📖Un capitolo al giorno📚

DIARIO DI LETTURA: Regole; a Diogneto ● PROFETI ● Concilio Vaticano II ● NUOVO TESTAMENTO

Promessa di restaurazione 1La parola del Signore fu rivolta una seconda volta a Geremia, mentre egli era ancora chiuso nell’atrio della prigione: 2«Così dice il Signore, che ha fatto la terra e l’ha formata per renderla stabile, e il cui nome è Signore: 3Invocami, e io ti risponderò e ti annuncerò cose grandi e impenetrabili, che non conosci. 4Poiché dice il Signore, Dio d’Israele: Le case di questa città e i palazzi dei re di Giuda saranno demoliti dalle macchine di assedio e dalle armi 5dei Caldei venuti a fare guerra, e saranno riempite dei cadaveri di quanti ho colpito nella mia ira e nel mio furore, poiché ho nascosto il volto a questa città per tutta la sua malvagità. 6Ma ecco, io farò rimarginare la loro piaga, li curerò e li risanerò; procurerò loro abbondanza di pace e di sicurezza. 7Cambierò la sorte di Giuda e la sorte d’Israele e li ristabilirò come al principio. 8Li purificherò da tutti i crimini di cui si sono resi colpevoli contro di me e perdonerò tutte le iniquità commesse ribellandosi contro di me. 9E questo sarà per me titolo di gioia, di lode e di gloria tra tutti i popoli della terra, quando udranno tutto il bene che io faccio loro, e si stupiranno e fremeranno per tutto il bene e per tutta la pace che concederò loro. 10Così dice il Signore: Di questo luogo voi dite: “È desolato, senza uomini e senza bestiame”; ma si udranno ancora nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, ora desolate, senza uomini, senza abitanti e senza bestiame, 11il canto della gioia e dell’allegria, il canto dello sposo e il canto della sposa, e la voce di coloro che cantano: “Rendete grazie al Signore degli eserciti, perché il suo amore è per sempre”, e porteranno sacrifici di ringraziamento nel tempio del Signore. Sì, io ristabilirò la sorte di questo paese come era al principio, dice il Signore. 12Così dice il Signore degli eserciti: In questo luogo desolato, senza uomini e senza bestiame, e in tutte le sue città, vi saranno ancora dei pascoli dove i pastori faranno riposare le greggi, 13e nelle città della montagna e della Sefela, nelle città del Negheb e di Beniamino, nei dintorni di Gerusalemme e nelle città di Giuda passeranno ancora le pecore sotto la mano di chi le conta, dice il Signore. 14Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. 15In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. 16In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia. 17Infatti così dice il Signore: Non mancherà a Davide un discendente che sieda sul trono della casa d’Israele; 18ai sacerdoti leviti non mancherà mai chi stia davanti a me per offrire olocausti, per bruciare l’incenso in offerta e compiere sacrifici tutti i giorni». 19Fu rivolta poi a Geremia questa parola del Signore: 20«Dice il Signore: Se voi potete infrangere la mia alleanza con il giorno e la mia alleanza con la notte, in modo che non vi siano più giorno e notte, 21allora potrà essere infranta anche la mia alleanza con il mio servo Davide, in modo che non abbia più un figlio che regni sul suo trono, e quella con i leviti sacerdoti che mi servono. 22Come non si può contare l’esercito del cielo né misurare la sabbia del mare, così io moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi servono». 23Fu rivolta a Geremia questa parola del Signore: 24«Non hai osservato ciò che questo popolo va dicendo? Essi dicono: “Il Signore ha rigettato le due famiglie che si era scelte!”. Così disprezzano il mio popolo, quasi che non sia più una nazione ai loro occhi. 25Dice il Signore: Se non sussistesse più la mia alleanza con il giorno e con la notte, se non avessi stabilito io le leggi del cielo e della terra, 26in tal caso potrei rigettare la discendenza di Giacobbe e del mio servo Davide, così da non prendere più dai loro discendenti coloro che governeranno sulla discendenza di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Invece io cambierò la loro sorte e avrò pietà di loro».

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Approfondimenti

Promessa di restaurazione 33,1-26 Contiene altri due oracoli di benedizione che solo in senso lato si possono attribuire a Geremia.

Il primo (vv. 1-13), che si riallaccia al periodo del domicilio coatto del profeta (cfr. 32,2), si può dire suo quanto al materiale di base, ma si devono ammettere elaborazioni successive.

Il secondo (vv. 14-26) può essere definito geremiano solo genericamente, in quanto riflette il suo pensiero ed è nato in una scuola che a lui si è rifatta per consolare e rianimare il popolo. L'accentuazione delle funzioni dei discendenti di Davide e dei sacerdoti nel futuro assetto di Israele fa pensare al tempo del primo rientro da Babilonia, allorché, intorno al 520, un discendente di Davide, Zorobabele, e un sacerdote, Giosuè, riuscirono per un certo tempo a galvanizzare i rimpatriati con la prospettiva di una rinnovata vita spirituale attorno al tempio ricostruito (cfr. Ag 2; Zc 4,2-14; 6,13).

1-13. La profezia reitera la promessa di restaurazione attingendo a piene mani dalla produzione letteraria del profeta di Anatot. Il brano si presenta come un centone di oracoli ritoccati e attualizzati. Parte dal tema dell'onnipotenza divina che governa il mondo (vv. 2-3) e dalla constatazione del disastro nazionale, evidentemente del 587 (vv. 4-5), per annunciare (vv. 6ss.) la ricostruzione della città e una nuova era di prosperità e di pace per il popolo (v. 7; cfr. 32,28.38ss.), iniziando dalla sua purificazione (vv. 8s.; cfr. 31,34). Contro la tendenza al pessimismo, ribadisce la ferma volontà divina di ridare al paese l'antica serenità di vita e la gioia del culto solenne (vv. 10s.; cfr. Sal 106,1; 107,1), annullando cosi le antiche minacce di rovina (cfr. 25,10).

