò, òò, òò Con terrore lo osservò, fii, bum.

Alfine è arrivato biribim, biribim, biribim, bombom

Alfine è arrivato biribim, biribim, biribim, bombom

Meza cap bestemmiò, òò, òò Meza cap bestemmiò, òò, òò Meza cap bestemmiò, fii, bum.

Vincenzo dì qualcosa biribim, biribim, biribim, bombom

Vincenzo dì qualcosa biribim, biribim, biribim, bombom

O tra poco me ne andrò, òò, òò O tra poco me ne andrò, òò, òò O tra poco me ne andrò, fii, bum.

Qui ci sta un bel ricorso biribim, biribim, biribim, bombom

Qui ci sta un bel ricorso biribim, biribim, biribim, bombom

Il bianco suggerì, ìì, ìì Il bianco suggerì, ìì, ìì Il bianco suggerì, fii, bum.

Era meglio per te tacere biribim, biribim, biribim, bombom

Era meglio per te tacere biribim, biribim, biribim, bombom

Il folle lo aggredì, ìì, ìì Il folle lo aggredì, ìì, ìì Il folle lo aggredì, fìì, bum.

Al colmo del furore biribim, biribim, biribim, bombom

Al colmo del furore biribim, biribim, biribim, bombom

Meza cap lo frustò, òò, òò Meza cap lo frustò, òò, òò Meza cap lo frustò, fii, bum.

La fine della storia biribim, biribim, biribim, bombom

La fine della storia biribim, biribim, biribim, bombom

Ancora adda venì, ìì, ìì Ancora adda venì, ìì, ìì Ancora adda venì, fii, bum.

Per commenti: @signoredibaux@mastodon.uno