14-26. La pericope è in realtà un coacervo di brani legati dal concetto della perennità del casato di Davide nel progetto di Dio: il primo è riprodotto quasi alla lettera da 23,5-6; gli altri sono composti di variazioni sul tema della durata indefinita degli elementi del cosmo per assicurare il permanere delle funzioni regali e sacerdotali. Le promesse vanno intese come annuncio deciso che il piano divino di salvezza, che ha avuto nella casa di Davide uno degli elementi portanti, non verrà meno ma sarà condotto a compimento nel tempo messianico, secondo un processo che vedrà le funzioni di re e di sacerdote sublimate e portate alla loro massima efficacia in un popolo regale e sacerdotale.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Introduzione 1Parola rivolta a Geremia dal Signore nell’anno decimo di Sedecìa, re di Giuda, cioè nell’anno diciottesimo di Nabucodònosor. 2L’esercito del re di Babilonia assediava allora Gerusalemme e il profeta Geremia era rinchiuso nell’atrio della prigione, nella reggia del re di Giuda, 3e ve lo aveva rinchiuso Sedecìa, re di Giuda, con questa imputazione: «Perché profetizzi in questi termini? Tu affermi: “Dice il Signore: Ecco, metterò questa città in potere del re di Babilonia ed egli la occuperà. 4Il re di Giuda, Sedecìa, non scamperà dalle mani dei Caldei, ma cadrà in mano al re di Babilonia, sarà portato alla sua presenza, davanti ai suoi occhi, 5ed egli condurrà Sedecìa a Babilonia, dove egli resterà finché io non lo visiterò. Oracolo del Signore. Se combatterete contro i Caldei, non riuscirete a nulla”». 6Geremia disse: «Mi fu rivolta questa parola del Signore: 7Ecco, sta venendo da te Canamèl, figlio di tuo zio Sallum, per dirti: “Compra il mio campo, che si trova ad Anatòt, perché spetta a te comprarlo in forza del diritto di riscatto”. 8Venne dunque da me Canamèl, figlio di mio zio, secondo la parola del Signore, nell’atrio della prigione e mi disse: “Compra il mio campo che si trova ad Anatòt, nel territorio di Beniamino, perché spetta a te comprarlo in forza del diritto di riscatto. Compralo!”. Allora riconobbi che questa era la volontà del Signore 9e comprai da Canamèl, figlio di mio zio, il campo che era ad Anatòt, e gli pagai il prezzo: diciassette sicli d’argento. 10Stesi il documento del contratto, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai l’argento sulla stadera. 11Quindi presi l’atto di acquisto, la copia sigillata secondo le prescrizioni della legge e quella rimasta aperta. 12Diedi l’atto di acquisto a Baruc, figlio di Neria, figlio di Macsia, sotto gli occhi di Canamèl, figlio di mio zio, e sotto gli occhi dei testimoni che avevano sottoscritto l’atto di acquisto e sotto gli occhi di tutti i Giudei che si trovavano nell’atrio della prigione. 13Poi davanti a tutti diedi a Baruc quest’ordine: 14“Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Prendi questi documenti, quest’atto di acquisto, la copia sigillata e quella aperta, e mettili in un vaso di terracotta, perché si conservino a lungo. 15Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese”. 16Dopo aver consegnato l’atto di acquisto a Baruc, figlio di Neria, pregai il Signore: 17“Ah, Signore Dio, con la tua grande potenza e la tua forza hai fatto il cielo e la terra; nulla ti è impossibile. 18Tu usi bontà con mille generazioni e fai scontare l’iniquità dei padri in seno ai figli dopo di loro; tu sei un Dio grande e forte, il cui nome è Signore degli eserciti. 19Grande nei pensieri e potente nelle opere sei tu, i cui occhi sono aperti su tutte le vie degli uomini, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni. 20Tu hai operato segni e miracoli nella terra d’Egitto e fino ad oggi in Israele e fra tutti gli uomini, e ti sei fatto un nome come appare oggi. 21Tu hai fatto uscire dall’Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli, con mano forte e con braccio steso e incutendo grande spavento. 22Hai dato loro questa terra, come avevi giurato ai loro padri di dare loro, terra in cui scorrono latte e miele. 23Essi vennero e ne presero possesso, ma non ascoltarono la tua voce, non camminarono nella tua legge, non fecero quanto avevi comandato loro di fare; perciò tu hai mandato su loro tutte queste sciagure. 24Ecco, le opere di assedio hanno raggiunto la città per occuparla; la città sarà data in mano ai Caldei che l’assediano con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu avevi detto avviene; ecco, tu lo vedi. 25E tu, Signore Dio, mi dici: Comprati il campo con denaro e chiama i testimoni, mentre la città viene messa in mano ai Caldei!”. 26Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 27“Ecco, io sono il Signore, Dio di ogni essere vivente; c’è forse qualcosa di impossibile per me? 28Pertanto dice il Signore: Ecco, io darò questa città in mano ai Caldei e a Nabucodònosor, re di Babilonia, il quale la prenderà. 29Vi entreranno i Caldei che combattono contro di essa, bruceranno questa città con il fuoco e la daranno alle fiamme, con le case sulle cui terrazze si offriva incenso a Baal e si facevano libagioni agli altri dèi per provocarmi. 30I figli d’Israele e i figli di Giuda hanno fatto soltanto quello che è male ai miei occhi fin dalla loro giovinezza; i figli d’Israele hanno soltanto saputo offendermi con il lavoro delle loro mani. Oracolo del Signore. 31Poiché causa della mia ira e del mio sdegno è stata questa città, da quando la edificarono fino ad oggi; io la farò scomparire dalla mia presenza, 32a causa di tutto il male che i figli d’Israele e i figli di Giuda commisero per provocarmi, essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. 33A me rivolsero le spalle, non la faccia; io li istruivo con continua premura, ma essi non mi ascoltarono né appresero la correzione. 34Essi collocarono i loro idoli abominevoli nel tempio sul quale è invocato il mio nome, per contaminarlo; 35costruirono le alture di Baal nella valle di Ben-Innòm, per far passare attraverso il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Moloc, cosa che io non avevo mai comandato loro – anzi non avevo mai pensato di far praticare questo abominio –, e tutto questo per indurre Giuda a peccare”. 36Perciò così dice il Signore, Dio d’Israele, riguardo a questa città che voi dite sarà data in mano al re di Babilonia per mezzo della spada, della fame e della peste: 37“Ecco, li radunerò da tutti i paesi nei quali li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore e nel mio grande sdegno; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare tranquilli. 38Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 39Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi, perché mi temano tutti i giorni, per il loro bene e per quello dei loro figli dopo di loro. 40Concluderò con loro un’alleanza eterna e non cesserò più dal beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si allontanino da me. 41Proverò gioia nel beneficarli; li farò risiedere stabilmente in questo paese, e lo farò con tutto il cuore e con tutta l’anima. 42Poiché così dice il Signore: Come ho mandato su questo popolo tutto questo grande male, così io manderò su di loro tutto il bene che ho loro promesso. 43E compreranno campi in questa terra, di cui voi dite: È una desolazione, senza uomini e senza bestiame, abbandonata com’è in mano ai Caldei. 44Essi si compreranno campi con denaro, stenderanno contratti e li sigilleranno e si chiameranno testimoni nella terra di Beniamino e nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda e nelle città della montagna e nelle città della Sefela e nelle città del Negheb, perché cambierò la loro sorte”. Oracolo del Signore».

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Approfondimenti

Introduzione 32,1-44 Il capitolo racconta un fatto di cronaca, l'acquisto di un campo in Anatot da parte di Geremia davanti ai testimoni. Il fatto, però, compiuto in circostanze così negative, è carico di significato più profondo; è un'azione simbolica che preannuncia, con sanzione giuridica, il ripristino delle normali condizioni di vita nella terra rimasta al suo possessore. Siamo infatti nel 587, durante l'assedio di Gerusalemme, e il profeta è in prigione. Tenendo presente 37,11, si può precisare che si è durante la momentanea sospensione dell'assedio, allorché l'armata babilonese dovette fronteggiare un attacco dell'esercito egiziano venuto in soccorso di Giuda (cfr. 34,21; 37,5-11), quindi verosimilmente agli inizi del 587. Il brano però è stato in seguito ampliato con l'inserzione di temi cari al profeta, in particolare: una preghiera che proclama la potenza salvatrice di Dio (vv. 16-23), intrisa di locuzioni tipiche del Deuteronomio; una riconferma della punizione divina per l'ostinato sincretismo (vv. 26-35; cfr. 7,30; 19,3-5); una promessa di condizione santa in forza di una nuova alleanza con Dio (vv. 37-44; cfr. 31,33). In tal modo la compravendita del campo assurge a simbolo della speranza che deve animare chi ancora confida nel potere divino di salvare il suo popolo.

1-15. Geremia si trova «nell'atrio della prigione», probabilmente in un posto di guardia adibito a domicilio coatto. Gli viene offerto l'acquisto di un campo in forza del «diritto di riscatto», cioè dell'onere che incombeva a un membro qualificato del clan di tutelare i diritti, anche terrieri, del parentado. Il contratto è stilato in duplice copia (v. 14).

16-25. La preghiera, vicina a Ne 9,5-34, è una rievocazione dalle movenze liturgiche delle grandezze di Dio che si esprimono paradigmaticamente nella vicenda di Israele. L'ostinata ingratitudine del popolo di fronte a tante premure ha fatto sì che Dio intervenisse con le punizioni. I vv. 24-25 sono di passaggio e di collegamento, richiamando l'episodio iniziale del contratto e introducendo delle recriminazioni e delle minacce divine.

26-35. Si tratta di una ripresa delle contestazioni: accuse di culto idolatrico (v. 29; cfr. 7,16-19), soprattutto di sacrifici cruenti a Moloch (vv. 34 s.; cfr. 19,4s.); rimproveri per l'ostinata chiusura alle sollecitazioni profetiche (v. 33; cfr. 7,30s.); preannuncio della distruzione totale della città (vv. 28s.; cfr. 19,8).

36-44. In contrapposizione agli annunci di rovina che il profeta ha proclamato, ora è invitato a pronunciare parole di conforto e di benessere. In pratica tutto il brano è una riformulazione di 31,31-34 con la caratteristica che l'interiorità della legge di cui là si parla diventa qui (v. 40) «timore» di Dio, e alla piena adesione dell'animo a JHWH si aggiunge la promessa di benefici e di stabile dimora nel paese. La rilettura risente di un certo spostamento di interesse, rispetto a 31,31-34, determinato probabilmente dall'esilio, ma anche da un più grande spessore umano nella visione del futuro che appare più vicino alla concezione geremiana (cfr. vv. 37.41 con 31,10.13, ecc.), anche se qualche espressione (ad es. v. 40; cfr. Dt 30,9; 4,10; 6,1.13) sembra risentire dell'influsso del Deuteronomio.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo.

Rifioritura della nazione e nuova alleanza 2Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace». 3Da lontano mi è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. 4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. 5Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno. 6Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: “Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio”. 7Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. 8Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. 9Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito». 10Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge». 11Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. 12Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio, i piccoli del gregge e del bestiame. Saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. 13La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. «Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. 14Nutrirò i sacerdoti di carni prelibate e il mio popolo sarà saziato dei miei beni». Oracolo del Signore. 15Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». 16Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. 17C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. 18Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio. 19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; quando me lo hai fatto capire, mi sono battuto il petto, mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l’infamia della mia giovinezza”. 20Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore. 21Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d’Israele, ritorna alle tue città. 22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l’uomo! 23Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Quando avrò cambiato la loro sorte, nella terra di Giuda e nelle sue città si dirà ancora questa parola: “Il Signore ti benedica, sede di giustizia, monte santo”. 24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, gli agricoltori e coloro che conducono le greggi. 25Poiché ristorerò chi è stanco e sazierò coloro che languono». 26A questo punto mi sono destato e ho guardato: era stato un bel sogno. 27«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali renderò la casa d’Israele e la casa di Giuda feconde di uomini e bestiame. 28Allora, come ho vegliato su di loro per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di loro per edificare e per piantare. Oracolo del Signore. 29In quei giorni non si dirà più: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!”, 30ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; si allegheranno i denti solo a chi mangia l’uva acerba. 31Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. 32Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. 33Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato». 35Così dice il Signore, che ha posto il sole come luce del giorno, la luna e le stelle come luce della notte, che agita il mare così che ne fremano i flutti e il cui nome è Signore degli eserciti: 36«Quando verranno meno queste leggi dinanzi a me – oracolo del Signore –, allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere un popolo davanti a me per sempre». 37Così dice il Signore: «Se qualcuno riuscirà a misurare in alto i cieli e ad esplorare in basso le fondamenta della terra, allora anch’io respingerò tutta la discendenza d’Israele per tutto ciò che ha commesso. Oracolo del Signore. 38Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali la città sarà riedificata per il Signore, dalla torre di Cananèl fino alla porta dell’Angolo. 39La corda per misurare sarà stesa in linea retta fino alla collina di Gareb, volgendo poi verso Goa. 40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all’angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno sacri al Signore; non saranno più devastati né mai più distrutti».

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Approfondimenti

Rifioritura della nazione e nuova alleanza 31,2-40 È una girandola di temi tutti incentrati sull'idea di rifioritura della nazione ed espressi con oracoli brevi, talora brevissimi (cfr. vv. 27s. 29s.) a prescindere dal primo poema piuttosto ampio (vv. 2-14). Si possono in genere assegnare al primo periodo dell'attività geremiana, ma non mancano inserzioni tardive (cfr. vv. 23-27) che chiamano in causa Giuda.

2-14. Apre la serie un poemetto che prospetta con tenerezza insolita in Geremia – richiama Os 2,16s. – un futuro di gioia e di pace per il popolo, con delicata allusione al passato intriso dell'amore di Dio (v. 3: «amore eterno») e in particolare al soggiorno nel deserto che il profeta anche altrove (cfr. 2,2s.) guarda con particolare simpatia. Il deserto, infatti, dopo l'uscita dall'Egitto è stato come il grembo materno per la nascita di Israele; così nel deserto dell'esilio rinascerà il popolo per l'amore misericordioso (cfr. v. 2: «grazia», ebr. hesed) di Dio (cfr. il Deuteroisaia). Un Dio che appare agli esiliati, per ricondurli in patria, da «lontano»: forse supponendo la Palestina come dimora di JHWH da cui si muove per andare dai deportati in Assiria (Babilonia). Ma l'espressione può essere tradotta anche «dai tempi antichi», «da lungo tempo», con riferimento alla vicenda dell'esodo e del deserto sinaitico: da allora Dio ha conservato al popolo la sua benevolenza («pietà»: ebr. hesed). E ora l'amore diventa forza liberatrice e rinnovatrice in grazia della quale Israele può ripresentarsi al mondo come giovane donna in danza al ritmo dei tamburelli (v. 4). La danza, spontanea nel tempo della vendemmia, diventa danza religiosa (v. 6), di pellegrini festanti verso Gerusalemme ridivenuta per le tribù del Nord santuario centrale (cfr. Is 2,2s.). JHWH che «ha salvato il suo popolo» (v. 7) ha la sua dimora in Sion e lì si dirige il corteo che è ormai una processione di fede (v. 8). Ma di lì anche si irraggia la benedizione divina per la terra che rende ferace, per una vita agiata e serena, da godersi con animo riconoscente (vv. 11-14). Tutte le genti devono conoscere la straordinaria avventura di questo popolo, prima nel «pianto» della terra straniera, ora nelle «consolazioni» di una terra di delizie, dono di un «padre» al figlio «primogenito».

15-17. Si ritorna alla terra dell'esilio, propriamente allo strazio della deportazione del regno settentrionale, descritto poeticamente come una madre in lutto per la morte dei figli. Rachele è chiamata in causa in quanto madre di Giuseppe, a sua volta padre di Efraim, al quale si faceva risalire la tribù più forte del regno settentrionale. Rachele è immaginata «in Rama», località a pochi km a nord di Gerusalemme, dove una tradizione antica ne indicava il sepolcro, precisamente «sul confine con Beniamino in Zelzach» (1Sam 10,2). La collocazione a sud di Gerusalemme, nelle vicinanze di Betlemme, come suppone Mt 2,18, è tradizione posteriore, dovuta alla presenza nella zona di un clan efraimita con il quale il sepolcro della matriarca è collegato in Gn 35,19 (cfr. Mic 5,1). Al pianto della madre risponde (vv. 16s.) una parola di consolazione di Dio che assicura il ritorno dei sopravvissuti.

18-20. Il tema del ritorno è sviluppato con un elegante gioco di parole imperniato sul verbo swb, «volgersi», e quindi «tornare», ma anche «volgersi altrove»: «fammi rivolgere verso di teperché dopo il mio volgermi altrove...». È il riconoscimento della giustezza del castigo per il traviamento, per cui si prova rimorso e fastidio («battersi l'anca»: v. 19) e la confessione della propria incapacità a operare un cambiamento senza l'intervento di Dio, confessione che sbocca in una professione di fede (v. 18c). Vi fa eco l'amore misericordioso di Dio (v. 20), incapace di lungo sdegno nei confronti del «fanciullo prediletto». 21-22. L'oracolo che segue è una promessa probabilmente messianica, tenuto conto dell'oggetto e della formulazione. Il profeta invita gli esuli a intraprendere la via del ritorno (si suppone da parte di questi incertezza ed esitazione: vv. 21c-22a), previamente segnata per non smarrirsi. E per incoraggiare, assicura una realtà eccezionale («creare» è verbo propriamente divino in quanto fa riferimento a qualcosa di straordinario che solo Dio può realizzare) nella terra di Israele. «La donna cingerà l'uomo»: può intendersi, tenuto conto del rapporto tra Israele e Dio quale matrimonio, come riferito a una situazione di fedeltà e di amore da parte della sposa Israele così profonda da costituire una novità straordinaria che solo Dio può creare. In tale spiegazione i termini chiave (neqēbâ-ge-ber. di per sé «femmina» e «vigoroso») sono riferiti agli sposi. Ma forse si potrebbe pensare a una condizione di tranquillità lungo il percorso del ritorno, talmente eccezionale che le «donne» staranno a difesa («circonderanno») degli uomini. Si può anche vedere qui espressa una promessa di protezione divina che creerà nel paese di Israele una pace senza confronti: nel paese desolato tornerà a vivere il popolo di Dio e si ritornerà a sperimentare la gioia della vita familiare: l'unione tra l'uomo e la donna e la prole.

23-26. Benedizione per Giuda e Gerusalemme, che può essere collegata con la distruzione del 587: il profeta pronuncia a nome di Dio una parola di speranza, assicurando la rinascita in termini di ripresa delle colture tradizionali. L'accenno al risveglio dal sonno (v. 26) indica, con linguaggio figurato, la reazione del profeta alla prospettiva enunciata: gli pare di aver sognato.

27-28. Anche la successiva promessa di rifondazione dei due regni israelitici suppone il disastro del 587 ed è quindi da considerarsi posteriore all'insieme del capitolo. Essa si ricollega, per riaffermarne un radicale rovesciamento, al compito ricevuto dal profeta al momento della sua vocazione (cfr. 1, 10).

29-30. Contro il diffuso malumore del popolo che pensa di essere ingiustamente punito da Dio per i peccati dei padri in forza di una solidarietà che si sente ormai oppressiva e ingiusta (il proverbio lo esprime con amara ironia), il profeta annuncia il principio della responsabilità personale, che Ezechiele formulerà poi con termini giuridici (cfr. Ez 18). Geremia guarda al futuro non perché al presente il singolo non sia chiamato in causa, ma prevedendo un tempo di più viva coscienza delle proprie scelte. Il disastro del 587 ha costretto a guardare con più sofferta attenzione al problema del dolore degli innocenti: la vecchia risposta solidarista non basta più e affiora il valore dell'individuo di fronte a Dio. La parola rispecchia questo faticoso progredire della coscienza umana sotto la guida di Dio che pone dei segni nella storia e invita e aiuta i più attenti a decifrarli. «In quei giorni» esprime in tal caso la previsione del profeta di questa maturazione che egli ha già anticipatamente raggiunto.

31-34. Vertice della predicazione di Geremia, questo brano famosissimo costituisce anche una delle punte più avanzate della teologia anticotestamentaria, che si protende e attinge ormai il NT. La promessa di una nuova alleanza tocca il cuore della rivelazione dell'AT, il vincolo speciale che univa Dio al popolo di Israele. Per tutto l'arco della sua missione Geremia ha constatato l'incapacità del popolo di essere fedele a un patto che, per essere bilaterale, non poteva sussistere data la pervicacia dell'uomo. È un incapacità che il profeta giunge a considerare radicale, per una malformazione congenita nel cuore dell'uomo che gli fa sentire come estraneo, e quindi inautentico e oppressivo, quell'elemento fondamentale dell'alleanza che è la legge. Allora il Dio della condiscendenza promette un cambiamento radicale che prevede la capacità nell'uomo di sentire la legge come consentanea alle aspirazioni e quindi da attuarsi per esigenze interiori. Ciò sarà possibile solo liberando l'uomo dalla sua condizione di colpa (v. 34b) e interiorizzando il rapporto con Dio, non più formulato in norme imposte dall'esterno, ma inserito nell'intimo con un riconoscimento quasi spontaneo della sua verità. Dio e il popolo saranno allora profondamente e durevolmente uniti (v. 33b) in comunione intima di vita. Ez 36, che riprende e sviluppa il pensiero di Geremia, preciserà che si tratta da parte di Dio di cambiare il cuore dell'uomo, insanabile in sé. Geremia sembra pensare ad una possibilità di ricupero del cuore umano come sede delle decisioni: per dono straordinario di Dio, nei tempi ultimi. L'alleanza diventerà allora unilaterale perché i due partner consentiranno nelle scelte: quelle della legge. Il NT ha sentito l'importanza fondamentale di questo testo e Gesù nell'istituzione dell'Eucaristia (cfr. Lc 22,20) lo proclama realizzato nel suo sacrificio. Paolo (2Cor 3,6) preciserà che nell'uomo la promessa si attua con il dono dello Spirito che è la legge della nuova alleanza (cfr, anche Eb 8,6-13). C'è stato chi ha giudicato non di Geremia questo oracolo per ragioni di stile, ma il pensiero è indubbiamente suo, anche se ritocchi, o addirittura una rielaborazione, vanno presi in considerazione.

35-37. Il richiamo all'indefettibile struttura dell'universo, in particolare degli astri, per sottolineare la fedeltà di un atteggiamento divino, non è infrequente nella Bibbia (cfr. Gn 8,22; Sal 72,5; 89,38; Mt 5,18, ecc.). Qui si assicura che l'amore di Dio per Israele non verrà mai meno.

38-40. La stessa perennità viene assicurata a Gerusalemme, riedificata dopo la distruzione del 587, in un futuro di grazia e di santità («per il Signore»: v. 38; cfr. v. 40b) che non si tinge però ancora, come in Ez 40-48, dei colori dell'utopia. Le annotazioni topografiche non sono tutte precisabili: la torre di Cananeel si trovava nelle mura di nord-est; la porta dell'Angolo a nord-ovest e quella dei Cavalli a sud-est. Quanto alla collina di Gareb sembra da situare nella zona nord-ovest della città che viene così ad estendersi tra le valli della Geenna («dei cada-veri»), a sud-ovest, e del Cedron, a est, includendo a nord-ovest parte delle alture.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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LIBRO DELLA CONSOLAZIONE

Avvenire di gioia 1Parola rivolta a Geremia da parte del Signore: 2«Così dice il Signore, Dio d’Israele: Scriviti in un libro tutte le cose che ti ho detto, 3perché, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali cambierò la sorte del mio popolo, d’Israele e di Giuda – dice il Signore – e li ricondurrò nella terra che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso». 4Queste sono le parole che il Signore pronunciò riguardo a Israele e a Giuda: 5«Così dice il Signore: Si ode un grido di spavento, di terrore, non di pace. 6Provate a vedere se un maschio può partorire. Perché allora vedo tutti gli uomini con le mani sui fianchi come una partoriente? Perché ogni faccia è stravolta, impallidita? Ohimè! 7Grande è quel giorno, non ce n’è uno simile! Sarà un tempo di angoscia per Giacobbe, ma ne uscirà salvo. 8In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non serviranno più gli stranieri. 9Serviranno il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, che farò sorgere in mezzo a loro. 10Ma tu non temere, Giacobbe, mio servo – oracolo del Signore –, non abbatterti, Israele, perché io libererò te dalla terra lontana, la tua discendenza dalla terra del suo esilio. Giacobbe ritornerà e avrà riposo, vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà, 11perché io sono con te per salvarti. Oracolo del Signore. Sterminerò tutte le nazioni tra le quali ti ho disperso, ma non sterminerò te; ti castigherò secondo giustizia, non ti lascerò del tutto impunito. 12Così dice il Signore: La tua ferita è incurabile, la tua piaga è molto grave. 13Nessuno ti fa giustizia; per un’ulcera vi sono rimedi, ma non c’è guarigione per te. 14Ti hanno dimenticato tutti i tuoi amanti, non ti cercano più; poiché ti ho colpito come colpisce un nemico, con un castigo spietato, per la tua grande iniquità, perché sono cresciuti i tuoi peccati. 15Perché gridi per la tua ferita? Incurabile è la tua piaga. Ti ho trattato così per la tua grande iniquità, perché sono cresciuti i tuoi peccati. 16Però quanti ti divorano saranno divorati, i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù; i tuoi saccheggiatori saranno saccheggiati, diverranno preda quanti ti hanno depredato. 17Curerò infatti la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe – oracolo del Signore –, poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion, quella che nessuno ricerca.

Ricostruzione d'Israele 18Così dice il Signore: Ecco, cambierò la sorte delle tende di Giacobbe e avrò compassione delle sue dimore. Sulle sue rovine sarà ricostruita la città e il palazzo sorgerà al suo giusto posto. 19Vi risuoneranno inni di lode, voci di gente in festa. Li farò crescere e non diminuiranno, li onorerò e non saranno disprezzati; 20i loro figli saranno come un tempo, la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me, mentre punirò tutti i loro oppressori. 21Avranno come capo uno di loro, un sovrano uscito dal loro popolo; io lo farò avvicinare a me ed egli si accosterà. Altrimenti chi rischierebbe la vita per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore. 22Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. 23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena; una tempesta travolgente turbina sul capo dei malvagi. 24Non cesserà l’ira ardente del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni lo comprenderete pienamente! [31,1In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo.]

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Approfondimenti

LIBRO DELLA CONSOLAZIONE I capitoli 30-31 (con 32 e 33 come espansione) costituiscono quello che comunemente è chiamato “libro della consolazione” in quanto formato da oracoli di speranza e promesse di salvezza. Sono un po' il cuore delle profezie di Geremia, recando in sé il preannuncio del rinnovamento messianico con la profezia della nuova alleanza (31,31-34). Il complesso non è omogeneo né letterariamente né cronologicamente. Ci sono brani in poesia e brani in prosa (discorsi), i quali più profondamente risentono di elaborazioni successive che, almeno in parte, potrebbero essere attribuite al profeta stesso. Si può affermare che la maggior parte degli oracoli risale al primo periodo dell'attività del profeta, sotto Giosia, pervasi come sono dalla speranza vibrante di un riscatto nazionale e della riunione fra i due tronconi del popolo di Israele. La primavera di libertà politica e di rinnovamento spirituale, caratteristica del regno di Giosia, è la situazione storica più consentanea all'atmosfera degli oracoli di questa sezione. La catastrofe del 587 ha probabilmente spinto a rileggere e adattare quanto allora sperato, includendo anche Giuda nell'anelito di liberazione e di riscatto. Così si potrebbero spiegare alcuni ritocchi che si riscontrano qua e là (cfr. 30,3s.; 31,31; 30,8s.; 31,1-23.26-27). Sul filo poi dell'esperienza, guidata dalla fede, la riflessione successiva ha approfondito la speranza, orientandola verso un futuro messianico, un tempo di grazia e di pace in cui il progetto divino si sarebbe fatto realtà concreta. Israele, riunificato e in pace nella sua terra, diventa il simbolo della salvezza, e il tema sarà sviluppato dai profeti successivi. Ma Geremia stesso ha certamente intuito e in parte annunciato un tempo di rinnovamento interiore, trasfigurando le attese di libertà in speranza di redenzione, senza peraltro sganciarsi dal vissuto concreto che diventa insieme segno del futuro e inizio della sua realizzazione, sacramento della salvezza divino-umana,

Avvenire di gioia 30,1-17 È un'alternanza di lamenti e di promesse al popolo di Israele. A un'introduzione (vv. 1-4) in prosa con l'invito a mettere per iscritto gli oracoli (allusione palese a una prima iniziativa di raccogliere le profezie geremiane), seguono una lamentazione (vv. 5-7) sulla sventura di Giacobbe, un'assicurazione che Dio interverrà a liberare (vv. 8-11), un altro lamento sulle sofferenze senza fine del popolo (vv. 12-17) con prospettiva di guarigione, una luminosa promessa che Israele ritornerà nella condizione di popolo eletto, amato da Dio e a lui fedele (vv. 18-24).

1-4. L'introduzione, nella sua solennità, esprime non solo l'inizio di una nuova sezione, ma anche l'importanza che questa riveste nell'economia del libro. Si tratta di esuli – la promessa è di ritorno (v. 3) – cioè con tutta probabilità degli abitanti del regno del Nord deportati dagli Assiri, ma la stessa promessa viene considerata valida per Giuda dopo lo sfacelo del 587: Dio garantisce un futuro di grazia al suo popolo nel momento del suo intervento risolutore («ecco, verranno giorni»).

5-9. Una terribile minaccia si profila all'orizzonte («quel giorno», v. 7, è la scadenza dell'evento catastrofico) le cui ripercussioni sono descritte con un'immagine un po' barocca ma efficace: gli uomini si contorcono come donne nelle doglie del parto. Ma è appunto la sofferenza che precede una nuova vita, da salvati. Israele ritornerà libero, rinnovato interiormente e nelle istituzioni espresse da una dinastia davidica che corrisponderà alle attese di Dio. La chiara promessa messianica, contenuta nei vv. 8-9, sembra aggiunta posteriore volta insieme a precisare il contenuto dell'annuncio più generico di salvezza (v. 7b) e a estenderlo a Giuda (i verbi al plurale indicherebbero che ci si riferisce ai due regni).

10-11. Ritornando a Giacobbe, JHWH assicura che il castigo sarà limitato: quanto è necessario per espiare gli errori («secondo giustizia»); poi ritornerà libero in tranquillità per dono di Dio che riprenderà con lui relazioni amicali per la realizzazione di un progetto divino che in questo caso è la ricostruzione della vita nazionale nella «pace», contro ogni pericolo («per salvarti»).

12-17. Il poemetto che segue può essere intitolato: “La piaga cicatrizzata”, perché questo tema ne costituisce il leitmotiv: la ferita di Israele è inguaribile e del resto nessuno si dà pensiero di curarla. Solo Dio, che pure l'ha causata per i peccati del popolo eletto, interverrà di nuovo a risanare trasferendo la punizione sugli oppressori.

Ricostruzione d'Israele 30,18-31,1 Strettamente congiunto, un oracolo poetico di promessa: Dio assicura la ricostruzione del popolo nelle varie articolazioni della vita sociale. Punto di partenza è la constatazione che Sion è così mal ridotta che la voce comune l'addita come ripudiata dallo sposo divino. Dio contrappone a quella diceria la sua parola onnipotente («così dice il Signore») che rovescia la situazione alla base, in quanto reintroduce Israele nella condizione di partner. Di conseguenza le spettanze della sua dignità riacquistata le vengono riconsegnate, dalle case riabitate da «gente festante» (v. 19) alla possibilità di celebrare il culto nelle assemblee festive, all'indipendenza politica. Insolitamente, questa è prospettata senza agganci specifici con il casato di Davide. L'attenzione è al «capo-comandante» che sarà dato a Israele e che si preoccuperà in primo luogo del rapporto con Dio: compito del re, secondo la scuola deuteronomistica, è di ricercare la volontà di Dio per aiutare il popolo e dirigerlo nell'attuazione di essa (cfr. 1Re 3,9). Questo impegno, finora disatteso, sarà allora pienamente realizzato.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Lettera ai deportati 1Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al resto degli anziani in esilio, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il popolo che Nabucodònosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia; 2la mandò dopo che il re Ieconia, la regina madre, i dignitari di corte, i capi di Giuda e di Gerusalemme, gli artigiani e i fabbri erano partiti da Gerusalemme. 3Fu recata per mezzo di Elasà, figlio di Safan, e di Ghemaria, figlio di Chelkia, che Sedecìa, re di Giuda, aveva inviati a Nabucodònosor, re di Babilonia, a Babilonia. Essa diceva: 4«Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia: 5Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; 6prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie, e costoro abbiano figlie e figli. Lì moltiplicatevi e non diminuite. 7Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare, e pregate per esso il Signore, perché dal benessere suo dipende il vostro. 8Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni che essi sognano, 9perché falsamente profetizzano nel mio nome: io non li ho inviati. Oracolo del Signore. 10Pertanto così dice il Signore: Quando saranno compiuti a Babilonia settant’anni, vi visiterò e realizzerò la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo. 11Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – oracolo del Signore –, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. 12Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò. 13Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; 14mi lascerò trovare da voi. Oracolo del Signore. Cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho disperso. Oracolo del Signore. Vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto deportare. 15Voi dite: “Il Signore ci ha suscitato profeti a Babilonia”. 16Ebbene, così dice il Signore al re che siede sul trono di Davide e a tutto il popolo che abita in questa città, ai vostri fratelli che non sono partiti con voi nella deportazione: 17Così dice il Signore degli eserciti: Ecco, manderò contro di loro la spada, la fame e la peste e li renderò come i fichi guasti, che non si possono mangiare tanto sono cattivi. 18Li perseguiterò con la spada, la fame e la peste; li renderò un esempio terrificante per tutti i regni della terra, e maledizione, stupore, scherno e obbrobrio in tutte le nazioni nelle quali li ho dispersi, 19perché non hanno ascoltato le mie parole – oracolo del Signore – quando con assidua premura mandavo loro i miei servi, i profeti, ed essi non hanno ascoltato. Oracolo del Signore. 20Voi però, deportati tutti, che ho mandato da Gerusalemme a Babilonia, ascoltate la parola del Signore. 21Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, riguardo ad Acab, figlio di Kolaià, e a Sedecìa, figlio di Maasia, che vi profetizzano menzogne nel mio nome: Ecco, li darò in mano a Nabucodònosor, re di Babilonia, che li ucciderà sotto i vostri occhi. 22E se ne trarrà una formula di maledizione che si diffonderà presso tutti i deportati di Giuda a Babilonia; si dirà: “Ti tratti il Signore come Sedecìa e Acab, che il re di Babilonia fece arrostire sul fuoco!”. 23Poiché essi hanno operato cose nefande a Gerusalemme, hanno commesso adulterio con le mogli del prossimo, hanno proferito nel mio nome parole menzognere senza che io avessi dato loro alcun ordine. Io stesso lo so bene e ne sono testimone. Oracolo del Signore. 24E dirai a Semaià, il Nechelamita: 25Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Hai mandato nel tuo nome lettere a tutto il popolo di Gerusalemme e a Sofonia, figlio di Maasia, il sacerdote, e a tutti i sacerdoti, dicendo: 26“Il Signore ti ha costituito sacerdote al posto del sacerdote Ioiadà, perché fossi sovrintendente nel tempio del Signore, per reprimere qualunque forsennato che fa il profeta, ponendolo in ceppi e in catene: 27orbene, perché non reprimi Geremia di Anatòt, che fa profezie fra di voi? 28Infatti egli ci ha mandato a dire a Babilonia: Durerà a lungo la vostra situazione! Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti!”». 29Il sacerdote Sofonia lesse questa lettera in presenza del profeta Geremia. 30Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia: 31«Invia questo messaggio a tutti i deportati: Così dice il Signore riguardo a Semaià, il Nechelamita: Poiché Semaià ha parlato a voi come profeta mentre io non l’avevo mandato e vi ha fatto confidare nella menzogna, 32per questo dice il Signore: Ecco, punirò Semaià, il Nechelamita, e la sua discendenza; nessuno dei suoi dimorerà in mezzo a questo popolo, né vedrà il bene che farò al mio popolo – oracolo del Signore –, perché ha predicato la ribellione al Signore».

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Approfondimenti

Lettera ai deportati 29,1-32 Contiene una lunga lettera di Geremia agli esiliati del 597 (vv. 4-23), scritta in occasione di una missione diplomatica a Babilonia, probabilmente nel 593 (cfr. 51,59) e un oracolo contro Semaia che aveva chiesto misure energiche contro Geremia (vv. 24-32).

1-23. La lettera testimonia non solo la preoccupazione che suscitava in patria la sorte dei deportati, ma anche le illusioni che si coltivavano in proposito, alle quali ancora una volta si oppone Geremia che prevede una lunga permanenza in esilio (nel v. 10 ritorna la cifra di 70 anni; cfr. 25,11) e invita a viverla con serena fiducia. Si ha qui un esempio di lettura dei segni dei tempi libera e anticonformista: Geremia insiste nel presentare l'esilio come parte del disegno di Dio da accettare quale espiazione e via al rientro nell'amicizia divina mediante una conversione in profondità (v. 12: «mi cercherete con tutto il cuore»). Non manca nella lettera la polemica contro quelli che alimentano con sogni e visioni la speranza di un ritorno tra breve, soprattutto contro alcuni più scalmanati (vv. 21ss.) ai quali Geremia preannuncia un terribile castigo (cfr. v. 22). Ma il tono generale è di fiducia e lo sguardo sull'avvenire è colmo di speranza: il Signore verrà a liberarli (v. 10: «vi visiterò») e ristabilirà con essi rapporti amichevoli come un tempo.

24-32. Come appendice è riportata una specie di polemica profetica a distanza tra Geremia e Semaia: questi, dall'esilio, incita le autorità di Gerusalemme a prendere provvedimenti contro Geremia per quanto ha scritto; Geremia risponde con la predizione della rovina a cui Semaia è stato condannato da Dio per il suo comportamento.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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1In quell’anno, all’inizio del regno di Sedecìa, re di Giuda, nell’anno quarto, nel quinto mese, Anania, figlio di Azzur, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo: 2«Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia! 3Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia. 4Farò ritornare in questo luogo – oracolo del Signore – Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia». 5Il profeta Geremia rispose al profeta Anania, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo, che stavano nel tempio del Signore. 6Il profeta Geremia disse: «Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai profetizzato, facendo ritornare gli arredi nel tempio e da Babilonia tutti i deportati. 7Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire a te e a tutto il popolo. 8I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. 9Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà». 10Allora il profeta Anania strappò il giogo dal collo del profeta Geremia, lo ruppe 11e disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor, re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni». Il profeta Geremia se ne andò per la sua strada. 12Dopo che il profeta Anania ebbe rotto il giogo che il profeta Geremia portava sul collo, fu rivolta a Geremia questa parola del Signore: 13«Va’ e riferisci ad Anania: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno, ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. 14Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Pongo un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia, e lo servano; persino le bestie selvatiche gli consegno». 15Allora il profeta Geremia disse al profeta Anania: «Ascolta, Anania! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; 16perciò dice il Signore: Ecco, ti faccio sparire dalla faccia della terra; quest’anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione al Signore». 17In quello stesso anno, nel settimo mese, il profeta Anania morì.

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Approfondimenti

Il giogo di Babilonia e le reazioni di Anania 27,1-28,17 La posizione sostenuta da profeta Geremia provoca la reazione dei filo egiziani. Se ne fa portavoce il profeta Anania che dà luogo a una scena drammatica per lo scontro tra profetismo vero e non, e per l'incertezza nel distinguere una parola autentica di Dio da una sua contraffazione. Sia Anania che Geremia sembrano muoversi sullo stesso piano (cfr. 28,2-5: Anania è qualificato, come Geremia, «profeta») e persino Geremia riconosce (28,5ss.) la possibilità che la parola di Anania sia un vero oracolo di JHWH. Anche un profeta autentico non ha sempre la certezza di ciò che vuole Dio e Geremia deve attendere che si faccia chiarezza, portando l'umiliazione di apparire, lui, un profeta inautentico (28,6-10b). Il discernimento della profezia, come la valutazione dei profeti, ha sempre costituito un problema a cui Dt 18,21 dà un criterio simile a quello di Geremia (28,7-9). Che il preannuncio di sventura abbia maggiori garanzie di autenticità deriva dal fatto che il profeta si trova di fronte a una realtà di peccato che non può non denunciare a nome di Dio, e per esprimere il rifiuto divino della deviazione dell'uomo si serve abitualmente del concetto di punizione. Ciò tuttavia non esclude che ci possano essere oracoli autentici di benedizione, come lo stesso Geremia testimonia abbondantemente nel suo libro (cfr. i cc. 30-33). D'altra parte, realizzazioni constatate di una predizione (cfr. v. 17) sono una conferma, seppure non assoluta, di una investitura profetica.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Il giogo di Babilonia e le reazioni di Anania 1Al principio del regno di Sedecìa, figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta questa parola a Geremia da parte del Signore: 2«Così mi dice il Signore: Procùrati capestri e un giogo e mettili al collo. 3Quindi manda un messaggio al re di Edom, di Moab, degli Ammoniti, di Tiro e di Sidone, per mezzo dei loro ambasciatori venuti a Gerusalemme dal re di Giuda, Sedecìa; 4affida loro questo mandato per i loro signori: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Così parlerete ai vostri signori: 5La terra, l’uomo e gli animali che sono sulla terra, li ho fatti io con la mia grande potenza e con il mio braccio potente e li do a chi voglio. 6Ora consegno tutte quelle regioni in mano al mio servo Nabucodònosor, re di Babilonia; persino le bestie selvatiche gli consegno, perché lo servano. 7A lui, a suo figlio e al figlio di suo figlio saranno soggette tutte le nazioni, finché anche per il suo paese non verrà il momento stabilito e allora molte nazioni e re potenti lo assoggetteranno. 8Ma intanto la nazione o il regno che non si assoggetterà a Nabucodònosor, re di Babilonia, e che non sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia, quella nazione la punirò con la spada, la fame e la peste – oracolo del Signore –, finché non li avrò messi in suo potere. 9Non date retta ai vostri profeti, indovini, sognatori, maghi e stregoni, che vi dicono: “Non sarete soggetti al re di Babilonia!”. 10Vi predicono menzogne per farvi andare lontano dalla vostra terra e perché io vi disperda e così andiate in rovina. 11Invece la nazione che sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia e gli sarà soggetta io la lascerò stare tranquilla sul proprio suolo, lo coltiverà e lo abiterà. Oracolo del Signore». 12A Sedecìa, re di Giuda, io ho parlato proprio allo stesso modo: «Piegate il collo al giogo del re di Babilonia, siate soggetti a lui e al suo popolo e avrete salva la vita. 13Perché tu e il tuo popolo vorreste morire di spada, di fame e di peste, come ha preannunciato il Signore per la nazione che non si assoggetterà al re di Babilonia? 14Non date retta alle parole dei profeti che vi dicono: “Non sarete soggetti al re di Babilonia!”. Vi profetizzano menzogne. 15Io infatti non li ho mandati – oracolo del Signore – ed essi profetizzano menzogne nel mio nome; perciò io vi scaccerò e perirete voi e i profeti che vi fanno tali profezie». 16Ai sacerdoti e a tutto questo popolo ho detto: «Dice il Signore: Non ascoltate le parole dei vostri profeti che vi predicono che gli arredi del tempio del Signore saranno subito riportati da Babilonia, perché essi vi profetizzano menzogne. 17Non ascoltateli! Servite il re di Babilonia e vivrete. Perché questa città dovrebbe essere ridotta a una desolazione? 18Se quelli sono veri profeti e se la parola del Signore è con loro, intercedano presso il Signore degli eserciti, perché gli arredi rimasti nel tempio del Signore e nella casa del re di Giuda e a Gerusalemme non vadano a Babilonia». 19Così dice infatti il Signore degli eserciti riguardo alle colonne, al Mare, ai carrelli e al resto degli arredi lasciati in città 20e che Nabucodònosor, re di Babilonia, non prese quando deportò Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, da Gerusalemme a Babilonia, con tutti i notabili di Giuda e di Gerusalemme. 21Dice dunque così il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, riguardo agli arredi rimasti nel tempio del Signore, nella casa del re di Giuda e a Gerusalemme: 22«Saranno portati a Babilonia e là rimarranno finché non li ricercherò – oracolo del Signore – e li porterò indietro e li riporrò in questo luogo».

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Approfondimenti

Il giogo di Babilonia e le reazioni di Anania 27,1-28,17 27,1 – 28, 17. Vanno letti insieme in quanto il secondo è la continuazione del primo e la sua conclusione. In realtà anche il c. 29 è cronologicamente, tematicamente e lessicalmente legato agli altri due, collocandosi nello stesso loro tempo e collegandosi con l'esilio, dato che riproduce la lettera di Geremia ai deportati. Si preferisce però trattarlo separatamente perché abbastanza autonomo e concluso in se stesso.

I cc. 27-28 raccontano un'azione simbolica di Geremia: girare per la città di Gerusalemme con un giogo da buoi sulle spalle per significare la sottomissione a Babilonia. Siamo probabilmente dopo il 597 («principio del regno di Sédecia»: v.1), nel 593 tenuto conto di 28,1: «quinto mese», cioè gennaio-febbraio. Fermenti di ribellione alla potenza dominante si erano fatti sentire, alimentati dall'Egitto che con Psammetico andava stuzzicando movimenti di rivolta negli stati assoggettati a Babilonia. Anche Giuda vi aderisce, anzi pare prendere l'iniziativa di radunare i re della coalizione (v. 3). Geremia si affanna a predicare la sottomissione con oracoli agli ambasciatori (27,1-11), al re (27,12-15), ai sacerdoti e al popolo (27, 16-22). I motivi sono di saggezza politica e soprattutto teologica: accettare l'esilio come purificazione voluta da Dio, riconoscendo di avere sbagliato ed entrando così nella dinamica della conversione, e confessare Dio come signore della storia oltre che della natura (vv. 5-8). È questo un tema caro al Deuteroisaia che qui viene anticipato.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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RACCONTI SU GEREMIA E ORACOLI DI CONSOLAZIONE

Profetismo vero e falso

Arresto e giudizio di Geremia 1All’inizio del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore: 2«Così dice il Signore: Va’ nell’atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunciare loro; non tralasciare neppure una parola. 3Forse ti ascolteranno e ciascuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso mi pentirò di tutto il male che pensavo di fare loro per la malvagità delle loro azioni. 4Tu dunque dirai loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi 5e se non ascolterete le parole dei profeti, miei servi, che ho inviato a voi con assidua premura, ma che voi non avete ascoltato, 6io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città una maledizione per tutti i popoli della terra». 7I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore. 8Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo lo arrestarono dicendo: «Devi morire! 9Perché hai predetto nel nome del Signore: “Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata”?». Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore. 10I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all’ingresso della porta Nuova del tempio del Signore. 11Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: «Una condanna a morte merita quest’uomo, perché ha profetizzato contro questa città, come avete udito con i vostri orecchi!». 12Ma Geremia rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: «Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltato. 13Migliorate dunque la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore, vostro Dio, e il Signore si pentirà del male che ha annunciato contro di voi. 14Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto; 15ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, sarete responsabili del sangue innocente, voi e tutti gli abitanti di questa città, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per dire ai vostri orecchi tutte queste parole». 16I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: «Non ci deve essere condanna a morte per quest’uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore, nostro Dio». 17Allora si alzarono alcuni anziani del paese e dissero a tutta l’assemblea del popolo: 18«Michea di Morèset, che profetizzava al tempo di Ezechia, re di Giuda, affermò a tutto il popolo di Giuda: “Così dice il Signore degli eserciti: Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine, il monte del tempio un’altura boscosa!”. 19Forse Ezechia, re di Giuda, e tutti quelli di Giuda lo uccisero? Non temettero piuttosto il Signore e non lo supplicarono, e così il Signore si pentì del male che aveva loro annunciato? Noi, invece, stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno». 20C’era anche un altro uomo che profetizzava nel nome del Signore, Uria, figlio di Semaià, da Kiriat-Iearìm; egli profetizzò contro questa città e contro questo paese con parole simili a quelle di Geremia. 21Il re Ioiakìm, tutte le sue guardie e tutti i capi udirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere, ebbe paura e fuggì, andandosene in Egitto. 22Allora il re Ioiakìm inviò degli uomini in Egitto, Elnatàn, figlio di Acbor, e altri con lui. 23Costoro fecero uscire dall’Egitto Uria e lo condussero al re Ioiakìm, che lo fece uccidere di spada e fece gettare il suo cadavere nelle fosse della gente comune. 24Ma la mano di Achikàm, figlio di Safan, fu a favore di Geremia, perché non lo consegnassero al popolo per metterlo a morte.

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Approfondimenti

RACCONTI SU GEREMIA E ORACOLI DI CONSOLAZIONE Con il c. 26 iniziano i brani narrativi su Geremia, attribuiti a Baruc, che si estendono in una prima sezione fino al c. 29 per riprendere dopo il c. 33. La distribuzione di questi episodi non sembra rispecchiare, almeno nel contesto attuale, un criterio propriamente temporale, anche se l'episodio di apertura (c. 26) pare effettivamente il più antico della serie, e dal c. 37 in poi ci si muove secondo una linea cronologica. Si direbbe piuttosto che qui si voglia delineare il progressivo inasprimento dell'ostilità contro il profeta e la sua crescente forza di resistenza che mostra veramente attuata la promessa divina iniziale di fare di lui «una fortezza, un muro di bronzo» (1,18). I cc. 26-29 possono considerarsi legati, seppure tenuemente, dal tema di Geremia vero profeta: a motivo di questa caratteristica gli toccano rischi mortali (c. 26) e umiliazioni cocenti (c. 28). Sullo sfondo (cfr. 26,7.11.16) o in primo piano (c. 28) sta il contrasto tra il profetismo vero e quello inautentico.

Arresto e giudizio di Geremia 26,1-24 Il capitolo ci dà le coordinate di tempo (a. 609/608) e di luogo del discorso riportato nel c. 7 e qui compendiato in tre versetti (4-6): Geremia, inviato a predicare nell'atrio del tempio, vi solleva un tumulto e rischia il linciaggio. Sembra che a sobillare i disordini siano stati «i sacerdoti e i profeti» (cfr. vv. 8.11) che manipolano il popolo (cfr. 9b) per liberarsi con un giudizio sommario di chi li aveva gravemente urtati nei loro interessi. Ma il rumore della folla mette in allarme le autorità civili (v. 10) che accorrono per sedare il tumulto. Si istruisce un regolare processo nella sede adatta, con esposizione dei capi d'accusa (v. 11), difesa dell'imputato (vv. 12-15) e verdetto di assoluzione (v. 16). Geremia è salvo, diversamente da quanto capitò al profeta Uria.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Rovina di Israele, condanna delle nazioni 1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè nel primo anno del regno di Nabucodònosor, re di Babilonia. 2Il profeta Geremia l’annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: 3«Dall’anno tredicesimo del regno di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi con premura e insistenza, ma voi non avete ascoltato. 4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare 5quando vi diceva: “Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvagie; allora potrete abitare nella terra che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre. 6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male. 7Ma voi non mi avete ascoltato – oracolo del Signore – e mi avete provocato con l’opera delle vostre mani per vostra disgrazia”. 8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, 9ecco, manderò a prendere tutte le tribù del settentrione – oracolo del Signore – e Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo, e li farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. 10Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. 11Tutta questa regione sarà distrutta e desolata e queste genti serviranno il re di Babilonia per settanta anni. 12Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il re di Babilonia e quel popolo – oracolo del Signore –, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne. 13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunciato a suo riguardo, tutto quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva profetizzato contro tutte le nazioni. 14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni e le opere delle loro mani». 15Così mi disse il Signore, Dio d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio, 16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro». 17Presi dunque la coppa dalla mano del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: 18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai re e ai capi, per abbandonarli alla distruzione, all’orrore, allo scherno e alla maledizione, come avviene ancora oggi; 19anche al faraone, re d’Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo, 20alla gente d’ogni razza e a tutti i re del paese di Us, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Àscalon, a Gaza, a Ekron e ai superstiti di Asdod, 21a Edom, a Moab e ad Ammon, 22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidone e ai re dell’isola che è al di là del mare, 23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono le tempie, 24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto, 25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell’Elam e a tutti i re della Media, 26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesac berrà dopo di loro. 27«Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. 28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano la coppa da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Berrete per forza! 29Ecco, io comincio a castigare la città che porta il mio nome, e voi pretendete di rimanere impuniti? No, non resterete impuniti, perché io farò venire la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti. 30Profetizzerai tutte queste cose e dirai loro: Il Signore ruggisce dall’alto, dalla sua santa dimora fa udire la sua voce; alza il suo ruggito contro la prateria, manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve, contro tutti gli abitanti della terra. 31Il rumore giunge fino all’estremità della terra, perché il Signore fa un processo alle nazioni; chiama in giudizio ogni uomo, condanna a morte gli empi. Oracolo del Signore. 32Dice il Signore degli eserciti: Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, si alza un grande turbine dall’estremità della terra». 33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un’estremità all’altra della terra; non saranno rimpianti né raccolti né sepolti, ma diverranno come letame sul suolo. 34Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del gregge! Perché sono giunti i giorni del vostro macello; stramazzerete come vaso prezioso. 35Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi del gregge. 36Voci e grida dei pastori, urla delle guide del gregge, perché il Signore distrugge il loro pascolo; 37sono devastati i prati tranquilli a causa dell’ardente ira del Signore. 38Il leone abbandona la sua tana, la loro terra è diventata una desolazione, a causa della spada devastatrice e della sua ira ardente.

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Approfondimenti

Rovina di Israele, condanna delle nazioni 25,1-38 Consta di due parti nettamente distinte ma legate tra loro dal fatto di essere ambedue un compendio di quanto precede e di quanto, nella stesura primitiva, seguiva.

  • I primi 13 vv., infatti, riassumono l'attività profetica di Geremia sino al 605, con probabile riferimento al rotolo di cui si parla al c. 36 e il cui materiale è passato, almeno in parte, negli attuali primi 24 capitoli.
  • I vv. 14-38 aprono il discorso contro le nazioni, che però nel TM è continuato nei cc. 46-51, mentre segue immediatamente nei LXX, con una collocazione probabilmente più originaria. Va anche notato che TM e LXX divergono qui notevolmente anche come ampiezza, giacché manca nel testo greco molto della seconda parte (vv, 14-38). In ogni caso il capitolo, in certo senso centrale, riesce a darci una raffigurazione completa del profeta di Anatot, instancabile annunciatore della parola di Dio al suo popolo e «profeta delle nazioni», come nella vocazione era stato preannunciato (cfr. 1,5).

1-13. La collocazione cronologica è accurata: nel 605. Ciò però riguarda solo il contenuto del brano, perché la forma presenta marcate connotazioni deuteronomistiche che fanno concludere a una stesura più recente. In evidenza è l'indocilità di Giuda ai richiami divini, rivolti pressantemente ad opera dei profeti. Conseguentemente viene ribadita la punizione ad opera di Nabucodonosor che attuerà una distruzione feroce e una deportazione di cui si dà la durata in cifra tonda (70 anni), il che solleciterà speculazioni successive (cfr. Dn 9). La minaccia si chiude con uno spiraglio di liberazione.

14-38. Con Israele, anche le nazioni sono oggetto dell'ira divina, espressione dell'avversione per il peccato e del rifiuto di ogni compromissione con ciò che rovina l'uomo. Il profeta filtra questo atteggiamento di Dio attraverso la sua sensibilità umana e gli presta il sapore acre della vendetta per il male subito dal suo popolo (vv. 17 ss.). Il brano comprende una parte in prosa (vv. 14-29) in cui il profeta in visione riceve da Dio una coppa di vino gagliardo che prepara al castigo i popoli vicini a Israele, condannati alla spada (vv. 27.29). Questi sono elencati secondo un criterio geografico con riferimento a Gerusalemme, al centro: si va dall'Egitto a Babilonia («Sesach», v. 26, è probabilmente crittogramma per Babilonia). Ma è palese che c'è stato un processo di accrescimento dell'elenco a mano a mano che aumentavano i popoli ostili a Israele, e ciò ha imbrogliato lo schema primitivo. La parte in poesia che segue (vv. 30-38) è, a sua volta, costituita da due componimenti: uno (due versi in poesia e uno in prosa) descrive il giudizio divino sui popoli della terra in generale (vv. 30-32) toccando il tema del dominio di Dio su tutti gli uomini, ed è comunemente considerato postesilico: un altro (vv. 34-38) preannuncia la rovina di Israele e della sua terra, con toni violenti (cfr. v. 34) come opera di un leone, un'immagine che può essere riferita sia a Dio sia a Nabucodonosor.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Contro i rimasti in patria 1Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio del Signore, dopo che Nabucodònosor, re di Babilonia, aveva deportato da Gerusalemme Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia. 2Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l’altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare. 3Il Signore mi disse: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Dei fichi; i fichi buoni sono molto buoni, quelli cattivi sono molto cattivi, tanto che non si possono mangiare». 4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 5«Così dice il Signore, Dio d’Israele: Come si trattano con riguardo i fichi buoni, così io tratterò i deportati di Giuda che ho mandato da questo luogo nel paese dei Caldei. 6Poserò lo sguardo su di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li edificherò e non li abbatterò, li pianterò e non li sradicherò mai più. 7Darò loro un cuore per conoscermi, perché io sono il Signore; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore. 8Come invece si trattano i fichi cattivi, che non si possono mangiare tanto sono cattivi – così dice il Signore –, così io tratterò Sedecìa, re di Giuda, i suoi capi e il resto di Gerusalemme, ossia i superstiti in questo paese, e coloro che abitano nella terra d’Egitto. 9Li renderò un esempio terrificante per tutti i regni della terra, l’obbrobrio, la favola, lo zimbello e la maledizione in tutti i luoghi dove li scaccerò. 10Manderò contro di loro la spada, la fame e la peste, finché non saranno eliminati dalla terra che io diedi a loro e ai loro padri».

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Approfondimenti

Contro i rimasti in patria 24,1-10 Una visione mostra al profeta qual è nel progetto di Dio la posizione dei due gruppi di Israeliti formatisi in conseguenza della campagna di Nabucodonosor del 597: gli esiliati e i rimasti in patria. Ai primi, che sembrano più colpevoli perché puniti con la deportazione, viene assicurato il ritorno e una situazione nuova di amicizia con Dio («essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio» è formula di alleanza), in termini che richiamano Ger 31,31ss. circa il cambiamento all'interno dell'uomo («cuore») che lo renderà capace di nuovi rapporti con Dio. L'azione di salvezza promessa (v. 6) è proprio il rovescio di quella affidata al profeta al momento della sua vocazione (cfr. 1,10): inizia una vita nuova, che solo la grazia di Dio è in grado di realizzare. In esilio, invece, duramente colpiti, andranno gli attuali rimasti perché sono corrotti come «fichi» portati al tempio quale offerta votiva, ma divenuti immangiabili. Pur non espressa, la responsabilità dell'uomo è palesemente sottintesa: i Giudei di Palestina (quelli d'«Egitto» sono probabilmente i rifugiati in tale paese) si ostinano nel tradimento dell'alleanza; riceveranno il castigo dei fedifraghi, la cacciata di casa.

(cf. EMILIANO VALLAURI e FLAVIO DELLA VECCHIA, Geremia – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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